Sgomberato il Centro Sociale Occupato Les Naus a Barcellona. Stamattina alle ore 9:00 è arrivata la polizia disposta a sgomberare. La polizia è entrata a Les Naus oggi alle 9:00 del mattino. In questo momento prosegue il dispiegamento di polizia (4 camionette della polizia nazionale e due della guardia urbana più una trentina di poliziotti in assetto antisommossa e agenti in borghese). Non sappiamo cosa stiano facendo dentro, e crediamo che al momento dell'arrivo della polizia non ci fosse nessuno dentro Les Naus. La gente sta cominciando a raggiungere Les Naus (C/ Alegre de Dalt, 52) oppure si può andare all'Info Espai (Plaza del Sol, 19-20). Oggi pomeriggio è convocato un presidio in Plaza Rius i Taulet (Cacerolazo e libera espressione contro un nuovo trionfo delle truppe della speculazione). Alle 20 una cacerolada Già hanno un nuovo spazio per speculare... LES NAUS SEGUIRÁN DANDO CAÑA!!! IMAGINACIÓN CONTRA EL PODER!!! http://barcelona.indymedia.org/newswire/display/62489/index.php http://barcelona.indymedia.org/ www.sindominio.net/lesnaus/ ____________________________________________ Corrispondenza Ginevra http://italy.indymedia.org/news/2003/12/440224.php la polizia in assetto antisommossa sta circondando il POLYMEDIA LAB a Ginevra Il Polymedia lab e' parte delle iniziative del WE seize! http://www.geneva03.org una risposta al Wsis (World society Information SuimmiT) che si tiene questa settimana a Ginevra. Il Polymedia lab si trova in uno spazio nel centro della città che e' stato dato dai propietari per questop utilizzo. Oggi erano cominciati i lavori di cablatura Le persone dentro non vengono fatte uscire, alle 2.30 conferenza stampa http://irclogs.indymedia.org.uk/sconf/2003-12-09#T11-16-48 Questa mattina alle 9.30 circa la polizia di Ginevra in tenuta antissommossa si e' presentata nello stabile che era stato concesso per allestire il Polymedialab in occasione del WSIS. Un gruppo di persone che dormivano all'interno sono state identificate e solo dopo numerose richieste si e' saputo il motivo reale dell'incursione: lo stabile non e' a norma e non risponde ai requesiti di sicurezza per ospitare la gente. Dopo una negoziazione di cinque ore si ottiene dalla ville de gineve due stanze in un altro posto con connessione per continuare i progetti che il Polymedialab aveva in mente. Posto che pero' quando ci vede arrivare sulla porta non sa nulla della contrattazione. E' ora in corso a Usine a Ginevra un meeting per decidere il da farsi. Seguiranno aggiornamenti. ____________________________________________ Alfa di Arese: assemblea lavoratori boccia rinnovo cassa integrazione. ARESE (Milano) - I lavoratori dell'Alfa Romeo di Arese hanno rifiutato la proposta di rinnovo della cassa integrazione. La decisione e' stata presa durante l'assemblea tenutasi stamane presso lo stabilimento. L'iniziativa che riproponeva la Cig per un anno era stata promossa dalla Fiat, in accordo con il governo. La Fiom Cgil di Milano non ha partecipato al voto e ha chiesto che venga fatto un referendum tra i lavoratori. ___________________________________________________ Prigionieri Eta Uno dei capi dell'ETA, Gorka Palacios, è stato arrestato oggi nei pressi di Pau in Francia, insieme ad altri tre presunti militanti dell'organizzazione, da agenti della divisione nazionale antiterroristica e della polizia giudiziaria francese. Solo giovedì scorso era stato arrestato, sempre in Francia, un altro uomo, accusato di appartenere ai quadri dirigenti dell'organizzazione. Secono quanto riporta il giornale basco Gara, gli arrestati hanno denunciato davanti alla giudice incaricata del caso, di aver subito torture e maltrattamenti durante l'arresto e in cella, cosa peraltro evidente dal momento in cui si sono presentati in aula con evidenti segni di percosse sul viso e sulle mani. Secondo quanto denunciato da uno di loro, durante l'arresto gli agenti della Divisione Nazionale Antiterrorismo l'hanno colpito con violenza più volte, portato fuori casa e lasciato per più di un'ora sdraiato su una pozzanghera, continuando a picchiarlo costantemente. Askatasuna afferma che quando lo portarono al Tribunale, "erano evidenti i segni delle percosse e i vestiti erano strappati e pieni di fango" ed aggiunge che "il giovane ha lamentato con l'avvocato dolori che gli impediscono di dormire e respirare normalmente". Tutti gli arrestati, poi, hanno denunciato torture durante gli interrogatori: insulti, percosse, umiliazioni. Gli interrogati avevano gli occhi bendati, sono stati obbligati a rimanere per ore nelle posizioni più scomode o sdraiati con la faccia a terra. Anche i famigliari degli arrestati sono stati condotti al commissariato e interrogati per più di tre ore. Attualmente i prigionieri si trovano detenuti in regime di massima sicurezza (castigo) ___________________________________________________ Comisión encargada por el consorcio emite informe sobre la desaparición de 10 obreros Descartan vínculo entre Daimler Chrysler y la junta militar argentina Compañeros de las víctimas dicen que "no se investigó a fondo ni se entrevistó a los familiares" DPA Y AFP Stuttgart, Alemania, 8 de diciembre. Una comisión independiente, encargada por el consorcio alemán-estadunidense Daimler Chrysler de investigar la desaparición de 10 trabajadores de su filial argentina en la década de los 70, rechazó que hubiera vínculos entre el grupo y la junta militar de la dictadura en el poder en ese entonces. "No existe ninguna justificación de la tesis según la cual 10 representantes sindicales de la sucursal argentina de Mercedes-Benz (filial de Daimler Chrysler), desaparecidos entre 1976 y 1977, habrían sido secuestrados y después asesinados por la junta a pedido de la dirección del grupo", declaró el presidente de la comisión, Christian Tomuschat, en rueda de prensa en Stuttgart. La comisión descartó, asimismo, que el jefe de producción de la fábrica del grupo en González Catán (provincia de Buenos Aires), Juan Tasselkraut, sea culpable de complicidad de asesinato. Familiares de los desaparecidos y uno de los sobrevivientes del secuestro de líderes sindicales, Héctor Ratto, han denunciado que Tasselkraut facilitó las direcciones de sindicalistas al primer comando de las fuerzas armadas. Ante la presión de asociaciones de derechos humanos y de familiares de desaparecidos, así como de accionistas críticos, en 2002 Daimler Chrysler pidió a un comisión de investigación independiente que indagara el asunto. "No se trata de limpiar la imagen de Daimler Chrysler", aseguró Tomuschat, catedrático en derecho internacional. La comisión reconoció que Mercedes Benz Argentina tomó una postura de derecha en los años de la dictadura militar argentina (1976-83) y cooperó con fuerzas de seguridad. Las conclusiones de la comisión no satisficieron a la Asociación de Accionistas Críticos de Daimler Chrysler, que emitió un comunicado en el que la acusan de no haber investigado a fondo. También ex trabajadores de Mercedez Benz Argentina, compañeros de los desaparecidos, criticaron el informe presentado. "Prácticamente no se consultó durante la investigación con familiares de los desaparecidos", dijo Eduardo Fachal. "Se basó en informes de testigos de la empresa y no buscó documentación que los respaldara", agregó. Por otro lado, el fabricante electrónico alemán Siemmens presentó una demanda contra Argentina en el Banco Mundial, en la que exige una indemnización de 500 millones de dólares por la cancelación de un contrato para implementar un sistema de emisión de documentos de identidad y control de fronteras. El contrato se realizó durante el gobierno de Carlos Menem (1989-99), protagonista de graves escándalos de corrupción, y fue cancelado por el gobierno de Fernando de la Rúa en medio de denuncias por irregularidades. El contrato era muy cuestionado, entre otros puntos, porque acordaba la confección de 47 millones de documentos a un precio entonces equivalente a 27 dólares cada uno, cerca del doble de lo que costaba al Estado su elaboración hasta ese momento. __________________________________________________________________________________________ ARGENTINA 9/12/2003 10:09 IN AUMENTO POVERI E BIDONVILLES NELLA PROVINCIA DI BUENOS AIRES General, Standard La profonda crisi socio-economica in cui versa l’Argentina è drammaticamente documentata dall’aumento del numero di case-tugurio e dei relativi abitanti. Lo sostiene la stampa locale, che riporta le cifre di un fenomeno in rapida espansione, soprattutto nella sterminata provincia di Buenos Aires. Nel 1991, riporta l’Istituto nazionale per la statistica e i censimenti, nei dintorni della capitale argentina c’erano 16 insediamenti di fortuna, nei quali vivevano circa 52mila persone. Dieci anni dopo, le bidonvilles erano diventate 22, con 107.800 abitanti. Oggi, le persone costrette dalla mancanza di mezzi a vivere in questi agglomerati di fortuna sono non meno di 116mila e il loro numero continua a crescere. Nonostante, negli ultimi due anni, sia stata abbandonata la parità tra dollaro Usa e peso e quest’ultimo si sia deprezzato di più del 65 per cento. “Molte persone hanno perso le loro entrate o hanno subito una significativa diminuzione del loro reddito. Per questa ragione hanno dovuto abbandonare le loro precedenti case e spostarsi a vivere in questi agglomerati” spiega Victoria Mazeo, demografa dipendente del governo provinciale di Buenos Aires. Le condizioni di vita in questi quartieri degradati sono bassissime. Secondo dati ufficiali, il 95 per cento degli agglomerati-tugurio sorge su terreni degradati, contaminati e insalubri, l’85 per cento della popolazione insediata ha meno di 40 anni, il 61 per cento degli adulti non ha un lavoro e il 39 per cento guadagna meno di 300 pesos (circa 100 dollari) al mese; inoltre, l’indice di natalità in questi luoghi è molto più alto della media nazionale così come la densità abitativa (quattro o più persone per casa contro le 2,5 per ogni abitazione del resto del Paese). La povertà, spesso più evidente nei suoi aspetti più drammatici in provincia che non nella capitale, nasce tuttavia proprio da Buenos Aires dove, secondo stime ufficiali, circa 700mila dei due milioni e 800mila abitanti vivono sotto la soglia di povertà. Gli indigenti sono, invece, almeno 300mila. Da circa cinque anni la crisi economica sta mettendo sul lastrico milioni di argentini. Nonostante i buoni risultati del nuovo governo guidato da Néstor Kirchner, l’eredità del passato è ancora molto pesante: più della metà dei circa 36 milioni di argentini è oggi povera, mentre il tasso di disoccupazione della popolazione attiva si è attestato intorno al 15,6 per cento.[LL] _____________________________________________________________________________________ Felipe Machado será juzgado por tres homicidios; su esposa, una de las víctimas EU deporta a presunto asesino de cuatro mujeres en Ciudad Juárez Falta integrar el expediente del otro caso; el acusado tendría nexos con el narcotráfico RUBEN VILLALPANDO CORRESPONSAL Ciudad Juarez, Chih., 8 de diciembre. Personal de la Oficina Federal de Investigaciones (FBI, por sus siglas en inglés) de El Paso, Texas, deportó al presunto narcotraficante Felipe Jesús Machado Reyes, quien tiene una orden de aprehensión en Ciudad Juárez por asesinar a su esposa y a dos mujeres más el 22 de julio de este año. El subprocurador Oscar Valadez Reyes dijo que desde hace 15 días gestionaron la entrega de Machado, quien fue captura- do en posesión de drogas en El Paso el pasado mes de septiembre por agentes especializados del grupo Swat del Departamento de Policía. Machado Reyes está acusado en Ciudad Juárez de cuatro homicidios de mujeres. Tres fueron localizadas enterradas en los arenales de San Agustín, el 22 de julio de este año, luego de que les disparó en el cuerpo y cabeza con una pistola calibre 9 milímetros, mientras a una más la mató afuera de una discoteca en 2001. El vocero de la Policía de El Paso, Jesús Zambrano, dijo que Machado Reyes fue localizado por los investigadores estadunidenses, quienes lo arrestaron en el domicilio donde se escondía atendiendo una orden de aprehensión que tiene pendiente desde el año pasado por traficar con drogas en el norte de Estados Unidos, presuntamente para el cártel de los hermanos Carrillo Fuentes. Las mujeres a las que asesinó en Ciudad Juárez se llamaban Karina Candelaria Ramos González, quien era su esposa, Gema Alamillo y Miriam García. Además, el 23 de diciembre de 2001 fue acusado de disparar un rifle cuerno de chivo fuera de un bar, donde mató a una mujer de 20 años y lesionó a tres más, hechos por los que no fue arrestado. Por el triple homicidio del 22 de julio, día que se inició en Ciudad Juárez el Programa Integral de Seguridad Pública de los tres niveles de gobierno, fueron arrestados en agosto pasado dos de los cuatro responsables, identificados en el expediente como José Carlos Valdez García y Oscar Alejandro Hernández Prieto, quienes se encargaron de sepultar a las tres mujeres. Gema Alamillo falleció de asfixia por sofocamiento, ya que a pesar de recibir un impacto de bala aún estaba viva cuando la enterraron. Ambos recibieron auto de formal prisión en el juzgado cuarto de lo penal por el homicidio de Gema y por los delitos de encubrimiento por favorecimiento en perjuicio de la administración de justicia. El subprocurador de Justicia estatal, Oscar Valadez Reyes, informó que el multihomicida será juzgado por los tres homicidios cometidos el 22 de julio, mientras se termina de integrar el expediente del 23 de diciembre de 2001, cuando perdió la vida la otra mujer. En el caso del triple homicidio está pendiente la orden de aprehensión contra David Valente Espinoza Vega, quien es la cuarta persona que participó en el traslado e inhumación clandestina de los cuerpos de Ciudad Juárez al poblado de San Agustín. _______________________________________________________________________________________ Israele addestra le truppe speciali Usa impegnate in Iraq Londra, 9 dicembre - Secondo il quotidiano britannico The Guardian, Israele è impegnato ad addestrare unità speciali americane per portare a termine degli assassini mirati in Iraq. Il giornale cita fonti ben informate che hanno rivelato come degli esperti in guerriglia urbana delle forze armate israeliane siano stati inviati a Fort Bragg, nel Nord Carolina, dove si preparano le truppe speciali Usa e consulenti israeliani abbiano reso visita alle unità statunitensi in Iraq per "offrire" suggerimenti. Il nuovo approccio aggressivo Usa nei confronti della resistenza, isolare centri abitati, radere al suolo edifici da dove sono stati lanciati degli attacchi, sarebbe il risultato delle "lezioni" ricevute dagli israeliani. The Guardian sostiene che l'obiettivo delle squadre speciali è di eliminare i dirigenti del Baath alla testa della guerriglia e i volontari arabi che cercano di entrare in Iraq. A questo scopo, ci sono nuclei che operano all'interno del territorio siriano con lo scopo di uccidere i volontari prima che possano varcare la frontiera. "Si tratta fondamentalmente di un programma che prepara a compiere degli assassini ... questa è una squadra di killer-cacciatori", ha detto al giornale britannico un ex alto ufficiale dell'intelligence americana, il quale ha aggiunto come la cooperazione Usa con Israele non faccia che peggiorare il clima di ostilità nei confronti degli americani, i quali sono già visti come gli alleati di Sharon. The Guardian ricorda come già nel luglio scorso il generale americano Michael Vane abbia citato in una rivista militare la cooperazione tra Stati Uniti e Israele nella campagna contro la guerriglia irachena. Le squadre di antiguerriglia e operazioni speciali, secondo la rivista New Yorker, sarebbero state di recente riunite nella Task Force 121 su volontà del generale John Abizaid, capo del Comando centrale statunitense. Uno dei "padri" della nuova struttura sarebbe il generale di corpo d'armata William Boykin, il quale lo scorso ottobre ha sostenuto che il nemico che le forze armate statunitensi stanno combattendo "ci vuole distruggere in quanto siamo un'armata cristiana". Al Jazeera ricorda un'altra frase del generale Boykin, secondo cui il Dio dei cristiani è un Dio vero, quello dei musulmani è un idolo. _________________________________________________________________________________________ 15 condanne per terrorismo, le Olimpiadi ora sono tranquille. Dopo otto mesi di udienza, nei quali i giudici hanno sentito piu di 500 testimoni, oltre i 19 accusati, è finito ieri ad Atene il maxiprocesso contro l' organizzazione armata «17 Novembre» («17 N»). Quattro degli accusati, sono stati assolti, mentre altri quattro avranno condanne minori, grazie alla legge sui pentiti, approvata due anni fa. La cosa impressionante è che il tribunale speciale, composto esclusivamente da magistrati, ha annunciato ieri chi è colpevole e chi no, senza spiegare al pubblico i motivi della sua sentenza con l' alibi che si tratta di un «lavoro impegnativo». E' d'obbligo ricordare che le numerose indagini messe in piedi dal governo greco per smantellare l'organizzazione 17 Novembre, sono finora tutte fallite per mancanza di prove e i presunti terroristi, noti personaggi della sinistra, indicati spesso dall'Intelligence Usa, sono stati di volta in volta assolti. Del resto, nemmeno l'ipotesi, made in Usa, che la «17 Novembre» fu creata da una «cellula impazzita», del Pak - i socialisti greci - durante la giunta fascista dei colonnelli, non e mai stata verificata. Tra una settimana saranno annunciate anche le pene, anche se si sa gia, a sentire fonti giudiziarie, che i quattro rischiano l' ergastolo. La maggioranza dei media greci hanno definito la sentenza «giusta, nella logica comune e legale». Soddisfazione da parte del governo socialista, che però assicura che, nonostante l'accordo bilaterale tra Atene e Washinghton sulla lotta contro il terrorismo, «non sarà soddisfatta un eventuale richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti per nessuno degli imputati»: nella lista degli omicidi compiuti dal gruppo appaiono sette agenti della Cia e del Mi-6 britannica. _________________________________________________________________________________________ Il Sismi omise di informare i carabinieri di Nassiriya dell'imminenza dell'attacco. Articolo tratto da l'Unità. 08.12.2003 Nassiriya, il Sismi annunciò la strage. Washington Post pubblica i documenti dei servizi di Gabriel Bertinetto Il governo italiano sapeva, ma non ritenne necessario fare nulla. A poco meno di un mese dall'attentato di Nassiriya, si conferma con dovizia di particolari che gli agenti dei servizi segreti operanti sul posto, già all' inizio di ottobre, in tre successive occasioni, avevano informato le autorità del nostro paese circa le minacce che incombevano sul contingente in Iraq. Il contenuto dei rapporti del Sismi sembra smentire le giustificazioni sinora accampate dai ministri del governo Berlusconi per motivare l'inerzia nel prendere misure di sicurezza adeguate. Giustificazioni oscillanti fra la presunta genericità delle informazioni e la loro sovrabbondanza. In realtà i documenti del Sismi, afferma il quotidiano statunitense "Washington Post", «contraddicono la nozione che non fosse stato lanciato alcun allarme specifico». L'intelligence italiana aveva invece addirittura fatto i nomi di personaggi del vecchio regime. Militari delle forze armate di Saddam e membri della milizia Feddayin, che insieme a elementi legati ad Al Qaeda e al gruppo Ansar-al-Islam stavano tramando azioni armate contro le truppe impegnate nella missione «Antica Babilonia». Fra il 6 ed il 9 ottobre a Roma pervennero tre successivi rapporti degli 007 di Nassiriya. Nel primo si parlava di «un imminente attacco», forse con mortai, di cui sarebbero stati bersaglio o i militari italiani a Nassiriya o le forze polacche nel sud dell 'Iraq. Solo due giorni dopo, gli investigatori sentivano il bisogno di farsi nuovamente vivi con il loro quartier generale a Roma per segnalare particolari ulteriori. Stavolta si puntava chiaramente il dito contro i Feddayin, dicendo che la milizia un tempo diretta da uno dei figli di Saddam, si apprestava a colpire il contingente italiano. Non si indicavano le modalità dell'attacco, ma si citavano due ex-ufficiali di Saddam, Mustapha Hamid Lafta, e Majid Kassem, come individui coinvolti nei preparativi. Il giorno dopo, un'ulteriore aggiunta, e altri nomi. Nel complotto -rivelava l'intelligence italiana- sono coinvolti due membri della milizia Feddayin, Jasim Kahtan Omar e Abdullah Abud Mahomud, il primo originario di Balad, il secondo di un villaggio vicino a Baghdad. Questi particolari aiutano retrospettivamente a capire per quale motivo il ministro della Difesa Antonio Martino, il giorno stesso dell'attentato kamikaze contro il quartier generale dei carabinieri, fosse così esplicito nell'accusare i Feddayin. Disse allora Martino: «Sembrerebbe possibile che la matrice dell'attentato possa essere ricondotta ad elementi sunniti della guerriglia irachena insieme a componenti estremistiche arabe». Una joint-venture fra Al Qaeda e nostalgici del rais insomma. Ma il ministro lasciava poi intendere che il ruolo predominante nella trama spettasse a questi ultimi: «In concreto le evidenze sul territorio e le indicazioni di intelligence autorizzano a ritenere che l'attentato sia stato pianificato da una cellula dei Feddayin Saddam». Ora sappiamo che la sicurezza di Martino derivava da una conoscenza piuttosto approfondita dei retroscena dell'impresa terroristica. Una conoscenza purtroppo sterile, che non era sfociata in alcun provvedimento utile a limitare i lutti e i danni di un eventuale attacco. Nè può essere una valida scusa il dire che le gole profonde del Sismi non avevano indicato il luogo e la data. Le installazioni fisse del contingente italiano non erano mille ma cinque, e di queste solo due nel centro di Nassiriya. Nessuna precauzione addizionale venne presa a protezione di queste ultime due, in cui erano ospitati rispettivamente il comando dei carabinieri e il loro quartier generale logistico. Quest'ultima, soprannominata a volte Base Maestrale, a volte Animal House, fu devastata dall'esplosione di un' autocisterna zeppa di esplosivo che potè avvicinarsi sino a una distanza di dieci metri. A Nassiriya inoltre, nei giorni successivi alla strage, L'Unità ha appreso che altre segnalazioni pervennero sia agli alti ufficiali di Antica Babilonia sia alla Cpa (Autorità provvisoria della coalizione) provinciale. L'ultima, quattro giorni prima del massacro, per bocca del responsabile locale della polizia, Hassan. L'articolo del Washington Post, firmato dal noto giornalista Daniel Williams, marito della presidente della Rai Lucia Annunziata, ricorda che il 18 novembre in un'audizione in Parlamento del direttore del Sismi, Nicolò Pollari, è emerso come i servizi abbiano parlato dell'esistenza del pericolo fin da luglio. Ma il ministro Martino quel giorno ribatteva che «il Sismi non aveva previsto attacchi specifici, aveva prodotto informazioni che erano state passate alla catena militare di comando, ma questo non significa che l'intelligence avesse previsto che ci sarebbero stati attacchi». Martino sino a ieri sera non ha voluto tornare sull'argomento. Intervenendo alla cerimonia per il giuramento degli allievi dell'Accademia navale di Livorno, si è limitato a dire che la missione in Iraq «non cambia». Portare «aiuto e sostegno a un Paese sfortunato», ha detto Martino, significa da una parte perseguire «nostri vitali interessi di difesa nazionale» e dall'altra avere sempre presente che «il terrorismo agisce anche quando non ha spunti» ed è pronto a colpire «in qualsiasi momento». ___________________________________________________________________________ Da 15 anni siamo in attesa che l'Italia si adegui agli obblighi del diritto internazionale e introduca nel codice penale il reato di tortura. Ha dichiarato questa mattina Bertotto “Da 15 anni siamo in attesa che l'Italia si adegui agli obblighi del diritto internazionale e introduca nel codice penale il reato di tortura. Un altro anno è passato invano” – ha dichiarato questa mattina Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. Un anno fa, il 10 dicembre 2002, Giornata internazionale dei diritti umani, Amnesty International aveva presentato alla Camera dei Deputati oltre trentamila firme a sostegno della richiesta di introdurre il reato di tortura. In quella occasione, molti parlamentari si erano impegnati a concludere l'iter di approvazione “al massimo entro sei mesi”. Da allora, la Commissione giustizia della Camera dei Deputati ha di fatto bloccato la proposta di legge per nove mesi, senza una ragione apparente. Non ricevendo alcun segnale positivo, nell'ultima settimana di settembre i soci di Amnesty International hanno inviato centinaia di fax ai Presidenti Pier Ferdinando Casini e Marcello Pera, chiedendo e ottenendo l'immediata calendarizzazione del testo contro la tortura. È stata inoltre lanciata, in collaborazione con la trasmissione radiofonica Zapping, una lettera aperta al Presidente dell'Unione Europea Silvio Berlusconi, firmata da Antonio Cassese, Rita Levi Montalcini, dai direttori di numerose testate giornalistiche e da migliaia di ascoltatori. Il 2 dicembre i deputati della Commissione giustizia hanno approvato un nuovo testo unificato, che definisce il reato di tortura secondo quanto stabilito dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Inspiegabilmente, 24 ore dopo i rappresentanti di diversi gruppi parlamentari hanno dichiarato di voler proporre ulteriori emendamenti, dilatando ancora una volta e senza valide motivazioni i tempi dell'iter parlamentare, a due anni dalla presentazione della prima proposta di legge e a 10 anni dalla prima sollecitazione di Amnesty International. “È amaro constatare come una questione che è solo e soltanto di diritti umani e la necessità di colmare un grave ritardo accumulatosi grazie all'indifferenza di svariati governi, diventino argomento di schieramento e di divisione tra le forze politiche. Temiamo si stia manifestando, per ragioni che non ci risultano chiare, una forma di ostruzionismo bipartisan che renderà un altro cattivo servizio alla causa dei diritti umani” – ha commentato Bertotto. _____________________________________________________________________________________ PALESTINA La Corte dell'Aja interpellata sul Muro L'Assemblea generale delle Nazioni unite ha chiesto a larga maggioranza alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja un parere sulla legalità del muro costruito dal governo Sharon nella Cisgiordania occupata. Novanta paesi hanno votato a favore, 8 (tra i quali Stati uniti e Israele) si sono espressi contro e 74 (tra i quali i paesi dell'Unione europea) si sono pilatescamente astenuti. L'astensione europea, promossa in particolare dalla presidenza italiana - il governo di Roma è l'unico ad aver sostenuto la costruzione del muro come se l'obiettivo della grande muraglia fosse la difesa di Israele e non l'annessione di gran parte della West Bank - è particolarmente grave in quanto pur dichiarandosi a favore del processo di pace, l'Ue in realtà punta ad impedire tutte quelle pressioni internazionali che, uniche, potrebbero spingere Tel Aviv a rispettare la Convenzione di Ginevra e la stessa «road map». Pressioni che invece hanno già segnato un primo risultato: il partito israeliano «Shinui» ha annunciato ieri che i suoi ministri chiederanno a Sharon un nuovo tracciato «di sicurezza» e «non politico» del muro. Intanto dopo il fallimento dei colloqui del Cairo sulla proclamazione di una tregua unilaterale senza un analogo impegno da parte di Israele, i gruppi della resistenza palestinese favorevoli ad una sospensione dei soli attacchi ai civili israeliani in Israele (Hamas, Jihad, Fplp, Fdlp, Fplp-comando generale) si sono dichiarati disposti a continuare le trattative con l'Anp. [dal Manifesto] Ex militare israeliano: "ci comportavamo come animali, criminali, ladri" Un ex militare israeliano che ha servito per tre anni nella Striscia di Gaza ha descritto il comportamento da "animali, criminali e ladri" adottato dai soldati d'occupazione contro i civili palestinesi: Il sergente capo Liaran Ron Furer ha scritto un libro sulla sua esperienza come soldato impiegato in un checkpoint di Gaza. Il libro, intitolato "Checkpoints - Zona d'ombra", contiene testimonianze personali e spesso racconti sfacciati dell'umiliazione e dei tormenti quotidiani inflitti da giovani militari israeliani ai civili palestinesi. I maggiori editori israeliani, inclusa la famosa catena editoriale Steimatzky, hanno rifiutato di pubblicare il libro a causa delle sue mordaci critiche al comportamento dell'esercito. Furer descrive diversi comportamenti sadici dell'esercito, incluso le percosse date ai palestinesi e le foto souvenir scattate con loro. "Ricordo come abbiamo umiliato un uomo che veniva al checkpoint tutti i giorni con il suo carretto, lo abbiamo fotografato assieme al cavallo, lo abbiamo malmenato ed insultato per una mezz'ora buona". Tra gli episodi narrati da Furer vi sono storie di militari che hanno fatto fotografie con la loro vittima appena percossa, di soldati che urinavano sulla testa di palestinesi che avevano "osato sorridere ai nostri ordini" e di un soldato, chiamato Dado, che obbligò un palestinese a mettersi a quattro zampe e ad abbaiare come un cane. Una delle confessioni più agghiaccianti si riferisce all'abuso su un giovane sedicenne mentalmente ritardato. Il libro di Furer, su cui i portavoce dell'esercito hanno evitato di fare commenti, sottolinea che tali comportamenti non sono casi isolati ma molto comuni e generalizzati. Parlano i 27 piloti dissidenti Dopo due mesi di silenzio, un gruppo di piloti israeliani licenziati per aver disobbedito all' ordine di uccidere palestinesi innocenti ha rotto l'omertà spiegando come essi erano stati indotti a commettere "assassini e terrorismo di stato". Le loro dichiarazioni sono state raccolte dal quotidiano britannico The Guardian. Lo scorso settembre, 27 riservisti delle forze aeree avevano firmato una lettera indirizzata ad Ariel Sharon, in cui dichiaravano di non essere disposti ad eseguire "ordini illeciti ed immorali" come i raids sui civili palestinesi in Cisgiordania ed a Gaza e mettevano in guardia "sulla perdita di qualsiasi valore morale che l'occupazione porta con sé". "E' legittimo prendere un F-15 - designato a distruggere carri armati nemici - ed utilizzarlo contro un'automobile o una casa in uno dei luoghi più affollati al mondo?", ha dichiarato il capitano Alon R. al Guardian, preferendo non utilizzare il suo nome completo. "Siamo come ciechi, che non riescono a vedere ciò che accade nell'altro lato. All'inizio, eravamo piloti che credevano che il nostro governo avrebbe fatto il possibile per raggiungere la pace. Credevamo nell'onestà del nostro esercito ed ora ci ritroviamo tutti con le mani sporche di sangue innocente ed e' diventato sempre più difficile credere ancora in queste storie". I piloti hanno sollevato domande morali e legali sull'occupazione, sfidando le dichiarazioni di Sharon, secondo cui l'intento del governo e' difendere Israele. "L'intento del governo e', invece, quello di terrorizzare il pubblico", ha dichiarato il capitano Assaf L. "Questa non e' una guerra di difesa, ma una guerra per mantenere l'occupazione". Secondo i piloti dissidenti, la linea rossa e' stata superata con un episodio che "pesa ancora sulla nostra coscienza": l'assassinio di 15 persone che dormivano in un appartamento di Gaza colpito da una bomba di una tonnellata. La bomba voleva uccidere Saleh Shehada, un membro della resistenza palestinese, ma due famiglie intere morirono assieme a lui. Nove delle vittime erano bambini. "L'incidente Shehade e' stato per noi la luce rossa, un avvertimento finale", ha dichiarato il capitano Alon R. "Questo episodio - seguito da molti altri - ci ha trasformati in un'accozzaglia di terroristi. Non ci vuole un genio per capire che una bomba da una tonnellata polverizza un intero palazzo. Chi diede l'ordine, voleva uccidere gente innocente. Questo e' terrorismo". ______________________________________________________________ [[http://www.andrewsaluk.com|online poker]] - empire poker online poker texas holdem | [[http://www.andrewsaluk.com|poker]] - poker online poker empire poker | [[http://www.andrewsaluk.com|empire poker]] - empire poker poker online poker | [[http://www.andrewsaluk.com|texas holdem]] - empire poker online poker texas holdem |