Negli ultimi giorni alcuni esponenti locali della Lega Nord hanno dichiarato di voler effettuare una pubblica raccolta di firme a sostegno dell’emendamento parlamentare, presentato da una deputata di Forza Italia, che propone di istituire la schedatura obbligatoria, con tanto di impronte digitali, di tutti i lavoratori migranti.

Non stupisce certamente che i fautori della vergognosa “legge Bossi-Fini” ed i loro lacchè pordenonesi siano intenzionati ad appoggiare misure tanto criminali quanto grottesche: ciò che sorprende è che questi razzisti in carriera vogliano rendere complici delle loro trame anche i cittadini di Pordenone, già abbondantemente strumentalizzati in passato per allarmi ed emergenze sulla “sicurezza” o sul “terrorismo” che avevano le medesime finalità.

Difatti l’informazione fornita, anche localmente, dai rappresentanti leghisti ha sempre celato il vero volto della nuova proposta di legge sull’immigrazione: non un provvedimento contro “i clandestini”, ma un attacco ai diritti fondamentali di tutti i lavoratori extracomunitari, che – oltre a non poter già abitare nelle case popolari- non potranno nemmeno cercare un lavoro (dovranno sempre dimostrare di averne uno o non sarà loro concesso il permesso di soggiorno); non potranno vivere con i loro figli maggiorenni (perché questi, se disoccupati, sarebbero “clandestini”); e, infine, non potranno nemmeno godere i frutti dei loro sacrifici se verranno espulsi (perché perderanno tutti i contributi versati).

Sfruttamento e repressione, insomma, nel solco di una collaudata tradizione xenofoba - tanto di destra, quanto di sinistra- che ha sempre considerato l’immigrazione un problema di polizia ed i migranti come potenziali delinquenti, salvo rimarcarne la necessità in periodi di crisi economica, quando gli industriali vogliono abbattere il costo del lavoro.

La schedatura obbligatoria, in questo scenario, non fa che completare l’impianto fascista della legge: la “presunzione di colpevolezza” fa di ogni migrante un reo buon uomo la cui vita viene interamente spesa a dimostrare la propria estraneità ai fatti di cronaca più disparati.

Ma cosa sono questi piccoli particolari di fronte all’enorme pericolo rappresentato dai bambini immigrati “sporcaccioni” denunciati dall’onorevole Ballaman? Cosa volete che importi se un funzionario dell’ufficio immigrati della questura di Pordenone viene indagato per aver rilasciato permessi di soggiorno in cambio di prestazioni sessuali? Cosa ce ne importa se molti annunci di affitto nelle agenzie immobiliari pordenonesi recano la scritta “NO EXTRACOMUNITARI”, come riportato dai giornali qualche tempo fa?

Noi, che siamo “clandestini” in casa nostra, non staremo di certo a guardare e ribadiamo, come facciamo da diversi anni,

CSOA GATANEGRA