Differences between revisions 2 and 3
Revision 2 as of 2004-06-01 11:44:24
Size: 16120
Editor: anonymous
Comment:
Revision 3 as of 2004-06-01 11:45:12
Size: 16120
Editor: anonymous
Comment:
Deletions are marked like this. Additions are marked like this.
Line 49: Line 49:
Il premier britannico Tony Blair ha intenzione di appoggiare la revoca dell'embargo Ue sulla vendita di armi alla Cina, in vigore da 15 anni in seguito al massacro di piazza Tienanmen:La Gran Bretagna si allinea così sulle posizioni di Francia e Germania, desiderose di raggiungere presto una decisione in merito che possa anche essere vincolata ad un miglioramento del rispetto dei diritti umani in Cina. Tuttavia la proposta europea è fortemente contraria alla politica statunitense in materia di forniture belliche a Pechino, specialmente in un periodo in cui l'atteggiamento del governo cinese verso Taiwan, alleata di Washington, si è fatto militarmente più aggressivo. Il Segretario di Stato americano Colin Powell ha infatti minacciato di vietare l'accesso alle tecnologie militari statunitensi a tutti quei Paesi che forniscano armi a Pechino; quanto all'embargo statunitense, esso rimarrà in vigore indipendentemente dall'esito delle elezioni presidenziali del prossimo novembre. Londra però sta cercando di convincere Washington che si tratta di apprensioni infondate. La Francia insiste sul fatto che l'embargo è stato superato dagli attuali rapporti politici ed economici esistenti fra L'Europa e la Cina, mentre l'Amministrazione Bush accusa Parigi di voler beneficiare dell'aumento degli stanziamenti per la Difesa deciso da Pechino in un settore dal quale le aziende statunitensi sono escluse da ogni partecipazione. Critiche anche le organizzazioni umanitarie, secondo le quali sebbene Pechino abbia mostrato una tendenza a voler fare di più per il rispetto dei diritti umani "è ancora presto per ricompensare la Cina con la revoca di un embargo simbolicamente importante", come ha spiegato Alison Roberts, direttrice della Free Tibet Campaign. Bruxelles, da parte sua, crede invece possibile una politica di forniture controllata che permetta di impedire la vendita di armi o sistemi d'arma utilizzabili dal governo di Pechino "per aggressioni esterne o repressioni interne". Le forze armate cinesi contano circa tre milioni di uomini ma con un equipaggiamento spesso obsoleto: per questo Pechino ha deciso di imbarcarsi in un costoso programma di ammodernamento delle tre armi. Il premier britannico Tony Blair ha intenzione di appoggiare la revoca dell'embargo Ue sulla vendita di armi alla Cina, in vigore da 15 anni in seguito al massacro di piazza Tienanmen.La Gran Bretagna si allinea così sulle posizioni di Francia e Germania, desiderose di raggiungere presto una decisione in merito che possa anche essere vincolata ad un miglioramento del rispetto dei diritti umani in Cina. Tuttavia la proposta europea è fortemente contraria alla politica statunitense in materia di forniture belliche a Pechino, specialmente in un periodo in cui l'atteggiamento del governo cinese verso Taiwan, alleata di Washington, si è fatto militarmente più aggressivo. Il Segretario di Stato americano Colin Powell ha infatti minacciato di vietare l'accesso alle tecnologie militari statunitensi a tutti quei Paesi che forniscano armi a Pechino; quanto all'embargo statunitense, esso rimarrà in vigore indipendentemente dall'esito delle elezioni presidenziali del prossimo novembre. Londra però sta cercando di convincere Washington che si tratta di apprensioni infondate. La Francia insiste sul fatto che l'embargo è stato superato dagli attuali rapporti politici ed economici esistenti fra L'Europa e la Cina, mentre l'Amministrazione Bush accusa Parigi di voler beneficiare dell'aumento degli stanziamenti per la Difesa deciso da Pechino in un settore dal quale le aziende statunitensi sono escluse da ogni partecipazione. Critiche anche le organizzazioni umanitarie, secondo le quali sebbene Pechino abbia mostrato una tendenza a voler fare di più per il rispetto dei diritti umani "è ancora presto per ricompensare la Cina con la revoca di un embargo simbolicamente importante", come ha spiegato Alison Roberts, direttrice della Free Tibet Campaign. Bruxelles, da parte sua, crede invece possibile una politica di forniture controllata che permetta di impedire la vendita di armi o sistemi d'arma utilizzabili dal governo di Pechino "per aggressioni esterne o repressioni interne". Le forze armate cinesi contano circa tre milioni di uomini ma con un equipaggiamento spesso obsoleto: per questo Pechino ha deciso di imbarcarsi in un costoso programma di ammodernamento delle tre armi.

G.R. 9.30

IRAQ

Colpo di scena a pochi minuti dalla designazione.Adnan Pachachi avrebbe rifiutato la nomina a prossimo presidente dell'Iraq, secondo quanto ha riportato un membro del Consiglio di governo iracheno che ha appena reso nota la sua scelta. Il gran rifiuto di Pachachi ha aperto così la strada della presidenza all'attuale presidente del consiglio di governo Al Yawer. Si tratterà ora di vedere quali saranno le reazioni di Usa e Onu che avevano sempre sostenuto la candidatura di Pachachi. Il rifiuto di Pachachi è stato confermato da alcuni collaboratori dell'anziano ex ministro degli esteri iracheno

Dopo gli abusi nelle carceri, i furti nelle case degli iracheni: il nuovo round di indagine in corso nell'esercito statunitense riguarderebbe una serie di casi di furti in denaro e gioielli compiuti dai militari americani. Secondo il 'Washington Post', l'esercito ha avviato indagini su almeno 18 casi di furto ai danni di civili compiuti dai soldati statunitensi durante le perquisizioni e i raid nelle abitazioni. Citando fonti investigative, il 'New York Times' scrive che in alcuni casi i militari avrebbero rubato denaro contante agli iracheni durante i controlli ai posti di blocco, soldi sottratti con il pretesto della confisca di beni che potrebbero foraggiare la guerriglia. Su 91 indagini avviate per cattiva condotta da parte dei militari, almeno 59 casi sono ora chiusi. Secondo la fonte del Washington Post, le indagini hanno portato ad almeno 14 processi in corte marziale e a sette condanne non giudiziarie; ma non e' chiaro chi, per cosa o con quali risultati sia stato condannato.

M.O.

La maggior parte dell'opinione pubblica israeliana, compresi gli elettori del Likud, è favorevole al piano di ritiro dalla Striscia di Gaza proposto dal premier Ariel Sharon rispetto alla versione difesa dai partiti nazionalisti e religiosi e dall'ala più radicale del Likud. E' quanto risulta da un sondaggio pubblicato dal quotidiano israeliano Maariv, secondo il quale il piano Sharon - che prevede il ritiro totale dalla Striscia di Gaza in un'unica soluzione, e bocciato un mese fa da un referendum di partito - avrebbe l'appoggio del 55% degli israeliani e del 54% degli elettori del Likud, rispetto al 32% che preferirebbe un ritiro graduale e comunque assai limitato come quello difeso dal ministro delle Finanze e principale rivale interno di Sharon, l'ex premier Benjamin Netanyahu. Proprio il mancato accordo all'interno della coalizione ha convinto Sharon a rimandare il voto previsto in Consiglio dei Ministri sulla sua proposta, che avrebbe dovuto tenersi domenica scorsa. Il sondaggio è stato effettuato su un campione di 500 persone ed ha un margine di errore del 4,5%.

AFGHANISTAN

Il capo della polizia della citta' afghana di Jalalabad e' rimasto ucciso oggi nell'esplosione avvenuta nel quartier generale della polizia cittadina. Secondo quanto riporta l'agenzia afghana Aip, si e' trattato di un attentato specifico contro Hajai Ajab Shah, dal momento che l'ordigno era stato posizionato sotto la sua scrivania Questo attacco è l’ultimo incidente di una lunga catena di violenza, che secondo molti osservatori ha l’obiettivo di condizionare le elezioni previste a settembre nel Paese asiatico, tre anni dopo il rovesciamento del regime dei Talebani da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti. Si calcola che da agosto dell’anno scorso siano almeno 700 le vittime di questi attacchi, soprattutto nelle zone orientali e meridionali dell’Afghanistan, un tempo roccaforte dei Talebani.

BRASILE

Un numero ancora imprecisato di cadaveri è stato rinvenuto all’interno del penitenziario di Benfica dove ieri in serata si è conclusa una violenta rivolta carceraria durata 62 ore: nessuna fonte ufficiale ha finora fornito un bilancio dei morti ma secondo il presidente della commissione diritti umani del Congresso di Rio, Geraldo Moreira, sarebbero più di una ventina. Il sottosegretario dell’amministrazione penitenziaria ha confermato che vi sono vittime ma ha anche aggiunto che ulteriori particolari verranno resi noti solo quando la situazione nella ‘Casa di custodia penale’ di Benfica, penitenziario inaugurato ad aprile, sarà tornata totalmente sotto controllo. Dopo un tentativo di fuga parzialmente riuscito - 15 gli evasi – sabato all’alba centinaia di detenuti si sono rivoltati prendendo in ostaggio 26 persone. I negoziati avviati con le autorità, interrotti domenica sera dopo l’uccisione di una guardia carceraria tenuta prigioniera, sono ripresi ieri per concludersi con la resa dei reclusi. Secondo gli inquirenti, la ribellione è stata guidata da alcuni membri del famigerato ‘Comando Vermelho’, la più grande organizzazione criminale di Rio de Janeiro.

TURCHIA

Dopo cinque anni di tregua, seguita alla cattura del leader curdo Abdullah Ocalan nel 1999, i vertici del Pkk (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) hanno annunciato che oggi, primo giugno, termina il cessate il fuoco. "Questo perché - si legge nel comunicato - il significato politico e militare del cessate il fuoco è andato perso in seguito alle operazioni distruttive compiute dallo stato turco negli ultimi tre mesi". In effetti, nelle ultime settimane si è registrata una notevole escalation di attacchi da parte delle forze di sicurezza di Ankara contro le roccaforti del Pkk nel sud-est del paese. Nel solo mese di maggio almeno 12 militanti e otto soldati governativi sono rimasti uccisi in combattimento. Sembra che il governo turco abbia deciso di tornare all'attacco in seguito al ritorno in patria di centinaia di guerriglieri del Pkk precedentemente rifugiatisi nel Kurdistan iracheno, dove ancora oggi si trovano almeno 4 mila miliziani. Il Pkk, nel suo comunicato, ha annunciato che da oggi risponderà ad ogni attacco delle forze turche e ha sconsigliato agli stranieri di viaggiare nelle regioni orientali della Turchia. Tra il 1984 e il 1999 la politica turca nel Kurdistan ha causato la morte di oltre 30 mila persone, in maggioranza civili curdi.

IRAN

La Corte Suprema iraniana ha annullato la condanna a morte per apostasia contro l'intellettuale dissidente iraniano Hashem Aghajari. Giornalista, tra gli artefici della rivoluzione islamica del 1979, veterano della guerra con l'Iraq in cui perse anche una gamba, Aghajari e' uno stimato professore di storia all'universita' di Teheran; ed anche se le sue posizioni non sono condivise dai piu' ortodossi nel regime di Teheran, la condanna a morte aveva suscitato l'indignazione anche tra i piu' conservatori. Il discorso incriminato risale all'agosto del 2002: Aghajari aveva fatto un appello al "rinnovamento religioso" dell'islam sciita, esortando a una sorta di "protestantesimo dell'Islam"; e aveva aggiunto che i musulmani "non sono scimmie" e dunque "non dovrebbero seguire ciecamente" i capi religiosi. La sentenza aveva scatenato un'ondata di scioperi e manifestazioni studentesche, al punto che l'ayatollah supremo Ali Khamenei, per evitare che la protesta degenerasse, aveva disposto una revisione del caso e, nel gennaio del 2003, la Corte Suprema aveva ordinato un nuovo processo.

G.R. 13

IRAQ

Almeno quattro epslosioni, forse colpi di mortaio, sono state udite provenire dalla zona verde di Baghdad dove sorge l'ex palazzo presidenziale e che ospita la sede della coalizione, e altre installazioni statunitensi. Dopo venti minuti vi sono state altre deflagrazioni nella stessa zona.Per il momento e' ancora impossibile determinare l'origine delle esplosioni. Sono almeno venticinque le vittime. L'esplosione ha scavato un profondo cratere dinanzi all'entrata della sede dell'Unione Patriottica del Kurdistan. Undici iracheni sono morti e 26 sono rimasti feriti a causa dell'esplosione di un'autobomba nei pressi dell'ingresso di una base militare statunitense nella citta' di Biyi, circa 200 chilometri a nord di Baghdad. A riferirlo sono fonti della sicurezza irachena, precisando un uomo con la barba ha fatto saltare in aria la sua auto, una Bmw di colore nero

Il sunnita Ghazi al-Yawar, primo presidente del dopo-Saddam, guida la tribu' Shammar, una delle piu' importanti dell'Iraq, che comprende 3 milioni di persone, fra sunniti e sciiti. Nativo di Mosul, nel Kurdistan iracheno, ha quaranticinque anni, di cui 15 trascorsi in esilio in Arabia Saudita. Sara' lui a guidare l'Iraq durante il periodo della transizione che, dopo il passaggio di sovranita' il 30 giugno, sfocera' nelle elezioni politiche previste per l'inizio del 2005. La scelta di al-Yawar ha rappresentato l'epilogo di un lungo braccio di ferro tra la coalizione e il Consiglio di governo, un braccio di ferro che si e' concluso con la sconfitta del candidato sostenuto da Washington, Adnan Pachachi, il leader sunnita che era stato ministro degli Esteri negli anni '60, prima dell'avvento al potere di Saddam Hussein. Dopo due giorni di acceso confronto su chi dovesse ricoprire l'incarico, che peraltro ha valenze largamente simboliche, prima e' stata annunciata la nomina di Pachachi e poi, a distanza di pochissimi minuti, fonti del Consiglio di governo hanno chiarito che Pachachi aveva dovuto rinunciare all'incarico perche' ha capito di non essere gradito alla maggioranza dei membri del Consiglio di Governo. E subito dopo e' stata annunciata la designazione di al-Yawar. Tra i primi a congratularsi con al-Yawar sono stati l'inviato dell'Onu, Lakhdar Brahimi, l'uomo che e' stato incaricato di nominare il nuovo governo, e Pachachi stesso. Al-Yawar e' anche presidente di turno del Consiglio di governo iracheno, incarico assunto il 17 maggio scorso, quando in un attentato con un'autobomba a Baghdad uccise il predecessore, Ezzedin Salem. Il neo presidente iracheno ha sempre cercato di rafforzare i rapporti inter-etnici, in particolare con i curdi, e di rispettare la tradizione sciita, cosi' come quella sunnita e quella cristiana. Al-Yawar sara' affiancato dal curdo Rowsch Shways, memmbro del Partito Democratico del Kurdistan (Pdk), e dallo sciita Ibrahim Jaafari, leader del partito al-Dawa, rispettivamente primo e secondo vice-presidenti.

Il Segretario alla Difesa statunitense Donald Rumsfeld visiterà il Bangladesh nel corso del prossimo fine settimana per chiedere al governo di Dhaka di contribuire militarmente alla forza multinazionale in Iraq: è quanto riferisce la stampa locale. L'ambasciata statunitense ed il Ministero degli Esteri del Bangladesh non hanno confermato né smentito la notizia della visita di Rumsfeld, che sabato dovrebbe recarsi comunque a Singapore per partecipare ad un vertice regionale sulla sicurezza. In passato Dhaka si è detta disponibile a contribuire alla forza di stabilizzazione solo su precisa richiesta delle Nazioni Unite. Il Bangladesh è uno dei principali Paesi a fornire uomini e mezzi per le missioni di pace delle Nazioni Unite: attualmente dispiega all'estero 7mila uomini impegnati in dieci missioni diverse.

Di fronte alla sempre piu' complessa situazione in Iraq il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha telefonato ieri al cancelliere Gerhard Schroeder per chiedere l'attivo sostegno della Germania alla risoluzione presentata all'Onu da Washington e Londra. I due leader si sono trovati d'accordo sulla necessità di approvare una "forte risoluzione" a sostegno del nuovo governo iracheno. La settimana scorsa sia Schroeder che il ministro degli esteri tedesco Joschka Fischer avevano sottolineato che la bozza di risoluzione presentata dagli Usa costituisce una buona piattaforma, ma avevano sottolilneato la necessita' di migliorarla

CINA

Stamattina sei cittadini nordcoreani si sono introdotti nell'edificio della scuola tedesca di Pechino nel diperato tentativo di ottenere lo status di rifugiati politici dalla Germania o dalla Corea del Sud. Secondo l'agenzia di stampa sud-coreana Yonhap, il gruppo, composto da giovani tra i venti e i trent'anni, comprende anche una donna. Il fenomeno degli assalti alle ambasciate e ai consolati stranieri inizia due anni fa con l'irruzione di 25 nord-coreani nell'ambasciata spagnola di Pechino; anche la scuola tedesca della capitale e' gia' finita nel mirino di un gruppo di 15 rifugiati nel 2002. Sebbene Pechino non consideri i cittadini nord-coreani rifugiati politici, ma emigranti per motivi economici, di solito le autorità cinesi collaborano con le delegazioni diplomatiche straniere e consentono l'ingresso dei rifugiati in Corea del Sud attraverso un Paese terzo. Le organizzazioni sudcoreane a tutela dei diritti civili riferiscono che sono circa 300.0000 i rifugiati che si nascondono nelle citta' di frontiera tra Cina e Corea del Nord in fuga dalla fame e dalla poverta' del regime di Pyongyang.

G.B.

Il premier britannico Tony Blair ha intenzione di appoggiare la revoca dell'embargo Ue sulla vendita di armi alla Cina, in vigore da 15 anni in seguito al massacro di piazza Tienanmen.La Gran Bretagna si allinea così sulle posizioni di Francia e Germania, desiderose di raggiungere presto una decisione in merito che possa anche essere vincolata ad un miglioramento del rispetto dei diritti umani in Cina. Tuttavia la proposta europea è fortemente contraria alla politica statunitense in materia di forniture belliche a Pechino, specialmente in un periodo in cui l'atteggiamento del governo cinese verso Taiwan, alleata di Washington, si è fatto militarmente più aggressivo. Il Segretario di Stato americano Colin Powell ha infatti minacciato di vietare l'accesso alle tecnologie militari statunitensi a tutti quei Paesi che forniscano armi a Pechino; quanto all'embargo statunitense, esso rimarrà in vigore indipendentemente dall'esito delle elezioni presidenziali del prossimo novembre. Londra però sta cercando di convincere Washington che si tratta di apprensioni infondate. La Francia insiste sul fatto che l'embargo è stato superato dagli attuali rapporti politici ed economici esistenti fra L'Europa e la Cina, mentre l'Amministrazione Bush accusa Parigi di voler beneficiare dell'aumento degli stanziamenti per la Difesa deciso da Pechino in un settore dal quale le aziende statunitensi sono escluse da ogni partecipazione. Critiche anche le organizzazioni umanitarie, secondo le quali sebbene Pechino abbia mostrato una tendenza a voler fare di più per il rispetto dei diritti umani "è ancora presto per ricompensare la Cina con la revoca di un embargo simbolicamente importante", come ha spiegato Alison Roberts, direttrice della Free Tibet Campaign. Bruxelles, da parte sua, crede invece possibile una politica di forniture controllata che permetta di impedire la vendita di armi o sistemi d'arma utilizzabili dal governo di Pechino "per aggressioni esterne o repressioni interne". Le forze armate cinesi contano circa tre milioni di uomini ma con un equipaggiamento spesso obsoleto: per questo Pechino ha deciso di imbarcarsi in un costoso programma di ammodernamento delle tre armi.

PAKISTAN

Nuovi scontri sono scoppiati questa mattina a Karachi fra la polizia e fedeli sciiti che partecipavano ai funerali delle 19 vittime dell'attentato sferrato ieri contro un'affollata moschea sciita della più grande città del Pakistan meridionale. Circa 200 sciiti hanno appiccato il fuoco a tre autobus e ad un edificio che ospita una banca e alcuni negozi nei pressi della moscheA colpita ieri dall'attentato. I poliziotti hanno lanciato gas lacrimogeni contro la folla lungo la maggiore autostrada di Karachi. Temendo scontri fra musulmani sciiti e sunniti, migliaia di poliziotti e di paramilitari erano in massima allerta ed erano anche pronti a sparare.Al momento non ci sono notizie che le forze dell'ordine sarebbero ricorse alle armi. I disordini sono cominciati dopo che un gruppo di rivoltosi sciiti ha lanciato pietre contro la polizia. Il presidente pachistano Pervez Musharraf ha intanto oggi promesso un'azione energica per mettere fine all'ondata di violenza che recentemente ha colpito Karachi. L'esplosione di eri ha provocato anche il ferimento di 42 persone.

040601 (last edited 2008-06-26 09:49:49 by anonymous)