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Argentina

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1) E' un articolo interessante sulla storia delle lotte sociali dell'ultimo anno, dal dicembre 2001 con la caduta del governo di De La Rua fino ad oggi.Si parla prevalentemente delle esperienze di autorganizzazione delle fabbriche occupate e riattivate dai lavoratori, delle assemblee popolari di quartiere e dei piqueteros dell'MTD Coordinadora "Anìbal veron"

[http://www.rebelion.org/argentina/calles300103.htm]

==Argentina elezioni== Dopo la rivolta popolare contro il governo di De La Rua che, proprio il 20 Dicembre 2001, culminò in una giornata di scontri violentissimi dove furono uccisi dalla polizia sette manifestanti e oltre 140 furono feriti, la crisi argentina calò violentemente nel panorama internazionale non solo come crisi interna di un paese potenzialmente ricco, ma soprattutto come crisi di un sistema di relazioni economiche basato sulle ricette liberiste e sulle politiche del FMI.

Gli anni 90 Sono stati gli anni del FMI e del grande capitale internazionale che, insieme, hanno realizzato la completa liberalizzazione dell'economia e la privatizzazione delle attività industriali e dei servizi. Sistematicamente sono stati privatizzati i settori dell'energia (petrolio, gas) la parte restante del settore minerario, tutto il settore elettrico,il settore telefonico, le ferrovie, le poche industrie di trasformazione ancora controllate dai singoli stati, il settore agroalimentare,l'allevamento del bestiame, gli acquedotti e i servizi sanitari accessori. Parallelamente è progredito il decadimento delle attività ancora pubbliche come la sanità, la scuola e la previdenza. In questi anni accanto alla tradizionale presenza di capitali europei(Spagna, Italia,Germania, Inghilterra) si sviluppa notevolmente la presenza USA precedentemente limitata al settore minerario: attualmente i paesi a maggiore esposizione finanziaria e di investimenti complessivi in Argentina sono proprio USA e Spagna e i settori di principale contrasto sono quello finanziario (banco Santander e Bilbao Vizcaya spagnoli; bank Boston e Citybank degli USA); il settore elettrico con Endesa(principale società elettrica di tutto il sud america con un fatturato di oltre 32 miliardi di dollari), KLT Duke Energy e AES americane; petrolio e gas con la spagnola Repsol contro Texaco, Houston power, Enron, LG&E; il settore telefonico con telefonica de Espana contro AT&T americana oltre a Telecom Italia. Veramente spaventoso è stato il processo di concentrazione nei settori gas e petrolio con la definitiva scomparsa delle Società nazionali (YPF= Yacimiento Petroliferos Fiscales; Agua y Energia; Edelnor ; Edelsur) che non possiedono più alcun diritto(salvo le royalties) sui propri giacimenti. La parità tra peso e dollaro voluta da Menem ha fatto il resto causando da un lato un forte indebitamento estero per i continui finanziamenti richiesti al FMI che devono ancora essere rimborsati, e dall’altro consentendo accumulazione di profitti delle società multinazionali esportati verso le case madri. Nel 1976 prima dell’avvento della dittatura militare, il debito estero dell’Argentina era poco più di 8.000 milioni di dollari. Alla fine del 2001 il debito aveva raggiunto la cifra di 160.000 milioni di dollari. Durante questi 25 anni l’Agentina ha rimborsato ai suoi creditori una cifra prossima ai 200.000 milioni di dollari, vale a dire una somma 25 volte superiore al debito del 1976. Alla fine del 2002, dopo la svalutazione del peso, i salari argentini erano scesi del 16%; i prezzi erano saliti del 40% (farina e olio sono aumentati del 160%); la disoccupazione del 22% mentre il PIL scendeva dell’11%. La sottoccupazione oscilla tra il 24 e il 27%, mentre il lavoro precario arriva a punte del 67-68% nelle province di Corrientes e Formosa. Il 25,7% degli occupati guadagnano meno di 200 peso/mese=70 euro; mentre si stima che il 55% della popolazione argentina vive sotto la soglia di povertà. Le ricette salvacrisi Plan fenix e Plan Prometeo sono due piani di sviluppo dell’Argentina elaborati da economisti internazionali legati a raggruppamenti politici locali.Il primo consiste sostanzialmente in una moratoria del debito estero da contrattare col FMI e da alcuni provvedimenti fiscali che servirebbero a indirizzare risorse verso investimenti produttivi nazionali. Tutto ciò senza mettere in discussione la struttura portante dell’economia che rimarrebbe vincolata a criteri liberistici (privatizzazioni e liberalizzazioni) da cui miracolosamente estrarre risorse economiche da destinare agli investimenti sociali. Il Plan Prometeo è una variante di sinistra dell’altro in quanto pur assumendone il principio base (spostare risorse dal privato al pubblico) prevede la rinazzionalizzaione delle principali attività produttive e del commercio estero. Il primo non fa i conti con le regole internazionali del mercato come la concorrenza che impedirebbe di fatto la ripresa produttiva nazionale; il secondo non tiene conto che per essere realizzato occorre una forza popolare organizzata che riesca a imporlo come programma di rinascita nazionale. L’elezione di Kirchner e la velenosa rinuncia di Menem testimoniano che il dramma non è ancora finito perché il potere non ha trovato al suo interno un punto di equilibrio e nello stesso tempo l’opposizione proletaria non ha saputo uscire da una visione ribellista della crisi, senza avere ne un programma ne un progetto organizzativo. Il peronismo continua a dominare la situazione argentina, con l’aggravante di Kirchner che sarà un boia peggiore di Menem sul piano della repressione delle lotte.