Incontro annuale di Davos

APPELLO COMUNE CONTRO IL FORUM ECONOMICO MONDIALE A DAVOS DAL 23 AL 28 GENNAIO E LA CONFERENZA PER LA SICUREZZA DELLA NATO A MONACO DAL 7 AL 9 FEBBRAIO 2003.

APPELLO COMUNE CONTRO IL FORUM ECONOMICO MONDIALE A DAVOS DAL 23 AL 28 GENNAIO E LA CONFERENZA PER LA SICUREZZA DELLA NATO A MONACO DAL 7 AL 9 FEBBRAIO 2003.

Quale sicurezza? Contro il terrore della guerra e del capitalismo.

Nel corso degli ultimi anni, il concetto di “sicurezza” è diventata una nozione di propaganda centrale in politica, in economia e nei media. Lo stupore che ha seguito l’attacco dell’11 settembre, in tutte le società occidentali è stato utilizzato per fare nuove guerre e per far crescere la repressione all’interno dei paesi. La guerra USA contro l’Afghanistan, l’intensificazione della guerra civile colombiana, la scalata di violenza nella guerra d’occupazione perpetrata da Israele contro il popolo palestinese, cosi come la presenza delle truppe USA, dell’ Unione Europea e della NATO su tutti i continenti, rappresentano la versione imperialista della “sicurezza internazionale”. Dopo l’11 settembre. La propaganda ha ugualmente ancorato la guerra all’interno del mondo così detto civile: non sono solo nuove leggi e nuovi servizi di inchiesta che devono garantire più sicurezza, ma anche una nuova normalizzazione dell’ auto-controllo e della denuncia. La “sicurezza” è la nuova grande promessa grazie alla quale le autorità intendono assicurarsi l’obbedienza della popolazione nelle metropoli: sotto forma di leggi sugli stranieri/e, campagne elettorali, pianificazioni di guerre o che i cittadini siano chiamati ad aiutiare alla polizia, la parola chiave è sempre “sicurezza”. È così che la “conferenza sulla difesa” che ha luogo ogni anno a Monaco è stata ribattezzata e si chiama oggi “conferenza sulla sicurezza”. Nel 2003, avrà luogo dal 7 al 9 febbraio, due settimane dopo il World Economic Forum di Davos, nelle montagne svizzere, dal 23 al 28 gennaio. Horst Teltschik, organizzatore della conferenza militare a Monaco, membro del consiglio d’amministrazione della “Fondazione Herbert Quand”, emanazione diretta del BMW, ed ex-consigliere del cancelliere tedesco, si esprime in questi termini: “Il forum economico mondiale di Davos è ai rappresentanti di punta dell’economia internazionale come la conferenza di sicurezza di Monaco è ai rappresentanti della comunità strategica.” La libertà e la sicurezza sono dunque gli argomenti trattati da questi capi dell’economia e dagli uomini politici e significano per il mondo intero guerra, sfruttamento delle persone e della natura, dominazione degli uomini sulle donne, oppressione razzista. Nel mondo intero questi signori, organizzano la “sicurezza” per i loro luoghi di produzione, scambi commerciali, nuovi flussi di capitale, accessi alle materie prime, e pianificano il proseguimento della guerra “permanente al terrorismo”. Da tempo ormai, i piani d’intervento militari in Iraq sono discussi pubblicamente. Per noi, la conferenza militare a Monaco della NATO e la conferenza del WEF a Davos sono le facce di una stessa medaglia. Ed è per questo che porteremo la resistenza comune internazionale contro la guerra e la globalizzazione capitalista per le strade di Davos e Monaco.

DAVOS

Il forum economico mondiale (World economic forum-WEF) è un’istituzione privata la cui sede si trova a Ginevra. Ne fanno parte le 1000 più grosse imprese economiche private del mondo. Per poter esserne membro, bisogna possedere un giro di affari di almeno un miliardo di dollari.

Creata nel 1971 da Klaus Schwab, allora giovane professore di economia a Losanna, il WEF si è sviluppato. Da semplice seminario di menagement, è diventato uno dei forum e dei luoghi di discussione più rinomati per imporre a livello mondiale il sistema basato sulla dominazione dell’economia di mercato. In passato, gli incontri organizzati dal WEF sono stati per esempio, il trampolino di lancio per il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) dell’Uruguay Rund, da dove è nata l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), o ancora ha reso possibile le discussioni preliminari in vista della creazione del NAFTA (North America Free Trade Association). Quindi le pietre miliari del processo globale di liberalizzazione, che assicurano e facilitano nuovi sbocchi economici alle imprese transnazionali. L’incontro annuale del WEF ha luogo tradizionalmente alla fine di gennaio a Davos. Si tratta del più grosso incontro dell’elite del pianeta, organizzato non da Stati. A ridosso di ciò, il WEF mette in piedi degli incontri regionali in tutti i continenti, per esempio il forum economico europeo di Salisburgo. Al fianco dei 1000 padroni di imprese invitati al summit di Davos come rappresentanti delle imprese membri del forum, ci sono anche un certo numero di politici di alto rango, scienziati, redattori delle più grandi imprese mediatiche, e anche qualche raro rappresentante della “società civile” (sindacati, ONG ecc..) selezionato accuratamente. L’elite globale è composta quasi esclusivamente da uomini; la partecipazione delle donne è ben al di sotto del 10 %. L’invito è fatto a persona e non è rinnovato automaticamente di anno in anno. Questo metodo rinforza la percezione di esclusività e dà agli invitati la dolce sensazione di appartenere al circolo dei detentori del potere globale. Gli invitati sono a volte membri di diversi club che il WEF ha fatto nascere: per esempio il club dei “Global Leaders of Tomorrow”, il “World Media Leaders” e il club dei “Industry Governors” (Capitani d’industria). La struttura di club e il quadro informale degli incontri al Forum sono le condizioni ideali per lo sviluppo di forme di unione e di strutture di lealtà tra l’economia, lo stato e i così detti “attori chiave della società civile”.

Durante gli ultimi cinque anni, il WEF ha incontrato una resistenza e delle critche crescenti. Le autorità hanno sempre reagito vietando tutte le manifestazioni a Davos e isolando completamente il paesino di montagna. Malgrado ciò, le manifestazioni contro il WEF sono diventate ogni anno più importanti e più larghe in Svizzera. Per questo Klaus Schwab ha dovuto spostare all’ultimo minuto l’edizione 2002 a New York. Le autorità non potevano mettere in piedi sufficienti forze di polizia per garantire la sicurezza dei partecipanti.

L’edizione 2003 si svolgerà di nuovo a Davos dal 23 al 28 gennaio, con la parola d’ordine “costruire la fiducia”. Il WEF cerca di guadagnare il beneplacido migliorando la sua politica d’informazione e di comunicazione. A questo fine, il WEF organizza dei dibattiti pubblici al di fuori del centro congressi di Davos, dibattiti accessibili a tutte le persone interessate. Allineandosi su questa logica, le autorità di Davos hanno autorizzato per la prima volta la manifestazione di dissenso. L’”Alleanza d’Olten”, un largo raggruppamento di organizzazioni e di gruppi di sinistra, chiede di fare manifestazioni e azioni contro il WEF. La piattaforma comune dell’alleanza chiede lo scioglimento del Forum e si rifiuta di partecipare al “dialogo” che servirebbe solamente a migliorare l’immagine del WEF. L’Alliance d’Olten si mobilita per una grande manifestazione il 25 gennaio 2003 a Davos.

MONACO

A febbraio ha luogo ogni anno la “Conferenza di Monaco per una politica di sicurezza” (prima si chiamava “conferenza per la difesa”), un incontro dei rappresentanti di Stati membri della NATO e di 200 “eminenti” strateghi militrari, generali ed esperti in armamenti. I rappresentanti della UE e della NATO, i ministri della guerra e degli affari esteri degli Stati Uniti, della Germania e degli altri paesi dell’Unione Europea, vogliono far credere al pubblico che il fine di questa conferenza è quello di mantenera la pace nel mondo e la sicurezza internazionale. Ma nei fatti si dimostra il contrario : pianificano delle nuove guerre! Dietro le porte vetrate dell’hotel di lusso “Bayerischer Hof”, ben lontani dal pubblico, progettano nuovi piani e scenari di guerra nel mondo intero. L’alleanza contro la NATO si mobilita nel 2003 a Monaco.

Davos: pericolosi Forum da tenere d’occhio di Miriam Giovanzana e Davide Musso Dal 25 al 30 gennaio va in scena a Davos, sulle alpi svizzere, il Forum economico mondiale, riunione "privata" dell'élite economica e politica mondiale. Ma che non si tratti di uno spettacolo per pochi lo dicono i numeri e la storia del Forum: circa 3.000 i partecipanti di quest'anno tra direttori di aziende multinazionali (ci sono tutte le più importanti), sono tutte le più importanti), uomini d'affari, leader delle istituzioni internazionali come le Nazioni Unite, il Fondo monetario, la Banca mondiale e l'Organizzazione mondiale del commercio, primi ministri e uomini politici di primo piano (l'anno scorso, oltre a Bill Gates, c'erano il segretario dell'Onu Kofi Annan, Tony Blair e, per la prima volta, un presidente americano, Bill Clinton). "Gettare ponti tra le divisioni e delineare una carta per un futuro globale" è il tema di quest'anno che sarà sviscerato in circa 300 riunioni, alcune privatissime, altre (molto poche per la verità) pubbliche. Obiettivi più o meno dichiarati: accrescere il consenso attorno alla mondializzazione dei mercati, stringere alleanze tra gruppi economici e istituzioni pubbliche, accrescere l'allineamento tra poteri economici e poteri politici.

D'altra parte, la progressione del Forum di Davos, per ambizioni e orizzonti, è negli anni impressionante. Alla fine degli anni Settanta, quelli del Forum economico mondiale sono fra i primi a stringere legami e a intrecciare affari con la Repubblica popolare cinese (dal 1980 un simposio si tiene a Pechino e una delegazione cinese partecipa agli annual meeting a Davos. "Nessun'altra organizzazione ha portato così tanti affari in Cina", dicono al Wef). Nel 1982, a Losanna, organizzano un incontro dei ministri del Commercio di 17 Paesi dove si precisa l'idea dell'Uruguay Round, che porterà poi alla nascita dell'Organizzazione mondiale del commercio. Pochi mesi dopo la caduta del muro di Berlino, nel 1990, si pongono il problema dell'integrazione nell'economia mondiale dei Paesi dell'Europa dell'Est e dell'ex Unione Sovietica. Ancora, sono tra coloro che gettano le basi per la nascita del Nafta, la zona di libero scambio dell'America del Nord. E, negli ultimi due anni, si preoccupano di trovare "correttivi all'impatto destabilizzante della globalizzazione" e aprono una parte dei loro incontri a rappresentanti dell'associazionismo e delle ong.

Difficile sapere quello che avviene e si decide a Davos. Pur essendo un grande evento mediatico, il Forum si guarda bene dall'aprire i suoi battenti alla stampa. I media sono divisi in tre gruppi: gli "esclusi", gli "ammessi" a qualche riunione e gli "eletti", quelli che sono stati cooptati nel Forum e che appartengono ai leader del mondo (e che, ovviamente, ne condividono orientamenti e visioni del mondo). (Ps. Anche noi di AltrEconomia abbiamo chiesto di essere accreditati a seguire i lavori di Davos 2001 ma l'ufficio stampa ci ha risposto che... non c'è posto!).

Quest'anno comunque, a tentare di dar conto delle conferenze di Davos, ci sarà anche un network di organizzazioni non governative coordinate dalla "Dichiarazione di Berna" (associazione svizzera per uno sviluppo solidale che conta circa 18 mila aderenti). "The public eye on Davos" è il nome dell'iniziativa che si propone di sfidare la segretezza del Forum economico e di rendere pubbliche almeno alcune delle scelte che vi si opereranno. In programma anche una conferenza internazionale per presentare le alternative per uno sviluppo sostenibile.

Ma quest'anno la vera novità è la concomitante riunione del Forum sociale mondiale che si tiene, specularmente a Davos (stessi giorni ma nell'emisfero Sud), a Porto Alegre in Brasile. C'è da credere che lo spiegamento di media su Davos non sarà neppure paragonabile a quello che ci sarà a Porto Alegre eppure il Forum sociale sarà avvenimento da seguire con attenzione perché, forse per la prima volta in questa dimensione, mette a confronto e in rete moltissimi di coloro che stanno tentando di costruire un’alternativa alla globalizzazione neoliberista.

Iniziative

Il coordinamento internazionale Wow (Wipe out Wef, Cancella il Wef), conferma i quattro giorni d'azione, dal 24 al 28 gennaio (www.ecn.org/molino). Attac Europa organizza a Zurigo una giornata di incontri e dibattiti per venerdi 26. Public Eye on Davos, cartello che riunisce ong e associazioni, ha presentato il programma della controconferenza internazionale, a Davos dal 25 al 28 gennaio (www.davos2001.ch). Tutti insieme sfileranno in corteo sabato 27 nelle strade innevate del piccolo paese delle Alpi svizzere, che da trent'anni ospita il raduno di circa duemila leader dell'economia, della politica, dei media e dell'universit?Un convegno privato, nato con lo scopo di "costruire una comunit?lobale, per un'azione congiunta dei governi e del mondo degli affari": a Davos sono stati pensati il Nafta e il Gatt Uruguay, che diede vita al Wto. Secondo il fondatore, l'imprenditore svizzero Klaus Schwab, tutto questo ?ossibile grazie al cosiddetto "Spirito di Davos": un clima informale da circolo top class, che favorisce gli accordi e contribuisce a stilare "un'agenda politica globale per portare al mondo soluzioni di pace". Ma sono tempi duri per i potenti della terra: "Pare proprio che oggigiorno non sia pi??ssibile organizzare degli eventi che abbiano per tema la globalizzazione senza che vi siano disordini", ha commentato il capo della polizia del Cantone dei Grigioni, "guardando a quanto accaduto durante il Wef di Melbourne, a Praga nel settembre 2000 e nel recente vertice europeo di Nizza". Per questo, per reagire in maniera globale, la polizia svizzera si ?ncontrata a dicembre con rappresentanti ed esperti delle forze dell'ordine da Australia, Repubblica Ceca e Stati uniti. Il Comune di Davos, d'intesa con il Governo federale, ha deciso di negare l'autorizzazione per il corteo del 27 gennaio: il World Economic Forum, si legge nelle Linee guida diffuse dal Governo, "?no tra i pi??portanti eventi politico-economici a livello mondiale e deve continuare a svolgersi a Davos, per gli interessi internazionali del Paese". Per tutelare il Wef, per??a Svizzera rischia di perdere la faccia: sul piatto l'identit?emocratica della Confederazione, messa a dura prova dalla decisione cantonale e dal truce comunicato emesso dalle forze dell'ordine: "La polizia cantonale si trova di fronte alla pi??ande sfida dalla sua fondazione, nel 1804" - si legge sul sito www.kapo.ch - "Gli oppositori del Wef cercano la violenza e sono determinati a provocare anche danni a cose e persone. Ci si devono attendere azioni di disturbo a vasto raggio sia durante lo svolgimento del Forum che nei lavori preparatori. Tuttavia, si presume anche che molti contestatori del Wef rifiutino la violenza e si rechino a Davos per inscenare una protesta pacifica. Perci??o dei compiti pi??fficili sar?iuscire a tenere separati i dimostranti pacifici da quelli violenti". Klaus Rozsa, presidente del sindacato dei giornalisti Comedia, parla di "retorica da guerra civile, con dichiarazioni che criminalizzano migliaia di persone". Il coordinamento anti-Wto svizzero ha annunciato che far?icorso alla Corte federale, perch?la Costituzione garantisce la libert?i opinione, e quindi di manifestare". Anche fra la popolazione di Davos cominciano a serpeggiare malumori e aperte critiche: Michael Caflish, a nome dell'Ufficio del turismo locale, racconta ai giornali che "Davos non deve diventare un forte militare per colpa del Wef", mentre Nicki Villiger del Partito socialdemocratico locale parla di "esagerata presa di posizione". La Confederazione, comunque, ha assicurato al Cantone dei Grigioni aiuti materiali e finanziari e si far?arico dell'80 per cento dei costi: la polizia locale sar?ffiancata da forze provenienti da tutti i cantoni della Svizzera, dal Principato del Liechtenstein e da circa seicento riservisti dell'esercito. Wow, il coordinamento internazionale che lavora da mesi per organizzare la mobilitazione, non si scompone e conferma il corteo, con sound system e musica dal vivo. Un filo ideale collegher?avos e Porto Alegre, unite nella critica radicale a una globalizzazione che esclude i popoli e produce enormi ingiustizie sociali e devastazione ambientale. Le voci e le immagini del Forum Sociale Mondiale arriveranno in Svizzera grazie al contributo di Indymedia, il network di giornalisti, videomaker e fotografi che si sta diffondendo in tutto il pianeta (www.indymedia.org). La partecipazione italiana a Porto Alegre e Davos sar?resentata martedi in una conferenza stampa a Roma, alle 12 presso la Sala delle Bandiere del Parlamento Europeo (via IV novembre, 149), mentre Ya Basta ha annunciato per mercoled?na videoconferenza Internet per il Global Action Bus, da Milano a Davos. (Serena Tinari)

“Un altro mondo è possibile” è lo slogan di Porto Alegre.

A contribuire all'enfasi mediatica su Davos, probabilmente, ci sarà anche la mobilitazione degli "antiglobalizzatori" che, come api sul miele, da Seattle in avanti, seguono ogni vertice internazionale di qualche rilevanza spettacolare. Qui la giornata da tenere d'occhio è sabato 27 gennaio. La polizia svizzera già lo scorso anno aveva blindato Davos impedendo a moltissimi manifestanti di arrivare nella cittadina, ma gli scontri, con inevitabile sfascio di vetrine, non mancarono di fare notizia. Quest'anno vedremo.

Ecco in ogni caso i temi globali su cui si confronteranno gli uomini del Forum economico mondiale di Davos. Dalla lettura dei titoli si capisce bene che Davos è tutt'altro che un'occasione "privata"...

Indirizzare la reazione alla globalizzazione Il potere economico diventa globale, quello politico si ferma a un livello nazionale. Quale ruolo devono avere i governi nel mondo globalizzato? Come possono rispondere i governi all'ansia creata dall'impatto destabilizzante della globalizzazione? Cosa devono fare per andare incontro alle aspettative della gente e assicurare che si trovi la giusta combinazione tra le necessità dell'efficienza economica e gli imperativi della giustizia sociale? E le aziende: come stanno ridefinendo le loro strategie dal momento che la domanda del mercato si estende alla responsabilità sociale e agli standard etici? Dall'annual meeting potrebbe uscire una puntualizzazione del concetto di responsabilità sociale delle aziende.

Dare forma all'azienda globale I "top leader" del business mondiale presenteranno la loro visione di come le aziende stanno rimodellandosi rispetto alla new economy del 21° secolo. La discussione aiuterà anche a valutare cosa aspettarsi dalla attuali megafusioni e acquisizioni. E come dovrebbero operare le politiche antitrust nel contesto dell'economia globale.

La seconda fase della rivoluzione digitale Anche se le aziende stanno cercando di ricrearsi per il mercato di Internet, la corsa alle nuove tecnologie è ancora in atto. Quali sono i modelli di sicuro successo nel veloce settore della new economy.

Biotech: mappare il nostro futuro Le biotecnologie ci permettono di modificare il cibo che mangiamo e l'ambiente in cui viviamo in modi inimmaginabili fino a qualche decennio fa. La mappatura del genoma umano ha creato l'opportunità di combattere le malattie e di migliorare la qualità della vita. Ma la rivoluzione biotch ha anche creato dei dilemmi etici, problemi sulla proprietà intellettuale e preoccupazione nella gente.

A Davos i partecipanti discuteranno i nuovi modi in cui la comunità degli affari, i governi e la società civile possono lavorare insieme per assicurare uno sviluppo responsabile e un'apertura equa delle biotecnologie.

Global business: libero dai valori o guidato dai valori? È ormai chiaro che le sfide morali ed etiche stanno assumendo una dimensione globale, richiedendo un più diretto e profondo impegno del business e dei leader politici. L'annual meeting permetterà ai partecipanti di concentrarsi sugli imperativi morali del 21° secolo. Come può rispondere il business al bisogno di un'enfasi maggiore sui principi etici e i valori sociali? I partecipanti cercheranno di delineare la struttura etica per le decisioni che riguardano il business globale.

L'alba di un'era europea? Alcune questioni in agenda: quale struttura istituzionale permetterà all'Ue di funzionare più efficientemente? Che tipo di identità diplomatica dovrebbe far valere sulla scena internazionale? A quale ruolo internazionale dovrebbe aspirare in un mondo dove gli Stati Uniti rimarranno la sola superpotenza (nel prevedibile futuro)? Valutazione del futuro corso dell'euro, per capire se la sua attuale debolezza (nei confronti del dollaro) è dovuta a fattori transitori o a problemi strutturali che vanno indirizzati per assicurare una credibilità di lungo corso alla moneta.

SU

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Rapporto Annuale 2002

Switzerland (the Swiss Confederation) ?*Capo di stato e di governo: Moritz Leuenberger

?*Capitale: Berna

?*Popolazione: 7,2 milioni

?*Lingue ufficiali: tedesco, francese, italiano, romancio

?*Pena di morte: abolizionista per tutti i reati

?*Firma ratifica di trattati nel 2001: Statuto di Roma della Corte penale internazionale

Sono continuate a pervenire segnalazioni di maltrattamenti a opera della polizia, spesso a danno di cittadini stranieri, e di impiego di metodi di contenimento pericolosi e di forza eccessiva, in particolare durante operazioni di deportazione forzata. Un uomo ?orto durante la deportazione. Un uomo non armato ?tato ucciso in circostanze non ancora chiarite durante un inseguimento della polizia alla frontiera. Durante l?incontro annuale del Forum economico mondiale, il diritto di riunione pacifica e il diritto alla libert?i espressione sono stati soggetti a restrizioni.

Controllo dell?ordine pubblico durante il Forum economico mondiale

A gennaio centinaia di persone si sono riunite per manifestare contro il meeting annuale del Forum economico mondiale che si teneva a Davos, nella Svizzera orientale. ?stato impedito l?accesso nel paese o l?arrivo a Davos ad alcuni manifestanti e partecipanti agli incontri allestiti da organizzazioni non governative. A Davos ?tato proibito lo svolgimento di una manifestazione gi?rogrammata. Molti dimostranti sono stati respinti verso un villaggio vicino e sia l?sia a Zurigo, vi sono stati scontri violenti tra alcuni manifestanti e la polizia.

Sedici Ong che partecipavano al Forum, tra cui Amnesty International, hanno scritto al governo riconoscendo, da un lato, la responsabilit?elle autorit?ell?assicurare la sicurezza dei partecipanti al Forum ma, dall?altro, esprimendo preoccupazione per le restrizioni imposte al diritto di riunione pacifica e al diritto alla libert?i espressione, che sono garantiti dagli standard internazionali sui diritti umani e dalla costituzione federale. Al fine di salvaguardare tali diritti per il futuro, le sedici organizzazioni hanno chiesto che vengano riviste le strategie adottate per mantenere l?ordine pubblico durante gli incontri del Forum economico mondiale.

Il governo ha reso noto il proprio rammarico per le restrizioni imposte, ma ha affermato che «le misure di sicurezza erano necessarie» perch?e manifestazioni previste ? ha sostenuto ? minacciavano sia la sicurezza dei partecipanti al Forum, sia i loro diritti di libera riunione ed espressione.

Le autorit?anno anche specificato che saranno i tribunali a determinare se si sono verificate eventuali violazioni dei diritti costituzionali. A livello federale e cantonale sono state avviate analisi ufficiali su alcuni elementi collegati al mantenimento dell?ordine pubblico durante il Forum.

A settembre il tribunale federale ha stabilito che, considerato il rischio di possibili violenze, il divieto allo svolgimento della manifestazione di Davos non era stata una violazione dei diritti costituzionali di libert?i riunione ed espressione, ma ha anche affermato che le autorit?vrebbero dovuto prendere in esame altre opzioni.

Maltrattamenti durante l?arresto

Sono stati segnalati casi di maltrattamenti e uso eccessivo della forza da parte della polizia, spesso uniti a insulti di stampo razzista. Alcune indagini ufficiali condotte in merito a tali denunce si sono svolte in modo insoddisfacente. Nel mese di giugno ?tata presentata la bozza del codice di procedura penale che dovrebbe unificare gli attuali 26 codici cantonali e tre leggi federali sulla procedura penale. La consultazione sulla bozza dovrebbe concludersi nel febbraio 2002. Nel testo sono state inserite migliori tutele contro il maltrattamento dei detenuti durante la custodia di polizia, come la possibilit?mmediata di consultare un avvocato e di informare terze persone della detenzione.

*Una videoregistrazione fatta dai vicini di Cemal G??, un rifugiato turco di etnia curda con precedenti di psicopatie, ha mostrato alcuni agenti della polizia municipale di Berna nell?atto di colpirlo circa 15 volte con i manganelli al termine di un assedio al suo appartamento durato quattro ore durante le quali egli aveva minacciato gli agenti con un coltello. Alcuni agenti in uniforme gli hanno ripetutamente sparato proiettili di gomma e spray irritanti; per sottometterlo e bloccarlo a terra hanno esploso una granata assordante e usato i manganelli. Dopo che un medico gli ha iniettato un sedativo, Cemal G?? ha perso conoscenza e ha sub? un arresto cardiocircolatorio. ?morto in ospedale quattro giorni pi??rdi. Gli esiti dei primi esami medico-legali hanno rilevato ferite causate da un corpo contundente su volto, testa, torace e arti, nonch?ratture al volto. La polizia cantonale di Berna ha avviato un?indagine, sotto la direzione di un magistrato inquirente, volta a stabilire l?esatta causa della morte e se gli agenti della polizia municipale possono essere incriminati per lesioni corporali e omicidio colposo.

Maltrattamenti durante la deportazione forzata

Sono proseguiti vari procedimenti penali relativi a eccessivo uso della forza e impiego di metodi di contenimento pericolosi e degradanti durante le deportazioni forzate. In due casi la persona deportata era deceduta.

A luglio il tribunale distrettuale di B??h ha condannato un medico a cinque mesi di reclusione, poi sospesi, per l?omicidio colposo di Khaled Abuzarifa, un cittadino palestinese morto all?aeroporto di Zurigo-Kloten nel 1999. Prima della deportazione gli ?tato somministrato un sedativo, gli ?tata chiusa la bocca con nastro adesivo (un metodo che all?epoca era ufficialmente approvato), mani e piedi sono stati legati ed ?tato bloccato su una sedia a rotelle con una cinghia. Khaled Abuzarifa mor?er asfissia. Il giudice ha stabilito che il medico ? che ha presentato appello contro la sentenza ? aveva agito con negligenza sbagliando la diagnosi sui problemi respiratori di Khaled Abuzarifa (aveva ritenuto, infatti, che egli stesse fingendo) e non aveva assolto i propri obblighi professionali, da un lato consentendo a che la bocca del detenuto fosse sigillata con l?adesivo, dall?altro rifiutandosi di accompagnare all?aereo il detenuto e gli agenti. Il tribunale ha prosciolto due degli agenti della scorta e ha rinviato al procuratore, per ulteriori indagini, il caso del terzo agente coinvolto.

Sempre a luglio un?autopsia ha stabilito che la morte di Samson Chukwu, un cittadino nigeriano richiedente asilo, poteva attribuirsi ad asfissia causata dai pericolosi metodi di contenimento adottati da due agenti di polizia. Il decesso ?vvenuto in maggio, in un centro detentivo nel cantone di Valais, mentre Samson Chukwu stava per essere deportato con la forza. Gli agenti lo hanno fatto giacere sul pavimento faccia a terra con le mani legate dietro la schiena e un agente gli si ?eduto addosso. Nel mese di settembre il giudice inquirente ha deciso di non aprire alcuna inchiesta penale nei confronti degli agenti, argomentando che essi non avevano violato le procedure standard e non erano a conoscenza dei pericoli insiti nelle tecniche che avevano utilizzato perch?on erano stati addestrati in proposito. La famiglia di Samson Chukwu ha avviato un ricorso contestando le conclusioni del giudice.

?stato segnalato che un gruppo di lavoro sulle deportazioni creato nel dicembre 2000, composto da autorit?antonali e federali, ha fatto progressi verso l?adozione di linee guida comuni sulla conduzione delle operazioni di deportazione forzata e verso la creazione di una squadra di agenti appositamente addestrati. A giugno Amnesty International ha fatto appello a tutti i governi cantonali per la revisione urgente delle tecniche di contenimento, nonch?elle relative linee guida e dell?addestramento per il personale di polizia e sanitario adibito alle operazioni di deportazione. AI ha presentato numerose raccomandazioni perch?ali operazioni vengano condotte in sicurezza, tra cui il divieto dell?uso di metodi di contenimento che impediscano la respirazione e l?emanazione di idonee linee guida per ridurre al minimo il rischio di asfissia dei detenuti. A quanto risulta, il gruppo di lavoro ha preso in considerazione le raccomandazioni di AI.

Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani

Nel mese di novembre, dopo aver esaminato il secondo rapporto periodico della Svizzera sull?osservanza delle norme del Patto internazionale sui diritti civili e politici, il Comitato ha accolto con favore i progressi compiuti rispetto al primo rapporto ma ha ancora individuato carenze in un certo numero di settori, per esempio in merito alle denunce di violenze della polizia. Molte di tali preoccupazioni erano gi?tate sollevate da Amnesty International.

Il Comitato ha ordinato alla Svizzera di creare in ogni cantone «organismi indipendenti» che «raccolgano e indaghino efficacemente tutte le denunce di eccessivo uso della forza e altri abusi di potere da parte della polizia». I poteri di tali organismi «devono essere sufficienti a garantire che i responsabili vengano incriminati o, dove appropriato, sottoposti a sanzioni disciplinari sufficienti a scoraggiare futuri abusi e che le vittime siano adeguatamente risarcite». Il Comitato ha sottolineato che «la possibilit?i ricorrere all?azione giudiziaria non pu??stituirsi a tali meccanismi».

Il Comitato ha anche ordinato alla Svizzera di garantire che tutte le deportazioni forzate siano condotte in modo compatibile con le norme del Patto e ha sottolineato che «si deve assicurare che i metodi di contenimento non abbiano effetti deleteri sulla vita e sull?integrit?isica delle persone interessate». Il Comitato ha anche chiesto al governo di riferire entro 12 mesi sull?applicazione di tali raccomandazioni.

Incontro_annuale_di_Davos (last edited 2008-06-26 10:03:01 by anonymous)