Modulo QSPN - Esempio di uso degli indirizzi virtuali

Passo 9

In questo passo, siccome il g-nodo [0] non è pieno, possiamo assegnare a 𝜑N un indirizzo reale definitivo in esso, cioè modificare il [2, 0] in [0, 0]. O meglio, ciascun nodo che ha una identità in 𝜑N (vale a dire 𝛽i(1,2),N, 𝛾N ed 𝜀N) modifica l'indirizzo gestito da quella identità.

Alcuni comandi vanno dati sui nodi che hanno in 𝜑N la loro identità che gestisce l'indirizzo definitivo, vale a dire solo 𝛾N ed 𝜀N. Ad essi dobbiamo aggiungere l'indirizzo IP globale e gli indirizzi IP interni ai propri g-nodi di livello maggiore del livello di 𝜑, cioè 1. Nel nostro caso, l'indirizzo nella classe 10.0.0.0/24 e quello nella classe 10.0.2.0/24. Dopo vanno cambiate le rotte nella relativa tabella di modo da avere questi indirizzi come source preferiti, "src", per i pacchetti originati dal nodo.

Inoltre, su ogni nodo che ha una identità in 𝜑N, per ogni rotta verso indirizzi IP interni ai propri g-nodi di livello minore o uguale al livello di 𝜑, cioè 1, va aggiunta una analoga rotta che abbia quella destinazione espressa come indirizzo IP globale e una per ogni indirizzo IP interno ai propri g-nodi di livello maggiore del livello di 𝜑.

Quindi diamo questi comandi:

I percorsi che ogni nodo in 𝜑N aveva memorizzati come nodo con indirizzo [X, 2, 0] valgono ora per il suo indirizzo [X, 0, 0].

Ogni border-nodo in 𝜑N comunica via ETP ai suoi vicini esterni a 𝜑N, cioè a 𝛽B e 𝛿, che non è più possibile raggiungere tramite lui l'indirizzo [2, 0]; ma che ora è possibile raggiungere tramite lui l'indirizzo [0, 0].

L'effetto di questo ETP, che contiene solo modifiche a percorsi verso g-nodi di livello 1, è comunque limitato ai nodi del g-nodo di livello 2, cioè a 𝛼 e 𝛽B. Nel senso che quando esso raggiunge il nodo 𝛿 non contiene nessuna novità.

Quindi diamo questi comandi:

Di nuovo, i nodi in 𝜑N sono in grado di comunicare con gli altri nodi della rete.

Proseguiamo con il passo 10.