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Leggete questo editoriale di film critica.

Gli Stati Generali dello spettacolo italiano


Da diversi anni, non c’è stato editoriale di questa rivista in cui non si indicasse la grave crisi del cinema italiano, la carenza di iniziative politiche atte a fronteggiarla, l’esigenza e l’urgenza di una netta inversione di tendenza. Intanto la situazione è ulteriormente peggiorata, principalmente a causa dei tagli, programmati dal Governo, al Fondo Unico dello Spettacolo (FUS) nella Finanziaria 2006. Al momento non sappiamo se in Parlamento il FUS sarà reintegrato, ma sappiamo di certo che tutte – tutte! – le categorie dello Spettacolo, come mai era avvenuto in passato, hanno trovato una straordinaria unità, tanto nella protesta quanto nella proposta, dando vita agli Stati generali dello spettacolo italiano, cui naturalmente aderisce anche il nostro Sindacato. La posizione di questo movimento, di questa qualificata e qualificante parte della “società civile”, è espressa in modo sintetico ma preciso nel documento intitolato Per una nuova politica culturale, redatto in occasione dell’ultima riunione degli stessi Stati generali lo scorso 29 novembre; documento che qui di seguito, condividendone appieno la sostanza, riportiamo integralmente.

«Tutte le organizzazioni promotrici degli stati generali dello spettacolo italiano partono da una premessa e da alcuni principi fondamentali.
Il progresso di una nazione non è solo un fatto economico e materiale, ma si basa per larghissima parte sulla sua vita culturale. La cultura è da sostenere quale settore strategico in cui la Repubblica è tenuta ad investire, avendo come fine la crescita intellettuale e sociale dell’intero Paese.
Una nuova politica culturale deve guardare allo spettacolo come strumento fondamentale di espressione, conoscenza e circolazione delle idee. Ma anche come grande veicolo nel mondo di tutta la ricchezza molteplice della nostra storia, identità, capacità creativa.
Per questo noi tutti qui presenti chiediamo una profonda azione riformatrice che disciplini l’intero settore nel naturale rispetto della Costituzione. Chiediamo leggi scevre da una concezione esclusivamente economicistica del valore culturale, in grado di esaltare la creatività contenendo la standardizzazione dei meccanismi di contribuzione.
Certi dell’immenso ritorno di immagine, utile economico, funzione sociale e valenza occupazionale di una nuova e forte politica per i beni culturali e lo spettacolo, riteniamo che le future riforme dovranno:
• definire lo spettacolo quale area di investimento, e non di spesa, con adeguata copertura finanziaria che garantisca certezza e stabilità di risorse;
• recuperare il valore reale del Fondo Unico dello Spettacolo, agganciato a parametri valutativi certi, per poi procedere ad una sua compiuta riforma;
• individuare nuove logiche e meccanismi di finanziamento, anche armonizzando e coordinando gli interventi dei diversi livelli istituzionali;
• affrancare l’investimento nella cultura dai vincoli del Trattato di Maastrich;
• definire una legge sulle attività di tutti i lavoratori dello spettacolo (artisti, tecnici, maestranze) che disciplini la loro formazione, l’accesso al lavoro, il diritto alla contrattazione collettiva, ed agli ammortizzatori sociali:
• dotare il settore di un sistema di incentivi fiscali che possano anche favorire l’apporto degli investimenti privati nello spettacolo;
• prevedere la presenza diretta delle parti sociali, delle categorie professionali e culturali nelle sedi di definizione di indirizzi e di elaborazione di progetti;
• superare le distorsioni di mercato derivanti dall’abuso di posizioni dominanti;
• ridefinire e rafforzare il sistema di interventi riguardanti la formazione e la promozione del pubblico;
• definire un nuovo e corretto rapporto tra attività dello spettacolo ed emittenza radiotelevisiva.

Le organizzazioni promotrici di questi Stati generali dello Spettacolo si impegnano alla realizzazione di tavoli di lavoro aperti a tutte le categorie del settore, allo scopo di individuare ed elaborare i punti fondamentali su cui imperniare le nuove leggi i riforma, nella consapevolezza che tutto quanto sin qui enunciato riguardi gli interessi dell’intera collettività, della libertà di espressione e di circolazione delle idee: in altre parole, e sino in fondo, della democrazia.

In questo momento, per non entrare subito in una fase di stallo, penso che si debba organizzare in modo scientifico la prossima riunione. Si è capito che l'interesse si è decisamente orientato sulle fasi concrete di produzione e distribuzione di film low budget.

Per cui propongo i nuovi punti di discussione ed azione per le prossime riunioni.

1. Costituzione di un gruppo mediante la formulazione di un data base del cinema spontaneo (elenco dei nomi - mailing list - e raccolta delle produzioni low-budget sul territorio campano)

2. Elenco delle possibilità produttive. ( qui l'impegno è votato a capire quali sono le forze produttive esistenti e quali forme creative di produzione e approvigionamento dei fondi siamo capaci di immaginare e proporre al mercato)

3. Elenco delle possibilità di divulgazione e distribuzione.

4. Proposte di strutture. (cinema dessè, struttura per la formazione e la sperimentazione cinematografica all'interno della città dei giovani)

5. Presentazione di nuovi progetti. (Soggetti, sceneggiature, articoli di critica)

Leggete questo editoriale di film critica.

Gli Stati Generali dello spettacolo italiano

Da diversi anni, non c’è stato editoriale di questa rivista in cui non si indicasse la grave crisi del cinema italiano, la carenza di iniziative politiche atte a fronteggiarla, l’esigenza e l’urgenza di una netta inversione di tendenza. Intanto la situazione è ulteriormente peggiorata, principalmente a causa dei tagli, programmati dal Governo, al Fondo Unico dello Spettacolo (FUS) nella Finanziaria 2006. Al momento non sappiamo se in Parlamento il FUS sarà reintegrato, ma sappiamo di certo che tutte – tutte! – le categorie dello Spettacolo, come mai era avvenuto in passato, hanno trovato una straordinaria unità, tanto nella protesta quanto nella proposta, dando vita agli Stati generali dello spettacolo italiano, cui naturalmente aderisce anche il nostro Sindacato. La posizione di questo movimento, di questa qualificata e qualificante parte della “società civile”, è espressa in modo sintetico ma preciso nel documento intitolato Per una nuova politica culturale, redatto in occasione dell’ultima riunione degli stessi Stati generali lo scorso 29 novembre; documento che qui di seguito, condividendone appieno la sostanza, riportiamo integralmente.

«Tutte le organizzazioni promotrici degli stati generali dello spettacolo italiano partono da una premessa e da alcuni principi fondamentali. Il progresso di una nazione non è solo un fatto economico e materiale, ma si basa per larghissima parte sulla sua vita culturale. La cultura è da sostenere quale settore strategico in cui la Repubblica è tenuta ad investire, avendo come fine la crescita intellettuale e sociale dell’intero Paese. Una nuova politica culturale deve guardare allo spettacolo come strumento fondamentale di espressione, conoscenza e circolazione delle idee. Ma anche come grande veicolo nel mondo di tutta la ricchezza molteplice della nostra storia, identità, capacità creativa. Per questo noi tutti qui presenti chiediamo una profonda azione riformatrice che disciplini l’intero settore nel naturale rispetto della Costituzione. Chiediamo leggi scevre da una concezione esclusivamente economicistica del valore culturale, in grado di esaltare la creatività contenendo la standardizzazione dei meccanismi di contribuzione. Certi dell’immenso ritorno di immagine, utile economico, funzione sociale e valenza occupazionale di una nuova e forte politica per i beni culturali e lo spettacolo, riteniamo che le future riforme dovranno: • definire lo spettacolo quale area di investimento, e non di spesa, con adeguata copertura finanziaria che garantisca certezza e stabilità di risorse; • recuperare il valore reale del Fondo Unico dello Spettacolo, agganciato a parametri valutativi certi, per poi procedere ad una sua compiuta riforma; • individuare nuove logiche e meccanismi di finanziamento, anche armonizzando e coordinando gli interventi dei diversi livelli istituzionali; • affrancare l’investimento nella cultura dai vincoli del Trattato di Maastrich; • definire una legge sulle attività di tutti i lavoratori dello spettacolo (artisti, tecnici, maestranze) che disciplini la loro formazione, l’accesso al lavoro, il diritto alla contrattazione collettiva, ed agli ammortizzatori sociali: • dotare il settore di un sistema di incentivi fiscali che possano anche favorire l’apporto degli investimenti privati nello spettacolo; • prevedere la presenza diretta delle parti sociali, delle categorie professionali e culturali nelle sedi di definizione di indirizzi e di elaborazione di progetti; • superare le distorsioni di mercato derivanti dall’abuso di posizioni dominanti; • ridefinire e rafforzare il sistema di interventi riguardanti la formazione e la promozione del pubblico; • definire un nuovo e corretto rapporto tra attività dello spettacolo ed emittenza radiotelevisiva.

Le organizzazioni promotrici di questi Stati generali dello Spettacolo si impegnano alla realizzazione di tavoli di lavoro aperti a tutte le categorie del settore, allo scopo di individuare ed elaborare i punti fondamentali su cui imperniare le nuove leggi i riforma, nella consapevolezza che tutto quanto sin qui enunciato riguardi gli interessi dell’intera collettività, della libertà di espressione e di circolazione delle idee: in altre parole, e sino in fondo, della democrazia.

cinemaspontaneo (last edited 2008-06-26 09:59:31 by anonymous)