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== gror ore 17 == '''Iraq''' Una manifestazione contro la presenza dei militari usa a Baghdad e a favore di un "governo genuinamente" iracheno si è svolta oggi dopo la rituale preghiera del venerdì vicino alla moschea di Adamyah, nella capitale. Non sono mancati momenti di tensione, quando una quindicina di marine americani a piedi, ma con i fucili mitragliattori puntati sono apparsi nei dintorni della moschea. Fonti giornalistiche italiane contattate per telefono a Baghdad hanno riferito che la maggior parte degli oratori che hanno parlato alla manifestazione hanno più volte scandito lo slogan: "nè Saddam, nè Bush". Si trattava soprattutto di fedeli sunniti, che sono una minoranza in Iraq rispetto agli sciiti, ma che, sotto Saddam Hussein, detenevano le principali leve del potere. Religiosi sunniti hanno detto che gli iracheni sono tutti fratelli. "Abbiamo lo stesso dio e lo stesso credo", hanno gridato aggiungendo che le divisioni presentate all'oèpinione pubblica mondiale fra le due confessioni islamiche " le vogliono solo gli Stati Uniti". A tre quarti della predica, si sono avuti momenti di tensuione per l'apparizione dei marine armati, ma poi la situazione è tornata calma. decine di migliaia di manifestanti a baghdad hanno protestato contro la presenza degli stati uniti in iraq dopo le preghiere del Venerdì. Portando striscionii con su scritto "Lasciate il nostro paese, vogliamo la PACE", i manifestanti fuori la moschea di Abu Hanifa Al-Numan scandiscono slogan come "No America, No Saddam" e "Qeusta terra è per gli Sciiti e i Sunniti" in segno di unità tra queste due fazioni. Il 60% della popolazione irachena (25 milioni di persone) è infatti Sciita, e sono stati duramente perseguitati sotto il regime di Saddam, appoggiato invece dai Sunniti. I manifestanti chiedono libertà e unità per il popolo iracheno al più presto possibile per buttarsi alle spalle anni di conflitti tra i due popoli (sciiti e sunniti). Si tratta della prima manifestazione nella capitale irachena, cosa che rappresenta una tappa significativa. Nella prima preghiera del Venerdì dopo l'ingresso dei Tank statunitensi a Baghdad, Iman Ahmad Al-Kubaisi nel suo sermone ha definito l'invasione degli stati uniti come un'azione in difeso di Israele e ha negato che l'Iraq possegga armi di distruzione di massa. '''Futuro governo''' Nella sua prima apparizione pubblica a Baghdad, Ahmed Chalabi ha detto che l'istituzione dell'autorità ad interim per la guida dell'Iraq è questione di "settimane piuttosto che mesi". Il leader dell'Iraqi National Congress è ritenuto il favorito dagli Stati Uniti per la guida dell'autorità. Chalabi non è entrato nel dettaglio delle tappe che dovrebbe portare al passaggi odi poteri ma ha detto che comunque si dovrà attendere "la ricostruzione dei servizi base da parte di Jay Garner", il generale Usa in pensione designato per la guida dell'amministrazione militare. '''Mobilitazioni''' - Greenpeace ha terminato oggi la sua veglia tenuta per quattro settimane davanti all'ambasciata americana a Berlino per protestare contro la guerra in Iraq. In chiusura della protesta e' stato srotolato oggi uno striscione lungo 300 metri sul quale migliaia di persone avevano manifestato in 20 lingue la loro protesta contro la guerra. Dopo Pasqua, come indicato da una portavoce dell'organizzazione ambientalista, lo striscione sara' consegnato all'ambasciatore Usa Daniel Coats. Greenpeace ha fatto sapere di volersi ora concentrare a risolvere gli effetti della guerra In Italia invece il Consiglio dei Ministri ha deliberato l'annullamento straordinario dell'ordinanza adottata dal sindaco del comune di Falconara Marittima del 20 marzo scorso, con cui si disponeva il divieto di atterraggio nell'aeroporto locale per gli aerei militari delle parti belligeranti nel conflitto iracheno '''Affari di guerra''' Il governo sta approntando le misure di sostegno alle imprese che saranno coinvolte nella ricostruzione dell'Iraq. Nell'ambito della "task force" istituita presso la Farnesina, "stiamo confezionando un pacchetto di strumenti - precisa il vice ministro alle Attivita' Produttive, con delega al Commercio Estero, Aldolfo Urso - per il sistema imprenditoriale, coinvolgendo Ice, Sace, Simest". Una prima riunione di ricognizione presieduta da Urso, sulla base degli obiettivi delineati dal ministro Antonio Marzano e che riguardano l'individuazione dei settori d'intervento e delle aziende potenzialmente interessate al processo di ricostruzione, si e' svolta ieri. Il gruppo di studio tornera' a vedersi giovedi' 24 aprile, per decidere quali strumenti di assistenza finanziaria e assicurativa estendere all'area dell'Iraq. "Le aziende italiane avranno certamente una presenza significativa in Iraq - evidenzia Urso che in materia ha continui contatti con le autorita' Usa - per il ruolo politico riconosciuto all'Italia non solo dagli americani ma anche dagli stessi iracheni". I settori d'interesse per l'Italia "in Iraq vanno dall'energia alle costruzioni - spiega Urso - alle infrastrutture, servizi, recupero ambientale ed architettonico, agroalimentare". Il governo italiano si augura "che il prima possibile intervengano l'Ue e l'Onu sulla questione della ricostruzione - conclude Urso - ma in attesa di queste indicazioni noi ci stiamo muovendo innanzitutto sul piano umanitario e poi per la ricostruzione, nell'ambito di una cornice politica e diplomatica Per gli interventi umanitari in Iraq il governo dovrebbe privilegiare quelle organizzazione non governative piu' vicine alla Cdl. Lo sostiene il deputato di An Giampaolo Landi di Chiavenna, per il quale ''e' sorprendente come i movimenti di sinistra, che hanno duramente contestato la politica estera del Governo italiano, oggi cerchino di utilizzare i fondi destinati agli interventi umanitari in Iraq''. ''Mi auguro - ha concluso Landi - che il Governo italiano sappia e voglia privilegiare le Ong vicine alla maggioranza. Infatti quelle organizzazioni che dicono di essere gia' operative in Iraq in realta' sono quelle che hanno trovato, da tempo, sponde con il defunto regime di Saddam. Queste Ong, pertanto, non meritano di essere coinvolte nei progetti di intervento in quanto si tratta di organizzazioni dichiaratamente contro il Governo italiano''. '''Nadia Lioce''' All'uscita dal carcere di Sollicciano, dopo l'interrogatorio della sua assistita Nadia Desdemona Lioce, indagata anche per gli omicidi Biagi e D'Antona, l'avvocato Attilio Baccioli ha criticato il modo in cui vengono portate avanti le inchieste che riguardano la brigatista. In merito all'omicidio D'Antona, per il quale Lioce è stata sentita oggi dal gip del tribunale di Roma, Maria Teresa Covatta (l'indagata non ha risposto, ma ha consegnato un documento), l'avvocato ha rilevato una "carenza di indizi rilevanti". In particolare, però, l'avvocato si è soffermato sull'inchiesta della Procura di Bologna sull'omicidio Biagi. "Siamo al di fuori di ogni conoscenza e fondamento da parte della Procura di Bologna. Tutto ciò è anomalo e dimostra come nei processi politici si saltano tutte le procedure e si fa conoscere a terzi tutto quello che accade in istruttoria prima che l'indagato ne sia a conoscenza". Secondo Baccioli, il modo in cui sono emerse le notizie sul coinvolgimento di Lioce nell'indagine sull'omicidio Biagi "supera ogni limite di quanto accaduto nelle istruttorie precedenti". Il fatto che, ha insistito, "atti riservati finiscano sulla stampa senza che sia consentito l'esercizio del diritto alla difesa va oltre i limiti raggiunti nei precedenti processi politici Il difensore della Lioce, l' avvocato Baccioli, dopo l' interrogatorio, all' uscita dal carcere, ha detto ai giornalisti di aver contestato gli indizi contenuti nell' ordine di custodia cautelare per l' omicidio D' Antona spiccato dal Gip Maria Teresa Covatta. ''Ho spiegato - ha detto il legale - la assoluta carenza di indizi rilevanti. In particolare l' indizio principale sarebbe stato un riconoscimento della Lioce in relazione alla ampiezza del suo bacino sulla base delle immagini registrate dalle telecamere di via Salaria. Ma che valore puo' mai avere un rilievo sull' ampiezza del bacino della Lioce - ha aggiunto il legale - quando quelle telecamere hanno registrato le figure di almeno un migliaio di persone tra cui chissa' quante potrebbero avere un bacino di ampiezza analoga a quella della mia assistita''. Per quanto riguarda il delitto Biagi il legale ha protestato per la fuga di notizie sulla richiesta di ordinanza di custodia cautelare da parte della procura Bolognese. ''Questo fatto - ha spiegato il legale - dimostra come nei processi politici venga saltata ogni procedura. Esiste un esplicito divieto di far conoscere a terzi elementi del processo prima che ne sia avvertito l' indagato e invece si e' fatto filtrare alla stampa queste notizie. E' un comportamento che supera ogni limite raggiunto nei precedenti processi politici''. Quanto all' ipotesi di un ricorso al tribunale del riesame contro l' ordine di custodia spiccato dal Gip di Roma, l' avvocato Baccioli ha detto: ''La mia assistita ha detto di non essere interessata alle questioni relative ad un riesame del provvedimento. Comunque mi lascera' fare le eventuali contestazioni - ha spiegato ancora il legale - anche per permettermi di rilevare le contraddizioni del sistema sul fronte dei processi politici, come l' edizione di ordine di custodia cautelare che non sono basati sul alcun indizio''. Il legale ha infine spiegato che e' terminato l' isolamento stretto nei confronti della sua assistita la quale, ha aggiunto, ha potuto cominciare a leggere i giornali, oltre ad aver ricevuto le visita da parte dei familiari piu' stretti. La delegazione cubana presso la Commissione Onu dei diritti umani ha reagito alla risoluzione contro L’Avana, approvata ieri, definendo “ripugnanti lacché” i tre Paesi promotori, Perù, Uruguay e Costarica. Il rappresentante del regime di Fidel Castro, Juan Antonio Fernández Palacios, ha affermato che il suo Paese “prova solo disprezzo per la doppia morale che alcuni mostrano in Commissione, chiamando in causa chi vuole condannare Cuba senza pronunciare una sola parola sui prigionieri che gli Usa mantengono nella base cubana di Guantanamo”. Ha poi parlato di “vergognose pressioni” da parte degli Stati Uniti sui paesi dell'America Latina, dell'Africa e su altri del Terzo Mondo per ottenere una maggioranza sulla mozione di condanna”. Tesi rilanciata dall’agenzia di stampa ufficiale, Prensa Latina: “A varie delegazioni, come a quella della Sierra Leone, è stato minacciato il ritiro degli uomini della missione di pace e degli aiuti finanziari”. Sta di fatto che è risultato determinante, in sede di votazione, l’apporto dei Paesi latinoamericani. Nonostante l’astensione di Brasile e Argentina, Uruguay, Cile, Guatemala, Messico, Paraguay, Perù e Costa Rica hanno votato a favore della mozione. Sul versante opposto si è schierata proprio l’Africa con Algeria, Burkina Faso, Repubblica democratica del Congo, Gabon, Libia, Sudafrica, Sudan e Zimbabwe. Uganda, Togo, Swaziland, Senegal e Kenya si sono astenuti. Resta da capire, vista l’ondata di sdegno suscitato nella comunità internazionale dal giro di vite del regime contro la dissidenza interna, il reale valore di una risoluzione definita “moderata”, che esorta L’Avana a ricevere la rappresentante personale dell'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, la giurista francese Christine Chanet. È stato invece bocciato l’emendamento proposto dal Costarica, che esortava il governo cubano a “garantire il rispetto di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali, in particolare la libertà di espressione e il diritto ad un processo equo”, in riferimento alla recente ondata di arresti tra le fila del dissenso e alla fucilazione dei tre dirottatori del traghetto. Bocciato anche il primo paragrafo di un emendamento presentato dall’Avana che chiedeva la revoca dell’embargo “unilaterale e illegale contro Cuba imposto dagli Stati Uniti e che costituisce una violazione flagrante dei diritti umani del popolo cubano, in particolare quello all'alimentazione e alla salute”. Un secondo paragrafo, che denunciava gli effetti degli ''atti terroristici'' degli Stati Uniti contro l’isola, è stato annullato su richiesta dello stesso rappresentante cubano. Dalla Casa Bianca è giunto un plauso alla condanna, considerata “un forte messaggio di sostegno ai cubani che ogni giorno lottano per difendere i loro diritti”. Ma secondo il 'New York Times', il presidente americano George W. Bush starebbe studiando nuove e più pesanti misure contro Castro, tra cui anche quella di proibire le rimesse di fondi a parenti nell'isola o di bloccare i voli diretti. Al Nyt ha replicato oggi il governo dell’Avana, attraverso Prensa Latina: un irrigidimento delle posizioni americane non farà altro che stimolare l’immigrazione illegale verso gli Usa ''' grecia''' La polizia greca ha incriminato ieri 84 dei 105 dimostranti fermati ieri durante le manifestazioni, spesso sfociate in episodi di violenza e scontri con la polizia, contro la globalizzazione in concomitamza con il vertice Ue ad Atene. Quattro degli incriminati sono accusati di aver provocato esplosioni; e ancora di detenzione di materiale esplosivo, di resistenza alla polizia e di disturbo dell’ordine pubblico. Trattenuti in prigione, i quattro saranno ascoltati oggi dal procuratore. Per gli altri ottanta l’accusa è di detenzione di esplosivi e disturbo dell’ordine pubblico. Appresa la notizia dell’incriminazione, ieri mattina un centinaio di giovani No-Global hanno manifestato in segno di protesta per i loro compagni davanti alla sede della Procura nella capitale ellenica. == GR Ore 13,00 == '''IRAQ''' '''Situazione militare''' I Marines americani dovrebbero lasciare Baghdad prima del 22 aprile, quando l'esercito Usa sara' penetrato e avra' messo al sicuro la capitale, indicano oggi fonti militari americane. Circa 400.000 uomini della quarta divisione di fanteria americana, l'unita' piu' moderna del mondo perche' interamente informatizzata, e' attesa in Iraq provenendo dal Kuwait nel corso dei prossimi giorni, per garantire la sicurezza in tutto il paese, privo di strutture amministrative e civili dopo la caduta di Saddam. Queste truppe avranno per obiettivo l'eliminazione degli uomini della milizia di Saddam, e di eventuali resistenti.. Si tratta in sostanza dell'invio di polizia militare con compiti di repressione, per poter assicurare il controllo totale del paese. Qualsiasi forma di opposizione alle truppe americane verrà giudicata come azione offensiva,e quindi sarà legittima l'uccisione. Prove di questo si sono già avute nei giorni scorsi, con gli spari sulla folla che manifestava. Prove che hanno fatto alemno 20 morti civili. '''Esercito invasore''' Ma l'arroganza americana, palese nelle grandi operazioni militari, trova rappresentazione di sè anche nelle piccole e quotidiane. Hanno fatto il giro del mondo le immagini dei militari stravaccati nei palazzi che furono di Saddam, le scene dell'abbattimento delle statue, i pacchi alimentari gettati con disprezzo su una popolazione affamata da anni di embargo e settimane di bombardamenti. E adesso, è caccia grossa: nei boschetti presso la pista aerea di Tikrit, dove si trova lo squadrone 271 dei marine Usa, continuano ad aggirarsi sparuti branchi di gazzelle. E i marine Usa, stufi del solito rancio, aprono la caccia. Poi, davanti alle telecamere inglesi e americane, vantano le delizie del loro nuovo pranzo. Invano il dipartimento di Stato dirama note per inviatare i soldati a comportamenti che non diano l'idea di un esercito invasore: la realtà è quella che è , e neanche la patria del cinema riesce a trovare il regista giusto per nasconderla '''Rumsfeld''' Dopo aver criticato a lungo gli ispettori Onu perchè non sarebbero stati capaci di trovare la "pistola fumante", le armi di distruzione di massa di Saddam, ora anche il ministro della Difesa Usa Donald Rumsfeld ammette che trovare quelle armi sarà dannatamente difficile. Potremmo non farcela, dice. Ma in realtà, aggiunge - non è così mportante. In difficoltà dopo quasi un mese di presenza Usa in Iraq, Rumsfeld spiega: "vi dico cosa accadrà. Troveremo qualcuno disposto a parlare e a dirci di quelle armi". E'una precisazione interessante. Le armi in quanto tali, dice in pratica il ministro Usa, potremmo anche non trovarle. Ma troveremo certamente qualcuno che ci dirà che esistevano. "Non è come una caccia al tesoro - dice Rumslfeld citato da Sky News - non basta guardarsi intorno... gli ispettori Onu non hanno trovato niente e dubito che noi riusciremo a trovare qualcosa. Quello che vogliamo trovare sono persone che ci dicano la verità sulle armi irachene". Rumsfeld non sembra avere in mente quella che apparentemente è la soluzione più logica, che le armi non si trovano perchè non ci sono,o forse lo sa benissimo, ma tenta ancora di legittimare la sua giustificazione della guerra. Che poi abbia dato mandato ad una unità speciale tutta americana di trovare le armi, e non alla comunità internazionale, è per lui del tutto irrilevante. A proposito della diffidenza nei confronti dei controlli effettuati dal personale Onu da parte degli Stati Uniti, che preferiscono affidarli invece ai propri militari, Blix ha sottolineato che ne va della credibilita' delle loro stesse ricerche, e che degli ispettori Washington finira' per avere bisogno. "Finora gli americani armi di distruzione di massa non ne hanno trovate", ha ricordato. "Penso che a un certo punto saranno lieti di disporre di una qualche verifica credibile a livello internazionale di cio' che troveranno". Alla domanda se il vecchio regime di Baghdad potesse in realta' dire la verita' quando insisteva nell'affermare di non possedere arsenali di sterminio, il capo dell'Unmovic si e' limitato a osservare di "essere forse un po' piu' incline a credere alle autorita' irachene adesso" di quanto non lo fosse prima della guerra. "Penso sia troppo presto per trarre conclusioni", si e' peraltro affrettato a notare. "Ritengo si debbano esaminare piu' accuratamente parecchi altri siti". '''Appalti''' ma le motivazioni della guerra passeranno in secondo piano, e non saranno più argomento di discussione, non appena sarà pronto il piano èper la ricostruzione, un businnes che fa gola a troppi perchè qalcuno metta i necessari distinguo. Il primo contratto per la ricostruzione dell'Iraq? E'stato assegnato dal governo federale statunitense alla Bechtel Group di San Francisco. Una decisione che ha suscitato molte polemiche soprattutto fuori dagli Usa. L'azienda, che ha battuto i rivali della Parsons, dovrà occuparsi della ricostruzione degli aeroporti, delle condotte idriche e di numerose altre infrastrutture. Ovviamente, la Bechtel dovrà ricorrere al subappalto e qui, spiega un articolo del New York Times, si apre un problema politico. Le aziende britanniche non sono certo felici di vedersi escluse dalla torta della ricostruzioone, e il premier Tony Blair ha più volte insistito presso George W. Bush perchè la Casa Bianca conceda all'Onu un ruolo ben più ampio di quello di semplice 'braccio umanitario' della coalizione. Anche le industrie europee non vogliono rimanere tagliate fuori: ma l'Amministrazione Bush, oltre a voler ricordare a Francia e Germania il prezzo politico da pagare per non aver appoggiato l'intervento, vogliono che siano le aziende americane ad occuparsi della ricostruzione proprio per dimostare il ruolo di "liberatore" degli Stati Uniti, portatori di prosperità e democrazia. '''Tribunale''' E' sul piano legale internazionale invece che potrebbero esserci dei problemi, anche se solo d'immagine, per la coalizione anglo-americana Sostenuti dall'ong belga 'Medici per il terzo mondo', un gruppo di iracheni sta studiando la possibilita' di denunciare il generale americano Tommy Franks per crimini di guerra. Lo afferma oggi il quotidiano 'Le Soir', precisando che la causa si appoggerebbe sulla legge della 'competenza universale', in base alla quale la magistratura belga e' competente sui crimini di guerra e contro l'umanita' commessi in qualsiasi parte del mondo. La denuncia contro il comandante Franks riguarderebbe una lunga serie di azioni compiute dagli americani in Iraq, fra le quali il bombardamento di un mercato e l'impiego di bombe a frammentazione, oltre alla negligenza con la quale i marines hanno reagito ai saccheggi degli ospedali. Sulla base della 'competenza universale', in passato sono state aperte in Belgio diverse denunce, per esempio contro il premier israeliano Ariel Sharon per il massacro di Sabra e Shatila e, piu' recentemente, contro Bush padre e il segretario di stato americano Colin Powell per la prima guerra del Golfo. La denuncia degli iracheni - sottolinea il giornale - potrebbe incontrare seri ostacoli, visto che la 'competenza universale' e' stata modificata proprio qualche giorno fa dal Senato belga, che ha ristretto significativamente la portata della legge. Negli ultimi anni, l'applicazione della norma ha dato luogo a numerosi problemi nei rapporti diplomatici e politici tra Bruxelles e alcuni paesi terzi, in primo luogo Israele e Usa. La prospettiva di un deferimento alle corti internazionali era già stata prospettata prima dello scoppio della guerra, nei confronti della gran bretagna, che ha firmato il trattato della corte penale internazionale, rifiutato invece dagli USA. '''Palestina''' E' attesa per domenica la presentazione del nuovo governo palestinese guidato da Abu Mazen. Lo riportano fonti palestinese, secondo le quali il premier palestinese incaricato si presentera' fra due giorni al Consiglio legislativo palestinese per chiedere l'approvazione della lista dei ministri. Anche se, rivelano ancora le fonti, continua ad esserci una disputa fra il premier ed Yasser Arafat sul ruolo che dovra' svolgere all'interno dell'esecutivo Mohammed Dahlan, l'ex capo della sicurezza nella Striscia di Gaza. Abu Mazen vorrebbe affidargli la guida dell'autorita' che dovra' combattere le azioni violente, ma la designazione non sarebbe gradita ad Arafat. Secondo quanto e' stato finora rivelato, l'accordo di massima raggiunto sulla composizione del governo prevede che Yasser Abed Rabbo assuma la guida del ministero che dovra' negoziare con Israele, mentre Saeb Erekat, l'attuale capo negoziatore palestinese, diventera' il ministro del Turismo o delle Comunicazioni Quattro agenti della polizia di frontiera israeliana sono stati arrestati perche' sospettati di essere responsabili dell'omicidio di un diciottenne palestinese, avvenuto lo scorso 30 dicembre a Hebron: la vittima, Imran Abu Ramdieh, fu sequestrato dalla sua casa e pestato a sangue fino a provocarne la morte; il cadavere fu poi abbandonato nei pressi di una postazione di pattuglia. Il coinvolgimento dei quattro poliziotti comincio' a emergere in seguito all'autopsia; un'inchiesta interna, aperta in seguito alla denuncia presentata dai familiari dell'adolescente palestinese, e le deposizioni di testimoni oculari hanno poi rafforzato la tesi accusatoria. '''Afganistan''' Serie preoccupazioni per il riemergere della violenza in alcune regioni dell?Afghanistan sono state espresse dall?Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Ruud Lubbers, che ha sottolineato come l?insicurezza minacci i programmi di rimpatrio dei profughi nel Paese asiatico. ?Lo scorso anno ? ha ricordato Lubbers ? l?Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), in collaborazione con i suoi partner, ha assistito il rimpatrio di oltre 2 milioni di persone, ma i futuri rimpatri sono minacciati dall?insicurezza che prevale in diverse aree dell?Afghanistan?. Sottolineando che si sono ancora oltre 3 milioni di rifugiati afgani in Iran e in Pakistan, L?Alto commissario ha sollecitato le autorit?i Kabul e la comunit?nternazionale ad adottare provvedimenti in grado di garantire la tranquillit?oprattutto nelle zone rurali. Il pi??cente episodio, indicativo del clima di violenza che si respira nel Paese, risale a ieri notte, quando intorno alle 22:00 locali si ?erificata un?esplosione in una localit?re chilometri a nordest del centro della capitale, Kabul. Per fortuna la deflagrazione non ha causato vittime, n?ravi danni. La polizia ha inoltre informato di aver rinvenuto nelle vicinanze un?altra bomba inesplosa. Mercoled?corso un?esplosione aveva devastato gli uffici dell?Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l?infanzia) a Jalalabad, citt?ell?est dell?Afghanistan considerata una delle roccaforti del deposto regime dei talebani. Va ricordato che, dopo la recente uccisione di Ricardo Mungia, un operatore del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr), una decina di organizzazioni non governative internazionali (ong) ha ritirato, almeno temporaneamente, il proprio personale dalla regione di Kandahar. Inoltre dal 20 marzo scorso, giorno di inizio della guerra in Iraq, l?ufficio dell?Acnur a Spin Boldak ?tato chiuso e anche le operazioni a Chaman, localit?i frontiera con il Pakistan, sono state ridotte. '''ITALIA''' '''E' MORTO GIUSEPPE FIORI''' E' morto ieri sera a Roma Giuseppe Fiori, giornalista e scrittore. Fiori, che e' stato anche senatore della Sinistra Indipendente per tre legislature, e' deceduto dopo lunga malattia nella sua abitazione romana. Era nato il 27 gennaio del 1923 a Silanus, in provincia di Nuoro.Ha dedicato i suoi libri al racconto della vita di personaggi politici ed intellettuali che maggiormente hanno lasciato un segno nella vita pubblica italiana: l'anarchico Schirru (l'italoamericano che aveva progettato un attentato contro Benito Mussolini), Antonio Gramsci, Enrico Berlinguer, Ernesto Rossi, Carlo e Aldo Rosselli '''Esplode bomba carta nel quartiere San Lorenzo''' Una bomba carta è esplosa attorno alle 8.30 a Roma in via dei Sabelli, nel quartiere San Lorenzo, distruggendo un ciclomotore. Il fatto è avvenuto attorno alle 8.30. Sul posto sono giunti vigili del fuoco, carabinieri e artificieri perché in terra è rimasta una seconda bomba carta inesplosa. La strada è chiusa al traffico all'altezza del civico 100 dove era parcheggiato il ciclomotore. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni, che poi hanno chiamato il 112, alcuni giovani avrebbero lasciato le due bombe carta accanto al ciclomotore, un Benelli 50, e sarebbero poi fuggiti. Dai primi accertamenti fatti dai carabinieri della Compagnia Piazza Dante e del Nucleo Radiomobile, il proprietario del ciclomotore non aveva ricevuto minacce. Inoltre, fanno notare gli inquirenti, in via dei Sabelli -strada di un quartiere storicamente di sinistra di Roma- non ci sono "obiettivi sensibili". |
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= Ore 13,00 = ==IRAQ== =Ispettori= Il regime di Saddam Hussein e' caduto, ma la questione sugli armamenti proibiti dell'Iraq resta aperta. Per questo motivo il capo degli ispettori delle Nazioni Unite, Hans Blix, ritiene che per i propri esperti ci sia ancora spazio per lavorare in Iraq e per verificare le scoperte fatte dalle truppe britanniche e americane. ''Potremmo - ha spiegato Blix in un'intervista alla Bbc - non solo ricevere rapporti dagli americani e dai britannici sulle loro scoperte, ma potremmo anche certificare quanto trovano''. ''Credo - ha detto il capo degli ispettori, che qualche settimana fa ha annunciato l'intenzione di ritirarsi alla scadenza del suo mandato in giugno - che il mondo potrebbe volere un rapporto credibile sui programmi di distruzione di massa dell'Iraq'' =Rumsfeld= Dopo aver criticato a lungo gli ispettori Onu perchè non sarebbero stati capaci di trovare la "pistola fumante", le armi di distruzione di massa di Saddam, ora anche il ministro della Difesa Usa Donald Rumsfeld ammette: trovare quelle armi sarà dannatamente difficile. Potremmo non farcela. Ma in realtà, aggiunge - non è così mportante. In difficoltà dopo quasi un mese di presenza Usa in Iraq, Rumsfeld spiega: "vi dico cosa accadrà. Troveremo qualcuno disposto a parlare e a dirci di quelle armi". E'una precisazione interessante. Le armi in quanto tali, dice in pratica il ministro Usa, potremmo anche non trovarle. Ma troveremo certamente qualcuno che ci dirà che esistevano. "Non è come una caccia al tesoro - dice Rumslfeld citato da Sky News - non basta guardarsi intorno... gli ispettori Onu non hanno trovato niente e dubito che noi riusciremo a trovare qualcosa. Quello che vogliamo trovare sono persone che ci dicano la verità sulle armi irachene". Secondo quanto riportava ieri mattina il Wall Street Journal, gli Stati Uniti si stanno preparando comunque a mandare in Iraq un autentico esercito di rinforzi composto da 1000 fra scienziati, ricercatori ed analisti. La nuova forza si chiamera' "Iraq Survey Group" e coordinera' gli sforzi anche del settantacinquesimo "Exploitation Group" che e' alla vana ricerca degli ordigni dall'inizio della guerra in Iraq. La mossa americana sembra determinata dal tentativo di trovare concretamente le armi di Saddam, dal bisogno'politico' di sbarrare la strada ad un eventuale ritorno di Hans Blix e degli ispettori Onu in Iraq. Una fonte del dipartimento della Difesa ha gia' fatto sapere che questa eventualita' non sarebbe affatto ben accetta: "Non si capisce quale potrebbe essere il ruolo delle ispezioni Onu in questo momento. - ha detto - Abbiamo altri problemi da risolvere prima di poter cominciare a pensare di riportare indietro Blix, ammesso e non concesso che sia la persona giusta per portare a termine questo compito in Iraq". =Appalti= Il primo contratto per la ricostruzione dell'Iraq? E'stato assegnato dal governo federale statunitense alla Bechtel Group di San Francisco. Una decisione che ha suscitato molte polemiche soprattutto fuori dagli Usa. L'azienda, che ha battuto i rivali della Parsons, dovrà occuparsi della ricostruzione degli aeroporti, delle condotte idriche e di numerose altre infrastrutture. Ovviamente, la Bechtel dovrà ricorrere al subappalto e qui, spiega un articolo del New York Times, si apre un problema politico. Le aziende britanniche non sono certo felici di vedersi escluse dalla torta della ricostruzioone, e il premier Tony Blair ha più volte insistito presso George W. Bush perchè la Casa Bianca conceda all'Onu un ruolo ben più ampio di quello di semplice 'braccio umanitario' della coalizione. Anche le industrie europee non vogliono rimanere tagliate fuori: ma l'Amministrazione Bush, oltre a voler ricordare a Francia e Germania il prezzo politico da pagare per non aver appoggiato l'intervento, vogliono che siano le aziende americane ad occuparsi della ricostruzione proprio per dimostare il ruolo di "liberatore" degli Stati Uniti, portatori di prosperità e democrazia. |
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Iraq
Una manifestazione contro la presenza dei militari usa a Baghdad e a favore di un "governo genuinamente" iracheno si è svolta oggi dopo la rituale preghiera del venerdì vicino alla moschea di Adamyah, nella capitale. Non sono mancati momenti di tensione, quando una quindicina di marine americani a piedi, ma con i fucili mitragliattori puntati sono apparsi nei dintorni della moschea. Fonti giornalistiche italiane contattate per telefono a Baghdad hanno riferito che la maggior parte degli oratori che hanno parlato alla manifestazione hanno più volte scandito lo slogan: "nè Saddam, nè Bush". Si trattava soprattutto di fedeli sunniti, che sono una minoranza in Iraq rispetto agli sciiti, ma che, sotto Saddam Hussein, detenevano le principali leve del potere. Religiosi sunniti hanno detto che gli iracheni sono tutti fratelli. "Abbiamo lo stesso dio e lo stesso credo", hanno gridato aggiungendo che le divisioni presentate all'oèpinione pubblica mondiale fra le due confessioni islamiche " le vogliono solo gli Stati Uniti". A tre quarti della predica, si sono avuti momenti di tensuione per l'apparizione dei marine armati, ma poi la situazione è tornata calma.
decine di migliaia di manifestanti a baghdad hanno protestato contro la presenza degli stati uniti in iraq dopo le preghiere del Venerdì. Portando striscionii con su scritto "Lasciate il nostro paese, vogliamo la PACE", i manifestanti fuori la moschea di Abu Hanifa Al-Numan scandiscono slogan come "No America, No Saddam" e "Qeusta terra è per gli Sciiti e i Sunniti" in segno di unità tra queste due fazioni. Il 60% della popolazione irachena (25 milioni di persone) è infatti Sciita, e sono stati duramente perseguitati sotto il regime di Saddam, appoggiato invece dai Sunniti. I manifestanti chiedono libertà e unità per il popolo iracheno al più presto possibile per buttarsi alle spalle anni di conflitti tra i due popoli (sciiti e sunniti). Si tratta della prima manifestazione nella capitale irachena, cosa che rappresenta una tappa significativa. Nella prima preghiera del Venerdì dopo l'ingresso dei Tank statunitensi a Baghdad, Iman Ahmad Al-Kubaisi nel suo sermone ha definito l'invasione degli stati uniti come un'azione in difeso di Israele e ha negato che l'Iraq possegga armi di distruzione di massa.
Futuro governo
Nella sua prima apparizione pubblica a Baghdad, Ahmed Chalabi ha detto che l'istituzione dell'autorità ad interim per la guida dell'Iraq è questione di "settimane piuttosto che mesi".
Il leader dell'Iraqi National Congress è ritenuto il favorito dagli Stati Uniti per la guida dell'autorità.
Chalabi non è entrato nel dettaglio delle tappe che dovrebbe portare al passaggi odi poteri ma ha detto che comunque si dovrà attendere "la ricostruzione dei servizi base da parte di Jay Garner", il generale Usa in pensione designato per la guida dell'amministrazione militare.
Mobilitazioni
- Greenpeace ha terminato oggi la sua veglia tenuta per quattro settimane davanti all'ambasciata americana a Berlino per protestare contro la guerra in Iraq. In chiusura della protesta e' stato srotolato oggi uno striscione lungo 300 metri sul quale migliaia di persone avevano manifestato in 20 lingue la loro protesta contro la guerra. Dopo Pasqua, come indicato da una portavoce dell'organizzazione ambientalista, lo striscione sara' consegnato all'ambasciatore Usa Daniel Coats. Greenpeace ha fatto sapere di volersi ora concentrare a risolvere gli effetti della guerra In Italia invece il Consiglio dei Ministri ha deliberato l'annullamento straordinario dell'ordinanza adottata dal sindaco del comune di Falconara Marittima del 20 marzo scorso, con cui si disponeva il divieto di atterraggio nell'aeroporto locale per gli aerei militari delle parti belligeranti nel conflitto iracheno
Affari di guerra
Il governo sta approntando le misure di sostegno alle imprese che saranno coinvolte nella ricostruzione dell'Iraq. Nell'ambito della "task force" istituita presso la Farnesina, "stiamo confezionando un pacchetto di strumenti - precisa il vice ministro alle Attivita' Produttive, con delega al Commercio Estero, Aldolfo Urso - per il sistema imprenditoriale, coinvolgendo Ice, Sace, Simest". Una prima riunione di ricognizione presieduta da Urso, sulla base degli obiettivi delineati dal ministro Antonio Marzano e che riguardano l'individuazione dei settori d'intervento e delle aziende potenzialmente interessate al processo di ricostruzione, si e' svolta ieri. Il gruppo di studio tornera' a vedersi giovedi' 24 aprile, per decidere quali strumenti di assistenza finanziaria e assicurativa estendere all'area dell'Iraq. "Le aziende italiane avranno certamente una presenza significativa in Iraq - evidenzia Urso che in materia ha continui contatti con le autorita' Usa - per il ruolo politico riconosciuto all'Italia non solo dagli americani ma anche dagli stessi iracheni". I settori d'interesse per l'Italia "in Iraq vanno dall'energia alle costruzioni - spiega Urso - alle infrastrutture, servizi, recupero ambientale ed architettonico, agroalimentare". Il governo italiano si augura "che il prima possibile intervengano l'Ue e l'Onu sulla questione della ricostruzione - conclude Urso - ma in attesa di queste indicazioni noi ci stiamo muovendo innanzitutto sul piano umanitario e poi per la ricostruzione, nell'ambito di una cornice politica e diplomatica
Per gli interventi umanitari in Iraq il governo dovrebbe privilegiare quelle organizzazione non governative piu' vicine alla Cdl. Lo sostiene il deputato di An Giampaolo Landi di Chiavenna, per il quale e' sorprendente come i movimenti di sinistra, che hanno duramente contestato la politica estera del Governo italiano, oggi cerchino di utilizzare i fondi destinati agli interventi umanitari in Iraq. Mi auguro - ha concluso Landi - che il Governo italiano sappia e voglia privilegiare le Ong vicine alla maggioranza. Infatti quelle organizzazioni che dicono di essere gia' operative in Iraq in realta' sono quelle che hanno trovato, da tempo, sponde con il defunto regime di Saddam. Queste Ong, pertanto, non meritano di essere coinvolte nei progetti di intervento in quanto si tratta di organizzazioni dichiaratamente contro il Governo italiano.
Nadia Lioce
All'uscita dal carcere di Sollicciano, dopo l'interrogatorio della sua assistita Nadia Desdemona Lioce, indagata anche per gli omicidi Biagi e D'Antona, l'avvocato Attilio Baccioli ha criticato il modo in cui vengono portate avanti le inchieste che riguardano la brigatista. In merito all'omicidio D'Antona, per il quale Lioce è stata sentita oggi dal gip del tribunale di Roma, Maria Teresa Covatta (l'indagata non ha risposto, ma ha consegnato un documento), l'avvocato ha rilevato una "carenza di indizi rilevanti". In particolare, però, l'avvocato si è soffermato sull'inchiesta della Procura di Bologna sull'omicidio Biagi. "Siamo al di fuori di ogni conoscenza e fondamento da parte della Procura di Bologna. Tutto ciò è anomalo e dimostra come nei processi politici si saltano tutte le procedure e si fa conoscere a terzi tutto quello che accade in istruttoria prima che l'indagato ne sia a conoscenza". Secondo Baccioli, il modo in cui sono emerse le notizie sul coinvolgimento di Lioce nell'indagine sull'omicidio Biagi "supera ogni limite di quanto accaduto nelle istruttorie precedenti". Il fatto che, ha insistito, "atti riservati finiscano sulla stampa senza che sia consentito l'esercizio del diritto alla difesa va oltre i limiti raggiunti nei precedenti processi politici Il difensore della Lioce, l' avvocato Baccioli, dopo l' interrogatorio, all' uscita dal carcere, ha detto ai giornalisti di aver contestato gli indizi contenuti nell' ordine di custodia cautelare per l' omicidio D' Antona spiccato dal Gip Maria Teresa Covatta. Ho spiegato - ha detto il legale - la assoluta carenza di indizi rilevanti. In particolare l' indizio principale sarebbe stato un riconoscimento della Lioce in relazione alla ampiezza del suo bacino sulla base delle immagini registrate dalle telecamere di via Salaria. Ma che valore puo' mai avere un rilievo sull' ampiezza del bacino della Lioce - ha aggiunto il legale - quando quelle telecamere hanno registrato le figure di almeno un migliaio di persone tra cui chissa' quante potrebbero avere un bacino di ampiezza analoga a quella della mia assistita. Per quanto riguarda il delitto Biagi il legale ha protestato per la fuga di notizie sulla richiesta di ordinanza di custodia cautelare da parte della procura Bolognese. Questo fatto - ha spiegato il legale - dimostra come nei processi politici venga saltata ogni procedura. Esiste un esplicito divieto di far conoscere a terzi elementi del processo prima che ne sia avvertito l' indagato e invece si e' fatto filtrare alla stampa queste notizie. E' un comportamento che supera ogni limite raggiunto nei precedenti processi politici. Quanto all' ipotesi di un ricorso al tribunale del riesame contro l' ordine di custodia spiccato dal Gip di Roma, l' avvocato Baccioli ha detto: La mia assistita ha detto di non essere interessata alle questioni relative ad un riesame del provvedimento. Comunque mi lascera' fare le eventuali contestazioni - ha spiegato ancora il legale - anche per permettermi di rilevare le contraddizioni del sistema sul fronte dei processi politici, come l' edizione di ordine di custodia cautelare che non sono basati sul alcun indizio. Il legale ha infine spiegato che e' terminato l' isolamento stretto nei confronti della sua assistita la quale, ha aggiunto, ha potuto cominciare a leggere i giornali, oltre ad aver ricevuto le visita da parte dei familiari piu' stretti.
La delegazione cubana presso la Commissione Onu dei diritti umani ha reagito alla risoluzione contro L’Avana, approvata ieri, definendo “ripugnanti lacché” i tre Paesi promotori, Perù, Uruguay e Costarica. Il rappresentante del regime di Fidel Castro, Juan Antonio Fernández Palacios, ha affermato che il suo Paese “prova solo disprezzo per la doppia morale che alcuni mostrano in Commissione, chiamando in causa chi vuole condannare Cuba senza pronunciare una sola parola sui prigionieri che gli Usa mantengono nella base cubana di Guantanamo”. Ha poi parlato di “vergognose pressioni” da parte degli Stati Uniti sui paesi dell'America Latina, dell'Africa e su altri del Terzo Mondo per ottenere una maggioranza sulla mozione di condanna”. Tesi rilanciata dall’agenzia di stampa ufficiale, Prensa Latina: “A varie delegazioni, come a quella della Sierra Leone, è stato minacciato il ritiro degli uomini della missione di pace e degli aiuti finanziari”. Sta di fatto che è risultato determinante, in sede di votazione, l’apporto dei Paesi latinoamericani. Nonostante l’astensione di Brasile e Argentina, Uruguay, Cile, Guatemala, Messico, Paraguay, Perù e Costa Rica hanno votato a favore della mozione. Sul versante opposto si è schierata proprio l’Africa con Algeria, Burkina Faso, Repubblica democratica del Congo, Gabon, Libia, Sudafrica, Sudan e Zimbabwe. Uganda, Togo, Swaziland, Senegal e Kenya si sono astenuti. Resta da capire, vista l’ondata di sdegno suscitato nella comunità internazionale dal giro di vite del regime contro la dissidenza interna, il reale valore di una risoluzione definita “moderata”, che esorta L’Avana a ricevere la rappresentante personale dell'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, la giurista francese Christine Chanet. È stato invece bocciato l’emendamento proposto dal Costarica, che esortava il governo cubano a “garantire il rispetto di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali, in particolare la libertà di espressione e il diritto ad un processo equo”, in riferimento alla recente ondata di arresti tra le fila del dissenso e alla fucilazione dei tre dirottatori del traghetto. Bocciato anche il primo paragrafo di un emendamento presentato dall’Avana che chiedeva la revoca dell’embargo “unilaterale e illegale contro Cuba imposto dagli Stati Uniti e che costituisce una violazione flagrante dei diritti umani del popolo cubano, in particolare quello all'alimentazione e alla salute”. Un secondo paragrafo, che denunciava gli effetti degli atti terroristici degli Stati Uniti contro l’isola, è stato annullato su richiesta dello stesso rappresentante cubano. Dalla Casa Bianca è giunto un plauso alla condanna, considerata “un forte messaggio di sostegno ai cubani che ogni giorno lottano per difendere i loro diritti”. Ma secondo il 'New York Times', il presidente americano George W. Bush starebbe studiando nuove e più pesanti misure contro Castro, tra cui anche quella di proibire le rimesse di fondi a parenti nell'isola o di bloccare i voli diretti. Al Nyt ha replicato oggi il governo dell’Avana, attraverso Prensa Latina: un irrigidimento delle posizioni americane non farà altro che stimolare l’immigrazione illegale verso gli Usa
grecia
La polizia greca ha incriminato ieri 84 dei 105 dimostranti fermati ieri durante le manifestazioni, spesso sfociate in episodi di violenza e scontri con la polizia, contro la globalizzazione in concomitamza con il vertice Ue ad Atene. Quattro degli incriminati sono accusati di aver provocato esplosioni; e ancora di detenzione di materiale esplosivo, di resistenza alla polizia e di disturbo dell’ordine pubblico. Trattenuti in prigione, i quattro saranno ascoltati oggi dal procuratore. Per gli altri ottanta l’accusa è di detenzione di esplosivi e disturbo dell’ordine pubblico. Appresa la notizia dell’incriminazione, ieri mattina un centinaio di giovani No-Global hanno manifestato in segno di protesta per i loro compagni davanti alla sede della Procura nella capitale ellenica.
GR Ore 13,00
IRAQ
Situazione militare
I Marines americani dovrebbero lasciare Baghdad prima del 22 aprile, quando l'esercito Usa sara' penetrato e avra' messo al sicuro la capitale, indicano oggi fonti militari americane. Circa 400.000 uomini della quarta divisione di fanteria americana, l'unita' piu' moderna del mondo perche' interamente informatizzata, e' attesa in Iraq provenendo dal Kuwait nel corso dei prossimi giorni, per garantire la sicurezza in tutto il paese, privo di strutture amministrative e civili dopo la caduta di Saddam. Queste truppe avranno per obiettivo l'eliminazione degli uomini della milizia di Saddam, e di eventuali resistenti.. Si tratta in sostanza dell'invio di polizia militare con compiti di repressione, per poter assicurare il controllo totale del paese. Qualsiasi forma di opposizione alle truppe americane verrà giudicata come azione offensiva,e quindi sarà legittima l'uccisione. Prove di questo si sono già avute nei giorni scorsi, con gli spari sulla folla che manifestava. Prove che hanno fatto alemno 20 morti civili.
Esercito invasore
Ma l'arroganza americana, palese nelle grandi operazioni militari, trova rappresentazione di sè anche nelle piccole e quotidiane. Hanno fatto il giro del mondo le immagini dei militari stravaccati nei palazzi che furono di Saddam, le scene dell'abbattimento delle statue, i pacchi alimentari gettati con disprezzo su una popolazione affamata da anni di embargo e settimane di bombardamenti. E adesso, è caccia grossa: nei boschetti presso la pista aerea di Tikrit, dove si trova lo squadrone 271 dei marine Usa, continuano ad aggirarsi sparuti branchi di gazzelle. E i marine Usa, stufi del solito rancio, aprono la caccia. Poi, davanti alle telecamere inglesi e americane, vantano le delizie del loro nuovo pranzo. Invano il dipartimento di Stato dirama note per inviatare i soldati a comportamenti che non diano l'idea di un esercito invasore: la realtà è quella che è , e neanche la patria del cinema riesce a trovare il regista giusto per nasconderla
Rumsfeld
Dopo aver criticato a lungo gli ispettori Onu perchè non sarebbero stati capaci di trovare la "pistola fumante", le armi di distruzione di massa di Saddam, ora anche il ministro della Difesa Usa Donald Rumsfeld ammette che trovare quelle armi sarà dannatamente difficile. Potremmo non farcela, dice. Ma in realtà, aggiunge - non è così mportante. In difficoltà dopo quasi un mese di presenza Usa in Iraq, Rumsfeld spiega: "vi dico cosa accadrà. Troveremo qualcuno disposto a parlare e a dirci di quelle armi". E'una precisazione interessante. Le armi in quanto tali, dice in pratica il ministro Usa, potremmo anche non trovarle. Ma troveremo certamente qualcuno che ci dirà che esistevano. "Non è come una caccia al tesoro - dice Rumslfeld citato da Sky News - non basta guardarsi intorno... gli ispettori Onu non hanno trovato niente e dubito che noi riusciremo a trovare qualcosa. Quello che vogliamo trovare sono persone che ci dicano la verità sulle armi irachene". Rumsfeld non sembra avere in mente quella che apparentemente è la soluzione più logica, che le armi non si trovano perchè non ci sono,o forse lo sa benissimo, ma tenta ancora di legittimare la sua giustificazione della guerra. Che poi abbia dato mandato ad una unità speciale tutta americana di trovare le armi, e non alla comunità internazionale, è per lui del tutto irrilevante.
A proposito della diffidenza nei confronti dei controlli effettuati dal personale Onu da parte degli Stati Uniti, che preferiscono affidarli invece ai propri militari, Blix ha sottolineato che ne va della credibilita' delle loro stesse ricerche, e che degli ispettori Washington finira' per avere bisogno. "Finora gli americani armi di distruzione di massa non ne hanno trovate", ha ricordato. "Penso che a un certo punto saranno lieti di disporre di una qualche verifica credibile a livello internazionale di cio' che troveranno". Alla domanda se il vecchio regime di Baghdad potesse in realta' dire la verita' quando insisteva nell'affermare di non possedere arsenali di sterminio, il capo dell'Unmovic si e' limitato a osservare di "essere forse un po' piu' incline a credere alle autorita' irachene adesso" di quanto non lo fosse prima della guerra. "Penso sia troppo presto per trarre conclusioni", si e' peraltro affrettato a notare. "Ritengo si debbano esaminare piu' accuratamente parecchi altri siti".
Appalti
ma le motivazioni della guerra passeranno in secondo piano, e non saranno più argomento di discussione, non appena sarà pronto il piano èper la ricostruzione, un businnes che fa gola a troppi perchè qalcuno metta i necessari distinguo. Il primo contratto per la ricostruzione dell'Iraq? E'stato assegnato dal governo federale statunitense alla Bechtel Group di San Francisco. Una decisione che ha suscitato molte polemiche soprattutto fuori dagli Usa. L'azienda, che ha battuto i rivali della Parsons, dovrà occuparsi della ricostruzione degli aeroporti, delle condotte idriche e di numerose altre infrastrutture. Ovviamente, la Bechtel dovrà ricorrere al subappalto e qui, spiega un articolo del New York Times, si apre un problema politico. Le aziende britanniche non sono certo felici di vedersi escluse dalla torta della ricostruzioone, e il premier Tony Blair ha più volte insistito presso George W. Bush perchè la Casa Bianca conceda all'Onu un ruolo ben più ampio di quello di semplice 'braccio umanitario' della coalizione. Anche le industrie europee non vogliono rimanere tagliate fuori: ma l'Amministrazione Bush, oltre a voler ricordare a Francia e Germania il prezzo politico da pagare per non aver appoggiato l'intervento, vogliono che siano le aziende americane ad occuparsi della ricostruzione proprio per dimostare il ruolo di "liberatore" degli Stati Uniti, portatori di prosperità e democrazia.
Tribunale
E' sul piano legale internazionale invece che potrebbero esserci dei problemi, anche se solo d'immagine, per la coalizione anglo-americana Sostenuti dall'ong belga 'Medici per il terzo mondo', un gruppo di iracheni sta studiando la possibilita' di denunciare il generale americano Tommy Franks per crimini di guerra. Lo afferma oggi il quotidiano 'Le Soir', precisando che la causa si appoggerebbe sulla legge della 'competenza universale', in base alla quale la magistratura belga e' competente sui crimini di guerra e contro l'umanita' commessi in qualsiasi parte del mondo. La denuncia contro il comandante Franks riguarderebbe una lunga serie di azioni compiute dagli americani in Iraq, fra le quali il bombardamento di un mercato e l'impiego di bombe a frammentazione, oltre alla negligenza con la quale i marines hanno reagito ai saccheggi degli ospedali. Sulla base della 'competenza universale', in passato sono state aperte in Belgio diverse denunce, per esempio contro il premier israeliano Ariel Sharon per il massacro di Sabra e Shatila e, piu' recentemente, contro Bush padre e il segretario di stato americano Colin Powell per la prima guerra del Golfo. La denuncia degli iracheni - sottolinea il giornale - potrebbe incontrare seri ostacoli, visto che la 'competenza universale' e' stata modificata proprio qualche giorno fa dal Senato belga, che ha ristretto significativamente la portata della legge. Negli ultimi anni, l'applicazione della norma ha dato luogo a numerosi problemi nei rapporti diplomatici e politici tra Bruxelles e alcuni paesi terzi, in primo luogo Israele e Usa. La prospettiva di un deferimento alle corti internazionali era già stata prospettata prima dello scoppio della guerra, nei confronti della gran bretagna, che ha firmato il trattato della corte penale internazionale, rifiutato invece dagli USA.
Palestina
E' attesa per domenica la presentazione del nuovo governo palestinese guidato da Abu Mazen. Lo riportano fonti palestinese, secondo le quali il premier palestinese incaricato si presentera' fra due giorni al Consiglio legislativo palestinese per chiedere l'approvazione della lista dei ministri. Anche se, rivelano ancora le fonti, continua ad esserci una disputa fra il premier ed Yasser Arafat sul ruolo che dovra' svolgere all'interno dell'esecutivo Mohammed Dahlan, l'ex capo della sicurezza nella Striscia di Gaza. Abu Mazen vorrebbe affidargli la guida dell'autorita' che dovra' combattere le azioni violente, ma la designazione non sarebbe gradita ad Arafat. Secondo quanto e' stato finora rivelato, l'accordo di massima raggiunto sulla composizione del governo prevede che Yasser Abed Rabbo assuma la guida del ministero che dovra' negoziare con Israele, mentre Saeb Erekat, l'attuale capo negoziatore palestinese, diventera' il ministro del Turismo o delle Comunicazioni
Quattro agenti della polizia di frontiera israeliana sono stati arrestati perche' sospettati di essere responsabili dell'omicidio di un diciottenne palestinese, avvenuto lo scorso 30 dicembre a Hebron: la vittima, Imran Abu Ramdieh, fu sequestrato dalla sua casa e pestato a sangue fino a provocarne la morte; il cadavere fu poi abbandonato nei pressi di una postazione di pattuglia. Il coinvolgimento dei quattro poliziotti comincio' a emergere in seguito all'autopsia; un'inchiesta interna, aperta in seguito alla denuncia presentata dai familiari dell'adolescente palestinese, e le deposizioni di testimoni oculari hanno poi rafforzato la tesi accusatoria.
Afganistan
Serie preoccupazioni per il riemergere della violenza in alcune regioni dell?Afghanistan sono state espresse dall?Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Ruud Lubbers, che ha sottolineato come l?insicurezza minacci i programmi di rimpatrio dei profughi nel Paese asiatico. ?Lo scorso anno ? ha ricordato Lubbers ? l?Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), in collaborazione con i suoi partner, ha assistito il rimpatrio di oltre 2 milioni di persone, ma i futuri rimpatri sono minacciati dall?insicurezza che prevale in diverse aree dell?Afghanistan?. Sottolineando che si sono ancora oltre 3 milioni di rifugiati afgani in Iran e in Pakistan, L?Alto commissario ha sollecitato le autorit?i Kabul e la comunit?nternazionale ad adottare provvedimenti in grado di garantire la tranquillit?oprattutto nelle zone rurali. Il pi??cente episodio, indicativo del clima di violenza che si respira nel Paese, risale a ieri notte, quando intorno alle 22:00 locali si ?erificata un?esplosione in una localit?re chilometri a nordest del centro della capitale, Kabul. Per fortuna la deflagrazione non ha causato vittime, n?ravi danni. La polizia ha inoltre informato di aver rinvenuto nelle vicinanze un?altra bomba inesplosa. Mercoled?corso un?esplosione aveva devastato gli uffici dell?Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l?infanzia) a Jalalabad, citt?ell?est dell?Afghanistan considerata una delle roccaforti del deposto regime dei talebani. Va ricordato che, dopo la recente uccisione di Ricardo Mungia, un operatore del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr), una decina di organizzazioni non governative internazionali (ong) ha ritirato, almeno temporaneamente, il proprio personale dalla regione di Kandahar. Inoltre dal 20 marzo scorso, giorno di inizio della guerra in Iraq, l?ufficio dell?Acnur a Spin Boldak ?tato chiuso e anche le operazioni a Chaman, localit?i frontiera con il Pakistan, sono state ridotte.
ITALIA
E' MORTO GIUSEPPE FIORI
E' morto ieri sera a Roma Giuseppe Fiori, giornalista e scrittore. Fiori, che e' stato anche senatore della Sinistra Indipendente per tre legislature, e' deceduto dopo lunga malattia nella sua abitazione romana. Era nato il 27 gennaio del 1923 a Silanus, in provincia di Nuoro.Ha dedicato i suoi libri al racconto della vita di personaggi politici ed intellettuali che maggiormente hanno lasciato un segno nella vita pubblica italiana: l'anarchico Schirru (l'italoamericano che aveva progettato un attentato contro Benito Mussolini), Antonio Gramsci, Enrico Berlinguer, Ernesto Rossi, Carlo e Aldo Rosselli
Esplode bomba carta nel quartiere San Lorenzo
Una bomba carta è esplosa attorno alle 8.30 a Roma in via dei Sabelli, nel quartiere San Lorenzo, distruggendo un ciclomotore. Il fatto è avvenuto attorno alle 8.30. Sul posto sono giunti vigili del fuoco, carabinieri e artificieri perché in terra è rimasta una seconda bomba carta inesplosa.
La strada è chiusa al traffico all'altezza del civico 100 dove era parcheggiato il ciclomotore. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni, che poi hanno chiamato il 112, alcuni giovani avrebbero lasciato le due bombe carta accanto al ciclomotore, un Benelli 50, e sarebbero poi fuggiti.
Dai primi accertamenti fatti dai carabinieri della Compagnia Piazza Dante e del Nucleo Radiomobile, il proprietario del ciclomotore non aveva ricevuto minacce. Inoltre, fanno notare gli inquirenti, in via dei Sabelli -strada di un quartiere storicamente di sinistra di Roma- non ci sono "obiettivi sensibili".
Ore 9.30
Il primo contratto per la ricostruzione dell'Iraq è andato alla Bechtel, la grande società di costruzioni di San Francisco che si è aggiudicata per 34,6 milioni di dollari una gara dell'ente federale per gli aiuti all'estero, Usaid. La Bechtel dovrà rimettere in sesto la rete elettrica, la rete idrica e le fognature. Ha battuto la concorrente Fluor Corporation, sempre di San Francisco. Il contratto potrebbe essere allargato alla riparazione di ospedali, scuole e altri edifici governativi e arrivare fino a 680 milioni di dollari in 18 mesi. Alcune società non americane hanno protestato perché non possono partecipare alle gare indette dal governo americano, ma Usaid ha tenuto a precisare che possono essere impiegate dalla società vincitrice come subappaltori. (red)
Le altre news... </news/ired/ultimora/altre_n.html>
Washington, 09:24 Iraq, primo contratto di ricostruzione alla Bechtel
Il primo contratto per la ricostruzione dell'Iraq è andato alla Bechtel, la grande società di costruzioni di San Francisco che si è aggiudicata per 34,6 milioni di dollari una gara dell'ente federale per gli aiuti all'estero, Usaid. La Bechtel dovrà rimettere in sesto la rete elettrica, la rete idrica e le fognature. Ha battuto la concorrente Fluor Corporation, sempre di San Francisco. Il contratto potrebbe essere allargato alla riparazione di ospedali, scuole e altri edifici governativi e arrivare fino a 680 milioni di dollari in 18 mesi. Alcune società non americane hanno protestato perché non possono partecipare alle gare indette dal governo americano, ma Usaid ha tenuto a precisare che possono essere impiegate dalla società vincitrice come subappaltori. (red)
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05 Costa Avorio, nuovi scontri ribelli-governativi
Nuovi scontri in Costa d'Avorio tra i ribelli e le truppe fedeli al presidente Laurent Gbagbo. I combattimenti sono divampati durante la notte nei pressi di Belleville, un villaggio situato a ovest di Daloa, una città di grande importanza strategica controllata dalle forze governative. (red)
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anche in Siria
Il segretario di Stato statunitense Colin Powell dovrebbe fare il suo prossimo viaggio in Medio Oriente, compresa una visita a Damasco, dopo l'insediamento del primo ministro di un nuovo governo palestinese. Lo ha detto oggi il portavoce Richard Boucher, inserendo in un contesto di ripresa del processo di pace per il Medio Oriente la visita a Damasco annunciata dallo stesso Powell in un'intervista all'Associated Press. "Non c'è un viaggio specifico in calendario - ha detto Boucher 02 Iraq, Blix: ispettori Onu pronti a rientrare in 2 settimane
In due settimane gli ispettori dell'Onu potrebbero tornare in Iraq per riprendere la ricerca delle armi di distruzione di massa che si temeva fossero in possesso di Saddam Hussein. Parlando con la Bbc, il responsabile del programma di ispezioni Hans Blix ha assicurato che gli ispettori - ancora sotto contratto - sono "poronti a partire non appena il Consiglio deciderà". Gli Stati Uniti sono contrari a un ritorno degli ispettori dell'Onu: preferiscono cercare da soli le armi di distruzione di massa (Adm). Il Pentagono ha annunciato di aver ingaggiato circa 10 ex-ispettori per la caccia alle Adm condotta dai militari americani. (red)