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GR ORE 19.00

Proposta sommario

Iraq ONU

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha richiamato le forze alleate dispiegate in Iraq al rispetto della Convenzione di Ginevra, ma il suo appello ha provocato la reazione furiosa degli Stati Uniti. "Spero che la coalizione dara' l'esempio chiarendo che intende agire nel pieno rispetto delle norme contenute nella Convenzione di Ginevra e dell'Aja per cio' che riguarda il trattamento dei prigionieri", ha dichiarato Annan in un intervento davanti alla Commissione dell'Onu per i diritti umani riunita per la sessione annuale

Annan ha ricordato il durissimo scontro diplomatico che ha preceduto la guerra a Saddam: la decisione di Stati Uniti e Gran Bretagna "di sferrare l'attacco senza l'autorizzazione specifica del Consiglio di sicurezza ha creato profonde divisioni che dovremo superare se vogliamo far fronte in modo efficace non solo a quanto accade in Iraq, ma anche ad altre importante sfide internazionali", ha detto, lasciando capire che la guerra in Iraq non aveva per l'Onu presupposti di legalità.

Appena Annan ha lasciato la sala, Kevin Moley e il capo della delegazione statunitense Jean Kirkpatrick hanno detto ai giornalisti di trovare quanto meno singolare che il segretario generale abbia ritenuto di dover portare questo tema alla loro attenzione. Gli angloamericani, secondo l'ambasciatore, hanno chiarito dal primo giorno, non solo con le parole ma anche attraverso le azioni, che rispettano il diritto internazionale. Quanto alla legittimità dell'intervento in Iraq, il diplomatico Usa non ha risparmiato altre critiche ad Annan e si è appellato alle risoluzioni votate dal consiglio d sicurezza, la cui interpretazione è già precedentemente stata oggetto di controversie. Nel suo intervento Annan ha detto anche di augurarsi che le forze della coalizioni dimostrino "attraverso le loro azioni che accettano le responsabilità di potenze occupanti per quanto riguarda l'ordine pubblico, la sicurezza e il benessere della popolazione civile" e che "cominci ora in Iraq una nuova era di rispetto dei diritti umani". Tra le contestazioni che si possono fare agli stati uniti, principalemnte il trattamento dei prigionieri iracheni, come già sta avvenendo per quelli afgani. Infatti......segue notizia (giangi questo non lo devio leggere!!!!)

guantanamo

Amnesty International a exhorté mercredi les Etats-Unis à libérer ou à inculper les trois prisonniers âgés de 16 ans et moins détenus sur la base américaine de Guantanamo, à Cuba. L'armée américaine a confirmé mardi que ces trois prisonniers faisaient partie des quelque 660 détenus, originaires de 42 pays, emprisonnés à Guantanamo. Ils sont suspectés d'être liés au réseau terroriste Al-Qaïda et à l'ancien régime Taliban en Afghanistan. Amnesty International s'inquiète que les Etats-Unis détiennent des enfants à Guantanamo Bay sous prétexte qu'ils sont des 'combattants ennemis', a déclaré William Schulz, responsable du bureau américain de l'organisation de défense des droits de l'homme. Les trois jeunes sont détenus dans «une cellule commune» séparée des cellules individuelles des adultes, mais ils ont été tous été «capturés en tant que combattants actifs contre les forces américaines» et sont considérés comme des combattants ennemis, a pour sa part déclaré le colonel Barry Johnson, porte-parole en chef de la base de Guantanamo. Nous les traitons différemment parce qu'ils sont jeunes et que nous reconnaissons leurs besoins spécifiques, a-t-il ajouté. Il n'a pas précisé l'âge ni le nombre de ces détenus, reconnaissant simplement qu'il y en avait «très peu». Un responsable ayant requis l'anonymat a toutefois affirmé mercredi qu'ils étaient trois.

Iraq ispettori

nello scontro sul ruolo dell'onu, spunta adesso la proposta inglese, che tenta una mediazione sul ruolo degli ispettori. Ad occuparsi della ricerca di armi di distruzione di massa in Iraq potrebbe essere un paese che non ha preso parte alla guerra contro il regime di Baghdad. A formulare la proposta e' stato oggi il ministro della Difesa britannico, Geoff Hoon. Abbiamo sempre sostenuto che ci dovesse esere un elemento indipendente, ha ricordato il ministro. Non abbiamo imposto come condizione che questo elemento fossero le Nazioni Unite, ha puntualizzato, proponendo di rivolgersi ad altri paesi in grado di svolgere le ispezioni. Hoon si e' anche detto convinto dell'esistenza di armi chimiche o biologiche in Iraq: sostenendo che l'unico motivo per cui Saddam non le ha usate e' che l'improvvisa invasione delle forze alleate non gli ha lasciato il tempo di farlo. Curiosa dichiarazione, se si pensa che l'ultimatum a saddam è stato dato dagli usa e dalla gran bretagna per ben due volte, e tutto era meno che improvviso e inaspettato il loro attacco.

Prossimo governo

Non e' Ahmad Chalabi l'uomo scelto dagli Stati Uniti per guidare il futuro governo dell'Iraq: lo ha puntualizzato il generale americano a riposo Jay Garner, amministratore civile transitorio del Paese, a margine degli incontri politici avuti in giornata a Baghdad: i primi dal suo insediamento, lunedi', dopo la tappa di due giorni in Kurdistan. Garner ha cosi' voluto smentire una volta di piu' le voci che indicano nel leader del Congresso nazionale Iracheno, la principoale tra le formazioni in esilio dell'opposizione all'ex regime di Sadadam Hussein, il favorito di Washington. Il generale ha inoltre ripetuto che gli Usa non riconoscono alcuna autorita' nemmeno a un altro esponente del Congresso medesimo, Mohammed Mohsen al-Zubaidi, autoproclamatosi qualche giorno fa sindaco della capitale. Anzi, Garner ha avvertito che, se gli iracheni non lo accetteranno come tale, al-Zubaidi sara' rimosso. E' una mossa che arriva improvvisa, am che ci si poteva aspettare: le dichiarazioni di Chalabi degli ultimi giorni erano state improntate ad un forte antiamericanismo, in sintonia con quelle che sono state le manifestazioni di piazza. Per chalabi era chiara la voontà di non essere interpretato come un semplice emissario americano,, per poter guadagnare un consenso durevole. Posizione che però non è andata giù agli americani, he si vedevano indicati come usurpatori dal loro stesso uomo. La reazione di Garner è stata quella di togliere il proprio appoggio al leader iracheno. Su al-Zabaidi invece il veto è arrivato per la sua presunzine di voler sedere al vertice dell'opec oggi....

NATO

La Nato, se verra' chiesto da tutti i leader politici dell'Alleanza, e' pronta per stabilizzare a situazione nell'Iraq post-bellico. E in ogni caso gia' ad ottobre avra' a disposizione i primi 2.000 'rambo' con cui far fronte alle nuove minacce del Ventunesimo secolo. Questo e' il quadro che emerge da dichiarazioni fatte oggi dal Comandante supremo delle forze Nato in Europa, il generale americano James Jones, incontrando i giornalisti presso lo Shape, il quartiere generale delle potenze alleante nei pressi di Mons, in Belgio. Jones ha fornito qualche nuovo dettaglio sulla nascente Forza Nato di intervento rapido (Nrf) che nel 2006 dovrebbe disporre (ma la cifra e' solo una ipotesi di lavoro) di 20 mila uomini per affrontare qualsiasi missione in qualunque angolo del globo: un'innovazione-chiave della mutazione strategica dell'alleanza atlantica, orientata non piu' a difendersi da un solo avversario (la disciolta Urss) ma ad attaccare i mille focolai del terrorismo internazionale o a portare l'ordine dove necessario. Un primo nucleo di questa forza integrata di terra, aria e mare 'Nrf' sara' operativo come noto gia' in ottobre e sara' composto, ha precisato oggi il generale, da quasi 2.000 uomini con una capacita' logistica di rimanere in azione autonomamente per due-quattro settimane. Anche senza questa struttura, la Nato comunque e' gia' pronta a svolgere quasiasi compito in Iraq come ad esempio si appresta fare sotto l'egida dell'Onu in Afghanistan (Isaf-4) dopo aver contribuito a pacificare i Balcani: La Nato e' una un'organizzazione molto capace, ha detto, e sa bene cosa fare in missioni di peacekeeping e di altro tipo. I leader politici dell'alleanza non hanno pero' ancora impartito alcun ordine, ha sottolineato Jones, anche se a suo dire molti alleati alleati hanno dimostrato un atteggiamento ricettivo: in ogni caso siamo in grado di dire ai nostri leader politici cosa possiamo e cosa non possiamo fare in un lasso di tempo molto breve, ha affermato Jones rifiutandosi di formulare ipotesi sul tipo di missione che potrebbe compiere in Iraq. Come noto da settimane, la questione viene discussa informalmente dai rappresentanti permanenti dei 19 paesi della Nato a Bruxelles e sul prinpicio di un ruolo dell'Alleanza in Iraq nessuno ha espresso opposizioni di principio. Col suo battaglione di 'rambo' che gia' scaldano i muscoli, l'ex-comandante in capo dei Marines oggi e' stato spinto dai giornalisti a dire la sua sui tentativi dell'Ue di darsi una capacita' militare autonoma: una propria forza di reazione rapida da 60 mila uomini e, rilevante a livello politico, il vertice a tre tra Francia, Germania e Belgio sulla difesa che si terra' martedi' prossimo a Bruxelles. Jones, che e' anche capo delle forze americane in Europa, ha definito ragionevole che gli europei discutano della loro difesa ma ha avvertito: il modello di cooperazione fra Nato e Ue e' quello realizzato con il passaggio delle consegne per la missione di pace in Macedonia, non quello di inutili doppioni di sforzi e strutture che gia' esistono

palestina

Smentendo informazioni giunte ieri da Ramallah (Cisgiordania), l'ufficio del primo ministro Ariel Sharon ha oggi smentito voci secondo cui al presidente Yasser Arafat sarebbe stata garantita adesso piena liberta' di spostamento 'in compenso' per la sua flessibilita' che ha consentito la formazione del governo di Abu Mazen (Mahmud Abbas). Israele - precisa sinteticamente un comunicato emesso dall'ufficio del premier - non ha assunto alcun impegno circa il luogo dove si trova il presidente palestinese, circa le sue funzioni o circa il suo futuro personale. Fonti palestinesi avevano riferito ieri che Arafat ha ricevuto assicurazione che sara' ripristinata la sua piena liberta' di spostamento e che anche in futuro sara' lui in persona a condurre eventuali negoziati con Israele. Arafat e' teoricamente libero di lasciare il suo ufficio di Ramallah. Ma Israele si riserva il diritto di catturare alcuni collaboratori che si trovano assieme con lui, il piu' importante dei quali e' considerato Tawfiq Tirawi, il comandante dell'intelligence palestinese in Cisgiordania. Le autorita' israeliane non hanno voluto inoltre impegnarsi finora a garantire ad Arafat che sarebbe autorizzato a rientrare nei Territori, se decidesse di compiere una visita all'estero.

Tel Aviv, arrestato un giornalista italiano

Arrestato mentre stava fotografando la scena la scena del pestaggio di un ragazzo palestinese di 15 anni da parte dell’esercito israeliano. L’uomo, un giornalista italiano, Tommaso Basevi, 28 anni, dell’agenzia satellitare Euronews, viene rilasciato dalle autorità di Tel Aviv dopo aver passato 24 ore nel carcere di Ariel. A darne notizia, sul sito Indymedia.org, alcuni pacifisti italiani che si trovano nei Territori occupati insieme agli attivisti dell’International Solidarity Movement, il gruppo per i diritti umani nel quale militava la giovane statunitense Rachel Corrie, uccisa un mese fa a Gaza, durante un raid dell’esercito con la Stella di David. Secondo quanto raccontato da alcuni testimoni, Basevi, verso le 18 di ieri (le 19 locali) si trovava nei pressi del campo profughi di Nur Shams, nei pressi di Tulkarem, insieme al coordinatore palestinese dell’Ism, Osama Qashoo. I due stavano fotografando mentre era in corso un’operazione dell’esercito israeliano. In quel momento, secondo quanto riportato dai testimoni, alcune donne palestinesi erano state fermate mentre un giovane palestinese di 15 anni veniva picchiato dai militari e arrestato.

Francia prospettive

l afrancia tra possibili sanzioni e richieste americane

Spagna

Un tempo si regalavano pacchi di pasta, adesso computer, meglio se portatili. E' quetsa l alinea scelta dal governo aznar, le cui idee sono molto simili a quelle del nostro presidente del consiglio. 1900 computer portatili in regalo ai più bisognosi, perchè possano colmare il divario tecnologico, e non essere esclusi dalla società. Riservati alle donne, alle comunità, ai disabili, agli abitanti delle zone rurali, verranno consegnatio dopo un percorso di alfabetizzazione in diverse regioni del paese. Progetto lodevole, se arrivasse al termine di ben altri accorgimenti per la vita sociale ed economica dei settori disagiati: invece, si regala tecnologia mentre si nega l'accesso ai beni primari attraverso la privatizzazione, la riduzione dei fondi, la disoccupazione. Ma anche aznar ha capito che la pubblicità è il sistema migliore: poco importa se i pc arriveranno dove magari non arriva la corente elettrica, l'importante è essere all'avanguardia.

belgio

La grève s'est poursuivie jeudi aux prisons de Saint-Gilles et de Forest dans l'attente de l'examen vendredi au conseil des ministres des propositions du ministre de la Justice, Marc Verwilghen, en vue d'apporter une réponse à la surpopulation de ces deux prisons bruxelloises. La nervosité a gagné les détenus qui se sont manifestés en jetant des draps enflammés. Les gardiens de Lantin et d'Anvers ont pour leur part mené jeudi des grèves du zèle tandis que le préavis court toujours à Andenne.

A Lantin, les gardiens ont observé dès jeudi 14h00 une grève du zèle. Ils accomplissent ainsi systématiquement toutes les procédures de sécurité, si bien que les activités et les mouvements dans la prison sont considérablement ralentis. Avant d'être passés à leur grève totale, à partir du 12 avril, les gardiens de Forest observaient une telle grève du zèle. Les gardiens se prononceront vendredi à 14h00 en assemblée générale sur la suite à donner au mouvement. Ils attendent notamment de voir la portée des propositions du ministre de la Justice: renvoi dans leur pays de 400 détenus préventifs est-européens en vue d'y être jugés, extension à 450 des détenus sous surveillance électronique à domicile (contre 300 actuellement), expulsion de 55 étrangers en fin de peine. Le responsable syndical CCSP Gaston Merkelbach se dit "sceptique" sur ces mesures qui demandent un budget important. "Mais, si cela est appliqué, c'est néanmoins un bon début", précise-t-il.

Saint-Gilles, en grève depuis lundi, ne se prononcera que lundi à 06h00 sur une éventuelle reprise du travail. La nervosité gagne certains des détenus qui sont, comme à Forest, surveillés par des policiers fédéraux. Certains d'entre eux ont ainsi jeté des draps enflammés par les fenêtres de leur cellule.

Andenne, où un préavis de grève a été déposé, pourrait alors à son tour arrêter le travail. Les gardiens ne veulent absolument pas que des détenus de Saint-Gilles viennent à Andenne, une prison pour condamnés à de lourdes peines où le régime est très strict. "Ils ne veulent absolument pas que les détenus se retrouvent à deux dans les cellules prévues pour une personne. Or, cinq détenus de Saint-Gilles sont déjà arrivés", précise M. Merkelbach.

Le mouvement s'est étendu jeudi à Anvers. "Nous avions prévenu le ministre que si l'on continuait à traîner, cela pourrait entraîner des mouvements ailleurs", dit M. Merkelbach. A Anvers, une cinquantaine de gardiens ont arrêté le travail entre 13h00 et 15h00. En grève du zèle depuis le 24 février, ils estiment qu'il faut une solution urgente à la surpopulation. "Les détenus n'avaient subi jusqu'à présent aucun préjudice en raison de nos actions. C'est la première fois que les visites et les promenades n'ont pu être organisées", a expliqué Freddy Weckhuysen, délégué syndical SLFP. La prison de la Begijnenstraat compte 569 détenus pour 350 places.

armi chimiche

Durante la lunga guerra in Vietnam l’esercito statunitense avrebbe spruzzato sulle foreste e sui villaggi oltre 70 milioni di litri di defolianti. La quantità di diossina rilasciata dall’agente orange e dagli altri diserbanti sarebbe almeno il doppio di quanto si è creduto finora. A fare luce su uno dei capitoli più oscuri del paese asiatico è stato il team di Jeanne Stellman della Columbia University che ha riesaminato Herbs, un archivio dell’esercito Usa, già analizzato nel 1974 dalla National Academy of Sciences per misurare gli effetti ecologici delle missioni defolianti.

Correggendo gli errori e integrando altri dati, come i diari di bordo dei piloti, Stellman ha costruito una mappa computerizzata che descrive nel dettaglio le aree colpite durante le missioni di volo alla diossina. E le stime sono allarmanti: oltre 2,7 milioni di ettari di territorio contaminati, 3.181 i villaggi colpiti e presumibilmente dai due ai quattro milioni di persone esposte direttamente agli erbicidi.

“Grazie a questa mappa sarà possibile per la prima volta calcolare in modo abbastanza preciso l’indice di esposizione dei singoli individui e delle popolazioni alla diossina”, sottolinea la Stellman. Un dato indispensabile per la ricerca epidemiologica sui danni alla salute causati da dieci anni di guerra chimica.

Filippine

La presidente Gloria Macapagal Arroyo ha ordinato ieri un’inchiesta sull’omicidio di due attivisti per i diritti umani i cui corpi sono stati ritrovati martedì in una boscaglia di bambù nell’isola di Mindoro (circa 140 chilometri a sud di Manila, Filippine) da 34anni roccaforte di una guerriglia comunista, ultimamente molto indebolita. Elaine Marcellana e Eddie Gumanoy erano stati rapiti il giorno prima insieme ad altri tre colleghi da un gruppo di uomini a viso coperto che sostenevano di essere ‘vigilantes’. I due cadaveri presentavano ferite da arma da fuoco alla testa e al petto. Non si hanno ancora notizie degli altri tre sequestrati - Francisco Saez, Melvin Jocson e Virgilo Catoy - anch’essi rappresentanti di organizzazioni della società civile locale. Con la sua associazione ‘Karapatang’ (Diritti) Marcellana aveva documentato dal 2001 ad oggi centinaia di abusi e di violazioni dei diritti umani commessi da gruppi paramilitari e da soldati della 204esima brigata dell’esercito filippino, incaricati di contrastare i ribelli comunisti nell’isola di Mindoro, nel Southern Tagalog, parte meridionale dell’insieme di isole che compongono la regione di Luzon, in cui si trova anche la capitale Manila. Marcellana e Gumanoy avrebbero dovuto presto testimoniare davanti ad una commissione governativa incarica di valutare l’operato del colonnello Jovito Palparan, comandante della 204esima brigata, e decidere sulla sua promozione a generale di brigata. I sospetti sul brutale assassinio sono dunque caduti sui militari e in particolare su Palparan. Il colonnello si difende sostenendo che i 5 sono stati rapiti da cittadini locali stanchi dei loro favoritismi nei confronti dei ribelli comunisti.

Fiat

La firma è arrivata in prima mattina, poco dopo le 6. Con l'accordo tra la Fiat e sindacati si rimette in moto lo sviluppo dello stabilimento di Pomigliano d'Arco.

L'accordo prevede, dal 2004 e per cinque anni, investimenti annui per 500 milioni di euro, mille assunzioni strutturali più altre cinquecento nelle aziende del perimetro industriale della cittadina campana. In base all'accordo le auto targate Alfa Romeo usciranno eslusivamente da Pomigliano d'Arco, dove saranno prodotti nuovi modelli della classe C (berlina compatta) e D (berlina media).

Fiat ha anche presentato il piano per la nuova organizzazione del lavoro, che sarà oggetto di ulteriore confronto con il sindacato, così come aperto resta il confronto sulla formazione dei lavoratori.

Art.18

Mentre la Cgil sembra andare verso il sì al voto sul referendum per l'estensione dell'articolo 18 anche alle imprese con meno di 16 dipendenti, Il segretario dell'Udeur, Clemente Mastella, ha annunciato che chiedera' una riunione del centro-sinistra per ufficializzare il no al referendum sull'art. 18. Secondo Mastella, si tratta di una consultazione sbagliata, che non risolve alcun problema, interferisce nell'autonomia delle parti sociali, spacca il mondo del lavoro, danneggia irrimediabilmente le piccole e medie imprese. Non si sa quanto la posizione di Mastella sia condivisa da tutto il centro sinistra. Rutelli a suo tempo si era pronunciato nello stesso modo, ma i ds ancora non formalizzano la loro posizione. Se il centro sinistra dovesse orientarsi al no, si consumerebbe ancora di più la frattura tra la cgil e i ds.

GR ORE 17.00

Iraq

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha richiamato le forze alleate dispiegate in Iraq al rispetto della Convenzione di Ginevra, ma il suo appello ha provocato la reazione furiosa degli Stati Uniti. "Spero che la coalizione dara' l'esempio chiarendo che intende agire nel pieno rispetto delle norme contenute nella Convenzione di Ginevra e dell'Aja per cio' che riguarda il trattamento dei prigionieri", ha dichiarato Annan in un intervento davanti alla Commissione dell'Onu per i diritti umani riunita per la sessione annuale "Spero che la coalizione darà l'esempio chiarendo che intende agire nel pieno rispetto delle norme contenute nella Convenzione di Ginevra e dell'Aja per ciò che riguarda il trattamento dei prigionieri". Gioca in casa, il segretario generale delle Nazioni Unite, e davanti alla Commissione dell'Onu per i diritti umani riunita per la sessione annuale non rinuncia ad una stilettata a Washington. Tanto che l'ambasciatore americano alle Nazioni Unite a Ginevra, irritato, convoca subito i giornalisti per una dichiarazione.

Annan ha ricordato il durissimo scontro diplomatico che ha preceduto la guerra a Saddam: la decisione di Stati Uniti e Gran Bretagna "di sferrare l'attacco senza l'autorizzazione specifica del Consiglio di sicurezza ha creato profonde divisioni che dovremo superare se vogliamo far fronte in modo efficace non solo a quanto accade in Iraq, ma anche ad altre importante sfide internazionali", ha detto, lasciando capire che la guerra in Iraq non aveva per l'Onu presupposti di legalità.

Appena Annan ha lasciato la sala, Kevin Moley e il capo della delegazione statunitense Jean Kirkpatrick hanno detto ai giornalisti che "ci sembra quanto meno singolare che il segretario generale abbia ritenuto di dover portare questo tema alla nostra attenzione. Gli angloamericani hanno chiarito dal primo giorno, non solo con le parole ma anche attraverso le azioni, che rispettano il diritto internazional e dunque è stupefacente che ci richiami a questo".

Quanto alla legittimità dell'intervento in Iraq, il diplomatico Usa non ha risparmiato altre critiche ad Annan: "Il segretario generale dovrebbe sapere più di chiunque altro che ci sono state autorizzazioni specifiche", ha dichiarato Moley, citando le risoluzioni 678, 687 e 1441. Pertanto "questa è una madornale distorsione dei fatti". Ancora più dura la Kirkpatrick: "E' stato un errore molto grave quello di Annan".

Nel suo intervento Annan ha detto anche di augurarsi che le forze della coalizioni dimostrino "attraverso le loro azioni che accettano le responsabilità di potenze occupanti per quanto riguarda l'ordine pubblico, la sicurezza e il benessere della popolazione civile" e che "cominci ora in Iraq una nuova era di rispetto dei diritti umani".

nello scontro sul ruolo dell'onu, spunta adesso la proposta inglese, che tenta una mediazione sul ruolo degli ispettori. Ad occuparsi della ricerca di armi di distruzione di massa in Iraq potrebbe essere un paese che non ha preso parte alla guerra contro il regime di Baghdad. A formulare la proposta e' stato oggi il ministro della Difesa britannico, Geoff Hoon. Abbiamo sempre sostenuto che ci dovesse esere un elemento indipendente, ha ricordato il ministro. Non abbiamo imposto come condizione che questo elemento fossero le Nazioni Unite, ha puntualizzato, proponendo di rivolgersi ad altri paesi in grado di svolgere le ispezioni. Hoon si e' anche detto convinto dell'esistenza di armi chimiche o biologiche in Iraq: sostenendo che l'unico motivo per cui Saddam non le ha usate e' che l'improvvisa invasione delle forze alleate non gli ha lasciato il tempo di farlo. Curiosa dichiarazione, se si pensa che l'ultimatum a saddam è stato dato dagli usa e dalla gran bretagna per ben due volte, e tutto era meno che improvviso e inaspettato il loro attacco.

Futuro governo

Il processo di formazione di un governo iracheno inizierà la prossima settimana, ha detto oggi a Baghdad il capo dell'amministrazione provvisoria americana Jay Garner secondo il quale per quella data alcuni ministeri potrebbero ricominciare a funzionare.

"Credo che comincerete a vedere il processo per la formazione di un governo iniziare alla fine della prossima settimana", ha affermato Garner in una conferenza stampa a Baghdad. Non sono stati forniti particolari, ma il generale in pensione americano ha ripetuto che "vi saranno dentro facce irachene. Sarà guidato da iracheni".

I ministeri, ha aggiunto Garner, ricominceranno a funzionare. "Avremo un coordinatore in ciascun ministero", ha precisato. E se la sede di qualche dicastero risulterà essere stato distrutto dai bombardamenti angloamericani, si troverà una nuova sede.

Garner, che ha tenuto la conferenza stampa dopo avere incontrato, oggi a Baghdad, un folto gruppo di esponenti e intellettuali iracheni, ha affermato inoltre che Ahmad Chalabi, leader dell'Iraqi national congress, non è la scelta di Washington per guidare l'Iraq, nonostante questa sia opinione diffusa. Chalabi non era presente oggi all'incontro degli esponenti iracheni con Garner.

Ripartita la produzione di petrolio Garner ha aggiunto che le forze anglo-americane in Iraq hanno fatto ripartire una parte della produzione petrolifera e di gas nel nord e nel sud dell'Iraq per rispondere ai bisogni degli iracheni.

Ruanda

Il Parlamento ruandese ha adottato ieri sera la nuova costituzione che introduce – per la prima volta dopo il genocidio del 1994 – l’elezione a suffragio universale per i deputati fino ad ora nominati dal partito al potere (Fronte Patriottico ruandese, Fpr). Lo ha confermato alla MISNA Aniste Habarurema, segretario generale dell’Assemblea Nazionale di Kigali, precisando che la nuova carta costituzionale è stata approvata all’unanimità dai 68 parlamentari presenti al momento del voto (6 erano assenti). Il nuovo parlamento sarà bicamerale, a differenza di quello attuale, formato da una sola Camera. Il suffragio non sarà tuttavia esteso al Senato, i cui membri saranno in parte nominati da associazioni della società civile e in parte su decreto del presidente della Repubblica. “L’introduzione dell’elezione per i rappresentanti della Camera costituisce un evidente passo verso la democrazia - ha dichiarato Habarurema -. Il testo ufficiale della nuova costituzione sarà sottoposto a referendum popolare il prossimo 26 maggio”. In base alla nuova Carta fondamentale dello Stato, il presidente della Repubblica sarà eletto per un mandato di cinque anni, rinnovabile una sola volta. Il nuovo statuto sostituisce la ‘legge fondamentale’ adottata nel 1995, che comprendeva la Costituzione del 1991 e i testi dell’accordo di Arusha del 1993 tra il governo e l’allora formazione ribelle del Fpr, ed entrerà in vigore al termine del periodo di transizione nel luglio prossimo. A completamento del passaggio istituzionale in atto, in agosto si dovrebbero svolgere le elezioni presidenziali e nel mese di ottobre è previsto il voto per il rinnovo del Parlamento. Nonostante l’introduzione di modalità elettorali più democratiche rispetto alle attuali, in Rwanda continuano tuttavia ad essere violati alcuni diritti fondamentali, come hanno denunciato ieri Amnesty Internationale e Reporter senza frontiere (Rsf). L’organizzazione per la difesa dei diritti umani ha denunciato le ‘purghe’ messe in atto dal Parlamento contro gli appartenenti al Movimento democratico repubblicano (Mdr), che è stato disciolto in base un voto dell’assemblea di Kigali lo scorso 15 aprile. Rsf ha invece richiamato l’attenzione su una violazione della libertà di stampa relativa al sequestro del primo numero di un nuovo settimanale (‘Lo specchio’, ‘Indorerwamo’ in lingua kinyarwanda), ricordando che il presidente ruandese Paul Kagame è sulla ‘lista nera’ dei ‘predatori’ della libertà di espressione.

Guatemala

Ameno 10 persone sarebbero morte e altre 8 risulterebbero ‘desaparecidas’ a causa di una frana avvenuta ieri nel piccolo centro di El Chichicaste (dipartimento di San Marcos, al confine occidentale col Messico). Lo ha riferito il portavoce locale dei vigili del fuoco, Hector Fuentes, precisando che all’alba di ieri una parte del monte Cocol, che sovrasta il villaggio maya, è franata seppellendo una ventina di case. “È venuta giù metà della montagna” ha spiegato Fuentes. Il funzionario non ha azzardato ipotesi sulle cause del disastro, pur affermando che si è trattato di “una tragedia annunciata”. Già nel giugno dello scorso anno i residenti avevano lanciato l’allarme sul pericolo di una frana di grosse proporzioni, dopo alcuni piccoli smottamenti verificatisi sul monte Cocol. Nell’ottobre scorso, Gregorio Miranda, sindaco del comune di Chim (a cui appartiene El Chichicaste) aveva riferito alle autorità dipartimentali di San Marcos che almeno 51 abitazioni erano a rischio. Il Coordinamento nazionale per la riduzione dei disastri (Conred) aveva sollecitato la popolazione a trasferirsi altrove. In quell’occasione, Miranda aveva dichiarato: “Tenendo conto che questa gente non può abbandonare le proprie case e i raccolti da un momento all’altro, perché non sa dove andare, l’unica cosa che gli hanno detto è stata di raccomandarsi al Creatore”.

Pena di morte

Per la seconda volta in otto giorni in Texas la mano del boia e' stata fermata. L'esecuzione di Robert Charles Ladd, malato di mente, e' stata bloccata nove ore prima che entrasse nella camera della morte. Tre giudici di una Corte d'Appello di New Orleans hanno deciso di bloccare l'esecuzione e di far rivedere il caso da una corte federale, visto che sin da bambino Ladd, ora 46enne, era stato dichiarato ritardato. Ladd e' stato condannato a morte per aver ucciso una donna a martellate durante una rapina nel 1996. La scorsa settimana anche l'esecuzione di Kenneth Wayne Morris e' stata bloccata in extremis, dalla stessa corte di New Orleans, che ha addotto la stessa ragione.

Art.18

Mentre la Cgil sembra andare verso il sì al voto sul referendum per l'estensione dell'articolo 18 anche alle imprese con meno di 16 dipendenti, Il segretario dell'Udeur, Clemente Mastella, ha annunciato che chiedera' una riunione del centro-sinistra per ufficializzare il no al referendum sull'art. 18. Secondo Mastella, si tratta di una consultazione sbagliata, che non risolve alcun problema, interferisce nell'autonomia delle parti sociali, spacca il mondo del lavoro, danneggia irrimediabilmente le piccole e medie imprese. Non si sa quanto la posizione di Mastella sia condivisa da tutto il centro sinistra. Rutelli a suo tempo si era pronunciato nello stesso modo, ma i ds ancora non formalizzano la loro posizione. Se il centro sinistra dovesse orientarsi al no, si consumerebbe ancora di più la frattura tra la cgil e i ds.

GR ORE 13.00

REferendum art.18 Cgil verso il sì al voto sul referendum per l'estensione dell'articolo 18 anche alle imprese con meno di 16 dipendenti. La proposta, secondo indiscrezioni, potrebbe essere sottoposta al voto del prossimo direttivo della Cgil in calendario per il 6 maggio. Sarebbe questo l'orientamento emerso nel corso della riunione di oggi della segreteria del sindacato di Corso d'Italia. Lo stesso segretario generale, Guglielmo Epifani, nonostante la convinzione che il ricorso al referendum sia un errore, sarebbe infatti pronto a presentare al direttivo la proposta di 'schierare' la Cgil a favore del sì e del raggiungimento del quorum. Alla base dell'orientamento emerso oggi, la convinzione che un'eventuale vittoria del sì potrebbe agevolare il percorso delle proposte di legge avanzate dal sindacato per garantire ed estendere i diritti. Quella di oggi sarebbe stata, comunque, una segreteria che ha visto il gruppo dirigente dividersi in maniera netta. Secondo quanto si apprende, ad esprimersi a favore del si, oltre a Gian Paolo Patta e Paola Agnello Modica, ci sarebbero stati altri cinque componenti della segreteria. Favorevoli a lasciare i lavoratori liberi di scegliere restano gli altri cinque segretari. Per ora tutto è comunque rinviato alla prossima segreteria, prevista per il 5 maggio, nell'immediata vigilia del direttivo cui dovrebbe spettare il compito di assumere una decisione definitiva.

IRAK Il Sismi, il nostro servizio segreto militare avrebbe infiltrato una ventina di uomini, che hanno condotto, per 22 giorni, operazioni coperte di intelligence in appoggio alle forze anglo-americane in occasione della guerra in Iraq. Gli uomini si sarebbero infiltrati nelle aree di Bassora Baghdad Kirkuk. A rivelarlo è oggi Carlo Bonini sul quotidiano la Repubblica. "Qualificate fonti italiane e statunitensi hanno spiegato a Repubblica che si è trattato di "attività su terreno". Di "ricognizione e individuazione di obiettivi militari", di "ricerca e localizzazione "dei dignitari del regime " e di "antiterrorismo" sui singoli sospettati. "Alle operazioni coordinate con il Comando alleato (cui per settimane, attraverso l'ambasciata Usa di Roma, è stato girato l'intero flusso di informazioni raccolte dagli uomini del servizio) - spiega Bonini - hanno partecipato tre divisioni del Sismi (intelligence militare, operazioni e antiterrorismo) e una rete di 'fonti dirette' che si è andata infittendo nelle settimane precedenti il conflitto. Con il 'reclutamento' di alti ufficiali dell'esercito iracheno e del partito Baath, persuasi dal Sismi alla 'diserzione'". La 'guerra' del nostro servizio segreto sarebbe già iniziata nelle ultime settimane del dicembre scorso.

Dovrebbero essere le Nazioni Unite ad amministrare l'Iraq del dopo guerra fino a quando non sara' creato un governo autonomo. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin, in visita a Teheran, insieme al suo omologo iraniano Kamal Kharrazi, sottolineando che la priorita' ora per il popolo iracheno devono essere gli aiuti umanitari. I due ministri hanno evidenziato inoltre la necessita' di preparare il terreno per un governo democraticamente eletto e tale operazione dovrebbe essere compiuta sotto l'egida dell'Onu. De Villepin ha poi chiesto alle forze della coalizione di garantire la sicurezza in Iraq e di chiarire lo status delle armi di distruzioni di massa, la ragione per la quale e' stato deciso l'intervento militare. Si sta concretizzando la "punizione" minacciata dal segretario di Stato Usa contro la Francia, come conseguenza dell'opposizione di Parigi alla guerra in Iraq. Secondo un funzionario del governo americano, che ha parlato sotto anonimato, l'amministrazione del presidente George W. Bush starebbe esplorando i modi per escludere la Francia da parte dei meeting Nato. Un altro funzionario, sempre anonimo, ha detto che le relazioni fra Stati Uniti e Francia debbono essere impostate in modo diverso. A discutere delle "conseguenze" gi?inacciate dal segretario di Stato Colin Powell, ?tato un vertice composto dallo stesso Powell, il vice presidente Dick Cheney, il segretario alla Difesa Donald H. Rumsfeld e il consigliere alla sicurezza nazionale Condoleezza Rice. Le misure proposte riguarderebbero l'esclusione della Francia dai summit sulla sicurezza con gli "alleati" degli Usa, superando gli incontri che si svolgono nell'ambito del Consiglio della Nato, del quale la Francia fa parte.

  • I Paesi aderenti all'Opec sono d'accordo nel tagliare la sovrapproduzione di petrolio, stimata in due milioni di barili al giorno.Lo ha detto a Vienna, dove oggi si terra' la riunione del cartello petrolifero, il ministro venezuelano dell'Energia, Rafael Ramirez. 'Ci accorderemo per ridurre la sovrapproduzione' ha affermato Ramirez mentre il suo collega algerino, Chakib Khelil, ha detto che 'e' necessario stabilizzare il mercato, e l'Opec si appresta a fare quanto necessario'.

Palestina

Due palestinesi, fra cui un 17enne, sono stati uccisi da soldati israeliani in un villaggio presso Ramallah. A quanto riferiscono fonti palestinesi, citate da Ha'aretz, i militari hanno aperto il fuoco contro un gruppo di studenti della scuola secondaria che avevano tirato pietre contro di loro. I morti sono il 17enne Faker Arar e Osama Arar, un tassista di 30 anni. Le Brigate dei martiri di Al Aqsa, un gruppo armato legato al Fatah del dirigente palestinese Yasser Arafat, hanno rivendicato l'attacco di questa notte a Kfar Saba a nord di Tel Aviv.

gror030424 (last edited 2008-06-26 09:50:22 by anonymous)