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GR ORE 19.30

12 maggio, Giorgiana Masi Quasi ogni giorno e' l'anniversario dell'assassinio impunito di una persona scesa in piazza per esprimere il suo dissenso.

MESSICO: Nasce centro per i diritti delle lavoratrici delle maquilladoras

Assunti e licenziati a piacere, secondo l’informazione di “sjsheadlines”, oltre 100 mila per il 70 per cento donne le persone impegnate nelle"maquiladoras", impianti industriali di proprietà straniera che assemblano parti prodotte all'estero. In più di 100 maquiladoras del settore elettronico le donne sono alla mercé dei datori di lavoro: per difendere i loro diritti i gesuiti di Città del Messico e Guadalajara hanno dato vita al Centro di Riflessione e Azione per il Lavoro. Un'équipe che offre consulenze legali e sindacali, formazione e sostegno organizzativo, aiuta il Centro a denunciare le violazioni dei diritti umani e le operaie stesse suggeriscono strategie perché il Centro promuova la loro causa. La rimozione da parte del NAFTA (Accordo nordamericano di libero scambio) delle barriere commerciali e finanziarie tra USA, Canada e Messico, permette al denaro di fluire nelle casse delle società multinazionali; solo una piccola parte di quel denaro arriva a chi lavora. (femmis.org) NIGERIA: Disinformazione sul caso Amina Lawal È falsa la notizia relativa alla prossima esecuzione di Amina Lawal, la donna accusata di adulterio a rischio di essere lapidata in base alla legge islamica. Amnesty International (AI) ha smentito le voci diffuse via Internet sulla sezione spagnola dell’organizzazione internazionale, che avrebbe annunciato per il 3 giugno l’esecuzione della donna. Il 3 giugno la Corte d’appello nigeriana prenderà in esame il caso di Amina: «Amnesty International era presente il 25 marzo scorso quando la nuova data è stata fissata. Amina attualmente non è reclusa e gode di una eccellente assistenza legale». (femmis.org)

Arabia Saudita

Arabia Saudita, dopo gli attentati compiuti nella notte contro un quartiere residenziale abitato in gran parte da occidentali, è confermato il numero di morti americani: 10, ma ci sono molte vittime anche di altre nazionalità. Le informazioni sull'accaduto sono ancora contraddittorie: il quotidiano al Riad parlato di tre azioni, tutte di carattere suicida e effettuate con auto cariche di esplosivi, lanciate contro obiettivi predefiniti protetti da guardie armate. Secondo fonti ufficiali americane, invece, gli attacchi non sono stati tre ma almeno quattro. Al centro della valle Hanifa, Riad in arabo vuol dire giardini, conta circa tre milioni di abitanti e vi risiedono alcune decine di migliaia di cittadini statunitensi. Nell’intera Arabia Saudita - il Paese petrolifero per eccellenza - ci sono una quindicina di insediamenti o installazioni militari statunitensi, inclusa quella di al Khobar, vicino Dharan, conosciuta anche come Khobar Towers, dove nel giugno 1996 una bomba in un’autocisterna di carburante provocò la morte di 19 americani e il ferimento di altre 400 persone. Fu l’attentato più grave contro gli Usa ma non l’unico dopo la guerra del Golfo del 1991. Conclusa la guerra in Iraq, si è parlato insistentemente di un completo ritiro delle forze statunitensi dal territorio saudita, una delle richieste più pressanti formulate in passato da 'al Qaeda'

Palestina

Il primo ministro israeliano Ariel Sharon, in un'intervista apparsa oggi sul quotidiano in lingua inglese Jerusalem Post, ha affermato di ritenere che la questione degli insediamenti ebraici nei Territori non sia all'orizzonte, ai miei occhi. In apparente contraddizione con dichiarazioni fatte in altre interviste circa un mese fa, Sharon ha questa volta affermato che insediamenti come Bet El e Shilo, rispettivamente a circa 20 e 30 km. a nord-ovest e a nord-est di Gerusalemme, resteranno sotto la sovranita' di Israele. Se mi si chiede se a Bet El non ci saranno ebrei - ha detto Sharon - io rispondo no, gli ebrei vivranno anche la. Alla domanda dell'intervistatore se questi insediamenti resteranno sotto sovranita' israeliana, ha risposto: Lei vede la possibilita' che ebrei vivano sotto sovranita' araba? Glielo chiedo: vede davvero questa possibilita?. Il premier ha detto inoltre che gli insediamenti di Ariel e di Emmanuel, nel nord della Cisgiordania, saranno inclusi nella barriera protettiva che Israele sta costruendo lungo una linea che solo in parte ripercorre il vecchio confine con la CisgiordaniaNon ci potra' essere una situazione in cui ci sono due stati per un solo popolo ha spiegato, facendo riferimento alla domanda dei profughi palestinesi del 1948 di tornare alle loro case in Israele

Palestina2

Prosegue la missione in Medioriente del segretario di Stato americano Colin Powell, che ieri a Gerusalemme ha avuto un faccia a faccia con il ministro degli Esteri israeliano Silvan Shalom. Oggi Powell incontrerà il premier israeliano Ariel Sharon e quindi quello palestinese Abu Mazen, per discutere della Road Map, il percorso di pace ipotizzato da Stati Uniti, Russia, Unione europea e Onu. "C'è oramai un consenso diffuso sul progetto", ha spiegato Powell ed ha aggiunto che è arrivato il momento di "cominciare a lavorare". Secondo la radio militare israeliana il ministro della difesa Shaul Mofaz si accinge ad informare Powell che migliaia di pendolari palestinesi saranno da oggi nuovamente ammessi a lavorare in Israele. Mofaz informerà inoltre il segretario di stato americano che Israele è disposto a rilasciare un certo numero di palestinesi, detenuti per aver preso parte attiva nella Intifada. Un israeliano è morto in un agguato sulla strada che conduce a Ofra, un insediamento ebraico alle porte di Ramallah in Cisgiordania. Nelle prime del mattino un palestinese è stato ucciso dai soldati israeliani mentre tentava di superare un reticolato di sicurezza a Gaza. probabilmente non sapeva che la chiusura dei Territori è stata revocata stamane all'alba "nel tentativo di facilitare la missione del segretario di stato Colin Powell".

Israele nega l`ingresso a Volontari della Commissione Europea

Ieri, 11 Maggio, nove giovani europei impegnati in un progetto di volontariato promosso dallUnione Europea (3 Spagnoli, 2 Francesi, 1 Italiano, 1 Inglese, 1 Irlandese, 1 Tedesca) sono stati negati del visto dingresso al Paese dalle autorita doganali israeliane. Il fatto si e verificato presso la frontiera con la Giordania di Allenby bridge. Quanto accaduto e parte di una nuova ondata di espulsioni e restrizioni nei confronti degli internazionali che desiderano accedere in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati. Lo Stato di Israele sta dimonstrando reiteratamente un totale non rispetto di quanto previsto dalla Dichiarazione di Barcellona del 1995 e sta chiaramente violando gli accordi di partenariato Euro-Mediterraneano. Uno dei nove volontari oggetto di tale discriminazione e italiano. La rete Ebrei Contro l'Occupazione ed il Movimento Palestinese per la Cultura e la Democrazia hanno espresso la propria solidarietà al movimento di solidarietà internazionale, da tempo attivo nella protezione del popolo palestinese contro i soprusi e gli assassinii che vengono continuamente compiuti dall'esercito di occupazione israeliano. Ricordiamo che il 9 maggio, il movimento di solidarietà internazionale ha avuto il suo ufficio devastato dall'esercito e dalla polizia israeliani e tre dei militanti arrestati. E' evidente il piano israeliano di impedire l'attività di questo movimento pacifico, che protegge le persone e le case palestinesi dalla distruzione sistematica messa in atto dalle autorità ed informa il mondo esterno di quanto accade in Palestina. Quest'ultimo aspetto, l'informazione, è evidentemente insopportabile a chi, come il governo israeliano, viola sistematicamente tutti i principi etici e politici di comportamento civile e le Convenzioni internazionali che pure Israele ha sottoscritto.

Israele

Uno sciopero generale di protesta ad oltranza contro un piano di austerita' elaborato dal ministro delle finanze Benyamin Netanyahu (Likud) e' iniziato stamane in Israele in seguito al fallimento di negoziati notturni fra il governo e la centrale sindacale Histadrut. Seicentomila salariati - del servizio pubblico, e anche dei mezzi di trasporto e degli istituti bancari - incrociano le braccia, in segno di protesta per una profonda riforma al loro sistema pensionistico che il governo di Ariel Sharon si accinge a varare nel contesto di un pacchetto di misure di emergenza concepite per far uscire la economia israeiana da una profonda recessione iniziata oltre due anni fa, con lo scoppio della intifada palestinese. Secondo i dirigenti del sindacato, la posta in gioco e' il futuro della societa' israeliana. Netanyahu, a loro parere, e un seguace del Thatcherismo e del Darwinismo sociale: favorisce in sostanza - affermano - gli elementi piu' forti della economia a scapito delle classi subalterne.

AFGHANISTAN: ALTI UFFICIALI TEDESCHI INDAGATI PER CORRUZIONE AVREBBERO LUCRATO SU AFFITTO AEREI CISTERNA

- BERLINO - La procura della Repubblica di Bonn ha aperto un'inchiesta nei confronti di un gruppo di alti ufficiali della Bundeswehr, l'esercito tedesco, con l'accusa di corruzione. In particolare, gli ufficiali tedeschi avrebbero lucrato una decina di milioni di euro affittando soltanto da una ditta gli aerei cisterna per il rifornimento dei cargo che portavano materiale alle truppe di Berlino impegnate in Afghanistan nell'operazione Enduring Freedom. La ditta avrebbe poi lautamente pagato gli ufficiali per la 'preferenza' accordatale.

  • IRAQ: AIUTI USA ALLA GIORDANIA PER 700 MILIONI DI DOLLARI

AMMAN, - Usa e Giordania hanno firmato stamane un accordo per un pacchetto di assistenza economica di emergenza del valore di 700 milioni di dollari per quest'anno e un trattato per gli investimenti bilaterali. Con il primo accordo, firmato dal segretario di Stato Usa Colin Powell e il ministro alla programmazione Bassem Awadallah, Washington ha detto di volere aiutare la Giordania a fare fronte all'impatto economico della guerra in Iraq, visto che il conflitto e' risultato in maggiori spese e minori entrate per il governo di Amman. Con il crollo del regime di Saddam Hussein, la Giordania ha perso un conveniente accordo bilaterale con il quale l'Iraq le forniva meta' del fabbisogno petrolifero gratis, e l'altra meta' a prezzi scontati. L'anno scorso, l'assistenza Usa alla Giordania e' stata 450 milioni di dollari circa. Le riforme strutturali (privatizzazioni e tagli al welfare) hanno fatto entrare la Giordania nel 2000 nell'Organizzazione Mondiale del Commercio dopo negoziati lampo di un anno, e un accordo di libero scambio con gli Usa nel 2001 il quarto sinora concesso da Washington dopo simili accordi con Messico, Canada e Israele.

IRAN-USA: TEHERAN, NESSUN NEGOZIATO SU RIPRESA RELAZIONI -

  • TEHERAN, - Nessun negoziato e' in corso tra Iran e Usa per la ripresa delle relazioni bilaterali, secondo quanto ha ribadito oggi il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hamid Reza Asefi. Notizie di stampa apparse negli ultimi giorni in proposito sono senza fondamento, ha affermato il portavoce, citato dall'agenzia governativa Irna. Negli ultimi giorni sia Teheran sia Washington hanno ammesso che contatti sono in corso da diverso tempo, soprattutto attraverso l'ambasciata svizzera, che rappresenta gli interessi americani in Iran. Tuttavia entrambe le parti hanno sottolineato che al centro dei colloqui vi sono problemi specifici, quali la situazione in Afghanistan e in Iraq, e non, appunto, la ripresa delle relazioni, interrotte fin dal 1980. La Guida Suprema iraniana, Ayatollah Ali Khamenei, ha risposto negativamente ieri alla richiesta della maggioranza del Parlamento, riformista, che chiedeva la ripresa delle relazioni bilaterali. Cio', ha detto, equivarrebbe ad una resa al nemico. Nessun negoziato - ha detto oggi Asefi - si e' svolto tra autorita' dei due paesi sulla ripresa delle relazioni. La Repubblica islamica ritiene che i negoziati saranno utili solo se basati sul rispetto reciproco, e al momento non esiste una tale condizione, visto l'approccio del governo americano.

TURCHIA: TORTURA, RIFORMA CODICE PREVEDE PENE PIU' PESANTI PREVISTO PER LA PRIMA VOLTA REATO DI TRAFFICO ESSERI UMANI

Il governo turco ha presentato oggi un progetto di riforma del codice penale che prevede tra l'altro pene piu' pesanti per il reato di tortura e per quello di organizzazione dell'emigrazione clandestina. Secondo la bozza del nuovo codice, che sara' discussa nei prossimi giorni dal parlamento, se a praticare la tortura, ora prevista come reato specifico, e' un pubblico ufficiale questi incorrera' in una pena da 5 a 10 anni e la pena massima sara' applicata oblligatoriamente nel caso di violenze sessuali. L'ergastolo e' previsto nel caso che alla tortura segua la morte della vittima. La persistente pratica della tortura poliziesca, benche' in forte calo negli ultimi anni in Turchia, secondo le stesse organizzazioni umanitarie, e' stata una delle principali ragioni citate dalla Commissione dell'Ue nell'autunno scorso per il rinvio dell'inizio del negoziato di adesione della Turchia all'Unione europea. Per la prima volta nel nuovo codice penale verra' previsto anche come reato specifico il traffico di esseri umani per gli organizzatori di attivita' legate all'emigrazione clandestina per i quali viene prevista una pena da 2 a 5 anni. La Turchia e' uno dei principali punti di passaggio dei flussi migratori illegali dall' Asia verso l'Europa, anche se negli ultimi anni le autorita' turche hanno contrastato il fenomeno con molta efficacia. Per la prima volta, il nuovo codice penale prevedera' il genocidio e i delitti contro l'umanita'. Infine, viene previsto l'uso del braccialetto elettronico in particolare per le donne che lo richiedano in sostituzione di pene fino a sei mesi di reclusione. Il codice penale attuale turco fu approvato nel 1926 sulla base di quello italiano.

COREE: PYONGYANG ANNUNCIA ABBANDONO ACCORDO DENUCLEARIZZAZIONE CON SEUL

La Corea del Nord ha annunciato oggi l’abbandono di un accordo del 1992 con la Corea del Sud per la denuclearizzazione della penisola coreana. In un comunicato diffuso dall’agenzia statale Kcna, Pyongyang ha fatto ricadere la colpa di questa decisione sugli Usa, sostenendo di aver bisogno di tutti gli strumenti in suo possesso per respingere eventuali attacchi militari statunitensi. Nel documento si accusano inoltre gli Stati Uniti di “aver ignorato la dichiarazione congiunta delle due Coree per la denuclearizzazione della penisola”. L’annuncio è stato diffuso da Pyongyang prima dell’incontro tra il presidente sudcoreano Roh Moo Hyun e del suo omologo statunitense George W. Bush a Washington, previsto per domani pomeriggio. Parlando alla Società Coreana di New York durante la sua visita di questi giorni negli Stati Uniti, Roh ha comunque affrontato la questione ‘Corea del Nord’, affermando che lo sviluppo di programmi nucleari nordcoreani potrebbe rappresentare un serio pericolo per la stabilità dell’intera regione asiatica. Il leader sudcoreano ha quindi sollecitato Pyongyang ad abbandonare al più presto ogni progetto di questo tipo.

Australia I bambini e gli adolescenti rinchiusi nei campi di detenzione per richiedenti asilo in Australia, per lo piu' situati nell'entroterra desertico del continente, hanno il tasso piu' alto di malattie mentali mai registrato nella letteratura medica moderna. Uno studio condotto dal Collegio australiano e neozelandese degli psichiatri, dall'universita' del Nuovo Galles del sud e da psichiatri di Sydney, ripreso oggi dalla stampa, rivela che ciascuno dei 20 minorenni esaminati soffre di almeno un tipo di disturbo psichiatrico, nel piu' della meta' dei casi di grave depressione e di disturbi da stress post-traumatico. In molti casi sono stati rinchiusi in isolamento nelle loro stanze, hanno assistito a perquisizioni delle camere e a scontri violenti fra agenti di detenzione e richiedenti asilo. Risultato: un'elevata incidenza di malattie mentali, che hanno raggiunto un tasso finora mai registrato fra i minori. Lo studio e' stato condotto da 12 psichiatri attraverso colloqui telefonici segreti con bambini e adolescenti fra 3 e 19 anni. Quasi il 40 e' stato aggredito da agenti di detenzione, un quarto ha detto di essere stato rinchiuso in isolamento e circa il 10% ha denunciato molestie sessuali.

CONGO-DEM.REPUBLIC FRANCIA PRONTA A INVIARE SOLDATI IN ITURI

La Francia è pronta ad inviare i propri soldati come forza d'interposizione nella martoriata provincia dell'Ituri, nel nord est della Repubblica democratica del Congo. Lo ha riferito oggi il portavoce del ministero degli esteri transalpino che in una conferenza stampa ha detto "la Francia è disposta a dare il suo contributo" per la stabilizzazione dell'Ituri, inviando un battaglione come richiesto dalle Nazioni Unite. "L'aggravarsi della situazione e la continua insicurezza dell'Ituri - ha detto Rivasseau - ha portato il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan a chiedere il nostro aiuto". La provincia dell'Ituri, dalla fine del 2002 ha registrato un continuo intensificarsi della conflittualità e da mesi ormai si susseguono gli scontri tra le varie fazioni che si contendono la regione, e soprattutto le immense ricchezze del suo sottosuolo. Una crisi aggravata anche da tensione interetniche, come quelle che vedono contrapposti Hema e Lendu, abilmente sfruttate dai potenti 'signori della guerra' che in Ituri stringono e disfano alleanze con i due gruppi etnici a seconda della convenienza, alimentando così una faida sanguinosa che in questi giorni ha colpito Bunia, capoluogo dell'Ituri. "Stiamo valutando - ha detto ancora il portavoce del Quai d'Orsay - le modalità pratiche di una nostra partecipazione a una forza internazionale, 'ad hoc' e temporanea, che possa venire in soccorso della Monuc", la Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica democratica del Congo. La guerra in ex Zaire, esplosa nel 1998, secondo le stime più recenti ha fatto oltre 3 milioni di morti.

ITALIA

Taranto

Taranto: in seguito agli sgomberi effettuati ieri nelle case occupate del quartiere Paolo VI, si è svolta oggi pomeriggio una manifestazione indetta dai comitati degli occupanti e dal comitato di quartiere ; hanno aderito la confederazione dei cobas e gli studenti medi e molti cittadini/e della città vecchia di Taranto. Il corteo è giunto sotto la prefettura ed in questo momento è in corso un sitin di sostegno alla delegazione che è stata ricevuta da un incaricato del prefetto; la delegazione composta dal comitato degli occupanti e dal comitato del quartiere Paolo VI chiede al prefetto di risolvere la questione abitativa per le 36 famiglie sgomberate; le richieste verranno portate anche in consiglio comunale, ma in questo momento sono state portate al prefetto poichè la giunta comunale delegò nel 94 la prefettura a formulare le liste di assegnazione delle case popolari; L'assegnazione gestita dal vice questore Quinto è stata approntata in maniera non pubblica e clientelare, dimodochè per 36 famiglie che avevano da tempo fatto richiesta di assegnazione è stato necessario occupare degli stabili rimasti chiusi dal 94.

LEGGE BASAGLIA: PRES.COMM.LOMBARDIA, NUOVO PROGETTO LEGGE

Nel 25* anniversario della legge Basaglia, che il 13 maggio '78 decise la chiusura dei manicomi, il presidente della Commissione Sanita' della Regione Lombardia, Carlo Saffioti, ha annunciato la presentazione in Parlamento di un nuovo progetto di legge che si pone sulla stessa linea di pensiero e che va ad integrare la legge Basaglia. L'annuncio e' stato fatto durante una conferenza stampa in Consiglio regionale della Lombardia. "Bisogna innanzitutto superare l'equazione follia-violenza che aumenta il pregiudizio nei confronti del malato e dei suoi familiari - ha detto il presidente Saffioti - e prendere atto che la violenza appartiene per la maggior parte a persone normali e che i folli violenti sono una minoranza". Il presidente della Commissione sottolinea piu' volte la validita' della legge Basaglia: "I manicomi non devono essere riaperti. Sono solo strumento di custodia e controllo e non di integrazione e cura".

GR ORE 17.00

Israele

Uno sciopero generale di protesta ad oltranza contro un piano di austerita' elaborato dal ministro delle finanze Benyamin Netanyahu (Likud) e' iniziato stamane in Israele in seguito al fallimento di negoziati notturni fra il governo e la centrale sindacale Histadrut. Seicentomila salariati - del servizio pubblico, e anche dei mezzi di trasporto e degli istituti bancari - incrociano le braccia, in segno di protesta per una profonda riforma al loro sistema pensionistico che il governo di Ariel Sharon si accinge a varare nel contesto di un pacchetto di misure di emergenza concepite per far uscire la economia israeiana da una profonda recessione iniziata oltre due anni fa, con lo scoppio della intifada palestinese. Secondo i dirigenti del sindacato, la posta in gioco e' il futuro della societa' israeliana. Netanyahu, a loro parere, e un seguace del Thatcherismo e del Darwinismo sociale: favorisce in sostanza - affermano - gli elementi piu' forti della economia a scapito delle classi subalterne.

Esteri

Il segretario di Stato Usa Colin Powell è arrivato in Arabia Saudita dopo gli attentati compiuti nella notte contro un quartiere residenziale, abitato in gran parte da occidentali. Powell ha confermato che i morti americani sono 10, ma ha aggiunto che ci sono molte vittime anche di altre nazionalità. Le informazioni sull'accaduto sono ancora contraddittorie: il quotidiano al Riad parlato di tre azioni, tutte di carattere suicida e effettuate con auto cariche di esplosivi, lanciate contro obiettivi predefiniti protetti da guardie armate. Secondo fonti ufficiali americane, invece, gli attacchi non sono stati tre ma almeno quattro. Al centro della valle Hanifa, Riad in arabo vuol dire giardini, conta circa tre milioni di abitanti e vi risiedono alcune decine di migliaia di cittadini statunitensi. Nell’intera Arabia Saudita - il Paese petrolifero per eccellenza - ci sono una quindicina di insediamenti o installazioni militari statunitensi, inclusa quella di al Khobar, vicino Dharan, conosciuta anche come Khobar Towers, dove nel giugno 1996 una bomba in un’autocisterna di carburante provocò la morte di 19 americani e il ferimento di altre 400 persone. Fu l’attentato più grave contro gli Usa ma non l’unico dopo la guerra del Golfo del 1991. . Conclusa la guerra in Iraq, si è parlato insistentemente di un completo ritiro delle forze statunitensi dal territorio saudita, una delle richieste più pressanti formulate in passato da 'al Qaeda'

Palestina

Il primo ministro israeliano Ariel Sharon, in un'intervista apparsa oggi sul quotidiano in lingua inglese Jerusalem Post, ha affermato di ritenere che la questione degli insediamenti ebraici nei Territori non sia all'orizzonte, ai miei occhi. In apparente contraddizione con dichiarazioni fatte in altre interviste circa un mese fa, Sharon ha questa volta affermato che insediamenti come Bet El e Shilo, rispettivamente a circa 20 e 30 km. a nord-ovest e a nord-est di Gerusalemme, resteranno sotto la sovranita' di Israele. Se mi si chiede se a Bet El non ci saranno ebrei - ha detto Sharon - io rispondo no, gli ebrei vivranno anche la. Alla domanda dell'intervistatore se questi insediamenti resteranno sotto sovranita' israeliana, ha risposto: Lei vede la possibilita' che ebrei vivano sotto sovranita' araba? Glielo chiedo: vede davvero questa possibilita?. Il premier ha detto inoltre che gli insediamenti di Ariel e di Emmanuel, nel nord della Cisgiordania, saranno inclusi nella barriera protettiva che Israele sta costruendo lungo una linea che solo in parte ripercorre il vecchio confine con la CisgiordaniaNon ci potra' essere una situazione in cui ci sono due stati per un solo popolo ha spiegato, facendo riferimento alla domanda dei profughi palestinesi del 1948 di tornare alle loro case in Israele

Palestina2

Prosegue la missione in Medioriente del segretario di Stato americano Colin Powell, che ieri a Gerusalemme ha avuto un faccia a faccia con il ministro degli Esteri israeliano Silvan Shalom. Oggi Powell incontrerà il premier israeliano Ariel Sharon e quindi quello palestinese Abu Mazen, per discutere della Road Map, il percorso di pace ipotizzato da Stati Uniti, Russia, Unione europea e Onu. "C'è oramai un consenso diffuso sul progetto", ha spiegato Powell ed ha aggiunto che è arrivato il momento di "cominciare a lavorare". Secondo la radio militare israeliana il ministro della difesa Shaul Mofaz si accinge ad informare Powell che migliaia di pendolari palestinesi saranno da oggi nuovamente ammessi a lavorare in Israele. Mofaz informerà inoltre il segretario di stato americano che Israele è disposto a rilasciare un certo numero di palestinesi, detenuti per aver preso parte attiva nella Intifada. Un israeliano è morto in un agguato sulla strada che conduce a Ofra, un insediamento ebraico alle porte di Ramallah in Cisgiordania. Nelle prime del mattino un palestinese è stato ucciso dai soldati israeliani mentre tentava di superare un reticolato di sicurezza a Gaza. probabilmente non sapeva che la chiusura dei Territori è stata revocata stamane all'alba "nel tentativo di facilitare la missione del segretario di stato Colin Powell".

Unione europea

Si prepara a governare l'europa ma guarda all'america il ministro degli esteri Frattini. Le relazioni transatlantiche saranno "una priorità" del semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea. Lo spiega, in un'intervista pubblicata oggi dal Wall Street Journal, convinto che "gli USA apprezzeranno un'Europa più unita come alleato più forte". E' vero, ammette Frattini, che l'Europa si è spaccata durante la crisi dell'Iraq, con la Gran-Bretagna, la Spagna e l'Italia più vicine a Washington e Francia e Germania paladine del 'fronte del no' alla guerra. Ma ora, aggiunge Frattini, i Paesi dell'UE stanno discutendo una posizione comune di non proliferazione come componente di una politica più forte di difesa. In modo da rendere l'Europa "non soltanto un consumatore ma anche un produttore di sicurezza nel mondo." Oltre all'appoggio politico all'intervento in Iraq, riocorda il Wall Street Journal, l'Italia sta inviando 3mila soldati con compiti umanitari a Bagdad. Frattini intanto punta l'attenzione sulle relazioni con l'Iran. Un test per valutare il riavvicinamento fra USA e Ue, perché Washington preme affinché Teheran abbandoni il suo programma di costruzione di armi di distruzione di massa., progetto escluso da teheran ma ipotizzato dagli usa.

Australia

I bambini e gli adolescenti rinchiusi nei campi di detenzione per richiedenti asilo in Australia, per lo piu' situati nell'entroterra desertico del continente, hanno il tasso piu' alto di malattie mentali mai registrato nella letteratura medica moderna. Uno studio condotto dal Collegio australiano e neozelandese degli psichiatri, dall'universita' del Nuovo Galles del sud e da psichiatri di Sydney, ripreso oggi dalla stampa, rivela che ciascuno dei 20 minorenni esaminati soffre di almeno un tipo di disturbo psichiatrico, nel piu' della meta' dei casi di grave depressione e di disturbi da stress post-traumatico. In molti casi sono stati rinchiusi in isolamento nelle loro stanze, hanno assistito a perquisizioni delle camere e a scontri violenti fra agenti di detenzione e richiedenti asilo. Risultato: un'elevata incidenza di malattie mentali, che hanno raggiunto un tasso finora mai registrato fra i minori. Lo studio e' stato condotto da 12 psichiatri attraverso colloqui telefonici segreti con bambini e adolescenti fra 3 e 19 anni. Quasi il 40 e' stato aggredito da agenti di detenzione, un quarto ha detto di essere stato rinchiuso in isolamento e circa il 10% ha denunciato molestie sessuali.

ITALIA

Taranto

Qualche giorno fa 36 famiglie esasperate dalla mancanza di risposte da parte delle istituzioni locali rispetto al problema casa hanno deciso di occupare tre stabili vuoti al quartiere Paolo VI. Questi stabili erano stati ristrutturati e pronti ad essere assegnati senza che lo fossero, sino ad ora- alle famiglie assegnatarie regolarmente in graduatoria. La risposta è stata immediata: minacce di sgombero e denunce per tutti gli occupanti che non fossero spontaneamente usciti dagli alloggi. L'amministrazione comunale, ente proprietario degli stabili in questione, ha brillato per assenza, delegando la gestione della faccenda alla DIGOSieri mattina la "sorpresa": alle 7.30 un centinaio tra poliziotti in tenuta antisommossa e vigli urbani ha dato il via allo sgombero, che come sempre in questi casi ha significato il ricorso alle cure dell'ospedale per la maggior parte degli delle occupanti. Insieme alle "forze dell'ordine" erano presenti e partecipi- gli assegnatari degli appartamenti occupati, convocati apposta per l'occasione, e che capeggiati dagli esponenti di un notissimo clan malavitoso della zona (anch'essi assegnatari) hanno provveduto a dar man forte ai poliziotti durante le operazioni di sgombero ed a "rientrare in possesso" degli stabili. L'unico intervento dell'amministrazione comunale in tutta questa vicenda è stata la "disponibilità" del servizio sociale ad accelerare le pratiche per la concessione del "contributo sociale" (1000 euro a famiglia "una tantum"!!) per le famiglie "bisognose".

GR ORE 13.00

Esteri

Il segretario di Stato Usa Colin Powell è arrivato in Arabia Saudita dopo gli attentati compiuti nella notte contro un quartiere residenziale, abitato in gran parte da occidentali. Powell ha confermato che i morti americani sono 10, ma ha aggiunto che ci sono molte vittime anche di altre nazionalità. Secondo Robert W. Jordan, intervistato da BBC radio, potrebbero essere dieci i morti nella serie di attentati suicidi di questa notte a Riad. Per l'ambasciatore americano in Arabia Saudita, le vittime potrebbero essere "da due a sei a dieci". In precedenza la sede diplomatica nella capitale saudita aveva parlato di 44 americani feriti ricoverati in ospedale. Le informazioni sull'accaduto sono ancora contraddittorie: il quotidiano al Riad parlato di tre azioni, tutte di carattere suicida e effettuate con auto cariche di esplosivi, lanciate contro obiettivi predefiniti protetti da guardie armate. Secondo fonti ufficiali americane, invece, gli attacchi non sono stati tre ma almeno quattro. Nonostante l'impegno dei mezzi d'informazione occidentali; in prima fila la rete televisiva statunitense Cnn che è riuscita a "rubare" qualche fuggevole immagine alcune ore dopo le esplosioni, che si sono verificate intorno alle 23.15, le notizie da Riad restano comunque scarse, imprecise, incomplete. Gli ospedali dicono di aver ricevuto “ dalla direzione istruzioni di non fornire notizie per ragioni di sicurezza”. Al centro della valle Hanifa, Riad – in arabo vuol dire “ giardini” – conta circa tre milioni di abitanti e vi risiedono alcune decine di migliaia di cittadini statunitensi. Nell’intera Arabia Saudita - il Paese petrolifero per eccellenza - ci sono una quindicina di insediamenti o installazioni militari statunitensi, inclusa quella di ‘al Khobar’, vicino Dharan, conosciuta anche come ‘Khobar Towers’, dove nel giugno 1996 una bomba in un’autocisterna di carburante provocò la morte di 19 americani e il ferimento di altre 400 persone. Fu l’attentato più grave contro gli Usa ma non l’unico dopo la guerra del Golfo del 1991. Altri cinque americani erano morti in un altro attentato a Riad nel novembre 1995. La settimana scorsa, secondo il sito Internet di un’agenzia di stampa araba, la polizia della capitale saudita aveva sequestrato grandi quantitativi di esplosivi, armi e denaro e aveva cominciato la caccia a “19 terroristi, 17 dei quali sauditi”, che stavano preparando azioni terroristiche. A un’altra agenzia araba 'on-line' sarebbe giunta la scorsa settimana una ‘e-mail’ di tale Thabet ibn Qais, ritenuto neo-portavoce di ‘al Qaeda’, la rete terroristica di Osama bin Laden, in cui si affermava che “un attacco contro l’America era inevitabile”. All’inizio di maggio, il Dipartimento di Stato americano aveva sconsigliato ai cittadini statunitensi qualsiasi viaggio non essenziale in Arabia Saudita. Conclusa la guerra in Iraq, si è parlato insistentemente di un completo ritiro delle forze statunitensi dal territorio saudita, una delle richieste più pressanti formulate in passato da 'al Qaeda'

Palestina

Il primo ministro israeliano Ariel Sharon, in un'intervista apparsa oggi sul quotidiano in lingua inglese Jerusalem Post, ha affermato di ritenere che la questione degli insediamenti ebraici nei Territori non sia all'orizzonte, ai miei occhi. In apparente contraddizione con dichiarazioni fatte in altre interviste circa un mese fa, Sharon ha questa volta affermato che insediamenti come Bet El e Shilo, rispettivamente a circa 20 e 30 km. a nord-ovest e a nord-est di Gerusalemme, resteranno sotto la sovranita' di Israele. Se mi si chiede se a Bet El non ci saranno ebrei - ha detto Sharon - io rispondo no, gli ebrei vivranno anche la. Alla domanda dell'intervistatore se questi insediamenti resteranno sotto sovranita' israeliana, ha risposto: Lei vede la possibilita' che ebrei vivano sotto sovranita' araba? Glielo chiedo: vede davvero questa possibilita?. Il premier ha detto inoltre che gli insediamenti di Ariel e di Emmanuel, nel nord della Cisgiordania, saranno inclusi nella barriera protettiva che Israele sta costruendo lungo una linea che solo in parte ripercorre il vecchio confine con la Cisgiordania. Al tempo stesso Sharon ha sottolineato di non considerare la barriera come una linea di confine politico o di sicurezza. Il premier si e' pero' detto favorevole alla costituzione di uno stato palestinese nei Territori, nel cui ambito i profughi palestinesi potranno esercitare il 'diritto al ritorno'. Non ci potra' essere una situazione in cui ci sono due stati per un solo popolo ha spiegato, facendo riferimento alla domanda dei profughi palestinesi del 1948 di tornare alle loro case in Israele

Palestina2

Palestina

Prosegue la missione in Medioriente del segretario di Stato americano Colin Powell, che ieri a Gerusalemme ha avuto un faccia a faccia con il ministro degli Esteri israeliano Silvan Shalom. Oggi Powell incontrerà il premier israeliano Ariel Sharon e quindi quello palestinese Abu Mazen, per discutere della Road Map, il percorso di pace ipotizzato da Stati Uniti, Russia, Unione europea e Onu. "C'è oramai un consenso diffuso sul progetto", ha spiegato Powell ed ha aggiunto che è arrivato il momento di "cominciare a lavorare". Un israeliano è morto in un agguato sulla strada che conduce a Ofra, un insediamento ebraico alle porte di Ramallah in Cisgiordania. Nelle prime del mattino un palestinese è stato ucciso dai soldati israeliani mentre tentava di superare un reticolato di sicurezza a Gaza. probabilmente non sapeva che La chiusura dei Territori è stata revocata stamane all'alba "nel tentativo di facilitare la missione del segretario di stato Colin Powell". Lo ha riferito la radio militare israeliana. Secondo l' emittente, il ministro della difesa Shaul Mofaz si accinge ad informare Powell che di conseguenza migliaia di pendolari palestinesi saranno da oggi nuovamente ammessi a lavorare in Israele. Mofaz informerà inoltre il segretario di stato americano che Israele è disposto a rilasciare un certo numero di palestinesi, detenuti per aver preso parte attiva nella Intifada. E sempre questa mattina alcuni razzi palestinesi, sono stati sparati dal nord della striscia di Gaza. Colpita la cittadina israeliana di Sderot, nel deserto del Neghev e un vicino kibbutz. Al momento non ci sono ancora notizie di evenutali vittime.

Israele

Uno sciopero generale di protesta ad oltranza contro un piano di austerita' elaborato dal ministro delle finanze Benyamin Netanyahu (Likud) e' iniziato stamane in Israele in seguito al fallimento di negoziati notturni fra il governo e la centrale sindacale Histadrut. Seicentomila salariati - del servizio pubblico, e anche dei mezzi di trasporto e degli istituti bancari - incrociano le braccia, in segno di protesta per una profonda riforma al loro sistema pensionistico che il governo di Ariel Sharon si accinge a varare nel contesto di un pacchetto di misure di emergenza concepite per far uscire la economia israeiana da una profonda recessione iniziata oltre due anni fa, con lo scoppio della intifada palestinese. Secondo i dirigenti del sindacato, la posta in gioco e' il futuro della societa' israeliana. Netanyahu, a loro parere, e un seguace del Thatcherismo e del Darwinismo sociale: favorisce in sostanza - affermano - gli elementi piu' forti della economia a scapito delle classi subalterne.

Francia

Oggi sciopero per le pensioni, e cortei in 115 città francesi. Centinaia di migliaia ijn strada a parigi. La corrispondenza

Unione europea

Si prepara a governare l'europa ma guarda all'america il ministro degli esteri Frattini. Le relazioni transatlantiche saranno "una priorità" del semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea. Lo spiega, in un'intervista pubblicata oggi dal Wall Street Journal, convinto che "gli USA apprezzeranno un'Europa più unita come alleato più forte".

E' vero, ammette Frattini, che l'Europa si è spaccata durante la crisi dell'Iraq, con la Gran-Bretagna, la Spagna e l'Italia più vicine a Washington e Francia e Germania paladine del 'fronte del no' alla guerra. Ma ora, aggiunge Frattini, i Paesi dell'UE stanno discutendo una posizione comune di non proliferazione come componente di una politica più forte di difesa. In modo da rendere l'Europa "non soltanto un consumatore ma anche un produttore di sicurezza nel mondo."

"Siamo in buona posizione per farci sentire dagli Stati Uniti e per aiutare la Germania e la Francia a lasciare il passato dietro di sé ed a lavorare insieme per il futuro", ha aggiunto Frattini. Oltre all'appoggio politico all'intervento in Iraq, riocorda il Wall Street Journal, l'Italia sta inviando 3mila soldati con compiti umanitari a Bagdad.

Ma a condizionare il ruolo internazionale che l'Italia può giocare in questa fase, scrive ancora il WSJ, sono le questioni irrisolte di politica interna, a cominciare dalle roventi polemiche sulla giustizia e dai contrasti Berlusconi-Prodi. Frattini intanto punta l'attenzione sulle relazioni con l'Iran. Un test per valutare il riavvicinamento fra USA e Ue, perché Washington preme affinché Teheran abbandoni il suo programma di costruzione di armi di distruzione di massa., progetto escluso da teheran ma ipotizzato dagli usa.

Australia

I bambini e gli adolescenti rinchiusi nei campi di detenzione per richiedenti asilo in Australia, per lo piu' situati nell'entroterra desertico del continente, hanno il tasso piu' alto di malattie mentali mai registrato nella letteratura medica moderna. Uno studio condotto dal Collegio australiano e neozelandese degli psichiatri, dall'universita' del Nuovo Galles del sud e da psichiatri di Sydney, ripreso oggi dalla stampa, rivela che ciascuno dei 20 minorenni esaminati soffre di almeno un tipo di disturbo psichiatrico, nel piu' della meta' dei casi di grave depressione e di disturbi da stress post-traumatico. Il documento riferisce anche che diversi bambini, alcuni di appena tre anni, hanno osservato adulti che si automutilavano o si ferivano con oggetti taglienti e sono stati testimoni di violenti disordini di massa entro i campi. In molti casi sono stati rinchiusi in isolamento nelle loro stanze, hanno assistito a perquisizioni delle camere e a scontri violenti fra agenti di detenzione e richiedenti asilo. Risultato: un'elevata incidenza di malattie mentali, che hanno raggiunto un tasso finora mai registrato fra i minori. Lo studio e' stato condotto da 12 psichiatri attraverso colloqui telefonici segreti con bambini e adolescenti fra 3 e 19 anni. Fra i minori interrogati, tutti avevano assistito a tentativi di suicidio o automutilazione e il 95% erano stati testimoni di aggressioni fisiche. Quasi il 40 e' stato aggredito da agenti di detenzione, un quarto ha detto di essere stato rinchiuso in isolamento e circa il 10% ha denunciato molestie sessuali. Secondo uno degli autori, il docente della Scuola di psichiatria dell'Universita' del Nuovo Galles del sud, Zachary Steel, i risultati mostrano che i bambini detenuti vivono in un vero proprio incubo. Tutti i bambini che abbiamo valutato hanno assistito ad almeno un incidente, in cui un detenuto e' corso nel recinto principale con un rasoio e si e' inferto ripetutamente tagli sul corpo... uno dei bambini e' stato anche raggiunto da schizzi di sangue, ha detto il prof. Steel. La risposta e' ovvia. Questi campi non sono un posto per i bambini e le prove che abbiamo raccolto lo dimostrano in modo incontestabile, ha aggiunto. La ricerca segue di diversi mesi il riconoscimento, da parte del ministro per l'Immigrazione Philip Ruddock, che il sistema di detenzione delle famiglie necessita di modifiche. Lo scorso dicembre Ruddock aveva anche annunciato un programma pilota per fornire alloggi alternativi alle madri con bambini nell'attesa che fossero esaminate le loro richieste di asilo. Ciononostante, oltre 100 minori restano in detenzione.

Bolivia

I disordini avvenuti il 12 e 13 febbraio scorsi in Bolivia non furono un’insurrezione contro lo Stato ma il prodotto di un’ondata di violenza da parte di alcuni esponenti delle forze dell’ordine che abusarono del loro potere: è questa la conclusione a cui sono giunti gli investigatori dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa), incaricati dal governo del Paese andino di fare luce sulle le violenze generate dall’annuncio di nuove misure fiscali – in seguito revocate - costate la vita di 33 persone e il ferimento di altre 200. Il segretario generale dell’Osa, César Gaviria, ha consegnato al capo dello Stato Gonzalo Sánchez de Lozada un rapporto preliminare in cui si afferma che l’esercito, intervenuto per sedare la rivolta della polizia a La Paz (16 furono i morti a Plaza Murillo), agì “in difesa della democrazia e dello Stato di diritto di fronte all’attacco degli agenti”. Allo stesso tempo, però, la missione dell’Osa ha rilevato che “la condotta di alcuni militari, deve essere investigata a fondo, nel caso emergano eventuali violazioni”. Il rapporto aggiunge che i proiettili esplosi il 12 febbraio contro il palazzo presidenziale misero in pericolo la vita di Sánchez de Lozada ma “non ci sono prove evidenti di un piano prestabilito per assassinare il capo dello Stato”. L’inchiesta dell’Osa, attesa con scetticismo dai settori dell’opposizione a causa dei buoni rapporti che legano Gaviria al presidente, conclude segnalando che la Bolivia “necessita di un accordo esplicito sulle regole di base volte a garantire una partecipazione trasparente di tutti i settori al rafforzamento della democrazia”. Positivi i primi commenti giunti dalla presidenza sul lavoro degli investigatori internazionali: “accoglieremo le raccomandazioni dell’Osa e lavoreremo per chiarire fino in fondo quanto accaduto” ha dichiarato Mauricio Antezana, portavoce del capo dello Stato. Critico, invece, il parere del responsabile dell’Assemblea permanente dei diritti umani, Waldo Albarracín: “sono stati molto duri nel giudicare il comportamento dei poliziotti e benevolenti con i militari, ma l’esercito ha agito in maniera repressiva”.

ITALIA

Taranto

Qualche giorno fa 36 famiglie esasperate dalla mancanza di risposte da parte delle istituzioni locali rispetto al problema casa hanno deciso di occupare tre stabili vuoti al quartiere Paolo VI. Questi stabili erano stati ristrutturati e pronti ad essere assegnati – senza che lo fossero, sino ad ora- alle famiglie assegnatarie regolarmente in graduatoria. La risposta è stata immediata: minacce di sgombero e denunce per tutti gli occupanti che non fossero spontaneamente usciti dagli alloggi. Immediato è stato anche l'intervento del comitato di quartiere che, allertato dagli occupanti, ha immediatamente provato a porre in essere una trattativa per trovare una soluzione negoziata al problema che non lasciasse fuori nessuno e che soprattutto evitasse lo scatenarsi di un'ennesima guerra tra poveri. L'amministrazione comunale – ente proprietario degli stabili in questione – ha brillato per assenza, delegando la gestione della faccenda alla DIGOS che, nella persona del dott. Quinto non ha esitato un solo istante a cavalcare la tigre di questa situazione per cercare di dividere il comitato dagli occupanti con le solite minacce; alla decisa reazione degli occupanti ha risposto dapprima con la promessa di trovare una soluzione (erano i giorni in cui c'era la festa patronale ed il giro d'italia che passava da Taranto),poi ieri mattina la "sorpresa": alle 7.30 un centinaio tra poliziotti in tenuta antisommossa e vigli urbani ha dato il via allo sgombero, che come sempre in questi casi ha significato il ricorso alle cure dell'ospedale per la maggior parte degli occupanti, in particolare donne e bambini. Ma la vera sorpresa è stata che insieme alle "forze dell'ordine" erano presenti – e partecipi- gli assegnatari degli appartamenti occupati, convocati apposta per l'occasione, e che capeggiati dagli esponenti di un notissimo clan malavitoso della zona (anch'essi assegnatari…) hanno provveduto a dar man forte ai poliziotti durante le operazioni di sgombero ed a "rientrare in possesso" degli stabili. Alla fine della giornata di ieri ai numerosi feriti e contusi è stata prospettatta la possibilità di trovare (forse) 9 alloggi (di 45mq), per le 36 famiglie rimaste in mezzo alla strada. L'unico intervento dell'amministrazione comunale in tutta questa vicenda è stata la "disponibilità" del servizio sociale ad accelerare le pratiche per la concessione del "contributo sociale" (1000 euro a famiglia "una tantum"!!) per le famiglie "bisognose". Per questi motivi oggi pomeriggio alle 17 partiremo in corteo da piazza fontana fino alla prefettura. Chiederemo un incontro col prefetto annunciando sin d'ora che non tolleriamo ulteriori prese in giro, l'estate è già cominciata…e da queste parti il caldo dà alla testa…

GR ORE 9.30

Esteri

Arabia Saudita

Sarebbero almeno tre le vittime certe delle esplosioni nella capitale saudita e non meno di 50 i feriti.Nonostante l’impegno dei mezzi d’informazione occidentali – in prima fila la rete televisiva statunitense Cnn che è riuscita a ‘rubare’ qualche fuggevole immagine forse con un videotelefono satellitare – alcune ore dopo le esplosioni, che si sono verificate intorno alle 23.15, le notizie da Riad restano comunque scarse, imprecise, incomplete. Gli ospedali dicono di aver ricevuto “ dalla direzione istruzioni di non fornire notizie per ragioni di sicurezza”. Al centro della valle Hanifa, Riad – in arabo vuol dire “ giardini” – conta circa tre milioni di abitanti e vi risiedono alcune decine di migliaia di cittadini statunitensi. Nell’intera Arabia Saudita - il Paese petrolifero per eccellenza - ci sono una quindicina di insediamenti o installazioni militari statunitensi, inclusa quella di ‘al Khobar’, vicino Dharan, conosciuta anche come ‘Khobar Towers’, dove nel giugno 1996 una bomba in un’autocisterna di carburante provocò la morte di 19 americani e il ferimento di altre 400 persone. Fu l’attentato più grave contro gli Usa ma non l’unico dopo la guerra del Golfo del 1991. Altri cinque americani erano morti in un altro attentato a Riad nel novembre 1995. La settimana scorsa, secondo il sito Internet di un’agenzia di stampa araba, la polizia della capitale saudita aveva sequestrato grandi quantitativi di esplosivi, armi e denaro e aveva cominciato la caccia a “19 terroristi, 17 dei quali sauditi”, che stavano preparando azioni terroristiche. A un’altra agenzia araba 'on-line' sarebbe giunta la scorsa settimana una ‘e-mail’ di tale Thabet ibn Qais, ritenuto neo-portavoce di ‘al Qaeda’, la rete terroristica di Osama bin Laden, in cui si affermava che “un attacco contro l’America era inevitabile”. All’inizio di maggio, il Dipartimento di Stato americano aveva sconsigliato ai cittadini statunitensi qualsiasi viaggio non essenziale in Arabia Saudita. Conclusa la guerra in Iraq, si è parlato insistentemente di un completo ritiro delle forze statunitensi dal territorio saudita, una delle richieste più pressanti formulate in passato da 'al Qaeda'

Palestina

Prosegue la missione in Medioriente del segretario di Stato americano Colin Powell, che ieri a Gerusalemme ha avuto un faccia a faccia con il ministro degli Esteri israeliano Silvan Shalom. Oggi Powell incontrerà il premier israeliano Ariel Sharon e quindi quello palestinese Abu Mazen, per discutere della Road Map, il percorso di pace ipotizzato da Stati Uniti, Russia, Unione europea e Onu. "C'è oramai un consenso diffuso sul progetto", ha spiegato Powell ed ha aggiunto che è arrivato il momento di "cominciare a lavorare". Un israeliano è morto in un agguato sulla strada che conduce a Ofra, un insediamento ebraico alle porte di Ramallah in Cisgiordania. Nelle prime del mattino un palestinese è stato ucciso dai soldati israeliani mentre tentava di superare un reticolato di sicurezza a Gaza. probabilmente non sapeva che La chiusura dei Territori è stata revocata stamane all'alba "nel tentativo di facilitare la missione del segretario di stato Colin Powell". Lo ha riferito la radio militare israeliana. Secondo l' emittente, il ministro della difesa Shaul Mofaz si accinge ad informare Powell che di conseguenza migliaia di pendolari palestinesi saranno da oggi nuovamente ammessi a lavorare in Israele. Mofaz informerà inoltre il segretario di stato americano che Israele è disposto a rilasciare un certo numero di palestinesi, detenuti per aver preso parte attiva nella Intifada. E sempre questa mattina alcuni razzi palestinesi, sono stati sparati dal nord della striscia di Gaza. Colpita la cittadina israeliana di Sderot, nel deserto del Neghev e un vicino kibbutz. Al momento non ci sono ancora notizie di evenutali vittime.

Nato

Si riunisce, oggi a Mosca, il consiglio Nato-Russia per discutere di cooperazione, strutture della sicurezza europea e del dopoguerra iracheno. E' la prima volta che Mosca ospita un consiglio atlantico ed il partenariato tra la Nato e la Russia non è più un 19+1 ma si trasforma in un vero vertice a venti. A proposito della ricostruzione dell'Iraq, il ministro degli esteri russo Ivanov e quello francese, De Villepin, hanno chiesto un controllo "internazionale" sul petrolio iracheno e la gestione dell'Onu sulla transizione politica.

Corea

La Corea del Nord ha annunciato oggi l’abbandono di un accordo del 1992 con la Corea del Sud per la denuclearizzazione della penisola coreana. In un comunicato diffuso dall’agenzia statale Kcna, Pyongyang ha fatto ricadere la colpa di questa decisione sugli Usa, sostenendo di aver bisogno di tutti gli strumenti in suo possesso per respingere eventuali attacchi militari statunitensi. Nel documento si accusano inoltre gli Stati Uniti di “aver ignorato la dichiarazione congiunta delle due Coree per la denuclearizzazione della penisola”. L’annuncio è stato diffuso da Pyongyang prima dell’incontro tra il presidente sudcoreano Roh Moo Hyun e del suo omologo statunitense George W. Bush a Washington, previsto per domani pomeriggio. Parlando alla Società Coreana di New York durante la sua visita di questi giorni negli Stati Uniti, Roh ha comunque affrontato la questione ‘Corea del Nord’, affermando che lo sviluppo di programmi nucleari nordcoreani potrebbe rappresentare un serio pericolo per la stabilità dell’intera regione asiatica. Il leader sudcoreano ha quindi sollecitato Pyongyang ad abbandonare al più presto ogni progetto di questo tipo.

Australia

I bambini e gli adolescenti rinchiusi nei campi di detenzione per richiedenti asilo in Australia, per lo piu' situati nell'entroterra desertico del continente, hanno il tasso piu' alto di malattie mentali mai registrato nella letteratura medica moderna. Uno studio condotto dal Collegio australiano e neozelandese degli psichiatri, dall'universita' del Nuovo Galles del sud e da psichiatri di Sydney, ripreso oggi dalla stampa, rivela che ciascuno dei 20 minorenni esaminati soffre di almeno un tipo di disturbo psichiatrico, nel piu' della meta' dei casi di grave depressione e di disturbi da stress post-traumatico. Il documento riferisce anche che diversi bambini, alcuni di appena tre anni, hanno osservato adulti che si automutilavano o si ferivano con oggetti taglienti e sono stati testimoni di violenti disordini di massa entro i campi. In molti casi sono stati rinchiusi in isolamento nelle loro stanze, hanno assistito a perquisizioni delle camere e a scontri violenti fra agenti di detenzione e richiedenti asilo. Risultato: un'elevata incidenza di malattie mentali, che hanno raggiunto un tasso finora mai registrato fra i minori. Lo studio e' stato condotto da 12 psichiatri attraverso colloqui telefonici segreti con bambini e adolescenti fra 3 e 19 anni. Fra i minori interrogati, tutti avevano assistito a tentativi di suicidio o automutilazione e il 95% erano stati testimoni di aggressioni fisiche. Quasi il 40 e' stato aggredito da agenti di detenzione, un quarto ha detto di essere stato rinchiuso in isolamento e circa il 10% ha denunciato molestie sessuali. Secondo uno degli autori, il docente della Scuola di psichiatria dell'Universita' del Nuovo Galles del sud, Zachary Steel, i risultati mostrano che i bambini detenuti vivono in un vero proprio incubo. Tutti i bambini che abbiamo valutato hanno assistito ad almeno un incidente, in cui un detenuto e' corso nel recinto principale con un rasoio e si e' inferto ripetutamente tagli sul corpo... uno dei bambini e' stato anche raggiunto da schizzi di sangue, ha detto il prof. Steel. La risposta e' ovvia. Questi campi non sono un posto per i bambini e le prove che abbiamo raccolto lo dimostrano in modo incontestabile, ha aggiunto. La ricerca segue di diversi mesi il riconoscimento, da parte del ministro per l'Immigrazione Philip Ruddock, che il sistema di detenzione delle famiglie necessita di modifiche. Lo scorso dicembre Ruddock aveva anche annunciato un programma pilota per fornire alloggi alternativi alle madri con bambini nell'attesa che fossero esaminate le loro richieste di asilo. Ciononostante, oltre 100 minori restano in detenzione.

gror030513 (last edited 2008-06-26 09:53:46 by anonymous)