GR ORE 10.30

Guatemala

Il Dipartimento di Stato americano sostiene che il Fronte Repubblicano Guatemalteco, il partito dell'ex dittatore Efrain Rios Montt abbia fornito tende e altri aiuti ai responsabili dei disordini che hanno sconvolto in queste ore la capitale del Paese. Gli Stati Uniti hanno deciso di chiudere al pubblico l'ambasciata in Guatemala per ragioni di sicurezza. L'edificio rimane però aperto per gli americani che hanno bisogno di assistenza. Sappiamo che il partito di Rios Montt ha "fornito tende, cibo e bagni chimici ai manifestanti, riteniamo che il partito dovrebbe smettere di garantire questo genere di sostegno a manifestazioni violente" ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Richard Boucher. "Si tratta di un affronto alla democrazia, non di una componente del processo democratico" ha aggiunto. Rios Montt è candidato alle presidenziali di novembre. Ma non è ancora chiaro se le autorità giudiziarie del Paese gli permetteranno di presentarsi alle elezioni. Washington aveva già detto a maggio che le relazioni tra Stati Uniti e Guatemala avrebbero potuto essere danneggiate da una eventuale vittoria elettorale dell'ex dittatore. Il generale è salito al potere attraverso un colpo di stato nel 1982 e lo ha mantenuto fino al 1983. Durante il periodo della sua presidenza, l'esercito guatemalteco ha commesso massacri, decine di migliaia di esecuzioni extragiudiziarie e, secondo una commissione speciale sponsorizzata dall'Onu, atti di genocidio. Rios Montt ha tentato già due volte di candidarsi alla presidenza negli anni '90, ma un articolo della costituzione del 1985 ha finora proibito che persone coinvolte in colpi di stato militari partecipassero alle elezioni presidenziali.

Sembra che sostenitori dell’ex dittatore Efraín Ríos Montt abbiano cominciato a ritirarsi a metà giornata di venerdì, dopo aver presidiato le sedi istituzionali per tutta la notte e aver manifestato per il secondo giorno a Città del Guatemala. I dimostranti avevano occupato il ‘Centro Civico’, ovvero la piazza dove si affacciano il ministero delle finanze, la Corte suprema di giustizia e il municipio. Un altro gruppo aveva passato la notte davanti alla Corte Costituzionale. Sia durante le ore notturne che alla ripresa delle manifestazioni ieri mattina la polizia è stata scarsamente presente. Giovedì alcune migliaia di persone, molte delle quali armate, con il viso coperto e si pensa anche diversi appartenenti a gruppi paramilitari, avevano inscenato una violenta protesta per chiedere l’ammissione dell’ex generale golpista nella lista dei candidati alle prossime elezioni presidenziali di novembre. Anche ieri, l’aggressività dei dimostranti si è sfogata in particolare contro i giornalisti. Quattro reporter sono stati aggrediti a sassate e derubati delle macchine fotografiche e telecamere mentre cercavano di riprendere la manifestazione. La situazione resta confusa e non è chiaro se tutti i dimostranti - molti dei quali avevano ribadito alla stampa la loro volontà di non allontanarsi dalle ‘postazioni conquistate’ prima di aver ottenuto la candidatura di Ríos Montt - abbiano effettivamente deciso di abbandonare la contestazione. L’anziano generale in congedo, attualmente capo del Congresso nel governo guidato dal Fronte repubblicano guatemalteco (Frg), ha ammesso che le persone scese in piazza sono suoi simpatizzanti ma ha voluto precisare che “il comitato esecutivo del partito (l’Fgr, ndr) non ha convocato né organizzato nessuna manifestazione”.

Iraq

Così il presidente starebbe considerando l'ipotesi di mobilitare una figura di calibro per affiancare Bremer e la scelta sembrerebbe destinata a cadere proprio sull'ex segretario di stato di suo padre, il 73enne James Baker. Baker, bisogna ricordare, era l'uomo alle redini della politica estera americana nel 1991 al momento della prima guerra del Golfo, quando gli Usa mobilitarono la prima coalizione internazionale contro l'Iraq. Quanto a Bremer, sarebbe stato lo stesso responsabile dell'amministrazione provvisoria americana ad aver chiesto la nomina di una figura di prestigio per occuparsi esclusivamente dei problemi economici e finanziari dell'Iraq. Non è chiaro tuttavia se Baker si limiterà a compiti circoscritti di questa natura o sia destinato ad assumere un ruolo pù significativo. Mercoledì scorso, parlando al national Press Cub, Bremer aveva anche rivelato di aver presentato al presidente Bush un "piano dettagliato con scadenze precise a 60 e 120 giorni".

Iraq/pacifismo

Sotto quel velo nero di monache cattoliche, si nascondono soggetti "pericolosamente irresponsabili". Con questa motivazione iscritta nella sentenza, tre suore sono state condannate ieri dal giudice federale di Denver a due anni e mezzo di prigione. Le religiose sono state giudicate colpevoli per atti di vandalismo nei confronti di un silo contenente un missile nucleare. I fatti risalgono allo scorso ottobre. Le suore pacifiste tagliarono il filo spinato che le divideva da un silo, in cui era contenuto un missile nucleare Minuteman III, e con un'energia imprevedibile hanno cominciato a prenderlo a martellate e a dipingervi sopra una croce con il loro stesso sangue. Una delle suore, Ardeth Platte, è ormai al decimo arresto per le sue manifestazioni pacifiste e un'altra, Carol Gilbert, ormai alla tredicesima. Il giudice, Robert Blackburn, pur riducendo sensibilmente la pena richiesta dal procuratore - sei anni -, è stato inflessibile e sordo alla motivazione della difesa, secondo la quale le suore non avrebbero fatto nulla che abbia messo in pericolo la difesa della nazione. Le suore, comunque, hanno preso con cristiana serenità la sentenza. "Qualunque sentenza riceverò oggi l'accetterò con gioia come un dono di pace e l'aiuto di Dio mi aiuterà a non subire ferite nello spirito", ha detto ha detto suor Platte. Per quanto riguarda invece il reato per cui sono state condannate, suor Jackie Houdson, un'altra condannata, lo spiega così: "Quando qualcuno ha una pistola puntata contro la tua testa o contro quella di qualcun altro, non hai forse il diritto e il dovere di di scendere in campo e fermare quel crimine?".

Palestina

Ieri sera, durante l'incontro a Washington tra il primo ministro palestinese Abu Mazen e il presidente americano George Bush, l'ufficio del premier israeliano Ariel Sharon ha comunicato che altre due città della Cisgiordania saranno abbandonate dall'esercito. Secondo la televisione israeliana Channel One, le due città potrebbero essere Jericho e Qalqilyah. Tuttavia I palestinesi stanno facendo pressione perche sia Ramallah la città ad essere liberata. In essa infatti è confinato il presidente dell'Autorità palestinese Yasser Arafat. Israele ha inoltre annunciato una serie di azioni umanitarie a favore della popolazione palestinese, e ha assicurato che proseguirà l'operazione di smantellamento degli insediamenti illegali dei coloni in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Le nuove iniziative israeliane sembrano voler compensare l'irritazione dei palestinesi per la costruzione di una recinzione divisoria lungo il confine con la Cisgiordania, nei confronti della quale anche il presidente Bush non si è espresso in modo favorevole.

Per l'Autorita' Nazionale Palestinese costituisce una violazione del diritto internazionale e per innumerevoli famiglie palestinesi rappresenta un'esproprio coatto dei loro terreni o addirittura delle loro case; persino per George W. Bush e' "un problema", un ostacolo agli sforzi per "costruire la fiducia tra le parti" e attuare cosi' la roadmap: ma per Israele e' invece "una necessita'" il cosiddetto 'muro di sicurezza' in via di realizzazione, che dovrebbe infine isolare il proprio territorio dalla Cisgiordania, magari in un secondo momento anche dalla Striscia di Gaza, e impedire in tal modo incursioni e infiltrazioni da parte di terroristi. Lo hanno ribadito oggi in via riservata fonti del governo ebraico.

La puntualizzazione e' giunta all'indomani della conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca che ha suggellato il primo solenne incontro negli Usa tra Bush e il premier palestinese Mahmoud Abbas alias Abu Mazen, e durante la quale il presidente americano ha criticato senza riserve la l'iniziativa, accogliendo sul punto le richieste dell'ospite. "La costruzione di tale recinzione non ha alcuna connotazione politica", hanno puntualizzato le fonti. "E' una necessita' imposta dall'imperativo di sicurezza che consiste nel prevenire attentati suicidi contro Israele". Il 'muro' e' in realta' un immenso reticolato di grate metalliche e filo spinato munito di barriere in cemento, pali in acciaio, trincee, sensori a onde magnetiche, telecamere e torrette di controllo armate; il progetto prevede si estenda alla fine lungo 350 chilometri, ma per il momento il settore in preparazione ne prevede 120