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G.R. 10,30

Iraq

Almeno quattro morti, dei quali uno sicuramente iracheno, nell'esplosione di un camion, a Baghdad, fuori un negozio di prodotti chimici che ha preso fuoco. Il comando americano non conferma l'accaduto anche se ha predisposto cordoni di sicurezza intorno alla zona. I prodotti venduti nel negozio potevano essere usati per confezionare esplosivi.

ISRAELE

un morto per autobomba nella capitale: è malavita Un'autobomba è esplosa in un quartiere popolare di tel Aviv. Un israeliano è rimasto uccciso, sette feriti. Secondo la polizia israeliana si tratta di un regolamento di conti della malavita. La vittima era al volante della sua auto, quando la vettura è esplosa.

PALESTINA

È allerta da questa mattina nelle carceri israeliane dove sono detenuti prigionieri palestinesi, in previsione del rilascio di oltre 300 di loro, disposto dal governo di Ariel Sharon. Si teme infatti che la liberazione di questi provochi le proteste di altre migliaia di reclusi palestinesi che devono restare in cella. Le forze di sicurezza di Israele non escludono che in segno di solidarietà con i loro compagni detenuti, costretti a restare dietro le sbarre, anche coloro che dovrebbero beneficiare del rilascio - tra cui esponenti di al-Fatah, Hamas e della Jihad islamica - si rifiutino di abbandonare le prigioni. A questo proposito, fonti militari israeliane citate dal quotidiano ‘Yédiot Aharonot’ hanno riferito che è stato messo a punto “un piano per assicurare il loro trasferimento in modo unilaterale”. I servizi segreti di Tel Aviv hanno inoltre avvertito del pericolo che cellule palestinesi rapiscano ostaggi israeliani contando di ‘scambiarli’ con prigionieri palestinesi. Nei Territori serpeggiano malcontento e frustrazione poiché si attendeva che il provvedimento di Tel Aviv riguardasse un numero ben più ampio di detenuti. L’Autorità nazionale palestinese (Anp) chiedeva infatti la liberazione di 6mila prigionieri come gesto ‘di buona volontà’ da parte israeliana nel processo di pace. Il rifiuto israeliano di rilasciare un numero più ampio di detenuti palestinesi è all’origine della decisione del premier palestinese Abu Mazen di cancellare il suo incontro con Sharon, inizialmente previsto per oggi.

LIBERIA

I ribelli liberiani che da metà luglio assediano Monrovia non demordono mentre il presidente Charles Taylor pone nuove condizioni per lasciare il paese e andare in esilio in Nigeria. Le condizioni del Lurd: Nonostante l'arrivo di una forza di interposizione nigeriana, il Lurd, (Liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia), il principale movimento ribelle nel Paese africano annuncia di non voler cedere le sue posizioni finché le truppe della forza di pace dell'Africa orientale (Ecowas), giunte ieri nella capitale Monrovia, si saranno ompletamente dispiegate nella città. "Non lasceremo il porto se non quando i soldati avranno effettivamente preso il controllo della capitale", ha detto il generale Sheriff Seyea, capo di stato maggiore dei ribelli. Il porto è stato strappato dai ribelli alle forze fedeli al presidente Charles Taylor lo scorso 19 luglio. Sono 300 i soldati nigeriani della Missione della comunità economica degli stati dell'Africa occidentali in Liberia (Ecomil) giunti ieri nella capitale. Il dispiegamento dei soldati della missione Ecowas avrà un ritmo crescente nei prossimi otto giorni. A fine agosto, la forza di interposizione avrà sul campo 3.200 uomini. I soldati sono stati accolti con grida di giubilo dagli abitanti di Monrovia. La popolazione spera che le truppe di pace portino la calma dopo i violenti scontri che hanno causato centinaia di morti, essenzialmente tra i civili, mentre 200.000 persone hanno dovuto lasciare le loro case. Nonostante l'arrivo delle truppe nigeriane, anche oggi sono continuati a Monrovia i combattimenti con razzi e armi leggere tra ribelli e governativi. Secondo uno dei capi ribelli, il comandante Jacob, le forze governative vogliono aprire un nuovo fronte nel nord della città e stanno preparando "un'offensiva per oggi o domani". Le fazioni ribelli controllano attualmente circa due terzi della Liberia. Intanto Sekou Fofana, segretario generale aggiunto del Lurd, ha detto che i suoi uomini si batteranno finché il presidente Taylor, che ha promesso di lasciare il potere l'11 agosto, non partirà dalla Liberia. Taylor non sembra però seriamente intenzionato a lasciare il paese. Sebbene abbia assicurato che la settimana prossima passerà i suoi poteri all'attuale vicepresidente, Moses Blah, che formerà un governo di unità nazionale, sembra difficile che il presidente lasci il suo paese. Secondo quanto riferito da un portavoce del governo nigeriano ai giornalisti, Taylor chiede al tribunale creato per giudicare i colpevoli delle stragi avvenute durante la guerra civile in Sierra Leone, supportato dall'Onu, di annullare le accuse di crimini di guerra e contro l'umanità che gli vengono rivolte come condizione perché lasci la Liberia. Il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo aveva ufficialmente offerto rifugio a Taylor in Nigeria il 6 luglio scorso.

Milano Imi Sir: fu 'opera di gigantesca corruzione' Una "gigantesca opera di corruzione". Così i giudici della quarta sezione penale di Milano definiscono l'operazione Imi Sir nel ponderoso volume, oltre mille pagine, delle motivazioni che hanno portato lo scorso 29 aprile, alla condanna di Cesare Previti ed altri sei imputati. I giudici rilevano "impressionanti analogie" tra la vicenda Imi-Sir e quella Lodo Mondadori, usando espressioni come "caso di corruzione devastante" e "degrado della giustizia che da cieca fu trasformata in giustizia ad uso privato". Depositate ieri alle 13, solo stamani la Cancelleria del tribunale di Milano ha iniziato a diffondere il il contenuto delle carte