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ore 19e30

cecenia

Sarebbe dovuta a un attentato la violenta deflagrazione che questa mattina ha investito un treno per pendolari nella regione meridionale russa di Stavropol, situata nel nord del Caucaso, a ridosso della frontiera con la Cecenia. Lo ha dichiarato da Mosca un portavoce del ministero federale per la Protezione Civile, secondo cui i primi rilievi puntano in tale direzione. Lo scoppio è costato la vita ad almeno cinque persone e il ferimento di altre 32, sette delle quali versano adesso in gravi condizioni: per lo più si tratta di giovani che erano diretti a Pyatigorsk per seguire le lezioni all'università. L'esplosivo sarebbe stato piazzato non a bordo del convoglio, come era parso in un primo momento, ma sui binari nel tratto compreso tra le stazioni di Kislovodsk e di Mineralnye Vody, quest'ultima teatro in passato di un clamoroso sequestro di massa da parte dei guerriglieri separatisti musulmani ceceni.

scheda cecenia

Con l'indipendenza della Cecenia nel 1991 la Russia aveva perso il controllo su un'area di enorme importanza strategica, in quanto ricca di giacimenti petroliferi e di gas naturale e soprattutto attraversata da importanitissimi oleodotti e gasodotti. La sua riconquista, anche per non perdere un importante avamposto nell'Asia centrale (sempre più in mano a leadership mususlmane filoccidentali), era un imperativo per Mosca. Le sue truppe invasero la Cecnia nel 1994, ma la resistenza delle milizie guidate da Basayef non venne piegata. Nel 1996 i russi presero atto della sconfitta, costata loro migliaia di vittime, e si ritirarono. 100mila i morti ceceni. Il nuovo premier russo Putin, voglioso di rivincita, reinvade la Cecenia nell'ottobre del 1999. Il pretesto è che i ceceni appoggiano gli indipendentisti islamici in Dagestan, altra repubblica strategica ancora sotto il controllo di Mosca. Gli attacchi russi sono questa volta violentissimi. La capitale Grozny viene bombardata fino alla distruzione. L'aviazione russa utilizza anche armi chimiche e le truppe di terra commettono atroci violenze contro la popolazione civile. I ribelli ceceni resistono nella parte meridionale del Paese, dove ora si concentrano le operazioni belliche delle forze armate russe.

Palestina

Il primo ministro palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ostacolato da una lotta di potere con il presidente Yasser Arafat, dirà domani al parlamento che se non otterrà maggiori poteri per intraprendere passi verso la pace, si dimetterà ha affermato oggi un ministro palestinese."Abbas chiederà sostegno per la sua politica, altrimenti se ne andrà" ha detto il ministro dell'informazione Nabil Amr. Divergenze con Arafat hanno fatto sì che non ci fosse l'accordo per varare le riforme politiche considerate come un elemento fondamentale del piano di pace con Israele sostenuto dagli Stati Uniti. Domani, Abbas presenterà al Consiglio legislativo palestinese un'attesa relazione sui primi cento giorni del suo governo. Al termine del discorso Abu Mazen potrebbe chiedere un voto di fiducia che possa legittimare la sua leadership. Ziad abu Ziad, un membro del Consiglio, ha detto che la votazione non è in agenda ma che essa potrebbe svolgersi se Abu Mazen la chiederà espressamente. E in tal caso - ha spiegato - sarebbe "improprio e insensato" esprimere una mancanza di fiducia in Abu Mazen. "A questo punto - ha detto Ziad - la situazione è molto instabile e difficoltosa. Io credo che un voto di sfiducia per il governo di Abu Mazen e' inappropriato e stolto. Io personalmente esprimerò un voto di fiducia per il suo governo".

La replica di Arafat è venuta da un'intervista del Presidente dell'ANP alla CNN: "Non può esserci futuro per il piano di pace in Medio Oriente. La road map è morta, ma solo a causa delle aggressioni militari israeliane delle ultime settimane" ha denunciato Yasser Arafat, presidente dell'Autorità nazionale palestinese in un'intervista concessa alla Cnn dal suo quartier generale di Ramallah, in Cisgiordania. Il leader palestinese ha spiegato che non c'è alcuna possibilità che i gruppi di militanti islamici ristabiliscano l'accordo di cessate il fuoco proclamato lo scorso 29 giugno e interrotto alcuni giorni fa. Il presidente palestinese ha aggiunto anche che gli Stati Uniti non hanno fatto abbastanza per tenere in vita il piano di pace, sostenendo che l'amministrazione Bush è al momento più preoccupata dalla missione in Iraq e dall'approssimarsi delle nuove elezioni presidenziali negli Usa. Durante l'intervista, Arafat ha minimizzato, infine, le presunte tensioni con il primo ministro Abu Mazen accusando Israele di avere ingigantito la questione per trarne profitto e creare problemi all'interno della leadership palestinese.

  • Iraq

Secondo uno studio del Congresso, i costi dell'occupazione in Iraq sono insostenibili per gli Stati Uniti. La cifra dovrebbe oscillare tra 8 e 29 miliardi di dollari all'anno, secondo le stime dell'ufficio per il bilancio del Congresso. I costi potrebbero essere più vicini agli 8 che ai 29 miliardi solo nel caso di una drastica riduzione delle forze impegnate in Iraq. Attualmente sono presenti nel Golfo, a sostegno dell'operazione Iraq, 180 mila uomini, di cui 148 mila nel Paese occupato. Per tenere le spese sotto controllo, il numero dovrebbe essere ridotto dal marzo 2004 a un contingente non superiore a 64 mila soldati da impiegare in Iraq. Ma gli Stati Uniti hanno investito, così si può tranquillamente dire, per ricavarne poi profitti successivi. Proprio per questo, continuano ad ostacolare ogni delega alle nazioni unite della ricostruzione in irak, che non sia l'opzione da loro scelta. Se passassero altre ipotesi, i vantaggi economici della ricostruzione andrebbero divisi tra più paesi, e per Bush significherebbe il crollo della fiducia dei suoi finanziatori.

wto

Dopo la presa di posizione di alcuni paesi sud americani contro la posizione predominante degli usa in seno al vertice, anche dal sud africa arriva oggi una dura contestazione per bocca del suo presidente, Mbeki Parlando in un seminario in Malesia, ha parlato delle inevitabili proteste che saranno messe in atto a Cancun durante il vertice internazionale: "Potranno forse comportarsi in un modo che voi ed io potremo non apprezzare - rompendo finestre nelle strade o cose di questo tipo - ma il messaggio che stanno comunicando ci riguarda!" Riferendosi al ruolo giocato dalle sanzioni internazionale contro il regime dell'apartheid, Mbeki ha invocato un maggiore coinvolgimento dell'opinione pubblica occidentale contro le ingiuste regole del commercio mondiale. I governi dei Paesi in via di sviluppo hanno ben presente che le loro economie sono schiacciate dalle norme protezionistiche occidentali e che queste norme contribuiscono a mantenere povera l'Africa. La voglia di un reale cambiamento però, ha detto il presidente sudafricano, "è scarsa o addirittura mancante". Per avere più influenza negli eventi globali come quello di Cancun, Mbeki ha invitato i Paesi poveriad unirsi e "parlare ad una sola voce" e collaborare con quei partner occidentali che sostengono i loro interessi.

Brasile

Si fa difficile la situazione all'interno del suo partito per Ignacio Lula da Silva, presidente del Brasile. Le contradddizioni già emerse prima della sua elezione, stanno portando alla scissione con l'ala più radicale, che lo accusa di aver tradito il patto per cui era stato eletto, e lo stesso spirito del partito. Ben 2300 aderenti al partito hanno sottoscritto un documento, significativamente intitolato "Per il salvataggio del PT" e invitato i militanti a firmarlo. Diversi deputati hanno annunciato la loro inetnzione di dare vita ad un nuovo partito, e tra essi lo storico sindaco di Porto Alegre. In discussione, le riforme economiche, in particolar modo quella della Sicurezza Sociale, presentata la parlamento il 27 agosto. Mentre Lula cerca di seguire le cure del FMI, varando una finanziaria durissima con la popolazione, la base dà vita a nuove occupazioni, e non soltanto più di terre. Si sono create infatti nuove organizzazioni nelle città, con l'occupazione di immobili e fabbriche, in un paese dove la disoccupazione è del 13%, e solo dall'inizio dell'anno ci sono stati 500.000 nuovi disoccupati. Oggi, la veriffica, ad otto mesi dalla sua elezione, proprio in seno al suo partito.

Kurdi

Hanno sospeso ieri lo sciopero della fame i gli ultimi quattro migranti kurdi in Belgio, dopo aver ricevuto rassicurazioni sulla loro sort, e almeno la proroga di tre mesi del loro soggiorno. L'ambasciata turca aveva infatti chiesto le loro generalità alle autorità belghe,. preludio ad una possibile incarcerazione non appena fossero stati espulsi. Ieri una manifestazione di solidarietà ha anche consegnato un documento diretto al Primo ministro belga, per chiedere che la loro situazione, come quella di altri migranti nelle stesse condizioni, sia risolta al più presto. I profughi kurdi sono adesso ricoverati in due diversi ospedali, data la gravità delle loro ocndizioni a seguito dello sciopero della fame, ma si sono dichiarti pronti a riprenderlo se non verrà data loro una prospettiva. Il 21 settembre a Bruxelles si svolgerà una manifestazione per la regolarizzazione dei sans papeir, nel quinto anniversario dell'assassinio di Semira Adamu, morta per la deportazione forzata operata dal governo belga

Test nucleari

Comincia oggi a Vienna la Conferenza sul trattato di interdizione dei test nucleari, conferenza che già si annuncia fallita vista la volontà degli stati uniti di boicottarla. Fino ad ora, il trattato che ne è alla base è stato firmato da 104 paesi, ma dei cinque paesi che ufficialmente detengono armi nucleari solo in tre lo hanno fatto, e la Cina attende la firma degli Usa per farlo a sua volta. Dal 1945, sono stati effettuati 2051 test nucleari, cioè un'esplosione ogni dieci giorni, con conseguenze spesso gravissime per le popolazioni nei cui territori vengono effettuate. Il bopicottaggio della conferenza da parte degli stati uniti non stuipisce, viste le recenti dichiarazioni di Bush sulla necessità di governare il mondo. E allora, alcune ong riunite in un cartello hanno invitato a boicottare alcuni prodotti americani, forti dei risultati prodotti dal boicottaggio in francia all'epoca dei suoi test nucleari. Il boicottaggio, sostiene il rappresentante del cartello di ong, è l'unico strumento adottabile da tutti per esprimere il loro diniego alla politica unilaterale degli stati uniti. la lista dei prodotti da boicorttare sarà presto disponibile, e diffusa il più capillarmente possibile.

(1) Les ONG participantes : http://www.motherearth.org/USboycott/index_en.php#signed

bosnia

Una zona montuosa della Bosnia orientale, non lontano dal confine con la Serbia, nascondeva un'enorme fossa comune contenente i resti di centinaia di persone. Sono stati trovati anche sei documenti d'identità, da cui si deduce che le vittime sarebbero musulmane. Non si sa ancora con certezza il numero delle persone seppellite nella fossa, ma Murat Hurtic, membro della Commissione bosniaco-musulmana per i dispersi, ha fatto sapere che finora sono stati riesumati 253 scheletri interi e 72 frammenti di corpi. Le autorità pensano che i resti appartengano alle vittime dello sterminio perpetrato dai serbi a Srebrenica nel luglio 1995, mentre la città era controllata dalle Nazioni Unite. In quell'occasione 7000 musulmani bosniaci furono trucidati dalle forze serbe.

Questo ritrovamento si aggiunge a quelli di altre 300 fosse comuni scoperte in più di otto anni, dalla fine della guerra bosniaca. Secondo le stime del Comitato internazionale della Croce Rossa sono ancora 16mila i dispersi, mentre secondo fonti bosniache sono oltre 17mila i cadaveri rinvenuti in fosse come quella recentemente localizzata, che si aggiungono alle 200mila vittime del conflitto.

Italia

Pensioni

Accordo raggiunto a Villa spada tra i quattro ministri impegnati sulla riforma previdenziale. E' durato quattro ore il vertice tra Giulio Tremonti, Roberto Maroni, Gianni Alemanno e Rocco Buttiglione.

Gia domani il Consiglio dei Ministri potrebbe prendere visione collegialmente del lavoro per poi sottoporlo alle parti sociali. Sull'andamento del vertice non sono ancora filtrate indiscrezioni, ma pare che sia stata raggiunta un'intesa. All'uscita da Villa Spada, il ministro del welfare Maroni avrebbe manifestato la sua soddisfazione.

Intanto si starebbe ricompattando il fronte sindacale con le organizzazioni dei pensionati pubblici, Cgil, Cisl e Uil che bocciano le ipotesi di riforma previdenziale del governo e minacciano uno sciopero generale degli statali.

Napoli

Rivendicano di non essere andati in vacanza perche' la lotta non si ferma e non va in ferie. Sono i disoccupati del coordinamento di lotta per il lavoro di Napoli e del movimento disoccupati autorganizzati di Acerra. Il pomeriggio di lotta dei due movimenti, tra i piu' folti nel mondo della disoccupazione napoletana, si preannuncia molto intenso. Alle ore 16, gli aderenti si vedranno in piazza del Gesu' da dove tre gruppetti di una cinquantina di persone ognuno si sposteranno davanti a Comune, Prefettura e Regione Campania in via Santa Lucia, per effettuare un volantinaggio e attacchinaggio di manifesti. Il testo del volantino rappresenta una sorta di chi va la alle istituzioni, governo, regione, comune e provincia. Spiega il portavoce del movimento, Gino Monteleone: La stagione si e' aperta con la caccia ai disoccupati organizzati, come ci ha dimostrato l'ultimo scorcio di estate. Dai politici, sui quotidiani, dai telegiornali vi e' un unico coro antiproletario che unisce tutti. A questo coro si e' unito anche uno speculatore alberghiero che recentemente ha parlato di regie occulte dietro la lotta dei disoccupati. (segue) (Iam/Pn/Adnkronos) 03-SET-03 14:47 NNNN

Alitalia

Il numero dei dipendenti in esubero corrisponde all'obiettivo di diminuzione del costo del lavoro necessario al risanamento dell'azienda e gia' ottenuto in occasione dell'accordo sul precedente piano industriale. Si tratta di un taglio del 10% delle retribuzioni che era stato compensato con i contratti di solidarieta' e con nuovi giorni di ferie in piu'. Le misure compensative, autorizzate dal precedente accordo di Palazzo Chigi tra governo, azienda e sindacati, sono scadute il 31 marzo anche se l'accordo prevede un possibile prolungamento sino al 31 dicembre di quest'anno. Gli oltre 2000 esuberi previsti dal piano riguarderebbero solo in minima parte i lavoratori stagionali, il cui numero e' gia' stato ridotto in modo sostanziale. Proprio per questo, tuttavia, e' ipotizzabile che l' obiettivo di riduzione del costo del lavoro possa essere ottenuto con il ricorso a procedure di mobilita'. Questa, ovviamente, sara' materia di trattativa con i sindacati e, eventualmente, con il governo, nel caso le parti si accordassero per tentare di richiedere una proroga di un altro anno o due, dei contratti di solidarieta'. Proprio domani si avvia al ministero delle Infrastrutture il tavolo di confronto tra governo, compagnia, sindacati, gestori aeroportuali e organismo di controllo sulla crisi del trasporto aereo aperta a Palazzo Chigi ad inizio agosto.

G.R. 13,00

PALESTINA

Il primo ministro palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ostacolato da una lotta di potere con il presidente Yasser Arafat, dirà domani al parlamento che se non otterrà maggiori poteri per intraprendere passi verso la pace, si dimetterà. "Abbas chiederà sostegno per la sua politica, altrimenti se ne andrà" ha detto il ministro dell'informazione Nabil Amr. Le divergenze con Arafat hanno ostacolato gli sforzi di Mahmoud Abbas per varare le riforme politiche considerate come un elemento fondamentale del piano di pace con Israele sostenuto dagli Stati Uniti. Domani, Abbas presenterà al Consiglio legislativo palestinese un'attesa relazione sui primi cento giorni del suo governo. Al termine del discorso Abu Mazen potrebbe chiedere un voto di fiducia che possa legittimare la sua leadership. Ziad abu Ziad, un membro del Consiglio, ha detto che la votazione non è in agenda ma che essa potrebbe svolgersi se Abu Mazen la chiederà espressamente. E in tal caso - ha spiegato - sarebbe "improprio e insensato" esprimere una mancanza di fiducia in Abu Mazen. "A questo punto - ha detto Ziad - la situazione è molto instabile e difficoltosa. Io credo che un voto di sfiducia per il governo di Abu Mazen e' inappropriato e stolto. Io personalmente esprimerò un voto di fiducia per il suo governo"

La replica di Arafat è venuta da un'intervista del Presidente dell'ANP alla CNN: "Non può esserci futuro per il piano di pace in Medio Oriente. La road map è morta, ma solo a causa delle aggressioni militari israeliane delle ultime settimane" ha denunciato Yasser Arafat, presidente dell'Autorità nazionale palestinese in un'intervista concessa alla Cnn dal suo quartier generale di Ramallah, in Cisgiordania. Il leader palestinese ha spiegato che non c'è alcuna possibilità che i gruppi di militanti islamici ristabiliscano l'accordo di cessate il fuoco proclamato lo scorso 29 giugno e interrotto alcuni giorni fa. Il presidente palestinese ha aggiunto anche che gli Stati Uniti non hanno fatto abbastanza per tenere in vita il piano di pace, sostenendo che l'amministrazione Bush è al momento più preoccupata dalla missione in Iraq e dall'approssimarsi delle nuove elezioni presidenziali negli Usa. Durante l'intervista, Arafat ha minimizzato, infine, le presunte tensioni con il primo ministro Abu Mazen accusando Israele di avere ingigantito la questione per trarne profitto e creare problemi all'interno della leadership palestinese.

Iran

spari contro l'ambasciata britannica Cinque o sei colpi di arma da fuoco sono stati sparati stamane contro l'ambasciata britannica a Teheran. Non vi sono feriti, ma la sede diplomatica è stata chiusa fino a nuovo ordine. Si tratta tuttavia di un episodio inquietante, e inevitabilmente destinato a far ancor più impennare la già altissima tensione tra i due Paesi, proprio mentre l'Iran dal canto suo ha richiamato in patria dal Regno Unito per consultazioni il proprio ambasciatore, Morteza Sarmadi, in seguito all'arresto il mese scorso di un altro diplomatico: Hadi Soleimanpur, già ambasciatore iraniano in Argentina, accusato di coinvolgimento nell'attentato terroristico del '94 a Buenos Aires contro la sede dell'Amia, un'associazione di mutua assistenza ebraica, nel quale persero la vita 85 civili.

Los Angeles

10:27 Falso allarme bomba, evacuato l'aeroporto Un pacco sospetto ha fatto evacuare l'aeroporto internazionale di Los Angeles. Poi si è scoperto che si trattava di una semplice batteria d'auto. L'allarme si è verificato proprio nel giorno in cui sarebbero partite nuove misure di sicurezza, dato che quelle prese in conseguenza degli attacchi dell'11 settembre 2001 causavano forti ritardi nelle partenze

Myanmar (ex Birmania)

Il relatore per il Myanmar della commissione Onu dei diritti umani, Paulo Sergio Pinheiro, ha espresso ieri seria preoccupazione sulle condizioni di salute della leader del dissenso birmano Aung San Suu Kyi. Sebbene non ci siano conferme che la premio Nobel per la pace stia conducendo uno sciopero della fame, Pinheiro si dice “profondamente turbato” per la mancanza di chiare notizie sullo stato di salute del capo dell’opposizione birmano, imprigionata in un luogo segreto dal 30 maggio scorso. Il relatore dell’Onu ha rinnovato la sua richiesta alla giunta militare che governa il Myanmar di “rilasciare immediatamente e senza condizioni” Aung San Suu Kyi e gli altri suoi sostenitori con lei arrestati oltre tre mesi fa. L’indiscrezione sulle cattive condizioni di salute della donna – vero o false che siano – riaccendono l’attenzione della comunità internazionale sul caso della presidente della Lega Nazionale per la democrazia, arrestata dopo che un gruppo di attivisti filo governativi attaccarono lei e i suoi collaboratori durante un viaggio politico nel nord del Paese. Nessuna chiarezza è stata ancora fatta sul bilancio dei morti in quegli scontri che, secondo le informazioni raccolte dagli esuli birmani in Thailandia, sarebbero stati molto violenti e avrebbero causato decine di morti. Resta tutt’oggi ignoto, inoltre, il luogo di prigionia di Suu Kyi. Alla rinnovata richiesta di rilascio da parte di Pinheiro se n’è aggiunta una uguale del ministro degli esteri belga Louis Miche.

BILANCIO FERITI USA NELLA GUERRA IN IRAQ

Sono 3.141 in tutto i militari americani feriti nella campagna 'Liberta' per l'Iraq: lo comunica il Pentagono, dopo accenni di polemiche per la carenza di dati in merito. Secondo le fonti, 1.550 militari americani sono stati feriti dall'inizio del conflitto, il 20 marzo, al 30 aprile (al ritmo di quasi 14 al giorno); 1.591, invece, sono stati feriti dopo il primo maggio, cioé dopo che il presidente George W. Bush proclamò la fine delle ostilità (al ritmo di meno di cinque al giorno). I numeri si riferiscono ai feriti di ogni genere: vittime di scontri a fuoco col nemico, ma anche di fuoco amico e d'incidenti. Non è chiaro quale sia stato il criterio adottato per considerare un militare ferito. Confrontando la cifra dei feriti con quella dei caduti in questo conflitto, 286, il rapporto appare alto: quasi 11 feriti per ogni morto. Il Washington Post, nell'edizione di lunedì, si poneva il problema, sulla base di propri dati, traendone la conclusione che i progressi della medicina, la rapidità dei soccorsi e la qualità delle protezioni sono tutti fattori che hanno contribuito a questo risultato. Parlando alla base aerea di MacDill, a Tampa, in Florida,sede del Comando Centrale degli Stati Uniti, il segretario alla difesa americano Donald Rumsfeld ha detto, lunedì, che la guerra contro il terrorismo è rischiosa, ma che gli Usa non hanno alternativa alla vittoria: "Dobbiamo condurla all'offensiva -ha detto Rumsfeld-, se vogliamo non trovarci a combatterla sul nostro territorio". Rumsfeld partecipava alla cerimonia del cambio di comando delle Special Operations, che hanno un ruolo essenziale in Afghanistan e in Iraq. Il nuovo comandante, generale Brian Doug Brown, s'é impegnato a essere "aggressivo, determinato e costante.

ITALIA

ASILI NIDO - E' cresciuto del 36,5% il numero degli asili privati in Italia negli ultimi tre anni, un aumento davvero notevole, se si considera che in alcune regioni, come Abruzzo e Lombardia, la crescita è stata superiore al 100%, per un giro d'affari di 190 milioni di euro che ha dato lavoro a 7.000 persone. A rivelarlo è un'indagine dalla Camera di Commercio di Milano e di Lab-Mim, che ha esaminato i dati sulle scuole materne, i giardini d'infanzia e gli asili in Italia dal 2000 e del secondo trimestre del 2003. Un'indagine che riserva diverse sorprese, a partire dalla regione con il maggior numero di scuole private. Il regno degli asili privati, infatti, è la Campania dove si trovano 730 strutture, quasi un quarto dei 2.954 istituti italiani. Seguono la Sicilia, che ha 332 asili (11,2%), la Puglia, con 293 scuole private (9,9%), la Lombardia con 272 (9,2%), il Piemonte, che ospita 211 istituti (7,1%), il Veneto (192, 6,5%), l'Emilia Romagna (146, 49%), il Lazio (142, 4,8%), la Calabria (131, 4,4%) e la Toscana (104, 3,5%). La maggior parte delle quasi 800 scuole materne nate negli ultimi tre anni si trova, però, in Abruzzo (+126%), Lombardia (+114%) e Veneto(+96%). Mentre la crescita in Campania si è attestata intorno al 14,8%. Una sorpresa sono anche i titolari di queste aziende (che hanno fatturati fra i 60mila e i 2 milioni di euro e una media di 2,4 dipendenti): sono quasi solamente donne (91,4%), più della metà fra i 30 e i 59 anni (58,2%), ma molte anche ventenni (22,9%), segno che si tratta di imprese giovani, con una crescita che non accenna a diminuire. Anche esaminando la crescita dell'ultimo anno, infatti, l'aumento in Italia è stato del 10%, del 30% in Lombardia, del 6,6% in Campania

COSTITUZIONE EUROPEA

Aprendo oggi all'Europarlamento la fase di lavori che dalla convenzione europea porterà alla Conferenza intergovernativa destinata a concludersi con la nuova Costituzione europea, il ministro degli Esteri Franco Frattini avverte: l'Italia si opporrà "a rimettere in discussione l'equilibrio complessivo del progetto ed i suoi elementi fondamentali". Pronta e decisa la replica del presidente della Commissione europea Romano Prodi: "Certo bisogna concludere presto, ma soprattutto bisogna concludere bene". Nella Conferenza intergovernativa che porterà alla firma della nuova Costituzione Ue, insomma, ci sarà ancora molto da fare. Riagganciandosi alle affermazioni di pochi minuti prima del vicepremier Gianfranco Fini che propone cambiamenti notevoli, Frattini spiega che le modifiche che potranno essere apportare dalla Conferenza intergovernativa sotto la presidenza italiana non dovranno toccare "i pilastri istituzionali definiti dalla Convenzione". "Ogni diversa soluzione sarebbe un passo indietro rispetto al metodo democratico della revisione dei Trattati ispirato alla trasparenza. "L'esperienza della Convenzione ha cambiato radicalmente la vita europea - esordisce romano Prodi nel suo intervento all'europarlamento - il testo a cui si è arrivati ha un grande valore simbolico perché ha affrontato con decisione i nodi dell'equilibrio istituzionale (...) Si apre ora una nuova fase in cui si delineano due posizioni estreme: c'è chi non vuole toccare il progetto redatto, come unico compromesso possibile. Dall'altro c'è chi vorrebbe rimettere tutto in discussione". "Per la Commissione - ha detto Prodi - la Conferenza intergovernativa deve essere breve, deve consentire ai capi di Stato e di governo di esercitare la loro responsabilità politica e di presentare il progetto ai loro cittadini". E tuttavia, "il compromesso raggiunto è incompleto, non può costituire un punto d'arrivo definitivo, è giusto che gli Stati discutano per verificare se si può fare meglio. L'attuale progetto contiene oltre 50 decisioni prese all'unanimità, resta il problema del coordinamento delle decisioni se resta l'attuale potere di veto...".

gror030903 (last edited 2008-06-26 09:55:23 by anonymous)