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PALESTINA

Il primo ministro palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ostacolato da una lotta di potere con il presidente Yasser Arafat, dirà domani al parlamento che se non otterrà maggiori poteri per intraprendere passi verso la pace, si dimetterà. "Abbas chiederà sostegno per la sua politica, altrimenti se ne andrà" ha detto il ministro dell'informazione Nabil Amr. Le divergenze con Arafat hanno ostacolato gli sforzi di Mahmoud Abbas per varare le riforme politiche considerate come un elemento fondamentale del piano di pace con Israele sostenuto dagli Stati Uniti. Domani, Abbas presenterà al Consiglio legislativo palestinese un'attesa relazione sui primi cento giorni del suo governo. Al termine del discorso Abu Mazen potrebbe chiedere un voto di fiducia che possa legittimare la sua leadership. Ziad abu Ziad, un membro del Consiglio, ha detto che la votazione non è in agenda ma che essa potrebbe svolgersi se Abu Mazen la chiederà espressamente. E in tal caso - ha spiegato - sarebbe "improprio e insensato" esprimere una mancanza di fiducia in Abu Mazen. "A questo punto - ha detto Ziad - la situazione è molto instabile e difficoltosa. Io credo che un voto di sfiducia per il governo di Abu Mazen e' inappropriato e stolto. Io personalmente esprimerò un voto di fiducia per il suo governo"

La replica di Arafat è venuta da un'intervista del Presidente dell'ANP alla CNN: "Non può esserci futuro per il piano di pace in Medio Oriente. La road map è morta, ma solo a causa delle aggressioni militari israeliane delle ultime settimane" ha denunciato Yasser Arafat, presidente dell'Autorità nazionale palestinese in un'intervista concessa alla Cnn dal suo quartier generale di Ramallah, in Cisgiordania. Il leader palestinese ha spiegato che non c'è alcuna possibilità che i gruppi di militanti islamici ristabiliscano l'accordo di cessate il fuoco proclamato lo scorso 29 giugno e interrotto alcuni giorni fa. Il presidente palestinese ha aggiunto anche che gli Stati Uniti non hanno fatto abbastanza per tenere in vita il piano di pace, sostenendo che l'amministrazione Bush è al momento più preoccupata dalla missione in Iraq e dall'approssimarsi delle nuove elezioni presidenziali negli Usa. Durante l'intervista, Arafat ha minimizzato, infine, le presunte tensioni con il primo ministro Abu Mazen accusando Israele di avere ingigantito la questione per trarne profitto e creare problemi all'interno della leadership palestinese.

Iran

spari contro l'ambasciata britannica Cinque o sei colpi di arma da fuoco sono stati sparati stamane contro l'ambasciata britannica a Teheran. Non vi sono feriti, ma la sede diplomatica è stata chiusa fino a nuovo ordine. Si tratta tuttavia di un episodio inquietante, e inevitabilmente destinato a far ancor più impennare la già altissima tensione tra i due Paesi, proprio mentre l'Iran dal canto suo ha richiamato in patria dal Regno Unito per consultazioni il proprio ambasciatore, Morteza Sarmadi, in seguito all'arresto il mese scorso di un altro diplomatico: Hadi Soleimanpur, già ambasciatore iraniano in Argentina, accusato di coinvolgimento nell'attentato terroristico del '94 a Buenos Aires contro la sede dell'Amia, un'associazione di mutua assistenza ebraica, nel quale persero la vita 85 civili.

Los Angeles

10:27 Falso allarme bomba, evacuato l'aeroporto Un pacco sospetto ha fatto evacuare l'aeroporto internazionale di Los Angeles. Poi si è scoperto che si trattava di una semplice batteria d'auto. L'allarme si è verificato proprio nel giorno in cui sarebbero partite nuove misure di sicurezza, dato che quelle prese in conseguenza degli attacchi dell'11 settembre 2001 causavano forti ritardi nelle partenze

Myanmar (ex Birmania)

Il relatore per il Myanmar della commissione Onu dei diritti umani, Paulo Sergio Pinheiro, ha espresso ieri seria preoccupazione sulle condizioni di salute della leader del dissenso birmano Aung San Suu Kyi. Sebbene non ci siano conferme che la premio Nobel per la pace stia conducendo uno sciopero della fame, Pinheiro si dice “profondamente turbato” per la mancanza di chiare notizie sullo stato di salute del capo dell’opposizione birmano, imprigionata in un luogo segreto dal 30 maggio scorso. Il relatore dell’Onu ha rinnovato la sua richiesta alla giunta militare che governa il Myanmar di “rilasciare immediatamente e senza condizioni” Aung San Suu Kyi e gli altri suoi sostenitori con lei arrestati oltre tre mesi fa. L’indiscrezione sulle cattive condizioni di salute della donna – vero o false che siano – riaccendono l’attenzione della comunità internazionale sul caso della presidente della Lega Nazionale per la democrazia, arrestata dopo che un gruppo di attivisti filo governativi attaccarono lei e i suoi collaboratori durante un viaggio politico nel nord del Paese. Nessuna chiarezza è stata ancora fatta sul bilancio dei morti in quegli scontri che, secondo le informazioni raccolte dagli esuli birmani in Thailandia, sarebbero stati molto violenti e avrebbero causato decine di morti. Resta tutt’oggi ignoto, inoltre, il luogo di prigionia di Suu Kyi. Alla rinnovata richiesta di rilascio da parte di Pinheiro se n’è aggiunta una uguale del ministro degli esteri belga Louis Miche.

BILANCIO FERITI USA NELLA GUERRA IN IRAQ

Sono 3.141 in tutto i militari americani feriti nella campagna 'Liberta' per l'Iraq: lo comunica il Pentagono, dopo accenni di polemiche per la carenza di dati in merito. Secondo le fonti, 1.550 militari americani sono stati feriti dall'inizio del conflitto, il 20 marzo, al 30 aprile (al ritmo di quasi 14 al giorno); 1.591, invece, sono stati feriti dopo il primo maggio, cioé dopo che il presidente George W. Bush proclamò la fine delle ostilità (al ritmo di meno di cinque al giorno). I numeri si riferiscono ai feriti di ogni genere: vittime di scontri a fuoco col nemico, ma anche di fuoco amico e d'incidenti. Non è chiaro quale sia stato il criterio adottato per considerare un militare ferito. Confrontando la cifra dei feriti con quella dei caduti in questo conflitto, 286, il rapporto appare alto: quasi 11 feriti per ogni morto. Il Washington Post, nell'edizione di lunedì, si poneva il problema, sulla base di propri dati, traendone la conclusione che i progressi della medicina, la rapidità dei soccorsi e la qualità delle protezioni sono tutti fattori che hanno contribuito a questo risultato. Parlando alla base aerea di MacDill, a Tampa, in Florida,sede del Comando Centrale degli Stati Uniti, il segretario alla difesa americano Donald Rumsfeld ha detto, lunedì, che la guerra contro il terrorismo è rischiosa, ma che gli Usa non hanno alternativa alla vittoria: "Dobbiamo condurla all'offensiva -ha detto Rumsfeld-, se vogliamo non trovarci a combatterla sul nostro territorio". Rumsfeld partecipava alla cerimonia del cambio di comando delle Special Operations, che hanno un ruolo essenziale in Afghanistan e in Iraq. Il nuovo comandante, generale Brian Doug Brown, s'é impegnato a essere "aggressivo, determinato e costante.

ITALIA

ASILI NIDO - E' cresciuto del 36,5% il numero degli asili privati in Italia negli ultimi tre anni, un aumento davvero notevole, se si considera che in alcune regioni, come Abruzzo e Lombardia, la crescita è stata superiore al 100%, per un giro d'affari di 190 milioni di euro che ha dato lavoro a 7.000 persone. A rivelarlo è un'indagine dalla Camera di Commercio di Milano e di Lab-Mim, che ha esaminato i dati sulle scuole materne, i giardini d'infanzia e gli asili in Italia dal 2000 e del secondo trimestre del 2003. Un'indagine che riserva diverse sorprese, a partire dalla regione con il maggior numero di scuole private. Il regno degli asili privati, infatti, è la Campania dove si trovano 730 strutture, quasi un quarto dei 2.954 istituti italiani. Seguono la Sicilia, che ha 332 asili (11,2%), la Puglia, con 293 scuole private (9,9%), la Lombardia con 272 (9,2%), il Piemonte, che ospita 211 istituti (7,1%), il Veneto (192, 6,5%), l'Emilia Romagna (146, 49%), il Lazio (142, 4,8%), la Calabria (131, 4,4%) e la Toscana (104, 3,5%). La maggior parte delle quasi 800 scuole materne nate negli ultimi tre anni si trova, però, in Abruzzo (+126%), Lombardia (+114%) e Veneto(+96%). Mentre la crescita in Campania si è attestata intorno al 14,8%. Una sorpresa sono anche i titolari di queste aziende (che hanno fatturati fra i 60mila e i 2 milioni di euro e una media di 2,4 dipendenti): sono quasi solamente donne (91,4%), più della metà fra i 30 e i 59 anni (58,2%), ma molte anche ventenni (22,9%), segno che si tratta di imprese giovani, con una crescita che non accenna a diminuire. Anche esaminando la crescita dell'ultimo anno, infatti, l'aumento in Italia è stato del 10%, del 30% in Lombardia, del 6,6% in Campania

COSTITUZIONE EUROPEA

Aprendo oggi all'Europarlamento la fase di lavori che dalla convenzione europea porterà alla Conferenza intergovernativa destinata a concludersi con la nuova Costituzione europea, il ministro degli Esteri Franco Frattini avverte: l'Italia si opporrà "a rimettere in discussione l'equilibrio complessivo del progetto ed i suoi elementi fondamentali". Pronta e decisa la replica del presidente della Commissione europea Romano Prodi: "Certo bisogna concludere presto, ma soprattutto bisogna concludere bene". Nella Conferenza intergovernativa che porterà alla firma della nuova Costituzione Ue, insomma, ci sarà ancora molto da fare. Riagganciandosi alle affermazioni di pochi minuti prima del vicepremier Gianfranco Fini che propone cambiamenti notevoli, Frattini spiega che le modifiche che potranno essere apportare dalla Conferenza intergovernativa sotto la presidenza italiana non dovranno toccare "i pilastri istituzionali definiti dalla Convenzione". "Ogni diversa soluzione sarebbe un passo indietro rispetto al metodo democratico della revisione dei Trattati ispirato alla trasparenza. "L'esperienza della Convenzione ha cambiato radicalmente la vita europea - esordisce romano Prodi nel suo intervento all'europarlamento - il testo a cui si è arrivati ha un grande valore simbolico perché ha affrontato con decisione i nodi dell'equilibrio istituzionale (...) Si apre ora una nuova fase in cui si delineano due posizioni estreme: c'è chi non vuole toccare il progetto redatto, come unico compromesso possibile. Dall'altro c'è chi vorrebbe rimettere tutto in discussione". "Per la Commissione - ha detto Prodi - la Conferenza intergovernativa deve essere breve, deve consentire ai capi di Stato e di governo di esercitare la loro responsabilità politica e di presentare il progetto ai loro cittadini". E tuttavia, "il compromesso raggiunto è incompleto, non può costituire un punto d'arrivo definitivo, è giusto che gli Stati discutano per verificare se si può fare meglio. L'attuale progetto contiene oltre 50 decisioni prese all'unanimità, resta il problema del coordinamento delle decisioni se resta l'attuale potere di veto...".