Size: 6838
Comment:
|
Size: 16843
Comment:
|
Deletions are marked like this. | Additions are marked like this. |
Line 1: | Line 1: |
= GR ORE 13.00 = Un cittadino iracheno che questa mattina a Roma ha minacciato di farsi esplodere a piazzale Flaminio e' stato convinto a desistere dalle forze dell'ordine. Lo stesso ha fatto il romano che minacciava di tagliarsi le vene. I venditori ambulanti erano stati fermati dai vigili. Giorni fa gli era stata sequestrata della merce. Il sequestro della merce ad un ambulante equivale a levargli sussistenza. Iraq Un'esplosione è avvenuta questa mattina alle 7 locali (le 5 italiane) in un albergo di Baghdad, l'Aike Hotel, che ospita una equipe della Nbc. Secondo un dipendente della tv americana un impiegato somalo dell'hotel è morto e ci sono anche due feriti, uno dei quali è un tecnico del suono della Nbc, Dave Moody, britannico. Quest'ultimo è stato colpito in modo leggero al viso e alle braccia da frammenti di vetro. All'origine dell'esplosione, secondo la polizia, una bomba. Anche se non ci sono ancora dettagli, l'ipotesi della polizia dà il segno di quanto ormai sia forte l'insicurezza e l'incertezza causate dal rifiuto dell'occupazione americana, e la consapevolezza che atti di qeusto tipo possano ormai avvenire ogni giorno. Lo scoppio è avvenuto nel locale in cui si trova il generatore dell'albergo, ed ha ucciso l'uomo addetto al gruppo elettrogeno oltre a danneggiare il locale e il piano terra dell'edificio. L'albergo è stato evacuato. Iraq 2 Circa 150 persone hanno manifestato nella serata di ieri a Mekdadiya (100 km a nordest di Baghdad) in favore del deposto presidente iracheno Saddam Hussein, per la prima volta dopo la fine della guerra. Lo hanno reso noto testimoni raggiunti per telefono da Baaquba. Secondo un residente, Ahmad Abdel Latif, i manifestanti, con ritratti del 'rais' e bandiere irachene, scandivano slogan quali 'Con la nostra anima e il nostro sangue, ci sacrifichiamo per te, Saddam'. La piccola folla si e' dispersa senza incidenti dopo circa mezz'ora. Le truppe americane, presenti sul posto, non sono intervenute. Dimostrazioni in favore del deposto presidente si sono svolte in roccaforti sunnite a ovest di Baghdad dopo la diffusione, una settimana fa, di un'audiocassetta nella quale Saddam chiamerebbe gli iracheni alla resistenza. Palestina Ennesimo raid israeliano in u n campo profughi nel sud della Striscia di Gaza e nuove vittime palestinesi, anche in Cisgiordania. Quattro palestinesi sono stati uccisi nel giro di poche ore. Durante la notte una colonna di 35 mezzi corazzati israeliani, appoggiata da un elicottero da attacco, si è fatta strada nel campo profughi di al-Bureij, nel sud della striscia di Gaza, ha circondato un'abitazione e ha aperto il fuoco. Due presunti esponenti di Hamas, Mohammed Bashir Akel e Nour Abualmana, sono stati uccisi. Secondo l'esercito, nell'operazione sono rimasti feriti anche sei soldati israeliani, tre in modo grave. A Hebron, in Cisgiordania, l'esercito ha dato l'assalto a una casa in cui si erano rifugiati alcuni palestinesi. Durante il conflitto a fuoco sono rimasti uccisi due palestinesi: Diab al Shueki e Abed el Rahim Kalasmeh. Secondo Israele, Shueki era capo locale del movimento radicale islamico. Israele I vertici dell'aeronautica militare israeliana stanno pensando di congedare nove dei 27 piloti riservisti che hanno manifestato ieri l'intento di non prendere parte alle operazioni militari contro i civili in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Lo riferisce il quotidiano Haaretz nella sua edizione on line. Il capo dell'aviazione, il generale di divisione Dan Halutz, ha già confermato in un'intervista alla rete televisiva Canale 10 che i piloti che hanno aderito all'iniziativa dovranno "rispondere alla legge". Il generale ha comunque cercato di tenere bassi i toni della polemica su di un nodo che rischia di minare dall'interno gli equilibri delle forze armate israeliane. L'iniziativa dei piloti, infatti, mira a dare un grande impulso al movimento di 'refusnik', i cui membri sono soldati che si rifiutano di partecipare ad azioni militari o di repressione poliziesca nei territori occupati della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Sudafrica L'assemblea generale delle Nazioni Unite non è stata solo l'occasione per gli Usa di presentare la loro risoluzione sull'Iraq e chiarire il loro ruolo dominante del mondo. Teoricamente è l'occasione in cui i paesi discutono tra loro e dei loro rapporti in seno alle Nazioni Unite, anche se spesso le loro voci non vengono neanche riportate “No more water. The fire next time!”. “Niente più acqua. La prossima volta il fuoco”: ha citato un famoso slogan utilizzato negli anni ‘60 dai neri d’america nelle loro battaglie per i diritti civili, il presidente Sudafricano Thabo Mbeki, il quale parlando di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha avvertito l’Onu che se le ragioni e le richieste del Sud del mondo non verranno ascoltate, il Palazzo di vetro sarà “distrutto dalle fiamme”. Il presidente Sudafricano - una delle più importanti figure di riferimento dell’intero ‘continente nero’, diventato negli anni il portabandiera della causa africana più apprezzato al mondo - ha dismesso i toni pacati e diplomatici che lo hanno conraddistinto finora per lanciare un appello accorato e preoccupante al tempo stesso: le Nazioni Unite devono ascoltare i Paesi poveri e farsi portatori delle loro istanze, altrimenti l’Onu non avrà più ragione di esistere e verrà distrutta. “I Paesi poveri non accetteranno più lo status quo attuale – ha detto – che vede le Nazioni ricche occupate a garantire la propria pace, sicurezza e prosperità, senza curarsi delle necessità e dell’ipoverimento di tutto il resto del Pianeta. Il presidente sudafricano ha poi spiegato che la voce dei singoli Paesi del sud del mondo non è sufficientemente forte e proprio per questo essi guardano con fiducia e speranza all’Onu e a quello che esso rappresenta. “Quanto abbiamo detto oggi probabilmente resterà inascoltato perché non abbiamo la forza sufficiente per far udire a tutti le nostre parole – ha continuato Mbeki – ma domani potremmo essere obbligati a dire: ‘no more water, the fire next time!’ E se il fuoco divampasse, anche le Nazioni Unite brucerebbero. Insieme alle speranze dei poveri del mondo”. Kurdi Ankara ha ordinato ieri alle autorità locali tiurche di autorizzare le famiglie curde a dare nomi curdi ai loro bamibini e bambine, rispondendo in parte alla richiesta dell'unione europea di garantire diritti e cultura alla minoranza curda.Finora la turchia si era sempre rifiutata, sostenendo che l'autorizzazione ai nomi curdi avrebbe incoraggiato il separaytismo. Irlanda Lo Sinn Feinn, l'ala politica dell'Ira, ha chiesto l'apertura di un processo di verità e riconciliazione dopo oltre 30 anni di conflitti in iRlanda del nord. La formula utilizzata è quela che aveva applicato la commissione sudafricana dopo la caduta del regime dell'apartheid. Il partito dello Sinn FEin ha inviato un documkento al govermno britannico e irlandese chiamando ad un dibattito preciso tra tutte le parti per definire la nascita e gli scopi di un processo che consenta di stabilire la verità Secondo un sondaggio della "Nbc" e del "Wall Street Journal" il 45% degli elettori non approva l'operato del presidente Crolla la popolarità di Bush Bocciato in economia Solo il 49% è soddisfatto della politica della Casa Bianca Scema anche il sostegno nella lotta al terrorismo George W.Bush WASHINGTON - Scende al minimo storico la popolarità di George W. Bush. Lo rivela un sondaggio commissionato dall'emittente Nbc e dal Wall Street Journal. Mai, dagli attentati alle Torri gemelle dell'11 settembre del 2001, la popolarità del presidente degli Stati Uniti, era scesa così in basso. L'economia, il modo in cui il presidente conduce la lotta al terrorismo e lo stillicidio di vita umane perse in Iraq, hanno fatto crollare ai minimi storici la popolarità di Bush. Numeri che emergono proprio all'indomani del discorso all'assemblea generale delle Nazioni Unite con cui Bush ha chiesto ampio sostegno internazionale alla ricostruzione e alla gestione della sicurezza in Iraq. Numeri che il presidente non potrà non tenere in considerazione a quattro mesi dall'avvio delle primarie democratiche negli Usa con cui gli elettori dovranno scegliere il suo sfidante nelle elezioni del 2004. Solo il 49 per cento degli intervistati (1.007) approva le politiche del presidente, il dato più basso da quando Bush si è insediato alla Casa Bianca, nel gennaio del 2000, mentre il 45% degli elettori è in totale disaccorso con il suo operato. Bocciato in economia (il 52 per cento ha detto di non essere soddisfatto della gestione dell'economia) e promosso, ma solo di stretta misura, per il suo modo di portare avanti la guerra contro il terrorismo (solo il 60 per cento è favorevole). All'indomani degli attentati alle Torri gemelle e nei mesi successivi, infatti, l'America era tutta con il suo presidente nella lotta contro gli attacchi terroristici agli Usa. Nel sondaggio è stato chiesto come dovrebbero essere racimolati gli 87 miliardi di dollari che Bush ha chiesto al Congresso per il ricostruzione dell'Iraq. E il 56 per cento ha suggerito di rimettere mano ai tagli fiscali varati nel maggio scorso e che vanno soprattutto a vantaggio delle classi più agiate. Amina Lawal è stata assolta pochi istanti fa dalla Corte islamica di Katsina, capitale dell'omonimo Stato del nord della Nigeria, che ha così accettato la richiesta d'appello presentata dalla difesa della donna contro la condanna a morte per lapidazione decisa da un altro tribunale islamico. [MZ] |
|
Line 30: | Line 108: |
No more water. The fire next time!. Niente più acqua. La prossima volta il fuoco: ha citato un famoso slogan utilizzato negli anni 60 dai neri damerica nelle loro battaglie per i diritti civili, il presidente Sudafricano Thabo Mbeki, il quale parlando di fronte allAssemblea Generale delle Nazioni Unite ha avvertito lOnu che se le ragioni e le richieste del Sud del mondo non verranno ascoltate, il Palazzo di vetro sarà distrutto dalle fiamme. Il presidente Sudafricano - una delle più importanti figure di riferimento dellintero continente nero, diventato negli anni il portabandiera della causa africana più apprezzato al mondo - ha dismesso i toni pacati e diplomatici che lo hanno conraddistinto finora per lanciare un appello accorato e preoccupante al tempo stesso: le Nazioni Unite devono ascoltare i Paesi poveri e farsi portatori delle loro istanze, altrimenti lOnu non avrà più ragione di esistere e verrà distrutta. I Paesi poveri non accetteranno più lo status quo attuale ha detto che vede le Nazioni ricche occupate a garantire la propria pace, sicurezza e prosperità, senza curarsi delle necessità e dellipoverimento di tutto il resto del Pianeta. Il presidente sudafricano ha poi spiegato che la voce dei singoli Paesi del sud del mondo non è sufficientemente forte e proprio per questo essi guardano con fiducia e speranza allOnu e a quello che esso rappresenta. Quanto abbiamo detto oggi probabilmente resterà inascoltato perché non abbiamo la forza sufficiente per far udire a tutti le nostre parole ha continuato Mbeki ma domani potremmo essere obbligati a dire: no more water, the fire next time! E se il fuoco divampasse, anche le Nazioni Unite brucerebbero. Insieme alle speranze dei poveri del mondo. | “No more water. The fire next time!”. “Niente più acqua. La prossima volta il fuoco”: ha citato un famoso slogan utilizzato negli anni ‘60 dai neri d’america nelle loro battaglie per i diritti civili, il presidente Sudafricano Thabo Mbeki, il quale parlando di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha avvertito l’Onu che se le ragioni e le richieste del Sud del mondo non verranno ascoltate, il Palazzo di vetro sarà “distrutto dalle fiamme”. Il presidente Sudafricano - una delle più importanti figure di riferimento dell’intero ‘continente nero’, diventato negli anni il portabandiera della causa africana più apprezzato al mondo - ha dismesso i toni pacati e diplomatici che lo hanno conraddistinto finora per lanciare un appello accorato e preoccupante al tempo stesso: le Nazioni Unite devono ascoltare i Paesi poveri e farsi portatori delle loro istanze, altrimenti l’Onu non avrà più ragione di esistere e verrà distrutta. “I Paesi poveri non accetteranno più lo status quo attuale – ha detto – che vede le Nazioni ricche occupate a garantire la propria pace, sicurezza e prosperità, senza curarsi delle necessità e dell’ipoverimento di tutto il resto del Pianeta. Il presidente sudafricano ha poi spiegato che la voce dei singoli Paesi del sud del mondo non è sufficientemente forte e proprio per questo essi guardano con fiducia e speranza all’Onu e a quello che esso rappresenta. “Quanto abbiamo detto oggi probabilmente resterà inascoltato perché non abbiamo la forza sufficiente per far udire a tutti le nostre parole – ha continuato Mbeki – ma domani potremmo essere obbligati a dire: ‘no more water, the fire next time!’ E se il fuoco divampasse, anche le Nazioni Unite brucerebbero. Insieme alle speranze dei poveri del mondo”. |
GR ORE 13.00
Un cittadino iracheno che questa mattina a Roma ha minacciato di farsi esplodere a piazzale Flaminio e' stato convinto a desistere dalle forze dell'ordine. Lo stesso ha fatto il romano che minacciava di tagliarsi le vene. I venditori ambulanti erano stati fermati dai vigili. Giorni fa gli era stata sequestrata della merce. Il sequestro della merce ad un ambulante equivale a levargli sussistenza.
Iraq
Un'esplosione è avvenuta questa mattina alle 7 locali (le 5 italiane) in un albergo di Baghdad, l'Aike Hotel, che ospita una equipe della Nbc. Secondo un dipendente della tv americana un impiegato somalo dell'hotel è morto e ci sono anche due feriti, uno dei quali è un tecnico del suono della Nbc, Dave Moody, britannico. Quest'ultimo è stato colpito in modo leggero al viso e alle braccia da frammenti di vetro. All'origine dell'esplosione, secondo la polizia, una bomba. Anche se non ci sono ancora dettagli, l'ipotesi della polizia dà il segno di quanto ormai sia forte l'insicurezza e l'incertezza causate dal rifiuto dell'occupazione americana, e la consapevolezza che atti di qeusto tipo possano ormai avvenire ogni giorno. Lo scoppio è avvenuto nel locale in cui si trova il generatore dell'albergo, ed ha ucciso l'uomo addetto al gruppo elettrogeno oltre a danneggiare il locale e il piano terra dell'edificio. L'albergo è stato evacuato.
Iraq 2
Circa 150 persone hanno manifestato nella serata di ieri a Mekdadiya (100 km a nordest di Baghdad) in favore del deposto presidente iracheno Saddam Hussein, per la prima volta dopo la fine della guerra. Lo hanno reso noto testimoni raggiunti per telefono da Baaquba. Secondo un residente, Ahmad Abdel Latif, i manifestanti, con ritratti del 'rais' e bandiere irachene, scandivano slogan quali 'Con la nostra anima e il nostro sangue, ci sacrifichiamo per te, Saddam'. La piccola folla si e' dispersa senza incidenti dopo circa mezz'ora. Le truppe americane, presenti sul posto, non sono intervenute. Dimostrazioni in favore del deposto presidente si sono svolte in roccaforti sunnite a ovest di Baghdad dopo la diffusione, una settimana fa, di un'audiocassetta nella quale Saddam chiamerebbe gli iracheni alla resistenza.
Palestina
Ennesimo raid israeliano in u n campo profughi nel sud della Striscia di Gaza e nuove vittime palestinesi, anche in Cisgiordania. Quattro palestinesi sono stati uccisi nel giro di poche ore.
Durante la notte una colonna di 35 mezzi corazzati israeliani, appoggiata da un elicottero da attacco, si è fatta strada nel campo profughi di al-Bureij, nel sud della striscia di Gaza, ha circondato un'abitazione e ha aperto il fuoco. Due presunti esponenti di Hamas, Mohammed Bashir Akel e Nour Abualmana, sono stati uccisi. Secondo l'esercito, nell'operazione sono rimasti feriti anche sei soldati israeliani, tre in modo grave.
A Hebron, in Cisgiordania, l'esercito ha dato l'assalto a una casa in cui si erano rifugiati alcuni palestinesi. Durante il conflitto a fuoco sono rimasti uccisi due palestinesi: Diab al Shueki e Abed el Rahim Kalasmeh. Secondo Israele, Shueki era capo locale del movimento radicale islamico.
Israele
I vertici dell'aeronautica militare israeliana stanno pensando di congedare nove dei 27 piloti riservisti che hanno manifestato ieri l'intento di non prendere parte alle operazioni militari contro i civili in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Lo riferisce il quotidiano Haaretz nella sua edizione on line. Il capo dell'aviazione, il generale di divisione Dan Halutz, ha già confermato in un'intervista alla rete televisiva Canale 10 che i piloti che hanno aderito all'iniziativa dovranno "rispondere alla legge". Il generale ha comunque cercato di tenere bassi i toni della polemica su di un nodo che rischia di minare dall'interno gli equilibri delle forze armate israeliane. L'iniziativa dei piloti, infatti, mira a dare un grande impulso al movimento di 'refusnik', i cui membri sono soldati che si rifiutano di partecipare ad azioni militari o di repressione poliziesca nei territori occupati della Cisgiordania e della Striscia di Gaza.
Sudafrica
L'assemblea generale delle Nazioni Unite non è stata solo l'occasione per gli Usa di presentare la loro risoluzione sull'Iraq e chiarire il loro ruolo dominante del mondo. Teoricamente è l'occasione in cui i paesi discutono tra loro e dei loro rapporti in seno alle Nazioni Unite, anche se spesso le loro voci non vengono neanche riportate
“No more water. The fire next time!”. “Niente più acqua. La prossima volta il fuoco”: ha citato un famoso slogan utilizzato negli anni ‘60 dai neri d’america nelle loro battaglie per i diritti civili, il presidente Sudafricano Thabo Mbeki, il quale parlando di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha avvertito l’Onu che se le ragioni e le richieste del Sud del mondo non verranno ascoltate, il Palazzo di vetro sarà “distrutto dalle fiamme”. Il presidente Sudafricano - una delle più importanti figure di riferimento dell’intero ‘continente nero’, diventato negli anni il portabandiera della causa africana più apprezzato al mondo - ha dismesso i toni pacati e diplomatici che lo hanno conraddistinto finora per lanciare un appello accorato e preoccupante al tempo stesso: le Nazioni Unite devono ascoltare i Paesi poveri e farsi portatori delle loro istanze, altrimenti l’Onu non avrà più ragione di esistere e verrà distrutta. “I Paesi poveri non accetteranno più lo status quo attuale – ha detto – che vede le Nazioni ricche occupate a garantire la propria pace, sicurezza e prosperità, senza curarsi delle necessità e dell’ipoverimento di tutto il resto del Pianeta. Il presidente sudafricano ha poi spiegato che la voce dei singoli Paesi del sud del mondo non è sufficientemente forte e proprio per questo essi guardano con fiducia e speranza all’Onu e a quello che esso rappresenta. “Quanto abbiamo detto oggi probabilmente resterà inascoltato perché non abbiamo la forza sufficiente per far udire a tutti le nostre parole – ha continuato Mbeki – ma domani potremmo essere obbligati a dire: ‘no more water, the fire next time!’ E se il fuoco divampasse, anche le Nazioni Unite brucerebbero. Insieme alle speranze dei poveri del mondo”.
Kurdi
Ankara ha ordinato ieri alle autorità locali tiurche di autorizzare le famiglie curde a dare nomi curdi ai loro bamibini e bambine, rispondendo in parte alla richiesta dell'unione europea di garantire diritti e cultura alla minoranza curda.Finora la turchia si era sempre rifiutata, sostenendo che l'autorizzazione ai nomi curdi avrebbe incoraggiato il separaytismo.
Irlanda
Lo Sinn Feinn, l'ala politica dell'Ira, ha chiesto l'apertura di un processo di verità e riconciliazione dopo oltre 30 anni di conflitti in iRlanda del nord. La formula utilizzata è quela che aveva applicato la commissione sudafricana dopo la caduta del regime dell'apartheid. Il partito dello Sinn FEin ha inviato un documkento al govermno britannico e irlandese chiamando ad un dibattito preciso tra tutte le parti per definire la nascita e gli scopi di un processo che consenta di stabilire la verità
Secondo un sondaggio della "Nbc" e del "Wall Street Journal" il 45% degli elettori non approva l'operato del presidente Crolla la popolarità di Bush Bocciato in economia Solo il 49% è soddisfatto della politica della Casa Bianca Scema anche il sostegno nella lotta al terrorismo
George W.Bush
- WASHINGTON - Scende al minimo storico la popolarità di George W. Bush. Lo rivela un sondaggio commissionato dall'emittente Nbc e dal Wall Street Journal. Mai, dagli attentati alle Torri gemelle dell'11 settembre del 2001, la popolarità del presidente degli Stati Uniti, era scesa così in basso. L'economia, il modo in cui il presidente conduce la lotta al terrorismo e lo stillicidio di vita umane perse in Iraq, hanno fatto crollare ai minimi storici la popolarità di Bush.
Numeri che emergono proprio all'indomani del discorso all'assemblea generale delle Nazioni Unite con cui Bush ha chiesto ampio sostegno internazionale alla ricostruzione e alla gestione della sicurezza in Iraq. Numeri che il presidente non potrà non tenere in considerazione a quattro mesi dall'avvio delle primarie democratiche negli Usa con cui gli elettori dovranno scegliere il suo sfidante nelle elezioni del 2004.
Solo il 49 per cento degli intervistati (1.007) approva le politiche del presidente, il dato più basso da quando Bush si è insediato alla Casa Bianca, nel gennaio del 2000, mentre il 45% degli elettori è in totale disaccorso con il suo operato. Bocciato in economia (il 52 per cento ha detto di non essere soddisfatto della gestione dell'economia) e promosso, ma solo di stretta misura, per il suo modo di portare avanti la guerra contro il terrorismo (solo il 60 per cento è favorevole). All'indomani degli attentati alle Torri gemelle e nei mesi successivi, infatti, l'America era tutta con il suo presidente nella lotta contro gli attacchi terroristici agli Usa.
Nel sondaggio è stato chiesto come dovrebbero essere racimolati gli 87 miliardi di dollari che Bush ha chiesto al Congresso per il ricostruzione dell'Iraq. E il 56 per cento ha suggerito di rimettere mano ai tagli fiscali varati nel maggio scorso e che vanno soprattutto a vantaggio delle classi più agiate.
Amina Lawal
- è stata assolta pochi istanti fa dalla Corte islamica di Katsina, capitale dell'omonimo Stato del nord della Nigeria, che ha così accettato la richiesta d'appello presentata dalla difesa della donna contro la condanna a morte per lapidazione decisa da un altro tribunale islamico. [MZ]
GR ORE 9.30
Iraq
Un'esplosione è avvenuta questa mattina alle 7 locali (le 5 italiane) in un albergo di Baghdad, l'Aike Hotel, che ospita una equipe della Nbc. Secondo un dipendente della tv americana un impiegato somalo dell'hotel è morto e ci sono anche due feriti, uno dei quali è un tecnico del suono della Nbc, Dave Moody, britannico. Quest'ultimo è stato colpito in modo leggero al viso e alle braccia da frammenti di vetro. All'origine dell'esplosione, secondo la polizia, una bomba. Anche se non ci sono ancora dettagli, l'ipotesi della polizia dà il segno di quanto ormai sia forte l'insicurezza e l'incertezza causate dal rifiuto dell'occupazione americana, e la consapevolezza che atti di qeusto tipo possano ormai avvenire ogni giorno. Lo scoppio è avvenuto nel locale in cui si trova il generatore dell'albergo, ed ha ucciso l'uomo addetto al gruppo elettrogeno oltre a danneggiare il locale e il piano terra dell'edificio. L'albergo è stato evacuato.
Iraq 2
Circa 150 persone hanno manifestato nella serata di ieri a Mekdadiya (100 km a nordest di Baghdad) in favore del deposto presidente iracheno Saddam Hussein, per la prima volta dopo la fine della guerra. Lo hanno reso noto testimoni raggiunti per telefono da Baaquba. Secondo un residente, Ahmad Abdel Latif, i manifestanti, con ritratti del 'rais' e bandiere irachene, scandivano slogan quali 'Con la nostra anima e il nostro sangue, ci sacrifichiamo per te, Saddam'. La piccola folla si e' dispersa senza incidenti dopo circa mezz'ora. Le truppe americane, presenti sul posto, non sono intervenute. Dimostrazioni in favore del deposto presidente si sono svolte in roccaforti sunnite a ovest di Baghdad dopo la diffusione, una settimana fa, di un'audiocassetta nella quale Saddam chiamerebbe gli iracheni alla resistenza.
Palestina
Ennesimo raid israeliano in u n campo profughi nel sud della Striscia di Gaza e nuove vittime palestinesi, anche in Cisgiordania. Quattro palestinesi sono stati uccisi nel giro di poche ore.
Durante la notte una colonna di 35 mezzi corazzati israeliani, appoggiata da un elicottero da attacco, si è fatta strada nel campo profughi di al-Bureij, nel sud della striscia di Gaza, ha circondato un'abitazione e ha aperto il fuoco. Due presunti esponenti di Hamas, Mohammed Bashir Akel e Nour Abualmana, sono stati uccisi. Secondo l'esercito, nell'operazione sono rimasti feriti anche sei soldati israeliani, tre in modo grave.
A Hebron, in Cisgiordania, l'esercito ha dato l'assalto a una casa in cui si erano rifugiati alcuni palestinesi. Durante il conflitto a fuoco sono rimasti uccisi due palestinesi: Diab al Shueki e Abed el Rahim Kalasmeh. Secondo Israele, Shueki era capo locale del movimento radicale islamico.
Israele
I vertici dell'aeronautica militare israeliana stanno pensando di congedare nove dei 27 piloti riservisti che hanno manifestato ieri l'intento di non prendere parte alle operazioni militari contro i civili in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Lo riferisce il quotidiano Haaretz nella sua edizione on line. Il capo dell'aviazione, il generale di divisione Dan Halutz, ha già confermato in un'intervista alla rete televisiva Canale 10 che i piloti che hanno aderito all'iniziativa dovranno "rispondere alla legge". Il generale ha comunque cercato di tenere bassi i toni della polemica su di un nodo che rischia di minare dall'interno gli equilibri delle forze armate israeliane. L'iniziativa dei piloti, infatti, mira a dare un grande impulso al movimento di 'refusnik', i cui membri sono soldati che si rifiutano di partecipare ad azioni militari o di repressione poliziesca nei territori occupati della Cisgiordania e della Striscia di Gaza.
Sudafrica
L'assemblea generale delle Nazioni Unite non è stata solo l'occasione per gli Usa di presentare la loro risoluzione sull'Iraq e chiarire il loro ruolo dominante del mondo. Teoricamente è l'occasione in cui i paesi discutono tra loro e dei loro rapporti in seno alle Nazioni Unite, anche se spesso le loro voci non vengono neanche riportate
“No more water. The fire next time!”. “Niente più acqua. La prossima volta il fuoco”: ha citato un famoso slogan utilizzato negli anni ‘60 dai neri d’america nelle loro battaglie per i diritti civili, il presidente Sudafricano Thabo Mbeki, il quale parlando di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha avvertito l’Onu che se le ragioni e le richieste del Sud del mondo non verranno ascoltate, il Palazzo di vetro sarà “distrutto dalle fiamme”. Il presidente Sudafricano - una delle più importanti figure di riferimento dell’intero ‘continente nero’, diventato negli anni il portabandiera della causa africana più apprezzato al mondo - ha dismesso i toni pacati e diplomatici che lo hanno conraddistinto finora per lanciare un appello accorato e preoccupante al tempo stesso: le Nazioni Unite devono ascoltare i Paesi poveri e farsi portatori delle loro istanze, altrimenti l’Onu non avrà più ragione di esistere e verrà distrutta. “I Paesi poveri non accetteranno più lo status quo attuale – ha detto – che vede le Nazioni ricche occupate a garantire la propria pace, sicurezza e prosperità, senza curarsi delle necessità e dell’ipoverimento di tutto il resto del Pianeta. Il presidente sudafricano ha poi spiegato che la voce dei singoli Paesi del sud del mondo non è sufficientemente forte e proprio per questo essi guardano con fiducia e speranza all’Onu e a quello che esso rappresenta. “Quanto abbiamo detto oggi probabilmente resterà inascoltato perché non abbiamo la forza sufficiente per far udire a tutti le nostre parole – ha continuato Mbeki – ma domani potremmo essere obbligati a dire: ‘no more water, the fire next time!’ E se il fuoco divampasse, anche le Nazioni Unite brucerebbero. Insieme alle speranze dei poveri del mondo”.
Kurdi
Ankara ha ordinato ieri alle autorità locali tiurche di autorizzare le famiglie curde a dare nomi curdi ai loro bamibini e bambine, rispondendo in parte alla richiesta dell'unione europea di garantire diritti e cultura alla minoranza curda.Finora la turchia si era sempre rifiutata, sostenendo che l'autorizzazione ai nomi curdi avrebbe incoraggiato il separaytismo.
Irlanda
Lo Sinn Feinn, l'ala politica dell'Ira, ha chiesto l'apertura di un processo di verità e riconciliazione dopo oltre 30 anni di conflitti in iRlanda del nord. La formula utilizzata è quela che aveva applicato la commissione sudafricana dopo la caduta del regime dell'apartheid. Il partito dello Sinn FEin ha inviato un documkento al govermno britannico e irlandese chiamando ad un dibattito preciso tra tutte le parti per definire la nascita e gli scopi di un processo che consenta di stabilire la verità