Differences between revisions 7 and 9 (spanning 2 versions)
Revision 7 as of 2003-09-25 17:15:03
Size: 32137
Editor: anonymous
Comment:
Revision 9 as of 2008-06-26 09:54:59
Size: 38216
Editor: anonymous
Comment: converted to 1.6 markup
Deletions are marked like this. Additions are marked like this.
Line 65: Line 65:


'''Milano'''

Questa mattina si sono svolti gli interrogatori dei quattro compagni indagati per i fatti del San Paolo.
Durante tutta la mattinata i compagni hanno presidiato il Palazzo di Giustizia di Milano esponendo anche una mostra fotografica su quella dramamtica nottata.


Il muro di gomma alla fine ci si è parato davanti, sono quattro i/le compagni/e indagati/e per i fatti del San Paolo con accuse gravi (colpevoli del medesimo "disegno criminoso", di minacce e violenze nei confronti di polizia e carabinieri che "cagionano" prognosi fino ai 60 giorni ad una ventina di "tutori" dell'ordine) che potrebbero portare alla privazione della libertà. E così i peggiori scenari si materializzano, dopo l'assassinio per mano fascista di un compagno, dopo le selvagge cariche dentro un ospedale sui/lle compagni/e accorsi/e per conoscerne le condizioni, dopo lo squallido atteggiamento della questura nei giorni successivi che insisteva sulla tesi del "furto della salma" perpetrato dai suoi amici a giustificazione dei massacri in ospedale, finalmente arriviamo al dunque: indagati sono i/le compagni/e mentre per le truppe d'assalto di caserme e commissariati si profila un ennesimo insabbiamento come nella migliore tradizione di questo paese.

Quando undici di noi presentarono gli esposti contro l'operato delle polizie quella notte fummo somemrsi di plausi e di critiche, plausi di chi giudicava giusta questa scelta ritenendo impossibile che la magistratura non colpisse i responsabili dell'ordine pubblico vista la gravità dei misfatti commessi, critiche da parte di chi riteneva inutile utilizzare lo strumento della magistrature perchè organismo a senso unico. Il nostro atteggiamento fu una posizione terza: procedevamo insieme al nostro collegio legale nella presentazione degli esposti con lo scopo di puntare il dito contro la gestione complessiva di quella notte da parte della questura e dell'arma, privilegiando quindi l'aspetto "politico" a discapito di quello giudiziario in cui in realtà non confidavamo. Ad ora si può dire che le fosche previsioni si siano avverate: impunità per gli squadristi in divisa e rischio di carcere in futuro per alcuni compagni "torturati" al San Paolo.

Il criterio di selezione per i quattro inquisiti (che in realtà saranno di più alla fine perchè non è sostenibile che in quattro abbiano causato danni gravi a più di 20 poliziotti e carabinieri) in parte risponde alle solite logiche messe in atto in questi casi: è inquisito il compagno ripreso dal video amatoriale accasciato a terra e circondato da 5 o 6 "signori" che lo scalciano e manganellano violentemente, l'intento è quello di imputargli in precedanza chissà quali violenze che farebbero scattare la reazione degli agenti in un secondo momento, due su qauttro degli indagati sono il compagno e la compagna che il giorno successivo denunciarono in conferenza stampa i pestaggi della polizia. E fin qui siamo nel classico delle strategie questurine. Più oscura è la scelta di inserire in questo primo elenco uno dei feriti di Via Brioschi, perchè è davvero impensabile che un compagno che ha appena avuto un coltello pintato addosso e che in ospedale si è recato in qualità di "degente" possa rendersi protagonista di chissà quali violenze fisiche contro i ben armati "tutori". Ma questa è la realtà.



'''Sicilia'''

Il sindacato autonomo Cobas/Codir ha proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale del comparto regionale (Amministrazione regionale ed uffici periferici, motorizzazioni, biblioteche, musei, ispettorati forestali, ed enti collegati, Camere di commercio, AAPT, AASST, ASI, Enti parco, Istituto Vite e Vino, ERSU,).

Il motivo dell' iniziativa - dice una nota - è legato alla totale inerzia del governatore Cuffaro in materia di personale: il contratto economico dei dipendenti (biennio 2002/2003) è scaduto il 31 dicembre 2001 e non è stata avviata nessuna iniziativa governativa per l' apertura delle trattative; il governo non ha provveduto alla nomina dell' ARAN (Agenzia delle rappresentanze negoziali), nonostante sia una previsione legislativa della Legge 10 del 2000; gli stipendi dei dipendenti regionali sono bloccati dal luglio 2001 e sono ormai inferiori del 10% rispetto a quelli dei dipendenti di tutti gli altri enti locali.
  




'''Cultura'''

L'intellettuale palestinese Edward Said è morto a New York negli Stati Uniti.
Nato nel 1935 a Gerusalemme, sin dai primi anni 90 era malatto di leucemia. A stroncarlo un cancro al pancreas.

Gran parte della sua vita l’ha trascorsa negli Stati Uniti. Al centro dei suoi scritti la terra d’origine: la Palestina e l’aspirazione ad uno Stato autonomo. Ma non solo. Said ha scritto di letteratura inglese, di temi accademici, così come di musica e cultura.

Tra gli altri titoli ricordiamo: “La Questione palestinese”, “Imperialismo culturale” e l’autobiografia “Sempre nel posto sbagliato”.

Il suo impegno per la Palestina lo vide protagonista anche di un episodio molto discusso. Tre anni fu responsabile di un lancio di pietre dal confine libanese contro un posto di blocco israeliano.

Un fatto che non intaccò il suo prestigio. La Columbia University, dove ha trascorso la gran parte della sua vita da di professore, lo giustificò dicendo: non voleva colpire nessuno.

Ma nella storia del conflitto araboisraliano fu anche fortemente critico nei confronti di Yasser Arafat. Said contestò il presidente dell’Anp per la firma degli accordi di Oslo ritenuto colpevole di aver accettato una intesa contraria agli interessi palestinesi.

Leggiamo dal suo sito internet l’ultimo articolo citato, pubblicato sull’egiziano al-Ahram Weekly. Il titolo è “sogni e delusioni”. Un articolo per contestare la politica americana in Medio Oriente: non esiste una lingua e una cultura – ha scritto in sintesi Said – che da possiede il segreto su come fare le cose in maniera efficiente.

GR ORE 19.30

Amina Laval

E' stata assolta Amina laval, condannata alla lapidazione per adulterio da un tribunale in Nigeria.Amina Lawal aveva presentato ricorso alla Corte d'Appello contro la sentenza, rilasciata in prima istanza, del tribunale islamico di Bakori che l'aveva condannata nel marzo del 2002. Con il capo coperto dal tradizionale velo islamico - tenendo Wasila, la figlioletta della 'colpa' con una mano e Aliyu Musa Yawuri, l'avvocato, con l'altra - Amina si era presentata cosi', questa mattina, nell'aula del tribunale. La corte, fin dalle prime ore del mattino, era stata circondata da una trentina di poliziotti armati e presa d'assedio dai giornalisti e da un gruppo di attivisti impegnati nella difesa dei diritti umani che hanno atteso pazientemente l'arrivo della condannata. Amina, donna di campagna di 31 anni analfabeta e disoccupata, dopo il divorzio dall'uomo che le aveva dato due figli, aveva avuto rapporti con un altro uomo che aveva promesso di sposarla, l'aveva messa incinta, e poi non aveva mantenuto la promessa. L'udienza di appello era stata rimandata tre volte e tali rinvii hanno dato vigore al movimento internazionale che rivendicava l'assoluzione della donna. Migliaia di lettere ed e-mail hanno tempestato le autorita' nigeriane, come era avvenuto per Safiya - la donna protagonista di un caso simile e poi graziata. Il verdetto di oggi ha dato ragione al presidente nigeriano Olusegun Obasanjo (che e' cristiano) che aveva assicurato che Amina non sarebbe mai stata giustiziata. Se la condanna fosse stata definitiva, Amina Lawal sarebbe stata la prima persona a essere lapidata dall'introduzione della sharia (legge islamica) nel 2000 in 12 Stati a maggioranza musulmana del nord della Nigeria. In base alla sharia, perche' un uomo sia condannato per adulterio occorrono almeno quattro testimonianze oculari, ma per una donna una gravidanza fuori del matrimonio e' considerata di per se' una prova sufficiente. ma se per Amina l'incubo del tribunale è almeno temporaneamnete finito, per una ltra persona, questa volta uomo, si prospetta la stessa situazione. Un ventenne nigeriano riconosciuto colpevole di sodomia e' stato condannato oggi da un tribunale islamico di Lagos alla lapidazione. . Il giovane condannato si chiama Jibrin Babaji, il quale aveva confessato di avere addescato tre minorenni, in occasioni diverse, e di avere avuto rapporti sessuali per una somma equivalente a 26 centesimi di euro. Il presidente della corte, Jibril Sani Darazo, ha deciso che l'accusato sia messo a morte per lapidazione, come prevede la legge islamica. Babaji ha trenta giorni di tempo per ricorrere in appello

Palestina

Sei morti in poche ore: e' il tragico bilancio delle due incursioni compiute all'alba dagli israeliani in Cisgiordania e a Gaza. Tra le vittime, un soldato israeliano e cinque palestinesi, tra i quali una bimbetta di appena tre anni. La nuova ondata di violenza rischia di scatenare la reazione palestinese, perche' tra le vittime del raid a Hebron, c'era il leader della Jihad islamica nell'area, Diab Shweiki, un uomo da tempo ricercato da Israele e che gia' in due occasioni era riuscito a sfuggire al tentativo di omicidio selettivo(in un caso, rimanendo leggermente ferito). La piccola e due miliziani sono rimasti uccisi nel campo profughi di Bureij, a Gaza, nel corso di un'incursione dell'esercito alla ricerca di uomini di Hamas e della Jihad Islamica. Due altri palestinesi sono invece rimasti uccisi dai militari israeliani che avevano circondato un edificio, a Hebron, dove si nascondevano presunti miliziani della Jihad. La violenza israeliana fa seguito a due settimane di relativa calma, ma adesso rischia di rigettare il Medio Oriente nella spirale della violenza. . Anche uno dei consiglieri del presidente palestinese Yasser Arafat, Ahmed Abdel-Rahman, non ha nascosto che i raid complicheranno gli sforzi per convincere i gruppi estremisti a dichiarare il cessate-il-fuoco.

Israele

I vertici dell'aeronautica militare israeliana stanno pensando di congedare nove dei 27 piloti riservisti che hanno manifestato ieri l'intento di non prendere parte alle operazioni militari contro i civili in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Lo riferisce il quotidiano Haaretz nella sua edizione on line. Il capo dell'aviazione, il generale di divisione Dan Halutz, ha già confermato in un'intervista alla rete televisiva Canale 10 che i piloti che hanno aderito all'iniziativa dovranno "rispondere alla legge". Il generale ha comunque cercato di tenere bassi i toni della polemica su di un nodo che rischia di minare dall'interno gli equilibri delle forze armate israeliane. L'iniziativa dei piloti, infatti, mira a dare un grande impulso al movimento di 'refusnik', i cui membri sono soldati che si rifiutano di partecipare ad azioni militari o di repressione poliziesca nei territori occupati della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Una condanna è giunta stamane anche dal primo ministro israeliano Ariel Sharon, che ha definito "un grave errore" la lettera con la quale i piloti ribelli hanno annunciato le loro intenzioni ed ha manifestato la volontà di risolvere la vicenda in tempi molto rapidi. E mentre l'ex presidente israeliano Ezer Weizman ha definito l'atteggiamento dei 'dissidenti' "immorale", Dan Margalit, noto giornalista del qotidiano Maariv, ha scritto oggi che i piloti hanno abusato della loro notorietà:. In questo acceso dibattito a distanza, c'è anche chi avverte che la protesta dei piloti potrebbe ulteriormente allargarsi a causa del crescente disagio, all'interno delle forze armate. "Oggi, alla luce di alcune superflue iniziative militari, la gente ha cominciato a interrogarsi" scrive Alex Fishman, esperto di affari militari, sullo Yediot Ahronot. E se nessuno dei piloti 'dissidenti' ha voluto commentare la decisione, il tenente colonnello Zeev Rotem ha provato a 'giustificare' il provvedimento affermando che, negli ultimi anni, le regole in seno all'aviazione sono state notevolmente cambiate. "Oggi - ha detto a Radio Israele - noi attacchiamo luoghi in cui ci sono civili, donne e bambini pur sapendo a priori che ci sono molte possibilità di ucciderli". La protesta - ha proseguito - è un "tentativo disperato di costringere l'esercito, il governo e i cittadini a porre fine a questo folle ciclo di violenze che ha portato alla deriva questo Paese".

Iraq

Si sono processati e assolti da soli i soldati statunitensi che durante un inseguimento spararono a Fallujah contro poliziotti iracheni il 12 settembre scorso, uccidendone otto: seguirono correttamente le regole. Lo affermano oggi le forze Usa in Iraq, rendendo noti i risultati di un'inchiesta interna. "Le indagini iniziali dmostrano che i soldati hanno agito in base alle regole d'ingaggio", ha detto il generale Ricardo Sanchez ai giornalisti. "I rapporti iniziali - ha aggiunto - erano chiari. C'è stato uno scontro a fuoco iniziale di una trentina di secondo. Alla fine di questo i poliziotti erano morti. Queste affermazioni contraddicono quanto dichiarato dai poliziotti iracheni, secondo i quali i soldati Usa iniziarono a sparare contro i poliziotti quando questi si avvicinarono a un posto di blocco, vicino all'ospedale giordano, e non smisero neanche quando i poliziotti si qualificarono in arabo e in inglese. Secondo gli iracheni, la sparatoria durò circa 30 minuti. Del resto, il comportamento delle forze statunitensi a Falluja è sempre stato di estremo dispregio per la popolazione, ha partire dalla sparatoria contro una legittima manifestazione nella quale furono assassinate 15 persone, per poi continuare nel tempo. Ieri un bambino iracheno e' stato investito da un convoglio statunitense a Falluja, nel nord dell'Iraq, ed e' morto pochi istanti dopo. Nessuna spiegazione è stata data sul perchè il ocnvolgio militare non si sia arrestato alla presenza dle bembino, ma abbia continuato la sua marcia travolgendolo.

Londra

Au moins 100.000 personnes sont attendues samedi à Londres pour une grande manifestation contre la politique américano-britannique en Irak, a annoncé la Coalition contre la guerre (Stop the War Coalition), qui rassemble plusieurs mouvements pacifistes. Cette manifestation sera la cinquième du genre. La plus importante, le 15 février, avait rassemblé un million et demi de personnes dans le centre de Londres

Rifugiati

Quarante-cinq demandeurs d'asile d'origine iranienne se trouvent depuis six jours dans l'enceinte de l'ULB après être passés par le Petit Château. Ils ont été pris en charge par le Bureau des étudiants administrateurs-Interfac. Le président du conseil d'administration de l'université, a envoyé vendredi un courriel à l'ensemble de la communauté universitaire, soulignant que les étudiants administrateurs ont agi "sans aucun contact préalable" avec les autorités de l'université. Il a confié à Fabrizio Bucella, vice-président, la mission d'ouvrir au nom de l'université le dialogue avec ces personnes afin de dénouer la situation

Roma

A roma invece un cittadino irakeno ha minacciato di darsi fuoco oggi, a piazzale flaminio, per protestare contro il sequestro della sua merce, che vendeva come ambulante, da parte dei vigili. Con lui anche un altro venditore, che invece ha tentato di ferirsi ocn un coltello. Polizia e carabinieri hanno immediatamente isolato la zona e hanno iniziato un'opera di convincimento per far arrendere i due ambulanti. L'italiano ha per primo abbandonato la protesta e successivamente anche l'iracheno e' stato fermato dagli agenti; entrambi sono stati accompagnati in questura presso gli uffici della Digos, e sono stati denunciatio per procurato allarme. Il sequestro della merce ad un ambulamnte equivale a togliergli la più elementare sussistenza, e condannarlo alla disperazione. Ma grottesca appare anche l'accusa che in seguito è stata loro mossa, quel procurato allarme per aver dichiarato di essere disposto a farsi saltare in aria pur di non perdere tutto ciò che aveva.

Soldi per le spese militari

E' bastato un dibattito di appena sette minuti per l'approvazione, con 407 voti a favore e 15 contrari, del bilancio record del Pentagono, di 368 miliardi di dollari. Una cifra che prevede lo stanziamento di ben 75 miliardi di dollari per l'ammodernamento dell'esercito, teso alla costruzione di nuove navi ed aerei da guerra ed alla realizzazione di nuovi sistemi d'arma. Ora la discussione della legge di spesa passa al Senato. Nei 368 miliardi di dollari non sono compresi 66 miliardi destinati alle operazioni in Iraq, che rientrano nella richiesta straordinaria di 87 miliardi di dollari avanzata dalla Casa Bianca ed in questi giorni difesa al Congresso dagli esponenti dell'amministrazione. Invece fra gli stanziamenti approvati dai deputati americani, figurano 100 miliardi per il personale, 61 per ricerca e sviluppo e 133 per operazioni e manutenzione dei mezzi militari.

Iran, nucleare

Gli ispettori Onu hanno trovato altre tracce di uranio arricchito in Iran. Lo hanno riferito alcuni diplomatici, che hanno chiesto di rimanere anonimi, spiegando che la presenza di uranio e' stata accertata su campioni di materiale prelevati dalla centrale elettrica di Kalaye. Non e' la prima volta che l'Aiea (l'Agenzia internazionale dell'energia atomica) trova materiale sospetto: qualche tempo fa, gli ispettori accertarono la presenza di uranio arricchito in un altro sito nucleare, il che ha accresciuto i sospetti che Teheran stia purificando l'uranio da usare per la costruzione di armi nucleari; in quel caso Teheran, che ha sempre sostenuto di avere un programma per fini esclusivamente pacifici, sostenne che il materiale era stato prelevato da un macchinario acquistato all'estero. La scoperta attuale potrebbe aggravare la posizione di Teheran; ma potrebbe essere anche il risultato di contaminazione, perche' Kalaye e' il posto dove l'Iran sostiene di avere immagazzinato i componenti contaminati usati per le centrifughe

Sudafrica

L'assemblea generale delle Nazioni Unite non è stata solo l'occasione per gli Usa di presentare la loro risoluzione sull'Iraq e chiarire il loro ruolo dominante del mondo. Teoricamente è l'occasione in cui i paesi discutono tra loro e dei loro rapporti in seno alle Nazioni Unite, anche se spesso le loro voci non vengono neanche riportate

“No more water. The fire next time!”. “Niente più acqua. La prossima volta il fuoco”: ha citato un famoso slogan utilizzato negli anni ‘60 dai neri d’america nelle loro battaglie per i diritti civili, il presidente Sudafricano Thabo Mbeki, il quale parlando di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha avvertito l’Onu che se le ragioni e le richieste del Sud del mondo non verranno ascoltate, il Palazzo di vetro sarà “distrutto dalle fiamme”. Il presidente Sudafricano - una delle più importanti figure di riferimento dell’intero ‘continente nero’, diventato negli anni il portabandiera della causa africana più apprezzato al mondo - ha dismesso i toni pacati e diplomatici che lo hanno conraddistinto finora per lanciare un appello accorato e preoccupante al tempo stesso: le Nazioni Unite devono ascoltare i Paesi poveri e farsi portatori delle loro istanze, altrimenti l’Onu non avrà più ragione di esistere e verrà distrutta. “I Paesi poveri non accetteranno più lo status quo attuale – ha detto – che vede le Nazioni ricche occupate a garantire la propria pace, sicurezza e prosperità, senza curarsi delle necessità e dell’ipoverimento di tutto il resto del Pianeta. Il presidente sudafricano ha poi spiegato che la voce dei singoli Paesi del sud del mondo non è sufficientemente forte e proprio per questo essi guardano con fiducia e speranza all’Onu e a quello che esso rappresenta. “Quanto abbiamo detto oggi probabilmente resterà inascoltato perché non abbiamo la forza sufficiente per far udire a tutti le nostre parole – ha continuato Mbeki – ma domani potremmo essere obbligati a dire: ‘no more water, the fire next time!’ E se il fuoco divampasse, anche le Nazioni Unite brucerebbero. Insieme alle speranze dei poveri del mondo”.

Kurdi

Ankara ha ordinato ieri alle autorità locali tiurche di autorizzare le famiglie curde a dare nomi curdi ai loro bamibini e bambine, rispondendo in parte alla richiesta dell'unione europea di garantire diritti e cultura alla minoranza curda.Finora la turchia si era sempre rifiutata, sostenendo che l'autorizzazione ai nomi curdi avrebbe incoraggiato il separaytismo.

Irlanda

Lo Sinn Feinn, l'ala politica dell'Ira, ha chiesto l'apertura di un processo di verità e riconciliazione dopo oltre 30 anni di conflitti in iRlanda del nord. La formula utilizzata è quela che aveva applicato la commissione sudafricana dopo la caduta del regime dell'apartheid. Il partito dello Sinn FEin ha inviato un documkento al govermno britannico e irlandese chiamando ad un dibattito preciso tra tutte le parti per definire la nascita e gli scopi di un processo che consenta di stabilire la verità

Milano

Questa mattina si sono svolti gli interrogatori dei quattro compagni indagati per i fatti del San Paolo. Durante tutta la mattinata i compagni hanno presidiato il Palazzo di Giustizia di Milano esponendo anche una mostra fotografica su quella dramamtica nottata.

Il muro di gomma alla fine ci si è parato davanti, sono quattro i/le compagni/e indagati/e per i fatti del San Paolo con accuse gravi (colpevoli del medesimo "disegno criminoso", di minacce e violenze nei confronti di polizia e carabinieri che "cagionano" prognosi fino ai 60 giorni ad una ventina di "tutori" dell'ordine) che potrebbero portare alla privazione della libertà. E così i peggiori scenari si materializzano, dopo l'assassinio per mano fascista di un compagno, dopo le selvagge cariche dentro un ospedale sui/lle compagni/e accorsi/e per conoscerne le condizioni, dopo lo squallido atteggiamento della questura nei giorni successivi che insisteva sulla tesi del "furto della salma" perpetrato dai suoi amici a giustificazione dei massacri in ospedale, finalmente arriviamo al dunque: indagati sono i/le compagni/e mentre per le truppe d'assalto di caserme e commissariati si profila un ennesimo insabbiamento come nella migliore tradizione di questo paese.

Quando undici di noi presentarono gli esposti contro l'operato delle polizie quella notte fummo somemrsi di plausi e di critiche, plausi di chi giudicava giusta questa scelta ritenendo impossibile che la magistratura non colpisse i responsabili dell'ordine pubblico vista la gravità dei misfatti commessi, critiche da parte di chi riteneva inutile utilizzare lo strumento della magistrature perchè organismo a senso unico. Il nostro atteggiamento fu una posizione terza: procedevamo insieme al nostro collegio legale nella presentazione degli esposti con lo scopo di puntare il dito contro la gestione complessiva di quella notte da parte della questura e dell'arma, privilegiando quindi l'aspetto "politico" a discapito di quello giudiziario in cui in realtà non confidavamo. Ad ora si può dire che le fosche previsioni si siano avverate: impunità per gli squadristi in divisa e rischio di carcere in futuro per alcuni compagni "torturati" al San Paolo.

Il criterio di selezione per i quattro inquisiti (che in realtà saranno di più alla fine perchè non è sostenibile che in quattro abbiano causato danni gravi a più di 20 poliziotti e carabinieri) in parte risponde alle solite logiche messe in atto in questi casi: è inquisito il compagno ripreso dal video amatoriale accasciato a terra e circondato da 5 o 6 "signori" che lo scalciano e manganellano violentemente, l'intento è quello di imputargli in precedanza chissà quali violenze che farebbero scattare la reazione degli agenti in un secondo momento, due su qauttro degli indagati sono il compagno e la compagna che il giorno successivo denunciarono in conferenza stampa i pestaggi della polizia. E fin qui siamo nel classico delle strategie questurine. Più oscura è la scelta di inserire in questo primo elenco uno dei feriti di Via Brioschi, perchè è davvero impensabile che un compagno che ha appena avuto un coltello pintato addosso e che in ospedale si è recato in qualità di "degente" possa rendersi protagonista di chissà quali violenze fisiche contro i ben armati "tutori". Ma questa è la realtà.

Sicilia

Il sindacato autonomo Cobas/Codir ha proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale del comparto regionale (Amministrazione regionale ed uffici periferici, motorizzazioni, biblioteche, musei, ispettorati forestali, ed enti collegati, Camere di commercio, AAPT, AASST, ASI, Enti parco, Istituto Vite e Vino, ERSU,).

Il motivo dell' iniziativa - dice una nota - è legato alla totale inerzia del governatore Cuffaro in materia di personale: il contratto economico dei dipendenti (biennio 2002/2003) è scaduto il 31 dicembre 2001 e non è stata avviata nessuna iniziativa governativa per l' apertura delle trattative; il governo non ha provveduto alla nomina dell' ARAN (Agenzia delle rappresentanze negoziali), nonostante sia una previsione legislativa della Legge 10 del 2000; gli stipendi dei dipendenti regionali sono bloccati dal luglio 2001 e sono ormai inferiori del 10% rispetto a quelli dei dipendenti di tutti gli altri enti locali.

Cultura

L'intellettuale palestinese Edward Said è morto a New York negli Stati Uniti. Nato nel 1935 a Gerusalemme, sin dai primi anni 90 era malatto di leucemia. A stroncarlo un cancro al pancreas.

Gran parte della sua vita l’ha trascorsa negli Stati Uniti. Al centro dei suoi scritti la terra d’origine: la Palestina e l’aspirazione ad uno Stato autonomo. Ma non solo. Said ha scritto di letteratura inglese, di temi accademici, così come di musica e cultura.

Tra gli altri titoli ricordiamo: “La Questione palestinese”, “Imperialismo culturale” e l’autobiografia “Sempre nel posto sbagliato”.

Il suo impegno per la Palestina lo vide protagonista anche di un episodio molto discusso. Tre anni fu responsabile di un lancio di pietre dal confine libanese contro un posto di blocco israeliano.

Un fatto che non intaccò il suo prestigio. La Columbia University, dove ha trascorso la gran parte della sua vita da di professore, lo giustificò dicendo: non voleva colpire nessuno.

Ma nella storia del conflitto araboisraliano fu anche fortemente critico nei confronti di Yasser Arafat. Said contestò il presidente dell’Anp per la firma degli accordi di Oslo ritenuto colpevole di aver accettato una intesa contraria agli interessi palestinesi.

Leggiamo dal suo sito internet l’ultimo articolo citato, pubblicato sull’egiziano al-Ahram Weekly. Il titolo è “sogni e delusioni”. Un articolo per contestare la politica americana in Medio Oriente: non esiste una lingua e una cultura – ha scritto in sintesi Said – che da possiede il segreto su come fare le cose in maniera efficiente.

GR ORE 13.00

Un cittadino iracheno che questa mattina a Roma ha minacciato di farsi esplodere a piazzale Flaminio e' stato convinto a desistere dalle forze dell'ordine. Lo stesso ha fatto il romano che minacciava di tagliarsi le vene. I venditori ambulanti erano stati fermati dai vigili. Giorni fa gli era stata sequestrata della merce. Il sequestro della merce ad un ambulante equivale a levargli sussistenza.

Iraq

Un'esplosione è avvenuta questa mattina alle 7 locali (le 5 italiane) in un albergo di Baghdad, l'Aike Hotel, che ospita una equipe della Nbc. Secondo un dipendente della tv americana un impiegato somalo dell'hotel è morto e ci sono anche due feriti, uno dei quali è un tecnico del suono della Nbc, Dave Moody, britannico. Quest'ultimo è stato colpito in modo leggero al viso e alle braccia da frammenti di vetro. All'origine dell'esplosione, secondo la polizia, una bomba. Anche se non ci sono ancora dettagli, l'ipotesi della polizia dà il segno di quanto ormai sia forte l'insicurezza e l'incertezza causate dal rifiuto dell'occupazione americana, e la consapevolezza che atti di qeusto tipo possano ormai avvenire ogni giorno. Lo scoppio è avvenuto nel locale in cui si trova il generatore dell'albergo, ed ha ucciso l'uomo addetto al gruppo elettrogeno oltre a danneggiare il locale e il piano terra dell'edificio. L'albergo è stato evacuato.

Iraq 2

Circa 150 persone hanno manifestato nella serata di ieri a Mekdadiya (100 km a nordest di Baghdad) in favore del deposto presidente iracheno Saddam Hussein, per la prima volta dopo la fine della guerra. Lo hanno reso noto testimoni raggiunti per telefono da Baaquba. Secondo un residente, Ahmad Abdel Latif, i manifestanti, con ritratti del 'rais' e bandiere irachene, scandivano slogan quali 'Con la nostra anima e il nostro sangue, ci sacrifichiamo per te, Saddam'. La piccola folla si e' dispersa senza incidenti dopo circa mezz'ora. Le truppe americane, presenti sul posto, non sono intervenute. Dimostrazioni in favore del deposto presidente si sono svolte in roccaforti sunnite a ovest di Baghdad dopo la diffusione, una settimana fa, di un'audiocassetta nella quale Saddam chiamerebbe gli iracheni alla resistenza.

Palestina

Ennesimo raid israeliano in u n campo profughi nel sud della Striscia di Gaza e nuove vittime palestinesi, anche in Cisgiordania. Quattro palestinesi sono stati uccisi nel giro di poche ore.

Durante la notte una colonna di 35 mezzi corazzati israeliani, appoggiata da un elicottero da attacco, si è fatta strada nel campo profughi di al-Bureij, nel sud della striscia di Gaza, ha circondato un'abitazione e ha aperto il fuoco. Due presunti esponenti di Hamas, Mohammed Bashir Akel e Nour Abualmana, sono stati uccisi. Secondo l'esercito, nell'operazione sono rimasti feriti anche sei soldati israeliani, tre in modo grave.

A Hebron, in Cisgiordania, l'esercito ha dato l'assalto a una casa in cui si erano rifugiati alcuni palestinesi. Durante il conflitto a fuoco sono rimasti uccisi due palestinesi: Diab al Shueki e Abed el Rahim Kalasmeh. Secondo Israele, Shueki era capo locale del movimento radicale islamico.

Israele

I vertici dell'aeronautica militare israeliana stanno pensando di congedare nove dei 27 piloti riservisti che hanno manifestato ieri l'intento di non prendere parte alle operazioni militari contro i civili in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Lo riferisce il quotidiano Haaretz nella sua edizione on line. Il capo dell'aviazione, il generale di divisione Dan Halutz, ha già confermato in un'intervista alla rete televisiva Canale 10 che i piloti che hanno aderito all'iniziativa dovranno "rispondere alla legge". Il generale ha comunque cercato di tenere bassi i toni della polemica su di un nodo che rischia di minare dall'interno gli equilibri delle forze armate israeliane. L'iniziativa dei piloti, infatti, mira a dare un grande impulso al movimento di 'refusnik', i cui membri sono soldati che si rifiutano di partecipare ad azioni militari o di repressione poliziesca nei territori occupati della Cisgiordania e della Striscia di Gaza.

Sudafrica

L'assemblea generale delle Nazioni Unite non è stata solo l'occasione per gli Usa di presentare la loro risoluzione sull'Iraq e chiarire il loro ruolo dominante del mondo. Teoricamente è l'occasione in cui i paesi discutono tra loro e dei loro rapporti in seno alle Nazioni Unite, anche se spesso le loro voci non vengono neanche riportate

“No more water. The fire next time!”. “Niente più acqua. La prossima volta il fuoco”: ha citato un famoso slogan utilizzato negli anni ‘60 dai neri d’america nelle loro battaglie per i diritti civili, il presidente Sudafricano Thabo Mbeki, il quale parlando di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha avvertito l’Onu che se le ragioni e le richieste del Sud del mondo non verranno ascoltate, il Palazzo di vetro sarà “distrutto dalle fiamme”. Il presidente Sudafricano - una delle più importanti figure di riferimento dell’intero ‘continente nero’, diventato negli anni il portabandiera della causa africana più apprezzato al mondo - ha dismesso i toni pacati e diplomatici che lo hanno conraddistinto finora per lanciare un appello accorato e preoccupante al tempo stesso: le Nazioni Unite devono ascoltare i Paesi poveri e farsi portatori delle loro istanze, altrimenti l’Onu non avrà più ragione di esistere e verrà distrutta. “I Paesi poveri non accetteranno più lo status quo attuale – ha detto – che vede le Nazioni ricche occupate a garantire la propria pace, sicurezza e prosperità, senza curarsi delle necessità e dell’ipoverimento di tutto il resto del Pianeta. Il presidente sudafricano ha poi spiegato che la voce dei singoli Paesi del sud del mondo non è sufficientemente forte e proprio per questo essi guardano con fiducia e speranza all’Onu e a quello che esso rappresenta. “Quanto abbiamo detto oggi probabilmente resterà inascoltato perché non abbiamo la forza sufficiente per far udire a tutti le nostre parole – ha continuato Mbeki – ma domani potremmo essere obbligati a dire: ‘no more water, the fire next time!’ E se il fuoco divampasse, anche le Nazioni Unite brucerebbero. Insieme alle speranze dei poveri del mondo”.

Kurdi

Ankara ha ordinato ieri alle autorità locali tiurche di autorizzare le famiglie curde a dare nomi curdi ai loro bamibini e bambine, rispondendo in parte alla richiesta dell'unione europea di garantire diritti e cultura alla minoranza curda.Finora la turchia si era sempre rifiutata, sostenendo che l'autorizzazione ai nomi curdi avrebbe incoraggiato il separaytismo.

Irlanda

Lo Sinn Feinn, l'ala politica dell'Ira, ha chiesto l'apertura di un processo di verità e riconciliazione dopo oltre 30 anni di conflitti in iRlanda del nord. La formula utilizzata è quela che aveva applicato la commissione sudafricana dopo la caduta del regime dell'apartheid. Il partito dello Sinn FEin ha inviato un documkento al govermno britannico e irlandese chiamando ad un dibattito preciso tra tutte le parti per definire la nascita e gli scopi di un processo che consenta di stabilire la verità

Secondo un sondaggio della "Nbc" e del "Wall Street Journal" il 45% degli elettori non approva l'operato del presidente Crolla la popolarità di Bush Bocciato in economia Solo il 49% è soddisfatto della politica della Casa Bianca Scema anche il sostegno nella lotta al terrorismo

George W.Bush

  • WASHINGTON - Scende al minimo storico la popolarità di George W. Bush. Lo rivela un sondaggio commissionato dall'emittente Nbc e dal Wall Street Journal. Mai, dagli attentati alle Torri gemelle dell'11 settembre del 2001, la popolarità del presidente degli Stati Uniti, era scesa così in basso. L'economia, il modo in cui il presidente conduce la lotta al terrorismo e lo stillicidio di vita umane perse in Iraq, hanno fatto crollare ai minimi storici la popolarità di Bush.

Numeri che emergono proprio all'indomani del discorso all'assemblea generale delle Nazioni Unite con cui Bush ha chiesto ampio sostegno internazionale alla ricostruzione e alla gestione della sicurezza in Iraq. Numeri che il presidente non potrà non tenere in considerazione a quattro mesi dall'avvio delle primarie democratiche negli Usa con cui gli elettori dovranno scegliere il suo sfidante nelle elezioni del 2004.

Solo il 49 per cento degli intervistati (1.007) approva le politiche del presidente, il dato più basso da quando Bush si è insediato alla Casa Bianca, nel gennaio del 2000, mentre il 45% degli elettori è in totale disaccorso con il suo operato. Bocciato in economia (il 52 per cento ha detto di non essere soddisfatto della gestione dell'economia) e promosso, ma solo di stretta misura, per il suo modo di portare avanti la guerra contro il terrorismo (solo il 60 per cento è favorevole). All'indomani degli attentati alle Torri gemelle e nei mesi successivi, infatti, l'America era tutta con il suo presidente nella lotta contro gli attacchi terroristici agli Usa.

Nel sondaggio è stato chiesto come dovrebbero essere racimolati gli 87 miliardi di dollari che Bush ha chiesto al Congresso per il ricostruzione dell'Iraq. E il 56 per cento ha suggerito di rimettere mano ai tagli fiscali varati nel maggio scorso e che vanno soprattutto a vantaggio delle classi più agiate.

Amina Lawal

  • è stata assolta pochi istanti fa dalla Corte islamica di Katsina, capitale dell'omonimo Stato del nord della Nigeria, che ha così accettato la richiesta d'appello presentata dalla difesa della donna contro la condanna a morte per lapidazione decisa da un altro tribunale islamico. [MZ]

GR ORE 9.30

Iraq

Un'esplosione è avvenuta questa mattina alle 7 locali (le 5 italiane) in un albergo di Baghdad, l'Aike Hotel, che ospita una equipe della Nbc. Secondo un dipendente della tv americana un impiegato somalo dell'hotel è morto e ci sono anche due feriti, uno dei quali è un tecnico del suono della Nbc, Dave Moody, britannico. Quest'ultimo è stato colpito in modo leggero al viso e alle braccia da frammenti di vetro. All'origine dell'esplosione, secondo la polizia, una bomba. Anche se non ci sono ancora dettagli, l'ipotesi della polizia dà il segno di quanto ormai sia forte l'insicurezza e l'incertezza causate dal rifiuto dell'occupazione americana, e la consapevolezza che atti di qeusto tipo possano ormai avvenire ogni giorno. Lo scoppio è avvenuto nel locale in cui si trova il generatore dell'albergo, ed ha ucciso l'uomo addetto al gruppo elettrogeno oltre a danneggiare il locale e il piano terra dell'edificio. L'albergo è stato evacuato.

Iraq 2

Circa 150 persone hanno manifestato nella serata di ieri a Mekdadiya (100 km a nordest di Baghdad) in favore del deposto presidente iracheno Saddam Hussein, per la prima volta dopo la fine della guerra. Lo hanno reso noto testimoni raggiunti per telefono da Baaquba. Secondo un residente, Ahmad Abdel Latif, i manifestanti, con ritratti del 'rais' e bandiere irachene, scandivano slogan quali 'Con la nostra anima e il nostro sangue, ci sacrifichiamo per te, Saddam'. La piccola folla si e' dispersa senza incidenti dopo circa mezz'ora. Le truppe americane, presenti sul posto, non sono intervenute. Dimostrazioni in favore del deposto presidente si sono svolte in roccaforti sunnite a ovest di Baghdad dopo la diffusione, una settimana fa, di un'audiocassetta nella quale Saddam chiamerebbe gli iracheni alla resistenza.

Palestina

Ennesimo raid israeliano in u n campo profughi nel sud della Striscia di Gaza e nuove vittime palestinesi, anche in Cisgiordania. Quattro palestinesi sono stati uccisi nel giro di poche ore.

Durante la notte una colonna di 35 mezzi corazzati israeliani, appoggiata da un elicottero da attacco, si è fatta strada nel campo profughi di al-Bureij, nel sud della striscia di Gaza, ha circondato un'abitazione e ha aperto il fuoco. Due presunti esponenti di Hamas, Mohammed Bashir Akel e Nour Abualmana, sono stati uccisi. Secondo l'esercito, nell'operazione sono rimasti feriti anche sei soldati israeliani, tre in modo grave.

A Hebron, in Cisgiordania, l'esercito ha dato l'assalto a una casa in cui si erano rifugiati alcuni palestinesi. Durante il conflitto a fuoco sono rimasti uccisi due palestinesi: Diab al Shueki e Abed el Rahim Kalasmeh. Secondo Israele, Shueki era capo locale del movimento radicale islamico.

Israele

I vertici dell'aeronautica militare israeliana stanno pensando di congedare nove dei 27 piloti riservisti che hanno manifestato ieri l'intento di non prendere parte alle operazioni militari contro i civili in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Lo riferisce il quotidiano Haaretz nella sua edizione on line. Il capo dell'aviazione, il generale di divisione Dan Halutz, ha già confermato in un'intervista alla rete televisiva Canale 10 che i piloti che hanno aderito all'iniziativa dovranno "rispondere alla legge". Il generale ha comunque cercato di tenere bassi i toni della polemica su di un nodo che rischia di minare dall'interno gli equilibri delle forze armate israeliane. L'iniziativa dei piloti, infatti, mira a dare un grande impulso al movimento di 'refusnik', i cui membri sono soldati che si rifiutano di partecipare ad azioni militari o di repressione poliziesca nei territori occupati della Cisgiordania e della Striscia di Gaza.

Sudafrica

L'assemblea generale delle Nazioni Unite non è stata solo l'occasione per gli Usa di presentare la loro risoluzione sull'Iraq e chiarire il loro ruolo dominante del mondo. Teoricamente è l'occasione in cui i paesi discutono tra loro e dei loro rapporti in seno alle Nazioni Unite, anche se spesso le loro voci non vengono neanche riportate

“No more water. The fire next time!”. “Niente più acqua. La prossima volta il fuoco”: ha citato un famoso slogan utilizzato negli anni ‘60 dai neri d’america nelle loro battaglie per i diritti civili, il presidente Sudafricano Thabo Mbeki, il quale parlando di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha avvertito l’Onu che se le ragioni e le richieste del Sud del mondo non verranno ascoltate, il Palazzo di vetro sarà “distrutto dalle fiamme”. Il presidente Sudafricano - una delle più importanti figure di riferimento dell’intero ‘continente nero’, diventato negli anni il portabandiera della causa africana più apprezzato al mondo - ha dismesso i toni pacati e diplomatici che lo hanno conraddistinto finora per lanciare un appello accorato e preoccupante al tempo stesso: le Nazioni Unite devono ascoltare i Paesi poveri e farsi portatori delle loro istanze, altrimenti l’Onu non avrà più ragione di esistere e verrà distrutta. “I Paesi poveri non accetteranno più lo status quo attuale – ha detto – che vede le Nazioni ricche occupate a garantire la propria pace, sicurezza e prosperità, senza curarsi delle necessità e dell’ipoverimento di tutto il resto del Pianeta. Il presidente sudafricano ha poi spiegato che la voce dei singoli Paesi del sud del mondo non è sufficientemente forte e proprio per questo essi guardano con fiducia e speranza all’Onu e a quello che esso rappresenta. “Quanto abbiamo detto oggi probabilmente resterà inascoltato perché non abbiamo la forza sufficiente per far udire a tutti le nostre parole – ha continuato Mbeki – ma domani potremmo essere obbligati a dire: ‘no more water, the fire next time!’ E se il fuoco divampasse, anche le Nazioni Unite brucerebbero. Insieme alle speranze dei poveri del mondo”.

Kurdi

Ankara ha ordinato ieri alle autorità locali tiurche di autorizzare le famiglie curde a dare nomi curdi ai loro bamibini e bambine, rispondendo in parte alla richiesta dell'unione europea di garantire diritti e cultura alla minoranza curda.Finora la turchia si era sempre rifiutata, sostenendo che l'autorizzazione ai nomi curdi avrebbe incoraggiato il separaytismo.

Irlanda

Lo Sinn Feinn, l'ala politica dell'Ira, ha chiesto l'apertura di un processo di verità e riconciliazione dopo oltre 30 anni di conflitti in iRlanda del nord. La formula utilizzata è quela che aveva applicato la commissione sudafricana dopo la caduta del regime dell'apartheid. Il partito dello Sinn FEin ha inviato un documkento al govermno britannico e irlandese chiamando ad un dibattito preciso tra tutte le parti per definire la nascita e gli scopi di un processo che consenta di stabilire la verità

gror030925 (last edited 2008-06-26 09:54:59 by anonymous)