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PALESTINA

L'Onu rinvia condanna del raid israeliano in Siria Dopo tre ore di discussione si è chiuso in piena notte, e con un nulla di fatto, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu riunitosi dopo l'attacco di Israele - ieri - in territorio siriano. Il massimo organo delle Nazioni unite ha rinviato il voto sulla risoluzione proposta dalla Siria per condannare l'incursione israeliana contro un obiettivo nelle vicinanze di Damasco (secondo le autorità militari israeliane, è stato colpito un campo di addestramento della Jihad Islamica in territorio siriano, ma Damasco risponde che nel mirino è finito un campo profughi). Si dovrà trattare ancora, ma un voto non ci sarà prima di 24 ore dalla presentazione del progetto. I siriani chiedono una risoluzione nella quale si condanni "energicamente l'attacco brutale e ingiustificato" degli aerei israeliani in Siria aggiungendo che Israele, con il raid compiuto -dice Damasco- contro zone abitate da civili (il primo su suolo siriano da oltre vent'anni) ha messo in pericolo la pace in Medio Oriente. L'ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, John Negroponte, ha invitato le parti a non esacerbare le tensioni, ma ha anche ricordato che Washington è convinto che la Siria sia dalla "parte sbagliata nella guerra al terrorismo": una conferma che gli Usa non sono disponibili a risoluzioni di condanna nei confronti di Israele.

DURO IL COMUNICATO DELLA LEGA ARABA CHE CONDANNA IL RAID ISRAELIANO CONTRO LA SIRIA emesso al termine di una riunione d'emergenza che si è tenuta oggi al Cairo "Potrebbe portare l'intera regione in una spirale di violenza" . "Questa aggressione - si legge nel comunicato - rappresenta una seria escalation che mette a rischio la sicurezza e la pace internazionale e regionale ed espone la situazione in via di deterioramento nella regione e conseguenze incontrollabili, che potrebbero portare l'intera regione in una spirale di violenza".

INTANTO Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Yasser Arafat ha approvato la formazione di un governo di ‘emergenza’ composto da nove ministri e guidato dal premier incaricato Abu Ala (Ahmed Qrei). Arafat ha anche proclamato lo ‘stato di emergenza’ nei territori palestinesi. La creazione del nuovo esecutivo, nominato per decreto presidenziale e che verrà presentato mercoledì al Consiglio legislativo palestinese (il parlamento palestinese), risponderebbe alla necessità dell’Autorità palestinese di assicurarsi un maggior controllo sulla situazione, rapidamente deteriorata, dopo l’attentato di sabato scorso a Haifa (in cui 19 persone, ebree ed arabe, sono morte in un attentato terroristico suicida condotto da una donna palestinese in un ristorante) che ha scatenato la reazione militare israeliana contro presunti campi di addestramento terroristici in Siria: il primo attacco israeliano in terra siriana da oltre venti anni. Osservatori sostengono che il rapido ricorso ad un esecutivo di emergenza serve anche per affrontare la minaccia, reiterata dalle autorità israeliane, di ‘espellere’ di Yasser Arafat da Ramallah. Un nuovo esecutivo palestinese era atteso per questa settimana, in cui il primo ministro incaricato Abu Ala avrebbe dovuto presentare al Clp la sua squadra di governo composta da 25 ministri. Si attende, intanto, il voto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, convocato in una riunione di emergenza dalla Siria per esprimere una risoluzione contro l’attacco israeliano ad un Paese terzo, un azione che, sostiene Damasco, potrebbe mettere a rischio la pace e la sicurezza nell’intera regione. Quest’ultima è un’opinione sostanzialmente condivisa dalla totalità dei membri del massimo organo esecutivo dell’Onu ma contestata, oltre che da Israele, dagli Stati Uniti che non vedono necessaria una nuova risoluzione sul Medio Oriente, sollecitando tutte le parti in causa ad “evitare di accrescere la tensione e a valutare attentamente le conseguenze delle loro azioni

CECENIA

Grozny, Elezioni: vince Kadyrov, uomo di Mosca Tutto come da copione. Akhmad Kadyrov ha di fatto vinto le elezioni presidenziali regionali in Cecenia. E lui è il candidato voluto dal Cremlino. Lo scutinio non è ancora concluso, ma Kadyrov ha ormai la maggioranza dei voti: secondo il presidente della commissione elettorale Abdul-Karim Arsakhanov, il candidato ha già raccolto oltre la metà dei 462.000 voti validi (l'affluenza è stata dell'81%). Kadyrov, attuale amministratore filo-russo (un mufti teorico della guerra santa convertitosi alle idee di Mosca) era praticamente l'unico candidato, visto che i suoi principali rivali erano stati costretti a ritirarsi a causa di pressioni giudiziarie o politiche. Le elezioni si sono svolte a quasi quattro anni dall'arrivo nella repubblica degli 80.000 militari russi, inviati a soffocare il movimento indipendentista islamico.

LA RUSSIA NON FORNIRA' COMBUSTIBILE NUCLEARE ALL'IRAN Riprenderà le consegne solo se Teheran renderà le barre esaurite Mosca, - Il ministro della difesa russo, Sergei Ivanov, ha ribadito ieri che il suo Paese non fornirà combustibile nucleare per una centrale elettrica in costruzione in Iran, a meno che Teheran non accetti di restituire tutto il combustibile esaurito alla Russia. Lo riporta l'agenzia Interfax. Ivanov ha anche ribadito che la Russia chiede all'Iran di rispettare le regole dell'Onu sui programmi nucleari e assicura che la collaborazione russa non renderà l'Iran capace di sviluppare armi nucleari, riferisce l'Interfax

ITALIA

Il progetto di un porto turistico a Capo Vaticano, una delle località più belle e incontaminate della Calabria, ha messo in allarme le associazioni ambientaliste Italia Nostra, WWF e comitati locali. Il progetto per un approdo turistico interesserebbe lo splendido tratto di costa rocciosa noto come Grotta dell'eremita, ricca di scogli e insenature e popolata da una variegata fauna sottomarina. "In Calabria molti porti realizzati si sono dimostrati un autentico fallimento e un danno per l'ambiente, come quello di Amantea, che si e' insabbiato ad appena un anno dalla sua inaugurazoipne, provocando una forte erosione a Sud - sottolinea il Segretario del WWF Calabria, Pino Paolillo - In Calabria c'e' una vera e propria corsa alla diga foranea, ma l'equazione piu' porti uguale piu' turisti non regge".