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=== G.R. 13.00 ===

'''PALESTINA'''

Bomba a convoglio USA,3 morti. Abu Ala promette inchiesta,Erekat: atto devastante. Israele muove i tanks
L'attentato al momento non è stato rivendicato da nessuna formazione palestinese e le notizie provenienti dal valico di Erez sono ancora contraddittorie sul numero di vittime e sulla loro nazionalità. Sul posto l'esercito israeliano ha inviato tank e mezzi corazzati, spalleggiati da elicotteri, per evacuare gli americani. Immediata la reazione dell'Anp, chiamata in causa dalla radio israeliana come responsabile della sicurezza del convoglio USA. Il neopremier Abu Ala ha condannato l'attentato, promettendo "un'inchiesta" dell'Anp per far luce sull'accaduto. Per Saeb Erekat, dirigente molto vicino al presidente Yasser Arafat, "la bomba al convoglio USA è un atto devastante che mina i nostri sforzi per portare osservatori internazionali nella Regione". Un portavoce di Arafat ha espresso le condoglianze del presidente Anp alle famiglie colpite da lutto per l'attentato.
Secondo fonti della sicurezza palestinese un attentatore suicida è apparso improvvisamente davanti al convogliio americano, mentre alcuni testimoni riferiscono di una bomba o una mina anticarro esplosa al passaggio dei mezzi.
Un tassista palestinese citato dalla AP e da Haaretz, Mohammed Radwan, era nei pressi del distributore dove è avvenuta l'esplosione: "Stavo per fare rifornimento, quando ho visto il convoglio passare. Era aperto da un'auto della polizia palestinese davanti a tre auto americane di grossa cilindrata. Quando è passata la terza, è avvenuta l'esplosione. Le prime due auto del convoglio hanno accelerato e si sono messe al riparo dall'esplosione, fermandosi. Gli uomini della sicurezza palestinese sono scesi subito e sono corsi verso l'auto saltata in aria. Quando ho cercato di avvicinarmi a loro, mi hanno fatto cenno di allontanarmi. Vicino alla terza auto c'erano due corpi coperti da rivoli di sangue".
Secondo fonti della sicurezza palestinese che chiedono l'anonimato, almeno tre americani sono rimasti uccisi ed un quarto è stato ferito. Tutti i membri dell'auto colpita erano uomini della sicurezza che lavoravano per una compagnia privata, non facevano parte del personale governativo, almeno stando a fonti dell'ambasciata statunitense a Tel Aviv, citate dalla radio israeliana. Il corpo di un americano colpito è stato portato allo Shifa Hospital di Gaza City. John Wolf, inviato di Washington in Medio Oriente, non era nel convoglio.
La notte scorsa un dirigente militare di Hamas, Baker Billal, è stato catturato nella città cisgiordana di Hebron da una unita' dell'esercito israeliano, secondo quanto ha riferito la radio militare. L'uomo, secondo la emittente, avrebbe partecipato alla organizzazione di due attentati avvenuti nella colonia di Ariel, in cui morirono complessivamente cinque israeliani.
Ancora incursioni
Proseguono intanto le incursioni militari a Rafah (Gaza) e a Tulkarem (Cisgiordania). A Rafah, secondo la radio militare, sono stati catturati alcuni ricercati e sono state demolite due abitazioni. Obiettivo della incursione a Rafah è la ricerca di tunnel utilizzati dai contrabbandieri di armi.
Frattanto all'ONU gli Stati Uniti hanno posto il veto a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni UNite che condannava Israele per la costruzione del ‘muro di separazione’ dai Territori palestinesi. Il ‘no’ degli Usa è giunto al termine della vivace discussione di ieri notte al Palazzo di Vetro di New York, in cui molti diplomatici hanno espresso dure critiche contro l’iniziativa del governo di Ariel Sharon di ‘sigillare’ le aree palestinesi. Gran Bretagna, Germania, Camerun e Bulgaria si sono astenute. Il documento bocciato criticava anche l’intenzione di Israele di costruzione di 600 nuove abitazioni in insediamenti ebraici all’interno dei Territori palestinesi. L’ambasciatore Usa all'Onu John Negroponte ha motivato il veto americano spiegando che la risoluzione appariva “squilibrata”. Dieci giorni fa la Casa Bianca aveva criticato Israele per la decisione di costruire un altro tratto del ‘muro di protezione’ in Cisgiordania, che nelle intenzioni del governo di Tel Aviv dovrebbe evitare infiltrazioni di terroristi palestinesi


'''IRAN'''

Premio Nobel Ebadi: via gli americani dall'Iraq
Nella prima conferenza stampa a Teheran dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la pace, l'avvocatessa iraniana Shirin Ebadi ha dichiarato che gli Stati Uniti dovrebbero lasciare l'Iraq. Ebadi ha anche auspicato che in Iraq si svolgano presto libere elezioni sotto la supervisione dell'Onu.


'''BOLIVIA'''

Mancanza di cibo, medicinali e benzina, blocco a tempo indeterminato dei viaggi aerei e dei trasporti pubblici, tensione che si allarga a macchia d’olio in tutto il Paese: sono questi i dati essenziali della giornata di ieri a La Paz e nel resto della Bolivia, mentre a El Alto, da quasi dieci giorni 800mila persone proseguono nello sciopero generale. Nel giorno meno violento per la capitale, in cui sono stati registrati ‘solo’ scontri tra studenti e polizia a Cochabamba e tra ‘campesinos’ ed esercito nel sud della capitale (con almeno 9 feriti), la principale preoccupazione per i cittadini di La Paz è stata data dalla mancanza di generi alimentari. Molti negozi sono rimasti anche ieri chiusi e. Approfittando della situazione di relativa calma, centinaia di persone si sono recate al mercato, formando lunghe file: tutto inutilmente, visto che è stato possibile trovare solo gallette, qualche biscotto o del pane vecchio tostato. Solo nella tarda serata sono comparsi sui banchi dei supermercati alcuni prodotti freschi, cosa che ha provocato di nuovo assembramenti e tensione. Un ulteriore problema è l’aumento dei prezzi dei pochi generi alimentari disponibili in città. In alcuni casi, invece, i supermercati sono stati riforniti ma non si è presentato il personale, impedendo l’apertura degli esercizi. Gli ospedali rappresentano l’urgenza più grave, in queste ore: scarseggiano le medicine, mentre per i malati non ci sono pane né carne. Solo dopo le 19:00 i militari sono riusciti a far entrare a La Paz – senza trovare opposizione – otto autocisterne di benzina e una di carburante diesel. Presso i distributori si sono formate lunghe file di automobili e di persone con taniche in mano. Intanto, lo stato di agitazione generale impedisce persino di seppellire i morti. Per oggi sono previste, nella capitale, sette diverse manifestazioni, il cui obiettivo è isolare i palazzi del governo. I carri armati continuano a controllare la centrale piazza San Francisco e le sedi governative.
Ma la tensione sta crescendo anche a causa di gruppi di uomini con il volto coperto, presumibilmente appartenenti alle forze dell'ordine, che sono apparsi nel centro della capitale La Paz per arrestare i civili. Lo ha riferito l'emittente televisiva 'A'.
Gli uomini sono giunti a bordo di una decina di automobili senza insegne, precisa la televisione, che sono guidate da due veicoli del ministero dell'interno. Vestiti in abiti civili, ma con il volto coperto da un cappuccio, gli 'agenti' hanno detto che le persone fermate sono vandali ed agitatori.
Nella zona sud della capitale si sono verificati nel pomeriggio (la sera in Italia) scontri fra un centinaio di dimostranti e la polizia, quattro i feriti.


'''NATO'''

operativa da oggi forza rapido intervento Nato
E' operativa la forza di rapido intervento della Nato, capace di operare in terra, mare e cielo. L'iniziativa è stata presentata a Brunssum, in Olanda, dal generale James Jones, comandante supremo delle forze alleate in Europa.


'''ITALIA'''

Finanziaria, decretone, riforma delle pensioni: tre provvedimenti "inaccettabili perchè penalizzano tutti e non servono all'economia del Paese". Lo affermano, in un documento unitario alla base con quello sulla previdenza della settimana scorsa dello sciopero del 24 ottobre, le segreterie di Cgil, Cisl e Uil. Il tutto, prosegue il documento, "senza la concertazione. Il Governo ha fatto, prima, saltare il confronto per la preparazione del Documento di Programmazione Economica Finanziaria. Poi ha proposto, ufficialmente, alle parti sociali undici tavoli in preparazione della legge finanziaria. Alla Fine il Governo non ha convocato nessuno, non ha fatto partire alcun tavolo e nell'unico incontro ha presentato documenti già definiti e dai contenuti assolutamente inaccettabili".
Secondo i sindacati il Governo ha colpevolmente sottovalutato il ruolo insostituibile della politica dei redditi e della lotta all'inflazione, causando la perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni e la caduta di competitività del sistema produttivo. Accusano il governo di aver falsificato e drammatizzato i problemi del nostro sistema previdenziale; le scelte inaccettabili che si vogliono far pagare a lavoratrici e lavoratori nascono, invece, dalla necessità di coprire la incapacità del Governo stesso nel determinare una corretta politica di sviluppo e occupazione e di controllo della finanza pubblica, scaricando interamente sulle pensioni l'onere di ridurre il deficit pubblico.





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G.R. 13.00

PALESTINA

Bomba a convoglio USA,3 morti. Abu Ala promette inchiesta,Erekat: atto devastante. Israele muove i tanks L'attentato al momento non è stato rivendicato da nessuna formazione palestinese e le notizie provenienti dal valico di Erez sono ancora contraddittorie sul numero di vittime e sulla loro nazionalità. Sul posto l'esercito israeliano ha inviato tank e mezzi corazzati, spalleggiati da elicotteri, per evacuare gli americani. Immediata la reazione dell'Anp, chiamata in causa dalla radio israeliana come responsabile della sicurezza del convoglio USA. Il neopremier Abu Ala ha condannato l'attentato, promettendo "un'inchiesta" dell'Anp per far luce sull'accaduto. Per Saeb Erekat, dirigente molto vicino al presidente Yasser Arafat, "la bomba al convoglio USA è un atto devastante che mina i nostri sforzi per portare osservatori internazionali nella Regione". Un portavoce di Arafat ha espresso le condoglianze del presidente Anp alle famiglie colpite da lutto per l'attentato. Secondo fonti della sicurezza palestinese un attentatore suicida è apparso improvvisamente davanti al convogliio americano, mentre alcuni testimoni riferiscono di una bomba o una mina anticarro esplosa al passaggio dei mezzi. Un tassista palestinese citato dalla AP e da Haaretz, Mohammed Radwan, era nei pressi del distributore dove è avvenuta l'esplosione: "Stavo per fare rifornimento, quando ho visto il convoglio passare. Era aperto da un'auto della polizia palestinese davanti a tre auto americane di grossa cilindrata. Quando è passata la terza, è avvenuta l'esplosione. Le prime due auto del convoglio hanno accelerato e si sono messe al riparo dall'esplosione, fermandosi. Gli uomini della sicurezza palestinese sono scesi subito e sono corsi verso l'auto saltata in aria. Quando ho cercato di avvicinarmi a loro, mi hanno fatto cenno di allontanarmi. Vicino alla terza auto c'erano due corpi coperti da rivoli di sangue". Secondo fonti della sicurezza palestinese che chiedono l'anonimato, almeno tre americani sono rimasti uccisi ed un quarto è stato ferito. Tutti i membri dell'auto colpita erano uomini della sicurezza che lavoravano per una compagnia privata, non facevano parte del personale governativo, almeno stando a fonti dell'ambasciata statunitense a Tel Aviv, citate dalla radio israeliana. Il corpo di un americano colpito è stato portato allo Shifa Hospital di Gaza City. John Wolf, inviato di Washington in Medio Oriente, non era nel convoglio. La notte scorsa un dirigente militare di Hamas, Baker Billal, è stato catturato nella città cisgiordana di Hebron da una unita' dell'esercito israeliano, secondo quanto ha riferito la radio militare. L'uomo, secondo la emittente, avrebbe partecipato alla organizzazione di due attentati avvenuti nella colonia di Ariel, in cui morirono complessivamente cinque israeliani. Ancora incursioni Proseguono intanto le incursioni militari a Rafah (Gaza) e a Tulkarem (Cisgiordania). A Rafah, secondo la radio militare, sono stati catturati alcuni ricercati e sono state demolite due abitazioni. Obiettivo della incursione a Rafah è la ricerca di tunnel utilizzati dai contrabbandieri di armi. Frattanto all'ONU gli Stati Uniti hanno posto il veto a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni UNite che condannava Israele per la costruzione del ‘muro di separazione’ dai Territori palestinesi. Il ‘no’ degli Usa è giunto al termine della vivace discussione di ieri notte al Palazzo di Vetro di New York, in cui molti diplomatici hanno espresso dure critiche contro l’iniziativa del governo di Ariel Sharon di ‘sigillare’ le aree palestinesi. Gran Bretagna, Germania, Camerun e Bulgaria si sono astenute. Il documento bocciato criticava anche l’intenzione di Israele di costruzione di 600 nuove abitazioni in insediamenti ebraici all’interno dei Territori palestinesi. L’ambasciatore Usa all'Onu John Negroponte ha motivato il veto americano spiegando che la risoluzione appariva “squilibrata”. Dieci giorni fa la Casa Bianca aveva criticato Israele per la decisione di costruire un altro tratto del ‘muro di protezione’ in Cisgiordania, che nelle intenzioni del governo di Tel Aviv dovrebbe evitare infiltrazioni di terroristi palestinesi

IRAN

Premio Nobel Ebadi: via gli americani dall'Iraq Nella prima conferenza stampa a Teheran dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la pace, l'avvocatessa iraniana Shirin Ebadi ha dichiarato che gli Stati Uniti dovrebbero lasciare l'Iraq. Ebadi ha anche auspicato che in Iraq si svolgano presto libere elezioni sotto la supervisione dell'Onu.

BOLIVIA

Mancanza di cibo, medicinali e benzina, blocco a tempo indeterminato dei viaggi aerei e dei trasporti pubblici, tensione che si allarga a macchia d’olio in tutto il Paese: sono questi i dati essenziali della giornata di ieri a La Paz e nel resto della Bolivia, mentre a El Alto, da quasi dieci giorni 800mila persone proseguono nello sciopero generale. Nel giorno meno violento per la capitale, in cui sono stati registrati ‘solo’ scontri tra studenti e polizia a Cochabamba e tra ‘campesinos’ ed esercito nel sud della capitale (con almeno 9 feriti), la principale preoccupazione per i cittadini di La Paz è stata data dalla mancanza di generi alimentari. Molti negozi sono rimasti anche ieri chiusi e. Approfittando della situazione di relativa calma, centinaia di persone si sono recate al mercato, formando lunghe file: tutto inutilmente, visto che è stato possibile trovare solo gallette, qualche biscotto o del pane vecchio tostato. Solo nella tarda serata sono comparsi sui banchi dei supermercati alcuni prodotti freschi, cosa che ha provocato di nuovo assembramenti e tensione. Un ulteriore problema è l’aumento dei prezzi dei pochi generi alimentari disponibili in città. In alcuni casi, invece, i supermercati sono stati riforniti ma non si è presentato il personale, impedendo l’apertura degli esercizi. Gli ospedali rappresentano l’urgenza più grave, in queste ore: scarseggiano le medicine, mentre per i malati non ci sono pane né carne. Solo dopo le 19:00 i militari sono riusciti a far entrare a La Paz – senza trovare opposizione – otto autocisterne di benzina e una di carburante diesel. Presso i distributori si sono formate lunghe file di automobili e di persone con taniche in mano. Intanto, lo stato di agitazione generale impedisce persino di seppellire i morti. Per oggi sono previste, nella capitale, sette diverse manifestazioni, il cui obiettivo è isolare i palazzi del governo. I carri armati continuano a controllare la centrale piazza San Francisco e le sedi governative. Ma la tensione sta crescendo anche a causa di gruppi di uomini con il volto coperto, presumibilmente appartenenti alle forze dell'ordine, che sono apparsi nel centro della capitale La Paz per arrestare i civili. Lo ha riferito l'emittente televisiva 'A'. Gli uomini sono giunti a bordo di una decina di automobili senza insegne, precisa la televisione, che sono guidate da due veicoli del ministero dell'interno. Vestiti in abiti civili, ma con il volto coperto da un cappuccio, gli 'agenti' hanno detto che le persone fermate sono vandali ed agitatori. Nella zona sud della capitale si sono verificati nel pomeriggio (la sera in Italia) scontri fra un centinaio di dimostranti e la polizia, quattro i feriti.

NATO

operativa da oggi forza rapido intervento Nato E' operativa la forza di rapido intervento della Nato, capace di operare in terra, mare e cielo. L'iniziativa è stata presentata a Brunssum, in Olanda, dal generale James Jones, comandante supremo delle forze alleate in Europa.

ITALIA

Finanziaria, decretone, riforma delle pensioni: tre provvedimenti "inaccettabili perchè penalizzano tutti e non servono all'economia del Paese". Lo affermano, in un documento unitario alla base con quello sulla previdenza della settimana scorsa dello sciopero del 24 ottobre, le segreterie di Cgil, Cisl e Uil. Il tutto, prosegue il documento, "senza la concertazione. Il Governo ha fatto, prima, saltare il confronto per la preparazione del Documento di Programmazione Economica Finanziaria. Poi ha proposto, ufficialmente, alle parti sociali undici tavoli in preparazione della legge finanziaria. Alla Fine il Governo non ha convocato nessuno, non ha fatto partire alcun tavolo e nell'unico incontro ha presentato documenti già definiti e dai contenuti assolutamente inaccettabili". Secondo i sindacati il Governo ha colpevolmente sottovalutato il ruolo insostituibile della politica dei redditi e della lotta all'inflazione, causando la perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni e la caduta di competitività del sistema produttivo. Accusano il governo di aver falsificato e drammatizzato i problemi del nostro sistema previdenziale; le scelte inaccettabili che si vogliono far pagare a lavoratrici e lavoratori nascono, invece, dalla necessità di coprire la incapacità del Governo stesso nel determinare una corretta politica di sviluppo e occupazione e di controllo della finanza pubblica, scaricando interamente sulle pensioni l'onere di ridurre il deficit pubblico.

G.R. 9,30

ONU

veto Usa a risoluzione contro Israele Gli Stati Uniti hanno posto il veto alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che voleva condannare la costruzione del muro in Cisgiordania da parte di Israele. E' il terzo voto degli Stati Uniti a favore di Israele in poche settimane. Per la risoluzione di condanna hanno votato la Siria, la Francia e altri otto Paesi. Quattro gli astenuti, tra i quali Germania e Gran Bretagna. Decisivo l'unico voto contrario, quello degli Stati Uniti, che hanno fatto valere il diritto di veto. Gli Stati Uniti avevano proposto un testo alternativo, che avrebbe invitato tutte le parti in causa in Medio Oriente a impegnarsi per smantellare le organizzazioni terroristiche. Poi, per le insistenze della Siria, si è giunti al voto immediato e Washington ha votato contro, nonostante avesse più volte criticato Israele per la costruzione del muro.

CISGIORDANIA

catturato esponente di Hamas Unità dell'esercito israeliano hanno catturato la notte scorsa a Hebron, in Cisgiordania, un esponente militare di Hamas, Baker Billal. Le accuse che la radio militare israeliana rivolge al palestinese è di aver partecipato all'organizzazione di due attentati nella colonia di Ariel, nei quali morirono complessivamente cinque israeliani.

IRAQ

Due camionisti turchi sono stati linciati da una folla di oltre 200 persone nel Kurdistan iracheno come rappresaglia per la decisione del governo turco di inviare le proprie truppe in Iraq. La notizia è stata diffusa dalla redazione di 'peacereporter', la quale ha precisato che l'episodio risale alla scorsa settimana. Secondo la ricostruzione effettuata grazie ad alcune testimonianze raccolte sul posto, i due camionisti turchi sono stati aggrediti dalla folla l'8 ottobre scorso mentre attraversavano il centro di Baiji, cittadina a metà strada tra Baghdad e Mosul dove sorge un'importante raffineria. "Quanto è successo è sicuramente riconducibile alle tensioni che si sono scatenate nella comunità curda all'indomani della decisione del parlamento di Ankara di intervenire in Iraq" ha detto a Peacereporter una fonte della società civile che ha chiesto di restare anonima. Il voto del 7 ottobre scorso, infatti, non ha fatto che acuire ulteriormente le tensioni interne nel Kurdistan, la vasta area nel nord dell'Iraq dove la maggioranza della popolazione è tradizionalmente ostile ad Ankara.

BOLIVIA

Continua il caos politico, sociale e istituzionale in Bolivia, dove proseguono violenti scontri tra le forze di sicurezza e le migliaia di manifestanti che da settimane ormai protestano contro il progetto governativo di esportare il gas boliviano in Messico e Stati Uniti passando per il Cile. Mentre finora la cosiddetta 'Guerra del gas' aveva interessato prevalentemente La Paz ed El Alto, la località a qualche chilometro di distanza considerata ormai un vero e proprio sobborgo della capitale, le manifestazioni ormai sembrano destinate ad allargarsi a macchia d'olio in tutto il Paese. Il quotidiano boliviano 'Los Tiempos' riporta, nella sua versione 'on line', una lunga lista dei sindacati e delle associazioni di categoria che da ogni angolo del Paese hanno annunciato di volersi unire alla protesta nelle prossime ore. La tensione per il momento resta alta soprattutto a La Paz, dove ieri l'esercito ha inviato i carri armati a proteggere i principali edifici governativi, mentre un po' ovunque per le strade della città vengono esposti i segni del lutto, in ricordo delle vittime degli scontri degli ultimi due giorni. Ma il presidente Gonzalo Sanchez de Lozada, oltre al malcontento della piazza che ormai chiede con sempre più insistenza le sue dimissioni, nelle ultime ore ha dovuto registrare anche le critiche di varie figure istituzionali, tra cui il vicepresidente Carlos Mesa, e dei leader di alcuni partiti che partecipano alla coalizione di governo, alle quali si è aggiunta anche quella dei militari. Il comandante delle forze armate boliviane, generale Roberto Claros, ieri notte ha dato probabilmente il colpo più duro all'attuale capo dello Stato, precisando, durante un'intervista televisiva, che le forze armate "non appoggiano il capo dello stato come persona, ma ubbidiscono al mandato costituzionale di difendere il governo legittimamente costituito". Sanchez De Lozada, che continua ad accusare l’opposizione di voler organizzare un golpe finanziato dall’estero, può contare sull'appoggio ricevuto da Washington. Il portavoce del dipartimento di stato Usa, Richard Boucher, ha infatti assicurato che "la comunità internazionale e gli Usa non tollereranno alcuna interruzione dell’ordine costituzionale e non riconosceranno un regime che prendesse il potere come risultato di processi antidemocratici". Intanto nelle ultime ore si sono moltiplicate le richieste di governi ed organismi internazionali perché le parti avviino al più presto un dialogo politico mettendo fine alle violenze. César Gavirìa, segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani (Osa), ha lanciato un "appello urgente" all'opposizione boliviana affinché si impegni a risolvere le differenze col governo "senza la mediazione della violenza e senza il costo di vite umane". "Preoccupazione" è stata espressa anche da Brasile, Perù, Messico e dal governo dell'Uruguay, che attualmente detiene la presidenza temporanea del Mercosur, l'organismo economico sudamericano che raccoglie anche Argentina, Brasile e Paraguay e di cui la Bolivia, insieme al Cile, è membro aggiunto.

Pechino

Si chiama Yang Liwei, è il primo cinese nello spazio Si chiama Yang Liwei, è un pilota militare e ha 38 anni. E' il primo astronauta cinese nello spazio, anzi il primo "taikonauta" (da taikong, spazio). Il lancio è stato effettuato alle 9, le 3 di stanotte in Italia, dalla base spaziale di Jiuquan, nel deserto dei Gobi, e la navetta spaziale "Shenzhou 5" è entrata in orbita una ventina di minuti dopo. Era presente anche il presidente Hu Jintao. "Sto bene" sono state le prime parole di Yang Liwei. La capsula tornerà sulla Terra 21 ore circa dopo il lancio, dopo aver compiuto 14 orbite intorno al pianeta. La Cina è così il terzo Paese ad avere inviato un proprio uomo nello spazio, dopo Unione Sovietica e Stati Uniti.

gror031015 (last edited 2008-06-26 09:54:30 by anonymous)