Differences between revisions 5 and 6
Revision 5 as of 2003-10-15 17:24:53
Size: 35092
Editor: anonymous
Comment:
Revision 6 as of 2003-10-15 17:26:51
Size: 36332
Editor: anonymous
Comment:
Deletions are marked like this. Additions are marked like this.
Line 15: Line 15:

'''Napoli, studenti'''

Circa 3.000 studenti, secondo i promotori, provenienti da tutta la regione Campania hanno
partecipato oggi a una manifestatazione con la Rete Studentesca "Sempre Ribelli", gli "Studenti in movimento" e i Disobbedienti.
Il corteo è partito da piazza Mancini diretto alla sede
della Regione Campania al Centro direzionale per presentare agli assessori le richieste degli studenti: facilitazioni e gratuità per l'accesso al trasporto pubblico locale, gratuità dei libri di testo e introduzione di una "carta dello studente" che garantisca, a prezzi agevolati, l'accesso a iniziative e manifestazioni culturali, ricreative e sportive nell'ambito di una riorganizzazione delle politiche sociali e giovanili per la regione.
Al termine del corteo la Rete Studentesca "Sempre Ribelli" ha invitato gli studenti a partecipare all'assemblea pubblica che si svolgerà mercoledì 22 ottobre, nella quale si presenteranno le prossime iniziative per "aprire una vertenza generale regionale su trasporti e caro-libri e che culminerà in una grande manifestazione regionale di migliaia di studenti da svolgersi entro un paio di mesi".
Al corteo di oggi hanno aderito anche il movimento dei
disoccupati di Acerra.

GR ORE 19.30

Italia

Roma, occupata sede adisu (audio)

Occupazione questa mattina dell'adisu, l'agenzia per il diritto allo studio dell'università la sapienza.Gli studenti denunciano il mancato pagamento del saldo della borsa di studio per gli studenti de La Sapienza : ormai il tempo è scaduto da giugno 2003 e gli studenti non hanno notizie.. Inoltre viene denunciata l'esternalizzazione dei servizi che ha comportato la chiusura della mensa più grande di Tor Vergata,la cui funzione è stata soppiantata da buoni pasto di euro 5,80 spendibili solamente in fast food e tavole calde del centro commerciale della Romanina.

Palermo, in migliaia contro l'amianto

Un corteo di tute blu ha attraverasato oggi il centro di Palermo, per protestare contro il cosiddetto "decreto Amianto" che riduce i benefici concessi agli operai costretti a lavorare a contatto con l'amianto. Sono piu' di mille quelli giunti nel capoluogo siciliano da tutta la provincia. Dalla centrale Enel di Termini Imerese allo stabilimento Fincantieri di Palermo, si sono mobilitate tutte le categorie a rischio: dalla cantieristica, alle ferrovie, fino agli elettrici e ai portuali. I manifestanti sono partiti dal cantiere navale con l'obiettivo di raggiungere la prefettura dove era previsto un sit-in e l'incontro con il prefetto, Giosue' Marino, al quale è stato chiesto di intervenire presso il governo nazionale affinche' questo ripristini i benefici a loro favore. "Non si gioca sulla pelle delle persone", dicono. "Quel decreto intacca il diritto alla salute dei lavoratori esposti a gravi rischi. Per questo non e' accettabile e porremo in atto tutte le iniziative necessarie, a livello locale e nazionale, per far fare marcia indietro al governo Berlusconi". Nei giorni scorsi i cantieri navali si erano fermati piu' volte per protestare contro il provvedimento.

Napoli, studenti

Circa 3.000 studenti, secondo i promotori, provenienti da tutta la regione Campania hanno partecipato oggi a una manifestatazione con la Rete Studentesca "Sempre Ribelli", gli "Studenti in movimento" e i Disobbedienti. Il corteo è partito da piazza Mancini diretto alla sede della Regione Campania al Centro direzionale per presentare agli assessori le richieste degli studenti: facilitazioni e gratuità per l'accesso al trasporto pubblico locale, gratuità dei libri di testo e introduzione di una "carta dello studente" che garantisca, a prezzi agevolati, l'accesso a iniziative e manifestazioni culturali, ricreative e sportive nell'ambito di una riorganizzazione delle politiche sociali e giovanili per la regione. Al termine del corteo la Rete Studentesca "Sempre Ribelli" ha invitato gli studenti a partecipare all'assemblea pubblica che si svolgerà mercoledì 22 ottobre, nella quale si presenteranno le prossime iniziative per "aprire una vertenza generale regionale su trasporti e caro-libri e che culminerà in una grande manifestazione regionale di migliaia di studenti da svolgersi entro un paio di mesi". Al corteo di oggi hanno aderito anche il movimento dei disoccupati di Acerra.

Ogm

Non verranno distrutti nella centrale termoelettrica di Termoli, come era previsto, ma nell' inceneritore Consmari di Tolentino i mille quintali di granella di mais geneticamente modificato scoperti in un terreno di Sant' Elpidio a Mare. Oggi, scortato da agenti del Corpo forestale dello Stato, il mais viene trasportato a Tolentino per lo smaltimento, sotto il controllo del Nucleo operativo di prevenzione Ogm della Regione. Il Centro di combustione delle biomasse di Termoli ha comunicato ieri di non poter far fronte alla richiesta, e cosi' si e' dovuto far ricorso al Consmari. Mentre lo smaltimento presso il Centro di Termoli, che produce energia bruciando biomasse, non avrebbe comportato costi oltre a quelli di trasporto, a Tolentino l' operazione costera' circa diecimila euro. La giunta regionale ha deciso di accollarsi la spesa, riervandosi di farsi risarcire da chi ha illegalmente messo in commercio le sementi geneticamente modificate.

Lanciata oggi la Campagna italiana per la sovranita' alimentare. alla vigilia della giornata mondiale sull'alimentazione, per ricordare, a tutte le forze politiche e all'opinione pubblica, che la sopravvivenza collettiva dipende anche, o soprattutto, dai sistemi produttivi agroalimentari. L'esclusione degli ogm dal sistema produttivo agroalimentare. La ridiscussione della riforma della PAC. L'abbandono del dumping sul mercato alimentare. Il riconoscimento dei diritti fondamentali dell'uomo e la partecipazione della societa' civile nella definizione degli accordi internazionali. Sono questi gli obiettivi principaliLa piattaforma, illustrata stamane presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio a Roma, e' firmata da diverse organizzazioni sociali e non governative

Esteri

Palestina, uccisi tre statunitensi

Un convoglio Usa in transito nella striscia di Gaza è stato colpito questa mattina. Nell'attacco sono morti almeno tre americani mentre un quarto sarebbe gravemente ferito. si tratta comunque del primo attacco contro un bersaglio Usa nei tre anni dall'inizio della seconda Intifada. Ancora poco chiaro chi fossero gli americani colpiti. Il convoglio - dicono diverse fonti - era composto di tre jeep, di cui quella centrale è andata distrutta, e trasportava diplomatici Usa e personale della Cia ma fonti Usa sottolineano che le vittime non sono funzionari statunitensi, bensì dipendenti di una società di sicurezza privata. Secondo fonti palestinesi sarebbe stato un militante suicida a far esplodere una bomba al passaggio di un convoglio americano di tre machine nella strascia di Gaza, ma testimoni oculari parlano di un ordigno collocato al bordo della strada e telecomandato, o di una mina. L'esplosione è avvenuta a un chilometro e mezzo dal valico di Eretz, nei sobborghi della città di Beit Lahiya. In un primo momento si era diffusa la voce che nel convoglio viaggiasse anche l'inviato Usa per il Medio Oriente John Wolf. Questa notizia è stata poi smentita da fonti Usa. Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Yasser Arafat, ha condannato l'attentato di Gaza ed ha espresso le sue condoglianze. Arafat ha ordinato che venga fatta piena luce su quanto accaduto. Anche il primo ministro palestinese, Abu Ala, ha condannato l'attentato e ha promesso che verrà aperta subito un'inchiesta per individuare i responsabili. "Condanniamo fermamente questo incidente e svolgeremo un'indagine per scovare le fonti di questo attacco", ha detto Abu Ala dalla Cisgiordania.

Funzionari della sicurezza Usa, recatisi nella Striscia di Gaza, sul luogo dove oggi è avvenuto l'attentato contro un convoglio diplomatico statunitense, sono stati presi di mira da ragazzini palestinesi che li hanno bersagliati con pietre e sassi, costringendoli alla fuga. I funzionari americani stavano effettuando i rilevamenti dove è avvenuta l'esplosione che questa mattina intorno alle 10.15, nei pressi di Beit Hanoun, ha distrutto una delle tre jeep blindate del convoglio statunitense, uccidendo tre cittadini americani, quando decine di ragazzi palestinesi hanno dato il via alla fitta sassaiola, sotto gli occhi di circa 200 persone. La polizia palestinese ha quindi sparato alcuni colpi in aria per disperdere i giovani, e i funzionari americani sono risaliti sulle proprie auto e sono andati via. Alcuni ragazzi sono stati malmenati dagli agenti.

Palestina,rivendicazioni

Sia Hamas sia Jihad Islamica hanno tenuto a prendere le distanze dall'attentato di questa mattina a un convoglio diplomatico americano, nel quale sono morti tre agenti di scorta. «Consideriamo inappropriato colpire europei, americani o persone di qualsiasi altra nazionalita' se non le forze di occupazione», ha dichiarato Nafez Azzam, esponente di spicco di Jihad Islamica. Anche il leader politico di Hamas, Adnan Asfour, ha assicurato che il suo movimento ha come obbiettivo esclusivamente gli israeliani. "La posizione di Hamas e' di non allargare la sua battaglia", ha spiegato Asfour, "il nemico di Hamas e' il solo nemico del popolo palestinese, l'occupazione israeliana". Gli Usa hanno inviato tutti i cittadini americani a lasciare la striscia di Gaza dopo l'attentato di questa mattina contro un convoglio diplomatico statunitense che ha provocato la morte di tre persone. Washington ha chiesto alle autorita' israeliane di fornire assistenza per l'evacuazione di tutto il personale americano. Lo ha dichiarato il dipartimento di Stato Usa aggiungendo di aver avvertito, tramite l'ambasciata americana di Tel Aviv, tutti i cittadini americani a prepararsi per possibili nuovi attacchi .

Palestina, ancora espulsioni

Il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Yasser Arafat, ha detto ieri sera di aver inviato un messaggio di protesta alle Nazioni Unite e alla Organizzazione della Conferenza islamica, attualmente riunita a a Putrajaya, in Malesia, per l'espulsione di 18 detenuti palestinesi dalla Cisgiordania alla Striscia di Gaza, ordinata dall'esercito di Israele. Si tratta di una decisione senza precedenti. L'anno scorso erano stati trasferiti dalla Cisgiordania a Gaza i familiari di tre kamikaze nella speranza di evitare nuovi attentati. I 18 palestinesi espulsi si trovano in stato di detenzione amministrativa, senza accusa né processo. L'esercito ha dichiarato in un comunicato che i 18, noti come attivisti della Jihad islamica, di Hamas e dei Tanzim, erano stati trattenuti in carcere perché sospettati di aver aiutato i responsabili di attentati kamikaze, ma che non sono stati direttamente coinvolti direttamente in queste azioni e non hanno "le mani sporche di sangue". Tutti i detenuti, che di trovavano in diverse prigioni militari, sono stati trasferiti ieri sera nel carcere militare israeliano nei pressi del check point di Erez, nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. Lo riferisce il sito internet del quotidiano israeliano Haaretz. (segue) Plg La Siria ha rinviato ieri sera il voto su un progetto di risoluzione di condanna di Israele per la costruzione del muro che divide la Cisgiordania, dopo che gli Stati Uniti, che avevano minacciato di usare il veto, hanno proposto una alternativa, secondo quanto hanno riferito alcuni diplomatici. Il rinvio arriva dopo un dibattito sulla questione della barriera. Israele ha insistito sul fatto che il muro è essenziale per lottare contro gli attentati suicidi, mentre i palestinesi hanno qualificato il progetto di mezzo per appropriarsi il territorio con la forza.

Palestina, espulsioni

L'esercito israeliano ha emesso un ordine di espulsione dalla Cisgiornia per altri 3 palestinesi accusati di attività militanti. Ieri l'esercito aveva già proceduto ad espellere 15 palestinesi dalla Cisgiordania. I palestinesi espulsi sono stati portati in una struttura detentiva al crocevia di Eretz, alla frontiera fra Gaza e Israele, ha detto l'esercito precisando che i presunti militanti avranno 48 ore di tempo per fare appello. La Corte suprema d'Israele ha stabilito che i palestinesi direttamente coinvolti in atti di violenza contro gli israeliani possono essere rimossi dalle loro case in Cisgiordania e portati nella striscia di Gaza. Gruppi internazionali per i diritti umani condannano questa politica come una violazione del diritto internazionale. Fra i tre altri palestinesi espulsi oggi dalla Cisgiordania, ci sarebbe una donna accusata di aver cucito esplosivi in una cintura destinata a un attacco suicida.

Israele contro svizzera

Il governo israeliano non ha nascosto la propria irritazione per il coinvolgimento della diplomazia svizzera nei cosiddetti "accordi di Ginevra", la bozza di trattato di pace firmato due giorni fa ad Amman tra rappresentanti dell'opposizione israeliana e delegati dell'Anp. "Stiamo valutando la portata del coinvolgimento svizzero: speigheremo che gli accordi ed i trattati vengono condotti dai governi e non attraverso dei privati", ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri israeliano, Jonathan Peled. Ginevra ha finanziato i due anni e mezzo di trattative che hanno portato all'accordo, nel quale i palestinesi accettano di fatto la rinuncia al diritto al ritorno in cambio della sovranità sulla Spianata delle Moschee; fondi ulteriori sono però arrivati anche da Gran Bretagna, Giappone, Norvegia e Svezia. Dal Ministero degli Esteri svizzero è arrivata una difesa del progetto: "La nostra posizione è semplice: questo è un accordo che ha la sua origine nelle società civili di entrambe le parti, ed è in linea con la nostra politica di pace ed i nostri programmi", ha spiegato il diplomatico svizzero Paul Fivat. L'accordo, che non ha ovviamente status ufficiale e che deve essere sottoposto al gradimento dei due governi, potrebbe essere ratificato a Ginevra forse il prossimo 4 novembre. L'Anp, nonstante le critiche dei comitati palestinesi per i rifugiati, ha mostrato la propria disponibilità di massima, mentre l'eseecutivo guidato da Ariel Sharon ha condannato il documento, definito "illusorio".

Irak, risoluzione onu

Irak – Onu

Washington ha pronunciato il "no" definitivo agli emendamenti proposti da Russia, Francia, Germania alla nuova bozza di risoluzione americana sull'Iraq, decidendo di andare al voto comunque. Gli Stati Uniti sembrano sicuri, secondo l'analisi dall'ambasciatore messicano Adolfo Aguilar Zinser, che nel Consiglio di Sicurezza di stasera dovrebbero avere una maggioranza minima di almeno nove voti. Francia, Russia e Germania alla fine avrebbero rinunciato alle loro precedenti richieste per proporre un compromesso agli Usa, ma Washington non ha voluto considerare neanche quest'ultima opportunità di mediazione. Parigi, Mosca e Berlino nei loro emendamenti avevano dapprima chiesto un ruolo chiave per l'Onu in Iraq e il trasferimento della sovranità al governo iracheno nel giro di pochi mesi. Considerata l'intrasingenza di Washington, dopo una consultazione telefonica tra Chirac, Schroeder e Putin, i tre Paesi erano giunti ad una nuova posizione comune tentando un'ultima mediazione con gli Usa. Secondo la loro ultima proposta, la risoluzione avrebbe dovuto dare al segretario generale dell'Onu Kofi Annan e al Consiglio di sicurezza un ruolo specifico nella definizione del calendario per il trasferimento dei poteri dalla coalizione a guida Usa al governo autonomo iracheno. Dopo aver valutato la proposta, gli Stati Uniti, alla fine, hanno scelto di respingerla. Nella loro risoluzione si ribadisce che sarà solo il consiglio governativo iracheno nominato dagli Usa a dover annunciare entro il 15 dicembre un calendario preciso che stabilisca, attraverso le elezioni e una nuova costituzione, il passaggio ad un governo autonomo . Delusi e irritati i diplomatici di Francia, Russia e Germania, che tuttavia preferiscono non commentare pubblicamente il nuovo e definitivo 'no' Usa a un possibile compromesso. L'ambasciatore francese all 'Onu Jean-Marc de La Sabliere ha sottolineato solo che gli emendamenti proposti dai tre Paesi son "il minimo" accettabile in "uno spirito di compromesso". Il vice ministro degli Esteri russo Yuri Fedotov, a sua volta, ha dichiarato che se gli Usa non intendono modificare l'attuale bozza di risoluzione Onu sull'Iraq e si ostinano a non accettare le proposte di modifica, allora non "vale la pena" di andare al voto in Consiglio di Sicurezza. L'ambasciatore tedesco all'Onu, infine, ha affermato: "Spero che l'ultima versione non sia l'ultima parola" degli americani. Il voto sulla risoluzione è previsto nella riunione di questa sera del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, che si terrà alle 15 ora di New York (ore 9 in Italia).

Risoluzione, consiglio irakeno

In una conferenza stampa dalla Malaysia, dove è in corso il vertice dell'Oic, i delegati del Consiglio governativo iracheno hanno affermato di non volere che forze di pace di altri paesi siano stanziate in Iraq per sostituire le truppe Usa. E' un'affermazione di principio e soprattutto un no chiaro e apparentemente senza appello alla possibilità dell'invio di truppe turche nel paese. I membri del Consiglio governativo iracheno hanno anche aggiunto di star cercando una formula che consenta all'Iraq di farsi carico dei propri problemi di sicurezza nel più breve tempo possibile

Guantanamo

Denunce al massimo livello all'Onu e alla Corte di giustizia internazionale dell'Aja: gli avvocati del Foro parigino attaccano gli Stati Uniti per i quattro francesi detenuti a Guantanamo. I legali parlano di persistente violazione dei trattati e dei principi di diritto internazionale. Al relatore speciale dell'Onu sulla tortura, i difensori dei detenuti francesi e il presidente dell'Ordine avvocati del Foro parigino hanno scritto una lettera allarmata, attirando la sua attenzione su quattro dei sei connazionali detenuti nella base americana a Cuba. Tra i 650 prigionieri di Guantanamo ci sono sei francesi. Un tentativo analogo da parte del Foro di Parigi era stato avviato nella scorsa primavera: il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria dell'Onu, al quale si erano rivolti gli avvocati della capitale francese aveva dichiarato contraria al diritto internazionale la detenzione di tre francesi e di uno spagnolo a Guantanamo. I detenuti francesi erano in quel caso Mourad Benchellali, Khaled Ben Mustapha e Nizar Sassi. Gli stessi legali hanno annunciato che si rivolgeranno nei giorni prossimi a Dominique de Villepin, ministro degli Esteri ben noto all'Onu proprio nel dossier Iraq, chiedendogli di appellarsi alla Corte di giustizia internazionale dell'Aja di fronte alla persistente violazione dei trattati rappresentata dalla detenzione dei francesi. Nella prigione caraibica allestita dagli americani per i presunti Taleban e membri di Al Qaida sono attualmente richiusi 680 prigionieri di 42 diverse nazionalita'.

a Patacamaya un blocco di 2500 minatori è stato attaccato da polizia, soldati dell'esercito e 3 carrarmati. i minatori hanno resistito prima di ritirarsi.

Bolivia, situazione critica

Nuova giornata oggi di potenziale tensione e paralisi per la Bolivia, dopo i disordini acuitisi negli ultimi giorni che hanno causato secondo un ultimo bilancio dell'Assemblea permanente per i diritti umani 74 morti e 400 feriti. La Paz e El Alto sembrano citta' morte, a causa dell'assenza quasi totale del traffico dovuto ai blocchi stradali e alla presenza in strada di pietre, tronchi e spazzatura che impediscono la circolazione dei veicoli. Ogni attivita' pubblica e privata e' ridotta al minimo, e moltissimi negozi sono chiusi, mentre i prezzi dei generi di prima necessita' sono alle stelle. Gli ospedali e le cliniche della capitale e di El Alto sono intanto vicini al collasso, e soprattutto non dispongono del materiale necessario per realizzare gli interventi chirurgici necessari per salvare la vita a numerosi feriti gravi. La protesta si e' estesa intanto a tutte le principali citta' del paese, e la mobilitazione e' totale a Cochabamba, Oruro, Potosi e Sucre. La stampa sottolinea oggi che sono attesi a La Pax migliaia di contadini di Omasuyos, coltivatori di coca degli Yungas, minatori di Huanuni e militanti del movimento dei 'Senza terra'. La parola d'ordine principale delle mobilitazioni non e' piu' l'abbandono della vendita del gas agli Stati Uniti e al Messico via il Cile, ma l'abbandono del potere da parte del presidente Gonzalo Sanchez de Lozada. Durante tutta la giornata di ieri si sono tenute numerose riunioni fra il governo ed i leader dei partiti della maggioranza, in un processo che sembra aver debilitato la posizione del capo dello stato. Almeno due partiti (Mir e Nfr) hanno chiesto al primo cittadino di rivolgersi al paese per annunciare un referendum popolare sul tema della gestione degli idrocarburi. Ma finora non vi sono state novita' su questo fronte, se si eccettua un nuovo appello al dialogo rivolto dal ministro degli esteri Carlos Saavedra. Delicata anche la posizione delle forze armate, che in un primo tempo hanno manifestato pieno appoggio al capo dello stato, per poi precisare che il sostegno va inteso alla costituzione ed ai suoi meccanismi democratici. Per oggi sono previste, nella capitale, sette diverse manifestazioni, il cui obiettivo è isolare i palazzi del governo. I carri armati continuano a controllare la centrale piazza San Francisco e le sedi governative.

G.R. 13.00

PALESTINA

Bomba a convoglio USA,3 morti. Abu Ala promette inchiesta,Erekat: atto devastante. Israele muove i tanks L'attentato al momento non è stato rivendicato da nessuna formazione palestinese e le notizie provenienti dal valico di Erez sono ancora contraddittorie sul numero di vittime e sulla loro nazionalità. Sul posto l'esercito israeliano ha inviato tank e mezzi corazzati, spalleggiati da elicotteri, per evacuare gli americani. Immediata la reazione dell'Anp, chiamata in causa dalla radio israeliana come responsabile della sicurezza del convoglio USA. Il neopremier Abu Ala ha condannato l'attentato, promettendo "un'inchiesta" dell'Anp per far luce sull'accaduto. Per Saeb Erekat, dirigente molto vicino al presidente Yasser Arafat, "la bomba al convoglio USA è un atto devastante che mina i nostri sforzi per portare osservatori internazionali nella Regione". Un portavoce di Arafat ha espresso le condoglianze del presidente Anp alle famiglie colpite da lutto per l'attentato. Secondo fonti della sicurezza palestinese un attentatore suicida è apparso improvvisamente davanti al convogliio americano, mentre alcuni testimoni riferiscono di una bomba o una mina anticarro esplosa al passaggio dei mezzi. Un tassista palestinese citato dalla AP e da Haaretz, Mohammed Radwan, era nei pressi del distributore dove è avvenuta l'esplosione: "Stavo per fare rifornimento, quando ho visto il convoglio passare. Era aperto da un'auto della polizia palestinese davanti a tre auto americane di grossa cilindrata. Quando è passata la terza, è avvenuta l'esplosione. Le prime due auto del convoglio hanno accelerato e si sono messe al riparo dall'esplosione, fermandosi. Gli uomini della sicurezza palestinese sono scesi subito e sono corsi verso l'auto saltata in aria. Quando ho cercato di avvicinarmi a loro, mi hanno fatto cenno di allontanarmi. Vicino alla terza auto c'erano due corpi coperti da rivoli di sangue". Secondo fonti della sicurezza palestinese che chiedono l'anonimato, almeno tre americani sono rimasti uccisi ed un quarto è stato ferito. Tutti i membri dell'auto colpita erano uomini della sicurezza che lavoravano per una compagnia privata, non facevano parte del personale governativo, almeno stando a fonti dell'ambasciata statunitense a Tel Aviv, citate dalla radio israeliana. Il corpo di un americano colpito è stato portato allo Shifa Hospital di Gaza City. John Wolf, inviato di Washington in Medio Oriente, non era nel convoglio. La notte scorsa un dirigente militare di Hamas, Baker Billal, è stato catturato nella città cisgiordana di Hebron da una unita' dell'esercito israeliano, secondo quanto ha riferito la radio militare. L'uomo, secondo la emittente, avrebbe partecipato alla organizzazione di due attentati avvenuti nella colonia di Ariel, in cui morirono complessivamente cinque israeliani. Ancora incursioni Proseguono intanto le incursioni militari a Rafah (Gaza) e a Tulkarem (Cisgiordania). A Rafah, secondo la radio militare, sono stati catturati alcuni ricercati e sono state demolite due abitazioni. Obiettivo della incursione a Rafah è la ricerca di tunnel utilizzati dai contrabbandieri di armi. Frattanto all'ONU gli Stati Uniti hanno posto il veto a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni UNite che condannava Israele per la costruzione del ‘muro di separazione’ dai Territori palestinesi. Il ‘no’ degli Usa è giunto al termine della vivace discussione di ieri notte al Palazzo di Vetro di New York, in cui molti diplomatici hanno espresso dure critiche contro l’iniziativa del governo di Ariel Sharon di ‘sigillare’ le aree palestinesi. Gran Bretagna, Germania, Camerun e Bulgaria si sono astenute. Il documento bocciato criticava anche l’intenzione di Israele di costruzione di 600 nuove abitazioni in insediamenti ebraici all’interno dei Territori palestinesi. L’ambasciatore Usa all'Onu John Negroponte ha motivato il veto americano spiegando che la risoluzione appariva “squilibrata”. Dieci giorni fa la Casa Bianca aveva criticato Israele per la decisione di costruire un altro tratto del ‘muro di protezione’ in Cisgiordania, che nelle intenzioni del governo di Tel Aviv dovrebbe evitare infiltrazioni di terroristi palestinesi

IRAN

Premio Nobel Ebadi: via gli americani dall'Iraq Nella prima conferenza stampa a Teheran dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la pace, l'avvocatessa iraniana Shirin Ebadi ha dichiarato che gli Stati Uniti dovrebbero lasciare l'Iraq. Ebadi ha anche auspicato che in Iraq si svolgano presto libere elezioni sotto la supervisione dell'Onu.

BOLIVIA

Mancanza di cibo, medicinali e benzina, blocco a tempo indeterminato dei viaggi aerei e dei trasporti pubblici, tensione che si allarga a macchia d’olio in tutto il Paese: sono questi i dati essenziali della giornata di ieri a La Paz e nel resto della Bolivia, mentre a El Alto, da quasi dieci giorni 800mila persone proseguono nello sciopero generale. Nel giorno meno violento per la capitale, in cui sono stati registrati ‘solo’ scontri tra studenti e polizia a Cochabamba e tra ‘campesinos’ ed esercito nel sud della capitale (con almeno 9 feriti), la principale preoccupazione per i cittadini di La Paz è stata data dalla mancanza di generi alimentari. Molti negozi sono rimasti anche ieri chiusi e. Approfittando della situazione di relativa calma, centinaia di persone si sono recate al mercato, formando lunghe file: tutto inutilmente, visto che è stato possibile trovare solo gallette, qualche biscotto o del pane vecchio tostato. Solo nella tarda serata sono comparsi sui banchi dei supermercati alcuni prodotti freschi, cosa che ha provocato di nuovo assembramenti e tensione. Un ulteriore problema è l’aumento dei prezzi dei pochi generi alimentari disponibili in città. In alcuni casi, invece, i supermercati sono stati riforniti ma non si è presentato il personale, impedendo l’apertura degli esercizi. Gli ospedali rappresentano l’urgenza più grave, in queste ore: scarseggiano le medicine, mentre per i malati non ci sono pane né carne. Solo dopo le 19:00 i militari sono riusciti a far entrare a La Paz – senza trovare opposizione – otto autocisterne di benzina e una di carburante diesel. Presso i distributori si sono formate lunghe file di automobili e di persone con taniche in mano. Intanto, lo stato di agitazione generale impedisce persino di seppellire i morti. Per oggi sono previste, nella capitale, sette diverse manifestazioni, il cui obiettivo è isolare i palazzi del governo. I carri armati continuano a controllare la centrale piazza San Francisco e le sedi governative. Ma la tensione sta crescendo anche a causa di gruppi di uomini con il volto coperto, presumibilmente appartenenti alle forze dell'ordine, che sono apparsi nel centro della capitale La Paz per arrestare i civili. Lo ha riferito l'emittente televisiva 'A'. Gli uomini sono giunti a bordo di una decina di automobili senza insegne, precisa la televisione, che sono guidate da due veicoli del ministero dell'interno. Vestiti in abiti civili, ma con il volto coperto da un cappuccio, gli 'agenti' hanno detto che le persone fermate sono vandali ed agitatori. Nella zona sud della capitale si sono verificati nel pomeriggio (la sera in Italia) scontri fra un centinaio di dimostranti e la polizia, quattro i feriti.

NATO

operativa da oggi forza rapido intervento Nato E' operativa la forza di rapido intervento della Nato, capace di operare in terra, mare e cielo. L'iniziativa è stata presentata a Brunssum, in Olanda, dal generale James Jones, comandante supremo delle forze alleate in Europa.

ITALIA

Finanziaria, decretone, riforma delle pensioni: tre provvedimenti "inaccettabili perchè penalizzano tutti e non servono all'economia del Paese". Lo affermano, in un documento unitario alla base con quello sulla previdenza della settimana scorsa dello sciopero del 24 ottobre, le segreterie di Cgil, Cisl e Uil. Il tutto, prosegue il documento, "senza la concertazione. Il Governo ha fatto, prima, saltare il confronto per la preparazione del Documento di Programmazione Economica Finanziaria. Poi ha proposto, ufficialmente, alle parti sociali undici tavoli in preparazione della legge finanziaria. Alla Fine il Governo non ha convocato nessuno, non ha fatto partire alcun tavolo e nell'unico incontro ha presentato documenti già definiti e dai contenuti assolutamente inaccettabili". Secondo i sindacati il Governo ha colpevolmente sottovalutato il ruolo insostituibile della politica dei redditi e della lotta all'inflazione, causando la perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni e la caduta di competitività del sistema produttivo. Accusano il governo di aver falsificato e drammatizzato i problemi del nostro sistema previdenziale; le scelte inaccettabili che si vogliono far pagare a lavoratrici e lavoratori nascono, invece, dalla necessità di coprire la incapacità del Governo stesso nel determinare una corretta politica di sviluppo e occupazione e di controllo della finanza pubblica, scaricando interamente sulle pensioni l'onere di ridurre il deficit pubblico.

G.R. 9,30

ONU

veto Usa a risoluzione contro Israele Gli Stati Uniti hanno posto il veto alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che voleva condannare la costruzione del muro in Cisgiordania da parte di Israele. E' il terzo voto degli Stati Uniti a favore di Israele in poche settimane. Per la risoluzione di condanna hanno votato la Siria, la Francia e altri otto Paesi. Quattro gli astenuti, tra i quali Germania e Gran Bretagna. Decisivo l'unico voto contrario, quello degli Stati Uniti, che hanno fatto valere il diritto di veto. Gli Stati Uniti avevano proposto un testo alternativo, che avrebbe invitato tutte le parti in causa in Medio Oriente a impegnarsi per smantellare le organizzazioni terroristiche. Poi, per le insistenze della Siria, si è giunti al voto immediato e Washington ha votato contro, nonostante avesse più volte criticato Israele per la costruzione del muro.

CISGIORDANIA

catturato esponente di Hamas Unità dell'esercito israeliano hanno catturato la notte scorsa a Hebron, in Cisgiordania, un esponente militare di Hamas, Baker Billal. Le accuse che la radio militare israeliana rivolge al palestinese è di aver partecipato all'organizzazione di due attentati nella colonia di Ariel, nei quali morirono complessivamente cinque israeliani.

IRAQ

Due camionisti turchi sono stati linciati da una folla di oltre 200 persone nel Kurdistan iracheno come rappresaglia per la decisione del governo turco di inviare le proprie truppe in Iraq. La notizia è stata diffusa dalla redazione di 'peacereporter', la quale ha precisato che l'episodio risale alla scorsa settimana. Secondo la ricostruzione effettuata grazie ad alcune testimonianze raccolte sul posto, i due camionisti turchi sono stati aggrediti dalla folla l'8 ottobre scorso mentre attraversavano il centro di Baiji, cittadina a metà strada tra Baghdad e Mosul dove sorge un'importante raffineria. "Quanto è successo è sicuramente riconducibile alle tensioni che si sono scatenate nella comunità curda all'indomani della decisione del parlamento di Ankara di intervenire in Iraq" ha detto a Peacereporter una fonte della società civile che ha chiesto di restare anonima. Il voto del 7 ottobre scorso, infatti, non ha fatto che acuire ulteriormente le tensioni interne nel Kurdistan, la vasta area nel nord dell'Iraq dove la maggioranza della popolazione è tradizionalmente ostile ad Ankara.

BOLIVIA

Continua il caos politico, sociale e istituzionale in Bolivia, dove proseguono violenti scontri tra le forze di sicurezza e le migliaia di manifestanti che da settimane ormai protestano contro il progetto governativo di esportare il gas boliviano in Messico e Stati Uniti passando per il Cile. Mentre finora la cosiddetta 'Guerra del gas' aveva interessato prevalentemente La Paz ed El Alto, la località a qualche chilometro di distanza considerata ormai un vero e proprio sobborgo della capitale, le manifestazioni ormai sembrano destinate ad allargarsi a macchia d'olio in tutto il Paese. Il quotidiano boliviano 'Los Tiempos' riporta, nella sua versione 'on line', una lunga lista dei sindacati e delle associazioni di categoria che da ogni angolo del Paese hanno annunciato di volersi unire alla protesta nelle prossime ore. La tensione per il momento resta alta soprattutto a La Paz, dove ieri l'esercito ha inviato i carri armati a proteggere i principali edifici governativi, mentre un po' ovunque per le strade della città vengono esposti i segni del lutto, in ricordo delle vittime degli scontri degli ultimi due giorni. Ma il presidente Gonzalo Sanchez de Lozada, oltre al malcontento della piazza che ormai chiede con sempre più insistenza le sue dimissioni, nelle ultime ore ha dovuto registrare anche le critiche di varie figure istituzionali, tra cui il vicepresidente Carlos Mesa, e dei leader di alcuni partiti che partecipano alla coalizione di governo, alle quali si è aggiunta anche quella dei militari. Il comandante delle forze armate boliviane, generale Roberto Claros, ieri notte ha dato probabilmente il colpo più duro all'attuale capo dello Stato, precisando, durante un'intervista televisiva, che le forze armate "non appoggiano il capo dello stato come persona, ma ubbidiscono al mandato costituzionale di difendere il governo legittimamente costituito". Sanchez De Lozada, che continua ad accusare l’opposizione di voler organizzare un golpe finanziato dall’estero, può contare sull'appoggio ricevuto da Washington. Il portavoce del dipartimento di stato Usa, Richard Boucher, ha infatti assicurato che "la comunità internazionale e gli Usa non tollereranno alcuna interruzione dell’ordine costituzionale e non riconosceranno un regime che prendesse il potere come risultato di processi antidemocratici". Intanto nelle ultime ore si sono moltiplicate le richieste di governi ed organismi internazionali perché le parti avviino al più presto un dialogo politico mettendo fine alle violenze. César Gavirìa, segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani (Osa), ha lanciato un "appello urgente" all'opposizione boliviana affinché si impegni a risolvere le differenze col governo "senza la mediazione della violenza e senza il costo di vite umane". "Preoccupazione" è stata espressa anche da Brasile, Perù, Messico e dal governo dell'Uruguay, che attualmente detiene la presidenza temporanea del Mercosur, l'organismo economico sudamericano che raccoglie anche Argentina, Brasile e Paraguay e di cui la Bolivia, insieme al Cile, è membro aggiunto.

Pechino

Si chiama Yang Liwei, è il primo cinese nello spazio Si chiama Yang Liwei, è un pilota militare e ha 38 anni. E' il primo astronauta cinese nello spazio, anzi il primo "taikonauta" (da taikong, spazio). Il lancio è stato effettuato alle 9, le 3 di stanotte in Italia, dalla base spaziale di Jiuquan, nel deserto dei Gobi, e la navetta spaziale "Shenzhou 5" è entrata in orbita una ventina di minuti dopo. Era presente anche il presidente Hu Jintao. "Sto bene" sono state le prime parole di Yang Liwei. La capsula tornerà sulla Terra 21 ore circa dopo il lancio, dopo aver compiuto 14 orbite intorno al pianeta. La Cina è così il terzo Paese ad avere inviato un proprio uomo nello spazio, dopo Unione Sovietica e Stati Uniti.

gror031015 (last edited 2008-06-26 09:54:30 by anonymous)