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19.30

Sommario

Italia

Mobilitazioni scuole (audio)

Giornata di mobilitazione oggi per le scuole romane, indetta da numerosi collettivi studenteschi contro la repressione, partita con la campagna antidroghe della ministra moratti. Azioni in città questa mattina, e poi un presidio al liceo virgilio, dove le settimane scorse la polizia era intervenuta perquisendo le abitazioni degli studenti

Manifestazione personale insegnante dirigente

Un sit-in di Presidi Incaricati e Dirigenti Scolastici davanti a Palazzo Madama per ribadire l'autonomia e la necessita' di valorizzazione della scuola pubblica. Queste le motivazioni della manifestazione che si terra' il 21 ottobre dalle ore 10 alle ore 15 a Roma, davanti al Senato della Repubblica. Manifesteranno per la scuola, ma anche per il loro contratto scaduto da venti mesi, per il concorso ordinario dei Dirigenti Scolastici, di cui chiedono l'immediata indizione, e contro l'estensione dello spoils system alle scuole. Il Governo - si legge in un comunicato unitario - ha promesso in atti ufficiali e il ministro Moratti si e' pubblicamente impegnato a stanziare i fondi nella Legge Finanziaria necessari ad aprire il Contratto della Dirigenza Scolastica, ma nel testo in discussione al Senato non ve ne e' traccia. Inoltre - prosegue il comunicato di Cgil-Cisl-Uil Scuola e Snals Confsal - negando le immissioni in ruolo di Docenti e personale Ata, il Governo attua una inaccettabile strategia di precarizzazione del rapporto di lavoro di tutto il personale scolastico

Mobilitazione padova (audio)

Fiat arese (audio)

Il giudice del Lavoro Riccardo Atanasio del Tribunale di Milano ha respinto il nuovo ricorso di Fiom Cgil e Slai Cobas sulla Cigs degli 800 lavoratori dello stabilimento di Arese e la richiesta del rientro delle produzioni dell'auto ecologica (la cosiddetta Vamia) e delle costruzioni sperimentali da Mirafiori ad Arese. Il giudice e' lo stesso che aveva emesso il decreto di luglio con il quale era stato dichiarato antisindacale il comportamento della Fiat nello storico stabilimento dell'Alfa Romeo con l'ordine al gruppo di Torino di riportare ad Arese l'auto ecologica sospendendo la Cigs per i lavoratori dello stabilimento. Nella sentenza depositata in mattinata Atanasio ha ritenuto che non sussistano le condizioni per emettere un nuovo provvedimento. Sempre per quest'oggi, erano attese altre tre cause, riguardanti in totale 150 cassintegrati dell'Alfa, per la richiesta del reintegro nel posto di lavoro e il pagamento degli stipendi arretrati. Complessivamente sono 400 i lavoratori che stanno facendo causa con gli avvocati dello Slai Cobas, mentre altri 200 sono organizzati dalla Fiom-Cgil.

Fiat torino

Sciopero di due ore, dalle 9.30 alle 11.30, e cortei interni stamani sulle linee dei 'montaggi' nello stabilimento Fiat di Mirafiori. Lo rende noto la Fiom di Torino parlando di "protesta spontanea" organizzata dai lavoratori contro le scelte della Fiat di non far più costruire la Punto dal 2006 nello stabilimento. Il responsabile Fiom per gli stabilimenti Fiat italiani, Lello Raffo, a margine di una conferenza stampa in cui metalmeccanici torinesi hanno chiesto che a Torino restino sia le linee della Punto sia quelle della "New Large", poi, ha rivelato che il prossimo 23 ottobre la Fiat annuncerà ufficialmente che " i dipendenti di Comau Service e Comau Stampi (a Mirafiori sono 1.800 ndr) torneranno ad essere totalmente dipendenti Fiat Auto. Fallisce così - ha spiegato - la strategia di terziarizzazione nata 5 anni fa".

Indotto fiat bologna (audio)

Napoli, amianto, manifestazione

Circa mille lavoratori delle aziende a rischio amianto della provincia di Napoli hanno partecipato questa mattina ad un sit-in di protesta promosso da Cgil, Cisl e Uil dinanzi alla sede della prefettura, in concomitanza con le tre ore di sciopero proclamate dal sindacato dalle 9 alle 12. Una delegazione sindacale ha incontrato il prefetto Profili il quale, secondo quanto riferiscono i responsabili provinciali delle tre organizzazioni, si e' impegnato a scrivere una lettera al presidente del Consiglio, ai ministri dell'economia e del lavoro, ai presidenti di Camera e Senato nella quale si evidenzia l'impegno del sindacato per la salvaguardia dei diritti acquisiti dai lavoratori prima della data di entrata in vigore del decreto legge 269 del 2 ottobre, il cui articolo 47 prevede norme restrittive, in particolare per quanto concerne le indennita' per i lavoratori esposti al rischio amianto. La manifestazione, che si e' svolta senza incidenti, ha avuto un prologo in piazza Trieste e Trento dove un gruppo di lavoratori dell'Ansaldo di Napoli ha attuato un breve blocco stradale. Analoga iniziativa e' stata promossa a Castellammare dai lavoratori di Fincantieri e Avis che hanno bloccato la circolazione veicolare lungo la strada statale sorrentina.

Migranti affonda barcone

  • Tre bambini morti, un disperso accertato, ma altri dispersi probabili. E' questo il temporaneo bilncio della tragedia di oggi nelle acque di lampedusa. Una imbarcazione fatiscente con un numero imprecisato di migranti a bordo si e' ribaltata a circa 30 miglia a sud-est di Lampedusa. Ci sarebbero quattro cadaveri. Al momento - secondo quanto si e' appreso - sono state recuperate una ventina di persone da una motovedetta della Guardia costiera, che stava gia' intervenendo in soccorso dell'imbarcazione, ed altre sette dalla nave Chimera della Marina militare, intervenuta successivamente. Diciannove persone sarebbero state recuperate dalla motovedetta della Guardia costiera e sette dalla nave della Marina: alcuni sono feriti. Il personale della Marina ha recuperato anche un cadavere, una persona che sarebbe morta a bordo dell'imbarcazione.i. Altre tre persone - secondo le prime informazioni raccolte tra gli stessi migranti - sarebbero morte durante la navigazione, ma i loro cadaveri non sarebbero stati finora recuperati. Sull'imbarcazione, hanno riferito sempre gli stranieri, c'erano una trentina di persone.

Esteri

Iraq, risoluzione

Irak : l'ONU légitime l'occupation américaine A l'unanimité le Conseil de sécurité des Nations unies a adopté, jeudi, une résolution présentée par les Etats-Unis et qui légitime leur présence en Irak. La France a voté cette résolution 1511, qui entérine le projet américain sur l'après-guerre en Irak. Si ce texte reconnaît un rôle "crucial" à l'ONU, il ne fixe cependant aucun calendrier précis pour le retour de l'Irak à sa pleine souveraineté. Il laisse ainsi les Etats-Unis à la tête de l'administration civile et militaire

Irak, reazioni

Palestina, territori

L'esercito israeliano ha arrestato oggi otto ricercati palestinesi nel corso di un'operazione militare svoltasi durante la notte in Cisgiordania. Lo riferisce il quotidiano Ha'aretz, nella sua versione on line, citando fonti della Radio Militare. Intanto, ieri sera, l'esercito israeliano ha deciso di eliminare le restrizioni al traffico palestinese imposte durante le festività ebraiche dei giorni scorsi. Alcuni testimoni palestinesi hanno detto che due dei tre checkpoint, approntati nella Striscia di Gaza in occasione dello 'Yom Kippur', sono stati rimossi in tarda serata

L'Unione Europea chiede al presidente Yasser Arafat di cedere il controllo di tutte le forze di sicurezza palestinesi al primo ministro Abu Ala e al ministro dell'Interno. "L'Autorità palestinese deve dimostrare concretamente la sua determinazione nella lotta contro la violenza degli estremisti" si legge in un comunicato dei capi di Stato e di governo dei 25 al Consiglio europeo di Bruxelles.E' stato inoltre reiterato l'appello ad Israele affinchè ponga fine alla costruzione del muro di difesa e "abbandoni la politica dei suoi insediamenti". Il comunicato dell'Ue, infine, invita lo Stato ebraico a "intraprendere il massimo sforzo per evitare problemi ai civili e a non prendere iniziative che aggravino il peso umanitario ed economico del popolo palestinese".

Palestina, risoluzione onu

Dopo il veto opposto dagli Usa contro la risoluzione di condanna al "muro di sicurezza" che sta erigendo Israele, i palestinesi intendono rivolgersi all'Assemblea Generale dell'Onu perche' condanni l'iniziativa. Inoltre, intendono sollevare la questione anche di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia. Lo ha detto all'Associated Press Nasser Al-Kidwa, l'osservatore palestinese all'Onu. "Poiche' al Consiglio di Sicurezza è stato impedito di esprimersi, affermando che il muro è illegale e va distrutto", ha detto Al-Kidwa, "pensiamo sia dovere della Corte di giustizia portare a tale conclusione la comunità internazionale".

Siria, condanna di isarele

Arriva la condanna ufficiale dell'Organizzazione della Conferenza Islamica (OIC) per il raid di Israele condotto in territorio siriano. L'incursione aerea israeliana viene definita "un'eclatante violazione" delle norme delle Nazioni Unite e della legge internazionale. Alla fine dei due giorni del summit in Malaysia, i leader dei 57 Paesi musulmani membri dell'organizzazione hanno stilato una dichiarazione a parte in cui chiedono al Consiglio di Sicurezza dell'Onu "di prendere le misure necessarie per costringere Israele a desistere dal compiere ancora attacchi terroristici di questo tipo". Nel documento viene sottolineato che il raid, e la minaccia di nuove incursioni "potrebbero aggravare la crisi mediorientale" con conseguenze sulla pace e la sicurezza dell'intera regione. L'OIC, che conta molti alleati degli Usa tra i suoi membri, ha anche condannato la decisione presa dalla Camera dei Rappresentanti americana di imporre sanzioni alla Siria, accusata da Washington di sponsorizzare e nascondere i terroristi. La Siria, che fa parte dell'OIC, è stata colpita da Israele lo scorso 5 ottobre. . In un comunicato inviato dal quartier generale dell'Onu al summit dell'OIC, anche il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan critica Israele per il raid contro la Siria. "Quando Israele compie azioni estreme e ingiustificate, incluso il recente raid contro la Siria, non fa altro che allontanare il giorno in cui gli israeliani potranno vivere realmente al sicuro", si legge nel comunicato dell'Onu.

Bolivia

Il presidente boliviano Gonzalo Sanchez de Lozada ha escluso nuovamente stamani la possibilita' di dimissioni, tornando ad accusare l'opposizione di avere in gestazione un colpo di stato ai suoi danni. In una intervista radiofonica il capo dello stato ha definito la situazione del paese delicata e preoccupante, ma che questo non e' una ragione per chiedere al presidente di dimettersi. Per parte sua il leader del Movimento al socialismo (Mas) e dell'opposizione, Evo Morales, ha detto oggi che un dialogo sara' possibile in Bolivia solo dopo le dimissioni del capo dello stato. Sono contento per l'interesse che hanno mostrato il Brasile e l'Argentina per una soluzione della crisi boliviana inviando emissari speciali - ha detto Morales a Radio Erbol - ma io ripeto che qui dialogo ci puo' essere solo dopo le dimissioni del capo dello stato. Questo problema deve essere risolto fra boliviani - ha proseguito - e senza ingerenze esterne. E' una vergogna che Sanchez de Lozada si mantenga al potere - ha ancora detto - perche' e' un assassino, visto che dalla sua assunzione del potere nell'agosto scorso sono morte nelle strade oltre 150 persone. Questa e' una dittatura. Per quanto riguarda una possibile soluzione della crisi, il leader del Movimento al socialismo (Mas) ha detto: Rinuncia del capo dello stato, successione costituzionale, misure speciali per i meno abbienti e assemblea costituente. Intanto nel Chapare, dove si concentra la maggior parte delle piantagioni di coca, i 'cocaleros' hanno dato al presidente un ultimatum di 48 ore per dimettersi, trascorso il quale occuperanno i pozzi di petrolio. Si è dimesso invece Mauricio Antezana, portavoce del presidente Gonzalo Sanchez de Lozada, che ha presentato ieri sera le sue dimissioni. Lo scrive oggi il quotidiano 'El diario' di La Paz. Non c'e' una motivazione ufficiale per questa decisione, ma secondo il giornale Antezana non ha gradito che vari ministri si siano sostituiti a lui nell'informazione del governo. Ieri si erano anche dimessi i viceministri per le pensioni e per le piccole imprese, Vincent Gomez e Samuel Soria. Per oggi e' prevista una sessione del Parlamento con il compito di esaminare le proposte presentate due giorni fa dal capo dello stato - fra cui un referendum consultivo sul gas - per risolvere la crisi

Bolivia solidarietà

Numerose le manifestazioni di solidarietà che si stanno svolgendo ocn la bolivia. Oggi pomeriggio a milano presidio davanti al consolato. E una ventina di persone ha occupato per circa un'ora questa mattina e in modo pacifico gli uffici della rappresentanza della Bolivia alle Nazioni Unite a Ginevra. Gli attivisti hanno chiesto le dimissioni del presidente boliviano Gonzalez Sanchez de Lozada e sono stati ricevuti dall'ambasciatore Alvaro Moscoso Blanco.

Brasile

I progetti per l'Amazzonia del governo di sinistra del presidente Lula sono i piu' grandi e massicci dai tempi della dittatura militare, che negli anni '70 lancio' la prima grande campagna di occupazione economica della regione. Lula ha annunciato in questi giorni 'Brasil de todos', un piano di quattro anni per lo sviluppo delle infrastrutture di tutto il paese, per un totale di 66 miliardi di dollari (circa 60 miliardi di euro), e l'Amazzonia fa la parte del leone nel piano. L'Amazzonia non puo' essere trattata come se fosse una cosa dell'altro mondo, qualcosa di intoccabile: la gente di li' ha diritto a crescita, benefici, progetti e infrastrutture come qualsiasi altra parte del paese, se non di piu', e il governo dovra' essere in grado di fornirglieli, ha dichiarato Lula. Molti dei progetti, pero', hanno provocato costernazione e indignazione tra gli ambientalisti brasiliani e internazionali. le Ong ambientaliste sono insorte, e stanno cercando di bloccare con tutti i mezzi la costruzione sia delle dighe, sia dei gasdotti. . Il governo Lula, che ha gia' i piedi d'argilla sulla questione ecologica, rischia di dover affrontare forti proteste internazionali se dovesse proseguire sulla strada dei progetti faraonici.

Sud africa

Deux géants pharmaceutiques (le britannique GlaxoSmithKline et l'allemand Boehringer Ingelheim) ont été jugés coupables par la Commission sud-africaine de la concurrence de gonfler les prix de leurs médicaments anti-rétroviraux destinés aux personnes atteintes du sida et sont menacés d'une amende de 10% de leur chiffre d'affaires en Afrique du Sud

ORE 9,30

GUERRA DEL GAS: LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO

Non dobbiamo limitarci alla questione del passaggio del gasdotto per il Cile che è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso; dobbiamo guardare la cronica e storica situazione di povertà delle maggioranze indigene boliviane, che hanno chiesto di essere incluse e non sono mai state ascoltate". John Walsh, analista del ‘Washington Office on Latin America’ (Wola) – organismo che promuove i diritti umani, la democrazia e la giustizia economica e sociale nella regione - è chiaro: la cosiddetta ‘guerra del gas’, scaturita dalla decisione del governo di La Paz di vendere sottocosto a Stati Uniti e Messico il gas boliviano – peraltro attraverso un porto cileno – è solo la classica ‘punta dell’iceberg’. Dopo cinque settimane di violenti scontri, che hanno già portato alla morte di oltre 70 persone e al ferimento di più di 400, non si può continuare a minimizzare quello che i dati statistici e la storia recente del Paese andino hanno messo sempre più in evidenza: la Bolivia è il Paese più povero dell’America Latina, col 75 per cento degli 8 milioni e mezzo di abitanti, costretto a vivere sotto la soglia di povertà. Secondo studi della Banca Mondiale, il tasso di mortalità infantile e materna, la malnutrizione che colpisce soprattutto i minori, la mancanza di assistenza sanitaria di base, tracciano un quadro che mette la Bolivia al primo posto tra le nazioni con più diseguaglianze sociali ed economiche della regione. Diversi esperti ed analisti politici, tra cui lo stesso Walsh e Larry Birns, direttore del ‘Council on hemispheric affairs’ (Coha), concordano sul fallimento delle politiche neoliberiste nel ridurre la povertà ed assicurare una più equa ripartizione delle ricchezze. In questo contesto, Walsh e Birns difendono il diritto del popolo boliviano a protestare contro il presidente Gonzalo Sánchez de Lozada. "Deploriamo l’utilizzo delle forze armate da parte del governo per reprimere le proteste e l’uso della violenza" ha sottolineato Walsh. "La gente – ha aggiunto - ha diritto a chiedere la rinuncia di un presidente quando non aprezza le sue politiche e il presidente ha la responsabilità di riconoscere che queste proteste contro il suo esecutivo sono basate su ingiustizie reali

IRAQ: CONSIGLIO ONU APPROVA RISOLUZIONE ALL'UNANIMITA'

Il Consiglio di Sicurezza ha approvato all'unanimita' la nuova risoluzione sull'Iraq. La risoluzione invita il Consiglio Governativo iracheno a sottoporre entro il 15 dicembre al Consiglio di Sicurezza un calendario e un programma per la redazione della nuova costituzione e per l'indizione di elezioni democratiche in base alla nuova costituzione. Il segretario di Stato americano Colin Powell s'e' oggi detto molto, molto soddisfatto del varo all'unanimita' della risoluzione. Il ministro degli Esteri francese, Dominique De Villetin, ha detto oggi a Bruxelles che Parigi non dara' un contributo militare alla stabilizzazione dell' Iraq, ma ha confermato che Francia, Russia e Germania voteranno questo pomeriggio a favore della nuova risoluzione americana all' Onu: i tre paesi, ha precisato, daranno una spiegazione di voto comune davanti al Consiglio di sicurezza.

Kashmir. Sparatoria: due morti e sette feriti

Oltre due soldati paramilitari morti, altre sette persone sono rimaste ferite durante la sparatoria di oggi a Srinagar. Due esplosioni sono avvenute vicino alla residenza del premier del Kashmir indiano, Mufti Mohammed Sayeed. Nella sparatoria fra le sue guardie e i sospetti militanti, due paramilitari sono rimasti uffici, ha detto la polizia. Feriti anche due fotografi, uno dell'Associated Press, e cinque altre persone, compresi tre soldati.

Le due esplosioni sono avvenute a cento metri dalla residenza di Mufti Mohammed Sayeed, primo ministro dello Stato indiano settentrionale di Jammu-Kashmir, secondo quanto ha riferito un dirigente della polizia parlando in condizioni di anonimato.

Il dirigente della polizia ha detto che Sayeed non era in casa, ma i telegiornali locali riportano notizie contrastanti. Per i giornalisti non è facile accertare al momento i particolari della notizia, poiché la strada dove sono avvenute le esplosioni e la sparatoria, la trafficata via Maulana Azad, dove risiede Sayeed, è isolata dalla polizia.

Due fotografi, compreso uno dell'Associated Press, sono rimasti feriti dalle schegge delle esplosioni.

Due soldati paramilitari sono poi rimasti uccisi nella sparatoria tra le guardie di sicurezza del premier locale e alcuni sospetti militanti, che sono poi fuggiti in un vicino centro commerciale, ha detto il dirigente della polizia locale. Due militanti sono fuggiti e si sono rifugiati all'interno di un centro commerciale vicino, il complesso Ali Jan. Lo ha riferito Neeraj Sharma, vicecomandante delle forze di sicurezza di frontiera.

Circa duemila studenti sono rimasti bloccati all'interno di una scuola vicina.

MO: Sharon, espulsione Arafat non sarebbe bene per Israele

Il premier israeliano Ariel Sharon ha preso posizione contro una eventuale espulsione del presidente palestinese Yasser Arafat, affermando che un simile provvedimento "non sarebbe un bene per Israele". Sharon lo ha detto in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano Jerusalem Post.

Il primo ministro israeliano Ariel Sharon desidera portare a termine lo scambio di prigionieri con gli Hezbollah del Libano per salvare l'uomo d'affari Elhanan Tannenbaum dai suoi rapitori, anche a costo di liberare i due leader dei guerriglieri Mustafa Dirani e Ahmed Obeid. E' quanto emerso ieri da un comunicato diramato dall'ufficio del premier nel quale - si legge sull'edizione on line del quotidiano Ha'aretz - Sharon ha anche spiegato che un'inchiesta sulle circostanze che hanno portato Tannenbaum in Libano sarà svolta soltanto dopo il ritorno dell'uomo in Israele.

Il primo ministro israeliano ha lasciato intuire di essere pronto a rilasciare, nell'ambito dello scambio, i due leader Hezbollah Dirani e Obeid, non riconoscendo alcun valore alla loro detenzione, nonostante le discussioni createsi nello Stato ebraico a proposito del loro destino.

Rimane però alta la tensione con la Siria. Le truppe siriane dislocate nella zona orientale del Libano sono state poste in allerta per respingere un "possibile attacco di Israele".

Lo hanno dichiarato fonti della sicurezza libanese, secondo quanto scrive nel sito on line il quotidiano Ha'aretz.

gror031017 (last edited 2008-06-26 09:54:31 by anonymous)