GR ORE 9.30

Londra

I pacifisti hanno ottenuto il permesso di manifestare giovedi' davanti a Whitehall e a Downing Street, sede del governo britannico, per protestare contro la visita di stato del presidente americano George W. Bush. Lo ha annunciato stasera Scotland Yard che finora aveva sempre opposto un secco 'no' a questa richiesta dei pacifisti. La marcia dovrebbe concludersi a Trafalgar Square con la caduta simbolica di una statua di cartone alta sei metri, a imitazione dell'abbattimento della statua di Saddam Hussein, il 9 aprile, a Baghdad. Il permesso di transitare davanti a Whitehall e Downing Street e' stato dato dopo che in giornata era stato deciso un consistente aumento degli effettivi dislocati a protezione della citta'. I pacifisti si sono dichiarati soddisfatti e hanno promesso che faranno di tutto perche' la manisfestazione si svolga in modo tranquillo. Prima dell'inizio della guerra anglo-americana contro l'Iraq, un milione di persone avevano sfilato nelle strade di Londra invocando la pace.

Irak

Le forze americane hanno messo in opera nella notte uno sbarramento di fuoco a partire dalle loro postazioni a Tikrit, l'ex feudo di Saddam Hussein e ora roccaforte della resistenza irachena, in una dimostrazione di forza meno massiccia ma in linea con l'offensiva, sempre durante la notte scorsa, lanciata attorno alla non lontana citta' di Baquba (Iraq centrale, nord di Baghdad). Protagonista, anche a Tikrit, la 4/a Divisione fanteria. Uno dei portavoce militare ha detto che lo sbarramento di fuoco, messo in atto attorno alla mezzanotte locale, fa parte della 'fase 2' dell'operazione 'Ivy Ciclone' (Ciclone edera). Questa e' stata lanciata il 16 novembre per dimostrare che le truppe americane sono in grado di usare ogni genere di arma per schiacciare, come disse allora un ufficiale Usa, i gruppi paramilitari, i lealisti del deposto regime, i terroristi stranieri e altri elementi sovversivi. Nell'ambito di questa operazione, domenica scorsa gli americani sono tornati ad usare un missile a guida satellitare, una micidiale arma da guerra con una testata da 227 kg di esplosivo contro un centro addestramento del deposto regime, situato a 25 chilometri ad ovest di Kirkuk, nel nord dell'Iraq. La prima fase dell'operazione era stata lanciata all'inizio di novembre, in seguito all'abbattimento di un elicottero Black Hawk nei pressi di Tikrit, in cui erano morti sei soldati americani.

Palestina

Due cittadini israeliani sono stati assaliti a colpi di arma da fuoco e feriti mortalmente all'alba di oggi in Cisgiordania a un vasto posto di blocco situato alla periferia di Betlemme, lungo un'importante arteria chiamata popolarmente 'delle Gallerie', che collega Gerusalemme agli insediamenti ebraici di Hebron e di Gush Etzion. L'attacco e' avvenuto all'altezza del villaggio cisgiordano di el-Khader, all'entrata dello svincolo che conduce alla periferia meridionale della Citta' Santa; non e' chiaro se sia sia trattato di uno scontro a fuoco in campo aperto, oppure dell'opera di un cecchino. I due israeliani feriti sono stati immediatamente ricoverati in un ospedale gerosolimitano, ove peraltro sono deceduti poco dopo.

Venezuela

IL governo di Caracas stanzierà una cifra pari a 5,6 milioni di dollari da devolvere ai familiari delle 45 persone uccise per mano di polizia ed esercito nei violenti disordini del 1989 conosciuti come il ‘Caracazo’. Lo ha confermato il ministro degli esteri Roy Chaderton, spiegando che “lo Stato assolverà al suo obbligo di indennizzare le famiglie e le organizzazioni dei diritti umani che si adoperarono per avere giustizia”. “È una decisione positiva che mostra una certa sensibilità e rivela la consapevolezza delle gravissime conseguenze che ci sarebbero state se la decisione della Corte interamericana dei diritti umani non fosse stata accolta” ha commentato l’avvocato Liliana Ortega, presidente dell’associazione dei congiunti delle vittime. La signora Ortega ha fatto riferimento alla sentenza dell’agosto 2002 con cui la Corte aveva ordinato al Venezuela di risarcire i parenti dei morti, oltre ad assisterli a livello legale e amministrativo, raccomandazioni rimaste finora sulla carta. Con il nome di ‘Caracazo’ si ricorda la sollevazione popolare scoppiata a seguito della decisione del presidente Carlos Andrés Pérez (1989-’93) di aumentare il prezzo della benzina, alla quale il 27 febbraio dell’89 i servizi dei trasporti della periferia della capitale replicarono con un’improvvisa impennata del costo del biglietto. La conseguenza immediata fu che migliaia di lavoratori dei cosiddetti quartieri-dormitorio si trovarono privi di un mezzo per recarsi al lavoro. Il provvedimento del governo Pérez divenne di fatto la goccia che colmò il vaso del malessere sociale dopo circa un decennio di continuo deterioramento delle condizioni di vita soprattutto dei meno abbienti. Diversi analisti sostengono che il ‘Caracazo’ rappresentò in America Latina la prima violenta reazione ai programmi di ‘aggiustamento strutturale’ del Fondo monetario internazionale (Fmi).

Messico

Trent’anni dopo la cosiddetta ‘guerra sporca’, partirà ufficialmente per la prima volta in Messico la ricerca sistematica dei ‘desaparecidos’ nelle basi militari dove sono stati segnalati cimiteri clandestini. Lo ha annunciato Ignacio Carrillo, il procuratore speciale che investiga gli abusi perpetrati tra gli anni ‘60-‘70 contro presunti gruppi antigovernativi, precisando che le operazioni prenderanno il via ad Atoyac e Culiacá, due località degli Stati di Guerrero e Sinaloa. Carrilo non ha escluso che verranno effettuate ispezioni anche nella capitale Città del Messico. La ‘guerra sporca’ messicana fece, secondo dati ufficiali, 275 vittime ma per le organizzazione non governative il bilancio è decisamente più alto: tra i 1.500 e i 3.000 morti. Principali protagonisti furono gli uomini della Direzione federale di sicurezza (Dfs) e della ‘Brigada Blanca’, costituita da militari che combattevano la guerriglia di Lucio Cabañas nello Stato di Guerrero, oltre a gruppi paramilitari. In particolare, la ‘Brigada’ - 240 agenti addestrati, tra l’altro, a uccidere a mani nude – aveva il suo quartier generale nel ‘campo militare numero 1’ nella capitale, dove secondo la maggior parte delle testimonianze dei sopravvissuti venivano raccolti i detenuti prima di ‘scomparire’.

Corea del nord

La seconda tornata di colloqui a sei mirati a porre fine alla crisi scoppiata dopo la scoperta di un programma nucleare in possesso della Corea del Nord dovrebbe tenersi il 17 e il 18 dicembre a Pechino (Cina). Lo ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale della Corea del Sud, Ra Jong Yil, spiegando che la data non è ancora stata ufficializzata, ma tutti sembrano orientati a confermarla. Ra ha aggiunto che i colloqui si svolgeranno nella capitale cinese e vi prenderanno parte le due Coree, il Giappone, gli Usa, la Cina e la Russia. Le trattative per riprendere i colloqui a sei, il cui primo round si è svolto a fine agosto sempre a Pechino, sono riprese a ritmo accelerato dopo che il mese scorso Pyongyang si era detta d’accordo "in linea di principio" a tornare al tavolo dei negoziati. In quell’occasione il Paese comunista aveva anche specificato che avrebbe preso in considerazione un documento scritto contenente garanzie di sicurezza da parte degli Usa e dei Paesi vicini alla Corea del Nord. La crisi era scoppiata nell’ottobre 2002, quando gli Stati Uniti avevano riferito le ammissioni dei nordcoreani a proposito di un programma nucleare segreto nelle loro mani, in aperta violazione degli accordi internazionali.

Italia

Nucleare

Circa 200 persone occupano tuttora la stazione di Metaponto di Bernalda (Matera) delle Ferrovie dello Stato bloccata dalle ore 13.45 di ieri, per protestare contro il decreto che prevede la realizzazione di un deposito di scorie nucleari a Scanzano Jonico (Matera). Nella stazione vi sono, insieme ai manifestanti, alcuni sindaci fra i quali quello di Matera, Michele Porcari, personale della protezione civile, alcuni vigili urbani e un sacerdote. Alcuni sindaci indossano la fascia tricolore. I manifestanti sono decisi a continuare l'occupazione anche durante la notte e il traffico ferroviario e' tuttora interrotto sulla linea jonica che collega la Puglia alla Calabria attraversando la Basilicata. I manifestanti parlano fra di loro, consumano panini e bevande ed attendono

Migranti

Nuovo maxisbarco sulle coste di Lampedusa. Questa mattina, poco prima delle 7.30, sono arrivati sull'isola 130 migranti provenienti dal Nordafrica. L'imbarcazione era stata avvistata nella notte e immediatamente e' stata raggiunta da due motovedette della Guardia di Finanza che hanno 'scortato' i migranti fino all'isola. Quattro di loro che hanno accusato un malore sono stati accompagnati al poliambulatorio di Lampedusa per una visita medica. Gli altri 126 si trovano ancora nella caserma della Guardia di Finanza per effettuare l'identificazione. Piu' tardi verranno trasferiti nel centro di prima accoglienza gestito dai volontari della Misericordia di Palermo