GR ORE 9.30

Palestina

Un palestinese è stato ucciso e un altro ferito durante un'incursione questa notte nella città vecchia di Nablus, nel nord della Cisgiordania. Ne dà notizia il sito online del quotidiano francese Le Monde che cita fonti ospedaliere palestinesi. Il morto è Alaadin Dawayeh, 25 anni, commesso di una panetteria, raggiunto da 15 pallottole. Un altro palestinese è rimasto ferito nella sparatoria. Il raid israeliano e' stato condotto da una settantina di automezzi, tra jeep e blindati. I militari israeliani hanno confermato questa circostanza e aggiunto che successivamente sono stati uccisi tre palestinesi che, appostati sul tetto di un edificio, avevano aperto il fuoco.Ieri sera, intanto, alcune fonti palestinesi hanno detto che il diciassettenne Mustafa Al Hams è stato colpito alla testa da un colpo d'arma da fuoco sparato dalle truppe israeliane ed è morto per le ferite presso un campo profughi vicino a Rafat. Inoltre, due ordigni sono esplosi vicino alla postazione militare di Hirdon. Nessun militare è rimasto coinvolto ma i danni riportati dalla base sono ingenti. Hamas ha rivendicato la responsabilità dell'attacco.

Israele

Il primo ministro israeliano Ariel Sharon dovrebbe presentare domani il suo piano per smantellare alcuni insediamenti nei territori palestinesi. L'annuncio e' atteso nell'intervento che Sharon pronuncera' all'annuale conferenza sulla sicurezza, poco prima delle 19 ora italiana. Finora, sulla stampa sono apparse solo indiscrezioni sul progetto che, a quanto si dice, prevederebbe la chiusura di almeno cinque piccoli insediamenti. Se il piano fosse confermato, sarebbe sicuramente troppo per i coloni e troppo poco per i palestinesi, ma in ogni caso rappresenterebbe una svolta per la politica di Sharon, considerato il grande protettore degli insediamenti.

Ma i coloni non ci stanno, e contestano ogni eliminazione delle colonie illegali. Un gruppo di coloni israeliani ha annunciato che e' stata riedificata la colonia selvaggia nel nord della Cisgiordania smantellata dai soldati lo scorso lunedi'. La colonia Havat Shaked consiste in un semplice edificio prefabbricato, installato su una collina. Era stata smantellata malgrado l'opposizione di alcuni giovani coloni radicali. Il ministro della difesa israeliano Shaoul Mofaz aveva annunciato la scorsa settimana lo smantellamento di otto postazioni selvagge, sotto la spinta di pressioni internazionali. Secondo il piano internazionale per una soluzione del conflitto israelo-palestinese noto come road map tutte le colonie create senza il permesso ufficiale del governo israeliano dal marzo 2001, da quando Ariel Sharon e' primo ministro, devono essere smantellate.

Irak

Un militare americano e' rimasto ucciso in un agguato contro il mezzo sul quale viaggiava ieri sera a Baghdad. Quattro ore piu' tardi un ordigno esplosivo ha provocato il ferimento di un altro soldato Usa e di un interprete iracheno in un altro quartiere della capitale irachena. Si tratta delle prime vittime Usa in combattimento dopo l'annuncio della cattura di Saddam Hussein domenica mattina. E tre soldati americani sono rimasti feriti in attacchi compiuti dalla guerriglia con razzi e mortai a Mosul, nel nord dell'Iraq. Ne hanno dato notizia fonti della polizia irachena, ma la 101.ma divisione Aviotrasportata che opera nella zona non ha confermato. Il primo assalto si e' verificato in mattinata, verso le 9 ora locali (le 7 in Italia): due soldati sono rimasti feriti, ma hanno risposto al fuoco di lanciarazzi a spalla e colpito a loro volta uno dei miliziani. Sei ore dopo, otto granate da mortaio sono cadute sulla postazione americana vicino all'universita'. Un militare americano e' stato ferito e un mezzo blindato Humvee gravemente danneggiato.

Afganistan

Una quarta vice-presidenza della Loya Jirga - il Gran Consiglio afgano riunito come assemblea costituente da domenica scorsa a Kabul per varare la costituzione afgana - è stata assegnata a una donna, Safia Sediqi, solo dopo le vibranti proteste delle delegate e l’intervento del presidente dell’assemblea, Sebghatulla Mujadidi. Tensione e preoccupazione circolano comunque tra le delegate 100 su 500) che rappresentano le donne afgane. La 'questione di genere' è stata sollevata fin dalle prime battute della riunione, quando sono stati assegnati gli incarichi dirigenziali dell’assemblea tra i quali non compariva neanche una donna. Secondo l' ‘Afghan women’s network’, coalizione di 30 associazioni femminili a cui aderiscono anche alcune delle delegate, la bozza di costituzione elaborata da una commissione governativa e presentata lo scorso 3 novembre non affronta adeguatamente i diritti delle donne. Il linguaggio utilizzato nel documento non fa esplicito riferimento a ‘uomini’ e ‘donne’ ma usa l’espressione ‘cittadini’. Una modalità che preoccupa le attiviste, le quali sottolineano che per molti uomini afgani le donne non sono ‘cittadine’ né tanto meno hanno ‘diritti di cittadinanza’. La costituzione, infatti, non afferma esplicitamente l’uguaglianza tra uomini e donne. Il testo, inoltre, non specifica il divieto di discriminazione per motivi legati al sesso, incluso il diritto alla salute e all’istruzione; diritti a cui le donne, semplicemente per il fatto di essere donne, erano di fatto escluse durante il regime talebano, con drammatiche conseguenze. Il documento si limita a invitare il governo a promuovere l’istruzione femminile. Le delegate aggiungono che la bozza in esame alla Loya Jirga non garantisce alle afgane neanche l’uguaglianza davanti alla legge, soprattutto in materia di diritto familiare; non vengono poi vietate altre pratiche tradizionali pericolose per le donne, come i matrimoni precoci e il delitto d’onore. L’impegno delle delegate a nome del 55 per cento della popolazione afgana, quella femminile, è di ottenere alla chiusura del Gran Consiglio, prevista per il 24 dicembre, una costituzione migliore di quella presentata all’esame.

Usa

Colombia

La Procura generale della Colombia ha rimosso cinque ufficiali e sottufficiali della fanteria della Marina militare, accusati di non aver fatto quanto era in loro potere per evitare il massacro di civili perpetrato dai paramilitari a Chengue, nel dipartimento settentrionale di Sucre, il 17 gennaio 2001. Secondo la Procura generale, il giorno antecendete la strage la Polizia civile aveva avvertito i militari della presenza dei paramilitari delle Auc (Autodifese unite della Colombia) che transitavano a bordo di alcuni camion in direzione di Toluvejo, nella regione dei Monti di María. Una volta ricevute le informazioni, Quiñones e Saavedra, allora comandanti del Quinto Battaglione, non ordinarono ai loro uomini di intervenire per scongiuare il pericolo di un attacco contro la popolazione civile di Chengue. In base alla ricostruzione dei fatti riportata da alcuni testimoni, il 17 gennaio 2001 una cinquantina di ‘paras’ fece irruzione a Chengue e cominciò a prelevare, casa per casa, decine di abitanti. I civili furono riuniti in due gruppi nella piazza principale del villaggio e vennero massacrati con machete e lanci di pietre. Al termine dell’eccidio in terra giacevano i corpi di 24 persone; altre due furono rinvenute in una fossa clandestina. Prima di allontanarsi i paramilitari diedero fuoco all’intero villaggio. Secondo un’inchiesta condotta dal ‘Washington Post’ l’esercito regolare avrebbe partecipato direttamente alla strage trasportando i paramilitari fino al centro abitato e inscenando una finta battaglia attorno al villaggio per copnsentire alle Auc di agire indisturbate.

Brasile- Onu

Il Brasile ha offerto all'Argentina di far parte della sua delegazione che dal primo gennaio 2004 avrà per due anni un seggio di rappresentante non permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. In un comunicato, il ministero degli esteri brasiliano ha confermato l'accettazione della proposta da parte di Buenos Aires, definendola 'storica'. "Le delegazioni dei due paesi all’Onu - dice ancora la nota - discuteranno le modalità di questa partecipazione, in permanente contatto con il segretariato generale delle Nazioni Unite". Fin dall'inizio della sua presidenza, il brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha cercato appoggio in America latina per la candidatura del suo Paese ad un seggio permanente all'Onu incontrando pero' resistenze da parte di Argentina e Messico che preferirebbero un seggio a rotazione per l'America Latina.