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IRAQ

La giornata di ieri è stata una delle più cruente del cosiddetto “dopoguerra” in Iraq: non soltanto per il numero complessivo di vittime e feriti in manifestazioni, scontri e attentati che hanno avuto per teatro quasi tutto il paese, ma soprattutto per l’impressione complessiva di guerriglia ormai dilagante e crescente. Il New York Times di oggi definisce l’accaduto un’ “insurrezione coordinata della milizia sciita contro l’occupazione guidata dagli americani. Fonti mediche nella capitale irachena hanno affermato che sarebbero almeno novanta gli iracheni rimasti uccisi negli scontri avvenuti la scorsa notte fra soldati della coalizione e miliziani sciiti nel grande quartiere sciita di Sadr city a Baghdad, fra i morti vi sono anche dei bambini. Forse 9 i militari delle forze di occupazione e decine i feriti. I disordini a Sadr city sono scoppiati al termine di una giornata di scontri in varie localita' dell'Iraq fra i miliziani sciiti fedeli al predicatore Moqtada Sadr e le forze della coalizione.

Intanto - Il Grande Ayatollah Ali Al Sistani massima autorita' religiosa degli sciiti iracheni, ha lanciato un appello alla calma. L'ayatollah ha esortato i manifestanti a mantenere la calma e il sangue freddo e a lasciare che i problemi vengano risolti tramite il negoziato, ha indicato fonti a lui vicine nella citta' santa sciita di Nayaf, aggiungendo che l'ayatollah chiede anche di non rispondere alle forze di occupazione in caso d'aggressione. L'appello di Sistani, si apprende oggi, e' giunto ieri sera al termine di una giornata di gravi scontri in diverse localita' del centro sud dell'Iraq fra i miliziani sciiti di Moqtada Sadr e le forze della coalizione. Il Grande Ayatollah, che vive a Nayaf, si mostra raramente in pubblico e i suoi editti religiosi vengono resi noti dalle persone a lui vicine. Tuttavia gode di una forte influenza sugli sciiti iracheni.

Invece questa mattina la situazione e' di nuovo precipitata a Bassora nel sud, gia' teatro ieri di scontri armati: decine di seguaci del leader radicale sciita Moqtada Sadr all'alba di oggi hanno preso d'assalto il governatorato locale, occupandolo. Lo hanno riferito fonti giornalistiche presenti sul posto, secondo cui dopo aver conquistato gli uffici del governatore i miliziani sciiti hanno issato sopra il tetto dell'edificio una bandiera verde, simbolo dell'Islam. Bassora, seconda citta' del Paese, l'unica con uno sbocco portuale, fino a tempi recenti era rilasta relativamente estranea al clima di tensione che sta dilagando ovunque, ma ormai anch'essa e' precipitata nell'instabilita': negli ultimi giorni si erano infatti susseguiti disordini nei quali erano rimasti coinvolti i soldati britannici, cui spetta il controllo dell'area.

IRAQ: SOLDATO USA UCCISO IN ATTENTATO AL NORD IRAQ: CHIUSA AUTOSTRADA TRA BAGHDAD E GIORDANIA

INDONESIA

Per la seconda volta dalla caduta del dittatore Suharto nel 1998, gli indonesiani si recano oggi alle urne: gli oltre 146 milioni di cittadini del Paese musulmano più popoloso del mondo votano per eleggere 550 parlamentari e per i responsabili di amministrazioni locali. Data la vastità dell’arcipelago indonesiano, formato da 13.700 isole, le operazioni di voto saranno particolarmente lunghe e complicate, e per avere i risultati definitivi occorrerà attendere diversi giorni. Per il momento, gli ultimi sondaggi elettorali danno vincente il Golkar, partito dell’ex-dittatore Suharto, protagonista di un trentennio di strapotere. L’istituto di sondaggi ‘Indonesia’ ha calcolato che il Golkar potrebbe ottenere il 23,2 per cento dei voti, mentre il movimento dell’attuale presidente Megawati Sukarnoputri, il Pdi-P (Partito della battaglia per l’Indonesia democratica) non supererebbe il 17,5 per cento.

SRY LANKA

I risultati elettorali ufficiali e definitivi diffusi ieri dalla Commissione elettorale hanno confermato che l’‘Alleanza della libertà del popolo unito’ (Upfa) - coalizione di Chandrika Kumaratunga, presidente dello Sri Lanka - ha vinto le elezioni legislative svoltesi il 2 aprile scorso senza però conquistare la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento. L'Upfa, coalizione d’opposizione costituita dallo schieramento della Kumaratunga, dal movimento marxista e da due partiti minori, ha ottenuto 105 seggi su un totale di 225; il ‘Partito nazionale unito’ (Unp) del primo ministro Ranil Wickremesinghe, diretto rivale della presidente, ne ha ottenuti 82. All’‘Alleanza nazionale tamil’ - partito moderato che questa volta ha avuto il sostegno degli estremisti delle ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte), protagonisti di una ventennale guerriglia – sono andati 22 seggi. Al quarto posto Jhu, ovvero il Partito dei monaci buddisti, con nove rappresentanti. Seguono il ‘Congresso musulmano dello Sri Lanka’, partito che rappresenta la minoranza islamica nel Paese, con cinque seggi; il ‘Partito democratico della patria tamil’ e il ‘Fronte popolare dell’entroterra’, ognuno con un seggio. In questo quadro diventano strategiche le alleanze che lo schieramento vincitore deciderà eventualmente di intrecciare con gli altri movimenti politici. Tra i più probabili candidati ad allearsi con i vincitori ci potrebbero essere i buddisti del Jhu. L’affluenza alle urne è stata piuttosto elevata: è andato a votare circa il 75 per cento degli aventi diritto. Le operazioni di voto si sono svolte in modo pacifico e non si sono registrati particolari episodi di violenza. Questo risultato probabilmente bloccherà le trattative volte a concedere l'indipendenza alla regione rivendicata dai Tamil. Difatti i ribelli, che si definiscono Tigri hanno oggi avvertito che riprenderanno i combattimenti se la loro richiesta di istituire uno Stato a sovranità Tamil nello Sri Lanka non sarà soddisfatta.