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IRAQ

SCONTRI A FALLUJA ALMENO 36 I CIVILI UCCISI = Continua ad aggravarsi il bilancio degli scontri di ieri e della notte a Falluja tra marines statunitensi e miliziani sunniti. Secondo fonti sanitarie, i civili rimasti uccisi a causa dei furiosi combattimenti ammontano ad almeno 36, compresi 25 travolti dal crollo di una casa distrutta, stando a quanto denunciato da fonti locali, proprio dagli americani: un loro elicottero d'assalto avrebbe infatto lanciato missili aria-terra contro l'edificio, provocandone l'abbattimento. Dentro vi sarebbero state quattro intere famiglie del posto che avevano cercato riparo; i cadaveri di alcune vittime giacerebbero tuttora sotto le macerie in cui l'abitazione e' stata ridotta. Dopo aver circondato e isolato Falluja, la citta' forse piu' instabile dell'intero Iraq, a una sessantina di chilometri a ovest di Baghdad, i marines ieri erano entrati in forze per fare una rappresaglia in risposta al linciaggio, risalente a mercoledi' scorso, di quattro civili americani dipendenti di una compagnia di servizi di sicurezza della North Carolina, che lavoravano come guardie private per la coalizione alleata. I soldati Usa, appoggiati da carri armati, veicoli anfibi e blindati leggeri 'Humvee', avevano incontrato una forte resistenza da parte della guerriglia, che li aveva bersagliati con sporadici colpi di mortaio. Durante l'operazione, iniziata verso le 13 ora irachena (le 15 in Italia), erano stati fatti anche una quindicina di prigionieri, tra cui un presunto combattente sudanese e uno palestinese. Un'auto dalla quale era stato fatto fuoco contro il colonnello John Toolan, comandante del Primo Reggimento dei Marines, era stata colpita e distrutta dal fuoco di un elicottero e i suoi occupanti erano morti.

INVECE A NASIRIYAH LA TREGUA REGGE - Dopo la tensione di ieri sfociata negli scontri a fuoco fra i militari italiani e la popolazione irachena e i seguaci di Muqtada al-Sadr, stamattina a Nasiriyah la "situazione sembra calma". Lo riferiscono fonti del contingente italiano nel capoluogo della provincia meridionale di Dhi Qar. La tregua è stata concordata dai capi tribù e gli sceicchi locali con la governatrice Barbara Contini e il generale Gianmarco Chiarini, comandante della Joint Task Force-Iraq. Gli italiani parlano di "stabilità", dopo gli ordinari sopralluoghi che hanno svolto durante la notte nelle vie cittadine. Nelle violenze di ieri, sono rimasti feriti undici bersaglieri e ci sono stati 15 morti iracheni (fra cui due bambini e una donna); i rivoltosi sciiti avevano preso il controllo di alcune parti della città.

Intanto si contano i morti dei tre giorni di scontri, nel triangolo sunnita ma anche nelle città sciite del sud, almeno 136 iracheni e 30 soldati della coalizione hanno trovato la morte da domenica in Iraq. Si tratta dei combattimenti più violenti dalla caduta dell'ex presidente iracheno Saddam Hussein, l'anno scorso.

Da parte sua il segretario di Stato americano Colin Powell ha messo in guardia ieri il senatore democratico del Massachusetts Edward M. Kennedy, consigliandogli di essere più prudente nelle sue critiche all'azione americana in Iraq. Edward Kennedy ha definito il conflitto in Iraq "il Vietnam di George W. Bush", suscitando un avvertimento da parte di Powell. Kennedy "dovrebbe essere un po' più riservato e prudente nelle sue dichiarazioni perche' noi siamo in guerra" ha dichiarato Powell alla radio Fox News. Il segretario di Stato ha riconosciuto che discutere sulla guerra in Iraq è corretto e rientra nelle regole della democrazia americana. Ma "è anche il momento di unire la nazione dietro la sfida alla quale facciamo fronte in Iraq e in Afghanistan.

Dice la sua anche il generale Cabigiosu.E' chiaro come nel paese manchi una leadership e come se ne senta il bisogno: una debolezza facile da sfruttare, rileva Cabigiosu, che non vede un'alleanza in atto fra i vari gruppi, ma focolai diversi di rivolta. Siamo nel campo delle sommosse -spiega-, sobillate si', ma non dirette secondo un unico disegno. In ogni caso, sottolinea il generale, si rischia il caos. Occorre che emergano capi iracheni. Questa missione e' diversa da tutte le altre -dice Cabigiosu- Sono stato nei Balcani come comandante delle forze Nato in Kosovo, lo dico per esperienza. C'e' qualche analogia invece con la Somalia, con l'Afghanistan. Ma sono esperienze preziose che ci hanno dato modo di presentarci in Iraq ben preparati, a tutti i livelli. E ne abbiamo bisogno, dobbiamo essere pronti ad affrontare altri momenti difficili.

Nonostante il peggioramento delle condizioni di sicurezza in Iraq e la recente ondata di rivolte tra gli estremisti sciiti, la Corea del sud conferma l'impegno di inviare quanto prima un contingente di circa 3.600 soldati, di cui oltre la meta' unita' combattenti, in aggiunta ai 600 medici militari e tecnici del genio dislocati dal maggio scorso a Nassiriya. Lo ha detto stamani il ministro degli esteri sudcoreano Ban Kim Moon, all'indomani del rapimento e della successiva liberazione di due civili sudcoreani a Nassiriya

INDONESIA

ELEZIONI, IN VANTAGGIO PARTITO EX DITTATORE SUHARTO Al Golkar il 23,97%, al partito di Megawati il 16,94% Giacarta, 7 apr. (Ap) - I primi risultati delle elezioni legislative indonesiane mostrano in vantaggio il partito Golkar dell'ex dittatore Suharto, seguito dal partito della presidente Megawati Sukarnoputri. I dati ufficiali dello scrutinio delle elezioni svoltesi lunedì vedono in testa con il 23,97% il partito Golkar, mentre il Partito Democratico della Lotta, della presidente Megawati Sukarnoputri, ha conquistato finora il 16,94%. I risultati ufficiali si avranno comunque il 28 aprile, a causa della vastità del territorio indonesiano e della complessità della macchina elettorale