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GR 19.30

IRAQ

Il leader locale della minoranza turcomanna assassinato a Kirkuk, nel nord dell’Iraq; un’autobomba a Baghdad che ha provocato cinque feriti di cui uno grave; una granata caduta all’interno del mausoleo dell’Imam Alì nella città santa sciita di Najaf, con 10 feriti alla quale sono seguiti scontri che hanno provocato 7 morti e 45 feriti: è quanto accaduto in Iraq nelle ultime ore. Ahmad Shebani, rappresentante di Sadr nella moschea, ha affermato che a cadere sono stati cinque o sei missili. Il capo aggiunto delle operazioni militari della coalizione, il generale Mark Kimmit, ha smentito attacchi delle truppe americane contro luoghi sacri a Najaf e la notizia secondo cui il colpo di mortaio che ha colpito l'ingresso della moschea sarebbe stato lanciato dall'esercito statunitense.

Reazioni caute alla proposta di risoluzione ONU di Usa e Gran Bretagna

A livello internazionale si discute della nuova bozza di risoluzione presentata ieri da Stati Uniti e Gran Bretagna. Il documento, che verrà discusso e sottoposto al Consiglio di sicurezza dell’Onu, prevede entro il 30 giugno il passaggio dei poteri al nuovo governo transitorio iracheno (composto da 26 ministri, definiti entro la prossima settimana dall’inviato di Annan, Lakhdar Brahimi) e l’organizzazione di elezioni entro il 31 gennaio 2005; le truppe della coalizione internazionale dovrebbero comunque restare almeno fino alla metà dell’anno prossimo, data nella quale il loro mandato sarà riesaminato. L'ingresso nel Paese di una forza multinazionale che sarebbe comunque guidata dagli Stati Uniti. Gli USA pretenderebbero anche l’immunità dei propri soldati per tutto il tempo in cui opereranno in Iraq, dunque anche dopo il 30 giugno. Per quanto riguarda la gestione del petrolio, di cui l’Iraq è ricchissimo, è previsto che una volta sciolta la ‘Cpa’ – l’Autorità provvisoria guidata dal proconsole degli Usa a Baghdad, Paul Bremer – i finanziamenti del Fondo per lo sviluppo dell’Iraq saranno gestiti dal nuovo esecutivo attraverso il bilancio. Nella bozza elaborata da Usa e Gran Bretagna il compito dell’Onu comprende l’assistenza al nuovo governo di Baghdad, la protezione dei diritti umani e la riforma del sistema legale. Diverse le reazioni: il capo della diplomazia francese, Michel Barnier sostiene che “vi sono molte domande senza risposta” nel documento di anglo-americano, mentre il presidente Jacques Chirac ha detto che il trasferimento della sovranità deve essere “reale” e non parziale; il ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer ha definito la bozza solo “una buona base sulla quale occorre ricercare consenso”, mentre Mosca ha caldeggiato il nuovo governo "legittimo" transitorio, cui sta lavorando Lakhdar Brahimi, l'inviato delle Nazioni Unite. La Cina – che insieme a Parigi, Londra, Mosca e Washington fa parte dei cinque membri permanenti dell’Onu con diritto di veto – per ora fa sapere che sta valutando la proposta di Bush e Blair. Quest’ultimo, stamani, ha detto che “il controllo finale politico” in Iraq spetterà al governo di transizione. La prima risposta dei ‘diretti interessati’ per ora è quella del ministro della Difesa dell’esecutivo provvisorio Allawi: parlando da Londra ha detto che le truppe straniere lasceranno il Paese tra mesi e non tra anni.

IRAQ: GRECIA, NO A INVIO TRUPPE, NEANCHE DOPO OLIMPIADI

Il governo conservatore greco non intende mandare truppe in Iraq: lo ha ribadito il portavoce dell'esecutivo Theodoros Roussopoulos, rispondendo a una domanda di un giornalista sulla possibilita' che Atene invii suoi militari una volta finite le Olimpiadi, che impegnano fortemente le forze armate elleniche nel settore della sicurezza antiterrorismo. "Non manderemo truppe in Iraq", ha affermato Roussopoulos, sottolineando che la Grecia partecipa gia' a diverse missioni di "peacekeeping".

Video su strage matrimonio

Ci sarebbe un video sulla festa di matrimonio finita in tragedia nel villaggio iracheno di Mogr el-Deeb per un attacco di elicotteri Usa, ma le immagini non fermano il momento esatto del bombardamento. Il vice comandante delle operazioni militari a Bagdad, il generale Mark Kimmit, sostiene che i suoi soldati hanno aperto il fuoco su guerriglieri. Mercoledì scorso, però, nel paese a pochi chilometri dal confine con la Siria, sotto i bombardamenti degli elicotteri Usa sono morte 40 persone, in gran parte donne e bambini. L'agenzia Associated Press ha ottenuto un video che mostra la festa nuziale in corso e l'arrivo della vettura della sposa, decorata con caratteristici nastri colorati. Ci sono poi altre immagini che mostrano i resti del ricevimento dopo l'attacco: Le fonti della difesa statunitense non cambiano la loro versione dei fatti: sostengono che si trattava di un assembramento di sospetti guerriglieri e i soldati.

Un viaggiatore neozelandese che le autorita'davano per disperso in Iraq e'stato tenuto prigioniero senza poter comunicare con nessuno, per tre mesi di interrogatori. Lo rivela oggi il New Zealand Herald, ricordando che Andreas Schafer, di 26 anni, era scomparso in marzo, facendo scattare le ricerche ad alto livello delle autorita' neozelandesi presso quelle Usa, che hanno ripetutamente negato di avere alcuna informazione sulla persona. Il quotidiano riferisce di aver contattato Schafer in Giordania, da dove ha raccontato a mezzo email come la polizia irachena lo avesse fermato all'inizio di marzo a Diwaniya, a sud di Baghdad, e consegnato ai militari Usa. Sono stato detenuto per tre mesi e interrogato da militari americani in diverse occasioni, spiega il giovane. Ogni volta che mi interrogavano dicevano che era la prima volta che avevano saputo della mia cattura, e che le indagini dovevano cominciare dall'inizio. Il giornale aggiunge che Schafer e'stato rilasciato solo dopo lþintervento del console britannico. Il giovane, esperto di computer, aveva lavorato in Afghanistan per organizzazioni non governative e aveva deciso di trasferirsi via terra in Iraq allþinizio di questþanno, per continuare lo stesso lavoro.L'ambasciata Usa a Wellington, che nega ogni conoscenza di Schafer, non ha voluto commentare sulle notizie riportate dal quotidiano.La situazione del neozelandese ricorda quella già denunciata dai familiari di Berg, lo statunitense decapitato nelle scorse settimane, che avevano denunciato la sua detenzione illegale da parte degli Usa prima del suo rapimento

Torture

Dopo Abu Ghraib, Guantanamo. Cinque sauditi detenuti nella base militare statunitense a Cuba hanno denunciato di aver subito torture. Lo ha sostenuto il loro avvocato, Kateb al-Shemmari, in alcune interviste telefoniche e via fax all'Associated Press. Le nuove rivelazioni seguono quelle di alcuni prigionieri britannici, in merito alle quali le autorità di Washington hanno sempre professato la loro innocenza. Il Comitato internazionale della Croce Rossa, l'unica struttura internazionale autorizzata a visitare i detenuti, ha annunciato che a fine mese ispezionerà la base e ascolterà le testimonianze dei detenuti. Il legale ha dichiarato che i cinque, rilasciati dalla struttura militare e rientrati in patria nel maggio 2003, "hanno confermato di aver patito torture e maltrattamenti quando furono reclusi per la prima volta in Afghanistan e in seguito durante gli interrogatori a Guantanamo". Al Shemmari ha affermato che il trattamento dei prigionieri è migliorato dopo la visita di una delegazione saudita. Secondo il legale, che non ha rivelato le identità degli autori della denuncia, lo scandalo di Abu Ghraib potrebbe aumentare le pressioni sull'amministrazione Usa per migliorare le condizioni e "trovare una soluzione legale per il destino dei detenuti di Guantanamo". Secondo le stime ufficiali delle autorità di Riyadh, dei circa 600 detenuti a Guantanamo 124 sono di nazionalità saudita.

MESSICO

Città del Messico: un'altra donna uccisa a Ciudad Juarez: dal '93 sono 400

Una giovane di 25 anni, la cui identità non è stata rivelata, è stata trovata ieri senza vita in un quartiere occidentale di Ciudad Juárez, città del Messico settentrionale. Lo riferiscono le autorità messicane, secondo le quali la donna avrebbe dapprima subito delle violenze fisiche per poi essere strangolata. Quello di ieri è il quarto omicidio di una giovane avvenuto nei primi cinque mesi dell’anno nella località del Messico settentrionale; dal 1993 un gruppo d’ignoti criminali si lascia alle spalle una lunga scia di sangue e paura: sono state almeno 400, secondo le organizzazioni che lottano per il rispetto dei diritti umani, le donne sequestrate e assassinate nella provincia del Messico settentrionale, 137 delle quali presentavano tracce di violenza sessuale e tortura, secondo Amnesty international (43 nel solo 2003, secondo Amnesty International), mentre il numero delle scomparse raggiunge quota 500. La maggior parte delle vittime, giovani e appartenenti a famiglie povere, era impiegata nelle ‘maquiladoras’, fabbriche che, con un altissimo livello di sfruttamento e salari miseri, producono beni destinati al mercato statunitense. Nella città messicana inoltre sono almeno 4.000 i casi ancora irrisolti, secondo la Commissione messicana per i diritti umani.

NUOVA ZELANDA

E' ormai scontro aperto fra il governo laburista della Nuova Zelanda e la minoranza maori, che si oppone al piano di nazionalizzazione della linea costiera, che le tribu' indigene rivendicano come propria. La minaccia alla popolare premier Helen Clark (nei giorni scorsi in visita in Italia, Ndr) viene ora da un nuovo partito maori che sta subito raccogliendo forti consensi, mettendo a rischio la sua stessa riconferma, nelle elezioni del prossimo anno. Co-fondatrice del Maori Party, la cui nascita e' stata celebrata domenica scorsa da 2.000 persone alla presenza di numerosi leader e capi clan di tutto il paese, e' l'ex sottosegretario agli affari indigeni Tariana Turia, che il mese scorso si e' dimessa dal partito laburista in protesta contro il disegno di legge governativo di nazionalizzazione delle spiagge. La nascita del partito maori e' il risultato di un malcontento crescente, che all'inizio di maggio si era manifestato in una marcia di protesta attraverso il paese, che ha infine raggiunto il parlamento di Wellington, dove oltre 20 mila persone hanno rivendicato i diritti territoriali tradizionali dei maori. Oggetto del malcontento e' il piano governativo di dichiarare territorio demaniale le spiagge ed il fondo marino, una misura che secondo il governo e' necessaria per proteggere il pubblico accesso alle spiagge, pur assicurando ai maori l'uso tradizionale delle loro aree ancestrali lungo la costa. Per i maori invece sarebbe una violazione del trattato di Waitangi del 1840 tra la corona britannica e i capi tribu' indigeni, che accordo' alla corona sovranita' sulla Nuova Zelanda, ma garantisce ai maori l'uso delle loro terre tradizionali e delle relative risorse . I maori, poco piu' di un ottavo della popolazione di quattro milioni, sono il gruppo piu' svantaggiato in termini di reddito, salute, istruzione e alloggio, e soffrono di un tasso sproporzionatamente alto di disoccupazione.

SUDAN

Il governo islamico di Khartoum e i ribelli secessionisti dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan hanno trovato un’intesa che apre la strada a un accordo finale per porre fine al più lungo conflitto in corso nel continente africano, iniziato nel 1983. L'annuncio dell'intesa finale, atteso ormai da mesi, e' stato dato oggi a Nairobi, in Kenya. Se formalmente non si puo' parlare di pace (c'e' ancora un passaggio legato alle norme di applicazione ed alle garanzie internazionali), almeno questo accordo dovrebbe essere risolutivo per quanto riguarda il conflitto tra il Nord -etnia araba, bianchi e musulmani- ed il Sud, nero ed animista o cristiano. Domani le due parti firmeranno una serie di protocolli. L’intesa non riguarda però il conflitto in Darfur, nel Sudan occidentale, dove secondo le Nazioni Unite è in corso un’emergenza umanitaria gravissima provocata dagli scontri scoppiati oltre un anno fa tra gruppi armati locali ed esercito governativo, che sostiene le milizie paramilitari arabe ‘Janjaweed’, accusate di pulizia etnica contro la popolazione nera africana della regione. Inoltre, più di 700 mila persone nel Darfur non possono accedere all'acqua potabile. Lo denuncia l'Unicef sottolineando che la grave crisi umanitaria nel Sudan coinvolge in particolare donne e bambini. L’accordo raggiunto oggi in Kenya risolve la disputa su tre aree – Abyei, Blue Nile meridionale e Monti Nuba, geograficamente nel nord ma da sempre legate al Sud – e sulla suddivisione del potere nel periodo del dopoguerra. La firma di domani dovrebbe portare alla successiva definizione di un cessate-il-fuoco e all’accordo globale – ripetutamente rinviato - per chiudere definitivamente un conflitto che in 21 anni ha ucciso oltre due milioni di sudanesi, in gran parte civili morti per fame e malattie, e ha costretto milioni di persone a fuggire dal Sud Sudan.

KUWAIT

Niente donne in show alla tv, lo ordina editto religioso

Le donne non potranno piu' partecipare come protagoniste a qualunque tipo di show musicale, incluso il discusso reality show libanese "Star Academy" messo in onda da un'emittente di Beirut. Lo stabilisce una fatwa (editto religioso) con potere di legge emesso ieri a Kuwait City. "I comportamenti non in sintonia con la legge coranica" recita la nota diffusa dal ministero "riguardano le donne che cantano rivolgendosi ad un uomo sconosciuto, quando c'è promiscuità dei sessi, quando le donne scoprono parti del loro corpo o fanno uso di parole o danze volgari". Il divieto si estende anche alla partecipazione in qualità di spettatori a questi concerti. La nota e' stata diffusa in risposta aun'intrerpellanza parlamentare rivolta dal deputato islamico Waleed al Tabtabai, il quale aveva organizzato una vasta campagna di sensibilizzazione per evitare che in Kuwait venisse realizzato uno spettacolo a cui avrebbero partecipato alcuni famosi personaggi della "Star Academy" libanese.

ITALIA:

Co.co.co: l'accordo di Telecom su Atesia

Entro i primi mesi del 2005 i 4350 co.co.co. di Atesia, il call center di Telecom cambieranno contratti di lavoro L'accordo è il risultato di un confronto tra azienda e organizzazioni sindacali confederali che si dicono soddisfatti poichè si è ristabilito un equilibrio in una azienda in cui ci solo 187 erano dipendenti e ben 4.350 co.co.co.. L'intesa è stata firmata all'alba delle scadenze degli attuali contratti di co.co.co previste per i mesi di giugno e luglio. Sentiamo una descrizione ed un commento da una compagna dei cobas telecom

Tecnologia

Continuano le iniziative di protesta contro il decreto Urbani sul peer to peer, varato dal Consiglio dei ministri a marzo e approvato dal Senato la scorsa settimana. E' iniziato ieri infatti un netstrike: un corteo telematico a suon di clic sulla stessa pagina web. "La metafora che meglio lo rappresenta - spiegano sul sito netstrike.it censurato nel '95 - e' quella di un consistente numero di persone che attraversano una strada su un passaggio pedonale, munite di cartelli e striscioni e che se il loro numero e' veramente consistente possono arrivare a bloccare il traffico per un determinato periodo di tempo. Questo e' successo oggi ai siti web del Governo, della Camera, del Senato, della Gazzetta ufficiale e della Siae che sono stati irraggiungibili per alcune ore. La protesta ha riguardato la legge 106/2004 che obbliga al deposito in biblioteca dei siti web e delle altre informazioni diffuse per via telematica, in particolare un articolo che precisa che "l'obbligo di deposito riguarda tutti "i documenti destinati all'uso pubblico e fruibili mediante la lettura, l'ascolto e la visione, qualunque sia il loro processo tecnico di produzione, di edizione o di diffusione". Una disposizione che sembra a tutti gli effetti comprendere, dunque, non solo i siti web ma anche le newsletter o le mailing list che diffondono informazioni al pubblico. Senza contare le altre modalità di diffusione dei contenuti, dal peer-to-peer allo streaming video, che internet mette a disposizione.

Microsoft paga

Microsoft ha pagato 12,75 milioni di dollari a Opera Software per evitare un'azione legale da parte della software house norvegese. Il gigante statunitense, infatti, era accusato di usare un codice che rendeva pessima la visualizzazione delle pagine web di Msn con alcune versioni del browser Opera. A quanto riferisce Cnet News.com, l'esistenza dell'accordo e' stata confermata da Opera, che pero' non ha fornito ulteriori dettagli e soprattutto non ha rivelato il nome dell'azienda coinvolta.

Vigili del Fuoco

Oggi, in occasione dell'apertura della discussione al Senato del ddl Pisanu concernente la delega al governo per la disciplina in materia di rapporto di impiego del personale dei Vigili del Fuoco, la RdB-Cub Vigili del Fuoco ha organizzato un sit-in davanti al senato. Ascoltiamo da un loro rappresentante le motivazioni della protesta. AUDIO

Condono

Via libera definitivo della Camera alla conversione in legge del decreto che proroga di 4 mesi, dal 31 marzo al 31 luglio, i termini del condono edilizio. Il provvedimento è stato approvato con i voti della Cdl. Tutto il centrosinistra ha votato contro. Il decreto proroga di 4 mesi, dal 31 marzo al 31 luglio 2004, il termine per la presentazione delle domande di regolarizzazione degli abusi edilizi e per il pagamento della prima rata. Il provvedimento proroga anche i termini per il pagamento della seconda e della terza rata. Il termine del 31 luglio si applica anche alle domande per l'acquisto dell'area del demanio su cui e' stata fatta una costruzione abusiva. Contro l'ipotesi di proroga del condopno si erano preonunciate a suo tempo le associazioni ambientaliste, che denunciano la sostanziale autorizzazione allo scempiopaesaggistico voluta dal governo.

Ambiente

Una decina di attivisti di Greenpeace hanno manifestato questa mattina davanti alla sede dell'Eni a Roma contro il progetto di trivellazioni nel Mare di Barents, che bagna la costa occidentale della Norvegia, ritenuto uno dei piu' grandi e incontaminati ecosistemi marini. I manifestanti hanno distribuito volantini che illustrano la ricchezza di biodiversità e la fragilità di quell'area. L'associazione ambientalista ricorda che nel Mare di Barents, le freddi correnti artiche, ricche di nutrimento, incontrano le tiepide correnti meridionali, creando le condizioni ideali per la crescita del plancton, che Š la base di una catena alimentare estremamente produttiva. Le più importanti specie marine commerciali si riproducono qui, creando la base per i maggiori bacini di pesca in Europa, oltre a numerose e rare specie di uccelli che si cibano e si riproducono nella stessa area. All' Eni, unica azienda straniera, è stata assegnata una licenza di trivellazione per l’area Goliath a largo di Gjesværstappan nel Mare di Barents. La trivellazione potrebbe iniziare a settembre del prossimo anno, proprio dopo il periodo riproduttivo dei pesci, in un'area vicina alla principale zona di riproduzione del merluzzo.

Rifiuti

Napoli: Pianura ancora in rivolta

Riesplode la rabbia delle donne napoletane per l'emergenza rifiuti. Alcune di loro, nel quartiere periferico di Pianura, hanno incendiato oggi dei cassonetti per protestare contro la massiccia presenza di immondizia per strada. Una situazione che con i primi caldi diventa insostenibile. Per lo stesso motivo altre donne, circa una trentina, hanno organizzato anche un blocco stradale in via Vicinale ai Monti. Nei giorni scorsi c'erano state molte chiamate per cassonetti mandati a fuoco in diverse zone del capoluogo campano, al centro come in periferia, ma anche in alcuni paesi dell'area vesuviana.

Tra l'altro Pianura - dove sono riprese oggi le proteste - è il quartiere di Napoli nel quale l'amministrazione comunale ha localizzato un sito di imballaggio per la spazzatura, che qui viene "imbustata" e spedita in treno in Germania.

Intanto la Guardia di finanza ha sequestrato nel Napoletano un'altra discarica abusiva, realizzata in una cava dismessa. Veniva utilizzata principalmente come sito di stoccaggio di materiale di risulta derivato dalla edificazione di costruzioni abusive e si trova nel territorio compreso tra i comuni di Pomigliano d'Arco e Sant'Anastasia. Si estende su un territorio di oltre 40 mila metri quadrati.

G.R. 13

IRAQ

Il leader sciita Moqtada Sadr, accolto da una folla inneggiante, si e' recato oggi nella moschea dell'Imam Ali a Najaf dopo che questa era stata colpita oggi da uno o piu' colpi di mortaio, per verificare i danni. Gli uomini di Sadr accusano gli statunitensi parlando di dieci persone che sono rimaste ferite. Testimoni confermano che una porta della moschea e' stata danneggiata ma parlano di soli tre feriti, nessuno dei quali sarebbe grave. Ahmad Shebani, rappresentante di Sadr nella moschea, ha affermato che a cadere sono stati cinque o sei missili. I militari americani non hanno rilasciato dichiarazioni a proposito. All'inizio del mese, la stessa moschea della citta' santa sciita era gia' stata danneggiata durante i combattimenti tra soldati Usa e uomini di Sadr, il quale e' asserragliato a Najaf e che gli americani dicono di voler prendere, vivo o morto. In quella occasione, soldati Usa e miliziani di Sadr si rimpallarono l'accusa di aver colpito il luogo sacro E sono almeno cinque i feriti a causa dell'esplosione di un'auto-bomba avvenuta in mattinata a Baghdad, all'esterno dell'hotel 'Karma', di proprieta' di stranieri e situato nei pressi dell'ambasciata d'Australia, che si trova proprio di fonte all'albergo, nel centrale quartiere di Jadriyah. Tutte le vittime sono iracheni, compreso un bambino di 11 o 12 anni che versa adesso in condizioni disperate. Lo ha riferito un portavoce militare americano, colonnello Mike Murray, il quale non ha escluso che possa essersi trattato di un attacco suicida. Secondo la polizia irachena, vero obiettivo dell'attacco dinamitado sarebbe comunque stata la rappresentanza diplomatica di Canberra, uno dei cui esponenti di rango piu' elevato sembra alloggi nell'albergo; a poca distanza sorge inoltre un posto di blocco eretto dai soldati australiani. Fonti della stessa legazione hanno comunque respinto l'ipotesi di essere stati presi specificamente di mira.

Risoluzione Onu

Secondo il ministro degli Esteri francese, Michel Barnier, la risoluzione sull'Iraq in discussione al Consiglio di sicurezza dell'Onu va migliorata. Il ministro francese ne ha parlato questa mattina dopo un incontro a Parigi con Javier Solana, alto rappresentante Ue per la politica Estera. "Si tratta di una bozza che dovrebbe essere discussa e migliorata" ha detto Michel Barnier. Il ministro degli Esteri francese ha spiegato che la bozza di risoluzione non è "da prendere o da lasciare" e va resa "credibile". Barnier ha assicurato che l'approccio del suo paese è costruttivo: "vogliamo essere utili per uscire da questa tragedia, speriamo che stavolta ci ascolteranno". Anche la Cina, altro paese con diritto di veto, ha dichiarato che la bozza è solo una base su cui lavorare, e che l'obiettivo resta la completa e non parziale sovranità agli iracheni

Un viaggiatore neozelandese che le autorita'davano per disperso in Iraq e'stato tenuto prigioniero senza poter comunicare con nessuno, per tre mesi di interrogatori. Lo rivela oggi il New Zealand Herald, ricordando che Andreas Schafer, di 26 anni, era scomparso in marzo, facendo scattare le ricerche ad alto livello delle autorita' neozelandesi presso quelle Usa, che hanno ripetutamente negato di avere alcuna informazione sulla persona. Il quotidiano riferisce di aver contattato Schafer in Giordania, da dove ha raccontato a mezzo email come la polizia irachena lo avesse fermato all'inizio di marzo a Diwaniya, a sud di Baghdad, e consegnato ai militari Usa. Sono stato detenuto per tre mesi e interrogato da militari americani in diverse occasioni, spiega il giovane. Ogni volta che mi interrogavano dicevano che era la prima volta che avevano saputo della mia cattura, e che le indagini dovevano cominciare dall'inizio. Il giornale aggiunge che Schafer e'stato rilasciato solo dopo lþintervento del console britannico. Il giovane, esperto di computer, aveva lavorato in Afghanistan per organizzazioni non governative e aveva deciso di trasferirsi via terra in Iraq allþinizio di questþanno, per continuare lo stesso lavoro.L'ambasciata Usa a Wellington, che nega ogni conoscenza di Schafer, non ha voluto commentare sulle notizie riportate dal quotidiano.La situazione del neozelandese ricorda quella già denunciata dai familiari di Berg, lo statunitense decapitato nelle scorse settimane, che avevano denunciato la sua detenzione illegale da parte degli Usa prima del suo rapimento

Torture

Dopo Abu Ghraib, Guantanamo. Cinque sauditi detenuti nella base militare statunitense a Cuba hanno denunciato di aver subito torture. Lo ha sostenuto il loro avvocato, Kateb al-Shemmari, in alcune interviste telefoniche e via fax all'Associated Press. Le nuove rivelazioni seguono quelle di alcuni prigionieri britannici, in merito alle quali le autorità di Washington hanno sempre professato la loro innocenza. Il Comitato internazionale della Croce Rossa, l'unica struttura internazionale autorizzata a visitare i detenuti, ha annunciato che a fine mese ispezionerà la base e ascolterà le testimonianze dei detenuti. Il legale ha dichiarato che i cinque, rilasciati dalla struttura militare e rientrati in patria nel maggio 2003, "hanno confermato di aver patito torture e maltrattamenti quando furono reclusi per la prima volta in Afghanistan e in seguito durante gli interrogatori a Guantanamo". Al Shemmari ha affermato che il trattamento dei prigionieri è migliorato dopo la visita di una delegazione saudita. Secondo il legale, che non ha rivelato le identità degli autori della denuncia, lo scandalo di Abu Ghraib potrebbe aumentare le pressioni sull'amministrazione Usa per migliorare le condizioni e "trovare una soluzione legale per il destino dei detenuti di Guantanamo". Secondo le stime ufficiali delle autorità di Riyadh, dei circa 600 detenuti a Guantanamo 124 sono di nazionalità saudita.

IRAN

L'associazione dei giornalisti iraniani ha espresso grave preoccupazione per le condizioni di salute di Ensafali Hedayat, un giornalista in carcere che sta facendo lo sciopero della fame dopo essere stato condannato a 18 mesi di reclusione. In un comunicato pubblicato oggi dal quotidiano Vaqaieh Ettefaqieh, l'associazione chiede all'apparato giudiziario di potere incontrare Hedayat in carcere per sincerarsi delle sue condizioni. Sono una dozzina i giornalisti in carcere in Iran, dove negli ultimi quattro anni la magistratura ha ordinato la chiusura di decine di quotidiani e riviste, quasi tutte pro-riformiste e pro-democratiche. Ensafali Hedayat, che ha 51 anni, e' stato riconosciuto colpevole di insulti contro i dirigenti del Paese e propaganda contro il sistema islamico. Il giornalista e' in carcere dal 16 gennaio, quando fu arrestato al ritorno dalla Germania, dove aveva preso parte a una conferenza dei Repubblicani iraniani, un gruppo dissidente. Preoccupazione e' stata espressa anche dall'organizzazione Reporters sans frontieres per le condizioni di Hedayat, oltre che per quelle di un anziano giornalista, Siamak Pourzand, di 75 anni, che sta scontando una pena a otto anni di reclusione per atti contro la sicurezza nazionale e contatti con esponenti monarchici e controrivoluzionari. Pourzand, che per mesi e' rimasto paralizzato a causa di problemi alla colonna vertebrale, e' ora in ospedale, dove e' stato sottoposto a un intervento chirurgico

NUOVA ZELANDA

E' ormai scontro aperto fra il governo laburista della Nuova Zelanda e la minoranza maori, che si oppone al piano di nazionalizzazione della linea costiera, che le tribu' indigene rivendicano come propria. La minaccia alla popolare premier Helen Clark (nei giorni scorsi in visita in Italia, Ndr) viene ora da un nuovo partito maori che sta subito raccogliendo forti consensi, mettendo a rischio la sua stessa riconferma, nelle elezioni del prossimo anno. Co-fondatrice del Maori Party þ la cui nascita e' stata celebrata domenica scorsa da 2.000 persone alla presenza di numerosi leader e capi clan di tutto il paese þ e' l'ex sottosegretario agli affari indigeni Tariana Turia, che il mese scorso si e' dimessa dal partito laburista in protesta contro il disegno di legge governativo di nazionalizzazione delle spiagge. La nascita del partito maori e' il risultato di un malcontento crescente, che all'inizio di maggio si era manifestato in una marcia di protesta attraverso il paese, che ha infine raggiunto il parlamento di Wellington, dove oltre 20 mila persone hanno rivendicato i diritti territoriali tradizionali dei maori. Oggetto del malcontento e' il piano governativo di dichiarare territorio demaniale le spiagge ed il fondo marino, una misura che secondo il governo e' necessaria per proteggere il pubblico accesso alle spiagge, pur assicurano ai maori l'uso tradizionale delle loro aree ancestrali lungo la costa. Per i maori invece sarebbe una violazione del trattato di Waitangi del 1840 tra la corona britannica e i capi tribu' indigeni, che accordo' alla corona sovranita' sulla Nuova Zelanda, ma garantisce ai maori l'uso delle loro terre tradizionali e delle relative risorse . I maori, poco piu' di un ottavo della popolazione di quattro milioni, sono il gruppo piu' svantaggiato in termini di reddito, salute, istruzione e alloggio, e soffrono di un tasso sproporzionatamente alto di disoccupazione

SUDAN

Il governo islamico di Khartoum e i ribelli secessionisti dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan hanno trovato un’intesa che apre la strada a un accordo finale per porre fine al più lungo conflitto in corso nel continente africano, iniziato nel 1983. Domani le due parti firmeranno una serie di protocolli. L’intesa non riguarda il conflitto in Darfur, nel Sudan occidentale, dove secondo le Nazioni Unite è in corso un’emergenza umanitaria gravissima provocata dagli scontri scoppiati oltre un anno fa tra gruppi armati locali ed esercito governativo, che sostiene le milizie paramilitari arabe ‘Janjaweed’, accusate di pulizia etnica contro la popolazione nera africana della regione. L’accordo raggiunto oggi in Kenya risolve la disputa su tre aree – Abyei, Blue Nile meridionale e Monti Nuba, geograficamente nel nord ma da sempre legate al Sud – e sulla suddivisione del potere nel periodo del dopoguerra. La firma di domani dovrebbe portare alla successiva definizione di un cessate-il-fuoco e all’accordo globale – ripetutamente rinviato - per chiudere definitivamente un conflitto che in 21 anni ha ucciso oltre due milioni di sudanesi, in gran parte civili morti per fame e malattie, e ha costretto milioni di persone a fuggire dal Sud Sudan.

INDONESIA

È di un morto e almeno 16 feriti, di cui due in cojndizioni gravi, il bilancio dell’esplosione di una bomba fatta deflagrare da sconosciuti nel mercato cristiano di Batumeja, nella capitale delle Molucche, Ambon, distante circa 2.400 chilometri a est di Giakarta. Lo riferiscono fonti internazionali, precisando che la vittima, gravemente ferita, si sarebbe spenta durante il trasporto in ospedale. Questo nuovo episodio di violenza va ad aggiungersi ai cinque cristiani feriti domenica scorsa dall’esplosione di due bombe, e agli attentati che il mese scorso hanno fatto registrare 38 morti. Secondo la polizia locale, scopo degli autori è creare tensione sociale così da favorire l’esplosione di un nuovo bagno di sangue, come quello che tra il 1999 e il 2002 ha provocato circa 5.000 morti in questa regione in seguito agli scontri tra i separatisti cristiani e i musulmani

Perù

Sono state convocate per il prossimo 17 ottobre le elezioni amministrative a Llave, citta' in cui, il 27 aprile era stato linciato pubblicamente il sindaco Cirilo Robles Callomamani. Fino a quella data, Llave sara' amministrata da un governo transitorio di cui ancora non si conosce la composizione. Continuano, intanto, gli scontri nel piccolo municipio, zona in cui un piccolo gruppo di natcotrafficanti e contrabbandieri continua ad agitare la popolazione; negli ultimi giorni, centinaia di indigeni hanno bloccato strade e ci sono stai scontri tra la polizia e i manifestanti. Il presidente Alejandro Toledo ha annunciato che rafforzera' la presenza militare a Llave.

Condono

Via libera definitivo della Camera alla conversione in legge del decreto che proroga di 4 mesi, dal 31 marzo al 31 luglio, i termini del condono edilizio. Il provvedimento è stato approvato con i voti della Cdl. Tutto il centrosinistra ha votato contro.Ha votato contro tutto il centrosinistra. Il decreto proroga di 4 mesi, dal 31 marzo al 31 luglio 2004, il termine per la presentazione delle domande di regolarizzazione degli abusi edilizi e per il pagamento della prima rata. Il provvedimento proroga anche i termini per il pagamento della seconda e della terza rata che slittano rispettivamente di 3 e 2 mesi. Per la seconda rata dal 30 giugno al 30 settembre. Per la terza rata dal 30 settembre al 30 novembre. Il termine del 31 luglio si applica anche alle domande per l'acquisto dell'area del demanio su cui e' stata fatta una costruzione abusiva. Contro l'ipotesi di proroga del condopno si erano preonunciate a suo tempo le associazioni ambientaliste, che denunciano la sostanziale autorizzazione allo scempiopaesaggistico voluta dal governo.

Tecnologia

Si ridiscute il decreto Urbani sull'utilizzo di Internet. E' quanto emerge dal comunicato rilasciato ieri dal Ministero che prevede l'istituzione di una commissione per valutare l'adeguamento della legge Nella nota, il ministero all'Innovazione sembra riconoscere il fatto che si sia agito senza adeguata preparazione, pur ammettendolo solo in modo implicito, affermando che "gli aspetti problematici" evidenziati in Parlamento "nascono dal fatto che sono stati affrontati i temi della protezione dei prodotti digitali dell'ingegno, un settore in costante evoluzione tecnologica, tenendo anche conto dell'esigenza di garantire un'adeguata armonizzazione della legislazione italiana con quella europea". "Ai lavori della Commissione interministeriale - conclude la nota del Ministero - saranno chiamati a dare il loro contributo i rappresentanti degli operatori e delle imprese di settore, delle associazioni rappresentative degli autori e dei consumatori, nonché delle Amministrazioni pubbliche centrali e locali". Proprio oggi era stato lanciato uno "sciopero" sul net per protestare contro la Legge Urbani

Ambiente

Una decina di attivisti di Greenpeace hanno manifestato questa mattina davanti alla sede dell'Eni a Roma contro il progetto di trivellazioni nel Mare di Barents, che bagna la costa occidentale della Norvegia, ritenuto uno dei piu' grandi e incontaminati ecosistemi marini. I manifestanti hanno distribuito volantini che illustrano la ricchezza di biodiversità e la fr`gilit… di quell'area. L'associazione ambientalista ricorda che nel Mare di Barents, le freddi correnti artiche, ricche di nutrimento, incontrano le tiepide correnti meridionali, creando le condizioni ideali per la crescita del plancton, che Š la base di una catena alimentare estremamente produttiva. Le pi— importanti specie marine commerciali si riproducono qui, creando la base per i maggiori bacini di pesca in Europa. All' Eni, secondo quanto riferito dagli ambientalisti, sarebbe stata assegnata una licenza di trivellazione per l'area Goliath a largo di Gjesv‘rstappan. La trivellazione potrebbe iniziare a settembre 2005, proprio dopo il periodo riproduttivo dei pesci, in un'area vicina alla principale zona di riproduzione del merluzzo.

Rifiuti

Alcuni cassonetti sono stati incendiati per protestare contro la massiccia presenza di rifiuti in strada, da un gruppo di donne abitanti nel quartiere periferico di Pianura. Una trentina di donne hanno anche inscenato un blocco stradale in via Vicinale ai Monti. La protesta sarebbe scaturita dalla enorme quantita' di immondizia non raccolta nella zona. Pianura e' il quartiare dove l'Amministrazione comunale di Napoli ha localizzato un sito di imballaggio per la spedizione in Germania, via treno, della spazzatura. Sul luogo del sit-in si e' recata la polizia

G.R. 9.30

IRAQ

Almeno nove iracheni sono morti e altri 19 sono rimasti feriti negli scontri a Najaf e Kufa tra l'esercito al Mahdi del leader sciita Muqtada al Sadr e le truppe americane. Secondo quanto riferiscono fonti ospedaliere, le vittime sarebbero perlopiù civili. A Najaf questa mattina sono state udite esplosioni e colpi d'arma da fuoco attorno a Piazza Rivoluzione del 1920 e al cimitero, già teatro nelle scorse settimane di violenti combattimenti. Secondo quanto riferito da un funzionario dell'ospedale generale Hakim, Seyed Kifah Shemal, sette persone sono morte e altre cinque sono rimaste ferite. A Kufa si sarebbe combattutto nella notte. Un infermiera dell'ospedale Forat al-Awsat, Riyadh Kadhem, ha riferito che due persone sono morte mentre altre 14 persone sono rimaste ferite. Non ci sono notizie di vittime tra le truppe americane

Un'esplosione ha distrutto questa mattina una macchina davanti ad un hotel nel centro di Baghdad. Secondo le prime notizie ci sarebbero vittime. La polizia ha già riferito di un bambino rimasto ferito. Le sirene stanno ancora suonando, mentre alcune ambulanze hanno raggiunto la zona della deflagrazione per i primi soccorsi. L'esplosione è avvenuta a circa 50 metri dall'hotel al Garmah, dove solitamente alloggiano giornalisti stranieri e ispettori delle Nazioni Unite per le armi di distruzione di massa irachene. Secondo quanto riferito dal quotidiano Le Monde nella sua edizione on line, nell'hotel risiede anche il rappresentante diplomatico dell'Australia. Altre macchine sono state danneggiate nell'esplosione nel distretto di Jadiriyah. Un portavoce della coalizione ha comunque riferito di non avere ancora informazioni sull'accaduto.Il vero obbiettivo dell'attenatato, dice il comando militare americano, era l'ambasciata australiana. Nell'attentato sono rimasti feriti cinque iracheni

Situazione di nuovo tesissima a Najaf, ove in mattinata si sono trasferiti i combattimenti tra truppe statunitensi e miliziani fedeli al giovane predicatore radicale sccita Moqtada al-Sadr, che erano divampati durante la notte nella vicina Kufa, a una decina di chilometri. Un colpo di mortaio si e' abbattuto al suolo a pochi metri soltanto dal mausoleo dell'Imam Ali, cugino e genero di Maometto nonche' considerato dagli adepti del culto sciita primo e legittimo successore del Profeta. si tratta del sito forse piu' sacro della citta' santa, e si trova per di piu' in pieno centro: non a caso risulta che l'esplosione del proietto abbia provocato il ferimento di almeno quattro persone. Lo hanno riferito fonti giornalistiche presenti sul posto, secondo cui forti esplosioni si sono udite provenire da circa un chilometro di distanza rispetto al mausoleo medesimo, mentre dall'intera zona si levavano alte verso il cielo colonne di denso fumo nero.

E' al minimo storico la pubblica approvazione della politica irachena del presidente Usa George W. Bush. Lo rivela l'ultimo sondaggio di Washington Post-ABC News dal quale emerge che solo il 40% degli americani vede con favore la gestione del dossier iracheno del capo della Casa Bianca, la percentuale più bassa da quando, il 20 marzo del 2003, aprì le ostilità contro l'Iraq. Secondo il Wp, questa ulteriore flessione è dovuta alla gestione della questione dello scandalo legato agli abusi dei prigionieri iracheni. Bush ad ogni modo perde punti su tutti i fronti. Sempre secondo il rilevamento, solo il 47% degli intervistati promuove l'operato generale del presidente a fronte di un 50% che lo boccia. Sulla scottante questione della permanenza delle truppe Usa in Iraq anche dopo il 30 giugno, il 58% degli americani sostiene di essere favorevole (-8 punti) contro il 40% che è per il ritiro dei soldati (+7 punti).

A poche settimane dall'insediamento del nuovo governo transitorio iracheno, gli Stati Uniti sembrano aver abbandonato l'ipotesi di disarmare e disperdere le decine di migliaia di miliziani privati presenti in Iraq, arruolati su base etnica e religiosa. Il peggioramento delle condizioni di sicurezza nel Paese - riferisce oggi il New York Times - sembrerebbe aver indotto i funzionari americani a cercare di collaborare con le milizie presenti a Fallujah, a Baghdad e in altre zone del Paese, ad eccezione delle città sante sciite di Najaf e Karbala, dove i soldati Usa continuano a combattere con i miliziani del leader Muqtada al Sadr. Un alto funzionario della coalizione ha riferito che sono in corso negoziati per arrivare a un accordo con le principali brigate di miliziani presenti nel Paese. Un'intesa che prevede il loro scioglimento e arruolamento nelle forze di sicurezza del Paese. Il funzionario ha poi precisato che gli Stati Uniti si sono detti fiduciosi di poter annunciare già questa settimana l'accordo. Ma non è chiaro se, a così poche settimane dalla transizione politica in programma a fine giugno, gli americani abbiano ancora il potere di disperdere le milizie

REPUBBLICA DOMINICANA

Hanno già causato oltre 40 morti le insolite quanto intense piogge che da due settimane si abbattono sulla Repubblica Dominicana: lo ha riferito il Centro operazioni di emergenza (Coe), avvertendo che la situazione, già gravissima, rischia di peggiorare. Le vittime sono state segnalate principalmente a Jimaní, centro alla frontiera con Haiti, 280 chilometri da Santo Domingo, dove lo straripamento di un fiume ha inondato case e campi coltivati. A San Francisco de Macoris due uomini sono stati trascinati via dalla furia delle acque e un pescatore è annegato a causa di una mareggiata sulla costa caraibica. Il bilancio fornito dal Coe parla di almeno 450 abitazioni distrutte e 14 villaggi rimasti isolati. Fonti locali contattate dalla MISNA spiegano che le massicce precipitazioni di questi giorni sono piuttosto insolite: nella Repubblica Dominicana, infatti, la stagione secca va da fine dicembre a fine marzo, quella ciclonica da giugno a novembre, mentre il resto dell'anno sono previsti brevi acquazzoni, anche tre o quattro al giorno, alternati dal sereno con il sole a picco

COLOMBIA

Undici contadini sono stati uccisi in Colombia da paramilitari di estrema destra dopo che uomini mascherati li avevano prelevati dalle loro case e detto che avevano collaborato con la guerriglia marxista. Lo ha reso noto l'esercito. Il massacro, in un villaggio vicino a Tame, nella provincia di Arauca, vicino al confine con il Venezuela, è avvenuto tra mercoledì e giovedì scorso. I paramilitari sono giunti nel villaggio assieme a uomini mascherati, che hanno segnalato le vittime designate.

LAVORO

Giustizia, oggi toghe in sciopero contro riforma L’associazione Nazionale Magistrati, che rappresenta il 90 per cento delle novemila toghe italiane, è ottimista: lo sciopero indetto per oggi contro la riforma dell’ordinamento giudiziario avrà sicuramente un'adesione superiore a quella di due anni fa quando incrociò le braccia oltre l’85 per cento dei magistrati.Le ragioni alla base dello sciopero possono essere riassunte nel fatto che il nuovo ordinamento non assicura un miglior funzionamento della giustizia e mette a rischio l'indipendenza dei magistrati; inoltre l'unico obiettivo della riforma sarebbe quello di rendere giudici e pubblici ministeri "più controllabili".Condividono le ragioni dello sciopero i consiglieri togati del Consiglio Superiore della Magistratura.