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=== G.R. ore 13.00 ===


IRAQ
IRAQ/ ESPLOSIONI A SAMAWAH, VICINO A BASI GIAPPONESE E OLANDESE Lo ha riferito l'agenzia Kyodo senza altri particolari Baghdad, 27 mag. (Ap) - Tre esplosioni sono state udite poco dopo mezzanotte nella città di Samawah, nell'Iraq meridionale, dove hanno la base le truppe olandesi e giapponesi. Lo riferisce l'agenzia giornalistica giapponese Kyodo. Nel dare la notizia da un dispaccio da Samawah, l'agenzia ha precisato di non avere altri particolari, ma ricorda che nella zona ci sono stati recentemente tiri di mortaio e altri attacchi, apparentemente diretti alle truppe olandesi e giapponesi presenti nella città.
IRAQ: RELIGIOSO NAJAF CONFERMA TREGUA FRA COALIZIONE E SADR (2) (ANSA-AFP-REUTERS) - NAJAF (IRAQ), 27 MAG - Un membro del Consiglio di governo iracheno, Muwaffak al Rubai, ha confermato oggi su media arabi che il capo estremista Moqtada Sadr ha accettato una tregua a Najaf sulla base di un piano in quattro punti, nel quale si prevede una parziale ritirata dei suoi uomini. Il piano, firmato dallo stesso leader radicale sciita, e' sotto forma di lettera indirizzata da Sadr ''ai fratelli membri del Beit Al-Scii'', un Consiglio di religiosi iracheni, ''per mettere fine alla tragica situazione della citta' santa di Najaf'' - ha aggiunto al Rubai, intervistato dalle Tv Al-Arabiya e Al-Jazira.
IRAQ: TREGUA, IL PIANO IN 4 PUNTI FIRMATO DA SADR A NAJAF (VEDI 'IRAQ: RELIGIOSO NAJAF CONFERMA ...' DELLE 7:25 CA) (ANSA-AFP-REUTERS) - NAJAF (IRAQ), 27 MAG - Il piano citato dall'esponente del Consiglio di governo iracheno Al Rubai, in forza del quale truppe della coalizione e miliziani sciiti si ritireranno da Najaf, si basa su questi quattro punti: 1- Fine dell'attivita' militare, restituzione degli edifici pubblici alle istituzioni governative, ritiro di tutti i combattenti dell'armata del Mahdi non originari della regione di Najaf, sospensione di eventuali procedimenti giudiziari contro di essi; 2- Permettere alla polizia e alle forze nazionali irachene di riprendere la citta', svolgere le loro funzioni e ristabilire sicurezza e ordine; 3- Ritiro delle forze di occupazione americane verso le loro basi, a eccezione di piccole unita' per la protezione del loro Quartier generale e del governatorato, compreso l'accesso a tali luoghi; 4- Tenere ampie discussioni con esponenti del Consiglio di religiosi sciiti Beit Al Scii sul futuro dell'esercito del Mahdi e sui dossier giudiziari, con impegno che nessuna misura sara' presa (contro Moqtada Sadr). Il leader radicale, ricercato dagli americani per l'assassinio - l'anno scorso - di un rivale politico, si era rifugiato a Najaf da circa due mesi.
La Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, ha proclamato per domani una giornata di lutto nella Repubblica islamica per i combattimenti avvenuti nei giorni scorsi nelle citta' sante sciite di Kerbala e Najaf, in Iraq, per i quali ha accusato gli Stati Uniti. Khamenei ha affermato in un messaggio, diffuso dall'agenzia Irna, che ''le nazioni musulmane e i governi islamici sono obbligati a manifestare la loro opposizione contro tali politiche ingiuste dell'oppressore''. Il messaggio e' stato scritto prima che si diffondessero le voci di una tregua tra le truppe americane e i miliziani dell' 'Esercito del Mehdi' del leader estremista sciita Moqtada al Sadr, da molte settimane asserragliate nei luoghi santi. La Guida iraniana ha paragonato le azioni delle forze americane in Iraq a quelle delle truppe israeliane nei territori palestinesi. ''Piu' brutali sono le loro politiche - ha affermato - e piu' devastante sara' la loro caduta''.
 IRAQ: USA, PERDITE AMERICANE SUPERANO LE 800 (ANSA) - WASHINGTON, 27 MAG - Con la morte di tre marines mercoledi', a ovest di Baghdad, le perdite americane, dall'inizio del conflitto in Iraq, hanno superato le 800 e sono, secondo calcoli ufficiosi, almeno 801: 586 i caduti, 215 le vittime di fuoco amico o incidenti. Le perdite della coalizione sono almeno 904, con le 103 di altri Paesi della coalizione, fra cui 18 italiani. Le cifre non tengono conto delle vittime civili, ostaggi o altro. In Afghanistan, il numero delle perdite americane e' di 122.

 IRAQ: TORTURE; PENTAGONO AMMETTE RAPPORTO INCOMPLETO SENATO (ANSA) - WASHINGTON, 27 MAG - Il Pentagono ha riconosciuto, mercoledi', di non avere dato ''per inavvertenza'' ai senatori della commissione difesa la copia completa del rapporto interno di 6.000 pagine sull'inchiesta dell'esercito sulla prigione degli abusi di soldati americani su detenuti iracheni, Abu Ghraib, nei pressi di Baghdad. Lawrence Di Rita, portavoce del Pentagono, citato da giornalisti presenti al suo briefing, ha detto che il Dipartimento della Difesa trasmettera' le pagine mancanti, circa 2.000. Il presidente della commissione, il senatore John Warner, ha informato i suoi colleghi, confermando la propria fiducia nella buona fede del Pentagono. Erano stati collaboratori di membri della commissione a segnalare la mancanza delle pagine.

PALESTINA
  M.O./ GAZA, INCURSIONE ISRAELIANA, DISTRUTTE TRE CASE Nella notte l'operazione vicino alla città di Deir el-Balah Gaza, 27 mag. (Ap) - Tre carri armati e un bulldozer israeliani sono entrati questa notte in un territorio palestinese all'esterno della città di Deir el-Balah, nella Striscia di Gaza, e hanno distrutto tre case palestinesi, secondo quanto riferiscono responsabili della sicurezza palestinese e testimoni. L'esercito israeliano ha dichiarato che si tratta di un'operazione in corso in una zona di attività dei militanti plaestinesi

GB; ARRESTO HAMZA, OGGI COMPARE IN TRIBUNALE (ANSA-AFP-REUTERS) - LONDRA, 27 MAG - L'imam estremista Abu Hamza al Masri, arrestato la notte scorsa a Londra nel quadro di una richiesta di estradizione degli Stati Uniti, dovra' comparire in giornata davanti a un tribunale londinese dove dovrebbe essere incriminato. Un portavoce della polizia, che ne ha dato l'annuncio, non ha tuttavia fornito indicazioni sulle accuse. Abu Hamza, di nascita egiziana, 47 anni, e' stato arrestato la notte scorsa nella sua casa di Londra e portato in una centrale dalla polizia anti terrorismo. L'imam estremista della moschea di Finsbury Park, cui era stata tolta la nazionalita' britannica l'anno scorso perche' accusato di appoggiare il terrorismo, il mese scorso aveva ottenuto una proroga di nove mesi alla sua richiesta di appello per poterla invece mantenere.

HAITI – PUERTO RICOPORT AU PRINCE, 27 MAG - Assume contorni sempre piu' terribili la tragedia che si e' abbattuta su Haiti e la vicina Repubblica dominicana a causa delle piogge torrenziali degli ultimi giorni. I morti accertati sfiorano oramai la cifra di duemila e altri ve ne potrebbero essere, considerando l'alto numero di dispersi secondo informazioni fornite dal servizio civile dei due paesi. Piu' di mille corpi senza vita sono stati trovati mercoledi' a Mapou, cittadina rurale situata nella parte sudorientale di Haiti, colpita dalle alluvioni degli ultimi giorni. Lo ha detto Margareth Martin, responsabile dell'ufficio della protezione civile di Haiti, specificando che la localita' colpita si trova in una zona dove le comunicazioni sono particolarmente difficili e che quindi non era stato possibile raggiungerla prima. Le squadre di soccorso hanno lavorato tra il fango e le macerie per recuperare i corpi, spesso portati lontano dalle loro case dalle acque dei fiumi in piena. Dopo quest'ultimo tragico ritrovamento il bilancio delle vittime di alluvioni e frane ad Haiti sale a 1660. Ai mille morti di Mapou vanno aggiunti i 158 di Fond Verettes, una citta' di circa 40mila abitanti dove ore, anche con l'aiuto delle truppe americane presenti sull'isola, si cerca di fare arrivare con elicotteri cibo e acqua potabile. Le strade infatti sono totalmente interrotte. A Port au Prince, la capitale, i morti sono per ora solo due mentre altri 500 sono sparsi nella regione sudorientale del paese. A questi vanno aggiunti i morti segnalati finora nella confinante Repubblica dominicana, che occupa l'altra parte dell'isola di Hispaniola. Quasi tutte le vittime in questo secondo paese si sono avute nella cittadina di Jimani. Qui un fiume e' straripato all'alba di lunedi', cogliendo gli abitatni nel sonno. Molte case sono state travolte. Sono stati estratti dal fango, a partire da lunedi', 300 morti, cento solo nelle ultime ore, ma ci sono ancora circa 375 dispersi. Jimani si trova vicino alla frontiera con Haiti. COnta circa 11.400 abitanti e le autorita' locali temono che alla fine tra morti e feriti si arrivi ad una cifra di 800 vittime

G8; RESTA A GENOVA IL PROCESSO AI NO-GLOBAL (ANSA) - ROMA, 27 MAG - Rimane a Genova il processo nei confronti dei 26 manifestanti no-global accusati di devastazione, saccheggio e resistenza aggravata a pubblico ufficiale durante i disordini avvenuti nel capoluogo ligure durante il G8. Lo ha deciso la prima sezione penale della Cassazione, respingendo la richiesta di trasferire il processo ad altra sede, presentata dai legali degli imputati. Invano, dunque, i difensori hanno cercato di sostenere che a Genova non ci sarebbe ''il clima adatto'' per celebrare questo processo.
Rifacendosi all'art. 45 Cpp, la difesa dei 25 no global chiedeva in sostanza alla Cassazione che il processo venisse celebrato in una sede diversa da Genova sulla base del legittimo sospetto che a Genova non ci sarebbe stato il clima adatto. Ma la Suprema Corte ha espresso il ''rigetto totale'' del ricorso, in conformita' con le richieste avanzate dall'avvocato generale Vitaliano Esposito. Nel giudizio si erano costituiti come parte civile anche la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell'Interno e il dicastero di largo Arenula. In sostanza, dunque, per piazza Cavour la sede adatta per celebrare il processo sui fatti del G8 resta Genova.

 MOLOTOV ESPLODE DAVANTI A BLOCKBUSTER LATINA, INDAGINI DIGOS = (AGI) - Latina, 27 mag. - Questa notte alle 3 e' esplosa una bomba molotov davanti al negozio di BlockBuster di via XXI aprile a Latina. L'ordigno, di fattura rudimentale, era collegato a due bombole di gas da campeggio. Lievi danni all'esercizio commerciale ma e' subito scattato l'allarme, visto che la catena BlockBuster rientra negli obiettivi sensibili agli attacchi terroristici. Sul luogo dell'esplosione e' stata rinvenuto un secondo ordigno. Si presume che gli attentatori non abbiano fatto in tempo ad innescarlo prima dell'arrivo della polizia e che l'abbiano quindi abbandonato. Sul caso indaga la Digos

MILANO
Chiesto il rinvio a giudizio per 4 ragazzi dei centri sociali e 3 agenti.
“Tra i ragazzi c’era un clima di autoesaltazione, come allo stadio. Le forze dell’ordine, invece, colpivano e picchiavano giovani disarmati, che erano a terra o rannicchiati in posizione di difesa”.
Sono questi i toni con i quali il pm Claudio Gittardi ricostruisce il clima che la notte del 16 Marzo 2003 originò gli scontri all’ospedale San Paolo, subito dopo la morte di Dax, il ragazzo dell’Orso accoltellato fuori da un pub in via Brioschi.
Per quei disordini, che durarono ore e che provocarono 18 feriti e numerosi danni, il pm adesso chiede che sette persone (quattro ragazzi dei centri sociali, due carabinieri ed un poliziotto) siano rinviate a giudizio.
Nella ricostruzione il pubblico ministero usa le parole dei testimoni degli scontri. Parole che parlano di eccessi sia da parte dei ragazzi che da parte delle forze dell’ordine. In tanti quella notte persero la testa alla notizia che Dax era morto. Ma la maggior parte dei responsabili degli scontri non è stata identificata.
I quattro ragazzi sono accusati di violenza e lesioni, “per aver colpito con calci, cinture, catene e sassi” agenti e militari. Un maresciallo, invece, è stato ripreso da una telecamera mentre picchiava con un manganello un ragazzo disarmato. Tutto mentre un poliziotto (anche per lui è stato chiesto il rinvio a giudizio) teneva ferma la vittima. Un’altro carabinieri è accusato di aver usato una mazza da baseball per picchiare.
La procura sottolinea che già in via Brioschi, subito dopo il ferimento di Dax, c’era un clima di forte tensione tra i soccorritori e gli amici del giovane. Tanto che ci fu “più di un’aggressione verbale e un ragazzo diede un calcio alla borsa con le attrezzature degli infermieri”.
Il nervosismo esplose quando, più tardi, all’ospedale San Paolo, qualcuno del pronto soccorso, comunicò “con poca accortezza” che Dax era morto.
Da quel momento in poi la situazione divenne incontrollabile: cominciarono le aggressioni da parte dei centri sociali, poi da parte delle forze dell’ordine che caricarono i giovani anche dentro il pronto soccorso.
Il pm giustifica che alcuni equipaggi delle volanti e dei carabinieri siano intervenuti all’ospedale, per mantenere l’ordine. “Meno giustificabile”, invece, è che gli interrogatori e le prime indagini sull’omicidio siano state fatte da agenti in divisa. La sensazione della procura è che se si fosse presentato personale in borghese, forse, i ragazzi, non avrebbero reagito con tanta violenza



Monza
100 detenuti in sciopero della fame ad oltranza

Cento detenuti dell’alta sicurezza protestano contro sovraffollamento ed emergenza sanitaria
Hanno iniziato lo sciopero della fame e continueranno a oltranza se la situazione non migliorerà. Sono un centinaio di detenuti delle sezioni cinque e sette del carcere di Monza. Quelli dell’alta sicurezza. Protestano contro il sovraffollamento di un carcere alla sbando. Dove gli agenti sono costretti a lavorare in compagnia degli scarafaggi e dove i detenuti sono stipati in tre in celle pensate come singole e devono addirittura comprarsi le medicina pagandole di tasca loro.
Impossibile continuare a vivere così. Lunedì scorso alcuni reclusi dell’alta sicurezza, stufi di ascoltare parole e promesse, hanno quindi cominciato la loro pacifica forma di protesta. Il resto l’ha fatto il tam tam. Motivi di giustizia, dicono: troppa gente stipata in una cella, situazione sanitaria al collasso, docce che funzionano col contagocce. Si lamentano anche per le cinture degli accappatoi. Un direttore permette di usarle, un altro le vieta per evitare il rischio di suicidi. Di direttori e modi di gestione, da Monza ne sono passati. E chissà quanti ancora ne passeranno prima di una nomina definitiva. Anche l’ultima direttrice, Rosalba Casella, sarebbe in partenza per tornare al carcere di Forlì. A fine mese scade la sua missione in via Sanquirico. Era stata inviata i primi giorni di febbraio dal provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Felice Bocchino, per cercare di cambiare finalmente pagina.
Macché. Il risultato è un carcere polveriera. E vagli a spiegare, a chi sta dietro le sbarre, che presto qualcosa cambierà. Ormai sono due anni che aspettano. Come loro, le guardie. Hanno protestato, hanno scritto al ministro della Giustizia, Roberto Castelli, sono persino scesi in piazza. Niente di niente. Nemmeno le visite di senatori, consiglieri regionali, sindaci e assessori hanno portato qualcosa di buono. E adesso, con lo sciopero della fame la situazione è ancora più rovente. L’insofferenza cresce tanto quanto l’esasperazione degli operatori del carcere: agenti e medici.
I cento detenuti che protestano richiedono un super-lavoro. Ogni giorno, per ognuno di loro devono essere monitorati il peso, la pressione e le condizioni generali di salute. Poi, i certificati devono essere inviati al magistrato. Tutti i giorni, e tutto sulle spalle di soli due medici di guardia
Il resto, è il solito caos. «Sembra di essere in un ospedale da campo - ha commentato il direttore sanitario della casa circondariale, Francesco Bertè -. Non ci sono soldi per comprare le medicine, figuriamoci per pagare i medici specialisti. Tanto che di recente abbiamo dovuto togliere l’ortopedico, il cardiologo e l’otorino. Siamo risuciti a mantenere soltanto il dentista, l’immunologo e lo psichiatra». Il problema è che, a parte i tagli alla Sanità delle carceri, i budget assegnati a inizio anno ai singoli istituti restano ingessati, anche se i detenuti vengono trasferiti. E «oggi constatiamo che il carcere di Bergamo, che ha 350 detenuti, ha più soldi di noi che di reclusi ne abbiamo oltre settecento».

G.R. 9,30

Palestina

Tre carri armati e un bulldozer israeliani sono entrati questa notte in un territorio palestinese all'esterno della città di Deir el-Balah, nella Striscia di Gaza, e hanno distrutto tre case palestinesi, secondo quanto riferiscono responsabili della sicurezza palestinese e testimoni. L'esercito israeliano ha dichiarato che si tratta di un'operazione in corso in una zona di attività dei militanti plaestinesi.

Israele

La polizia israeliana ha arrestato il giornalista britannico Peter Hounam, il cronista che nel 1986 aveva intervistato lo scienziato nucleare israeliano Mordechai Vanunu: questi aveva rivelato dettagli compromettenti sul programma nucleare israeliano, la cui esistenza non è mai stata ammessa ufficialmente dallo Stato ebraico. Lo ha reso noto la radio israeliana, senza fornire ulteriori dettagli per espresso ordine delle autorità, che non hanno commentato l'accaduto. Vanunu è stato rilasciato il 21 aprile scorso dopo aver scontato 18 anni di carcere per spionaggio e tradimento: Hounam si trovava in Israele per preparare un documentario sul caso, documentario che sarebbe stato trasmesso dalla Bbc.

Lo Stato ebraico è Paese membro dell'Aiea, ma non ha mai firmato il Trattato di non proliferazione che darebbe all'Agenzia il potere di ispezione nelle installazioni nucleari dello Stato ebraico. Il Direttore generale dell'Aiea, Mohammed ElBaradei, ha sempre affermato che l'Agenzia basa la sua politica nei confronti di Israele sull'ipotesi che lo Stato ebraico possieda armi nucleari, ed ha invitato a rendere il Medio Oriente una zona denuclearizzata. Israele, al quale gli esperti attribuiscono il quinto arsenale nucleare del mondo, ovvero circa 200 testate atomiche, non ha mai ne' confermato ne' smentito di possedere armi nucleari; tuttavia il premier Ariel Sharon ha più volte affermato che in caso di minaccia nucleare lo Stato ebraico avrebbe i mezzi per difendersi.

Irak

Il capo sciita Moqtada al Sadr e un consiglio di religiosi iracheni hanno accettato una tregua per mettere fine ai combattimenti nelle tre citta' irachene tra le milizie della resistenza e le forze della coalizione. Lo hanno annunciato alcuni responsabili statunitensi precisando che la situazione a Najaf, Koufa e Kerbala sembra risolta pacificamente. . I dettagli dell' accordo, concluso ieri sera, sono stati presentati oggi a Baghdad.I quattro punti prevedono la fine dell'attività militare e il ritiro di tutti i combattenti dell'armata del Mahdi non originari della regione di Najaf e la sospensione di eventuali procedimenti giudiziari contro di essi; concessione alla polizia e alle forze nazionali irachene di riprendere la città e ristabilire sicurezza e ordine ; Ritiro delle forze di occupazione statunitensi verso le loro basi, a eccezione di piccole unità per la difesa del quartier generale e del governatorato ; apertura dei negoziati con esponenti del Consiglio di religiosi sciiti Beit Al Scii sul futuro dell'esercito del Mahdi e sui dossier giudiziari, con impegno che nessuna misura sarà presa contro Moqtada Sadr. Il ritiro delle formazione di Al Sadr avverà entro mezzogiorno ora locale, le dieci in Italia

Risoluzione Onu

Il primo ministro spagnolo Josè Luis Rodriguez Zapatero ha annunciato oggi un accordo con le autorità di Messico e Cile per collaborare "da questo momento" con "altri governi europei" prima della nuova risoluzione dell'Onu sull'Iraq. L'annuncio è arrivato durante una conferenza stampa congiunta con il presidente messicano Vicente Fox, organizzata dopo l'incontro tra i due leader nel Paese latino-americano. La visita di Zapatero in Messico è giunta dopo l'incontro di lunedì a Madrid tra il capo dell'esecutivo spagnolo e il presidente cileno Ricardo Lagos. Zapatero ha detto che l'accordo con Messico e Cile - che come la Spagna sono attualmente membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu - consiste "nella concertazione e in un lavoro di collaborazione". Le Nazioni Unite - ha spiegato il leader spagnolo - "sono "la nostra grande opportunità" e rappresentano "l'unica garanzia per il futuro" perché non ci sarà mai ordine internazionale se non mediante il multilateralismo. Da parte sua Fox ha precisato che Messico e Spagna sono disposti a fare tutto ciò che sarà necessario per procedere sulla strada delle democratizzazione dell'Iraq, favorendo l'insediamento di un nuovo governo, preparando il processo elettorale e garantendo la sicurezza dei cittadini iracheni. Obiettivi da raggiungere "collettivamente e congiuntamente alle Nazioni Unite".Dichiarazioni che mostrano la distanza dalla bozza anglostatunitense, dove il ruolo dell'Onu è solo marginale.

Corte penale internazionale

mentre gli Sati Uniti cercano di far approvare, nella risoluzione da loro presentata nei giorni scorsi al consiglio di sicurezza, l'impunità per i propri soldati, l'amministrazione Bush continau la sua opera per annullare gli effetti della Corte Penale internazionale. L'amministrazione Bush ha aggiunto due piccoli paesi, il Burkina Faso in Africa e Dominica nei Caraibi, alla lista dei paesi che esonerano le truppe americane dalla giurisdizione della corte penale internazionale per i crimini di guerra e il genocidio. Gli Stati Uniti hanno firmato trattati bilaterali con oltre una sessantina di paesi che hanno accettatio di non consegnare cittadini statunitensi alla Corte nata con il Trattato di Roma. Lo statuto della Corte e' stato ratificato da 90 nazioni. Molte organizzazioni si sono lamentate che Washington spinge governi a firmare con la minaccia di ritirare aiuti umanitari o l'appoggio militare o di bloccare l'ingresso nella Nato.

Armi di distruzione di massa

La commissione presidenziale incaricata di capire perche' l'Amministrazione americana fu indotta a credere, sulla base d'informazioni d'intelligence inaccurate, che l'Iraq possedeva armi di distruzione di massa (Adm), ha tenuto mercoledi' la prima riunione a porte chiuse. Fra la decina di esperti ascoltati c'era David Kay, un ex ispettore dell'Onu in Iraq che guido' l'infruttuosa ricerca americana dopo l'invasione del Paese. Kay si dimise in gennaio, affermando di dubitare che le Adm sarebbero mai state trovate in Iraq. Le sue critiche contribuirono alla creazione della commissione, che continuera' i suoi lavori ascoltando altri esperti, sempre a porte chiuse. Un rapporto finale dovra' essere presentato l'anno prossimo, ovviamente dopo le elezioni presidenziali del 2 novembre.

Londra

A Londra è stato arrestato l'Imam della moschea di Finsbury Park. Abu Hamza al Masriè stato fermato su richiesta degli Usa che ne hanno domandato l'estradizione . L'arresto di Abu hamza, su mandato di cattura Usa, è avvenuto nella notte nella sua casa di Londra e la notizia è stata confermata da Scotland Yard. Abu Hamza, che da tempo è stato estromesso dalla guida della moschea di Finsbury Park ma che ha sempre continuiato a predicare fuori dal tempio musulmano, comparirà oggi davanti ai magistrati a Bow Street. Un agente di Scotland Yard ha anche aggiunto che l'abitazione dell'Imam è stata perquisita da funzionari dell'antiterrorismo sulla base dell'Extradion Act del 2003. La fonte conferma inoltre che Abu hamza "è stato accompagnato presso un commissariato del centro di Londra dove resta in custodia".

Alluvioni

Assume contorni sempre piu' terribili la tragedia che si e' abbattuta su Haiti e la vicina Repubblica dominicana a causa delle piogge torrenziali degli ultimi giorni. I morti accertati sfiorano oramai la cifra di duemila e altri ve ne potrebbero essere, considerando l'alto numero di dispersi secondo informazioni fornite dal servizio civile dei due paesi. Piu' di mille corpi senza vita sono stati trovati mercoledi' a Mapou, cittadina rurale situata nella parte sudorientale di Haiti, colpita dalle alluvioni degli ultimi giorni. Lo ha detto Margareth Martin, responsabile dell'ufficio della protezione civile di Haiti, specificando che la localita' colpita si trova in una zona dove le comunicazioni sono particolarmente difficili e che quindi non era stato possibile raggiungerla prima. Le squadre di soccorso hanno lavorato tra il fango e le macerie per recuperare i corpi, spesso portati lontano dalle loro case dalle acque dei fiumi in piena. Dopo quest'ultimo tragico ritrovamento il bilancio delle vittime di alluvioni e frane ad Haiti sale a 1660. Ai mille morti di Mapou vanno aggiunti i 158 di Fond Verettes, una citta' di circa 40mila abitanti dove ore, anche con l'aiuto delle truppe americane presenti sull'isola, si cerca di fare arrivare con elicotteri cibo e acqua potabile. Le strade infatti sono totalmente interrotte. A Port au Prince, la capitale, i morti sono per ora solo due mentre altri 500 sono sparsi nella regione sudorientale del paese. A questi vanno aggiunti i morti segnalati finora nella confinante Repubblica dominicana, che occupa l'altra parte dell'isola di Hispaniola. Quasi tutte le vittime in questo secondo paese si sono avute nella cittadina di Jimani. Qui un fiume e' straripato all'alba di lunedi', cogliendo gli abitatni nel sonno. Molte case sono state travolte. Sono stati estratti dal fango, a partire da lunedi', 300 morti, cento solo nelle ultime ore, ma ci sono ancora circa 375 dispersi. Jimani si trova vicino alla frontiera con Haiti. COnta circa 11.400 abitanti e le autorita' locali temono che alla fine tra morti e feriti si arrivi ad una cifra di 800 vittime. Il numero delle vittime è più alto ad Haiti perche' il Paese è disboscato e circa il 90% delle case era costruito in maniera rudimentale, per la povertà di mezzi. Inoltre, numerose vittime del lato dominicano sono haitiani, secondo quanto hanno indicato autorità locali. Jimani (diecimila abitanti) è abitata prevalentemente da emigrati haitiani che si sono installati in villaggi di fortuna.

Perù

Non scende la tensione a Ilave, capoluogo della provincia di Collao (dipartimento meridionale di Puno), dove un mese fa il sindaco Cirilo Robles Callomamani è stato linciato in strada da una folla di abitanti che lo accusavano di corruzione. La designazione del nuovo primo cittadino ‘ad interim’ Ramón Arias Santos, incaricato di presiedere il consiglio comunale fino alle elezioni amministrative convocate a ottobre, è stata respinta dai cittadini. Arias Santos non è il primo chiamato a rimpiazzare il sindaco ucciso: lunedì il precedente sostituto, Arnaldo Chambilla, si era dimesso insieme a tre consiglieri comunali “a causa dell’ostilità degli abitanti”. Intanto, le ultime immagini provenienti da Ilave trasmesse dalle principali televisioni mostrano nuovi scontri tra polizia e civili, armati di fionde e sassi. Secondo l’avvocato Alejandro Tapia, difensore dei nove arrestati per il linciaggio del sindaco “le forze dell’ordine fanno un uso indiscriminato di gas lacrimogeni, senza riuscire a distinguere i manifestanti dalla gente comune”.

G.R. ore 13.00

IRAQ IRAQ/ ESPLOSIONI A SAMAWAH, VICINO A BASI GIAPPONESE E OLANDESE Lo ha riferito l'agenzia Kyodo senza altri particolari Baghdad, 27 mag. (Ap) - Tre esplosioni sono state udite poco dopo mezzanotte nella città di Samawah, nell'Iraq meridionale, dove hanno la base le truppe olandesi e giapponesi. Lo riferisce l'agenzia giornalistica giapponese Kyodo. Nel dare la notizia da un dispaccio da Samawah, l'agenzia ha precisato di non avere altri particolari, ma ricorda che nella zona ci sono stati recentemente tiri di mortaio e altri attacchi, apparentemente diretti alle truppe olandesi e giapponesi presenti nella città. IRAQ: RELIGIOSO NAJAF CONFERMA TREGUA FRA COALIZIONE E SADR (2) (ANSA-AFP-REUTERS) - NAJAF (IRAQ), 27 MAG - Un membro del Consiglio di governo iracheno, Muwaffak al Rubai, ha confermato oggi su media arabi che il capo estremista Moqtada Sadr ha accettato una tregua a Najaf sulla base di un piano in quattro punti, nel quale si prevede una parziale ritirata dei suoi uomini. Il piano, firmato dallo stesso leader radicale sciita, e' sotto forma di lettera indirizzata da Sadr ai fratelli membri del Beit Al-Scii, un Consiglio di religiosi iracheni, per mettere fine alla tragica situazione della citta' santa di Najaf - ha aggiunto al Rubai, intervistato dalle Tv Al-Arabiya e Al-Jazira. IRAQ: TREGUA, IL PIANO IN 4 PUNTI FIRMATO DA SADR A NAJAF (VEDI 'IRAQ: RELIGIOSO NAJAF CONFERMA ...' DELLE 7:25 CA) (ANSA-AFP-REUTERS) - NAJAF (IRAQ), 27 MAG - Il piano citato dall'esponente del Consiglio di governo iracheno Al Rubai, in forza del quale truppe della coalizione e miliziani sciiti si ritireranno da Najaf, si basa su questi quattro punti: 1- Fine dell'attivita' militare, restituzione degli edifici pubblici alle istituzioni governative, ritiro di tutti i combattenti dell'armata del Mahdi non originari della regione di Najaf, sospensione di eventuali procedimenti giudiziari contro di essi; 2- Permettere alla polizia e alle forze nazionali irachene di riprendere la citta', svolgere le loro funzioni e ristabilire sicurezza e ordine; 3- Ritiro delle forze di occupazione americane verso le loro basi, a eccezione di piccole unita' per la protezione del loro Quartier generale e del governatorato, compreso l'accesso a tali luoghi; 4- Tenere ampie discussioni con esponenti del Consiglio di religiosi sciiti Beit Al Scii sul futuro dell'esercito del Mahdi e sui dossier giudiziari, con impegno che nessuna misura sara' presa (contro Moqtada Sadr). Il leader radicale, ricercato dagli americani per l'assassinio - l'anno scorso - di un rivale politico, si era rifugiato a Najaf da circa due mesi. La Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, ha proclamato per domani una giornata di lutto nella Repubblica islamica per i combattimenti avvenuti nei giorni scorsi nelle citta' sante sciite di Kerbala e Najaf, in Iraq, per i quali ha accusato gli Stati Uniti. Khamenei ha affermato in un messaggio, diffuso dall'agenzia Irna, che le nazioni musulmane e i governi islamici sono obbligati a manifestare la loro opposizione contro tali politiche ingiuste dell'oppressore. Il messaggio e' stato scritto prima che si diffondessero le voci di una tregua tra le truppe americane e i miliziani dell' 'Esercito del Mehdi' del leader estremista sciita Moqtada al Sadr, da molte settimane asserragliate nei luoghi santi. La Guida iraniana ha paragonato le azioni delle forze americane in Iraq a quelle delle truppe israeliane nei territori palestinesi. Piu' brutali sono le loro politiche - ha affermato - e piu' devastante sara' la loro caduta.

  • IRAQ: USA, PERDITE AMERICANE SUPERANO LE 800 (ANSA) - WASHINGTON, 27 MAG - Con la morte di tre marines mercoledi', a ovest di Baghdad, le perdite americane, dall'inizio del conflitto in Iraq, hanno superato le 800 e sono, secondo calcoli ufficiosi, almeno 801: 586 i caduti, 215 le vittime di fuoco amico o incidenti. Le perdite della coalizione sono almeno 904, con le 103 di altri Paesi della coalizione, fra cui 18 italiani. Le cifre non tengono conto delle vittime civili, ostaggi o altro. In Afghanistan, il numero delle perdite americane e' di 122.

    IRAQ: TORTURE; PENTAGONO AMMETTE RAPPORTO INCOMPLETO SENATO (ANSA) - WASHINGTON, 27 MAG - Il Pentagono ha riconosciuto, mercoledi', di non avere dato per inavvertenza ai senatori della commissione difesa la copia completa del rapporto interno di 6.000 pagine sull'inchiesta dell'esercito sulla prigione degli abusi di soldati americani su detenuti iracheni, Abu Ghraib, nei pressi di Baghdad. Lawrence Di Rita, portavoce del Pentagono, citato da giornalisti presenti al suo briefing, ha detto che il Dipartimento della Difesa trasmettera' le pagine mancanti, circa 2.000. Il presidente della commissione, il senatore John Warner, ha informato i suoi colleghi, confermando la propria fiducia nella buona fede del Pentagono. Erano stati collaboratori di membri della commissione a segnalare la mancanza delle pagine.

PALESTINA

  • M.O./ GAZA, INCURSIONE ISRAELIANA, DISTRUTTE TRE CASE Nella notte l'operazione vicino alla città di Deir el-Balah Gaza, 27 mag. (Ap) - Tre carri armati e un bulldozer israeliani sono entrati questa notte in un territorio palestinese all'esterno della città di Deir el-Balah, nella Striscia di Gaza, e hanno distrutto tre case palestinesi, secondo quanto riferiscono responsabili della sicurezza palestinese e testimoni. L'esercito israeliano ha dichiarato che si tratta di un'operazione in corso in una zona di attività dei militanti plaestinesi

GB; ARRESTO HAMZA, OGGI COMPARE IN TRIBUNALE (ANSA-AFP-REUTERS) - LONDRA, 27 MAG - L'imam estremista Abu Hamza al Masri, arrestato la notte scorsa a Londra nel quadro di una richiesta di estradizione degli Stati Uniti, dovra' comparire in giornata davanti a un tribunale londinese dove dovrebbe essere incriminato. Un portavoce della polizia, che ne ha dato l'annuncio, non ha tuttavia fornito indicazioni sulle accuse. Abu Hamza, di nascita egiziana, 47 anni, e' stato arrestato la notte scorsa nella sua casa di Londra e portato in una centrale dalla polizia anti terrorismo. L'imam estremista della moschea di Finsbury Park, cui era stata tolta la nazionalita' britannica l'anno scorso perche' accusato di appoggiare il terrorismo, il mese scorso aveva ottenuto una proroga di nove mesi alla sua richiesta di appello per poterla invece mantenere.

HAITI – PUERTO RICOPORT AU PRINCE, 27 MAG - Assume contorni sempre piu' terribili la tragedia che si e' abbattuta su Haiti e la vicina Repubblica dominicana a causa delle piogge torrenziali degli ultimi giorni. I morti accertati sfiorano oramai la cifra di duemila e altri ve ne potrebbero essere, considerando l'alto numero di dispersi secondo informazioni fornite dal servizio civile dei due paesi. Piu' di mille corpi senza vita sono stati trovati mercoledi' a Mapou, cittadina rurale situata nella parte sudorientale di Haiti, colpita dalle alluvioni degli ultimi giorni. Lo ha detto Margareth Martin, responsabile dell'ufficio della protezione civile di Haiti, specificando che la localita' colpita si trova in una zona dove le comunicazioni sono particolarmente difficili e che quindi non era stato possibile raggiungerla prima. Le squadre di soccorso hanno lavorato tra il fango e le macerie per recuperare i corpi, spesso portati lontano dalle loro case dalle acque dei fiumi in piena. Dopo quest'ultimo tragico ritrovamento il bilancio delle vittime di alluvioni e frane ad Haiti sale a 1660. Ai mille morti di Mapou vanno aggiunti i 158 di Fond Verettes, una citta' di circa 40mila abitanti dove ore, anche con l'aiuto delle truppe americane presenti sull'isola, si cerca di fare arrivare con elicotteri cibo e acqua potabile. Le strade infatti sono totalmente interrotte. A Port au Prince, la capitale, i morti sono per ora solo due mentre altri 500 sono sparsi nella regione sudorientale del paese. A questi vanno aggiunti i morti segnalati finora nella confinante Repubblica dominicana, che occupa l'altra parte dell'isola di Hispaniola. Quasi tutte le vittime in questo secondo paese si sono avute nella cittadina di Jimani. Qui un fiume e' straripato all'alba di lunedi', cogliendo gli abitatni nel sonno. Molte case sono state travolte. Sono stati estratti dal fango, a partire da lunedi', 300 morti, cento solo nelle ultime ore, ma ci sono ancora circa 375 dispersi. Jimani si trova vicino alla frontiera con Haiti. COnta circa 11.400 abitanti e le autorita' locali temono che alla fine tra morti e feriti si arrivi ad una cifra di 800 vittime

G8; RESTA A GENOVA IL PROCESSO AI NO-GLOBAL (ANSA) - ROMA, 27 MAG - Rimane a Genova il processo nei confronti dei 26 manifestanti no-global accusati di devastazione, saccheggio e resistenza aggravata a pubblico ufficiale durante i disordini avvenuti nel capoluogo ligure durante il G8. Lo ha deciso la prima sezione penale della Cassazione, respingendo la richiesta di trasferire il processo ad altra sede, presentata dai legali degli imputati. Invano, dunque, i difensori hanno cercato di sostenere che a Genova non ci sarebbe il clima adatto per celebrare questo processo. Rifacendosi all'art. 45 Cpp, la difesa dei 25 no global chiedeva in sostanza alla Cassazione che il processo venisse celebrato in una sede diversa da Genova sulla base del legittimo sospetto che a Genova non ci sarebbe stato il clima adatto. Ma la Suprema Corte ha espresso il rigetto totale del ricorso, in conformita' con le richieste avanzate dall'avvocato generale Vitaliano Esposito. Nel giudizio si erano costituiti come parte civile anche la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell'Interno e il dicastero di largo Arenula. In sostanza, dunque, per piazza Cavour la sede adatta per celebrare il processo sui fatti del G8 resta Genova.

  • MOLOTOV ESPLODE DAVANTI A BLOCKBUSTER LATINA, INDAGINI DIGOS = (AGI) - Latina, 27 mag. - Questa notte alle 3 e' esplosa una bomba molotov davanti al negozio di BlockBuster di via XXI aprile a Latina. L'ordigno, di fattura rudimentale, era collegato a due bombole di gas da campeggio. Lievi danni all'esercizio commerciale ma e' subito scattato l'allarme, visto che la catena BlockBuster rientra negli obiettivi sensibili agli attacchi terroristici. Sul luogo dell'esplosione e' stata rinvenuto un secondo ordigno. Si presume che gli attentatori non abbiano fatto in tempo ad innescarlo prima dell'arrivo della polizia e che l'abbiano quindi abbandonato. Sul caso indaga la Digos

MILANO Chiesto il rinvio a giudizio per 4 ragazzi dei centri sociali e 3 agenti. “Tra i ragazzi c’era un clima di autoesaltazione, come allo stadio. Le forze dell’ordine, invece, colpivano e picchiavano giovani disarmati, che erano a terra o rannicchiati in posizione di difesa”. Sono questi i toni con i quali il pm Claudio Gittardi ricostruisce il clima che la notte del 16 Marzo 2003 originò gli scontri all’ospedale San Paolo, subito dopo la morte di Dax, il ragazzo dell’Orso accoltellato fuori da un pub in via Brioschi. Per quei disordini, che durarono ore e che provocarono 18 feriti e numerosi danni, il pm adesso chiede che sette persone (quattro ragazzi dei centri sociali, due carabinieri ed un poliziotto) siano rinviate a giudizio. Nella ricostruzione il pubblico ministero usa le parole dei testimoni degli scontri. Parole che parlano di eccessi sia da parte dei ragazzi che da parte delle forze dell’ordine. In tanti quella notte persero la testa alla notizia che Dax era morto. Ma la maggior parte dei responsabili degli scontri non è stata identificata. I quattro ragazzi sono accusati di violenza e lesioni, “per aver colpito con calci, cinture, catene e sassi” agenti e militari. Un maresciallo, invece, è stato ripreso da una telecamera mentre picchiava con un manganello un ragazzo disarmato. Tutto mentre un poliziotto (anche per lui è stato chiesto il rinvio a giudizio) teneva ferma la vittima. Un’altro carabinieri è accusato di aver usato una mazza da baseball per picchiare. La procura sottolinea che già in via Brioschi, subito dopo il ferimento di Dax, c’era un clima di forte tensione tra i soccorritori e gli amici del giovane. Tanto che ci fu “più di un’aggressione verbale e un ragazzo diede un calcio alla borsa con le attrezzature degli infermieri”. Il nervosismo esplose quando, più tardi, all’ospedale San Paolo, qualcuno del pronto soccorso, comunicò “con poca accortezza” che Dax era morto. Da quel momento in poi la situazione divenne incontrollabile: cominciarono le aggressioni da parte dei centri sociali, poi da parte delle forze dell’ordine che caricarono i giovani anche dentro il pronto soccorso. Il pm giustifica che alcuni equipaggi delle volanti e dei carabinieri siano intervenuti all’ospedale, per mantenere l’ordine. “Meno giustificabile”, invece, è che gli interrogatori e le prime indagini sull’omicidio siano state fatte da agenti in divisa. La sensazione della procura è che se si fosse presentato personale in borghese, forse, i ragazzi, non avrebbero reagito con tanta violenza

Monza 100 detenuti in sciopero della fame ad oltranza

Cento detenuti dell’alta sicurezza protestano contro sovraffollamento ed emergenza sanitaria Hanno iniziato lo sciopero della fame e continueranno a oltranza se la situazione non migliorerà. Sono un centinaio di detenuti delle sezioni cinque e sette del carcere di Monza. Quelli dell’alta sicurezza. Protestano contro il sovraffollamento di un carcere alla sbando. Dove gli agenti sono costretti a lavorare in compagnia degli scarafaggi e dove i detenuti sono stipati in tre in celle pensate come singole e devono addirittura comprarsi le medicina pagandole di tasca loro. Impossibile continuare a vivere così. Lunedì scorso alcuni reclusi dell’alta sicurezza, stufi di ascoltare parole e promesse, hanno quindi cominciato la loro pacifica forma di protesta. Il resto l’ha fatto il tam tam. Motivi di giustizia, dicono: troppa gente stipata in una cella, situazione sanitaria al collasso, docce che funzionano col contagocce. Si lamentano anche per le cinture degli accappatoi. Un direttore permette di usarle, un altro le vieta per evitare il rischio di suicidi. Di direttori e modi di gestione, da Monza ne sono passati. E chissà quanti ancora ne passeranno prima di una nomina definitiva. Anche l’ultima direttrice, Rosalba Casella, sarebbe in partenza per tornare al carcere di Forlì. A fine mese scade la sua missione in via Sanquirico. Era stata inviata i primi giorni di febbraio dal provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Felice Bocchino, per cercare di cambiare finalmente pagina. Macché. Il risultato è un carcere polveriera. E vagli a spiegare, a chi sta dietro le sbarre, che presto qualcosa cambierà. Ormai sono due anni che aspettano. Come loro, le guardie. Hanno protestato, hanno scritto al ministro della Giustizia, Roberto Castelli, sono persino scesi in piazza. Niente di niente. Nemmeno le visite di senatori, consiglieri regionali, sindaci e assessori hanno portato qualcosa di buono. E adesso, con lo sciopero della fame la situazione è ancora più rovente. L’insofferenza cresce tanto quanto l’esasperazione degli operatori del carcere: agenti e medici. I cento detenuti che protestano richiedono un super-lavoro. Ogni giorno, per ognuno di loro devono essere monitorati il peso, la pressione e le condizioni generali di salute. Poi, i certificati devono essere inviati al magistrato. Tutti i giorni, e tutto sulle spalle di soli due medici di guardia Il resto, è il solito caos. «Sembra di essere in un ospedale da campo - ha commentato il direttore sanitario della casa circondariale, Francesco Bertè -. Non ci sono soldi per comprare le medicine, figuriamoci per pagare i medici specialisti. Tanto che di recente abbiamo dovuto togliere l’ortopedico, il cardiologo e l’otorino. Siamo risuciti a mantenere soltanto il dentista, l’immunologo e lo psichiatra». Il problema è che, a parte i tagli alla Sanità delle carceri, i budget assegnati a inizio anno ai singoli istituti restano ingessati, anche se i detenuti vengono trasferiti. E «oggi constatiamo che il carcere di Bergamo, che ha 350 detenuti, ha più soldi di noi che di reclusi ne abbiamo oltre settecento».

gror040527 (last edited 2008-06-26 09:48:31 by anonymous)