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Guadalajara - Messico Parliamo della brutale repressione messa in atto dal governo messicano contro i/le manifestanti presenti alle contestazioni del 28 maggio a Guadalajara, città nella quale si è tenuto lincontro tra Unione Europea e i Paesi dellAmerica Latina e dei Carabi. Ancora una volta, purtroppo, è della feroce repressione che dobbiamo parlare, più che del successo complessivo di una serie di iniziative atte a criticare e contrastare i piani che condannano alla povertà estrema e alla fame eterna milioni di lavoratori, contadini, indigeni. Della feroce repressione subita dai/dalle manifestanti si è parlato poco, ancora meno delle condizioni dei/delle 45 compagni/e tuttora in stato d'arresto e reclusi nel carcere di massima sicurezza di Jalisco. Oltre 15000 unità, tra agenti della Polizia Federale, soldati dellesercito, membri di varie organizzazioni di sicurezza e digos, erano presenti a sorvegliare la grande manifestazione contro i trattati di libero commercio che si è svolta a Guadalajara il 28 maggio scorso, e oltre 3000 "infiltrati" dentro il corteo, con il chiaro intento di provocare disordini. Le cariche sono state pesantissime, con gas lacrimogeni, gas irritanti, getti d'acqua, armi non convenzionali di vario genere, e con migliaia di militari sparsi per la città a rastrellare bar, case, hotel e ogni angolo di strada facendo incetta di donne e uomini colpevoli solo di non vestire in modo convenzionale. Per diverse ore, il governo della città ha lasciato Guadalajara senza luce, senza telefono, senza copertura per i cellulari. Il bilancio è stato pesantissimo: 99 arresti, 6 sparizioni, 30 feriti gravi. Tra gli arrestati, anche stranieri, accompagnati immediatamente allaeroporto per lespulsione. Tra loro, un compagno basco che dovrà affrontare il tribunale spagnolo. La situazione è ancora grave: ci sono 45 tra compagni e compagne messicani/e rinchiusi nel carcere di massima sicurezza di Jalisco, senza possibilità di comunicare, e ancora 3 stranieri che devono essere espulsi ma di cui non si sa più nulla, perché non possono ricevere visite. Chi è uscito/a da quell'inferno, racconta di vere e proprie torture: i compagni e le compagne sono stati/e picchiati/e, aggrediti/e verbalmente, privati/e del sonno, dell'acqua, del cibo, della possibilità di comunicare con i famigliari o di contattare un avvocato. Particolarmente pesante il trattamento riservato alle donne: spogliate, lasciate nude e sdraiate a terra o costrette a fare esercizi, picchiate, minacciate continuamente di stupro. Sono state rifiutate anche le cure mediche, e molti/e di loro hanno lesioni e ferite che necessitano di un immediato intervento. Si moltiplicano in questi giorni gli appelli delle organizzazioni, dei sindacati, dei diversi gruppi antagonisti, perché questi compagni e queste compagne vengano immediatamente rilasciati/e e perchè venga annullato il procedimento penale a loro carico. Tutto questo mentre il governatore di Jalisco, Francisco Ramírez Acuña, complimentandosi con le forze dellordine, ha promesso loro un aumento nella busta paga, un extra di 2500 o 5000 pesos per il servizio che hanno svolto. Un premio per i soprusi e per le torture inflitte. Genova - processo Si è tenuta oggi, presso il Tribunale di Genova, la 12 udienza del processo a carico di 26 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio per i fatti del luglio 2001. Ancora una volta sono stati ascoltati i testimoni dell'accusa, ma c'è da segnalare che, nonostante le numerose "prove" presentate, o sarebbe meglio dire proprio a causa delle numerose prove presentate, stanno lentamente emergendo pezzi di verità e stanno lentamente cadendo le versioni sostenute dai testimoni dell'accusa. Oggi in particolare, le testimonianze di un carabiniere sono drasticamente crollate di fronte alla visione dei filmati, che dimostravano ben altro rispetto a quanto da lui sostenuto. Gli avvocati di difesa, nel frattempo, hanno ottenuto tutto il materiale video assemblato dall'accusa e ottenuto un mese di tempo per visionarlo. La prossima udienza è prevista per martedì 15, e sarà ascoltato come testimone d'accusa un giornalista, tale Baldassarre, che riferirà in aula del corteo dei black. Ascoltiamo Laura Tartarini del Genova Legal Forum |
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Dopo le notizie uscite sui media su quanto avvenuto ieri a genova, i compagni coinvolti nell'episodio hanno distribuito ieri sera un volantino nel quale riportano quanto avvenuto. Non una rissa tra punkabbestia e polizia, ma il tentativo di impedire l'ennesimo rastrellamento ai danni di migranti che vendono la loro merce nel centro storico. La polizia ha reagito chiedendo i documenti a tutti, e al loro rifiuto ha tentato di arrestare uno dei ragazzi presenti : sono volati pugni all'addome, calci nei testicoli, testate contro l'auto e manganellate per lui e chi cercava di sottrarlo al sequestro. La violenza della polizia è durata circa un quarto d'ora con tanto di inseguimento e caccia all'uomo nei vicoli concludendosi con l'arresto di due ragazzi trasportati in tarda serata a Marassi. Quello in cui siamo stati coinvolti oggi , dicono i compagni di genova, è solo una delle tante manifestazioni di guerra contro i poveri, donne e uomini senza un particolare ruolo nella società mercantile se non quello appunto di farsi rastrellare, bombardare, internare, torturare. Sostenere e appoggiare le operazioni di polizia, i controlli e i rastrellamenti quotidiani anche con il silenzio rende complici di tutto ciò che gli specialisti della cultura - Genova capitale 2004 - vogliono continuare a tenere nascosto, ovvero il reale volto della città, dei suoi divari sociali e delle forze dell'ordine che ne difendono i ricchi e perseguitano i poveri. | Dopo le notizie uscite sui media su quanto avvenuto ieri a genova, i compagni coinvolti nell'episodio hanno distribuito ieri sera un volantino nel quale riportano quanto avvenuto. Non una rissa tra punkabbestia e polizia, ma il tentativo di impedire l'ennesimo rastrellamento ai danni di migranti che vendono la loro merce nel centro storico. La polizia ha agito chiedendo i documenti a tutti, e al loro rifiuto ha tentato di arrestare uno dei ragazzi presenti, ha picchiato per circa un quarto d'ora con tanto di inseguimento e caccia all'uomo nei vicoli conclusosi con l'arresto di due ragazzi trasportati in tarda serata a Marassi. Quello in cui siamo stati coinvolti oggi , dicono i compagni di genova, è solo una delle tante manifestazioni di guerra contro i poveri, donne e uomini senza un particolare ruolo nella società mercantile se non quello appunto di farsi rastrellare, bombardare, internare, torturare. Sostenere e appoggiare le operazioni di polizia, i controlli e i rastrellamenti quotidiani anche con il silenzio rende complici di tutto ciò che gli specialisti della cultura - Genova capitale 2004 - vogliono continuare a tenere nascosto, ovvero il reale volto della città, dei suoi divari sociali e delle forze dell'ordine che ne difendono i ricchi e perseguitano i poveri. |
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Si è tenuto ieri il processo ai tre compagni arrestati sabato 5/6, durante le cariche di polizia contro i militanti del CPO Gramigna. Complessivamente trenta compagni sono stati denunciati per reati di vario tipo quali: tentata lesione personale, manifestazione non autorizzata, radunata sediziosa, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, porto d'armi e oggetti atti ad offendere, travisamento e circostanze aggravanti. I tre compagni sono stati liberati fino alla vera e propria udienza che si terrà domani alle ore 15.00. Il cpoa Gramigna invita tutti a presenziare davanti al tribunale. | Si è tenuto ieri il processo ai tre compagni arrestati sabato 5/6, durante le cariche di polizia contro i militanti del CPO Gramigna. Complessivamente trenta compagni sono stati denunciati per reati di vario tipo quali: tentata lesione personale, manifestazione non autorizzata, adunata sediziosa, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, porto d'armi e oggetti atti ad offendere, travisamento e circostanze aggravanti. I tre compagni sono stati liberati fino alla vera e propria udienza che si terrà domani alle ore 15.00. Il cpoa Gramigna invita tutti a presenziare davanti al tribunale. |
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L'ambasciatore turco in Israele Feridun Sinirlioglu e il console a Gerusalemme Hussein Avny Bicakli sono stati richiamati in patria domenica per consultazioni, per sottolineare la gravita' con la quale Ankara vede il recente raid israeliano a Rafah (Gaza). Lo afferma oggi il quotidiano Yediot Ahronot, di Tel Aviv. Il giornale precisa che i due diplomatici sono tuttavia partiti in maniera discreta, per non inasprire ulteriormente le relazioni fra Turchia ed Israele. Riferendosi al prezzo umano pagato dalla popolazione palestinese durante il raid di Rafah (il cui scopo era quello di lottare contro il contrabbando di armi dall'Egitto) il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha accusato Israele di aver praticato un terrorismo di stato. In seguito, in una intervista al quotidiano Haaretz, Erdogan ha tuttavia tenuto a precisare di considerarsi un grande amico del popolo ebraico e di aver criticato Israele proprio da sincero amico. A quanto pare i due diplomatici turchi rientreranno in Israele nei prossimi giorni. | L'ambasciatore turco in Israele Feridun Sinirlioglu e il console a Gerusalemme Hussein Avny Bicakli sono stati richiamati in patria domenica per consultazioni, per sottolineare la gravita' con la quale Ankara vede il recente raid israeliano a Rafah (Gaza). Lo afferma oggi il quotidiano Yediot Ahronot, di Tel Aviv. Il giornale precisa che i due diplomatici sono tuttavia partiti in maniera discreta, per non inasprire ulteriormente le relazioni fra Turchia ed Israele. Riferendosi al prezzo umano pagato dalla popolazione palestinese durante il raid di Rafah,il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha accusato Israele di aver praticato un terrorismo di stato. In seguito, in una intervista al quotidiano Haaretz, Erdogan ha tuttavia tenuto a precisare di considerarsi un grande amico del popolo ebraico e di aver criticato Israele proprio da sincero amico. A quanto pare i due diplomatici turchi rientreranno in Israele nei prossimi giorni. |
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Guadalajara - Messico
Parliamo della brutale repressione messa in atto dal governo messicano contro i/le manifestanti presenti alle contestazioni del 28 maggio a Guadalajara, città nella quale si è tenuto lincontro tra Unione Europea e i Paesi dellAmerica Latina e dei Carabi. Ancora una volta, purtroppo, è della feroce repressione che dobbiamo parlare, più che del successo complessivo di una serie di iniziative atte a criticare e contrastare i piani che condannano alla povertà estrema e alla fame eterna milioni di lavoratori, contadini, indigeni. Della feroce repressione subita dai/dalle manifestanti si è parlato poco, ancora meno delle condizioni dei/delle 45 compagni/e tuttora in stato d'arresto e reclusi nel carcere di massima sicurezza di Jalisco. Oltre 15000 unità, tra agenti della Polizia Federale, soldati dellesercito, membri di varie organizzazioni di sicurezza e digos, erano presenti a sorvegliare la grande manifestazione contro i trattati di libero commercio che si è svolta a Guadalajara il 28 maggio scorso, e oltre 3000 "infiltrati" dentro il corteo, con il chiaro intento di provocare disordini. Le cariche sono state pesantissime, con gas lacrimogeni, gas irritanti, getti d'acqua, armi non convenzionali di vario genere, e con migliaia di militari sparsi per la città a rastrellare bar, case, hotel e ogni angolo di strada facendo incetta di donne e uomini colpevoli solo di non vestire in modo convenzionale. Per diverse ore, il governo della città ha lasciato Guadalajara senza luce, senza telefono, senza copertura per i cellulari. Il bilancio è stato pesantissimo: 99 arresti, 6 sparizioni, 30 feriti gravi. Tra gli arrestati, anche stranieri, accompagnati immediatamente allaeroporto per lespulsione. Tra loro, un compagno basco che dovrà affrontare il tribunale spagnolo. La situazione è ancora grave: ci sono 45 tra compagni e compagne messicani/e rinchiusi nel carcere di massima sicurezza di Jalisco, senza possibilità di comunicare, e ancora 3 stranieri che devono essere espulsi ma di cui non si sa più nulla, perché non possono ricevere visite. Chi è uscito/a da quell'inferno, racconta di vere e proprie torture: i compagni e le compagne sono stati/e picchiati/e, aggrediti/e verbalmente, privati/e del sonno, dell'acqua, del cibo, della possibilità di comunicare con i famigliari o di contattare un avvocato. Particolarmente pesante il trattamento riservato alle donne: spogliate, lasciate nude e sdraiate a terra o costrette a fare esercizi, picchiate, minacciate continuamente di stupro. Sono state rifiutate anche le cure mediche, e molti/e di loro hanno lesioni e ferite che necessitano di un immediato intervento. Si moltiplicano in questi giorni gli appelli delle organizzazioni, dei sindacati, dei diversi gruppi antagonisti, perché questi compagni e queste compagne vengano immediatamente rilasciati/e e perchè venga annullato il procedimento penale a loro carico. Tutto questo mentre il governatore di Jalisco, Francisco Ramírez Acuña, complimentandosi con le forze dellordine, ha promesso loro un aumento nella busta paga, un extra di 2500 o 5000 pesos per il servizio che hanno svolto. Un premio per i soprusi e per le torture inflitte.
Genova - processo Si è tenuta oggi, presso il Tribunale di Genova, la 12 udienza del processo a carico di 26 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio per i fatti del luglio 2001. Ancora una volta sono stati ascoltati i testimoni dell'accusa, ma c'è da segnalare che, nonostante le numerose "prove" presentate, o sarebbe meglio dire proprio a causa delle numerose prove presentate, stanno lentamente emergendo pezzi di verità e stanno lentamente cadendo le versioni sostenute dai testimoni dell'accusa. Oggi in particolare, le testimonianze di un carabiniere sono drasticamente crollate di fronte alla visione dei filmati, che dimostravano ben altro rispetto a quanto da lui sostenuto. Gli avvocati di difesa, nel frattempo, hanno ottenuto tutto il materiale video assemblato dall'accusa e ottenuto un mese di tempo per visionarlo. La prossima udienza è prevista per martedì 15, e sarà ascoltato come testimone d'accusa un giornalista, tale Baldassarre, che riferirà in aula del corteo dei black.
Ascoltiamo Laura Tartarini del Genova Legal Forum
Genova
Dopo le notizie uscite sui media su quanto avvenuto ieri a genova, i compagni coinvolti nell'episodio hanno distribuito ieri sera un volantino nel quale riportano quanto avvenuto. Non una rissa tra punkabbestia e polizia, ma il tentativo di impedire l'ennesimo rastrellamento ai danni di migranti che vendono la loro merce nel centro storico. La polizia ha agito chiedendo i documenti a tutti, e al loro rifiuto ha tentato di arrestare uno dei ragazzi presenti, ha picchiato per circa un quarto d'ora con tanto di inseguimento e caccia all'uomo nei vicoli conclusosi con l'arresto di due ragazzi trasportati in tarda serata a Marassi. Quello in cui siamo stati coinvolti oggi , dicono i compagni di genova, è solo una delle tante manifestazioni di guerra contro i poveri, donne e uomini senza un particolare ruolo nella società mercantile se non quello appunto di farsi rastrellare, bombardare, internare, torturare. Sostenere e appoggiare le operazioni di polizia, i controlli e i rastrellamenti quotidiani anche con il silenzio rende complici di tutto ciò che gli specialisti della cultura - Genova capitale 2004 - vogliono continuare a tenere nascosto, ovvero il reale volto della città, dei suoi divari sociali e delle forze dell'ordine che ne difendono i ricchi e perseguitano i poveri.
Padova
Si è tenuto ieri il processo ai tre compagni arrestati sabato 5/6, durante le cariche di polizia contro i militanti del CPO Gramigna. Complessivamente trenta compagni sono stati denunciati per reati di vario tipo quali: tentata lesione personale, manifestazione non autorizzata, adunata sediziosa, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, porto d'armi e oggetti atti ad offendere, travisamento e circostanze aggravanti. I tre compagni sono stati liberati fino alla vera e propria udienza che si terrà domani alle ore 15.00. Il cpoa Gramigna invita tutti a presenziare davanti al tribunale.
Lavoro
Questa mattina i cassintegrati dellAlfa son tornati in piazza a Milano. L' appuntamento era alle ore 9 in tribunale (via Pace) dove ci sarà una causa di 183 lavoratori per azzerare la Cig del 2002 e per il pagamento della differenza tra stipendio e Cig; nei giorni scorsi cause analoghe sono già state vinte. Successivamente i lavoratori in corteo andranno a manifestare allAssolombarda in via Pantano. A Montezemolo verrà chiesta la ridiscussione del piano Morchio che prevede tra laltro la chiusura dellAlfa Romeo di Arese. La battaglia dei lavoratori dellAlfa va sempre avanti su due obiettivi: impedire la chiusura della fabbrica e aprire una vertenza generale del gruppo Fiat;
e il rispetto degli accordi sottoscritti in Regione per il polo della mobilità sostenibile e dellauto ecologica;
Palestina
Il presidente palestinese Yasser Arafat presiedera' un comitato ristretto incaricato di supervisionare il ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza previsto dal piano di 'separazione unilaterale' del premier Ariel Sharon. Lo scrive oggi il quotidiano israeliano Haaretz che cita fonti vicine alla leadership palestinese. Del comitato fanno parte anche il premier Abu Ala (Ahmed Qurea) e l'ex ministro Mohammed Dahlan, considerato 'l'uomo forte' di Gaza e destinato, secondo un'opinione diffusa, ad assumere un ruolo di primo piano nel mantenimento della sicurezza nelle aree palestinesi che Israele si e' detto disposto ad evacuare. Il quotidiano sottolinea che la formazione di questo comitato conferma il crescente coinvolgimento dell'Egitto e dell'Autorita' nazionale palestinese (Anp) nella applicazione del piano Sharon che pure e' dichiaratamente 'unilaterale'. I dirigenti israeliani, aggiunge Haaretz, stanno discutendo con gli egiziani le condizioni necessarie per restituire ad Arafat una liberta' di movimento dopo due anni di confino a Ramallah (Cisgiordania). Secondo il giornale, Arafat ha dato soltanto una approvazione in linea di principio e non effettiva alle pressanti richieste egiziane affinche' rinunci ad una parte dei suoi poteri esecutivi e riduca a tre il numero dei servizi di sicurezza dell'Anp
Israele
L'ambasciatore turco in Israele Feridun Sinirlioglu e il console a Gerusalemme Hussein Avny Bicakli sono stati richiamati in patria domenica per consultazioni, per sottolineare la gravita' con la quale Ankara vede il recente raid israeliano a Rafah (Gaza). Lo afferma oggi il quotidiano Yediot Ahronot, di Tel Aviv. Il giornale precisa che i due diplomatici sono tuttavia partiti in maniera discreta, per non inasprire ulteriormente le relazioni fra Turchia ed Israele. Riferendosi al prezzo umano pagato dalla popolazione palestinese durante il raid di Rafah,il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha accusato Israele di aver praticato un terrorismo di stato. In seguito, in una intervista al quotidiano Haaretz, Erdogan ha tuttavia tenuto a precisare di considerarsi un grande amico del popolo ebraico e di aver criticato Israele proprio da sincero amico. A quanto pare i due diplomatici turchi rientreranno in Israele nei prossimi giorni.
Israele
Il vice ministro israeliano della Difesa Zeev Boim ha affermato oggi che il suo Paese non permettera' al Libano di servire come trampolino di lancio ad attacchi terroristici. Le sue dichiarazioni alla radio sono giunte all'indomani del raid aereo israeliano di ieri sera nell'area di Beirut, il primo in quattro anni. L'attacco, che ha preso di mira un deposito del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina- Comando Generale, non ha causato vittime. La dichiarazione del viceminisxtro suona come una giustificazione all'atto compiuto, e un alibi per eventuali attacchi futuri.
Risoluzione irak
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno posto le ultime modifiche alla loro proposta di risoluzione delle Nazioni Unite sull'Iraq. Le modifiche appaiono soddisfare le richieste francesi e tedesche di chiarire i poteri iracheni per le questioni di sicurezza. L'ambasciatore americano John Negroponte ha detto di prevedere che il Consiglio di Sicurezza approvi la risoluzione oggi pomeriggio, con voto che dovrebbe essere all'unanimità. La Francia votera' a favore della risoluzione proposta da Washington e Londra sull'Iraq. Lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Michel Barnier, in un'intervista radiofonica. Barnier ha aggiunto che Parigi non e' pienamente soddisfatta dal testo, ma che questo non impedira' il voto a favore in consiglio di sicurezza
Irak
Due autobombe hanno scosso oggi le città irachene di Baquba e Mosul, uccidendo 14 iracheni e un militare statunitense. Sono finora 126 le persone rimaste ferite, tra cui 10 soldati Usa. La prima esplosione si è avuta davanti alla base operativa War House, un avamposto statunitense dell'ex base irachena al Faris, circa 50 chilometri a nord di Baghdad. Nella deflagrazione sono morti quattro iracheni e un militare Usa, mentre sono rimasti feriti 16 iracheni e 10 soldati Usa. L'esplosione è avvenuta a poca distanza dall'entrata principale della base dove, riferisce un ferito, in quel momento si trovavano centinaia di iracheni che vi lavorano, in fila per i controlli di sicurezza. La seconda autobomba è esplosa a Mosul, circa 360 chilometri a nordovest di Baghdad, uccidendo 10 persone e ferendone altre 100. L'esercito Usa ha riferito che l'esplosione si è avuta attorno alle 9.15 locali (8.15 in Italia) nei pressi della sede del governo locale e di una scuola. Brandelli di corpi sono stati scagliati nella strada e nove autovetture sono andate in fiamme. Dopo soli 45 minuti, ancora a Mosul alcuni militanti hanno esploso colpi di mortaio contro una base Usa dislocata nella zona settentrionale della città. Due impiegati sono rimasti leggeremente feriti.
Irak
Sei soldati della coalizione - due polacchi, tre slovacchi e un lettone - sono stati uccisi dall'esplosione di un deposito di munizioni. "L'incidente e' avvenuto a Suwayrah, a sud di Baghdad" ha detto il colonnello Zdzislaw Gnatowski, portavoce dello stato maggiore polacco, "durante un'operazione di bonifica". Per la Lettonia e la Slovacchia si tratta dei primi caduti nella missione in Iraq, mentre Varsavia contava gia' quattro perdite tra i militari - una delle quali in combattimento - e altrettante tra i civili. Il comando polacco ha ai suoi ordini un contingente di 6.500 uomini, tra cui 2.400 polacchi L'operazione di sminamento in Iraq sara' sospesa ha annunciato oggi a Varsavia il premier polacco Marek Belka
Vittime delle guerre
Nelle guerre attualmente in corso, le vittime civili sono comprese tra l'80% e il 90% del totale. Furono il 5% nella prima guerra mondiale (in cui morirono circa 15 milioni di persone) e il 66% nella seconda (55 milioni di morti). E' uno dei dati divulgati nel Rapporto sui diritti globali 2004, curato dalla Associazione Società Informazione e promosso dalla Cgil nazionale. Negli ultimi 10 anni - denuncia il Rapporto -, circa 2 milioni di minorenni sono morti in guerre e conflitti e almeno 6 milioni sono rimasti feriti o disabili; tra i minori sopravvissuti, circa un milione sono rimasti orfani e 10 milioni lamentano disturbi psichici. Mentre sono tra i 300mila e i 500mila i bambini e i ragazzini utilizzati con mansioni diverse nei conflitti armati in almeno 18 Paesi. Mine antiuomo e ordigni inesplosi sono attualmente disseminati in 82 Paesi: si calcola che solo il 15% delle 15-20mila vittime registrate nel 2002 fossero militari.
Saddam
Il processo a Saddam Hussein non riesce ad avviarsi. Questo quanto riferisce il Times. Dal momento del suo arresto, il 13 dicembre del 2003, non si hanno più notizie di Saddam Hussein, di dove sia imprigionato, di chi intenterà il processo, se un tribunale iracheno o internazionale, e in questo caso quale. Alti funzionari britannici giustificano il ritardo nel processo sostenendo che mancano i testimoni disposti a riferire sotto giuramento i crimini sotto il suo regime, per paura di ritorsioni da parte dei fedelissimi del rais ancora in libertà in Iraq. Mancano anche documenti scritti che provino che Saddam abbia personalmente ordinato atrocità. E' stato raccolto molto materiale, ma sembra essere difficile riuscire a provare la responsabilità diretta di Saddam.
Cecenia
Uno dei presunti organizzatori delle azioni contro edifici residenziali che nel settembre del '99 causarono circa 300 morti in Russia e' stato ucciso negli ultimi giorni dalle forze federali nella regione autonoma dell'Inguscezia (Caucaso russo), a ridosso della Cecenia. Lo riferisce oggi la stampa moscovita. Si tratta di Akhim Abaiev, un miliziano islamico caucasico legato alla guerriglia indipendentista cecena. L'uomo e' stato ucciso con due compagni nel corso di una sparatoria dei reparti speciali russi dopo essere stato rintracciato in una casa in prossimita' di Nazran, secondo quanto reso noto dai comandi federali. Successivamente e' stato identificato come Abaiev. . Sempre in Cecenia, frattanto, nelle ultime 24 ore le truppe federali avrebbero ucciso in vari rastrellamenti altri otto ribelli indipendentisti, stando a quanto comunicato oggi all'agenzia Interfax dal colonnello Ilia Shabalkin, portavoce del comando russo.