GR ORE 19.30

Fiat: Corteo sindacale a Torino

"Torino siamo noi": dietro questo striscione ha sfilato il corteo partito questa mattina dalla Porta 5 di Mirafiori per raggiungere il centro cittadino in Piazza Castello. I lavoratori dello stabilimento Fiat di Mirafiori sono scesi in strada per chiedere il rilancio della fabbrica torinese e garanzie sul futuro industriale del Piemonte e di tutto il Paese. Il corteo e' una delle iniziatrive organizzate nell'ambito della "24 ore per Mirafiori", voluta dalle organizzazioni sindacali dei metalmeccanici, iniziata ieri sera alle 18 con un brindisi per festeggiare i 65 anni dello stabilimento torinese e proseguita nella notte con una fiaccolata ed un veglia in Piazza Castello. Per la giornata odierna, Fim, Fiom, Uilm e Fismic hanno indetto uno sciopero per i lavoratoi della Fiat che ha gia' coinvolto gli operai del turno di notte, (50% di adesione, secondo sindacati; 18% per la Fiat), ed, al momento, i lavoratori de primo turnoa,(80% quelli che hanno aderito, secondo i sindacati e 33%, secondo la Fiat). Sono state bloccate completamente le linee delle meccaniche e della carrozzeria. Agli operai della Fiat si sono aggiunti quelli arrivati con pullman dalle fabbriche dell' indotto auto di tutta la provincia. "Se non cambiera' bloccheremo la citta" e' stato lo slogan più gridato. Al corteo erano presenti solo bandiere delle organizzazioni sindacali, mentre i partiti sono stati invitati a partecipare senza i loro simboli. In piazza Castello poi il comizio sindacale di chiusura della manifestazione e alle 12.30 l'incontro con i vertici istituzionali di Regione, Provincia e Comune

Milano: I lavoratori del mollificio continuano la protesta

Gli operai del Mollificio di San Felice e Sidergarda di Puegnago, hanno protestato questa mattina davanti alla sede legale delle ditte che si trova a Milano in via Flavio Gioia 8, angolo Via Silva (zona Lotto). La direzione del Mollificio e di Sidergarda ha comunicato ai lavoratori e al sindacato 185 licenziamenti sostenendo che gli stabilimenti non sono competitivi mentre in realtà ha rinunciato a fare investimenti ed é interessata a speculazioni immobiliari. Il Mollificio e Sidergarda sono di proprietà del gruppo Sogefi di De Benedetti. Dall'11 maggio i lavoratori e le lavoratrici sono in sciopero e presidiano la fabbrica per difendere il posto di lavoro, per respingere la posizone aziendale e per salvare una realtà produttiva importante per la provincia. Sono in sciopero da 33 giorni.

Sud ribelle, respinti i ricorsi della difesa

Si svolgera' regolarmente lunedi' prossimo, davanti al Gup del Tribunale di Cosenza l'udienza preliminare nei confronti dei 13 compagni di cui la Procura cosentina ha chiesto il rinvio a giudizio per cospirazione politica mediante associazione. La prima sezione della Corte d'Appello di Catanzaro, infatti, ha dichiarato inammissibili le dieci istanze di ricusazione del Gup presentate da altrettanti imputati al termine della prima udienza, svoltasi il 24 maggio scorso. Le richieste erano state avanzate perchè il Gup, con i suoi comportamenti, le ordinanze e le decisioni prese, avrebbe espresso un pregiudizio sull'esito dell'udienza preliminare. La Corte di Cassazione, intanto, ha rigettato oggi, dichiarandolo inammissibile,anche il ricorso presentato dai difensori di due compagni a cui è tuttora imposto l'obbligo di firma.

Napoli: Liberati i 110 rom rumeni

Ha avuto successo il blocco attuato dagli e dalle antirazzist* per 20 ore fuori la Caserma Raniero (quella tristemente nota per le violenze durante il global forum del 2001 e per le quali nelle prossime settimane si deciderà sul rinvio a giudizio dei poliziotti). Sono stati infatti liberati i 110 rom rumeni (in gran parte donne e bambini) deportati l'altra notte nella Caserma dopo giornate trascorse all'addiaccio in seguito allo sgombero dal palazzetto di Gianturco. Fino alla tarda mattinata di oggi la questura di Napoli ha aspettato un imput dal ministero, che per un pò ha vagliato l'assurdo giuridico di espellere persone per le quali non era stata nemmeno ancora valutata la domanda d'asilo. Ora i rom sono nella parrocchia di padre Bernardino che ha partecipato al blocco, ma è ovviamente una toppa temporanea in attesa finalmente di una sistemazione dignitosa per queste genti poverissime. Infatti proprio la pavidità istituzionale che in oltre un anno non è riuscita a fronteggiare gli episodi di intolleranza e alloggiare tutte queste poche centinaia di persone ha incoraggiato il tentativo di deportazione messa in atto dal ministero. Ma per una volta la protesta ha battuto la Bossi-Fini Ascoltiamo l'audio registrato ieri sera durante il presidio

Migranti: 7 morti nel Sahara

Sette africani sono morti di sete nel deserto del Sahara algerino. I cadaveri, completamente disidratati, sono stati scoperti da una pattuglia della gendarmeria nella regione di Adrar, a 1.550 chilometri a sud di Algeri. Lo ha reso noto la radio algerina, precisando che ne' la nazionalita' ne' l'identita' delle vittime e' stata stabilita dato che sui corpi non sono state trovate carte d'identita'. Lo scorso 4 aprile erano stati rinvenuti nella stessa regione i corpi di altri sei africani morti di sete dopo che si erano persi a causa di una tempesta di sabbia. Probabilmente stavano tentando di raggiungere la citta' di Oulf, 70 chilometri a sud di Adrar, citta' conosciuta come area di incontro e trattative per chi vuole migrare in occidente.

Milano: Interrogati i due presunti terroristi islamici

E' iniziato l'interrogatorio da parte del Gip di Milano Silvana Petromer dei due uomini arrestati nella notte di lunedi' scorso dalla Digos milanese con l'accusa di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale. Hamed Sayed Osman Rabei, 33 anni, egiziano, e' considerato uno degli organizzatori della strage di Madrid . Il fermo era scattato quando gli investigatori si erano resi conto che i due stavano partendo per la Francia probabilmente per mettere in atto un attentato nel metro' di Parigi poco prima o il giorno delle elezioni europee. gi. Quest' ipotesi e' stata stamattina seccamente smentita dalla questura di Parigi con un comunicato. Gia' ieri sera il ministero degli Interni francese aveva preso le distanze dalle notizie in arrivo dall'Italia: un portavoce aveva affermato che non esiste alcuna indicazione sui preparativi di un eventuale attentato a Parigi. Le informazioni provenienti dall'Italia a proposito dell'arresto di Mohammed l'Egiziano - sottolinea la questura della capitale francese nel comunicato di stamattina - sono state oggetto di un'analisi approfondita da parte dei servizi specializzati: se ne conclude che quel gruppo non preparava un attentato contro la metropolitana di Parigi

Pisa: Barcolla la montatura contro le/i compagn* arrestati

Intanto si avvia a crollare l'accusa contro quattro tra compagni e compagne di Pisa arrestati martedì scorso in un ccasolare ad Agnano, definito dagli investigatori "un covo" I compagni e le compagne sono stat* arrestat* per un documento del gruppo clandestino c.o.r. Il documento era arrivato per lettera, inviata alla redazione del giornale da loro pubblicato, Terra Selvaggia;, ed è stata trovata a casa loro. E' stato sequestrato con tanto di busta e timbri postali. Lo stesso documento era stato inviato nei giorni precedenti anche al Tirreno e La Nazione, senza che le rispettive redazioni fossero considerate colpevoli di qualcosa. Le persone arrestate pagano il prezzo del loro impegno quotidiano e la partecipazione alla redazione di un giornale non "ufficiale".Ancora adesso sono tenuti in isolamento e non possono vedere né familiari né avvocati fino all'interrogatorio di garanzia davanti al G.I.P., che si terrà proprio oggi.

Diritti digitali

Potrebbe essere proprio Urbani la prima vittima della legge che porta il suo nome. E' stato infatti denunciato da un deputato il gestore del sito web del Ministero dei Beni Culturali, per aver immesso nel sito materiale protetto dal diritto di ingegno senza averne dato avviso. Come noto, la contestatissima Legge Urbani tra le altre cose impone a tutti coloro che pubblicano materiale protetto di aggiungervi un "idoneo avviso circa l'avvenuto assolvimento degli obblighi derivanti dalla normativa sul diritto d'autore e sui diritti connessi". L'avviso, stando alla legge, dev'essere di adeguata visibilità e deve contenere l'indicazione delle sanzioni previste dalle normative sul diritto d'autore. Tutte cose che non sono presenti nel sito del dicastero di Urbani. Ma questo è solo uno degli aspetti della legge, che contiene al suo interno norme pesantissime e lesive delle libertà. La denuncia ha però lo scopo di mettere in evidenza i meccanismi farraginosi della normativa, la sua inapplicabilità, e l'incompetenza con cui è stata scritta e votata

Palestina: Ancora vittime dei raid israeliani

Un palestinese e' stato ucciso questa mattina da soldati israeliani nel corso di un raid dell'esercito a Jenin, nel nord della Cisgiordania. Lo si e' appreso da fonti mediche e della sicurezza palestinese. Naamun Zerini, 29 anni, e' stato ucciso allorche' una trentina di jeep e carri israeliani sono penetrati in citta'. Le stesse fonti hanno precisato che cinque persone sono state arrestate. Con il decesso di oggi sono 4.103 le persone uccise dall'inizio dell'Intifada nel settembre 2000, tra le quali 3112 palestinesi e 920 israeliani

Palestina: I lavori del muro proseguono e la repressione anche

Le autorita' israeliane hanno avviato i lavori di costruzione della barriera di sicurezza a Ram, un sobborgo arabo a nord di Gerusalemme: da due giorni, stando alla stampa israeliana, le ruspe stanno spianando il terreno dove verranno posati enormi lastroni di cemento armato, alti 4,5 metri, che devono separare Gerusalemme dal nord della Cisgiordania. Il nuovo tratto della barriera in costruzione e' lungo 2,5 km, sul totale degli 84 km che Israele sta edificando intorno a Gerusalemme. Nella zona interessata dai lavori iniziati due giorni fa vivono circa 40 mila palestinesi ufficialmente residenti a Gerusalemme che rischiano di rimanere tagliati fuori da scuole, ospedali e servizi sociali della citta'. La barriera di sicurezza, che in alcuni tratti sorgera' al centro della strada che collega Gerusalemme a Ramallah, verra' sorvegliata anche da un sofisticato sistema elettronico di telecamere e sensori. Intanto, secondo fonti palestinesi, almeno 15 dimostranti sono rimasti feriti oggi pomeriggio in Cisgiordania in scontri con la polizia e l’esercito di Israele in una dimostrazione contro il ‘Muro della vergogna'. Gli incidenti sono accaduti vicino al villaggio di al-Zawiya; le truppe dello stato ebraico hanno sparato proiettili di gomma e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti, tra i quali anche rappresentanti israeliani dei movimenti pacifisti e attivisti stranieri. L’esercito di Tel Aviv ha detto invece di aver solo usato i lacrimogeni. Già ieri le forze di sicurezza israeliane avevano ferito tre palestinesi, mentre centinaia di abitanti di al-Zawiya protestavano contro la costruzione di questo tratto del muro. Secondo i progetti governativi, in questo tratto la ‘Grande Muraglia’ israeliana – alta anche otto metri, con filo spinato, cellule fotoelettriche e torrette di guardia ogni poche decine di metri – dovrebbe separare la colonia ebraica di Ariel dai villaggi palestinesi, creando enormi problemi a chi li abita.

Risoluzione ONU sull'Irak: la posizione dei kurdi e della Spagna

I partiti curdi faranno conoscere la loro posizione sulla risoluzione 1546 dell'Onu dell'Onu, approvata all'unanimita' due giorni fa - che non contiene un riferimento alla costituzione provvisoria che garantisce la loro autonomia - dopo essersi consultati tra loro. Lo ha dichiarato oggi il capo del partito democratico del Kurdistan (PdK), Massud Barzani. Nella legge fondamentale approvata lo scorso marzo dal Consiglio di governo provvisorio iracheno, che di fatto giocava il ruolo di Costituzione provvisoria, c'era l'indicazione dello stato federale come rivendicavano i curdi. Molti curdi, a titolo personale, hanno gia' espresso la loro delusione per la mancanza, nel testo della risoluzione, di questo elemento che li riguarda e li tutela.

La nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull'Iraq non mette il contingente militare internazionale sotto comando Onu e dunque "non invieremo un solo soldato in Iraq", ha detto oggi il premier spagnolo, Jose' Luis Rodriguez Zapatero. Zapatero ha sottolineato che quando ha deciso il ritiro delle truppe dal paese arabo, lo scorso 18 aprile, sapeva l'ONu avrebbe approvato una risoluzione "nei termini in cui e' avvenuto", cioe' che il comando militare in mano agli stati Uniti "non sarebbe stato toccato". Il premier spagnolo ha detto che comunque Washington ha fatto "un piccolo sforzo" per modificare le sue posizione, avvicinandole a quelle di Francia e Germania.

Irak torture: Denunciati da ex prigionieri guardie di ditte private

Un gruppo di otto ex detenuti delle carceri di Abu Ghraib e Bucca in Iraq ha citato in giudizio negli Stati Uniti impiegati di due ditte private americane accusandoli di gravi sevizie, fra cui l'uso di elettroshock, abusi sessuali e torture fino alla morte di un prigioniero. Lo hanno annunciato i loro avvocati in una conferenza stampa a Washington. Gli ex detenuti hanno scelto il sistema americano della class action, la causa collettiva, per citare in giudizio la Titan Corporation e la Caci Corporation, due ditte private che lavorano nelle carceri in Iraq come contractor del Pentagono. Uno dei ricorrenti, identificato come Ahmed, ha raccontato di essere stato preso a calci e denudato nel carcere di Abu Ghraib e che suo padre, arrestato assieme a lui, e' stato torturato fino alla morte

UGANDA: RIBELLI ATTACCANO ANCHE IN SUDAN, DECINE DI MORTI

Almeno 41 persone sarebbero state uccise e altre decine ferite nel Sud Sudan dai ribelli dell'Esercito di resistenza del signore (Lord’s resistance army, Lra), attivi soprattutto nel nord Uganda. L’attacco è avvenuto due giorni fa: sono stati contati 41 cadaveri soltanto nel villaggio di Lomega, ma i ribelli hanno colpito anche i villaggi di Lokiliri, Goke e Nisitu, e quindi ci sono certamente altre vittime. L’incursione dei ribelli dello Lra ha fatto fuggire migliaia di civili verso le aree controllate dall’Esercito di liberazione popolare del Sudan (Spla), il movimento armato indipendentista che controlla gran parte del Sud del Paese. La zona di Juba, invece, è uno dei capisaldi dell’esercito governativo di Khartoum che – secondo accuse sollevate da più parti – da anni appoggia i ribelli dello Lra; ma il governo sudanese ha sempre smentito. Al momento non vi sono altre conferme del massacro; non è comunque la prima volta che lo Lra colpisce nel Sudan meridionale, dove si ritiene abbia numerose accampamenti militari. A gennaio 17 persone erano state uccise dagli stessi ribelli nella zona di Juba. Lo Lra è attivo da 18 anni nel nord Uganda, nel tentativo di rovesciare il presidente Yoweri Museveni attraverso una guerriglia che in realtà prende di mira i civili, soprattutto i bambini, sequestrati e costretti a combattere o a diventare schiavi dei comandanti; nel Nord Uganda oltre un milione e mezzo di persone è costretta a vivere in campi per sfollati a causa dell’insicurezza in molti villaggi.

NIGERIA : SECONDO GIORNO DI SCIOPERO GENERALE

2°giorno dello sciopero generale indetto dalle principali organizzazioni sindacali della Nigeria contro l’aumento del prezzo del carburante. Fonti giornalistiche nazionali e internazionali sottolineano come ancora oggi nella capitale Abuja, nella principale città commerciale Lagos e in tutti i principali centri abitati del Paese, sono rimaste chiusi benzinai, ma anche banche e attività commerciali. Secondo alcune fonti, disordini si sarebbero verificati ad Abuja dove la polizia è intervenuta in almeno un paio di occasioni utilizzando gas lacrimogeni per disperdere la folla. Adam Oshiomhole, leader del ‘National Labour Congress’ (Nlc), principale cartello sindacale del Paese africano, ha fatto sapere che lo sciopero proseguirà finché il governo del presidente Olusegun Obasanjo non manterrà la promessa di costringere i rivenditori di benzina ad abbassare il prezzo di vendita al dettaglio di circa un quinto. La Corte Suprema nigeriana nelle scorse ore aveva vietato lo sciopero imponendo al contempo al governo di abbassare il costo della benzina. La protesta rischia di bloccare l’esportazione di petrolio, di cui la Nigeria – con 2,5 milioni di barili al giorno - è il settimo produttore al mondo. L'astensione, almeno stando ai piani iniziali dell'Nlc, dovrebbe durare 21 giorni con conseguenze non ancora ipotizzabili sull’economia nazionale. Funsho Kupolokun, direttore esecutivo della Compagnia petrolifera nazionale nigeriana (Nnpc) insiste nel sottolineare che il governo ha ordinato a tutti i benzinai privati di abbassare il prezzo, specificando che le nuove tariffe sono già state applicate dai distributori legati alla compagnia nazionale. Con la sua decisione, la Corte Suprema ha fissato il prezzo del carburante a 39 naira per litro (circa 24 centesimi di euro) invece degli attuali 50-55 naira. La Nigeria vive da mesi la contrapposizione tra sindacati e governo.

PAKISTAN: ASSALTO A CONVOGLIO MILITARE, SALE BILANCIO VITTIME

Nell’assalto di questa mattina a un convoglio militare a Karachi, capitale commerciale del Pakistan e da mesi teatro di numerosi attentati, sette soldati, due poliziotti e un civile sono stati uccisi da un gruppo di uomini armati (tre o quattro persone, secondo alcuni testimoni) che hanno aperto il fuoco con armi automatiche contro jeep cariche di militari al seguito del mezzo su cui viaggiava il capo del locale comando dell’esercito, tenente generale Ahsan Saleem Hayat; quest’ultimo è scampato all’assalto ma il suo autista è rimasto ferito. L’attacco è avvenuto a 400 metri di distanza dal consolato americano, uno dei punti più sorvegliati della città. Dopo la sparatoria sullo steso luogo è esploso un ordigno, fortunatamente senza fare vittime, mentre poco dopo la polizia ha trovato e disinnescato dell’esplosivo piazzato su un muro vicino a un ponte. La dinamica dell’attentato ricorda molto i due tentativi di uccidere il presidente Pervez Musharraf lo scorso anno: il 14 dicembre una bomba esplose su un ponte pochi minuti dopo il passaggio del convoglio presidenziale sulla strada che conduce da Rawalpindi alla capitale Islamabad; sullo stesso tratto dieci giorni dopo due kamikaze a bordo di auto imbottite di esplosivi cercarono di farsi saltare contro il corteo di auto su cui viaggiava anche il capo dello Stato, ma vennero intercettati dalla scorta. L’attacco a Karachi avviene lo stesso giorno in cui l’esercito ha reso noto di aver ucciso venti miliziani collegati alla resistenza talebana in scontri sulle montagne nei pressi di Wana , nella regione del Waziristan meridionale, al confine con l’Afghanistan; i militari precisano che tra gli uccisi ci sarebbero diversi stranieri tra cui Ceceni e Uzbeki.

Armi: forte aumento delle spese in un anno

L'Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma ha pubblicato il 9 giugno l'ultimo rapporto sulle spese militari nel Mondo: nel 2003 sono aumentate dell'11%. Secondo il rapporto, il forte aumento e' da attribuirsi quasi completamente agli Stati Uniti.

GR ORE 9.30

Palestina

Un palestinese e' stato ucciso questa mattina da soldati israeliani nel corso di un raid dell'esercito a Jenin, nel nord della Cisgiordania. Lo si e' appreso da fonti mediche e della sicurezza palestinese. Naamun Zerini, 29 anni, e' stato ucciso allorche' una trentina di jeep e carri israeliani sono penetrati in citta'. Le stesse fonti hanno precisato che cinque persone sono state arrestate. Con il decesso di oggi sono 4.103 le persone uccise dall'inizio dell'Intifada nel settembre 2000, tra le quali 3112 palestinesi e 920 israeliani

Irak

Due poliziotti iracheni sono stati uccisi e altre 14 persone, in maggioranza civili, feriti oggi nella citta' santa di Najaf (170 km a sud di Baghdad) in scontri tra appartenenti al gruppo del leader radicale sciita Moqtada Sadr e la polizia, secondo quanto riferiscono un giornalista dell'Afp e fonti ospedaliere. Le sparatorie sono iniziate nella notte, quando poliziotti iracheni hanno tentato di arrestare alcuni uomini dell'Esercito del Mehdi, la milizia di Sadr, nel cimitero della citta' dove sono asserragliati da diverse settimane, e nelle strade. Il 4 giugno i miliziani avevano cessato di farsi vedere a Najaf e nella vicina Kufa, pur non ritirandosi, e la polizia irachena aveva ripreso il suo ruolo, nell'ambito di una tregua. Anche gli statunitensi hanno fortemente alleggerito la loro presenza a Najaf, rimanendo pero' in settori al di fuori delle due citta'.

Pakistan

Ancora un attentato a Karachi, la popolosa citta' portuale nel sud del Pakistan teatro di ripetuti episodi di sangue negli ultimi mesi. Stavolta nel mirino della guerriglia e' finito il corteo del comandante dell'esercito nella citta', un agguato costato la vita ad almeno due poliziotti ed un civile. Illeso, invece, il generale Ahsan Azeem, secondo quanto riferito da un portavoce dell'esercito. Karachi, citta' portuale con 11 milioni di abitanti sul Mar arabico, e' stato colpita da un'ondata di violenze nelle ultime settimane: due attacchi-kamikaze contro moschee sciite, una duplice auto-bomba vicino la residente del console generale statunitense, l'assassinio di un rispettato imam sciita, cui hanno fatto seguito tre giorni di violenti scontri inter-religiosi che hanno causato la morte di 51 persone.

Migranti

Sette africani sono morti di sete nel deserto del Sahara algerino. I cadaveri, completamente disidratati, sono stati scoperti da una pattuglia della gendarmeria nella regione di Adrar, a 1.550 chilometri a sud di Algeri. Lo ha reso noto la radio algerina, precisando che ne' la nazionalita' ne' l'identita' delle vittime e' stata stabilita dato che sui corpi non sono state trovate carte d'identita'. Lo scorso 4 aprile erano stati rinvenuti nella stessa regione i corpi di altri sei africani morti di sete dopo che si erano persi a causa di una tempesta di sabbia. Probabilmente stavano tentando di raggiungere la citta' di Oulf, 70 chilometri a sud di Adrar, citta' conosciuta come area di incontro e trattative per chi vuole migrare in occidente.

Germania

E' salito a 22 feriti il bilancio delle persone rimaste coinvolte nell'esplosione di un ordigno in una via commerciale del quartiere turco di Muelheim a Colonia, ieri pomeriggio poco prima delle 16. Quattro di esse versano in gravi condizioni. Gli investigatori hanno ritrovato sul luogo dell'esplosione diversi chiodi, che hanno convinto la polizia della pista dolosa. Sulla fattura dell'ordigno e sul tipo di esplosivo non sono emerse indiscrezioni. L'esplosione si è verificata nell'affollata Keupstrasse, una strada che ospita numerosi esercizi commerciali turchi, in un quartiere abitato prevalentemente da persone di quella nazionalità. Non è chiaro neppure dove abbia avuto luogo esattamente la deflagrazione. Inizialmente sembrava fosse avvenuta all'interno di un edificio di tre piani, poi davanti all'attiguo locale di un barbiere. Molte abitazioni sono state danneggiate. Dei ventidue feriti quattro lo sono in modo grave. Uno di questi è ormai fuori pericolo di vita ma rischia comunque l'amputazione di una gamba. Al momento dell'esplosione si trovavano tutti all'interno di una pizzeria e dal barbiere.

Elezioni europee

Prende il via oggi con la chiamata alle urne dei cittadini britannici e olandesi la più grande maratona elettorale mai vissuta dall'Europa. In quattro giorni, fino a domenica, nei 25 paesi dell'Unione ben 338 milioni di elettori saranno chiamati ad eleggere i loro rappresentanto all'europarlamento. Si voterà con calendari e sistemi diversi. Domani sarà la volta dell'Irlanda, sabato di Lettonia e Malta, e domenica toccherà a tutti gli altri. Solo l'Italia ha programmato il voto su due giornate: il pomeriggio di sabato e l'intera domenica. Lo spoglio delle schede sarebbe invece dovuto iniziare insieme per tutti la sera di domenica, ma l'Olanda - innescando una polemica - ha annunciato che già stasera renderà noti i risultati. La Commissione europea ha minacciato di rivolgersi alla Corte di giustizia, il governo dell'Aja ha replicato precisando che saranno diffusi dati non ufficiali, equiparabili a sondaggi. In alcuni paesi l'elezione è abbinata ad altre consultazioni: in Lussemburgo si terranno anche le politiche per rinnovare il Parlamento nazionale; Italia, Francia e Belgio sono tra le nazioni dove si voterà parzialmente anche per le regionali o comunali.