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Per coloro che sono intervenuti davanti alla Corte per condannare l'iniziativa di Israele 'il muro viola le leggi internazionali ed e' un atto illecito che dovrebbe cessare quanto prima'', ''non separa i terroristi dalle loro vittime, ma piuttosto i contadini dalle proprie terre, i bambini dalle scuole, i malati dai medici''. ''Con il muro non esiste la possibilita' di arrivare ad una Palestina in grado di vivere, quindi la pace fra i due stati sara' impossibile''. | Per coloro che sono intervenuti davanti alla Corte per condannare l'iniziativa di Israele 'il muro viola le leggi internazionali ed e' un atto illecito che dovrebbe cessare quanto prima'', ''non separa i terroristi dalle loro vittime, ma piuttosto i contadini dalle proprie terre, i bambini dalle scuole, i malati dai medici''. ''Con il muro non esiste la possibilità di arrivare ad una Palestina in grado di vivere, quindi la pace fra i due stati sarà impossibile''. |
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Israele ha difeso la legittimita' del muro quale atto di difesa e ha definito significativo il fatto che ''dei 191 paesi membri dell'Onu, all'Aja abbiano parlato solo 21, molti dei quali violano in modo pesante i diritti umani''. Stati Uniti e Unione europea non hanno fatto interventi, limitandosi a segnalare che il parere della Corte potrebbe in qualche modo frenare i negoziati sulla 'Road Map' a favore della pace nella regione. | Israele ha difeso la legittimità del muro quale atto di difesa e ha definito significativo il fatto che dei 191 paesi membri dello Onu, alla Aja abbiano parlato solo 21, molti dei quali violano in modo pesante i diritti umani. Stati Uniti e Unione europea non hanno fatto interventi, limitandosi a segnalare che il parere della Corte potrebbe in qualche modo frenare i negoziati sulla Road Map a favore della pace nella regione. |
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'''India''' Le groupe, qui a racheté Union Carbide, est poursuivi en raison de la contamination de la zone. Un jugement en passe d'être rendu constituerai t un précédent sur la responsabilité des multinationales. "Pas d'objection" : le gouvernement indien ne s'opposera pas à une décision de la justice américaine relative à la décontamination des terres polluées de Bhopal. En faisant cette annonce mercredi 23 juin, New Delhi ouvre la porte "à une décision historique de la cour américaine obligeant Union Carbide à nettoyer le site de Bhopal", a déclaré Satinath Sarangi, un des activistes indiens impliqués dans le dossier. "Une telle décision créerait un précédent permettant de rendre les multinationales responsables dans leurs pays d'origine des actes commis à l'étranger", a-t-il poursuivi. Ce diagnostic explique que l'affaire soit suivie avec la plus grande attention par toutes les grandes entreprises du secteur. Pour comprendre l'enjeu, il faut revenir 20 ans en arrière : le 3 décembre 1984, une fuite de gaz toxique dans une usine d'Union Carbide fabriquant des pesticides, à Bhopal, près de New Delhi, formait un nuage de 27 tonnes d'un gaz mortel, le méthyl isocianate. 8 000 habitants mouraient immédiatement. Le poison allait entraîner près de 20 000 décès ultérieurs, et provoquer des handicaps ou des maladies chez plus de 100 000 personnes. Après une première procédure judiciaire, le gouvernement indien et Union Carbide (la société américaine était propriétaire à 50,9 % de Union Carbide India limited - UCIL - qui exploitait l'usine) se mettent d'accord en 1989 sur le versement par la société de 470 millions de dollars à titre de compensation. La société a réussi à obtenir de la justice américaine, en 1986, que la question de la compensation soit jugée en Inde plutôt qu'aux Etats-Unis, où les montants auraient été beaucoup plus élevés. Elle s'estime quitte de la catastrophe. La distribution des indemnités est gérée par le gouvernement indien, qui accomplit assez mal sa tâche, ce qui nourrit une polémique dans le pays. LA NAPPE PHRÉATIQUE TOUCHÉE ? Mais les associations de victimes - alors qu'il apparaît que la tragédie a des effets persistants - ne se satisfont pas de l'arrangement passé. Elles lancent des procédures juridiques en Inde sur la question des compensations et veulent également obtenir que l'ancien PDG d'Union Carbide, Warren Anderson, soit jugé dans le pays. Au long des années, cependant, un nouveau problème est apparu : à partir de 1980, UCIL avait fabriqué à Bhopal des pesticides, stockant les déchets issus de cette production sur les 35 hectares du terrain de l'usine et alentour. Mais les citernes se mettent alors à fuir. UCIL en est averti dès 1982. Les poisons, qui contiennent notamment beaucoup de mercure, parviennent-ils à la nappe phréatique ? Un premier rapport d'un institut indien, le NEERI, répond en 1990 par la négative. Il recommande cependant la sécurisation des citernes et le nettoyage du site, ce qui n'est opéré qu'en 1998 par UCIL, dans des conditions discutables. C'est à cette époque que l'Etat de Madhya Pradesh prend le contrôle du terrain. Or, de nombreux résidents se plaignent que l'eau des nappes soit polluée et provoque des maladies. Fin 1999, Greenpeace publie une étude réalisée par son laboratoire de recherche, qui démontre que la nappe présente des niveaux élevés de contamination en mercure et autres produits chimiques. Une action juridique est lancée sur cette base par les associations, non pas en Inde, mais auprès d'une cour américaine de New York. Celle-ci rejette la plainte, qui concerne la firme Dow Chemical, puisqu'elle a racheté Union Carbide en 2001. Un point-clé du jugement tient dans l'estimation des juges selon laquelle il ne serait pas possible de faire appliquer leur éventuelle décision dans un pays distant de 8 000 km sans sa coopération. En mars 2003, la Cour d'appel des Etats-Unis conclut que, si le gouvernement indien donne son accord, le juge de New York pourra reconsidérer sa décision. C'est ce feu vert que vient d'accorder New Delhi. L'affaire va revenir à la cour de New York, qui pourrait rendre son arrêt début juillet. Dow Chemical, selon son porte-parole, John Musser, estime que le nettoyage du site revient à la compagnie indienne qui a loué le site après le départ d'Union Carbide, en 1994, ou à l'Etat de Madya Pradesh. Mais, si le juge faisait porter la responsabilité sur Dow Chemical, la décision aurait un impact important : elle signifierait que les pollutions provoquées par les multinationales dans les pays du Sud ne resteraient plus impunies. |
GR ORE 19.30
Italia
conferenza stampa genova (audio)
Conferenza stampa oggi a genova per presentare le iniziative che si svolgeranno in concomitanza con l'apertura del processo ai poliziotti inquisiti per l'assalto alla scuola diaz, ma anche per sottolineare il ruolo, spesso negativo, svolto dalla magistratura nei confronti di chi, in quelle tre giornate, si trovò a manifestare e a difendersi dall'illogica azione delle forze chiamate a difendere un ordine assurdo
base nato di taranto (audio)
inaugurata oggi la nuova versione della base navale di taranto, che in molti denuncioano essere diventata la nuova base nato. Già nei giorni scorsi un appello era stato lanciato per creare una mobilitazione in questa occasione, e così è stato.
presidio sant'eugenio (audio)
esteri
palestina
L'esercito israeliano ha proseguito oggi l'operazione iniziata ieri nella citta' di Nablus dove sono stati arrestati diversi palestinesi tra cui un dirigente della Jihad Islamica. Volontari delle Ong locali hanno raccontato che e' stato imposto il coprifuoco e le operazioni si stanno concentrando nella citta' vecchia. Secondo quanto riferito da un portavoce militare israeliano ci sarebbero stati scontri a fuoco, tre palestinesi sarebbero stati arrestati perche' sospettati aver compiuto attentati in Israele. La stampa israeliana ha riferito che la notte scorsa, soldati israeliani hanno demolito la casa di un dirigente della Jihad Islamica accusato di essere il responsabile della pianificazione di attentati contro bersagli israeliani. Sempre oggi, a Betlemme, fonti militari israeliane hanno comunicato che i soldati hanno fatto saltare con la dinamite a Betlemme l'appartamento in cui abitava Bassam Abu Aker, militante della Jihad Islamica catturato qualche mese fa, attualmente in carcere.
palestina
La Corte internazionale di giustizia dell'Aja emetterà un parere sulla costruzione del muro in Cisgiordania da parte di Israele il 9 luglio prossimo. Lo annuncia un comunicato, precisando che i giudici terranno una sessione pubblica nella grande sala del Palazzo della pace durante la quale il presidente, il cinese Shi Jiuyong, leggera' il verdetto.
Il parere, di carattere solo consultivo, e' stato richiesto dall'assemblea generale dell'Onu, con una risoluzione dell'8 dicembre dello scorso anno. Ai giudici e' stato chiesto di chiarire quali sono in diritto le conseguenze della costruzione di un muro che Israele, potenza occupante, sta realizzando nei territori palestinesi occupati, anche all'interno del circuito di Gerusalemme est. I giudici hanno tenuto udienze dal 23 al 25 febbraio ascoltando le posizioni oltre venti paesi ed organizzazioni, praticamente tutte a favore dei palestinesi, e le argomentazioni scritte presentate da Israele, prendendosi poi alcuni mesi per decidere. La sessione era stata caratterizzata da opposte manifestazioni pacifiche promosse da gruppi filo-israeliani e filo-palestinesi.
Per coloro che sono intervenuti davanti alla Corte per condannare l'iniziativa di Israele 'il muro viola le leggi internazionali ed e' un atto illecito che dovrebbe cessare quanto prima, non separa i terroristi dalle loro vittime, ma piuttosto i contadini dalle proprie terre, i bambini dalle scuole, i malati dai medici. Con il muro non esiste la possibilità di arrivare ad una Palestina in grado di vivere, quindi la pace fra i due stati sarà impossibile. Israele ha difeso la legittimità del muro quale atto di difesa e ha definito significativo il fatto che dei 191 paesi membri dello Onu, alla Aja abbiano parlato solo 21, molti dei quali violano in modo pesante i diritti umani. Stati Uniti e Unione europea non hanno fatto interventi, limitandosi a segnalare che il parere della Corte potrebbe in qualche modo frenare i negoziati sulla Road Map a favore della pace nella regione. Irak Iran Turchia Due detenuti che stavano facendo da 249 giorni uno sciopero della fame si sono dati fuoco e sono morti per evitare di essere trasferiti a forza in ospedale. Lo si e' appreso giovedi' da un gruppo di sostegno ai prigionieri e la notziia e' poi stata confermata dalle autorita' del carcere. I due erano militanti del Fronte Partito pe la liberazione del popolo rivoluzionario Dhkp-c, di estrema sinistra. La loro morte porta a 66 il bilancio dei detenuti e dei loro familiari deceduti per una protesta iniziata nel 2000 e provocata dalla decisione del governo di trasferire i 'politici' da grandi celle in celle piccole, al massimo per tre persone. In queste celle, secondo gli organizzatori della protesta, si vive praticamente in isolamento e si e' piu' soggetti alle violenze dei secondini. I due morti giovedi', di 42 e 36 anni, scontavano una pena a 12 anni e mezzo. Ogm I Paesi dell'Africa occidentale si sono detti a favore, seppur esprimendo cautela, all'utilizzo degli organismi geneticamente modificati (ogm). È questa la posizione emersa al termine di un incontro della durata di tre giorni, apertosi lunedì nella capitale Burkina Faso, Ouagadougou, e organizzato dal dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, dall'agenzia umanitaria del governo Usa (Usaid) e dalla Comunità economia degli Stati dell'Africa occidentale (Ecowas/Cedeao). Un incontro con cui gli Usa sperano di aprire una breccia per l'ingresso graduale nel continente nero degli Ogm e in particolare delle sementi trattate geneticamente, soprattutto alla luce dell'avversione dimostrata negli ultimi due anni da alcuni governi dell'Africa australe. L'incontro, che ha visto la partecipazione di 400 delegati provenienti da 15 Paesi africani e di quattro capi di Stato (Mali, Niger, Ghana, Burkina Faso), è stato avversato da alcune associazioni e organizzazioni non governative (ong) locali che ieri, alla chiusura dell'appuntamento, hanno chiesto ai propri politici una moratoria sull'uso di ogm per i prossimi cinque anni, un lasso di tempo da investire in ricerca. I capi di Stato, invece, hanno chiesto ai loro interlocutori americani garanzie sulla sicurezza degli ogm per le proprie popolazioni e per l'ambiente. Intervistata dall'emittente radiofonica 'Voice of America', un'attivista del Benin, Rene Segbenou, ha avvertito del rischio di inserimento di sementi geneticamente modificate su territorio africano. I semi ogm, infatti, hanno il potenziale per distruggere e soppiantare le moltissime varietà di sementi africane: un patrimonio che potrebbe andare perso per sempre e la cui scomparsa potrebbe causare danni gravissimi. Se la nocività di questo tipo di prodotti è ancora oggetto di studio in tutto il mondo, è ormai assodato che un seme geneticamente modificato riesce in breve tempo a imporsi come coltura dominante nel territorio in cui viene piantato. Un processo irreversibile che nel giro di poco tempo rischia di portare all'estinzione le specie autoctone. Proprio questo aspetto aveva scatenato il braccio di ferro che nel 2002 ha visto impegnati alcuni Paesi dell'Africa australe e il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam), che due anni fa, nel bel mezzo di una delle più gravi crisi alimentari della zona, si era visto rifiutare tonnellate di aiuti composti da semi di mais geneticamente modificato. Cyberg-controllo Nel più popoloso degli stati australiani, il New South Wales, i datori di lavoro dovranno tornare ad avere fiducia nei propri dipendenti e a misurare la loro produttività con mezzi diversi dalle spie tecnologiche che hanno fin qui potuto impiegare. Una legge statale, che potrebbe presto essere replicata in tutta l'Australia, spazza via un'attività odiosa, quella che viene definita di cybersnooping. Con questo termine si indicano i controlli sistematici sulle caselle di posta elettronica dei dipendenti, la lettura dei siti web visitati dalla postazione di lavoro, l'analisi delle videoregistrazioni effettuate dalle cam piazzate nelle aree dove lavorano gli impiegati o, ancora, l'uso di sistemi di lettura dell'uso dei veicoli aziendali. La normativa è stata presentata dal procuratore generale dello stato e, sebbene si tratti solo di una bozza appoggiata dal governo locale, si ritiene che in breve tempo possa venire approvata in via definitiva. Secondo la nuova legge, sarà considerata azione criminale qualunque attività di monitoraggio e controllo effettuata di nascosto con l'unica eccezione, certamente non secondaria, di quando un datore di lavoro possa dimostrare ad un tribunale di nutrire legittimi sospetti sul lavoro di un proprio dipendente. L'idea di fondo, ha spiegato, non è quella di impedire qualsiasi genere di supervisione ma di far sì che questa avvenga in modo corretto sul piano etico e rispettoso delle sensibilità. Un'attività di controllo spot potrà essere effettuata, come già accade in altri paesi come l'Italia, soltanto se l'impiegato sia preventivamente avvisato. India Le groupe, qui a racheté Union Carbide, est poursuivi en raison de la contamination de la zone. Un jugement en passe d'être rendu constituerai t un précédent sur la responsabilité des multinationales. "Pas d'objection" : le gouvernement indien ne s'opposera pas à une décision de la justice américaine relative à la décontamination des terres polluées de Bhopal. En faisant cette annonce mercredi 23 juin, New Delhi ouvre la porte "à une décision historique de la cour américaine obligeant Union Carbide à nettoyer le site de Bhopal", a déclaré Satinath Sarangi, un des activistes indiens impliqués dans le dossier. "Une telle décision créerait un précédent permettant de rendre les multinationales responsables dans leurs pays d'origine des actes commis à l'étranger", a-t-il poursuivi. Ce diagnostic explique que l'affaire soit suivie avec la plus grande attention par toutes les grandes entreprises du secteur. Pour comprendre l'enjeu, il faut revenir 20 ans en arrière : le 3 décembre 1984, une fuite de gaz toxique dans une usine d'Union Carbide fabriquant des pesticides, à Bhopal, près de New Delhi, formait un nuage de 27 tonnes d'un gaz mortel, le méthyl isocianate. 8 000 habitants mouraient immédiatement. Le poison allait entraîner près de 20 000 décès ultérieurs, et provoquer des handicaps ou des maladies chez plus de 100 000 personnes. Après une première procédure judiciaire, le gouvernement indien et Union Carbide (la société américaine était propriétaire à 50,9 % de Union Carbide India limited - UCIL - qui exploitait l'usine) se mettent d'accord en 1989 sur le versement par la société de 470 millions de dollars à titre de compensation. La société a réussi à obtenir de la justice américaine, en 1986, que la question de la compensation soit jugée en Inde plutôt qu'aux Etats-Unis, où les montants auraient été beaucoup plus élevés. Elle s'estime quitte de la catastrophe. La distribution des indemnités est gérée par le gouvernement indien, qui accomplit assez mal sa tâche, ce qui nourrit une polémique dans le pays. LA NAPPE PHRÉATIQUE TOUCHÉE ? Mais les associations de victimes - alors qu'il apparaît que la tragédie a des effets persistants - ne se satisfont pas de l'arrangement passé. Elles lancent des procédures juridiques en Inde sur la question des compensations et veulent également obtenir que l'ancien PDG d'Union Carbide, Warren Anderson, soit jugé dans le pays. Au long des années, cependant, un nouveau problème est apparu : à partir de 1980, UCIL avait fabriqué à Bhopal des pesticides, stockant les déchets issus de cette production sur les 35 hectares du terrain de l'usine et alentour. Mais les citernes se mettent alors à fuir. UCIL en est averti dès 1982. Les poisons, qui contiennent notamment beaucoup de mercure, parviennent-ils à la nappe phréatique ? Un premier rapport d'un institut indien, le NEERI, répond en 1990 par la négative. Il recommande cependant la sécurisation des citernes et le nettoyage du site, ce qui n'est opéré qu'en 1998 par UCIL, dans des conditions discutables. C'est à cette époque que l'Etat de Madhya Pradesh prend le contrôle du terrain. Or, de nombreux résidents se plaignent que l'eau des nappes soit polluée et provoque des maladies. Fin 1999, Greenpeace publie une étude réalisée par son laboratoire de recherche, qui démontre que la nappe présente des niveaux élevés de contamination en mercure et autres produits chimiques. Une action juridique est lancée sur cette base par les associations, non pas en Inde, mais auprès d'une cour américaine de New York. Celle-ci rejette la plainte, qui concerne la firme Dow Chemical, puisqu'elle a racheté Union Carbide en 2001. Un point-clé du jugement tient dans l'estimation des juges selon laquelle il ne serait pas possible de faire appliquer leur éventuelle décision dans un pays distant de 8 000 km sans sa coopération. En mars 2003, la Cour d'appel des Etats-Unis conclut que, si le gouvernement indien donne son accord, le juge de New York pourra reconsidérer sa décision. C'est ce feu vert que vient d'accorder New Delhi. L'affaire va revenir à la cour de New York, qui pourrait rendre son arrêt début juillet. Dow Chemical, selon son porte-parole, John Musser, estime que le nettoyage du site revient à la compagnie indienne qui a loué le site après le départ d'Union Carbide, en 1994, ou à l'Etat de Madya Pradesh. Mais, si le juge faisait porter la responsabilité sur Dow Chemical, la décision aurait un impact important : elle signifierait que les pollutions provoquées par les multinationales dans les pays du Sud ne resteraient plus impunies. ===GR ORE 13,00=== IRAQ Per la prima volta dall'inizio della guerra in Iraq, la maggioranza degli americani definisce la campagna militare contro Saddam Hussein un errore. E' quanto risulta da un sondaggio condotto da Usa Today/Cnn/Gallup, secondo cui il 54% dei 1.005 interpellati ritiene che la guerra contro il regime di Saddam Hussein sia stata sbagliata: appena tre settimane fa, il 41% aveva definito un errore il conflitto. Secondo quanto scrive il quotidiano TURCHIA: DUE DETENUTI ESTREMA SINISTRA MORTI DANDOSI FUOCO Due detenuti che stavano facendo da 249 giorni uno sciopero della fame si sono dati fuoco e sono morti per evitare di essere trasferiti a forza in ospedale. Lo si e' appreso giovedi' da un gruppo di sostegno ai prigionieri e la notziia e' poi stata confermata dalle autorita' del carcere. I due erano militanti del Fronte Partito pe la liberazione del popolo rivoluzionario Dhkp-c, di estrema sinistra. La loro morte porta a 66 il bilancio dei detenuti e dei loro familiari deceduti per una protesta iniziata nel 2000 e provocata dalla decisione del governo di trasferire i 'politici' da grandi celle in celle piccole, al massimo per tre persone. In queste celle, secondo gli organizzatori della protesta, si vive praticamente in isolamento e si e' piu' soggetti alle violenze dei secondini. I due morti giovedi', di 42 e 36 anni, scontavano una pena a 12 anni e mezzo. YEMEN: GOVERNO, UCCISI IN SCONTRI 46 INTEGRALISTI SCIITI Il ministero dell'interno dello Yemen ha detto oggi che 46 seguaci di un religioso integralista islamico antiamericano sono stati uccisi e 35 feriti in scontri con le forze di sicurezza negli ultimi giorni. Un comunicato del ministero, diffuso dall'agenzia ufficiale Saba, ha affermato anche che 43 IRAN: 70 MORTI E 84 FERITI IN UN INCIDENTE STRADALE PESTAGGIO GIOVANE CHE MORI', VERSO RICHIESTA GIUDIZIO 4 SKIN Furono i calci e i pugni di quattro naziskin ad uccidere il giovane trentino Fabio Tomaselli, 26 anni, di Pergine Valsugana. Sono le conclusioni a cui e' giunto il Pm bolzanino Benno Baumgartner che ha chiuso l'inchiesta ed ora si appresta a chiedere il rinvio a giudizio dei quattro per omicidio preterintenzionale. Tomaselli fu trovato morto nella sua auto il 30 novembre scorso, lungo una strada altoatesina. Sembrava vittima di un malore con ferite mortali riportate uscendo di strada con la sua vettura. Amici riferirono che, invece, poco prima di morire, il giovane era stato violentemente percosso con calci e pugni in un locale alla periferia di Bolzano frequentato dai quattro naziskin per i quali ora il magistrato sta chiedendo il rinvio a giudizio, come anticipato dal quotidiano Alto Adige. I quattro sono i bolzanini Nicola Turco e Andrea Bonazza, entrambi di 23 anni. Gli altri due indagati sono militari di stanza a Bolzano: Antonio Pasquali, catanese di 22 anni, e Riccardo Masia, 23 anni di Cagliari: durante perquisizioni in caserma sarebbero state trovate anche svastiche.
ribelli, seguaci di Hussein al Huthi, sono stati arrestati da quando sono iniziati gli scontri armati, il 20 giugno, in seguito al tentativo della polizia di arrestare il leader integralista sciita. Il comunicato non fa menzione di vittime fra le forze governative; ma una fonte delle forze di sicurezza ha detto che due poliziotti sono stati uccisi e cinque feriti negli scontri avvenuti a Saada, 240 chilometri a nord della capitale Sanaa. Il ministero ha detto che le forze di sicurezza stanno ancora circondando Huthi e un piccolo numero di elementi deviati in questa regione montagnosa. Le autorita' ritengono che Huthi, leader della setta sciita Zaidi a Saada, sia anche capo del gruppo ribelle 'Gioventu' credente' che ha guidato violente proteste contro gli usa e Israele.