GR ORE 13.00

Italia

Acerra

Diverse decine di attivisti del movimento noglobal campano e dei comitati di acerra in lotta contro l'inceneritore, hanno occupato verso le 10.30 di stamane gli uffici dell'ARPAC (Agenzia Regionale Protezione Ambiente Campania), siti in via Don Bosco. l'obiettivo dell'occupazione è denunciare pubblicamente l'ipocrisia delle istituzioni che hanno deciso di avviare i lavori di costruzione del mega-inceneritore senza attendere i risultati della Valutazione di Impatto Ambientale. L'occupazione è ancora in corso

Migrazione

Due gruppi di immigranti clandestini egiziani, per un totale di 200 persone - di eta' comprese tra 16 e 25 anni - sono stati arrestati dalla polizia libica mentre tentavano di lasciare la Libia per raggiungere l'Italia via mare. La notizia e' stata pubblicata oggi dal quotidiano del Cairo Al Ahram. Nel primo tentativo uno di loro - Taher Mohamed Zanati, di Assiut - e' morto annegando dopo che la barca su cui era salito e' affondata nel Mediterraneo. Gli altri suoi compagni sono stati soccorsi dalle motovedette libiche dopo quattro giorni di permanenza in mare e una volta riportati a terra sono stati fermati. Il secondo gruppo di egiziani - tutti provenienti da province del Delta del Nilo - e' stato fermato mentre stava per imbarcarsi su un' altra carretta del mare per raggiungere le coste italiane. Tutti e 200 saranno rimpatriati in Egitto non appena saranno concluse le procedure burocratiche per l' identificazione. Hanno raccontato alla polizia libica di aver pagato somme comprese tra 1.200 e 2.000 dollari a persone che avevano promesso loro di farli arrivare in Italia e che avrebbero avuto un posto di lavoro.

Esteri

Iraq baldoni

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, riferira' questo pomeriggio al Parlamento "sulla tragica uccisione di Baldoni e sulle vicende connesse". Lo ha annunciato lo stesso Frattini aprendo l'audizione di questa mattina in commissione Esteri e Difesa riunite a Montecitorio per discutere della riforma Onu. Appena arrivato alla Camera, il ministro ha definito "una gioranta drammatica" quella segnata dall'omicidio di Baldoni, "una tragedia nazionale il barbaro assassinio". L'intervento di questo pomeriggio, al quale partecipera' anche il ministro della Difesa, Antonio Martino, avverra' davanti alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. Intanto, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi ha lasciato la Sardegna: in tarda mattinata sara' a Roma, dove e' prevedibile che incontrera' i ministri Frattini e Martino, in vista dell'appuntamento pomeridiano a Montecitorio dove il governo dovra' esprimere la propria valutazione sull'uccisione di Enzo Baldoni.

Irak guerra

Il leader radicale sciita Muqtada al Sadr ha invitato i miliziani dell'esercito al Mahdi ad evacuare il Mausoleo di Alì entro le 10 di questa mattina. A riferirlo è stato il governatore della città santa di Najaf all'emittente televisiva al Arabiya, come si legge sull'edizione online di El Mundo. Già nelle prime ore di questa mattina alcuni dei guerriglieri sciiti hanno cominciato a deporre le armi, abbandonando anche la loro tradizionale divisa nera, e sono stati visti indossare abiti civili.

Il Grand ayatollah Ali al Husseini al Sistani ha ricevuto oggi le chiavi del mausoleo dell'Imam Alì della città santa di Najaf dagli uomini di Muqtada al Sadr. Lo ha annunciato l'emittente televisiva araba al Arabiyah - citata da Liberation - in un servizio realizzato da un suo corrispondente presente sul posto. La consegna delle chiavi dovrebbe suggellare l'accordo raggiunto ieri da Sistani e al Sadr per porre fine agli scontri in corso dallo scorso 5 agosto nella città santa sciita tra l'esercito al Mahdi di Sadr e le forze Usa e irachene. Sono cinque i punti previsti nell'accordo: le forze multinazionali devono lasciare sia Najaf che Kufa; il controllo della sicurezza passa alle forze locali; Najaf e Kufa sono città smilitarizzate; il governo ad interim iracheno si impegna a risarcire le vittime degli scontri; nella città si terrà un censimento della popolazione per prepararsi alle elezioni politiche che si terranno entro il gennaio 2005. Al Sistani ha presentato ad al Sadr un piano in cinque punti per portare la guerra fuori dai luoghi santi. Si tratta di rendere Najaf e Kufa città aperte, smilitarizzandole e liberandole dalle armi; di ritirare tutte le truppe straniere dalla città santa e da Kufa; di lasciare la sicurezza alla polizia irachena; di far pagare al governo ad interim risarcimenti per tutti coloro che hanno subito danni per i combattimenti; di effettuare un censimento in vista delle elezioni previste per la fine di gennaio 2005. Il piano è stato accettato dal giovane imam al Sadr e tra i due leader sciiti sembra ci sia adesso una comune intenzione di superare le divisioni. Il governo di Baghdad, dal canto suo, ha annunciato già ieri di avere accolto con soddisfazione l'accordo siglato a Najaf ed ha garantito che nel futuro prossimo di Muqtada al Sadr non ci sarà il carcere: "E' una persona libera, come ogni cittadino iracheno, di fare quello che vuole" ha detto il ministro di stato Qassim Dawoud.

Scontri tra le truppe americane e alcuni guerriglieri sarebbero scoppiati oggi nel centro di Baghdad. Lo riferiscono alcuni testimoni. Gli scontri tra forze Usa e guerriglieri sono scoppiati nella zona di Haifa Street, nel centro della capitale irachena. Gli americani hanno bloccato l'accesso alle strade attorno ad Haifa Street, mentre aerei Usa sorvolano la zona. Haifa Street è stata spesso teatro di scontri. Lo scorso mese, quattro persone sono rimaste uccise nei combattimenti scoppiati nella zona

Almeno dieci persone sono rimaste ferite questa mattina nell'esplosione di un'autobomba a Mosul, nel nord dell'Iraq. A darne notizia e' stata la polizia irachena, precisando che la bomba e' stata fatta esplodere al passaggio di un convoglio soldati americani. I soldati non sono stati investiti dall'esplosione, ha riferito l'emittente 'Al Jazeera'

Il ministero della Sanità iracheno ha reso noto che sono 110 le persone rimaste uccise e 501 quelle ferite ieri nelle città di Kufa e Najaf. I colpi di mortaio esplosi contro la moschea di Kufa hanno causato la morte di 27 persone, ha precisato il ministero.

La società kuwaitiana che impiega i sette camionisti presi in ostaggio in Iraq, ha dichiarato di aver deciso di interrompere tutte le sue attività nel Paese, accettando in questo modo le condizioni poste dai rapitori. Lo riporta la televisione satellitare Al Arabiya. I kenioti Ibrahim Khamis, Salm Faiz Khamis e Jalal Awadh; gli indiani Antaryami, Tilak Raj e Sukdev Singh; e Mohammed Ali Sanad, egiziano, sono stati rapiti lo scorso 21 luglio da un gruppo di militanti che si autodefinisce "Alfieri delle bandiere nere". I rapitori hanno minacciato di decapitare gli ostaggi se l'azienda continuerà a operare in Iraq e se i Paesi di origine dei sette camionisti non richiameranno in patria tutti i loro cittadini. Nel video trasmesso da al Arabiya, si vedono i sette ostaggi sdraiati in terra mentre una voce fuori campo legge un comunicato. La voce afferma che "Gli Alfieri delle Bandiere nere" ritireranno quasi tutte le loro domande in risposta a uno specifico appello dell'ambasciatore indiano in Iraq. I rapitori hanno però chiarito che i sette camionisti saranno rilasciati soltanto se la loro azienda - la Kuwait and Gulf Link (Kgl) - sospenderà l'attività commerciale in Iraq e richiamerà tutto il personale.

Palestina

E' deceduto in ospedale un anziano palestinese che era rimasto gravemente ferito nell'attacco sferrato la notte scorsa da elicotteri israeliani contro il campo profughi di Rafah, all'estremita' meridionale della Striscia di Gaza. Lo hanno riferito fonti sanitarie, che hanno identificato la vittima come Jadouwa el-Qurd, 71 anni. Nel corso dello stesso raid sono rimaste ferite altre sette persone: tra queste anche Mohammed Sheikh al-Khalil, uno dei comandanti delle Brigate al-Quds, ala militare della Jihad Islamica; e suo figlio Yasser el-Qurd di appena 10 anni, che versa in condizioni critiche. Con la morte dell'anziano sale dunque ad almeno 4.249 il numero complessivo delle persone che hanno perso la vita nei quasi quattro anni e mezzo trascorsi dalla fine del settembre 2000, quando dilago' la rivolta chiamata 'Intifa di al-Aqsa', tuttora in corso. Tra le vittime, 3.251 erano palestinesi e 927 cittadini d'Israele.

Due soldati israeliani sono stati arrestati dalle autorita' militari perche' sospettati di aver ucciso senza motivo un palestinese. Lo scrive il quotidiano Yediot Ahronot secondo cui si tratta del primo caso del genere in quattro anni di intifada. Il giornale ha appreso che la inchiesta della polizia militare si riferisce alla uccisione di un palestinese avvenuta nell'ottobre scorso a Rafah, a sud di Gaza. Secondo questa ricostruzione, i due soldati erano di servizio in un torretta fortificata quando uno di essi apri' il fuoco contro un palestinese che si trovava nelle vicinanze. Il secondo soldato e' sospettato di aver istigato il compagno ad aprire il fuoco. Yediot Ahronot aggiunge che di recente sono stati arrestati anche due ufficiali della stessa compagnia, che sono adesso sospettati di aver fornito false testimonianze nel tentativo di insabbiare la vicenda. Una fonte della magistratura militare ha detto al giornale che si tratta di un caso molto grave.

Cuba

l governo cubano ha troncato oggi a tempo indeterminato le relazioni diplomatiche con Panama, per reazione alla decisione della presidente uscente panamense Mireya Moscoso di graziare e rimettere in liberta' quattro attivisti cubani, accusati di avere organizzato un attentato dinamitardo inteso ad uccidere il presidente cubano Fidel Castro. La Moscoso, il cui mandato presidenziale scade la settimana prossima, viene bollata dal governo cubano "complice e protettrice del terrorismo". La grazia da lei concessa, si legge in una dichiarazione dell'Avana, e' "un affronto alle vittime del terrorismo ed alle loro famiglie", e la storia condannera' la Moscoso come responsabile di "altri crimini che questi abominevoli assassini perpetreranno in futuro".

Francia

'ex ministro socialista della Sanità Bernard Kouchner, ha approvato la volontà espressa dal governo di legiferare sulla fine della vita e di instaurare "il diritto a morire con dignità". "L'approvo", ha detto Kouchner su radio Rtl, aggiungendo che la presentazione della proposta di legge annunciata dall'attuale ministro Philippe Douste-Blazy era "necessaria"."Solo la Francia rifiutava quella che non è eutanasia ma la scelta deliberata della propria morte", ha spiegato Kouchner. La proposta di legge sulla fine della vita, che "instaurerà il diritto di morire con dignità", sarà esaminata dall'Assemblea nazionale "prima della fine del 2004", ha annunciato Douste-Blazy in un'intervista pubblicata in data odierna da "Le Figaro". Per il momento il ministro ha escluso di depenalizzare l'eutanasia perché "metterebbe in forse il divieto del diritto di uccidere".

Gran Bretagna

Il governo di Malabo ha chiesto al Sudafrica l'estradizione di Mark Thatcher, il figlio dell'ex primo ministro britannico Margaret Thatcher, attualmente agli arresti domiciliari a Città del Capo per il suo presunto ruolo nel tentato golpe contro la Guinea Equatoriale. Secondo un avvocato del governo, Lucie Bourthoumieu, la Guinea Equatoriale ha "ottime speranze" di ottenere l'estradizione del figlio dell'ex "Lady di Ferro". Le autotità sudafricane hanno arrestato Thatcher mercoledì scorso nella sua magione di Città del Capo in connessione con lo sventato golpe nel ricco Paese petrolifero dell'Africa occidentale. La Guinea Equatoriale accusa Thatcher e altre persone di aver finanziato il tentato colpo di Stato. "Il Sudafrica sta collaborando" ha detto ancora Bourthoumieu, precisando che la partnership nell'Unione Africana e le convenzioni civili dovrebbero rendere possibile l'estradizione fra i due Paesi. In totale 89 persone sono sotto processo in Zimbabwe e nella Guinea Equatoriale per il golpe. Un altro imputato, un tedesco, è morto in carcere, secondo Amnesty International, per le torture subite.

Grecia

Sono gli attivisti no-global a organizzare la manifestazione di protesta contro il segretario di Stato americano Colin Powell, che si terrà oggi ad Atene. I manifestanti hanno avvisato la polizia che non intendono farsi fermare quando marceranno sull'Ambasciata americana. I gruppi di protesta stanno pianificando una marcia che parta dal centro di Atene e che arrivi all'Ambasciata, per protestare contro la visita di sabato di Powell, che parteciperà anche alla chiusura dei giochi di domenica. Il Partito Comunista greco, piccolo ma influente, ha annunciato che organizzerà una marcia di protesta per la giornata di sabato. Il Governo non ha dato segni di voler contrastare le manifestazioni, anche se è possibile che la Polizia impedisca agli attivisti di raggiungere l'Ambasciata. Le proteste pubbliche non sono infatti impedite durante le Olimpiadi, ma il Governo ha avvisato i manifestanti che non sarà possibile chiudere le strade riservate per i giochi. I greci tengono molto al loro diritto di manifestare, a causa delle severe restrizioni, imposte durante la dittatura militare, dal 1967 al 1974. L'Ambasciata americana non si trova vicino ad alcun luogo olimpico, ma è poco distante dall'hotel che ospita il Comitato Internazionale Olimpico e da una importante corsia adibita ai giochi. "Nessuno ci ha ufficialmente informato che non ci faranno marciare. Ma, in ogni caso, protesteremmo comunque. Romperemo qualsiasi divieto e faremo fare alla polizia quello che vuole, ma protestare è un nostro diritto inalienabile", ha riferito Petros Constantinou, un attivista no-global. Anche se la marcia di oggi ha il supporto dei sindacati greci, non dispone del background organizzativo di altre manifestazioni elleniche, che hanno portato migliaia di persone a protestare contro l'occupazione dell'Iraq. Pur non essendoci leggi che vietino le dimostrazioni, esiste un regolamento che restringe le piccole proteste di massimo 150 unità, dando a disposizione solo una corsia o semplicemente il marciapiede. Queste disposizioni sono state inserite per evitare che piccole proteste rischiassero di bloccare il traffico. "Possono esserci 500 regolamenti che ci vietano di marciare, ma lo faremo comunque", sostiene Costantinou, " e' il nostro diritto."