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'''Trasporto locale'''

I pubblici ministeri milanesi Siciliano e Robledo stanno preparando una maxicondanna nei confronti di 4197 lavoratori e lavoratrici dell’ATM di Milano. L’accusa sarebbe di interruzione di pubblico servizio e la mancata osservanza dell’ordine del prefetto che aveva precettato i lavoratori. Le sanzioni potrebbero prevedere multe da 740 a 1.480 euro. I fatti si riferiscono agli scioperi spontanei dell’inverno scorso, i lavoratori colpiti sono quelli dell’Atm. Ma lo slai-Cobas, che aveva sostenuto al protesta, ha già annunciato : "Piuttosto che pagare siamo disposti ad andare in carcere. Serve una reazione dura, immediata.” Sentiamo Claudio Signore dello Slai-cobas

GR ore 9.30

Esteri

Simona e Simona

"Accanto a Simona e Simona, Mahanaz e Ra'ad, simbolicamente". E' la parola d'ordine del sit-in organizzato dalle 'Donne in nero' per stasera dalle 20 alle 21 in Piazza del Campidoglio. L'idea è quella di raggiungere poi il "sit-in permanente davanti a Montecitorio". "Che Roma diventi veramente città capitale capace di costruire Pace. Per vivere abbiamo bisogno della pace", sottolinea una nota. Al sit-in delle 'Donne in nero' sarà presente, tra gli altri, anche l'europarlamentare del Prc Luisa Morgantini. Il presidio è stato organizzato sulla base di un manifesto costituito da dieci punti: "Ritiro immediato di tutte le truppe di occupazione in Iraq e a seguito reali e libere elezioni controllate da tutte le nazioni mondiali e da vari rappresentanti di pace; ritiro immediato dei soldati italiani da Nassiriya; rispetto e tolleranza per un dialogo di pace con le altre religioni; ritiro delle truppe russe in Cecenia; esplicita conferma da parte dell'Europa nella sua Costituzione di essere contro la guerra; che tutte le nazioni si spingano ad una ricerca delle risorse per una energia alternativa pulita e non inquinante rispettando ed aderendo in modo chiaro e reale ai patti di Kyoto; blocco degli investimenti e capitali economici da parte delle grandi multinazionali per la sperimentazione di nuove armi belliche e ritiro delle truppe israeliane dai territori palestinesi; ridistribuzione adeguata delle risorse; dialogo tra le culture diverse e sostegno economico a tutte le ong presenti nei vari territori; no ai conflitti razziali e sostegno da parte dei paesi ricchi per l'immigrazione e le malattie che minacciano la vita di migliaia di popolazioni".

E' in corso dalle 19 di ieri nella centrale piazza della Liberta' di Macerata un presidio permanente a sostegno della liberazione delle due italiane rapite in Iraq e dei loro compagni di sventura, "per dare - hanno detto gli organizzatori - un senso alla speranza" e per dare voce "ad un largo e diffuso sentimento di protesta verso ogni forma di violenza come metodo di risoluzione dei conflitti". L'iniziativa si deve al Gus (Gruppo umana solidarieta'), organizzazione presente in Iraq con un progetto di cooperazione, alle Acli e all'Arci, latori tra l'altro di un appello che inizia cosi': "Noi uomini e donne della societa' civile sappiamo quanto inutile sia, ora, ogni parola. Desideriamo pero' partecipare questa cupa angoscia e unirci a quanti hanno a cuore la sorte di Simona Pari e di Simona Torretta e di tutti gli ostaggi". Le associazioni si sono poi dette contrarie ad ogni forma di violenza, scegliendo di "stare solo e sempre dalla parte di chi le guerre le subisce e mai le dichiara. Scegliamo di stare dalla parte di chi viene umiliato, sequestrato, barbaramente ucciso, vittima di giustizieri incappucciati, governati da odio e crudelta'. Per questo - conclude l'appello - siamo in piazza con un presidio permanente per la pace e, vogliamo credere, per dare un senso alla speranza". Per domani e' in programma una manifestazione cui prendera' parte Mohamed Nour Dachan, presidente dell'Unione comunita' ed organizzazioni islamiche in Italia, il sindaco di Macerata ed il presidente del Gus

  • Il 'Comitato Fermiamo la Guerra' raccoglie e rilancia l' appello promosso da alcuni pacifisti di Milano, e invitano tutti, in queste ore di angosciosa attesa per la sorte di Simona Torretta, Simona Pari e dei due loro collaboratori iracheni rapiti in Iraq, a iscriversi all' organizzazione umanitaria 'Un ponte per...' per dare un segnale di affetto, di vicinanza e di solidarieta' politica. Per il Comitato, che rende noto di aver gia' ricevuto tantissime risposte a conferma dell' affetto e della stima che circonda gli operatori di questa ong, questa iniziativa si aggiunge alle altre che in tante citta', non solo italiane, ci sono state e ci saranno: fiaccolate, sit-in, manifestazioni, mobilitazioni. Nell' appello si legge, tra l' altro: Conosciamo e lavoriamo insieme alle compagne e ai compagni di 'Un ponte per...' da sempre: da quando, nel febbraio del 1991, alla 'fine' della prima guerra del Golfo, comincio' una attivita' crescente con le donne e con gli uomini dell' Iraq. Insieme abbiamo lavorato contro l' embargo che colpiva la popolazione irachena þ coperto da un silenzio assordante che anche in Italia rendeva difficile riuscire a spezzare il muro dell' indifferenza e dell' incomprensione. Insieme abbiamo cercato di costruire campagne di informazione per rompere quel muro e per 'rompere l' embargo. Non abbiamo mai aderito a Un ponte per - si legge - perche' non ne avevamo la necessita': lavoravamo nella stessa direzione e questo ci sembrava sufficiente. E quando ci siamo trovati in disaccordo su qualche passaggio o qualche scelta, questo non e' mai stato un problema, ma una discussione fraterna. Oggi ci sentiamo particolarmente vicini alle compagne e ai compagni di Un ponte per, perche' vogliamo loro bene, e perche' pensiamo di comprendere il loro difficile impegno di questi giorni. Ci siamo chiesti come potevamo dimostrare di piu' questa nostra vicinanza, politica oltre che affettiva, per sostenere questo lavoro, e quindi abbiamo deciso di aderire a Un ponte per, facendo appello perche' tanti e tante dentro il movimento aderiscano a questa proposta: iscriversi a Un ponte per, sostenerlo anche economicamente, e mostrare anche in questo modo la nostra solidarieta. Ci si puo' iscrivere a 'Un ponte per' attraverso il sito: http://www.unponteper.it/chisiamo/form_e_payment.html, oppure tramite conto corrente bancario: Banca Popolare Etica, conto corrente numero 100790 ABI 5018 CAB 12100 CIN P, o ancora tramite la posta: conto corrente numero 59927004. In ogni caso, va specificato nella causale: quota associativa. La quota associativa annuale e' di 15,50 euro.

Ostaggio inglese

egli iracheni hanno distribuito ieri migliaia di volantini chiedendo che sia risparmiata la vita dell'ostaggio britannico Kenneth Bigley, rapito dal gruppo islamico che ha gia' decapitato due americani. Lo ha riferito oggi alla France Presse una fonte britannica. Secondo la fonte citata 50.000 volantini in arabo sono stati distribuiti ieri sera soprattutto nel quartiere di Mansur dove i tre occidentali sono stati rapiti. I volantini contengono un appello lanciato dai parenti di Bigley. Nel testo si legge: Siamo la famiglia di Ken, sua madre, suo padre, i suoi fratelli, sua moglie e suo figlio lo amano teneramente e aspettando che Ken torni a casa chiedono aiuto. Chiediamo a coloro che l'hanno preso in ostaggio di restituirlo. Sapete dove si trova Ken? Sapete dove e' detenuto? Il testo da un numero di telefono locale destinato a tutti coloro che potrebbero avere informazioni sull'ostaggio. Il gruppo Tawhid wal Jihad (Unificazione e guerra santa) diretto dal giordano Abu Mussab Al-Zarqawi, ha rapito i tre occidentali il 16 settembre e chiede la liberazione delle detenute irachene. Lunedi' ha gia' decapitato Eugene Armstrong e Jack Hensley ha subito la stessa sorte martedi'.

Altri sei impiegati della societa' di telecomunicazione irachena Iraqna - la stessa per cui lavorano i due ingegneri egiziani sequestrati la notte scorsa a Baghdad - sono stati rapiti in Iraq: e' successo a Falluja mercoledi' scorso, hanno detto oggi i loro colleghi nella capitale. Sono cosi' otto i dipendenti di questa societa' irachena (di cui l'egiziana Orascom ha una grossa partecipazione) nelle mani di gruppi armati iracheni. La nazionalita' dei sei rapiti a Falluja non e' stata resa nota. Un amico mi ha chiamato mercoledi' e mi ha detto che sei dei nostri colleghi erano stati rapiti vicino Falluja (50 km a ovest di Baghdad), ha affermato un impiegato straniero, chiedendo l'anonimato. Quando sono tornato al lavoto ieri, giovedi', (gli altri impiegati) mi hanno confermato la notizia. Stamattina, il ministero dell'interno iracheno ha detto che due ingegneri egiziani della compagnia Iraqna sono stati sequestrati la notte scorsa da un commando armato.

Lavoro Istat

Una folta delegazione dei lavoratori dell'Istat riuniti in assemblea, oggi 24 Settembre ha chiesto e ottenuto un incontro urgente con il direttore generale dell'Istat. Il motivo dell'incontro era la volontà di chiarezza dei lavoratori circa le voci che in questi giorni circolavano per l'istituto, che annunciavano la prossima pubblicazione di un bando per l'immissione di nuovo personale precario. Date le condizioni già esplosive che la situzione di precarietà causa nell'istituto, a più riprese in quest'ultimo anno, i lavoratori hanno ribadito l'ovvio, cioè che solo all'interno di una pianificazione delle assunzioni a tempo indeterminato, cioè solo in presenza di chiare garanzie per chi entra in istituto come precario è pensabile un ulteriore immisione di personale a tempo determinato. Tuttavia, in barba alla sbandierata volontà di stabilizzazione dei precari il Generale direttore, ci ha candidamente annunciato che effettivamente nuove liste di precari si apriranno

Lavoro

Un fondo di solidarietà per i lavoratori degli stabilimenti dell'Alfa Romeo di Arese. E' l'impegno preso dal Consiglio Provinciale di Milano, al termione delòla seduta di ieri pomeriggio dedicata alla situazione dell'Alfa di Arese. Il Consiglio, dopo avere preso atto "negativamente" che la Fiat "conferma la volontà di abbandonare tutte le attività produttive del sito" privando di lavoro altri 319 lavoratori, si è impegnato "unitamente ai Comuni a costituire un fondo di solidarietà per i lavoratori e a concertare con la Regione Lombardia e con i sindacati ogni azione utile per la salvaguardia del reddito e la ricollocazione dei lavoratori". Inoltre, resta l'impegno a promuovere in tempi brevi un incontro con la Regione Lomabrdia per "verificare gli impegni diretti in ordine alla realizzazione del polo della monilità sostenibile (pari a circa 23 mln di investimenti), sui progetti di reindustrializzazione ed esiti occupazionali utili per i lavoratori dell'Alfa Romeo, il rispetto e l'attuazione dell'accordo di programma".

Alitalia

La Cub Tasporti ha proclamato oggi uno sciopero immediato contro l'accordo "per lo smembramento dell'azienda" raggiunto stanotte tra Alitalia e i sindacati confederali. Sciopero "contro il piano Cimoli, contro la liquidazione della compagnia, contro il precariato e per un'azienda unica, pubblica", si legge su una nota. L'agitazione è partita dalle 10 del mattino e si protratrrà fino alla conclusione del turno, riguarda i lavoratori Alitalia dei settori non operativi che sono stati invitati a partecipare ad un'assemblea presso un piazzale alla Magliana, a Roma, per decidere sul proseguimento della vertenza. "Stanotte è stato firmato il piano di smembramento dell'Alitalia - si legge - ai sacrifici si aggiunge il danno della liquidazione della compagnia di bandiera". "L'accordo prevede la nascita di Az Service in cui travasare i lavoratori di terra: all'inizio sarà partecipata da Alitalia che poi scenderà fino al 51%. E' certo che Az Service sarà definitivamente ceduta entro marzo 2005", accusano dal Cub. "I primi ad essere ceduti saranno i lavoratori della Dsr Corporate, Atitech per poi proseguire con Az Airport e Manutenzuioni", dice ancora il Cub. "Lo sciopero è indetto nel rispetto della legge viggente e possono aderire tutti i lavoratori dei settori non operativi".

Trasporto locale

I pubblici ministeri milanesi Siciliano e Robledo stanno preparando una maxicondanna nei confronti di 4197 lavoratori e lavoratrici dell’ATM di Milano. L’accusa sarebbe di interruzione di pubblico servizio e la mancata osservanza dell’ordine del prefetto che aveva precettato i lavoratori. Le sanzioni potrebbero prevedere multe da 740 a 1.480 euro. I fatti si riferiscono agli scioperi spontanei dell’inverno scorso, i lavoratori colpiti sono quelli dell’Atm. Ma lo slai-Cobas, che aveva sostenuto al protesta, ha già annunciato : "Piuttosto che pagare siamo disposti ad andare in carcere. Serve una reazione dura, immediata.” Sentiamo Claudio Signore dello Slai-cobas

Salvador

Si è conclusa senza spargimento di sangue la rivolta scoppiata ieri in due penitenziari salvadoregni, dove un gruppo di ‘pandilleros’, reclusi appartenenti a bande criminali giovanili, ha tenuto per nove ore in ostaggio un centinaio di persone, principalmente familiari in visita ai detenuti. Al termine di una trattativa avvenuta nel carcere di Chalatenango (72 chilometri a nord di San Salvador) tra rappresentanti dei prigionieri e il direttore dei centri penali nazionali Rodolfo Gray, i ‘pandilleros’ (anche detti ‘mareros’) hanno accettato di rilasciare gli ostaggi in cambio della promessa delle autorità di ascoltare le loro richieste. “È stata raggiunta un’intesa: le persone trattenute nel carcere usciranno e le ospiteremo temporaneamente nella chiesa della città” ha detto ai giornalisti il vescovo ausiliare di San Salvador, monsignor Gregorio Rosa Chávez, che con la procuratrice speciale per i diritti umani Beatrice Alemanni, si è adoperato come mediatore. Risolta, almeno sulla carta, anche la sommossa che ha riguardato il penitenziario di Cojutepeque, 33 chilometri a est della capitale. I ‘pandilleros’ (o ‘mareros’) hanno preso in ostaggio i visitatori per fare pressione sulle autorità e ottenere il pieno accesso a programmi di riabilitazione e reinserimento nella vita sociale; chiedevano inoltre che un gruppo di compagni detenuti nel carcere di massima sicurezza di Zacatecoluca fosse trasferito a Chalatenango, penitenziario che attualmente ospita 540 detenuti, tutti ‘pandilleros’. Per qualche ora si è temuto che la sommossa finisse in uno spargimento di sangue come già avvenuto lo scorso 18 agosto, quando uno scontro tra ‘pandilleros’ e detenuti comuni scoppiato nel carcere di Mariona, alla periferia della capitale, ha causato la morte di 32 reclusi e il ferimento di altri 28, complice anche il mancato intervento delle forze dell’ordine.

Haiti

L'ennesima emergenza, su uno scenario di poverta', precarieta', squilibri sociali. Lo riferisce Jean Lucien, di Caritas Haiti, che e' appena stato a Gonaives, dove la situazione e' veramente terribile: uomini e animali morti e tanta disperazione, perche' i sopravvissuti non hanno da mangiare. La tempesta tropicale Jeanne si e' abbattuta la fine della scorsa settimana su Haiti, nella vasta zona montagnosa, di pianura e della costa dei dipartimenti dell'Artibonite, del Nord e del nordovest, subito dopo il passaggio del ciclone Ivan. Tre i corsi d'acqua straripati nella regione: la Quinte a Gonaives e i torrenti dell'Haut du Cap e di Nord Ouest. Haiti, la nazione piu' povera di America e Caraibi, ancora alle prese con gli effetti di una crisi politico-sociale, e' periodicamente colpita da inondazioni, anche in seguito al considerevole danno ambientale per la deforestazione subita negli anni passati. Tutta la zona caraibica, comprese le coste del Centroamerica, del Messico, degli Stati Uniti, e' soggetta all'emergenza uragani e tempeste tropicali. Infatti - riferisce Caritas Italia su segnalazione della Caritas locale - anche la Repubblica Dominicana ha subito i danni del passaggio di Jeanne. Medicine, acqua pulita ed alimenti sono i bisogni piu' urgenti su cui si sta concentrando l'azione della Caritas che, insieme al vescovo di Gonaives, e' intervenuta immediatamente a portare aiuto alle persone colpite. Le strutture di intervento e di accoglienza gia' attivate in seguito alle precedenti inondazioni del maggio scorso sono state utilizzate per far fronte alla nuova crisi. Un lavoro importante e necessario e' stato il recupero dei cadaveri, anche se molti si trovano ancora sotto lo strato di fango, detriti e macerie che sommerge le abitazioni. L'acqua mista a fango ricopre gran parte del territorio e rallenta l'intervento dei soccorritori. Kit di aiuti di prima necessita' preparati dalla Caritas Haiti sono stati trasportati dalla capitale Port-au-Prince verso le zone colpite. Da lunedi' 20 settembre e' presente sul posto un'e'quipe di coordinamento. La Caritas Italiana, nel rinnovare vicinanza alla Chiesa e alla popolazione locale, rilancia il suo appello alla solidarieta' per favorire l'impegno della rete internazionale. Anche la Conferenza episcopale italiana ieri ha stanziato un milione di euro, invitando le comunita' ecclesiali a sostenere le varie iniziative di solidarieta', come quelle gia' attivate dalla Caritas italiana.

gror040924 (last edited 2008-06-26 10:02:05 by anonymous)