GR ORE 13.00

Esteri

Iraq, nuova offensiva a Mosul

Le forze americane hanno dato il via alle operazioni per riconquistare il controllo di alcune zone della città di Mosul, nel nord dell'Iraq, oggi in mano ai ribelli. Lo ha annunciato l'esercito americano. Le forze americane, coadiuvate dalle truppe irachene, hanno dato il via all'offensiva nella zona occidentale della città per riconquistare il controllo delle stazioni di polizia. "Vogliamo proteggere tutte le stazioni di polizia e ristabilire le forze di polizia a queste stazioni in modo da insediare una forte presenza della polizia - ha detto il capitano Angela Bowman, della Task Force Olympia - alcune di queste stazioni si trovano nei quartieri della zona occidentale della città dove è stata registrata la presenza e le attività della guerriglia. Ci stiamo dirigendo in quella zona". Bowman ha precisato che i militari hanno chiuso i cinque ponti della città, mentre alcuni abitanti hanno riferito di aerei da combattimenti ed elicotteri avvistati nel cielo di Mosul. Forti esplosioni e colpi di arma da fuoco sono state udite dalle vicinanze della base Usa a nord di Mosul. Due giorni fa le truppe Usa si erano ritirate da Mosul, dopo aver perso i ponti che avevano occupato.Secondo alcune informazioni, ma smentite dagli Usa, una loro base abbandonata sarebbe stata saccheggiata dalla popolazione. A Mosul, come in altre città, l'esercito di occupazione ha accusato la polizia locale di non essersi opposta alla rivolta. Il capo della polizia di Mosul, generale Mohammed Khairi Barhawi, era stato rimosso dal suo incarico il 12 novembre su ordine delle autorità irachene.

Iraq, politica

Il vicepresidente del Consiglio nazionale iracheno (parlamento provvisorio) Nassir Ayef, membro dell'ufficio politico del Partito islamico iracheno, e' stato arrestato stamattina dalle forze americane che sono andate a prelevarlo nella sua abitazione. Lo ha detto il portavoce del partito. Alcuni soldati americani hanno arrestato martedi' all'alba il signor Ayef nel suo domicilio a Baghdad, ha detto il portavoce Iyad al Samarrai. Abbiamo contatti con il governo e il Consiglio nazionale per ottenere la sua liberazione, dal momento che Ayef gode dell'immunita' grazie alle sue funzioni, ha detto Samarrai, che non ha saputo precisare le ragioni dell'arresto. Il portavoce ha fatto appello al primo ministro ad interim Iyad Allawi e al presidente del Consiglio nazionale Fuad Maasum, affinche' agiscano per ottenere la liberazione del dirigente politico. Samarrai non ha escluso, parlando alla televisione satellitare Al Jazira, che l'arresto di Ayef sia legato alle pressioni esercitate sul Partito islamico a causa delle due prese di posizione nazionaliste riguardo agli avvenimenti in Iraq. Le forze americane non hanno potuto essere contattate per commentare la notizia. Nassir Ayef aveva guidato la delegazione del Consiglio nazionale che si era offerta di mediare con alcuni notabili di Falluja per prevenire l'offensiva militare poi lanciata dalle forze americane e governative irachene contro i ribelli, che controllavano la citta' a ovest di Baghdad. All'indomani dell'offensiva, iniziata l'8 novembre, il Partito islamico (sunnita, scaturito dai Fratelli musulmani) aveva annunciato il suo ritiro dal governo provvisorio iracheno in segno di protesta.

L'arresto sembra un avvertimento esplicito delle forze della coalizione ai partiti e alle formazioni politiche: chi non è d'accordo con la politica Usa è considerato un potenziale nemico, e come tale va arrestato. Resta da vedere se la pressione così esercitata produrrà i suoi risultati o se invece andrà ad esasperare gli umori di un parlamento già esautorato nelle sue funzioni. Allawi per essere eleto nelle elezioni di gennaio può contare solo sul fatto che quelle elezioni siano imperfette, senza campagna elettorale, con la legge marziale ancora in vigore. In caso contrario, quest'ultimo episodio potrebbe segnare davvero la fine della sua carriera politica.

Usa

Condoleezza Rice, attuale consigliere alla Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, è stata invitata dal presidente George W. Bush a prendere il posto di Colin Powell come nuovo segretario di Stato. Lo ha riferito un alto funzionario dell'amministrazione Bush. Steve Hadley, l'attuale vice di Condoleezza Rice, verrà nominato nuovo Consigliere per la Sicurezza Nazionale, sempre secondo l'alto responsabile, che si è espresso a condizione di mantenere l'anonimato. Considerato come il moderato di una amministrazione di "falchi", Colin Powell ha annunciato ieri le sue dimissioni, accettate da George W. Bush, dalla sua carica di segretario di Stato. Condoleezza Rice dovrebbe essere ufficialmente nominata oggi pomeriggio da George W. Bush, secondo un alto responsabile dell'amministrazione americana. Oltre al suo nome, quello delll'attuale ambasciatore americano all'Onu, John Danforth, circolava come possibile successore di Colin Powell alla testa della diplomazia americana. Condoleezza Rice, 50 anni ed eminenza grigia di Bush in materia internazionale, è considerata come più vicina ai falchi di quanto non fosse Colin Powell.

Palestina

Mohammed Dahlan, considerato uno dei possibili successori di Yasser Arafat, ha deciso di farsi da parte e di non candidarsi alle elezioni del 9 gennaio per la Presidenza dell'Anp. Al contrario, l'ex responsabile della sicurezza nella Striscia di Gaza, ha annunciato di sostenere la leadership di Mahmoud Abbas, alias Abu Mazen. L'appoggio di Dahlan, che gode di una forte influenza sulla popolazione della Striscia, rafforzerà le chances di Abu Mazen di mantenere l'ordine durante il difficile periodo di transizione aperto dalla morte di Arafat. La campagna per la successione vedrà contrapporsi la vecchia guardia dei politici palestinesi, rappresentati da Abu Mazen, a una generazione di giovani, guidati da Marwan Barghouti, il leader dell'intifada palestinese rinchiuso nelle carceri israeliane, che intende candidarsi alla presidenza dell'Autorità palestinese. Dahlan, 43 anni, può vantare buoni rapporti con le delegazioni israeliane e statunitense sviluppate nel corso degli ultimi anni di negoziati. Parlando a un piccolo gruppo di giornalisti nel suo ufficio di Gaza City questa mattina, Dahlan ha detto che "Abu Mazen potrebbe rappresentare il ponte tra il presente e il futuro". "Quando parlo di un ponte - ha continuato Dahlan - intendo dire che può mettere insieme le differenti generazioni". Abu Mazen è considerato un pragmatico, ma Dahlan ha escluso che per questo Israele possa aspettarsi da lui concessioni che Arafat non voleva fornire. Qualsiasi leader palestinese sarà fedele ai principi stabiliti in passato, inclusa la creazione di uno Stato palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza con la capitale a Gerusalemme Est. Dahlan si è detto scettico sul fatto che gli Usa possano svolgere il ruolo di mediatori: "Abbiamo avuto un'esperienza molto difficile con l'amministrazione americana", ha detto Dahlan, aggiungendo che Israele "ci ha colpiti e uccisi con la protezione degli americani". Infine, Dahlan ha auspicato la convocazione di una conferenza di Al Fatah per scegliere i nuovi apparati dirigenti. L'ultima conferenza si svolse 16 anni fa e in seguito Arafat bloccò qualsiasi iniziativa volta a convocarne altre. Il principale organo decisionale di Fatah è nelle mani della vecchia guardia: composto inizialmente da 21 membri, oggi ne conta solo 14, di cui il più giovane, Tayeb Abdel Rahim, ha 62 anni.

Filippine

Tre persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite quando la polizia filippina e' intervenuta per disperdere la manifestazione di protesta nella piantagione di zucchero dell'ex presidente Corazon Aquino, dove i lavoratori sono in sciopero da 11 giorni. I disordini sono esplosi quando polizia e militari dell'esercito hanno tentato di liberare i cancelli della 'Hacienda Luisita' di Tarlac City, a 105 chilometri a nord di Manila, dove si erano riunite oltre mille persone. Secondo fonti ospedaliere, le tre vittime sono morte in seguito a ferite da arma da fuoco. Lo sciopero e' stato indetto per protesta contro i salari troppo bassi e dopo l'interruzione delle trattative tra i lavoratori e la dirigenza della piantagione.

Italia

Basi militari

Con un ricorso depositato l'11 novembre scorso, il comitato "Firma Sa Bomba" ha impugnato davanti al Tar Sardegna la decisione con cui l'ufficio regionale del referendum ha dichiarato inammissibile la consultazione dei sardi sulla presenza di basi militari straniere nell'isola. "Il caso e' stato affrontato in modo riduttivo, per non dire miserabile, come se il popolo fosse un soprammobile", ha osservato l'ex consigliere regionale Carlo Dore, avvocato, che assieme al figlio Giovanni, a Tiziana Meloni, Mario Canessa e a Luigi Cogodi (gia' capogruppo di Rifondazione comunista), ha firmato il ricorso, destinato - ha precisato il leader di Sardigna Natzione Bustianu Cumpostu - a essere portato in qualsiasi sede posssibile. Il riferimento e' alle motivazioni dell'inammissibilita': il fatto che il referendum incide nelle materie di politica estera e difesa militare, riservate alla legislazione escusiva dello Stato, e il rischio di un "forte effetto di condizionamento sulle scelte discrezionali degli organi politici". I ricorrenti, confortati anche dal parere di Paolo Fois, docente di diritto internazionale all'universita' di Sassari, puntano a demolire l'asse - un accordo segreto del 1972 - su cui si fonda la presenza dell'unica base militare straniere in territorio sardo, quella per sommergibili a propulsione nucleare della Us Navy nell'arcipelago di La Maddalena.

Carceri

Sono 55.392 secondo le ultime stime risalenti al febbraio 2004 i detenuti nelle carceri italiane. Senza troppi giri di parole -denuncia Stefano Anastasia, presidente dell'associazione Antigone- dobbiamo dire che il sistema dell'esecuzione penale e della privazione della libertà in italia sembra precipitato in un pozzo senza fondo. Abbandonate a se stesse, le carceri italiane sono tornate, senza retorica e falsi infingimenti, a essere pura sofferenza, pena per la pena, senza neanche più quelle 'pietose bugie' (la finalità rieducativa della pena, la missione trattamentale dell'istituzione, il reinsermento dei detenuti) di cui qualche tempo fa tra noi discutevamo. Antigone ha presentato oggi a Roma il terzo rapporto sulle condizioni di detenzione, frutto di due anni di approfondimento con 25 osservatori attivamente impegnati nelle visite a 92 istituti carcerari. I condannati definitivi in carcere sono il 61,15%, mentre il 38,85% dei detenuti è in attesa di giudizio

Legge Fini

Si avviera' giovedi' mattina, con un seduta congiunta delle Commissioni Giustizia e Sanita' di Palazzo Madama, l'esame del ddl approvato oltre un anno fa dal Governo per rivedere la disciplina su stupefacenti e sostanze psicotrope, cura e riabilitazione degli stati di tossicodipendenza contenuta nel Decreto del Presidente della Repubblica 309 del 1990. Il testo governativo 2953, che punta ad una riforma in senso restrittivo delle disposizioni vigenti proibendo anche il possesso di droghe per uso a titolo personale e ad una nuova regolamentazione dell'assistenza sanitaria prestata dai Sert, e' connesso con altri 8 progetti normativi presentati da senatori di maggioranza e di opposizione. Gia' al momento del via libera da parte del Consiglio dei Ministri si registrarono vivaci polemiche in sede politica e da parte di organizzazioni impegnate nell'assistenza ai tossicodipendenti nettamente critiche sul principio del proibire tutto L'esame preparatorio richiedera' molte settimane per la definizione di un testo base e la successiva discussione e votazione degli emendamenti .. Dopo la illustrazione dei vari progetti normativi da parte dei relatori per le due Commissioni,, dovra' essere nominato un comitato ristretto che proceda all'elaborazione del testo unificato. L'esame di merito delle varie proposte di modifica iniziera' probabilmente, dopo la sospensione dei lavori parlamentari per le festivita' di fine anno

Lavoro

In caso disperato siamo pronti a boicottare i nostri committenti ed a fare espropri proletari per dare da mangiare alle nostre famiglie.. Andremo avanti fino a che non sara' trovata una soluzione ai nostri problemi - spiega un operaio che, insieme ad alcuni colleghi, e' seduto su una panchina sistemata sulla linea ferroviaria - perche' la nostra unica prospettiva e' quella di protestare. Non e' vero che non c'e' mercato per la nostra azienda, e' solo un problema di investimenti. . Ieri l' azienda ha comunicato di avere avviato la procedura di mobilita' per 812 lavoratori su un totale di 940, ma soltanto il giorno prima agli operai era stato chiesto di fare straordinario. Ho lavorato fino alle sei di ieri mattina - spiega un altro lavoratore - e poi alle 13 ho saputo con una telefonata che non avevo piu' un posto di lavoro. Non capisco proprio questo atteggiamento. Abbiamo sempre fatto il possibile per sostenere il nostro posto di lavoro. Durante la protesta gli operai si sono riuniti in assemblea ed hanno deciso di attendere sui binari l' arrivo delle autorita' politiche provinciale e comunali. Il sindaco di Chieri, Agostino Gay, ha gia' raggiunto i manifestanti per portare la solidarieta' dell' amministrazione

Milano, sanità

Vogliamo un piano e delle proposte per capire come si svolgera' l'integrazione dei poliambulatori. Questa la richiesta dei rappresentanti degli Slai Cobas dell'ospedale Niguarda di Milano che stanno manifestando davanti alla sede della tensostruttura del Consiglio regionale lombardo, dove oggi si discutera' dell'istituzione della Fondazione 'Mangiagalli-Niguarda e Regina Elena' per sapere quale sara' il futuro dei poliambulatori che verranno trasferiti sotto le competenze degli istituti clinici di perfezionamento. Questo progetto -protestano gli Slai Cobas- fa parte delle linee guida con cui Formigoni, alleato con gli affaristi privati del settore sanitario, sta smantellando l'assistenza sanitaria pubblica. Gia' quando nel '98 i poliambulatori furono accorpati agli ospedali, erano stati praticamente smantellati. Ora temiamo accada lo stesso e pensiamo che oltre alla chiusura di alcuni poliambulatori, si arrivi a una riduzione di circa il 30% delle prestazioni. Gli Slai Cobas hanno gia' inviato una lettera per chiedere chiarimenti sul futuro dei poliambulatori all'assessore lombardo alla Sanita', Carlo Borsani alle aziende ospedaliere e alla Provincia di Milano. Inoltre il Comitato di difesa della sanita' pubblica ha organizzato per sabato mattina un corteo per protestare contro la decisione di realizzare la Fondazione.

gr 930

iraq

Le forze americane hanno dato il via alle operazioni per riconquistare il controllo di alcune zone della città di Mosul, nel nord dell'Iraq, oggi in mano ai ribelli. Lo ha annunciato l'esercito americano

Un gasdotto è stato fatto esplodere oggi nella regione settentrionale di Riyadh, circa 60 chilometri a suovest di Kirkuk, e la struttura sarebbe ancora in fiamme. Un funzionario della Northern Oil Co. ha precisato che la deflagrazione ha preso di mira il gasdotto che collega Kirkuk alla centrale di Beiji e che ci vorranno quattro giorni per riparare la struttura danneggiata. Ieri, sempre nell'area settentrionale dell'Iraq, erano stati sabotati un oleodotto e una stazione di pompaggio: l'oleodotto danneggiato collega i campi petroliferi di Kirkuk con il porto turco di Ceyhan, mentre la stazione di pompaggio si trova nella zona di Mosul.

indagine su marine

La Prima Divisione dei Marine ha avviato un'indagine sul marine accusato di aver aperto il fuoco e ucciso un prigioniero iracheno ferito e disarmato in una moschea della città sunnita di Fallujah. Lo si apprende da un comunicato diffuso dall'esercito Usa. L'indagine cercherà di appurare se la morte del combattente nemico sia da addebitare a un uso illegittimo della forza, se il marine abbia agito per autodifesa, se abbia violato il diritto militare o se abbia infranto il codice di comportamento per i conflitti armati. Nell'attesa del giudizio, il marine è stato richiamato dal campo di battaglia. "Noi rispettiamo la legge sui conflitti armati e manteniamo alti stadard di responsabilità - ha detto un generale dei marines, John F. Sattler - la vicenda che riguarda questo caso andrà fino in fondo per poter prendere una decisione precisa e proteggere i diritti di tutte le persone coinvolte". La vicenda è emersa dopo la diffusione del video girato da un cameraman della Nbc, al seguito del terzo battaglione del primo reggimento dei marines. Il video mostra il marine che uccide a bruciapelo un prigioniero apparentemente disarmato in una moschea di Fallujah. Il corrispondente della Nbc, Kevin Sites, ha dichiarato che i soldati americani hanno anche sparato il giorno prima su tre altri iracheni feriti nella stessa moschea. Nella registrazione video, si può udire un marine urlare delle oscenità nel sottofondo, affermando in particolare che un uomo fa finta di essere morto. Le immagini mostrano poi un marine mirare a un prigioniero allungato a terra con la sua arma, ma ne' Nbc ne' Cnn hanno mostrato la conclusione. Il passaggio è offuscato, ma si può udire il rumore dello sparo. Ieri, Amnesty international ha diffuso un comunicato in cui ha ammesso di temere fortemente che le leggi di guerra sulla protezione dei civili e dei combattenti continuino a essere violate a Fallujah. Numerose decine di civili sono stati uccisi nel corso degli scontri tra le forze statunitensi e irachene da un lato e i gruppi di insorti dall'altro. L'organizzazione per i diritti umani ritiene che le vittime civili siano state uccise in violazione del diritto umanitario.

arresto oppositore sunnita

palestina

Sarebbero stati uomini delle Brigate dei martiti di Al-Aqsa agli ordini di Ahmed Hallas (alias Abu Mazher), segretario di Al Fatah a Gaza, ad aprire il fuoco l'altro ieri a Gaza City, quando il neo leader dell'Olp, Abu Mazen, era da poco giunto nella tenda allestita per il lutto per Yasser Arafat. Lo si legge su Haarertz online. Lo sostiene, pur senza fare nomi, Mohammed Dahlan, uno degli uomini forti della nuova leadership palestinese, ex responsabilie della sicurezza nella Striscia di Gaza, che quel giorno accompagnava Abu Mazen. "Coloro che hanno compiuto quell'imbarazzante gesto - ha affermato Dahlan - sono un gruppo di mercenari che sta cercando di trarre vantaggio dal caos degli anni passati". "Non sono in alcun modo legati a gruppi armati palestinesi e questo non deve essere interpretato come un incidente politico", ha aggiunto Dahlan. Dahlan ha preferito non fare il nome di Hallas, anche se è chiaro a tutti a Gaza che c'era lui dietro alla dimostrazione di forza e all'attacco dell'altro ieri. Da quando Arafat decise di concedere tutto il suo appoggio a Hallas e a suo cugino Moussa Arafat, questo 'clan' ha assunto un considerevole potere nei territori; con la morte del rais rischiano di perdere potere in modo considerevole. Uno scontro molto simile era già avvenuto il 1 gennaio scorso, quando centinaia di uomini appartenenti alle diverse fazioni di Dahlan e Hallas si erano affrontati nello stadio di Gaza. Dall'inizio dell'anno il braccio di ferro tra le due fazioni si è risolto in diversi assassini, nell'esplosione di un'autobomba davanti al quartiere generale di Moussa Arafat, in un'aggressione contro Hallas e in una serie di rapimenti di sostenitori di Arafat nella Striscia di Gaza.

I capi della Jihad Islamica e delle Brigate dei martiri di Al Aqsa in Cisgiordania hanno dichiarato ieri di voler cessare unilateralmente tutti gli attacchi in Israele per 60 giorni, in modo da agevolare le elezioni del presidente dell'Autorità palestinese, fissate per il 9 gennaio. Lo riferisce il quotidiano israeliano Jerusalem Post nel suo sito web

usa

Due alti responsabili della direzione delle operazioni della Cia si sono ieri dimessi dalle loro funzioni dopo una serie di incontri con la nuova direzione dell'agenzia americana. Il direttore aggiunto delle operazioni della Cia, Stephen Kappes, e il suo vice, Michael Sulick, hanno annunciato la loro decisione ieri, senza che si sia saputo se sono andati via di loro iniziativa o se siano stati costretti a dimettersi. I due dirigenti appartenevano alla direzione delle operazioni, il servizio clandestino della Cia, responsabile delle operazioni segrete all'estero.

Un informatore yemenita dell'Fbi si è dato fuoco davanti alla Casa Bianca e ha riportato ustioni sul 30% del corpo prima di essere soccorso dagli uomini del Secret Service. L'uomo aveva chiesto di consegnare una lettera al presidente americano George Bush, ma è stato respinto dalle guardie e si è dato fuoco. Poco prima aveva avvertito per telefono delle sue intenzioni il Washington Post. E' stato un grave errore cooperare con l'Fbi... l'Fbi ha distrutto la mia vita e quella della mia famiglia, aveva detto Alanssi in una recente intervista al Post. L'uomo, un imprenditore, si trovava negli Stati Uniti l'11 settembre e si era offerto di collaborare con le autorità di Washington. L'Fbi gli ha dato 100mila dollari nel 2003, ma gli era stato promesso altro denaro che non è mai arrivato, così come non è giunta la cittadinanza americana. Inoltre, in attesa del processo contro Moayad, Alanssi è stato privato del passaporto e non può recarsi in patria a trovare la moglie, ammalata di un tumore allo stomaco. Padre di sei figli, diabetico e sofferente di cuore, l'uomo accusa anche l'Fbi di non aver protetto la sua identità: il suo nome è stato infatti rivelato ai giornali nel 2003 ed è stato citato dalla stampa yemenita, con conseguenze per la sua famiglia.

israele

Il ministro degli esteri, Silvan Shalom, ha avvertito che Israele ritiene il Libano responsabile del lancio dei razzi katyusha partiti dal suo territorio e che dunque rischia una rappresaglia militare. "Israele non puo' rimanere inerme, come se nulla fosse successo", ha dteto il ministro, "e questo e' il motivo per cui dobbiamo studiare la nostra risposta politica. Sul fronte militare, reagiremo al momento e nella maniera che riterremo opportuno". I soldati dell'esercito israeliano stamane hanno trovato i resti di un razzo katyusha, caduto nella notte in una zona disabitata, alle porte di Shlomi, una citta' a pochi chilometri dalla frontiera con il Libano, non lontano dal punto in cui, circa tre mesi fa, un ordigno simile causo' la morte di un adolescente che usciva da scuola. Un secondo razzo e' invece caduto per errore in mare aperto. Nessuno dei due razzi, sparato probabilmente da qualche gruppo palestinese che opera in Libano meridionale, con la protezione di Hezbollah (il braccio armato dei fondamentalisti sciiti del 'Partito di Dio') ha provocato danni o vittime; ma Israele e' in allarme. La settimana scorsa il gruppo Hezbollah era riuscito per la prima volta a lanciare un drone (un aereo-spia senza pilota) dal sud del Libano fino alla citta' israeliana di Naharia, senza che fosse intercettato dai radar israeliani.

brasile

Una nave cisterna, che stava caricando combustibile nel porto brasiliano di Paranagua, nello Stato di Paranà, è esplosa causando la morte di almeno 31 membri dell'equipaggio, secondo quanto ha annunciato ieri la radio Cbn, citata dal quotidiano francese Le Monde nel suo sito online. Alle 19.30 locali (le 23.30 in Italia), tre forti esplosioni successive hanno spaccato in due la nave, che è affondata. Pompieri, protezione civile e militari si sono portati sul posto, ma le autorità portuali ignorano ancora il numero preciso delle vittime e le cause delle esplosioni.

argentina

Sintesi dei processi che hanno visto al banco degli imputati e condannati i capi militari argentini accusati di atrocità nel corso della dittatura militare verranno per la prima volta trasmessi in televisione. Lo ha annunciato il sindaco di Buenos Aires, Anibal Ibarra. Una sintesi di 11 ore verrà trasmessa oggi, martedì, da una tv via cavo. Fra i nove militari incriminati, il generale George Videla, primo presidente del deposto regime, e l'ammiraglio Emilio Massera, all'epoca capo della Marina. Vennero incarcerati nel 1995, ma furono graziati nel 1990 dall'allora presidente Carlos Menem.

amnistia leva

Al terzo punto dell'ordine del giorno della seduta dell'Aula convocata per oggi pomeriggio e' prevista la votazione finale del testo unificato 1432 contenente misure per la tutela dell'integrita' fisica e dignita' dei cittadini che prestano servizio militare anche in relazione al fenomeno del nonnismo e la riforma dei codici penali militari e dell'ordinamento giudiziario militare. Nello schema normativo sono contenute le proposte di amnistia e contestuale depenalizzazione dei delitti di renitenza alla leva e di rifiuto della prestazione del servizio civile. Una misura conseguente all'abolizione dell'obbligo della leva anticipata, con la legge definitivamente approvata nei mesi scorsi dalle Camera, al primo gennaio prossimo.