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'''corea'''

La polizia di Seul ha disperso con la forza una manifestazione di contadini che protestavano contro possibili nuove aperture del mercato locale a importazioni di riso dall’estero. I dimostranti sono stati fermati mentre armati di sassi e bastoni si dirigevano verso la ‘Casa blu’, il palazzo presidenziale, urlando la loro opposizione al piano del governo di raddoppiare la quota annua di riso, stabilita nell’ambito di accordi con l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Dieci anni fà la Corea del Sud è entrata nel Wto, riuscendo però a contrattare una dilazione nel tempo della completa liberalizzazione del suo mercato interno del riso impegnandosi ad acquistare il 4% del fabbisogno annuo da nove altri grandi produttori mondiali. La clausola scade però a dicembre e Seul potrebbe ottenere un’ulteriore dilazione solo passando all’8% delle importazioni. Ma i contadini sono fortemente contrari a ogni innalzamento della quota: il riso cinese, tailandese o americano viene infatti venduto al costo di 550 won al chilo (50 centesimi di dollaro), un quarto rispetto al prezzo del prodotto nazionale. I produttori coreani, i cui guadagni dipendono per il 55% dal riso, temono di essere surclassati dai prodotti stranieri più economici. Analoghe proteste si sono verificate in passato anche per altri settori di produzione agricola dopo la firma di accordi bilaterali, ad esempio l’accordo di libero scambio con il Cile ratificato il febbraio scorso. Il governo, che attualmente sostiene i contadini acquistando il 15% della produzione, deve decidere tra alzare come richiesto la quota di importazione o imporre un sistema di tariffe come già fanno Giappone e Tailandia per tutelare le proprie produzioni; ma quest’ultima opzione è stata contestata dal parlamento.

'''paraguay'''

“Non faremo marcia indietro fino a quando il presidente non ritirerà i militari dalle aree rurali, smettendo di utilizzarli per difendere gli interessi dei grandi imprenditori e dei latifondisti”: così il dirigente contadino Elvio Benítez si è rivolto al governo nel terzo giorno di mobilitazione dei ‘senza terra’, concluso con i primi disordini registrati, nel dipartimento di San Pedro. “La repressione non spaventa i ‘campesinos’ ” ha aggiunto Benítez, riferendosi agli scontri tra contadini e forze dell’ordine avvenuti a General Resquín, dove 2.500 ‘campesinos’ sono scesi in strada, decisi a bloccare il transito sulla ‘Ruta 3’. La polizia ha reagito con il lancio di gas lacrimogeni, disperdendo i contadini che si sono rifugiati nelle campagne. Almeno una trentina di persone sono state arrestate e secondo il quotidiano ‘La Nación’ è stato temporaneamente fermato anche il sacerdote di origine francese Pedro Juveneton, impegnato da 20 anni nel lavoro pastorale nella diocesi di San Pedro.

GR ORE 19.30

Esteri

Iraq

Sembrerebbe che la cosa più difficile per gli Usa nella battaglia di Falluja, nonostante le precauzioni prese, sia stata quella di non far trapelare nulla sulla strage di civili. In parte ci sono riusciti, sono pochissimi i giornalisti che hanno potuto riportare informazioni sulla condizione della popolazione (Fadhil Badrani per la BBC, e involontariamente l'operatore nella NBC). Nessuno dei media si preoccupa di chiedere il numero dei morti civili, o di fare semplicemente due conti su chi siano realmente i 1600 morti ammessi dal Pentagono. Questo risultato è stato raggiunto accettando solo i giornalisti al seguito delle truppe Usa (i famosi embedded), nonostante da Falluja fosse giunto nei giorni precedenti un appello della comunità locale ai media, di venire a testimoniare. Resta però, nella strategia statunitense, il problema dei media arabi, mai troppo teneri con le truppe di occupazione. Non ha caso una delle prime mosse dopo l'occupazione è stata quella di formulare delle "linee guida" per i media, giornali, televisioni e radio. Sulla base dell'accusa di "incitare alla violenza" numerosi giornali sono stati chiusi, ed ai loro corrispondenti è stata vietata la ripresa della loro attività. Ma incitare alla violenza può voler dire tutto : persino riprendere una manifestazione diventa reato. E' successo il 15 aprile di quest'anno, quando i militari statunitensi hanno vietato le riprese di una manifestazione di circa 300 persone che chiedevano il ristabilimento dei servizi essenziali, come l'elettricità e l'acqua. La spiegazione fornita dal colonnello dei marines Zarcone è stata che la manifestazione aveva luogo solo per la presenza dei giornalisti, quindi la loro presenza e il loro riportare i fatti sarebbe stato considerato come un incitamento al disordine. Questo episodio non è certo l'unico, anche se dà la misura degli ostacoli che sono stati di volta in volta posti. Ma nel caso citato si trattava di giornalisti occidentali, quindi da trattare con maggiore cautela. Nonostante questo, sono 20 i giornalisti stranieri espulsi nel 2003 per avere pubblicato notizie sgradite alle forze di occupazione. Quaranta sono quelli fermati e interrogati nel corso della loro attività, 6 quelli incarcerati. Nel mirino però è rimasta soprattutto Al Jazeera, i cui uffici di Bagdad sono stai chiusi una prima volta in primavera, poi definitivamente reiterando l'ordinanza. Nonostante tutto, la televisione ha continuato a trasmettere, anche se priva di una sua sede locale. Di fronte a cotanta "spudoratezza", gli Usa hanno deciso di cambiare strategia, e per farlo si sono affidati a giornali amici. Oggi il giornale arabo Al Sharq Al Awsat, pubblicato a Londra, ha riportato le informazioni di una fonte irachena che sostiene che "il principale aiutante di Abu Al Zarqawi è l' iracheno Omar Hadid di Fallujah". Chi è costui, sconosciuto quanto lo era lo stesso Zarqawi prima che gli Usa ne facessero il loro principale nemico? Quest'uomo, di cui non si conosce molto, ha una particolarità: " è fratello dell'ultimo direttore dell'ufficio della televisione satellitare araba Al Jazeera a Baghdad prima che venisse chiusa tre mesi fa". Con questa notizia, gli Usa contano di non essere più accusati di chiudere le voci di dissenso: si prova definitivamente (per loro) che il dissenso è in realtà sostegno al terrorismo, e dunque legittimo farlo tacere. Ma cosa diranno del giornalista della Tv Al Arabya, Abdel Kader Al-Saad, arrestato l'11 novembre a Falluja? Nessun problema: l'Iraq è grande, le famiglie numerose. Ci sarà anche per lui un fratello da dichiarare nemico.

Palestina

L'Autorita' nazionale palestinese ha bocciato la proposta di un "test della pace" avanzata da Ariel Sharon. Il premier israeliano aveva suggerito che la nuova leadership dell'Anp dimostrasse la sua buona volonta' facendo cessare gli "incitamenti" alla violenza contro lo Stato ebraico ancor prima di avviare la repressione contro i gruppi armati. "Gli israeliani potrebbero cominciare con l'abbandonare la loro politica di fissare condizioni e fermare il loro incitamento contro i palestinesi", ha replicato il ministro palestinese Saeb Erekat. Nel corso di una riunione di gabinetto notturna, Sharon aveva detto di "non voler perdere tempo" per ricercare subito "un modo per far avanzare le relazioni con i palestinesi" ma aveva chiesto come prova di disponibilita' "la fine immediata" del "costante velenoso incitamento" alla violenza nelle scuole e nei media palestinesi.

Palestina due

Il primo ministro palestinese Abu Ala si è impegnato oggi a rendere pubblico il referto sulle cause della morte del presidente Yasser Arafat, che l'inviato dell'Anp all'Onu Nasser al Kidwa ha avuto l'incarico di recuperare in Francia. "Quando avremo il referto, lo studieremo e ascolteremo le opinioni dei medici" ha detto il premier. "Quindi informeremo il popolo palestinese di tutti i dettagli sulla situazione sanitaria del presidente Arafat e delle ragioni che lo hanno portato alla morte".

Palestina tre

Rischia di essere gravemente compromessa dalle forze di occupazione israeliane la stagione della raccolta delle olive, che inizia in autunno: lo sostiene uno studio dell’‘Applied research Institute of Jerusalem (Arij), un’organizzazione non-profit impegnata per lo sviluppo sostenibile nei Territori palestinesi, appena presentato. Il mancato o parziale raccolto di olive – che costituiscono il 20% dell’intera produzione agricola della Cisgiordania e di Gaza, pari a quasi il 5% del prodotto interno lordo locale – potrebbe avere ripercussioni economiche per l’intera economia palestinese e per migliaia di famiglie e le comunità che vivono soprattutto dai proventi di questo tipo di coltura. Negli ultimi quattro anni, secondo il ministero dell’agricoltura di Ramallah, l’esercito israeliano ha estirpato oltre 400.000 ulivi, con un danno pari a 60 milioni di dollari. Le piantagioni di ulivo rappresentano il 40% delle aree coltivate nei Territori Palestinesi e quasi l’80% del totale degli alberi da frutto. Molti degli ulivi sono stati sradicati come forma di punizione collettiva per il popolo palestinese o per far spazio al ‘Muro della vergogna" che il governo israeliano di Ariel Sharon sta costruendo lungo il confine e, in molti tratti, all’interno della Cisgiordania.

I Diritti dei bambini

La Giornata nazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza è stata ricordata oggi, a livello istituzionale, con la consueta retorica. "Rappresenta un momento di riflessione comune su un tema cruciale: il benessere dei bambini in Italia e nel mondo" - ha affermato il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Secondo un rapporto di Eurispes e Telefono Azzurro sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza, i bambini poveri in Italia sono quasi due milioni. La maggioranza di questi, circa 1.350.000, risiede al Sud. A livello europeo, peggio di noi, stanno solo Gran Bretagna, Portogallo e Spagna. Carlotta Fami, responsabile programmi dell’Ong Save the Childrens

cile contro bush

Venti persone sono state arestate a Santiago del Cile all'avvio della manifestazione non autorizzata di protesta contro l'arrivo del presidente degli Stati Uniti, George Bush, atteso questo fine settimana per il vertice Apec, il forum di cooperazione economica Asia-Pacifico. I manifestanti si erano radunati nel centro della citta', ma la polizia e' intervenuta con gli idranti per disperdere il corteo. La marcia dovrebbe concludersi in un parco cittadino dove sono previsti in serata alcuni eventi culturali. Il Coordinamento anti-Apec ha gia' annunciato l'intenzione di 'espugnare' il centro di Santiago nel corso del vertice dei 21 capi di stato e di governo

corea

La polizia di Seul ha disperso con la forza una manifestazione di contadini che protestavano contro possibili nuove aperture del mercato locale a importazioni di riso dall’estero. I dimostranti sono stati fermati mentre armati di sassi e bastoni si dirigevano verso la ‘Casa blu’, il palazzo presidenziale, urlando la loro opposizione al piano del governo di raddoppiare la quota annua di riso, stabilita nell’ambito di accordi con l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Dieci anni fà la Corea del Sud è entrata nel Wto, riuscendo però a contrattare una dilazione nel tempo della completa liberalizzazione del suo mercato interno del riso impegnandosi ad acquistare il 4% del fabbisogno annuo da nove altri grandi produttori mondiali. La clausola scade però a dicembre e Seul potrebbe ottenere un’ulteriore dilazione solo passando all’8% delle importazioni. Ma i contadini sono fortemente contrari a ogni innalzamento della quota: il riso cinese, tailandese o americano viene infatti venduto al costo di 550 won al chilo (50 centesimi di dollaro), un quarto rispetto al prezzo del prodotto nazionale. I produttori coreani, i cui guadagni dipendono per il 55% dal riso, temono di essere surclassati dai prodotti stranieri più economici. Analoghe proteste si sono verificate in passato anche per altri settori di produzione agricola dopo la firma di accordi bilaterali, ad esempio l’accordo di libero scambio con il Cile ratificato il febbraio scorso. Il governo, che attualmente sostiene i contadini acquistando il 15% della produzione, deve decidere tra alzare come richiesto la quota di importazione o imporre un sistema di tariffe come già fanno Giappone e Tailandia per tutelare le proprie produzioni; ma quest’ultima opzione è stata contestata dal parlamento.

paraguay

“Non faremo marcia indietro fino a quando il presidente non ritirerà i militari dalle aree rurali, smettendo di utilizzarli per difendere gli interessi dei grandi imprenditori e dei latifondisti”: così il dirigente contadino Elvio Benítez si è rivolto al governo nel terzo giorno di mobilitazione dei ‘senza terra’, concluso con i primi disordini registrati, nel dipartimento di San Pedro. “La repressione non spaventa i ‘campesinos’ ” ha aggiunto Benítez, riferendosi agli scontri tra contadini e forze dell’ordine avvenuti a General Resquín, dove 2.500 ‘campesinos’ sono scesi in strada, decisi a bloccare il transito sulla ‘Ruta 3’. La polizia ha reagito con il lancio di gas lacrimogeni, disperdendo i contadini che si sono rifugiati nelle campagne. Almeno una trentina di persone sono state arrestate e secondo il quotidiano ‘La Nación’ è stato temporaneamente fermato anche il sacerdote di origine francese Pedro Juveneton, impegnato da 20 anni nel lavoro pastorale nella diocesi di San Pedro.

Italia

Sciopero Alenia

E' stata superiore all' 85%, con punte del 90%, secondo i sindacati, l' adesione allo sciopero dei lavoratori dell' Alenia di Torino. Un migliaio di lavoratori fra tecnici e operai degli stabilimenti Alenia di Torino e Caselle sono scesi in piazza oggi per le vie del capoluogo piemontese per manifestare la preoccupazione per un ridimensionamento degli stabilimenti nell'area torinese. la manifestazione, cui secondo il sindacato ha aderito tra l'85 e il 90% degli addetti, rientra nelle 4 ore di sciopero proclamate da Fim, Fiom e Uilm. I lavoratori in corteo sono sfilati dalla stazione ferroviaria di Porta Susa fino alla sede del consiglio regionale dove una delegazione è stata ricevuta dai rappresentanti delle forze politiche e dagli assessori al lavoro di Regione, Provincia e Comune. Durante l'incontro i sindacati, dopo aver denunciato il rischio di disimpegno dell'azienda nel settore aerospaziale, hanno chiesto ai rappresentanti delle istituzione, in particolare alla Regione, di convocare l'azienda, insieme ai sindacati, e in quella sede mettere a punto la disponibilità di risorse che l'ente è disposto a mettere in campo per sviluppare il settore dell'aerospazio. In secondo luogo i sindacati hanno chiesto che la Regione promuova un incontro con il governo al quale chiedere garanzie di sviluppo sul futuro del settore.

Sciopero controllori di volo

- E' terminato alle sedici lo sciopero degli uomini radar proclamato da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil, Ugl per protestare contro l'attuale progetto di costituzione di un unico centro di controllo per i servizi al traffico aereo nell'Europa centrale. Secondo le organizzazioni sindacali, l'adesione è stata dell'ottanta per cento. L'Alitalia ha cancellato 172 voli (78 collegamenti nazionali e 94 internazionali) e ha modificato gli orari di partenza di numerosi voli. La Lufthansa ha cancellato 44 voli, circa la metà dei voli da e per l'Italia. Soppressi anche voli dell'Air France. In totale Fiumicino ha cancellato 112 voli; due voli sospesi anche a Ciampino. Lo sciopero è stato indetto per protestare contro l'accordo Ceats, sottoscritto nel 1997 dal governo italiano per la costituzione di un unico centro di controllo per i servizi al traffico aereo nell'Europa centrale. Accordo che, secondo i rappresentanti dei lavoratori, sancisce "la perdita di sovranità italiana sulla gestione del traffico aereo del nord-est del nostro Paese".

Licenziamenti alitalia

Sarà la divisione "Corporate" di Alitalia, con circa il 33% di esuberi, a sopportare il carico maggiore in termini percentuali dei tagli al personale previsti dal piano industriale Alitalia 2005-2008. I dati confermano a livello complessivo quelli resi noti in occasione dell'accordo del 6 ottobre (3.769 in totale di cui 2.769 per Alitalia Linee Aeree Spa, 633 per Alitalia Airport SpA, 75 per Alitalia Maintenance Systems SpA e 202 per Atitech. Nella lettera che Alitalia ha inviato oggi alle rappresentanze sindacali e alle associazioni professionali di tutte le sedi del gruppo in Italia e che illustra le procedure sulle modalità degli esuberi previste dalla legge 223 vengono quantificate le eccedenze di personale per ogni singolo settore. Le procedure per la gestione degli esuberi, si ricorda nella lettera, verranno completate entro il 15 gennaio 2005. In riferimento alle eccedenze, precisa la lettera, "sono individuate e restano confermate anche con riferimento alle ipotesi di riorganizzazione degli assetti societari e industriali (...) che prevedono cha siano conferiti da Alitalia a una nuova società rami di azienda e funzioni. A tale scopo la procedura è attivata anche da Alitalia Servizi SpA che, nell'ambito dei rami di azienda dei quali è ipotizzato il conferimento, potrà dare corso alle successive fasi della procedura". Gli esuberi previsti per Alitalia Linee Aeree SpA, sono 2.769. La divisione "Corporate" (quella che presiede le funzioni strategiche e di coordinamento alle attività operative) dovrà sostenere un calo del personale pari a 374 unità su un totale di 1.118 pari al 33,4%. Centoventi riguardano la divisione "Business Strategic & Marketing" su un totale di 593 unità di personale abitualmente impiegato. Per quanto riguarda il "Worldwide Sales", su un totale 971 unità, gli esuberi calcolati ammontano a 119 unità. La divisione "Production Integration & Delivery" conta un totale di 284 unità su cui sono stati conteggiati 44 esuberi. Nella divisione "Engineering & Maintenance", che conta 2.167 lavoratori, figurano 496 esuberi. Nella divisione "Flying Operations Managements" gli esuberi sono calcolati in 117 su un totale di 532 unità. Nella stessa divisione, prendendo in esame il personale navigante di condotta, gli esuberi tra i piloti ammontano a 289 unità su 2.030; tra gli assistenti di volo sono 900 su 4.721. Infine, nell'"Information Systems", le eccedenze sono 68 su un totale di 585 unità. (segue) Pie 19-NOV-04

GR ORE 13,00

M.O./ ANP, BARGHOUTI POTREBBE CANDIDARSI ALLE PRESIDENZIALI

Il più popolare tra i leader palestinesi che potrebbe succedere a Yasser Arafat alla presidenza dell'Autorità palestinese è certamente Marwan Barghouti, il leader dei Tanzim, attualmente detenuto in Israele dove sta scontando una condanna a cinque ergastoli per terrorismo. Tuttavia non è chiaro se egli si candiderà alle presidenziali indette per il 9 gennaio prossimo a seguito della scomparsa di Arafat (morto a Parigi lo scorso 11 novembre). Sua moglie Fadwa ha comunque detto in un'intervista al New York Times pubblicata oggi che se BArghouti "sentirà che servire come presidente possa rispondere agli interessi del suo popolo, di certo non esiterà" a candidarsi. Fonti vicine a Barghouti hanno detto che se Fatah sceglierà come candidato per le presidenziali Abu Mazen, il leader dell'Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), lui appoggerà molto probabilmente questa scelta. Fadwa Barghouti ha detto di non sapere se il marito si farà da parte nel caso in cui sarà scelto infine come candidato il sessantanovenne Abu Mazen, figura non molto popolare tra i palestinesi, ma da lei definito "una persona sincera". Fadwa Barghouti ha detto infine che il marito ammirava "l'impegno di Arafat verso il popolo palestinese", sebbene avesse delle riserve "sulla questione della democrazia e della corruzione". La donna ha anche raccontato che il marito, che ha 45 anni, ha imparato l'inglese nelle carceri israeliane. Tra le sue letture i testi di Marx e le biografie dei leader israeliani. L'ultimo libro da lui letto è la biografia dell'ex presidente Usa Bill Clinton.

SPAGNA/ CONFERMATO ARRESTO PER 5 MILITANTI ETA

  • E' stato confermato l'arresto per cinque dei 17 sospetti militanti dell'organizzazione separatista basca dell'Eta arrestati il 16 novembre scorso dalla polizia spagnola in una retata svoltasi in varie località dei paesi Baschi e della Navarra. Altri nove militanti devono ancora essere interrogati dalla magistratura. Almeno uno è stato posto in libertà provvisoria. Lo riferisce l'agenzia Europa Press. Le persone fermate farebbero parte dell'apparato logistico dell'organizzazione ed avrebbero collaborato nel dare rifugio ai militanti operativi ed a facilitarne il passaggio in territorio francese, oltre a fornire informazioni utili per gli attentati; alcune delle persone arrestate sarebbero indagate anche per l'omicidio di un assessore avvenuto nel 2001 a Leiza. Nell'operazione, coordinata dal giudice dell'Audiencia Nacional Baltasar Garzon, sono state fermate 7 persone nella provincia basca di Guipuzcoa, 3 in quella di Vizcaya, 2 in quella di alava e 5 nella vicina regione della Navarra.

IRAQ

Scontri sono scoppiati nella moschea sunnita di Abu Hanifa, nel quartiere di Adhamiya a Baghdad, dopo che agenti della Guardia Nazionale irachena vi avevano fatto irruzione al termine delle preghiere del venerdi' festivo, il primo dopo la fine del Ramadan. Lo hanno riferito fonti giornalistiche sul posto, secondo cuoi almeno due persone sono rimaste ferite. Abu Hanifa e' considerata uno dei luoghi di culto sunniti piu' importanti dell'Iraq, ed e' stata spesso teatro di incursioni da parte delle truppe americane.

  • Poco dopo l'inizio dei disordini sono sopraggiunti soldati Usa, che hanno piazzato tiratori a vigilare sil tetto della moschea e poi sono entrati anch'essi. Alle doinne e' stato consentito uscire, ma gli uomini sono dovuti restare all'interno; decine di guardie del servizio d'ordine di Abu Halifa sono state costrette a stendersi a terra. Stando a quanto riferito, durante il suo sermone settimanale lo sceicco Adhami aveva denunciato che, dopo aver lanciato la devastante offensiva degli ultimi dieci giorni su Falluja, le truppe statunitensi si appresterebbero a fare altrettanto a Latifiyah: la citta', situata pochi chilometri a est di Baghdad, costituisce un'enclave sunnita ai margini dell'Iraq meridionale, a larghissima maggioranza sciita, verso il quale rappresenta una sorta di accesso privilegiato, soprattutto per chi proviene dalla capitale. Di recente Latifiyah sembra essersi trasformata in una vera e propria terra di nessuno, ove innumerevoli stranireri, ma anche comuni cittadini iracheni, sono stati sequestrati e sovente trucidati dai guerriglieri fondamentalisti sunniti.

ALENIA: SINDACATI, 85% ADESIONE SCIOPERO A TORINO

E' stata superiore all' 85%, con punte del 90%, secondo i sindacati, l' adesione allo sciopero dei lavoratori dell' Alenia di Torino. Un corteo e' partito dalla stazione di Porta Susa e raggiungera' la sede del consiglio regionale dove sara' richiesto un incontro. I lavoratori oggi - afferma il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - dicono che ne' un bullone ne' una scrivania devono essere spostati da corso Marche. Lo stabilimento non deve essere chiuso, serve un piano di settore per l' aerospazio

PRESIDENTE VITTIME STRAGE BOLOGNA, MANCA FU ISCRITTO A P2

Apprendiamo dalla stampa che Enrico Manca e' stato accolto all'interno del partito della Margherita che fa parte della Gad (Grande Alleanza Democratica). L'onorevole ridiscende nel campo della politica attiva dopo un silenzio molto apprezzato. Confidiamo che non sia sfuggito, per mancanza di memoria, che Manca e' stato iscritto alla loggia Massonica P.2. tessera 2148. Lo rileva, in una dichiarazione, Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione familiari vittime della strage alla stazione di Bologna (2 agosto 1980, 85 morti e 200 feriti). A noi e' ben presente - afferma Bolognesi - che il Gran Maestro della Loggia Massonica P2 Licio Gelli e i suoi accoliti si sono distinti per i depistagli sulle stragi, per la sovvenzione alle bande armate neofasciste e nella corruzione del nostro paese.

gror041119 (last edited 2008-06-26 10:01:14 by anonymous)