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ore 19.30

Sciopero generale

Grande riuscita secondo i sindacati quella di oggi, con milioni di persone in piazza. Le adesioni sarebbe state in ogni settore interesssato tra l'85% e il 90%. Secondo i primi dati forniti dalle organizzazioni sindacali che hanno promosso lo sciopero generale di oggi, a Genova avrebbero sfilato in corteo circa 20 mila persone. Secondo la Digos e la questura, invece, alle due manifestazioni hanno preso parte 10 mila persone. Lo spezzone proveniente dalla stazione ferroviaria di Genova Brignole, e' stato aperto dai lavoratori del terziario, del turismo e dei servizi. Il concentramento della stazione marittima ha invece raccolto i lavoratori delle grandi industrie del Ponente cittadino, Ansaldo, Ilva, Esaote e Saint Gobain. A Cagliari In 10.000 hanno partecipato stamane alla manifestazione indetta dai sindacati confederali contro la finanziaria del Governo . A palermo Oltre 25 mila persone, secondo i sindacati, hanno partecipato al corteo che si e' snodato lungo il centro di Palermo e che sta affluendo in piazza Politeama. Sarebbero oltre 100.000, secondo le prime stime della Cgil, i manifestanti scesi in piazza a Milano per protestare contro la manovra finanziaria. In tutta la lombradia 150.000

Le percentuali di adesione allo sciopero del pubblico impiego risultano essere, dai primi dati forniti dalla Cgil tra l'80% e il 90% con punte del 100%. A titolo puramente esemplificativo nella Sanita', dove sono state garantite le urgenze, hanno scioperato il 90% degli addetti all'Ospedale Niguarda di Milano e l'80% alle ASL di Cagliari, Palermo, Venezia, Perugia e Bologna. Nei Comuni hanno scioperato all'85% ad Ancona e Bologna, all'80% a Torino, Roma, Venezia, Milano e Palermo. Nell'Ente Regione Emilia al 90%, all'80% in Campania, Sicilia, Lombardia e Veneto. A Roma nel comparto dello Stato si registra una partecipazione dell'80% e molti musei sono rimasti chiusi, come del resto, in molte altre citta'.

Bologna

In quindici tentano la fuga dal cpt di via Mattei. Botte tra migranti e polizia. (notizia di lunedi)

Dieci migranti e quattordici agenti feriti. E' il pesante bilancio dell'ultimo tentativo di fuga di massa dal centro di permanenza temporanea di via Mattei a Bologna, avvenuto nella notte tra lunedì e martedì. A cercare di scappare sono stati quindici uomini, per la maggior parte tunisini e marocchini, fra di loro anche un albanese e un moldavo. Le parlamentari Katia Zanotti dei Ds e Titti de Simone di Rifondazione Comunista, che si sono recate ieri in visita al cpt raccontano che la fuga è partita da un vestibolo. I fuggitivi hanno divelto un chiavistello e giunti in uno stanzino hanno fatto un foro nel muro per raggiungere il secondo piano e da lì calarsi verso l'esterno. In cinque ce l'hanno fatta mentre gli altri dieci sono stati bloccati dall'intervento di polizia e guardia di finanza. La colluttazione è stata violenta: le forze dell'ordine sono intervenute con i manganelli, e secondo la questura di Bologna i migranti si erano armati di aste di legno. I dieci migranti sono rimasti tutti feriti, nove sono stati medicati all'interno del centro e per uno è stato necessario andare al pronto soccorso. Alcuni «ospiti» del centro raccontano di aver visto picchiare un ragazzo fino a farlo svenire e si tratterebbe della persona portata poi al pronto soccorso. Per tutte e dieci le persone trasferite al carcere bolognese della Dozza è scattato il fermo per violenza, danneggiamenti e resistenza. Il giudice ieri ha convalidato gli arresti e disposto la custodia cautelare in carcere. Per quanto riguarda le condizioni di salute di queste persone l'onorevole Zanotti che si è interessa subito della vicenda ha riferito che, mercoledì sera, quindi a più di ventiquattro ore dai fatti, «alcuni si trovavano ancora ricoverati nell'infermeria del carcere». Le fughe come quest'ultima sono per le onorevoli Zanotti e De Simone il risultato della «drammaticità di questi posti, diventati ormai peggio del carcere». Nella loro ultima visita di ieri hanno trovato una situazione che definiscono di «degrado assoluto», scoprendo che «nelle stanze da letto al posto dei soffitti in cartongesso sono stati messi dei soffitti in lamiera». Le lamiere si aggiungono alle sbarre di acciaio montate quest'estate durante una serie di lavori di «fortificazione» del centro. In pratica tutti gli spazi aperti e i camminamenti sono stati coperti e l'effetto, per chi l'ha potuto vedere, è simile a quello di «un grande pollaio».

Occupazione a Roma

a san lorenzo, in via dei reti

Sgomberi a Catania

Polizia e carabinieri hanno circondato all' alba di oggi l' isolato di viale Nitta, del popoloso quartiere Librino di Catania, dove due giorni fa oltre 400 persone hanno occupato illegalmente 96 appartamenti di tre palazzine a otto elevazioni costruite da una cooperativa di dipendenti pubblici. Le forze dell' ordine sono pronte a intervenire per fare sgombrare le case. Alcuni degli 'abusivi' hanno gia' lasciato i locali che aveva occupato, ma la maggior parte delle 96 famiglie hanno deciso di 'resitere'. Ieri sera, sempre nello stesso rione Librino, una citta' satellite di Catania con circa 70 mila abitanti, altre 25 famiglie hanno tentato di occupare altrettanti alloggi di casa di proprieta' del Comune in viale Moncada, ma la polizia e' subito intervenuta bloccandoli. Alcuni sono riusciti a entrare ma sono stati successivamente accompagnati fuori dal palazzo. La maggior parte degli 'abusivi' sono giovanissimi, sposati, con uno o piu' figli, disoccupati o con lavori in nero da 400 euro al mese. Tutti hanno motivato l' occupazione con la disperazione dettata dallo stato di necessita.

Ucraina

Il presidente della Duma, Boris Gryzlov, ha messo in guardia dai possibili esiti della crisi elettorale ucraina, che potrebbe risolversi in una secessione o in un bagno di sangue. Gryzlov rappresentava la Russia nel corso dei negoziati della scorsa settimana a Kiev ai quali hanno partecipato diversi rappresentanti europei, fra i quali Javier Solana, e il presidente ucraino uscente Leonid Kuchma e i due candidati rivali alla presidenza, Vicktor Yanukovych e Viktor Yushchenko. Gryzlov ha detto che in quell'occasione Yushchenko era stato invitato a richiamare i suoi sostenitori dalle piazze e che invece il leader dell'opposizione ha disatteso quell'accordo raggiunto al tavolo dei negoziati. Il risultato è che la situazione adesso "può risolversi in una scissione del paese o in un bagno di sangue". Viktor Yushenko, che contesta il risultato delle presidenziali in Ucraina, ha respinto le proposte avanzate oggi dal contestato vincitore Viktor Yanukovic, su una nomina a premier dello stesso Yushenko o sull'organizzazione di un nuovo scrutinio con nuovi candidati. La Banca Centrale ucraina ha bloccato da oggi il ritiro anticipato di depositi in valuta straniera da parte dei clienti negli istituti di credito del paese, per far fronte alla minaccia di crisi finanziaria innescata dall'attuale conflitto politico. La banca centrale ha inoltre disposto che ai bancomat non possano essere prelevate piu' di 1.500 grivne, circa 250 dollari, al giorno. I bancomat di Kiev da ieri sono quasi tutti a secco di dollari ed euro mentre continuano a distribuire grivne, la valuta nazionale.

Cina

Brucia ancora la miniera di carbone esplosa nella Cina centrale, secondo quanto riferisce la televisione pubblica cinese. Man mano che passano le ore si affievoliscono sempre più le speranze di trovare ancora vivi i 103 minatori rimasti intrappolati nei pozzi. Le vittime potrebbero essere 166, anche se i corpi recuperati sono ancora 63. Tra i superstiti non meno di 43 sono rimasti gravemente ustionati, ma la maggior parte versa adesso in buone condizioni. Il bilancio aggiornato e' stato reso noto dall'agenzia di stampa ufficiale 'Xinhua', che citava fonti delle autorita' locali. In Cina i mass media hanno dedicato molta attenzione all'ennesima tragedia in miniera e, stando al quotidiano in lingua inglese 'China Daily', dall'inchiesta in corso sarebbe gia' emerso un elemento agghiacciante: i minatori sarebbero cioe' stati costretti a scendere nei cunicoli malgrado le condizioni di sicurezza fossero palesemente insufficienti. Una settimana prima del disastro, in uno dei pozzi del giacimento era infatti divampato un primo rogo, tanto esteso che i vigili del fuoco avrebbero potuto riportarlo sotto controllo soltanto dopo diversi giorni di lotta incessante. I responsabili della miniera decisero tuttavia di non fermare la produzione, e chi cercava di rifiutarsi di penetrare nelle zone piu' a rischio fu minacciato di pesanti sanzioni disciplinari: si andava da ammende per un equivalente in yuan di 20 dollari, a fronte di salari mensili mediamente pari a 250 dollari, fino al licenziamento in tronco. Anche i recalcitranti alle fine dovettero quindi cedere andando incontro alla morte, reale o presunta; e sembra che, persino a qul punto, per raggiungere i rispettivi punti di lavoro abbiano incontrato difficolta' enormi. Stando a un altro giornale in inglese, ' The Bejing Morning Post, all'origine della folle imposizione vi sarebbe stata la bramosia dei dirigenti dell'impianto estrattivo di assicurarsi a ogni costo un lucroso premio di sovrapproduzione offerto dal governo.

Ruanda

I ruandesi sono entrati nella confinante Repubblica democratica del Congo per dare la caccia agli estremisti responsabili del genocidio del 1994 che si nascondono nelle foreste dell'est congolese . Non hanno oltrepassato la frontiera attraverso le strade principali ma sono ovunque” lo ha detto il ministro per la cooperazione regionale della Repubblica democratica del Congo, commentando le voci e le segnalazioni in circolazione dal fine settimana sulla presenza di truppe regolari ruandesi in alcune zone del Nord Kivu, la provincia orientale del Congo al confine col Rwanda. In un’intervista all’agenzia britannica Reuters, Nyamwisi ha sottolineato che i ruandesi “stanno attaccando e bruciando villaggi con una severità mai vista prima, neanche quando erano loro stessi a controllare l’area” ha aggiunto. Nyamwisi durante la guerra era a capo del movimento ribelle Coalizione democratica congolese-Movimento di liberazione (Rcd-Ml), un gruppo che nel corso del conflitto è stato alleato prima di Kigali, poi di Kampala e infine di Kinshasa . Per il momento le sue dichiarazioni non hanno trovato conferme indipendenti, soprattutto per quanto riguarda attacchi e violenze. “Finora non abbiamo alcuna conferma alle notizie sulla presenza di ruandesi nell’est del Congo” ha ribadito stamani alla MISNA la responsabile dell’informazione per la Missione delle Nazioni Unite in Congo. Secondo fonti della MISNA, nonostante le dichiarazioni ufficiali, i ‘caschi blu’ della missione Onu sarebbero in stato di massima allerta, così come i soldati dell’esercito regolare congolese, fedele a Kinshasa . “La Monuc sta pattugliando molto la frontiera e sorvola la zona con gli elicotteri – spiega una fonte della MISNA – ma il problema è che difficile individuare i soldati ruandesi: alcuni non se ne sono mai andati, mentre altri sono entrati alla spicciolata dalle porose frontiere che dividono i due Paesi. Voci insistenti che hanno cominciato a suscitare paura tra la popolazione della regione a cui si sommano le testimonianze di alcuni battaglioni regolari dell’Apr (Armata popolare del Rwanda) ammassati lungo i confini le città di frontiera ruandesi che rappresentano le porte principali per entrare in Nord e Sud Kivu.

Palestina

Il primo ministro israeliano Ariel Sharon ritiene che elezioni anticipate siano l'ultima risorsa, se la crisi politica intorno al voto sul budget nazionale domani dovesse far crollare la coalizione. Lo riferisce oggi la stampa israeliana. Se fossimo obbligati ad andare alle elezioni per la terza volta in tre anni e mezzo, lo faremo, ha detto Sharon, ieri ad una riunione con dei banchieri. Le elezioni sono un grave pericolo economico e politico - ha aggiunto il primo ministro, che ieri e' sopravvissuto a tre voti di sfiducia - l'altra opzione e' allargare la coalizione e faro' tutto il possibile per realizzarla. Domani deve essere votato il budget del 2005, osteggiato dal secondo partito della coalizione (Shinui), che protesta contro il finanziamento pubblico di milioni di dollari a istituzioni controllate dagli ultraortodossi. I giornali riferiscono che Sharon, privo ormai della maggioranza, spera di far entrare nel governo i Laburisti, il principale partito dell'opposizione di sinistra. Ma il partito di Shimon Peres e' molto diviso sull'opportunita' di entrare in un governo con Sharon. Domani il comitato centrale dei laburisti si riunisce per tentare di fissare la data per le primarie per l'elezione del prossimo capo del partito

Yasser Arafat: così si chiamerà l'aeroporto internazionale di Gaza. La notizia è stata diffusa da alcuni funzionari dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) e confermata dal legale dell'ex leader dell'Anp, Ibrahim Abu Daka. L'aeroporto di Gaza, che si trova nell'area di Rafah, è stato inaugurato il 24 novembre del 1998 ed il primo velivolo ad atterrarvi era stato proprio quello dell'ex leader dell'Anp, ma poi, nel febbraio di tre anni fa, l'esercito israeliano aveva provveduto alla chiusura dell'aeroporto. (

Una corte militare isareliana ha condannato oggi a 67 ergastoli Abdullah Barghouti, 31enne esponente di Hamas, accusato di aver preparato cinture esplosive per attentati suicidi che hanno causato più di 60 morti e centinaia di feriti. Fra questi spiccano quelli alla pizzeria Sbarro, al caffè Moment e all'università ebraica. L'uomo è parente del leader di Fatah in Cisgiordania, Marwan Barghouti, che sta scontando cinque ergastoli in Israele.

IRAQ

Iraq

Una lista elettorale che ha avuto la 'benedizione' del grande ayatollah Ali Sistani, il leader piu' prestigioso degli sciiti, e' quasi pronta e sara' presentata domani alla Commissione elettorale per la consultazione del 30 gennaio. Lo ha detto a Najaf Badr Abdel Hussein Abtane, responsabile dell'organizzazione sciita Badr, legata al Consiglio supremo della rivoluzione islamica in Iraq (Sciri) di Abdel Haziz Hakim. La lista, cui devono essere apportati solo gli ultimi ritocchi, comprende gia' 200 candidati, in grandissima parte sciiti, ed e' ancora aperta - ha detto Hussein Abtane, aggiungendo che vi figurano anche personalita' indipendenti e di altre comunita' religiose. Durante la preparazione della lista, che si distinguera' dalle altre presentando un simbolo di colore verde, e' intervenuto anche l'entourage dello stesso Sistani. Gli sciiti si sono di recente dichiarati contrari a un rinvio delle elezioni, che era stato chiesto da gruppi sunniti e curdi. Sono oltre 200 le liste elettorali gia' approvate dalla Commissione elettorale indipendente.

per quanto riguarda la cronaca: Cinque soldati americani sono rimasti feriti questa mattina nell'esplosione di un'autobomba nella zona ovest di Baghdad, sulla strada che conduce all'aeroporto internazionale della capitale. Lo ha reso noto l'esercito americano con un comunicato. Oltre 40 persone sono morte annegate mentre tentavano di attraversare a bordo di una chiatta un fiume nel Kurdistan, nella parte settentrionale dell'Iraq, al confine con la Siria. La maggior parte delle vittime sarebbero curdi residenti all'estero, che rientravano in patria dopo la riapertura del confine, chiuso per settimane su ordine del premier Iyyad Allawi in occasione dell'offensiva americana contro Falluja.

Afghanistan

Ricerche sono in corso in tutto l'Afghanistan per tentare di localizzare un piccolo aereo civile disperso dal pomeriggio di sabato scorso: lo ha reso noto il Comando Usa nel Paese centro-asiatico con una nota nella quale si precisa che a bordo, oltre ai tre membri dell'equipaggio, c'erano anche altrettanti militari statunitensi i quali viaggiavano come semplici passeggeri. Il velivolo, un Casa 212, era decollato dall'aeroporto militare di Bagram, una quarantina di chilometri a nord di Kabul, e da allora se ne sono perse le tracce: non ha piu' raggiunto la destinazione stabilita ne' risulta essere atterrato in un qualunque altro scalo; la meta originaria non e' stata resa nota.

PARAGUAY SCONTRO GOVERNO-‘SENZA TERRA’: ORDINE DI ARRESTO PER DIRIGENTE CONTADINO

  • La Procura paraguayana ha emesso un ordine di arresto nei confronti di Odilón Espínola, dirigente della ‘Federación nacional campesina’ (Fnc), per aver sostenuto le occupazioni di latifondi privati da parte dei contadini ‘senza terra’ contro la politica agraria del presidente Nicanor Duarte. Lo ha riferito il comandante della polizia nazionale, Carlos Zelaya, precisando che “non appena avremo il mandato in mano procederemo all’arresto. Rispetteremo la sua incolumità e cercheremo di far sì che tutto si svolga in modo pacifico”. Secondo il ministro dell’Interno, Nelson Mora, Espínola ha dimostrato di essere “un criminale” dopo aver guidato lo scorso fine-settimana l’assalto di un centinaio di ‘campesinos’ contro un commissariato per liberare un ‘senza terra’ arrestato. Espínola ha già chiarito che non si consegnerà alla polizia, ma continuerà a lottare in clandestinità “per i diritti dei settori contadini”. Le misure contro il capo della Fnc giungono in un momento di forte tensione tra il governo e le organizzazioni dei ‘campesinos’, protagonisti nelle ultime settimane di un’ondata di invasioni di latifondi in diversi distretti del Paese. Il presidente Duarte ha adottato la linea della mano dura contro le manifestazioni di protesta, dispiegando l’esercito nelle aree più conflittuali e incaricandolo di affiancare la polizia negli sgombero forzati delle proprietà rurali occupate dai ‘senza terra’. Secondo le organizzazioni contadine, Duarte ha tradito la promessa di procedere verso la riforma agraria, continuando di fatto a difendere gli interessi dei latifondisti, in un Paese in cui 66% delle terre è in mano al 10% della popolazione (in totale 5,5 milioni di abitanti) e la povertà colpisce la metà dei paraguayani.

ore 13.00

Sciopero generale

Grande riuscita secondo i sindacati quella di oggi, con milioni di persone in piazza. Le adesioni sarebbe state in ogni settore interesssato tra l'85% e il 90%. Secondo i primi dati forniti dalle organizzazioni sindacali che hanno promosso lo sciopero generale di oggi, a Genova avrebbero sfilato in corteo circa 20 mila persone. Secondo la Digos e la questura, invece, alle due manifestazioni hanno preso parte 10 mila persone. Lo spezzone proveniente dalla stazione ferroviaria di Genova Brignole, e' stato aperto dai lavoratori del terziario, del turismo e dei servizi. Il concentramento della stazione marittima ha invece raccolto i lavoratori delle grandi industrie del Ponente cittadino, Ansaldo, Ilva, Esaote e Saint Gobain. A Cagliari In 10.000 hanno partecipato stamane alla manifestazione indetta dai sindacati confederali contro la finanziaria del Governo . A palrmo Oltre 25 mila persone, secondo i sindacati, hanno partecipato al corteo che si e' snodato lungo il centro di Palermo e che sta affluendo in piazza Politeama. Sarebbero oltre 100.000, secondo le prime stime della Cgil, i manifestanti scesi in piazza a Milano per protestare contro la manovra finanziaria. In tutta la lombradia 150.000

Occupazione a Roma

a san lorenzo, in via dei reti

Sgomberi a Catania

Polizia e carabinieri hanno circondato all' alba di oggi l' isolato di viale Nitta, del popoloso quartiere Librino di Catania, dove due giorni fa oltre 400 persone hanno occupato illegalmente 96 appartamenti di tre palazzine a otto elevazioni costruite da una cooperativa di dipendenti pubblici. Le forze dell' ordine sono pronte a intervenire per fare sgombrare le case. Alcuni degli 'abusivi' hanno gia' lasciato i locali che aveva occupato, ma la maggior parte delle 96 famiglie hanno deciso di 'resitere'. Ieri sera, sempre nello stesso rione Librino, una citta' satellite di Catania con circa 70 mila abitanti, altre 25 famiglie hanno tentato di occupare altrettanti alloggi di casa di proprieta' del Comune in viale Moncada, ma la polizia e' subito intervenuta bloccandoli. Alcuni sono riusciti a entrare ma sono stati successivamente accompagnati fuori dal palazzo. La maggior parte degli 'abusivi' sono giovanissimi, sposati, con uno o piu' figli, disoccupati o con lavori in nero da 400 euro al mese. Tutti hanno motivato l' occupazione con la disperazione dettata dallo stato di necessita.

  • Bologna

In quindici tentano la fuga dal cpt di via Mattei. Botte tra migranti e polizia. (notizia di lunedi)

Dieci migranti e quattordici agenti feriti. E' il pesante bilancio dell'ultimo tentativo di fuga di massa dal centro di permanenza temporanea di via Mattei a Bologna, avvenuto nella notte tra lunedì e martedì. A cercare di scappare sono stati quindici uomini, per la maggior parte tunisini e marocchini, fra di loro anche un albanese e un moldavo. Le parlamentari Katia Zanotti dei Ds e Titti de Simone di Rifondazione Comunista, che si sono recate ieri in visita al cpt raccontano che la fuga è partita da un vestibolo. I fuggitivi hanno divelto un chiavistello e giunti in uno stanzino hanno fatto un foro nel muro per raggiungere il secondo piano e da lì calarsi verso l'esterno. In cinque ce l'hanno fatta mentre gli altri dieci sono stati bloccati dall'intervento di polizia e guardia di finanza. La colluttazione è stata violenta: le forze dell'ordine sono intervenute con i manganelli, e secondo la questura di Bologna i migranti si erano armati di aste di legno. I dieci migranti sono rimasti tutti feriti, nove sono stati medicati all'interno del centro e per uno è stato necessario andare al pronto soccorso. Alcuni «ospiti» del centro raccontano di aver visto picchiare un ragazzo fino a farlo svenire e si tratterebbe della persona portata poi al pronto soccorso. Per tutte e dieci le persone trasferite al carcere bolognese della Dozza è scattato il fermo per violenza, danneggiamenti e resistenza. Il giudice ieri ha convalidato gli arresti e disposto la custodia cautelare in carcere. Per quanto riguarda le condizioni di salute di queste persone l'onorevole Zanotti che si è interessa subito della vicenda ha riferito che, mercoledì sera, quindi a più di ventiquattro ore dai fatti, «alcuni si trovavano ancora ricoverati nell'infermeria del carcere». Le fughe come quest'ultima sono per le onorevoli Zanotti e De Simone il risultato della «drammaticità di questi posti, diventati ormai peggio del carcere». Nella loro ultima visita di ieri hanno trovato una situazione che definiscono di «degrado assoluto», scoprendo che «nelle stanze da letto al posto dei soffitti in cartongesso sono stati messi dei soffitti in lamiera». Le lamiere si aggiungono alle sbarre di acciaio montate quest'estate durante una serie di lavori di «fortificazione» del centro. In pratica tutti gli spazi aperti e i camminamenti sono stati coperti e l'effetto, per chi l'ha potuto vedere, è simile a quello di «un grande pollaio».

Cina

Brucia ancora la miniera di carbone esplosa nella Cina centrale, secondo quanto riferisce la televisione pubblica cinese. Man mano che passano le ore si affievoliscono sempre più le speranze di trovare ancora vivi i 103 minatori rimasti intrappolati nei pozzi. Le vittime potrebbero essere 166, anche se i corpi recuperati sono ancora 63. Tra i superstiti non meno di 43 sono rimasti gravemente ustionati, ma la maggior parte versa adesso in buone condizioni. Il bilancio aggiornato e' stato reso noto dall'agenzia di stampa ufficiale 'Xinhua', che citava fonti delle autorita' locali. In Cina i mass media hanno dedicato molta attenzione all'ennesima tragedia in miniera e, stando al quotidiano in lingua inglese 'China Daily', dall'inchiesta in corso sarebbe gia' emerso un elemento agghiacciante: i minatori sarebbero cioe' stati costretti a scendere nei cunicoli malgrado le condizioni di sicurezza fossero palesemente insufficienti. Una settimana prima del disastro, in uno dei pozzi del giacimento era infatti divampato un primo rogo, tanto esteso che i vigili del fuoco avrebbero potuto riportarlo sotto controllo soltanto dopo diversi giorni di lotta incessante. I responsabili della miniera decisero tuttavia di non fermare la produzione, e chi cercava di rifiutarsi di penetrare nelle zone piu' a rischio fu minacciato di pesanti sanzioni disciplinari: si andava da ammende per un equivalente in yuan di 20 dollari, a fronte di salari mensili mediamente pari a 250 dollari, fino al licenziamento in tronco. Anche i recalcitranti alle fine dovettero quindi cedere andando incontro alla morte, reale o presunta; e sembra che, persino a qul punto, per raggiungere i rispettivi punti di lavoro abbiano incontrato difficolta' enormi. Stando a un altro giornale in inglese, ' The Bejing Morning Post, all'origine della folle imposizione vi sarebbe stata la bramosia dei dirigenti dell'impianto estrattivo di assicurarsi a ogni costo un lucroso premio di sovrapproduzione offerto dal governo.

Ucraina

Il presidente della Duma, Boris Gryzlov, ha messo in guardia dai possibili esiti della crisi elettorale ucraina, che potrebbe risolversi in una secessione o in un bagno di sangue. Gryzlov rappresentava la Russia nel corso dei negoziati della scorsa settimana a Kiev ai quali hanno partecipato diversi rappresentanti europei, fra i quali Javier Solana, e il presidente ucraino uscente Leonid Kuchma e i due candidati rivali alla presidenza, Vicktor Yanukovych e Viktor Yushchenko. Gryzlov ha detto che in quell'occasione Yushchenko era stato invitato a richiamare i suoi sostenitori dalle piazze e che invece il leader dell'opposizione ha disatteso quell'accordo raggiunto al tavolo dei negoziati. Il risultato è che la situazione adesso "può risolversi in una scissione del paese o in un bagno di sangue".

Viktor Yushenko, che contesta il risultato delle presidenziali in Ucraina, ha respinto le proposte avanzate oggi dal contestato vincitore Viktor Yanukovic, su una nomina a premier dello stesso Yushenko o sull'organizzazione di un nuovo scrutinio con nuovi candidati.

La Banca Centrale ucraina ha bloccato da oggi il ritiro anticipato di depositi in valuta straniera da parte dei clienti negli istituti di credito del paese, per far fronte alla minaccia di crisi finanziaria innescata dall'attuale conflitto politico. La banca centrale ha inoltre disposto che ai bancomat non possano essere prelevate piu' di 1.500 grivne, circa 250 dollari, al giorno. I bancomat di Kiev da ieri sono quasi tutti a secco di dollari ed euro mentre continuano a distribuire grivne, la valuta nazionale.

Palestina

Il primo ministro israeliano Ariel Sharon ritiene che elezioni anticipate siano l'ultima risorsa, se la crisi politica intorno al voto sul budget nazionale domani dovesse far crollare la coalizione. Lo riferisce oggi la stampa israeliana. Se fossimo obbligati ad andare alle elezioni per la terza volta in tre anni e mezzo, lo faremo, ha detto Sharon, ieri ad una riunione con dei banchieri. Le elezioni sono un grave pericolo economico e politico - ha aggiunto il primo ministro, che ieri e' sopravvissuto a tre voti di sfiducia - l'altra opzione e' allargare la coalizione e faro' tutto il possibile per realizzarla. Domani deve essere votato il budget del 2005, osteggiato dal secondo partito della coalizione (Shinui), che protesta contro il finanziamento pubblico di milioni di dollari a istituzioni controllate dagli ultraortodossi. I giornali riferiscono che Sharon, privo ormai della maggioranza, spera di far entrare nel governo i Laburisti, il principale partito dell'opposizione di sinistra. Ma il partito di Shimon Peres e' molto diviso sull'opportunita' di entrare in un governo con Sharon. Domani il comitato centrale dei laburisti si riunisce per tentare di fissare la data per le primarie per l'elezione del prossimo capo del partito

Yasser Arafat: così si chiamerà l'aeroporto internazionale di Gaza. La notizia è stata diffusa da alcuni funzionari dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) e confermata dal legale dell'ex leader dell'Anp, Ibrahim Abu Daka. L'aeroporto di Gaza, che si trova nell'area di Rafah, è stato inaugurato il 24 novembre del 1998 ed il primo velivolo ad atterrarvi era stato proprio quello dell'ex leader dell'Anp, ma poi, nel febbraio di tre anni fa, l'esercito israeliano aveva provveduto alla chiusura dell'aeroporto. (

Ruanda

Truppe ruandesi potrebbero trovarsi "in questo momento" nella confinante Repubblica democratica del Congo per dare la caccia agli estremisti responsabili del genocidio del 1994 che si nascondono nelle foreste dell'est congolese. Lo ha detto stamani il presidente del Rwanda Paul Kagame, intervenendo di fronte al Senato di Kigali. "Ogni volta, le Nazioni Unite e la comunità internazionale falliscono nel disarmare gli Interahamwe e le ex-Far (il vecchio esercito ruandese): quindi ci penseremo noi. Non ci vorrà molto tempo, forse sta già avvenendo" ha detto Kagame. Intanto dal terreno continuano a giungere nuove segnalazioni sulla presenza di soldati ruandesi nell'area di Goma, capoluogo della provincia orientale del Nord Kivu. Fonti governative locali contattate dalla MISNA riferiscono che tra soldati ruandesi e loro alleati oltre 10.000 elementi si troverebbero già nella zona di Rutshuru. Voci su cui però non si riesce ad ottenere alcuna conferma ufficiale. "Fino a questo momento non abbiamo elementi per avallare queste notizie" ha detto alla MISNA la responsabile della comunicazione della Missione Onu in Congo (Monuc), Patricia Tomé, sottolineando che i caschi blu stanno comunque prendendo molto sul serio le segnalazioni e le voci in circolazione. Una fonte umanitaria ha confermato alla MISNA che la Monuc ha aumentato i pattugliamenti e la presenza dei propri uomini nelle zone a ridosso della frontiera, monitorandole continuamente anche la notte con elicotteri.

Afghanistan

Ricerche sono in corso in tutto l'Afghanistan per tentare di localizzare un piccolo aereo civile disperso dal pomeriggio di sabato scorso: lo ha reso noto il Comando Usa nel Paese centro-asiatico con una nota nella quale si precisa che a bordo, oltre ai tre membri dell'equipaggio, c'erano anche altrettanti militari statunitensi i quali viaggiavano come semplici passeggeri. Il velivolo, un Casa 212, era decollato dall'aeroporto militare di Bagram, una quarantina di chilometri a nord di Kabul, e da allora se ne sono perse le tracce: non ha piu' raggiunto la destinazione stabilita ne' risulta essere atterrato in un qualunque altro scalo; la meta originaria non e' stata resa nota.

Iraq

Una lista elettorale che ha avuto la 'benedizione' del grande ayatollah Ali Sistani, il leader piu' prestigioso degli sciiti, e' quasi pronta e sara' presentata domani alla Commissione elettorale per la consultazione del 30 gennaio. Lo ha detto a Najaf Badr Abdel Hussein Abtane, responsabile dell'organizzazione sciita Badr, legata al Consiglio supremo della rivoluzione islamica in Iraq (Sciri) di Abdel Haziz Hakim. La lista, cui devono essere apportati solo gli ultimi ritocchi, comprende gia' 200 candidati, in grandissima parte sciiti, ed e' ancora aperta - ha detto Hussein Abtane, aggiungendo che vi figurano anche personalita' indipendenti e di altre comunita' religiose. Durante la preparazione della lista, che si distinguera' dalle altre presentando un simbolo di colore verde, e' intervenuto anche l'entourage dello stesso Sistani. Gli sciiti si sono di recente dichiarati contrari a un rinvio delle elezioni, che era stato chiesto da gruppi sunniti e curdi. Sono oltre 200 le liste elettorali gia' approvate dalla Commissione elettorale indipendente.

PARAGUAY SCONTRO GOVERNO-‘SENZA TERRA’: ORDINE DI ARRESTO PER DIRIGENTE CONTADINO La Procura paraguayana ha emesso un ordine di arresto nei confronti di Odilón Espínola, dirigente della ‘Federación nacional campesina’ (Fnc), per aver sostenuto le occupazioni di latifondi privati da parte dei contadini ‘senza terra’ contro la politica agraria del presidente Nicanor Duarte. Lo ha riferito il comandante della polizia nazionale, Carlos Zelaya, precisando che “non appena avremo il mandato in mano procederemo all’arresto. Rispetteremo la sua incolumità e cercheremo di far sì che tutto si svolga in modo pacifico”. Secondo il ministro dell’Interno, Nelson Mora, Espínola ha dimostrato di essere “un criminale” dopo aver guidato lo scorso fine-settimana l’assalto di un centinaio di ‘campesinos’ contro un commissariato per liberare un ‘senza terra’ arrestato. Espínola ha già chiarito che non si consegnerà alla polizia, ma continuerà a lottare in clandestinità “per i diritti dei settori contadini”. Le misure contro il capo della Fnc giungono in un momento di forte tensione tra il governo e le organizzazioni dei ‘campesinos’, protagonisti nelle ultime settimane di un’ondata di invasioni di latifondi in diversi distretti del Paese. Il presidente Duarte ha adottato la linea della mano dura contro le manifestazioni di protesta, dispiegando l’esercito nelle aree più conflittuali e incaricandolo di affiancare la polizia negli sgombero forzati delle proprietà rurali occupate dai ‘senza terra’. Secondo le organizzazioni contadine, Duarte ha tradito la promessa di procedere verso la riforma agraria, continuando di fatto a difendere gli interessi dei latifondisti, in un Paese in cui 66% delle terre è in mano al 10% della popolazione (in totale 5,5 milioni di abitanti) e la povertà colpisce la metà dei paraguayani.

gror041130 (last edited 2008-06-26 10:01:03 by anonymous)