GR ORE 13.00

Irak, elezioni

Le elezioni in Iraq si terranno, come previsto, a partire dal 30 gennaio ma saranno probabilmente scaglionate su 15 o 20 giorni. Lo ha detto in un'intervista al quotidiano belga 'Le Soir' il primo ministro del governo provvisorio Iyad Allawi. Il colloquio e' avvenuto nei giorni scorsi a Ginevra dove il premier era in visita privata. Sull'organizzazione delle elezioni, Allawi ha spiegato che sta pensando alla fissazione di date diverse per ogni provincia, in modo da installare dispositivi di sicurezza adeguati. Attualmente, ha precisato, riteniamo calme 14 o 15 delle 18 province dell'Iraq. Il premier ha poi confermato che gli osservatori stranieri avranno accesso ai seggi elettorali, in quanto è preferibile che la comunita internazionale possa certificare che le elezioni sono state libere e corrette. Sembra però difficiel crederlo, per molti motivi. La campagna elettorale infatti si svolgerà sotto la legge marziale, con l'impossibilità per molti partiti di presentare il loro programma. Quello che sembra certo è quanto Allawi e Bush tengano a queste elezioni, che devono necessariamente essere svolte entro il 31 gennaio. Un loro splittamento significherebbe infatti la disattenzione della risoluzione 1546 dell'ìUno, la stessa che dà ad Allawi il potere e agli Usa lo status di potenze occupanti. Se questo avvenisse, diventerebbero illegali tutti gli atti compiuti dal governo, compresa la svendita dle paese alla corporation statunitensi.

Irak italia

La prossima volta che si sentirà di morti in Iraq, potrebbero essere italiane le responsabilità. . A quanto si apprende da fonti militari, e' stato dato il via libera politico all'utilizzo nella nazione mediorientale degli A-129,gli elicotteri d'attacco Mangusta. Entro brevissimo tempo, saranno imbarcate su navi (dovrebbero arrivare entro fine mese) due coppie di apparecchi dello squadrone "Vega" della brigata "Friuli", che avranno pero' equipaggi misti, provenienti anche da "Rigel", l'altra aliquota della brigata. Finora, anche per convinzione del generale Enzo Stefanini, comandante della "Friuli" e del contingente italiano in Iraq, non c'erano le condizioni necessarie per utilizzare questa tipologia di apparecchio. Oggi, invece, poter contare su elicotteri che garantiscano un ottimo livello di deterrenza e' fondamentale per garantire che le elezioni del prossimo 30 gennaio si svolgano in tutta sicurezza.

Irak, sicurezza

La situazione in Iraq si sta rapidamente e gravemente detoriorando e potrebbe essere molto difficile invertire questa tendenza. Lo afferma un documento riservato mandato dalla base Cia di Baghdad agli uffici centrali dell'agenzia rivelato oggi dal New York Times. Il documento della Cia, che risale alla fine di novembre,indica che nel paese sono stati fatti alcuni progressi per quanto riguarda il processo politico mentre la situazione sicurezza sembra andare sempre peggio. Nel futuro immediato, dice il documento, gli episodi di violenza e terrorismo sembrano destinati ad aumentare mentre non sono da escludere nuovi, e più duri, scontri tra fazioni (etniche e religiose) rivali. Nessuna reazione sul documento né dalla Casa Bianca (il portavoce McCormack ha ribadito il costume di non commentare questioni di intelligence) né dalla stesa Cia, che rifiuta di intervenire su documenti 'classificati'.

Palestina cronaca

Si aggrava il bilancio delle vittime del conflitto a fuoco in corso da questa mattina a Gaza tra l'esercito israeliano e un gruppo di estremisti palestinesi. Un secondo membro della Jihad Islamica è rimasto ucciso in un raid aereo effettuato dall'esercito dello Stato ebraico. Salgono duque a 3 i morti negli scontri di oggi: un soldato israeliano e due miliziani. Sette i feriti. Gli scontri a fuoco sono cominciati questa notte, quando un tank israeliano è stato colpito da una bomba da terra piazzata da un commando di Hamas vicino Gaza. L'organizzazione radicale palestinese, poco dopo, ha teso una trappola ai militari, attirandoli in un pollaio dove era stata nascosta una bomba. All'arrivo dei soldati, l'ordigno è esploso uccidendo un militare e ferendone altri quattro. Hamas ha poi rivendicato l'operazione. Musher al Masri, portavoce dell'organizzazione radicale, ha spiegato le motivazioni dell'attacco: rappresenta, ha detto, "la risposta naturale ai continui crimini israeliani contro il nostro popolo e i nostri combattenti". All'agguato al pollaio ha fatto seguito un prolungato conflitto a fuoco che, secondo testimoni, è ancora in corso. Un aereo da terra israeliano si è messo in volo per sostenere dall'alto l'iniziativa dei soldati a terra. Il velivolo ha lanciato alcuni missili, in due diverse occasioni, contro un gruppo di uomini armati nella stessa area, vicino la città di Gaza. Fonti della Jihad Islamica hanno riferito che due membri dell'organizzazione sono rimasti uccisi. Funzionari ospedalieri locali hanno spiegato che tre palestinesi sono rimasti feriti nel conflitto a fuoco: tra essi un ragazzino di 14 anni e uno di 16.

Palestina diplomazia

Il nuovo leader dell' Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), in visita a Damasco, ha concluso un accordo coni militanti di Hamas per la ripresa del dialogo tra tutte le parti palestinesi, all'interno e all'esterno della Palestina. Lo hanno riferito oggi fonti di Hamas nella capitale siriana. Le fonti hanno confermato che Abu Mazen ha incontrato ieri a Damasco i leader di Hamas Khaled Mishaal e Musa Abu Marzuk, ma hanno affermato che nei colloqui non si sarebbe discusso delle elezioni per la presidenza dell'Autorita' nazionale palestinese (Anp), in programma per il prossimo 9 gennaio, e che il principale movimento islamico palestinese ha deciso di boicottare. Secondo le fonti, l'accordo tra il leader dell'Olp e quelli di Hamas per la ripresa del dialogo tra tutte le fazioni palestinesi riguarda il superamento degli ostacoli per poter concentrarsi sull'unita' nazionale. Sempre secondo le fonti, i colloqui di ieri a Damasco tra Abu Mazen e i leader di Hamas si sono concentrati sulla definizione di una visione comune su questioni cruciali, che richiedono la realizzazione di una piena unita' nazionale.

afghanistan

Hamid Karzai, il vincitore delle elezioni presidenziali del 9 ottobre scorso, si e' oggi ufficialmente insediato giurando davanti ai rappresentanti di molti paesi esteri in una Kabul sottoposta per l'occasione a misure di sicurezza eccezionali. Al giuramento di Karzai, ex signore della guerra che ha retto il governo del paese ad interim dalla cacciata dei taleban nel 2001, hanno preso parte tra gli altri il vice presidente Usa Dick Cheney e il segretario alla difesa Donald Rumsfeld, due tra gli uomini che piu' hanno contribuito alla sua ascesa al potere. Cheney, rivolgendosi alle truppe americane al suo arrivo nella base aerea di Bagram, aveva assicurato che gli Stati Uniti continueranno a sostenere l'Afghanistan malgrado l'opposizione dei loro nemici. Alla cerimonia di insediamento erano presenti delegazioni di 27 paesi. Tenendo in mano una copia del Corano, e vestito con il suo tradizionale caftano verde, Karzai ha giurato solennemente di rispettare e proteggere la religione sacra dell'Islam, vigilare sulla messa in pratica della Costituzione, salvaguardare l'indipendenza, la sovranita' nazionale e l'integrita' territoriale dell'Afghanistan. Insieme con il presidente hanno giurato i suoi due vice presidenti, Ahmed Zia Massud e Mohammad Karim Khalili. L'insediamento del nuovo capo dello stato e' giunto tre anni esatti dopo la caduta dell'ultima roccaforte dei taleban, la citta' di Kandahar, nel sud del paese. La sicurezza per la cerimonia, che si e' tenuta nel palazzo-fortezza presidenziale, e' stata garantita da un gran numero di militari afghani e delle forze internazionali guidate dagli Usa. I controlli sono stati rigidissimi. Molte strade tra le piu' importanti della citta' sono state, per l'occasione, completamente chiuse al traffico.

Argentina

Sei persone, tre ex-militari e altrettanti ex-agenti civili, sono stati tratti in arresto e rinviati a giudizio dalla giudice Cristina Garzón de Lascano, nella città di Córdoba (Argentina centrale) per il sequestro, la tortura e l’omicidio, verificatisi durante la passata dittatura (1976-1983), dello studente Darío Hunziker, scomparso nel settembre 1976 all’età di 18 anni. Il principale indagato dalla magistrata è l’ex-generale Juan Bautista Sasiaiñ, che già il giudice spagnolo Baltasar Garzón aveva cercato di far estradare con le accuse di terrorismo di Stato, torture e genocidio; gli altri indagati sono il colonnello Luis Diedrichs, il sergente Emilio Morard, il comandante della polizia di frontiera Luis Cayetano Quijano, gli agenti civili di ‘intelligence’ Héctor Romero e José Herrera, tutti in pensione. C’è attesa, inoltre, oggi per le decisioni della giudice Garzón de Lascano sull’eventuale coinvolgimento nelle indagini per l’omicidioo Hunziker dell’ex-generale Luciano Benjamín Menéndez, uno dei ‘simboli’ della dittatura militare, famoso per una fotografia nella quale, negli anni del regime, fu ritratto mentre sfidava un giornalista con un coltello; anche per Menéndez il giudice spagnolo Garzón ha chiesto, per ora invano, l’estradizione

Fiat

Sciopero di quattro ore e manifestazione davanti ad Atrium, la struttura nata per promuovere le trasformazioni di Torino e le Olimpiadi del 2006, dei lavoratori della Powertrain, la joint venture tra Fiat Auto e Gm per la produzione di motori e cambi. La manifestazione è stata indetta contro le procedure di mobilità e il treasferimento in Argentina del motore Torque dichiarate dalla joint venture tra Fiat e General Motors per motori e cambi e che dovrebbero riguardare complessivamente 700 persone.Durante lo sciopero i lavoratori si sono dati appuntamento davanti ad Atrium dove hanno dato vita ad una manifestazione. I manifestanti hanno cercato di entrare all' interno, ma non e' stato loro permesso e si sono fermati sulla piazza antistante, dove hanno tenuto un' assemblea con i rappresentanti sindacali. Riferendosi alla vetrina olimpica che li ospitava, i sindacalisti hanno detto: Ci iscriveremo alle Olimpiadi sperando di vincere la prima medaglia con Mirafiori salva, altrimenti faremo sentire la nostra voce alle gare. Purtroppo - hanno fatto notare - in questa vetrina delle future trasformazioni di Torino sembra che Mirafiori non esista.

Lavoro, Catania

I trenta lavoratori della Sistemi elettrici sas di Catania e i rappresentanti sindacali di Fim Cisl e Uilm Uil stamattina hanno occupato l'azienda per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi. Il titolare della ditta, secondo Antonino Condorelli della Fim Cisl, "non ha risposto all'invito della task force comunale e alle nostre richieste per avere le copie delle buste paga necessarie per l'ingiunzione di pagamento degli stipendi arretrati". La task force comunale aveva promosso un incontro per valutare la possibilita' di un piano industriale alternativo e verificare tutte le opportune strategie volte alla tutela occupazionale e al mantenimento del sito produttivo della Sistemi elettrici. Fim Cisl e Uilm Uil sottolineano la necessita' di attivare ogni strategia perche' l'azienda possa recuperare i crediti vantati nei confronti dell'Enel e di aziende private e pagare cosi' le spettanze arretrate dei lavoratori, che da tre mesi sono senza stipendio. "Siamo d'accordo anche a progetti produttivi alternativi - dichiarano congiuntamente Condorelli, Gelardi, Pappalardo, Rapisarda e Spampinato - purche' essi consentano di mantenere gli attuali livelli di occupazione e il rilancio produttivo aziendale".