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'''In primo Piano''' '''In primo Piano''''''ESTERI'''NUCLEARE
Inizia oggi a New York la conferenza per il rinnovo del Trattato di non-proliferazione nucleare.

Per i diplomatici dei 180 Paesi che da oggi al 27 maggio discuteranno a New York il rinnovo del Trattato di Non Proliferazione nucleare (Tnp), il compito si presenta difficile. Il patto, firmato nel 1968, prevede che gli Stati sprovvisti di bomba atomica non costruiscano ordigni di questo tipo, mentre impegna le cinque potenze nucleari riconosciute – Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina, ovvero i membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu – a smantellare progressivamente i loro arsenali. Ma la revisione del trattato, un appuntamento quinquennale fisso, stavolta arriva in un momento di grande tensione internazionale: Nel corso degli anni tutti gli Stati tranne Israele, India e Pakistan (ormai dotati anch’essi dall’atomica) hanno firmato il Tnp. Poi ci sono sul tappeto i casi urgenti di Iran e Corea del Nord.

Quest'ultimo paese, nei mesi scorsi ha abbandonato il tavolo delle trattative annunciando di possedere armi atomiche e di non sentirsi più vincolato dal Tnp, l’Iran invece è da anni impegnato in un tira e molla diplomatico con le potenze europee che cercano di mediare tra Iran e Usa. Dagli anni Ottanta Teheran ha sviluppato (con l’aiuto di Mosca) tecnologie di arricchimento dell’uranio e di riprocessamento del plutonio. Attività che darebbero la possibilità di costruire bombe atomiche, ma che l’Iran insiste di voler usare solo per produrre energia a usi civili. La via diplomatica scelta da Francia, Germania e Gran Bretagna sta cominciando a dare frutti: incentivi economici in cambio della promessa di non dotarsi della bomba atomica.

Usa e Russia hanno eliminato buona parte dei loro arsenali negli ultimi trent’anni e si sono impegnate a ridurre fino a 1.700-2.200 le testate in loro possesso entro il 2012. Ma nei suoi cinque anni al potere, l’amministrazione Bush ha mostrato un rinato interesse verso la produzione di nuove armi nucleari. Durante il suo primo mandato, il presidente ha cercato di far approvare dal Congresso – per ora senza successo – i fondi per gli studi di fattibilità di nuovi ordigni atomici, tra cui uno soprannominato “cacciabunker” perché capace di distruggere arsenali chimici e biologici nascosti nel sottosuolo. Inoltre, Bush ha già fatto infuriare molti alleati quando annunciò che Washington rifiutava di promuovere un accordo mondiale sulla messa al bando dei test nucleari. Ma l’amministrazione statunitense non accetta le critiche: nei giorni scorsi il vice-segretario di Stato Stephen Rademaker ha definito “eccellente” la politica usa sul disarmo e ha aggiunto che Washington non è disposta a fare concessioni per convincere gli altri Paesi a rafforzare il Tnp.
Se la conferenza sul Tnp terminerà con un disaccordo tra i partecipanti, se non riuscirà a produrre un documento accettato da tutti, molte nazioni lo vedranno come un segno che il regime di non-proliferazione si sta disfacendo”. Una conclusione che non sarebbe vista male dalle migliaia di dimostranti scesi ieri in piazza a New York, ma per il fine opposto: l’abolizione delle armi nucleari TUTTE E SUBITO
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'''ESTERI''' '''ESTERI'''NUCLEARE
Inizia oggi a New York la conferenza per il rinnovo del Trattato di non-proliferazione nucleare.
Per i diplomatici dei 180 Paesi che da oggi al 27 maggio discuteranno a New York il rinnovo del Trattato di Non Proliferazione nucleare (Tnp), il compito si presenta difficile. Il patto, firmato nel 1968, prevede che gli Stati sprovvisti di bomba atomica non costruiscano ordigni di questo tipo, mentre impegna le cinque potenze nucleari riconosciute – Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina, ovvero i membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu – a smantellare progressivamente i loro arsenali. Ma la revisione del trattato, un appuntamento quinquennale fisso, stavolta arriva in un momento di grande tensione internazionale: Nel corso degli anni tutti gli Stati tranne Israele, India e Pakistan (ormai dotati anch’essi dall’atomica) hanno firmato il Tnp. Poi ci sono sul tappeto i casi urgenti di Iran e Corea del Nord. Quest'ultimo paese, nei mesi scorsi ha abbandonato il tavolo delle trattative annunciando di possedere armi atomiche e di non sentirsi più vincolato dal Tnp, l’Iran invece è da anni impegnato in un tira e molla diplomatico con le potenze europee che cercano di mediare tra Iran e Usa. Dagli anni Ottanta Teheran ha sviluppato (con l’aiuto di Mosca) tecnologie di arricchimento dell’uranio e di riprocessamento del plutonio. Attività che darebbero la possibilità di costruire bombe atomiche, ma che l’Iran insiste di voler usare solo per produrre energia a usi civili. La via diplomatica scelta da Francia, Germania e Gran Bretagna sta cominciando a dare frutti: incentivi economici in cambio della promessa di non dotarsi della bomba atomica.
Usa e Russia hanno eliminato buona parte dei loro arsenali negli ultimi trent’anni e si sono impegnate a ridurre fino a 1.700-2.200 le testate in loro possesso entro il 2012. Ma nei suoi cinque anni al potere, l’amministrazione Bush ha mostrato un rinato interesse verso la produzione di nuove armi nucleari. Durante il suo primo mandato, il presidente ha cercato di far approvare dal Congresso – per ora senza successo – i fondi per gli studi di fattibilità di nuovi ordigni atomici, tra cui uno soprannominato “cacciabunker” perché capace di distruggere arsenali chimici e biologici nascosti nel sottosuolo. Inoltre, Bush ha già fatto infuriare molti alleati quando annunciò che Washington rifiutava di promuovere un accordo mondiale sulla messa al bando dei test nucleari. Ma l’amministrazione statunitense non accetta le critiche: nei giorni scorsi il vice-segretario di Stato Stephen Rademaker ha definito “eccellente” la politica usa sul disarmo e ha aggiunto che Washington non è disposta a fare concessioni per convincere gli altri Paesi a rafforzare il Tnp.
Se la conferenza sul Tnp terminerà con un disaccordo tra i partecipanti, se non riuscirà a produrre un documento accettato da tutti, molte nazioni lo vedranno come un segno che il regime di non-proliferazione si sta disfacendo”. Una conclusione che non sarebbe vista male dalle migliaia di dimostranti scesi ieri in piazza a New York, ma per il fine opposto: l’abolizione delle armi nucleari TUTTE E SUBITO

M.O.: SCONTRI IN CISGIORDANIA, MORTI SOLDATO ISRAELIANO E UN PALESTINESE
Ramallah, 2 mag. - (Adnkronos/Dpa) - Un soldato israeliano e un militante palestinese sono rimasti uccisi oggi in uno scontro a fuoco nella localita' di Sida, a nord di Tulkarem, in Cisgiordania. Lo hanno riferito fonti della sicurezza palestinese, secondo cui gli incidenti sono scoppiati dopo che militari dello Stato ebraico hanno condotto un'operazione nella zona, con il supporto degli elicotteri, per arrestare alcuni ricercati.
IRAQ
Pesante il bilancio dell'ennesima giornata di ieri in Iraq. Cinque poliziotti iracheni sono stati uccisi ad un posto di blocco mentre dormivano.
Tre civili le vittime del lancio di sette razzi a Falluja da parte dei guerriglieri. Ucciso un soldato americano a Khaladiyah, a 130 km a ovest di Baghdad.
Dodici morti, tra cui una bambina, per l'esplosione di un'autobomba al passaggio di un convoglio militare americano. Una seconda autobomba ha causato la morte di altri 11 civili iracheni, tra cui un altro bimbo. In serata, infine, pesante attentato ad un corteo funebreIncertezze sul numero delle vittime. Secondo il governatore di Mossul sarebbero 15 ma si parla anche di 25. La guerriglia, poi, ha sequestrato un civile australiano che vive in California ed e' sposato con un'americana. In un video Douglas Wood, di 63 anni, chiede il ritiro delle truppe dall'Iraq

NORDCOREA: TEST MISSILISTICO, SEUL E TOKYO MINIMIZZANO
Tokyo/Seul, 2 mag. - (Adnkronos/Dpa) - Giappone e Corea del Sud minimizzano l'importanza del test missilistico condotto ieri da Pyongyang, definendolo ''di routine''. ''E' un fatto che degli esperimenti vengano condotti di tanto in tanto - ha commentato il portavoce del governo di Tokyo, Hiroyuki Hosoda - Crediamo che si sia trattato di una normale esercitazione militare interna''. Ugualmente tranquilla la reazione di Seul, per bocca del vice ministro degli Esteri Song Min Soon: ''E' improbabile che questo tipo di missili, che hanno una gittata di circa cento chilometri, possano essere dotati di testate nucleari''.

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Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

Siparietto


Gr 13:00

In primo PianoESTERINUCLEARE Inizia oggi a New York la conferenza per il rinnovo del Trattato di non-proliferazione nucleare.

Per i diplomatici dei 180 Paesi che da oggi al 27 maggio discuteranno a New York il rinnovo del Trattato di Non Proliferazione nucleare (Tnp), il compito si presenta difficile. Il patto, firmato nel 1968, prevede che gli Stati sprovvisti di bomba atomica non costruiscano ordigni di questo tipo, mentre impegna le cinque potenze nucleari riconosciute – Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina, ovvero i membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu – a smantellare progressivamente i loro arsenali. Ma la revisione del trattato, un appuntamento quinquennale fisso, stavolta arriva in un momento di grande tensione internazionale: Nel corso degli anni tutti gli Stati tranne Israele, India e Pakistan (ormai dotati anch’essi dall’atomica) hanno firmato il Tnp. Poi ci sono sul tappeto i casi urgenti di Iran e Corea del Nord.

Quest'ultimo paese, nei mesi scorsi ha abbandonato il tavolo delle trattative annunciando di possedere armi atomiche e di non sentirsi più vincolato dal Tnp, l’Iran invece è da anni impegnato in un tira e molla diplomatico con le potenze europee che cercano di mediare tra Iran e Usa. Dagli anni Ottanta Teheran ha sviluppato (con l’aiuto di Mosca) tecnologie di arricchimento dell’uranio e di riprocessamento del plutonio. Attività che darebbero la possibilità di costruire bombe atomiche, ma che l’Iran insiste di voler usare solo per produrre energia a usi civili. La via diplomatica scelta da Francia, Germania e Gran Bretagna sta cominciando a dare frutti: incentivi economici in cambio della promessa di non dotarsi della bomba atomica.

Usa e Russia hanno eliminato buona parte dei loro arsenali negli ultimi trent’anni e si sono impegnate a ridurre fino a 1.700-2.200 le testate in loro possesso entro il 2012. Ma nei suoi cinque anni al potere, l’amministrazione Bush ha mostrato un rinato interesse verso la produzione di nuove armi nucleari. Durante il suo primo mandato, il presidente ha cercato di far approvare dal Congresso – per ora senza successo – i fondi per gli studi di fattibilità di nuovi ordigni atomici, tra cui uno soprannominato “cacciabunker” perché capace di distruggere arsenali chimici e biologici nascosti nel sottosuolo. Inoltre, Bush ha già fatto infuriare molti alleati quando annunciò che Washington rifiutava di promuovere un accordo mondiale sulla messa al bando dei test nucleari. Ma l’amministrazione statunitense non accetta le critiche: nei giorni scorsi il vice-segretario di Stato Stephen Rademaker ha definito “eccellente” la politica usa sul disarmo e ha aggiunto che Washington non è disposta a fare concessioni per convincere gli altri Paesi a rafforzare il Tnp. Se la conferenza sul Tnp terminerà con un disaccordo tra i partecipanti, se non riuscirà a produrre un documento accettato da tutti, molte nazioni lo vedranno come un segno che il regime di non-proliferazione si sta disfacendo”. Una conclusione che non sarebbe vista male dalle migliaia di dimostranti scesi ieri in piazza a New York, ma per il fine opposto: l’abolizione delle armi nucleari TUTTE E SUBITO

NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

Siparietto


Gr 9:30

ESTERINUCLEARE Inizia oggi a New York la conferenza per il rinnovo del Trattato di non-proliferazione nucleare. Per i diplomatici dei 180 Paesi che da oggi al 27 maggio discuteranno a New York il rinnovo del Trattato di Non Proliferazione nucleare (Tnp), il compito si presenta difficile. Il patto, firmato nel 1968, prevede che gli Stati sprovvisti di bomba atomica non costruiscano ordigni di questo tipo, mentre impegna le cinque potenze nucleari riconosciute – Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina, ovvero i membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu – a smantellare progressivamente i loro arsenali. Ma la revisione del trattato, un appuntamento quinquennale fisso, stavolta arriva in un momento di grande tensione internazionale: Nel corso degli anni tutti gli Stati tranne Israele, India e Pakistan (ormai dotati anch’essi dall’atomica) hanno firmato il Tnp. Poi ci sono sul tappeto i casi urgenti di Iran e Corea del Nord. Quest'ultimo paese, nei mesi scorsi ha abbandonato il tavolo delle trattative annunciando di possedere armi atomiche e di non sentirsi più vincolato dal Tnp, l’Iran invece è da anni impegnato in un tira e molla diplomatico con le potenze europee che cercano di mediare tra Iran e Usa. Dagli anni Ottanta Teheran ha sviluppato (con l’aiuto di Mosca) tecnologie di arricchimento dell’uranio e di riprocessamento del plutonio. Attività che darebbero la possibilità di costruire bombe atomiche, ma che l’Iran insiste di voler usare solo per produrre energia a usi civili. La via diplomatica scelta da Francia, Germania e Gran Bretagna sta cominciando a dare frutti: incentivi economici in cambio della promessa di non dotarsi della bomba atomica. Usa e Russia hanno eliminato buona parte dei loro arsenali negli ultimi trent’anni e si sono impegnate a ridurre fino a 1.700-2.200 le testate in loro possesso entro il 2012. Ma nei suoi cinque anni al potere, l’amministrazione Bush ha mostrato un rinato interesse verso la produzione di nuove armi nucleari. Durante il suo primo mandato, il presidente ha cercato di far approvare dal Congresso – per ora senza successo – i fondi per gli studi di fattibilità di nuovi ordigni atomici, tra cui uno soprannominato “cacciabunker” perché capace di distruggere arsenali chimici e biologici nascosti nel sottosuolo. Inoltre, Bush ha già fatto infuriare molti alleati quando annunciò che Washington rifiutava di promuovere un accordo mondiale sulla messa al bando dei test nucleari. Ma l’amministrazione statunitense non accetta le critiche: nei giorni scorsi il vice-segretario di Stato Stephen Rademaker ha definito “eccellente” la politica usa sul disarmo e ha aggiunto che Washington non è disposta a fare concessioni per convincere gli altri Paesi a rafforzare il Tnp. Se la conferenza sul Tnp terminerà con un disaccordo tra i partecipanti, se non riuscirà a produrre un documento accettato da tutti, molte nazioni lo vedranno come un segno che il regime di non-proliferazione si sta disfacendo”. Una conclusione che non sarebbe vista male dalle migliaia di dimostranti scesi ieri in piazza a New York, ma per il fine opposto: l’abolizione delle armi nucleari TUTTE E SUBITO

M.O.: SCONTRI IN CISGIORDANIA, MORTI SOLDATO ISRAELIANO E UN PALESTINESE Ramallah, 2 mag. - (Adnkronos/Dpa) - Un soldato israeliano e un militante palestinese sono rimasti uccisi oggi in uno scontro a fuoco nella localita' di Sida, a nord di Tulkarem, in Cisgiordania. Lo hanno riferito fonti della sicurezza palestinese, secondo cui gli incidenti sono scoppiati dopo che militari dello Stato ebraico hanno condotto un'operazione nella zona, con il supporto degli elicotteri, per arrestare alcuni ricercati. IRAQ Pesante il bilancio dell'ennesima giornata di ieri in Iraq. Cinque poliziotti iracheni sono stati uccisi ad un posto di blocco mentre dormivano. Tre civili le vittime del lancio di sette razzi a Falluja da parte dei guerriglieri. Ucciso un soldato americano a Khaladiyah, a 130 km a ovest di Baghdad. Dodici morti, tra cui una bambina, per l'esplosione di un'autobomba al passaggio di un convoglio militare americano. Una seconda autobomba ha causato la morte di altri 11 civili iracheni, tra cui un altro bimbo. In serata, infine, pesante attentato ad un corteo funebreIncertezze sul numero delle vittime. Secondo il governatore di Mossul sarebbero 15 ma si parla anche di 25. La guerriglia, poi, ha sequestrato un civile australiano che vive in California ed e' sposato con un'americana. In un video Douglas Wood, di 63 anni, chiede il ritiro delle truppe dall'Iraq

NORDCOREA: TEST MISSILISTICO, SEUL E TOKYO MINIMIZZANO Tokyo/Seul, 2 mag. - (Adnkronos/Dpa) - Giappone e Corea del Sud minimizzano l'importanza del test missilistico condotto ieri da Pyongyang, definendolo di routine. E' un fatto che degli esperimenti vengano condotti di tanto in tanto - ha commentato il portavoce del governo di Tokyo, Hiroyuki Hosoda - Crediamo che si sia trattato di una normale esercitazione militare interna. Ugualmente tranquilla la reazione di Seul, per bocca del vice ministro degli Esteri Song Min Soon: E' improbabile che questo tipo di missili, che hanno una gittata di circa cento chilometri, possano essere dotati di testate nucleari.

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