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'''Ancora arresti tra gli anarchici'''

Continua a fare vittime il teorema del ministro degli Interni Pisanu contro gli anarchici. Oggi, ennesima operazione repressiva contro i compagni anarchici. Cinque persone sono state arrestate nel corso di un'operazione coordinata dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione in collaborazione con la Digos di Roma.

Oltre 26 le perquisizioni domiciliari eseguite in varie regioni. Gli arrestati sono accusati dell'attentato esplosivo al tribunale penale di Viterbo avvenuto nel gennaio 2004 e quattro di loro anche del fallito attentato al C.s.s.a (Centro servizi sociali per adulti) del ministero della Giustizia, sempre a Viterbo, il 23 ottobre 2003.

Alle indagini ha lavorato un gruppo ad hoc costituito a Viterbo e composto da funzionari dell'antiterrorismo della Digos di Roma e Viterbo e del Servizio polizia postale e delle comunicazioni.

Le 5 persone arrestate dalla Polizia sono residenti a Pescara e a Viterbo.
 
I 5 sono ritenuti responsabili di "associazione sovversiva costituitasi in banda armata". Per tre di loro il capo d'imputazione è "l'aver costituito, organizzato e partecipato ad un'associazione diretta a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato, a compiere atti di violenza con fini di eversione dell'ordine democratico, strutturata in modo composito e compartimentato, secondo lo schema eversivo del doppio livello, ed incentrata sulla costituzione di gruppi di affinità".

A BOLOGNA e in varie altre città del centro nord Italia oltre 80 perquisizioni in ambienti anarchici sono state eseguite dalle Digos nell'ambito di indagini avviate dalla Procura di Bologna all'indomani dell'esplosione avvenuta in città nel dicembre del 2003.

Due ordigni furono nascosti in cassonetti per l'immondizia collocati nelle vicinanze dell'abitazione del Presidente della Commissione europea Romano Prodi e che scoppiarono a distanza di circa un'ora l'uno dall'altro. Le indagini furono intensificate dopo l'invio, sempre nel dicembre 2003, di plichi incendiari a Prodi e a varie altre istituzioni Ue.

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Ancora arresti tra gli anarchici

Continua a fare vittime il teorema del ministro degli Interni Pisanu contro gli anarchici. Oggi, ennesima operazione repressiva contro i compagni anarchici. Cinque persone sono state arrestate nel corso di un'operazione coordinata dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione in collaborazione con la Digos di Roma.

Oltre 26 le perquisizioni domiciliari eseguite in varie regioni. Gli arrestati sono accusati dell'attentato esplosivo al tribunale penale di Viterbo avvenuto nel gennaio 2004 e quattro di loro anche del fallito attentato al C.s.s.a (Centro servizi sociali per adulti) del ministero della Giustizia, sempre a Viterbo, il 23 ottobre 2003.

Alle indagini ha lavorato un gruppo ad hoc costituito a Viterbo e composto da funzionari dell'antiterrorismo della Digos di Roma e Viterbo e del Servizio polizia postale e delle comunicazioni.

Le 5 persone arrestate dalla Polizia sono residenti a Pescara e a Viterbo.

I 5 sono ritenuti responsabili di "associazione sovversiva costituitasi in banda armata". Per tre di loro il capo d'imputazione è "l'aver costituito, organizzato e partecipato ad un'associazione diretta a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato, a compiere atti di violenza con fini di eversione dell'ordine democratico, strutturata in modo composito e compartimentato, secondo lo schema eversivo del doppio livello, ed incentrata sulla costituzione di gruppi di affinità".

A BOLOGNA e in varie altre città del centro nord Italia oltre 80 perquisizioni in ambienti anarchici sono state eseguite dalle Digos nell'ambito di indagini avviate dalla Procura di Bologna all'indomani dell'esplosione avvenuta in città nel dicembre del 2003.

Due ordigni furono nascosti in cassonetti per l'immondizia collocati nelle vicinanze dell'abitazione del Presidente della Commissione europea Romano Prodi e che scoppiarono a distanza di circa un'ora l'uno dall'altro. Le indagini furono intensificate dopo l'invio, sempre nel dicembre 2003, di plichi incendiari a Prodi e a varie altre istituzioni Ue.


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