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'''Italia '''


Altri sei mesi di indagini per far luce sulle cause che la sera del 21 Febbraio scorso portarono al deragliamento di un treno-merci all'ingresso della stazione internazionale di Chiasso (Ticino) e costato la vita ai due macchinisti milanesi Salvatore Fortunato e Carmine Senatore. Il treno si schianto' contro un locomotore sul quale si trovavano altri due macchinisti italiani, Antonio Crocco e Piero Curreri, e il ferroviere ticinese, Davide Gerosa. La proroga per le indagini e' stata concessa dal Gip Vittorio Anghileri accogliendo la richiesta del Pubblico ministero Simone Pizzotti della Procura di Como che sta conducendo gli accertamenti, cosi' come pure la collega Rosa Item della Procura di Lugano. Pochi giorni fa erano stati invece i periti (gli stessi incaricati per l'incidente ferroviario avvenuto in Sicilia qualche tempo fa) a sollecitare altri due mesi di tempo per poter concludere le loro perizie tecniche.

buon di a tutt* iniziamo una nuova giornata e un nuovo gr :)danielina

ore 11.15 ci sono anche io, massimo

suggerimento da parte di paoletta: la notizia sui sans papier è l'articolo completo apparso sul manifesto di ieri, io lo toglierei proprio!!!!- Quella sul plebiscito contro l'Alca è già stata data ieri..... ora mi metto al lavoro anc'io, và, vedo se riesco a fare qualcosa. In spagnolo ci sono notizie sulle posizioni del governo basco, che sembra aver deciso di sfidare garzon convocando una manifestazione....ora vedo

g.r. ore 10.00

dall'estero

palestina

  • GAZA, PALESTINESE UCCISO IN SPARATORIA CON SOLDATI

Un miliziano palestinese e' stato ucciso dai soldati israeliani nella sparatoria di stamane vicino a un insediamento ebraico nel nord della Striscia di Gaza.

Via libera alla deportazione a Gaza dei fratelli e dei parenti dei palestinesi

Un'altra pagina nera per i diritti umani è stata scritta ieri in Palestina. Con decisione unanime, in aperta violazione della IV Convenzione di Ginevra, l'Alta Corte di giustizia israeliana, nella sua composizione allargata (9 giudici), ha approvato la richiesta dell'esercito israeliano di deportare dalla Cisgiordania a Gaza una ragazza e un ragazzo palestinesi, Intisar e Kifah Ajuri, perchè colpevoli di non aver denunciato le attività del fratello, Ali, responsabile, secondo i servizi segreti israeliani, di aver organizzato attentati nello Stato ebraico. La deportazione dei due fratelli, al momento detenuti, dovrebbe avvenire questa mattina. Intisar e Kifah verranno esiliati per un periodo di due anni. L'Alta Corte ha invece bloccato la deportazione di un terzo palestinese, Abdel Naser Asida, fratello di Naseredin capo del commando che lo scorso giugno attaccò un autobus di coloni in Cisgiordania uccidendo 17 israeliani. Secondo la corte Abdel Naser ignorava che il fratello stesse organizzando l'agguato. La sentenza è giunta mentre nelle campagne di Burin (Nablus) venivano ritrovati i resti di due palestinesi, Baher Rahid, 23 anni, e Hussein Najah, 21 anni, fatti a pezzi da una cannonata israeliana. L'esercito ha detto di aver fatto fuoco contro due «terroristi» che tentavano di infiltrarsi nella colonia ebraica di Bracha (Nablus). I due però erano disarmati e, con ogni probabilità, stavano soltanto attraversando la campagna. Sale perciò a 13 il bilancio di civili palestinesi uccisi in quattro giorni dal fuoco dell'esercito israeliano. Altri 10 palestinesi lunedì hanno rischiato la morte a Rafah (Gaza) quando un bulldozer militare ha abbattuto - «per distruggere un tunnel sotterraneo» ha detto un portavoce militare - la parete di una casa e una intera famiglia è rimasta sotto le macerie. Si è salvata per miracolo. In una imboscata palestinese nei pressi di Bir Zeit (Ramallah) invece è stato ferito gravemente un colono ebreo di Neveh Zuf alla guida della sua automobile. Altri coloni, quelli di Elad (acronimo di «Verso la città di Davide») hanno occupato ieri un'altra abitazione palestinese a Jabel el-Mukaber, alla periferia sud di Gerusalemme. Elad ha occupato negli ultimi dieci anni numerose case arabe - che afferma di aver comprato - nel quartiere di Silwan e all'interno delle mura antiche di Gerusalemme. «E' una giornata nera per i diritti dell'uomo perchè approvando la deportazione dei due fratelli Ajuri, anche l'Alta Corte di giustizia israeliana ha avallato il principio di una punizione collettiva, contro le leggi e le convenzioni internazionali» ha commentato il ministro e negoziatore palestinese Saeb Erikat. Un altro ministro dell'Anp, Ghassan Al-Khatib ha parlato di «crimine di guerra». Tutto regolare invece per il ministro della difesa israeliano (e leader laburista) Benyamin Ben Eliezer che ha annunciato che le deportazioni previste oggi non saranno le ultime. «Abbiamo già messo a punto una lista di altri palestinesi candidati alla espulsione» ha detto aggiungendo che le deportazioni, assieme alla demolizione delle case dove abitavano i kamikaze «si sono rivelate misure efficaci per ridurre il numero degli attentati». Le deportazioni sono una vecchia arma contro la popolazione civile palestinese. Oggi si manifesta con il trasferimento a Gaza di cittadini della Cisgiordania. In passato invece i palestinesi venivano portati in Libano del sud e in Giordania. Nel dicembre del 1992 fece clamore in tutto il mondo, ad esempio, la deportazione in Libano di oltre 400 dirigenti e militanti di Hamas (che poi rientrarono nei Territori occupati). Negli anni precedenti tutta la leadership dell'Intifada era stata deportata nei paesi arabi confinanti. Lo scorso maggio, sulla base di un accordo firmato anche dall'Anp, 13 degli oltre 200 palestinesi rimasti asserragliati per 38 giorni nella Basilica della Natività di Betlemme sono stati deportati a Cipro e in alcuni paesi europei (Italia inclusa). Altre decine presero la via di Gaza. Contro le deportazioni dei fratelli Ajuri si sono schierate ieri anche alcune associazioni israeliane per i diritti umani come Acri e HaMoked. La durezza della repressione israeliana ha portato ad ulteriore irrigidimento dei gruppi armati palestinesi che ieri hanno respinto l'appello del ministro dell'interno dell'Anp, Abdel Razek Yahiyah, a porre fine ad ogni forma di violenza contro Israele, anche nei Territori occupati. Le Brigate dei martiri di al-Aqsa (Al-Fatah), il Fronte popolare per la liberazione della Palestina e i movimenti islamici Hamas e Jihad hanno detto che la lotta armata continuerà «fino a quando non cesserà l'occupazione militare israeliana». Intanto oggi sono attesi al Cairo i ministri degli esteri dei 22 paesi membri della Lega araba. Il portavoce della Lega, Hisham Yusef, ha detto che la riunione, che si concluderà domani, «è ordinaria ma affronterà una situazione straodinaria». Il mondo arabo infatti è schierato (più o meno) compatto contro il nuovo attacco devastante che l'Amministrazione Usa intende lanciare in Iraq. Secondo indiscrezioni la risoluzione che i partecipanti approveranno alla fine della riunione affermerà «una netta opposizione a un attacco militare contro qualsiasi Stato arabo», e chiederà invece la ripresa delle ispezioni internazionali in Iraq che, sostengono gli analisti politici arabi, sono in grado di bloccare la macchina bellica che gli Usa stanno mettendo in moto.

IRAQ

  • USA PENSANO A NUOVA RISOLUZIONE ONU Il presidente americano George Bush sta considerando l'ipotesi di chiedere al Consiglio di Sicurezza dell'Onu il voto di una risoluzione che imponga un ultimatum all'Iraq per la ripresa delle ispezioni internazionali, pena l'intervento militare. Lo riferiscono fonti dell'amministrazione Usa, citate dalla Bbc.

stati uniti Il capo del Tesoro degli Stati Uniti, Paul O´Neill, ha dichiarato oggi che il piano economico presentato dall´Argentina per arrivare ad un accordo con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) "non é sufficiente" per creare le "basi di stabilitá" richieste. Poco prima, il suo numero due, John Taylor, ha detto che il paese deve "mettere in ordine" un programma monetario.

O´Neill, che ha visitato l´Argentina da poco meno di un mese nel corso una serie di incontri con vari capi di stato sudamericani, ha sostenuto: "Ci sono cose che noi non possiamo fare, e che dipendono dai leaders del paese". "Noi stiamo lavorando con il FMI e vogliamo che il popolo argentino viva una vita decente, peró ci sono cose che non possiamo fare da fuori del governo, dipende dai leaders del paese prendere decisioni per il proprio popolo", ha affermato.

O´Neill, in dichiarazioni rese al programma C-SPAN del Washington Journal, ha affermato di essere disposto ad aiutare per quanto possibile l´Argentina, peró ha insistito che "solo i leaders del paese possono stabilire le leggi, illuminare il cammino per lottare contro la corruzione" e creare "un sistema dove le tasse vengano pagate da chi deve pagarle".

Ha rivelato poi che, quando visitó l´Argentina, il governo promise che in una settimana avrebbe inviato una proposta al FMI, e che peró "non lo fece se non dopo 10/14 giorni" e che "quello che é stato proposto non é realmente sufficiente per creare le basi della stabilitá".

Il sottosegretario del Tesoro USA, John Taylor, ha segnalato che se il governo argentino riesce a "mettere in marcia" un programma monetario, si arriverá immediatamente all´accordo con Fondo Monetario Internazionale.

Taylor, in un´intervista concessa alla agenzia di notizie Bloomberg, ha messo come condizione che le autoritá nazionali "convincano" quelle delle provincie a "smettere di stampare buoni, in maniera di assicurare un accordo con il Fondo".

"Non c´é dubbio che il tema é delicato, perché si sta chiedendo ad un paese che controlli la propria offerta monetaria, quando le province stanno emittendo la loro propria moneta", ha aggiunto il funzionario nordamericano.

colombia Donne indigene: uccisi quattro membri ong

Quattro esponenti di una organizzazione non governativa che opera in difesa delle donne indigene profughe sono stati uccisi oggi nel dipartimento colombiano di Norte de Santander, al confine con il Venezuela. Gloria Marin Maya, direttrice dell'Associazione delle donne contadine di Villa del Rosario, e tre suoi compagni stavano viaggiando in auto quando sono stati bloccati da uomini armati che, dopo averli fatti scendere, li hanno fucilati. Al moento nessuno ha rivendicato l'attentato.

La strage è avvenuta proprio nel giorno in cui l'Organizzazione per la difesa dei diritti umani e dei profughi (Codhes), ha denunciato che, dal 1985 ad oggi, il conflitto armato ha costretto almeno 2.700.000 colombiani ad abbandonare le proprie case. "I dati riguardanti i profughi di guerra - ha rilevato Jorge Rojas, direttore dell'ong - ci mettono sullo stesso piano di Sudan e Cecenia".

Solo dal gennaio al luglio di quest'anno i profughi sono stati 200.000. "In pratica - ha precisato Rojas - nell'ultimo anno e mezzo ci sono stati almeno mille sfollati al giorno". Secondo Francis Deng, rappresentante dell'Onu in Colombia, quello che sta avvenendo nel paese rappresenta "una delle peggiori crisi umanitarie del mondo". (red)

COLOMBIA STRAGE DELL’ALTO NAYA: CONDANNATI 16 PARAMILITARI (STANDARD, GENERAL)

Tra il 10 e il 12 aprile del 2001, durante la settimana di Pasqua, un gruppo di circa 500 paramilitari delle Auc (Autodifese unite della Colombia) fece strage di ‘campesinos’ in una zona rurale dell’Alto Naya (dipartimento di Cauca) tra la località di Palo Solo e il fiume Mina. Ora, dopo oltre un anno e mezzo, un giudice di Popayán ha condannato a pene da due a 26 anni di carcere 16 esponenti del movimento armato che fino a pochi mesi fa faceva capo a Carlos Castaño, oggi leader delle Accu (Autodifese unite di Cordova e Urabá). Per il massacro, che secondo la ‘Defensoría del pueblo’ (ufficio governativo per i diritti civili) costò la vita a 37 civili, mentre i contadini parlano almeno di 50 morti, sono sotto processo altri 52 paramilitari. "Gli armati perpetrarono atti di barbarie – si legge nel dossier della ‘Defensoría’ – seminando il terrore e costringendo la gente a fuggire. Le vittime, accusate di sostenere la guerriglia, vennero prelevate dalle proprie case in base ad una lista di nomi compilata dai paramilitari. Poi furono mutilate e uccise". Di fatto, il ricordo della famigerata "strage di Pasqua" resta indelebile tra la popolazione della regione, mentre le indagini per riuscire a identificare i mandanti restano ancora in alto mare. Come se non bastasse, attorno alla carneficina dell’Alto Naya esistono ancora molti punti oscuri che forse non verranno mai chiariti. Di certo si sa che tra il 9 e il 12 aprile 2001 le Auc entrarono nella regione del Naya dalla località di El Ceral. Da lì, fino alla fine del tragitto, concluso presumibilmente a Puerto Merizalde, seminarono distruzione e morte. Un episodio rilevante accadde l’11 aprile, quando circa duecento paramilitari si imbatterono in una colonna di guerriglieri dell’Eln (Esercito di liberazione nazionale). Le Auc, che si appropriarono tra l’altro di 150 chili di cocaina della guerriglia, obbligarono un nemico a collaborare e a riferire i nominativi di chi nella zona sosteneva l’Eln. Il gruppo si divise in due parti e una andò a cercare i ‘traditori’ prendendo la strada per la comunità indigena de La Paila. Secondo gli inquirenti le Auc avevano deciso di costringere gli abitanti a un esodo massiccio per impossessarsi, tra l’altro, anche di un’area di 3mila ettari di coltivazioni illecite (coca, papavero da oppio). Uno degli accusati, Rubén Dario Rovira, ha dichiarato ai magistrati che tutte le uccisioni furono eseguite con un singolo colpo di pistola alla nuca, ma gli investigatori trovarono invece corpi straziati da ferite da machete e mutilati.

BRAsile GRANDE MOBILITAZIONE POPOLARE PER PLEBISCITO CONTRO L’ALCA

Nel 2000 l’esecutivo del presidente Fernando Henrique Cardoso ha firmato un accordo con gli Usa ai quali è stata affittata l’area. L’accordo permette che la base sia ceduta a Washington che ne avrebbe così il totale controllo, incluso il diritto di decidere chi potrà o meno avere accesso all’area. Ma non solo. La dogana brasiliana non potrebbe imporre alcun dazio sui carichi provenienti dagli Usa e in cambio il Paese riceverebbe 34 milioni di dollari all’anno. Alcântara ha tra l’altro una posizione strategica: 2 gradi sotto la linea dell’Equatore. Da qui si possono lanciare missili risparmiando addirittura fino al 30 per cento di combustibile. Disponendo già di basi militari in Ecuador, Colombia e Bolivia, la Casa Bianca potrebbe infine assicurare la propria presenza in Amazzonia, potenzialmente, utilizzare il territorio per attaccare anche con armi nucleari qualunque paese del pianeta. Per ora , gli Usa possono già contare su un ufficio della Cia a San Paolo e su diverse imprese che controllano il cosiddetto “Sistema di vigilanza dell’Amazzonia” (Sivam), inaugurato da Cardoso il 25 luglio scorso a Manaus, capitale dello Stato di Amazonas. Si tratta di un sofisticato sistema d'osservazione militare, con satelliti spia, aerei radar e almeno 120 postazioni di terra, che dovrebbe servire ufficialmente a vigilare sull'Amazzonia brasiliana nell'ambito della lotta al narcotraffico e contro lo sfruttamento delle risorse naturali. Il plebiscito brasiliano contro l’Alca si concluderà con il “Grido degli esclusi” il 7 settembre. Lo stesso giorno inizierà lo spoglio delle schede e il 17 e 18 i risultati saranno resi pubblici a Brasilia nell’ambito di una manifestazione a cui prenderanno parte rappresentanti di ogni comune brasiliano. La Campagna Continentale contro l’Alca conta di poter effettuare simili consultazioni nei diversi Paesi della regione fino al marzo prossimo. (FB)

  • francia

Sans papiers nel caos. E ora in piazza by anna merlo (postato da blicero) Thursday September 05, 2002 at 02:27 AM

Le vie di Parigi riempite dalla protesta degli immigrati, per giorni in coda inseguendo fantomatiche «liste» di regolarizzazione. Un movimento cresce, ancora senza leader

Erano ancora arrivati in centinaia, ieri mattina, di fronte alle porte chiuse della Borsa del lavoro, nel centro di Parigi. Sono i sans papiers di tutta la regione parigina, che - dopo l'occupazione della basilica di Saint Denis, dove sono sepolti i re di Francia, il 17 agosto scorso - obbligati ad abbandonare il luogo la scorsa settimana, si sono riversati sulla Borsa su proposta del portavoce del Coordinamento nazionale, Romain Binazon. Nel pomeriggio di ieri si è svolta una grossa manifestazione di fronte alla Prefettura di polizia di Parigi, vicino a Notre Dame; una delegazione è stata ricevuta. Il movimento dei sans papiers riprende e cresce, più grosso di quello dell'estate del `96 che si era concluso tragicamente, con l'irruzione della polizia a colpi di ascia nella chiesa di Saint Bernard, nel XVIII arrondissement, dove dei clandestini facevano lo sciopero della fame. Il movimento, però, è per il momento senza testa né direzione. Una quarantina di organizzazioni politiche e umanitarie sostengono la lotta, ma la confusione regna. Il governo, del resto, non fa che ripetere che non ci sarà una sanatoria di massa, e che le varie prefetture analizzeranno le situazioni «caso per caso».

In 2700, dopo ore di coda, erano riusciti lunedì a farsi iscrivere su una «lista», che dovrebbe essere destinata alla Prefettura di polizia. Erano accorsi in quasi 3mila, alla Borsa del lavoro, venuti da tutta la regione parigina, perché da giorni, dagli ultimi momenti dell'occupazione di Saint Denis, corre una voce incontrollata tra i sans papiers, che è possibile iscriversi su una «lista» e che poi arriveranno i documenti. Sono in maggioranza cinesi e africani (senegalesi e maliani, soprattutto) ad aggrapparsi a questo filo di speranza. Sono persone che vivono da anni in Francia, che qui hanno la famiglia, che qui hanno avuto figli. Sono coloro che sono rimasti fuori dalle sanatorie dell'epoca di Jean Pierre Chevènement, che aveva regolarizzato 83mila persone su 147mila domande presentate, a cui si sono aggiunti i nuovi arrivi.

Adesso, gli immigrati in Francia dovrebbero essere tra i 150 e i 200mila. In migliaia hanno deciso di mostrare il volto in pieno centro, di non nascondersi più. Era impressionante vedere, ancora ieri mattina, la coda disordinata di persone munite di fatture del gas, di pezzi di carta scritti a mano che attestano la presenza sul territorio francese, di documenti di ogni tipo, che speravano di aver trovato il bandolo della matassa per uscire da una clandestinità che costa cara, in termini di lavoro nero sotto-pagato, di affitti carissimi imposti dai «venditori di sonno», di paura della polizia e di incertezza per sé e per la famiglia. La polizia, per una volta, non è stata aggressiva: alcuni agenti si sono persino dati da fare per aiutare a trasportare carrozzine e bambini in lacrime.

Ma dove va questo movimento? Le associazioni, i sindacati (la Cgt), i partiti (Lcr), non lo sanno neppure loro. «E' un fenomeno che nessuno gestisce più» ammette una militante di Lcr. «Abbiamo iscritto la gente per dare una mano - dicono alla Cgt, che ha mandato alla Borsa del lavoro una trentina di militanti per prendere i nomi - ma adesso tocca al Coordinamento prendere le cose in mano». A differenza del `96, quando il movimento aveva espresso dei leader (basti pensare a Boubacar Diop, ora alla testa di un sistema Internet per comunicare a basso prezzo tra Parigi e Dakar), adesso la protesta sembra acefala.

Le contraddizioni epslodono. Addirittura, domenica scorsa, poco prima della manifestazione al Trocadero, quando ormai i sans papiers avevano accettato di lasciare Saint Denis, un gruppo di senegalesi appartenenti all'Organizzazione politica, una formazione maoista, hanno tentato di scalare la cancellata della basilica e di convincere i sans papiers a rioccuparla. I maoisti accusano la Cgt e il Coordinamento di prestarsi a compilare le liste per poi passarle alla polizia per una schedatura in massa. Ali Mansouri, organizzatore del Coordinamento, se la prende con questi «rompiscatole che rovineranno tutto».

L'avvocato Michel Toubiana, della Lega dei diritti del'uomo, ha l'intenzione di lanciare una petizione per raccogliere firme a favore della regolarizzazione. Al Trocadero, domenica, erano presenti alcune personalità, come l'ex ministro comunista Jack Ralite, il sindaco Pcf di Saint Denis, Patrick Braouezec, monsignor Gaillot o il professor Léon Schwartzenberg. Ma per il momento, le divisioni interne e la confusione nella linea di azione frenano le manifestazioni di solidarietà. Anche se il movimento cresce. In settimana, sono previste manifestazioni nella periferia parigina, prima della marcia di sabato prossimo, tra place de Clichy e Nation.

dall'italia

7 milioni e 828 mila poveri in Italia by () Thursday September 05, 2002 at 02:26 AM

  • Rapporto Istat sulla povertà:una famiglia su cinque è povera, o quasi.

Gli anziani spendono il 60% del loro reddito per cibo, medicine e casa 7 milioni e 828 mila poveri in Italia. Una famiglia su cinque è povera, o quasi MENTRE GLI EX PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA INCASSANO 723 MILA EURO L'ANNO E D'ALEMA SI FA LA BARCA DA 100 MILA EURO Mentre i signori del palazzo, grazie alle scandalose indennità parlamentari e vitalizi vari, continuano a sguazzare nell'oro col denaro della collettività, mentre gli ex presidenti della Repubblica intascano senza fiatare un vitalizio annuo di 723 mila euro (1 miliardo e 400 milioni di lire) e Massimo D'Alema, presidente di quello che dovrebbe essere il maggiore partito d'opposizione, si è fatto la barca da 18 metri pagandola nientemeno che 100 mila euro, una famiglia su cinque è in condizione di povertà o è a serio rischio di divenirlo. Una povertà, che non va solo ricercata tra i senza casa e gli emarginati ma sta fagocitando la famiglia apparentemente "normale, ossia la povertà di chi deve gestire con un stipendio o una pensione insufficienti una nuova famiglia o una famiglia numerosa, una malattia, la perdita del lavoro, la vecchiaia, ecc. Insomma nell'Italia del neoduce Berlusconi e del suo fantomatico "miracolo italiano, l'esercito dei poveri aumenta, soprattutto nel Mezzogiorno.

palermo Isnello (Pa): Sindaco rimuove cippo dedicato a Peppino Impastato

Nel giorno del ricordo dell’uccisione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa l’amministrazione comunale di Isnello (Palermo), a guida centrodestra, lancia un segnale inquietante contro storia della lotta alla mafia in Sicilia: la rimozione del cippo dedicato a Peppino Impastato. Lo denunciano Giusto Catania e Antonio Marotta, segretario regionale e provinciale di Rifondazione Comunista, i quali si dichiarano indignati per un gesto raccapricciante che getta ombre pesantissime sull’operato dell’amministrazione comunale di Isnello che, da quando si è insediata, ha come un unico obiettivo quello di cancellare tutte le tracce dell’amministrazione precedente. Abbiamo chiesto al prefetto di intervenire affinché il cippo in onore di Impastato venga riposto e domani saranno presentate due interrogazioni, una al ministro degli Interni e una all’Assessorato Regionale EE.LL, a firma dei deputati Russo Spena e Forgione, per chiedere le ragioni di un atto così vergognoso.

GR ORE 13.00

ESTERI

Palestina

Il primo ministro israeliano, Ariel Sharon, ha rigettato il piano di pace formulato dall'Unione europea per il Medio oriente. Fonti del governo della Stella di David hanno spiegato tale cambiamento di rotta affermando che nessun progresso sui colloqui di pace potra' essere avviato finche' Yasser Arafat restera' capo dell'Autorita' palestinese, bloccando in tal modo ogni riforma e possibilita' di fermare i terroristi.Il piano di pace dell'Unione europea prevede, come prima fase, l'avvio di elezioni politiche nei territori palestinesi nel gennaio prossimo, seguite da una prima sistemazione dei confini del nuovo stato entro il 2003 per arrivare poi, nel 2005, alla finale sistemazione dei confini territoriali. Allo stesso tempo, il piano Ue prevede l'avvio di colloqui di pace tra Isreale, Siria e Libano.

Il dirigente palestinese Marwan Barghouthi, accusato di "omicidi e partecipazione ad una organizzazione terrorista" è comparso questa mattina davanti al tribunale di Tel Aviv. L'udienza è cominciata poco prima di mezzoggiorno, in un clima caotico: la polizia ha portato via per un breve periodo Barghouthi per impedire che potesse rispondere alle domande rivoltegli dai giornalisti, e gli stessi giudici si sono allontanati rifiutandosi di aprire il dibattito finchè non fossero state sospese le domande. Marwan Barghouthi è stato accusato, nell'udienza dle 14 agosto, di "omicidio, complicità in omicidio, tentativo di omicidio, partecipazione ad organizzazione terrorista, detenzione di armi". L'accusa lo ritiene inoltre di essere il dirigente delle Brigate Martiri di Al Aqsa. L'accusa intende far testimoniare quelli che considera i luogotenenti di Barghouti, anche essi imprigionati. Le loro testimonianze, se si rifiuteranno di comparire, dovranno comunque essere raccolte e presentate per iscritto, modalità questa che si presta ad ogni falsificazione. Un ufficiale israeliano, anonimo, ha affermato che questo processo si svolgerà come un normale processo penale, e non politico, come chiedono i palestinesi.

Un palestinese e' stato ucciso e sette soldati israeliani sono stati feriti in due diversi episodi nella Striscia di Gaza. Nel primo un palestinese ha aperto il fuoco contro una postazione militare, presso gli insediamenti di Digit e Nissanit, e ha ferito due soldati, prima di essere ucciso. Nel sud della Striscia, cinque soldati sono rimasti feriti, due dei quali seriamente, per l'esplosione di una mina al passaggio del loro tank.

Diritti umani in Inghilterra

Amnesty International accusa la Gran Bretagna di avere violato i diritti fondamentali delle numerose persone incarcerate per terrorismo nell'inchiesta seguita agli attentati dell'11 settembre. In un rapporto presentato oggi a Londra, l'organizzazione denuncia prinjcipalmente le condizioni dei "sospetti" detenuti nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh. Isolamento in piccoli gruppi, richiusi in cella per 22 ore al giorno, accesso limitato o tardivo ad un avvocato, a cure mediche ed all'assistenza religiosa: secondo Amnesty queste condizioni di detenzione sono in grado di creare un deterioramento della loro salute fisica e mentale, e di conseguenza, di creare le condizioni per la loro mancata difesa. Londra aveva inasprito la sua legislazione antiterrorista qualche mese dopo gli attentati di settembre. La nuova legge, adottata alla fine del 2001, prevede misure contestatissime, che consentono alle autorità di detenere a tempo indefinito, senza accusa nè processo, gli stranieri sospettati di attività terroristiche. Secondo Amnesty, 11 persone sono state detenute in base a questa legge, e l'accusa nei loro confronti non era stata ancora foprmulata alla metà di luglio.

Tra i casi citati, quello di Lotfi Raissi, pilota algerino arrestato a londra il 21 settembre, e detenuto per cinque mesi prima di essere rimesso in libertà sotto cauzione. In aprile, la Gran Bretagna lo ha estradato verso gli stati uniti, in completa assenza di prove, e senza un'accusa precisa

Italia

Altri sei mesi di indagini per far luce sulle cause che la sera del 21 Febbraio scorso portarono al deragliamento di un treno-merci all'ingresso della stazione internazionale di Chiasso (Ticino) e costato la vita ai due macchinisti milanesi Salvatore Fortunato e Carmine Senatore. Il treno si schianto' contro un locomotore sul quale si trovavano altri due macchinisti italiani, Antonio Crocco e Piero Curreri, e il ferroviere ticinese, Davide Gerosa. La proroga per le indagini e' stata concessa dal Gip Vittorio Anghileri accogliendo la richiesta del Pubblico ministero Simone Pizzotti della Procura di Como che sta conducendo gli accertamenti, cosi' come pure la collega Rosa Item della Procura di Lugano. Pochi giorni fa erano stati invece i periti (gli stessi incaricati per l'incidente ferroviario avvenuto in Sicilia qualche tempo fa) a sollecitare altri due mesi di tempo per poter concludere le loro perizie tecniche.

gror050902 (last edited 2008-06-26 10:00:05 by anonymous)