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'''CEUTA E MELILLA, ALTRI SEI CLANDESTINI PERDONO LA VITA IN ‘ASSALTO’'''

 Sei africani sono morti oggi nell’ennesimo tentativo di scavalcare la doppia recinzione che separa il territorio del Marocco dalla enclave spagnola di Melilla: lo riferisce l’agenzia ‘Afp’ citando fonti del ministero dell’Interno di Rabat secondo le quali le forze di sicurezza marocchine sono intervenute esplodendo colpi di arma da fuoco contro una folla di circa un migliaio di clandestini che tentava di superare la barriera. “Di fronte alla violenza inaudita degli assalitori, spinti dalla forza della disperazione, la polizia ha legittimamente difeso le sue postazioni e sei migranti hanno trovato la morte” hanno riferito le stesse fonti. Aggiungendo: “Alcuni sono stati uccisi da proiettili, altri sono rimasti schiacciati nella ressa”. Si è trattato del sesto ‘assalto’ negli ultimi 9 giorni alle enclaves spagnole di Mellilla e Ceuta, l’unica frontiera terreste tra l’Europa e l’Africa; giovedì scorso in un episodio simile a Ceuta erano rimasti uccisi cinque africani.


'''‘BLOCCO ARMATO’ DEI GUERRIGLIERI FARC IN PROVINCIA PETROLIFERA'''

È critica la situazione nella regione petrolifera di Arauca, alla frontiera col Venezuela, dove da sei giorni le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno decretato un ‘paro armado’, un blocco armato che sta paralizzando i trasporti impedendo l’approvvigionamento di generi alimentari nei principali centri abitati. “Con la distribuzione di volantini e messaggi intimidatori ai mezzi di comunicazione, le Farc stanno minacciando la popolazione civile, dopo aver fatto saltare in aria alcuni tralicci dell’energia elettrica e un ponte” ha riferito il generale Hugo Gutiérrez, comandante della divisione dell’esercito di stanza ad Arauca. L’ufficiale ha aggiunto che i guerriglieri hanno incendiato due veicoli dell’impresa petrolifera statunitense ‘Oxy’ e si temono attacchi all’impianto, protetto da un cordone di soldati fortemente armati. Le Farc avrebbero anche minacciato le aziende dei trasporti regionali che hanno sospeso la maggior parte dei servizi per timore di attacchi agli autobus di linea.



'''DALLA SCRIVANIA DEL DIRETTORE: UN IMPERO ISLAMICO PROSSIMO VENTURO?'''

“Dalle Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno” …reminiscenze scolastiche di imperi in fondo modesti evocate dal discorso di ieri del presidente degli Stati uniti che denuncia la possibile avanzata gestazione di “un impero radicale islamico esteso dalla Spagna all’Indonesia” a partire dall’Iraq, un impero finora contrastato solo dalla cosiddetta “guerra al terrorismo” che negli ultimi quattro anni avrebbe bloccato almeno 10 gravi complotti di al-Qaeda ai danni degli Stati Uniti e del mondo. “Il nemico è ferito ma è ancora capace di operazioni globali” ha detto l’inquilino della Casa Bianca cercando di convincere soprattutto l’opinione pubblica americana, che ormai al 63 % non ci crede più, della necessità della guerra in Iraq. Nella pagina degli editoriali e delle opinioni del quotidiano “Usa today”, giusto ieri, a proposito dell’ultima controversa nomina presidenziale per la Corte Suprema, Brad Knapp da Carmel, stato dell’Indiana, gli scriveva tra l’altro: “Sono un conservatore convinto che ne ha abbastanza del presidente. Giunse al potere come un “grande unificatore”… l’ho sostenuto e servito nelle guerre in Afghanistan e in Iraq… Non ha mai avuto giudizio e ora ha dimostrato di non avere neppure il buon senso politico di un capo efficace.” Il signor Knapp in particolare protestava per una questione che non ha rapporto immediato e diretto con quel che il presidente americano ha detto ieri sull’impero islamico del male. Eppure le parole del conservatore convinto e pentito non suonano fuori tema. Il “grande unificatore”, colui che avrebbe dovuto mettere insieme tutti negli Stati Uniti e nel mondo, continua inesorabilmente a fare discorsi che dividono, che favoriscono lo scontro anziché l’incontro delle persone e delle genti. Discorsi ancor più stupefacenti quando si accusano altri di smanie imperiali e imperialistiche. Qualunque cosa sia al-Qaeda, ovunque sia, qualunque scopo persegua, dalle Alpi alle Piramidi, dalla Spagna all’Indonesia, passando o partendo dall ’Iraq, ma è davvero la rete del terrore in testa alla lista di coloro che cercano di costruire un impero planetario? E ammesso che lo fosse, proviamo a riflettere, quando, come e perché mai sarebbe accaduto? La Casa Bianca, dopo essersi inizialmente rifiutata, ieri in serata ha reso pubblico un documento che contiene brevi e vaghe descrizioni dei 10 gravi complotti citati dal presidente a sostegno della sua tesi sull’imminente impero islamico; spicca il caso di Jose Padilla, appartenente a una ‘banda’ di Chicago, “convertito” alla religione islamica, detenuto senza alcuna incriminazione in una base navale della South Carolina, ma accusato di aver messo a punto un complotto, mai eseguito, per fornire una “bomba radioattiva sporca” ad al-Qaeda. Il presidente, secondo la stampa americana, lo considera in pratica un nemico personale. Più modestamente e realisticamente, ieri sera, funzionari del Pentagono hanno diffuso una lettera che sarebbe stata scritta da un capo terrorista a un altro secondo la quale gli insorti iracheni avrebbero un piano per costringere gli Stati Uniti a lasciare l’Iraq per poi trasformarlo in uno stato islamico; ma anche in questo caso i particolari forniti sono stati molto scarsi. Sembra chiaro che tra malviventi convertiti e illegalmente detenuti e lettere di fonte incerta, l’impero radicale islamico è certamente alle porte, vanamente contrastato dalle povere “forze del bene” armate di storie ancor meno convincenti di quelle sulle armi di distruzione di massa per cui ha fatto di recente pubblico 'mea culpa' anche l'ex-segretario di stato , generale Colin Powell. Di fronte a tanto incredibile squilibrio tra l’impero del male e quello del bene - ma qual’ è quale? - più che mai sembra necessario ricorrere all’unico, vero , possibile strumento di pace: il dialogo onesto e sereno tra uomini di buona volontà, insegnandolo, se ci si riesce, anche a tutti quelli dotati a quanto pare di cocciuta cattiva volontà. Quello che si spera possa costruire anche sir David Frost, già anchorman di punta dell'emittente inglese Bbc, appena assunto da 'al Jazira International', il nuovo canale satellitare planetario della celebre rete televisiva del Qatar. E forse anche l'americano John Rushing, ex-portavoce militare ugualmente ingaggiato da 'al Jazira'. Altri due militi dell'impero islamico prossimo venturo...[MB]
 
 
 

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'''Istat. Al Sud una famiglia su quattro vive in condizioni di poverta''''

Cresce la povertà al Sud e per le famiglie numerose. Nel 2004 sono aumentate le famiglie povere residenti al Sud, in particolare quelle numerose (5 o più componenti) e quelle con figli minori o con anziani nel Centro e nel Mezzogiorno. E' questo il quadro che emerge dal rapporto Istat "La povertà relativa in Italia nel 2004", presentato oggi che segnala inoltre che le famiglie che vivono in condizioni di povertà relativa sono il 13,2% dell'intera popolazione.

Nel Mezzogiorno una famiglia su quattro è povera
Una famiglia su quattro vive in condizioni di indigenza nel Mezzogiorno d'Italia. Si è passati, infatti dal 21,6% del 2003 al 25% nel 2004. Basilicata (28,5%) e Sicilia (29,9%) sono le regioni più colpite dalla povertà. Si salvano in parte l'Abruzzo e la Sardegna comunque al di sotto della media delle regioni centro-settentrionali.

La soglia convenzionale di povertà relativa
La spesa media equivalente delle famiglie relativamente povere risulta pari a circa 719 euro al mese. La soglia convenzionale di povertà relativa per una famiglia di due componenti, che è rappresentata dalla spesa media mensile pro capite, risulta, nel 2004, di 919,98 euro, il 5,2% in più rispetto al valore dell'anno precedente. Quindi le famiglie di due persone che sostengono una spesa media mensile pari o inferiore a tale soglie sono classificate come povere.

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CEUTA E MELILLA, ALTRI SEI CLANDESTINI PERDONO LA VITA IN ‘ASSALTO’

  • Sei africani sono morti oggi nell’ennesimo tentativo di scavalcare la doppia recinzione che separa il territorio del Marocco dalla enclave spagnola di Melilla: lo riferisce l’agenzia ‘Afp’ citando fonti del ministero dell’Interno di Rabat secondo le quali le forze di sicurezza marocchine sono intervenute esplodendo colpi di arma da fuoco contro una folla di circa un migliaio di clandestini che tentava di superare la barriera. “Di fronte alla violenza inaudita degli assalitori, spinti dalla forza della disperazione, la polizia ha legittimamente difeso le sue postazioni e sei migranti hanno trovato la morte” hanno riferito le stesse fonti. Aggiungendo: “Alcuni sono stati uccisi da proiettili, altri sono rimasti schiacciati nella ressa”. Si è trattato del sesto ‘assalto’ negli ultimi 9 giorni alle enclaves spagnole di Mellilla e Ceuta, l’unica frontiera terreste tra l’Europa e l’Africa; giovedì scorso in un episodio simile a Ceuta erano rimasti uccisi cinque africani.

‘BLOCCO ARMATO’ DEI GUERRIGLIERI FARC IN PROVINCIA PETROLIFERA

È critica la situazione nella regione petrolifera di Arauca, alla frontiera col Venezuela, dove da sei giorni le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno decretato un ‘paro armado’, un blocco armato che sta paralizzando i trasporti impedendo l’approvvigionamento di generi alimentari nei principali centri abitati. “Con la distribuzione di volantini e messaggi intimidatori ai mezzi di comunicazione, le Farc stanno minacciando la popolazione civile, dopo aver fatto saltare in aria alcuni tralicci dell’energia elettrica e un ponte” ha riferito il generale Hugo Gutiérrez, comandante della divisione dell’esercito di stanza ad Arauca. L’ufficiale ha aggiunto che i guerriglieri hanno incendiato due veicoli dell’impresa petrolifera statunitense ‘Oxy’ e si temono attacchi all’impianto, protetto da un cordone di soldati fortemente armati. Le Farc avrebbero anche minacciato le aziende dei trasporti regionali che hanno sospeso la maggior parte dei servizi per timore di attacchi agli autobus di linea.

DALLA SCRIVANIA DEL DIRETTORE: UN IMPERO ISLAMICO PROSSIMO VENTURO?

“Dalle Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno” …reminiscenze scolastiche di imperi in fondo modesti evocate dal discorso di ieri del presidente degli Stati uniti che denuncia la possibile avanzata gestazione di “un impero radicale islamico esteso dalla Spagna all’Indonesia” a partire dall’Iraq, un impero finora contrastato solo dalla cosiddetta “guerra al terrorismo” che negli ultimi quattro anni avrebbe bloccato almeno 10 gravi complotti di al-Qaeda ai danni degli Stati Uniti e del mondo. “Il nemico è ferito ma è ancora capace di operazioni globali” ha detto l’inquilino della Casa Bianca cercando di convincere soprattutto l’opinione pubblica americana, che ormai al 63 % non ci crede più, della necessità della guerra in Iraq. Nella pagina degli editoriali e delle opinioni del quotidiano “Usa today”, giusto ieri, a proposito dell’ultima controversa nomina presidenziale per la Corte Suprema, Brad Knapp da Carmel, stato dell’Indiana, gli scriveva tra l’altro: “Sono un conservatore convinto che ne ha abbastanza del presidente. Giunse al potere come un “grande unificatore”… l’ho sostenuto e servito nelle guerre in Afghanistan e in Iraq… Non ha mai avuto giudizio e ora ha dimostrato di non avere neppure il buon senso politico di un capo efficace.” Il signor Knapp in particolare protestava per una questione che non ha rapporto immediato e diretto con quel che il presidente americano ha detto ieri sull’impero islamico del male. Eppure le parole del conservatore convinto e pentito non suonano fuori tema. Il “grande unificatore”, colui che avrebbe dovuto mettere insieme tutti negli Stati Uniti e nel mondo, continua inesorabilmente a fare discorsi che dividono, che favoriscono lo scontro anziché l’incontro delle persone e delle genti. Discorsi ancor più stupefacenti quando si accusano altri di smanie imperiali e imperialistiche. Qualunque cosa sia al-Qaeda, ovunque sia, qualunque scopo persegua, dalle Alpi alle Piramidi, dalla Spagna all’Indonesia, passando o partendo dall ’Iraq, ma è davvero la rete del terrore in testa alla lista di coloro che cercano di costruire un impero planetario? E ammesso che lo fosse, proviamo a riflettere, quando, come e perché mai sarebbe accaduto? La Casa Bianca, dopo essersi inizialmente rifiutata, ieri in serata ha reso pubblico un documento che contiene brevi e vaghe descrizioni dei 10 gravi complotti citati dal presidente a sostegno della sua tesi sull’imminente impero islamico; spicca il caso di Jose Padilla, appartenente a una ‘banda’ di Chicago, “convertito” alla religione islamica, detenuto senza alcuna incriminazione in una base navale della South Carolina, ma accusato di aver messo a punto un complotto, mai eseguito, per fornire una “bomba radioattiva sporca” ad al-Qaeda. Il presidente, secondo la stampa americana, lo considera in pratica un nemico personale. Più modestamente e realisticamente, ieri sera, funzionari del Pentagono hanno diffuso una lettera che sarebbe stata scritta da un capo terrorista a un altro secondo la quale gli insorti iracheni avrebbero un piano per costringere gli Stati Uniti a lasciare l’Iraq per poi trasformarlo in uno stato islamico; ma anche in questo caso i particolari forniti sono stati molto scarsi. Sembra chiaro che tra malviventi convertiti e illegalmente detenuti e lettere di fonte incerta, l’impero radicale islamico è certamente alle porte, vanamente contrastato dalle povere “forze del bene” armate di storie ancor meno convincenti di quelle sulle armi di distruzione di massa per cui ha fatto di recente pubblico 'mea culpa' anche l'ex-segretario di stato , generale Colin Powell. Di fronte a tanto incredibile squilibrio tra l’impero del male e quello del bene - ma qual’ è quale? - più che mai sembra necessario ricorrere all’unico, vero , possibile strumento di pace: il dialogo onesto e sereno tra uomini di buona volontà, insegnandolo, se ci si riesce, anche a tutti quelli dotati a quanto pare di cocciuta cattiva volontà. Quello che si spera possa costruire anche sir David Frost, già anchorman di punta dell'emittente inglese Bbc, appena assunto da 'al Jazira International', il nuovo canale satellitare planetario della celebre rete televisiva del Qatar. E forse anche l'americano John Rushing, ex-portavoce militare ugualmente ingaggiato da 'al Jazira'. Altri due militi dell'impero islamico prossimo venturo...[MB]

ITALIA

Istat. Al Sud una famiglia su quattro vive in condizioni di poverta'

Cresce la povertà al Sud e per le famiglie numerose. Nel 2004 sono aumentate le famiglie povere residenti al Sud, in particolare quelle numerose (5 o più componenti) e quelle con figli minori o con anziani nel Centro e nel Mezzogiorno. E' questo il quadro che emerge dal rapporto Istat "La povertà relativa in Italia nel 2004", presentato oggi che segnala inoltre che le famiglie che vivono in condizioni di povertà relativa sono il 13,2% dell'intera popolazione.

Nel Mezzogiorno una famiglia su quattro è povera Una famiglia su quattro vive in condizioni di indigenza nel Mezzogiorno d'Italia. Si è passati, infatti dal 21,6% del 2003 al 25% nel 2004. Basilicata (28,5%) e Sicilia (29,9%) sono le regioni più colpite dalla povertà. Si salvano in parte l'Abruzzo e la Sardegna comunque al di sotto della media delle regioni centro-settentrionali.

La soglia convenzionale di povertà relativa La spesa media equivalente delle famiglie relativamente povere risulta pari a circa 719 euro al mese. La soglia convenzionale di povertà relativa per una famiglia di due componenti, che è rappresentata dalla spesa media mensile pro capite, risulta, nel 2004, di 919,98 euro, il 5,2% in più rispetto al valore dell'anno precedente. Quindi le famiglie di due persone che sostengono una spesa media mensile pari o inferiore a tale soglie sono classificate come povere.


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