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Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

Siparietto


Gr 13:00

In primo Piano

Alitalia, presidi e assemblee voli cancellati a Milano e Fiumicino

La protesta dei dipendenti Alitalia inizia a provocare i primi effetti. Dopo un inizio di mattinata tranquillo, la Sea segnala la cancellazione di sei voli in partenza dall'aeroporto di Linate. Nello scalo milanese i dipendenti della compagnia di bandiera sono riuniti in assemblea permanente dalle 18 di ieri. Solo ritardi invece, per il momento, a Malpensa, dove gli aerei diretti negli Stati Uniti e in India stanno decollando con ritardi compresi tra i 60 e i 90 minuti.

A Fiumicino, dove circa 500 lavoratori della compagnia aerea presidiano i varchi di ingresso degli equipaggi dalle 7 di mattina, fino alle 10, si era registrata una cancellazione in partenza (l'AZ 2012 per Milano Linate), mentre i monitor annunciavano tra le 10 e le 11 la soppressione di tre voli per Linate ed uno per Palermo, oltre a quelli per Rimini e Parma operati da Air Alps in code sharing con Alitalia. Cinque le cancellazioni dei voli in arrivo: fino alle 11 sono stati soppressi i collegamenti da Ancona, Verona, Atene, Trieste e Palermo. Si registrano, invece, ritardi tra 30 minuti e un'ora su alcuni voli della compagnia di bandiera, con una punta massima di 2 ore e 5 minuti del volo AZ 720 per Atene.

"Anche se per ora non ci sono particolari problemi, è prevedibile che dalla tarda mattinata si verifichino seri problemi sull'operatività, visto che c'è una grande adesione all'agitazione in corso da parte del personale dei servizi di terra e di quello addetto alla manutenzione tecnica" sostiene Silvano Bernacchia, sindacalista della Filt-Cgil, una delle sigle che hanno indetto la mobilitazione. A suo avviso con il passare delle ore "cominceranno a mancare le scorte di tutti quegli apparati necessari per fare decollare gli aeromobili". Previsione confermata da Alitalia che con una nota informa che nel corso della giornata sono possibili ulteriori disagi.

Il proseguimento della mobilitazione fino alle 16 di oggi, davanti al varco 5 e in prossimità dell'ingresso alle officine, è stato deciso dalle cinque sigle sindacali, come viene spiegato in una nota, in seguito "all'atteggiamento provocatorio e intimidatorio dell'azienda e in particolare per il silenzio colpevole del governo". Le federazioni delle cinque sigle sindacali, informano, con volantini e striscioni di protesta, di proseguire l'assemblea, nel rispetto della legge (300/70), per tutto il personale di terra del gruppo Alitalia. Ieri le manifestazioni sindacali avevano costretto a terra circa cento voli.

NOTIZIE BREVI

ESTERI

Iraq, oggi l'annuncio del risultato delle elezioni

Sul fronte della cronaca non si placano gli attacchi e i sequestri. Questa mattina alcuni guerriglieri iracheni hanno ucciso a colpi di arma da fuoco a Karbala, 100 chilometri a sud di Baghdad, un ufficiale della polizia irachena. A riferirlo sono state fonti delle forze di polizia, precisando che il tenente Ali Hussein Elewi è stato attaccato mentre andava al lavoro.

Due ingegneri kenyoti sono stati sequestrati mercoledì da uomini armati dopo che il convoglio a bordo del quale viaggiavano è stato attaccato da guerriglieri armati. Durante l'attacco, 10 iracheni sono rimasti uccisi. A dare la notizia del sequestro è stato oggi un funzionario del ministero degli Esteri di Nairobi citato dai mezzi di informazione locali: non si sa quale gruppo tenga in ostaggio Moses Munyau e George Noballa, due ingegneri esperti in telcomunicazioni dipendenti dell'impresa egiziana di telefonia mobile Iraqna.

Citata dal quotidiano 'Nation' la moglie di Munyau ha detto che il marito era arrivato in Iraq da una settimana quando è stato sequestrato. L'ambasciata del Kenya al Cairo ha chiesto alla Orascon Telecommunication, cui fa riferimento l'impresa che opera in Iraq di lavorare per garantire il rilascio dei due ingegneri. Nel mese di settembre 2004, 3 camionisti kenyoti vennero rilasciati dopo 42 giorni di prigionia in mano ai guerriglieri iracheni.

Nucleare: Iran, trattative con mosca nei prossimi giorni

L'Iran manderà "nei prossimi giorni" a Mosca una delegazione per proseguire le trattative sulla possibilità di far arricchire l'uranio in Russia. Lo ha annunciato Serghei Kirienko, direttore dell'agenzia atomica russa, durante un incontro al Cremlino con il presidente Vladimir Putin. "L'Iran - ha sottolineato Kirienko - ritiene le nostre proposte estremamente interessanti ed è pronta a passare ad un esame dettagliato. Noi siamo completamente pronti. Abbiamo già preparato l'impianto".

FORUM SOCIALE MONDIALE: DOPO IL CORTEO D’APERTURA, INIZIA VERO DIBATTITO

Hanno scandito slogan come “L’Africa può nutrire l’Africa”, “Mondializziamo la pace”, “eliminiamo la povertà, non il cotone”, “No alla svendita del nostro continente” le migliaia di manifestanti – accompagnati anche da suonatori di tamburi del Burundi e dalle tradizionali maschere Dogon del Mali – che ieri pomeriggio hanno percorso in corteo di Bamako. Da oggi per quattro giorni sarà la capitale africana di “un altro mondo è possibile”, parola d’ordine del Forum Sociale Mondiale, al suo sesto anno di vita, che per la prima volta si svolge in forma “decentrata”. Circa 40.000 delegati da tutto il continente hanno iniziato in queste ore a discutere in oltre 600 laboratori e convegni delle sfide del continente africano: accesso all’acqua, energia elettrica, sanità, debito sono alcune delle dieci aree tematiche in cui è suddiviso il Forum, allestito in diverse aree di una delle capitali più recenti dell’Africa occidentale, che fino a pochi decenni fa era un grosso villaggio adagiato sulle rive del fiume Niger. Ieri Fanta Diarra, una contadina del Mali, ha ricordato che tra le ragioni del Forum c'è l'urgenza di "più equità tra Nord e Sud del Mondo", porgendo il benvenuto ai delegati di circa 300 associazioni e organizzazioni del continente.Il Forum Sociale Mondiale - che gli organizzatori quest'anno definiscono 'policentrico' - proseguirà poi nei prossimi giorni a Caracas, in Venezuela, e a marzo a Karachi, in Pakistan

QUITO: SCONTRI TRA STUDENTI E POLIZIA, DECINE DI FERITI

È giunta al quarto giorno consecutivo la protesta degli studenti liceali e universitari di Quito contro la presenza sul territorio nazionale dell’impresa petrolifera statunitense ‘Oxy’ e il Trattato di libero commercio con gli Usa (Tlc). Gli scontri tra manifestanti e polizia hanno paralizzato il centro della capitale provocando danni a edifici e mezzi pubblici: secondo la Croce Rossa locale, a partire da lunedì scorso vi sono stati circa 150 feriti, tra poliziotti, studenti e passanti colpiti dal lancio di pietre o intossicati dai gas lacrimogeni. La polizia ha fermato 140 giovani, la maggior parte di quali sarebbe già tornata in libertà. Nella serata di ieri la tensione sarebbe scesa a Quito, anche se resta lo stato di massima allerta da parte delle forze dell’ordine. Le proteste, convocate dalla ‘Federazione studentesca universitaria’ (Feue) su temi contro cui si sta battendo anche la ‘Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador’ (Conaie), hanno costretto inoltre il Parlamento a sospendere le attività. La repressione della polizia è stata fortemente criticata dai promotori della mobilitazione, ma anche da alcuni deputati che hanno accusato la forza pubblica di “reprimere brutalmente gli studenti”. Il ministro degli Interni, Alfredo Castillo, ha ammesso che “ci sono stati eccessi”, annunciando sanzioni contro i responsabili. Ha al contempo denunciato che le proteste potrebbero essere “manipolate da esponenti del Parlamento”, che da alcune settimane è in rotta con l’esecutivo del presidente Alfredo Palacio e si oppone alla convocazione di un’Assemblea costituente per riformare la Carta nazionale prima delle elezioni del prossimo ottobre.

Nepal, il Governo impone il coprifuoco

“Al momento la situazione nel centro di Kathmandu è apparentemente tranquilla, ma la gente è molto preoccupata e si teme che possa degenerare nelle prossime ore”: lo dice Chirendra Satyal, giornalista contattato dalla MISNA nella capitale nepalese dove stamattina nel quartiere centrale di Sundhara alcuni dirigenti politici e attivisti sono stati arrestati durante proteste organizzate in aperta sfida al divieto di dimostrazioni pubbliche emanato nei giorni scorsi dalle autorità. La situazione si è fatta tesa anche nel resto del paese: come riferiscono le versioni ‘online’ di quotidiani locali, manifestazioni di protesta contro il re Gyanendra si sono svolte a Pokhara, Butwal, Palpa, Surkhet e Banglung e ci sarebbero stati decine di arresti. “Qui nella capitale – prosegue l’intervistato - si avverte soprattutto una forte preoccupazione, dopo che questa mattina alcuni dirigenti politici dell’opposizione sono stati posti agli arresti domiciliari. Sapendo del coprifuoco, i residenti nei giorni scorsi avevano fatto la fila davanti alle pompe di benzina e nei negozi, per timore di restare senza carburante né cibo. Oggi la città è bloccata e non si vede girare neppure un’automobile”. La popolazione di Kathmandu, sottolinea ancora Chirendra Satyal, ritiene in gran parte che le proteste odierne siano legittime in quanto organizzate con scopi pacifici. “Dall’Onu ai maggiori organismi internazionali, tutti hanno detto che i nepalesi hanno il diritto di manifestare contro il governo, sostenendo che il coprifuoco e il divieto di dimostrazioni sono strumenti di repressione. Quello che davvero vuole la maggioranza del paese non è un ‘muro contro muro’, ma l’apertura di un dialogo che porti alla tanto attesa pace”.

ITALIA

GIUSTIZIA: CIAMPI RINVIA A CAMERE LEGGE SU INAPPELLABILITA'

Ciampi ha rinviato alle Camere la legge sull'inappellabilita' delle sentenze. Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi -si legge in una nota del Quirinale- ha chiesto alle Camere, a norma dell'articolo 74, primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge: 'Modifiche al Codice di procedura penale, in materia di inappellabilita' delle sentenze di proscioglimento'.

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

Iraq, scaduto l'ultimatum per la giornalista Usa rapita

E' scaduto questa mattina alle 7 (Gmt) l'ultimatum dei rapitori di Jill Carroll la giornalista americana sequestrata il 7 gennaio scorso. Carroll, 28 anni, free lance per il Christian Science Monitor è prigioniera di un gruppo sunnita semisconosciuto che ha chiesto, per liberarla, il rilascio di otto donne irachene prigioniere per motivi legati al terrorismo.

Ieri, dalla Casa Bianca, è arrivata una risposta piuttosto dura: il rapimento di Jill Carroll, per l'amministrazione Bush "è una priorità", ma non ci saranno trattative né liberazioni anticipate di prigionieri. Tra parentesi, va detto che sei delle otto detenute sarebbero comunque state liberate a giorni.

Per la giovane giornalista si sono mobilitate diverse organizzazioni cristiane e musulmane americane. Il padre, Jim, ha lanciato un appello ai rapitori (martedì è stato mostrato un breve video della ragazza con alle spalle tre uomini armati) attraverso le due televisioni satellitari Al Arabya e Al Jazeera: "Voglio rivolgermi ai rapitori di mia figlia che potrebbero essere padri come me. Jill non ha influenza e non ha il potere di far liberare chicchessia. E' solo una giornalista e una persona innocente. Usatela, piuttosto, per sostenere la vostra causa".

ACCORDO SU GRANDE GASDOTTO: UNIRÀ VENEZUELA, BRASILE E ARGENTINA

Un accordo per la costruzione del grande gasdotto che collegherà i tre paesi e per sviluppare una politica di esplorazione e di sfruttamento congiunto dei giacimenti di idrocarburi nel golfo argentino di San Jorge e in quello venezuelano dell’Orinoco è stato raggiunto al termine di un’intensa riunione tra i presidenti di Brasile, Argentina e Venezuela. La notizia è stata diffusa alla stampa dal presidente venezuelano Hugo Chávez al termine del ricevimento dato dall’ospite brasiliano Luiz Inácio Lula in onore dei suoi due ospiti (quella dell’argentino Néstor Kirchner era la prima visita ufficiale in Brasile). Il grande gasdotto dovrebbe essere lungo circa 8.000 chilometri, costare approssimativamente 16-20 miliardi di dollari ed essere in grado di trasportare fino a 150 milioni di metri cubi di metano al giorno. Brasile e Argentina, sarebbero così in grado così di soddisfare il loro fabbisogno quotidiano di gas con un unico fornitore: il dal Venezuela. Quest’ultima eventualità si ritorcerebbe contro la Bolivia, per ora principale fornitore di metano sia di Brasilia che di Buenos Aires. È, la creazione del gasdotto, una delle prime e principali conseguenze del recente ingresso del Venezuela nel Mercosur, il Mercato comune del cono sud, che già ha provocato malumori negli altri due membri ‘minori’, Uruguay e Paraguay, che temono di perdere potere decisionale all’interno dell’organizzazione.

DELTA DEL NIGER: SALE BILANCIO PER ATTACCO A PIATTAFORMA

È salito a 14 il numero delle vittime dell’attacco lanciato il 15 gennaio scorso da un gruppo di assalitori contro la piattaforma petrolifera di proprietà della compagnia anglo-olandese Shell a Benisede, nello stato di Bayelsa, nel Delta del Niger. Lo ha annunciato la stessa compagnia petrolifera in una nota diffusa nel pomeriggio, precisando che il cadavere di un altro civile, “civil contractor”, è stato ritrovato solo oggi e ripescato dalle acque antistanti la piattaforma. L’attacco sarebbe stato compiuto dal sedicente ‘Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger' (Mend). SI tratta dello stesso gruppo che ha già rivendicato altri due attentati simili avvenuti nell’ultima settimana e il rapimento di quattro dipendenti della Shell: un inglese, uno statunitense, un bulgaro e un honduregno. Proprio riguardo al destino di questi 4 uomini, il Mend ha fatto sapere oggi che non “torcerà un capello” ai sequestrati per i quali - fanno sapere i miliziani che di dicono di agire in nome del popolo Ijaw - non hanno intenzione di chiedere nessun riscatto. Gli uomini del Mend precisano inoltre di non poter fornire garanzie riguardo all'incolumità degli ostaggi se il governo nigeriano dovesse tentare un'azione di forza. Nella conclusione del documento, poi, si torna a chiedere la liberazione di Diepreye Alamieyeseigha (ex-governatore dello Stato del Bayelsa arrestato e incriminato di corruzione) e di Mujahid Dokubo Asari (capo indiscusso del ‘Niger Delta People's Volunteer Force’, movimento indipendentista della ‘nazione’ Ijaw). “Solo questo – concludono – potrebbe convincerci a considerare una sospensione temporanea degli attacchi alle istallazioni petrolifere”.

MUSICA: MORTA LA VOCE DEL SOUL WILSON PICKETT

  • Nato in Alabama nel 1941 e cresciuto a Detroit, Pickett aveva cominciato la sua carriera con il gruppo dei Falcons all'inizio degli anni Sessanta e nel 1962 aveva avuto una certa notorieta' con I Found a Love in cui era la voce solista. Nel 1965 la Atlantic Records l'aveva messo a contratto e con loro aveva registrato In the Midnight Hour, forse il suo successo piu' noto. Seguirono Mustang Sally e Funky Broadway anche se il maggior successo pop di Pickett fu Land Of The 1,000 Dances. Pickett era stato, assieme ad Aretha Franklin ed Otis Redding, uno dei tre campioni della musica rhytm and blues (o R&B) alla fine degli anni sessanta.

Il R&B esisteva gia' come genere, ed era confinato agli Stati Uniti e al pubblico nero, loro trovarono la strada per farlo accettare al pubblico piu' vasto come musica energetica, ideale per ballare e lo imposero come genere musicale predominante in concomitanza con il declino del beat. Come la Franklin e Redding (e molti altri artisti soul e R&B), Pickett aveva cominciato come cantante di gospel ma aveva abbandonato presto questo genere, riuscendo a portare in testa alle classifiche di tutto il mondo i suoi grandi successi, come After Midnight, Land Of The 1,000 Dances, Everybody Need Somebody (poi ripresa in una travolgente versione da John Belushi e Dan Aykrod nel grande film Blues Brothers di John Landis, del 1980).

ITALIA

Alitalia. Prosegue la protesta. Dipendenti in assemblea permanente fino alle 16

Prosegue la protesta dei dipendenti di Alitalia dopo lo sciopero di 8 ore di ieri che, secondo le stime dei sindacati, ha portato alla cancellazione del 50% dei voli. Oggi i lavoratori saranno in assemblea permanente fino alle 16 di oggi, davanti ai varchi dei settori operativi dell'Alitalia.

Il ministro Pietro Lunardi chiede la procedura sanzionatoria Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Pietro Lunardi, ha chiesto l'attivazione della procedura sanzionatoria nei riguardi dei sindacati FILT-CGIL, FIT-CISL, UILT-UIL, UGL trasporto Aereo, Unione Piloti e dei singoli che non hanno ottemperato all'ordinanza con la quale il ministro aveva disposto il differimento ad altra data dello sciopero nazionale dei dipendenti Alitalia, indetto ieri dalle 10 alle 18.


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