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Gr 19:30

Sommario

ESTERI

TURCHIA: CONDANNATA PER AVER DENUNCIATO LE VIOLENZE CONTRO LE DONNE Campagna a sostegno di Eren Keskin, attivista politica e avvocata turca

Mentre la violenza contro le donne continua in Turchia, così come in tutto il mondo, continuano anche le donne che la sfidano instancabilmente continuando a sollevare le proprie voci e a denunciare con forza la violenza. Una di queste è Eren Keskin. Eren Keskin è la presidente dell'associazione per i diritti umani di Istanbul, è fondatrice dell'Ufficio d'aiuto legale per le vittime di abusi e violenze sessuali in detenzione, è una delle fondatrici di Amargi (il collettivo femminista di donne turche e kurde), è stata avvocata di di Leyla Zana ed fa parte del collegio di difesa degli avvocati di Ocalan. Arrestata e condannata diverse volte, nel marzo 2006, Eren Keskin, è stata condannata a 10 mesi di reclusione, per aver pronunciato nel 2002 un discorso per il quale è stata accusata dall'Alto Comandante dell'esercito di "insultare il carattere morale dei militari". La corte ha però mutato la pena in una sanzione di 6000 YTL (3.600 Euro circa). Eren Keskin ha dichiarato di rifiutarsi di dover comprare la propria libertà. Eren Keskin è una delle tante donne che hanno lottato per molti anni per sviluppare una cultura dei diritti delle donne in Turchia. Lungo tutto il suo percorso professionale con il Legal Aid Office per le vittime di abusi e violenza sessuale in detenzione, ha assistito legalmente 222 donne che hanno subito violenze sessuali quando erano prigioniere dello stato. Eren Keskin è stata condannata per aver reso pubblici casi concreti e ben documentati di violenza sessuale e tortura contro le donne, come parte di una strategia di guerra. Le donne del "Network di solidarietà con Eren Keskin" stanno organizzando una campagna per la libertà di espressione, per dire "No alla violenza contro le donne!", per protestare contro la sentenza contro Eren Keskin. Per sostenere questa campagna si può firmare la petizione, nel sito web: www.erenkeskinedestek.org/en_petition.php

ECUADOR: IL PRESIDENTE GONZALEZ PROCLAMA IL 25 MARZO “GIORNO DEL BAMBINO NON NATO”

“Giorno del bambino non nato”, così Alfredo Palacios Gonzalez, presidente dell’Ecuador, ha stabilito che si chiamerà la giornata dedicata ai bambini non nati. La giornata che il decreto emesso ha fissato per il 25 marzo, vuole sottolineare che anche il concepito deve essere considerato come un bambino, pertanto gli deve essere assicurato e riconosciuto il diritto alla vita, riconoscendogli espressamente la sua dignità di persona soggetta di diritti. Il decreto precisa inoltre che “E' un obbligo dello Stato, proteggere e garantire la vita di ogni essere umano, dal suo concepimento”. Inoltre, il 23 maggio scorso, il Tribunale Costituzionale dellìEcuador ha proibito la vendita della ‘pillola del giorno dopo’.

MESSICO: Marcos denuncia alla ONG i peccati commessi contro le e gli abitanti di Atenco

Ecco i crimini che i media e la classe politica hanno commesso contro le/gli abitanti di Ateneo, elencate dal subcomandante Marcos davanti alla Commissione Civile Internazionale di Osservazione per i Diritti Umani. Il primo "è il tradimento" della negoziazione che era in corso, e che ha segnato l’inizio dell'attacco. Il secondo crimine è avvenuto "quando i media abbandonano il loro compito di informare e si trasformano in istigatori della violenza". "L'attacco con migliaia di effettivi" è stato il terzo crimine. Un attacco illegale. Il modello è quello usato dalle forze statunitensi in Iraq. "Quando ai poliziotti si ordina di attaccare, ci sono cose che sono 'loro permesse'. Possono saccheggiare, per questo si portano preservativi e sacchi, per quello che ruberanno, per le cose che si prenderanno, donne comprese. Siccome sanno che ci sono analisi per scoprire il DNA, si proteggono con il preservativo. Il saccheggio ed lo stupro di guerra sono norma nella polizia del Messico. I cosiddetti 'eccessi' sono metodo". La differenza questa volta "è che si è saputo", ha sottolineato Marcos. Il quarto crimine: la violenza dal 4 maggio contro quattro settori della popolazione: donne, minori, anziani e giovani. Il quinto "è la legittimazione dell'illegalità. Con il pretesto dello stato di diritto si legittima l'attacco illegale. Non c'è stato alcun procedimento legale. Si sono presi ostaggi e si sono costruiti reati. Siccome si è visto che la gente di Atenco è la vittima, non la polizia, si è commesso il sesto crimine. "La classe politica reagisce secondo un calcolo politico, elettorale e mediatico. Non ci sono considerazioni etiche né legali. La destra parla e la sinistra tace, quasi con maggiore eloquenza". Così si arriva, secondo Marcos, al settimo crimine, "che sta per compiersi: l'oblio".

Donne nei Mass Media. I risultati del Global Media Monitoring Project 2005

Dopo 10 anni dal primo monitoraggio del Progetto di monitoraggio dei mass-media i risultati del 2005 hanno mostrato, a livello nazionale e internazionale, il permanere di ampi spazi di discriminazione delle donne nell’ambito dell’informazione di stampa, radio e televisione. Se molte sono le donne giornaliste che hanno accesso alla conduzione dei telegiornali (53% donne vs 47% di uomini, a livello internazionale; 59% donne vs 41% di uomini, a livello nazionale), ancora poche sono le reporter (37% donne vs 63% di uomini a livello internazionale; 41% donne vs 59% di uomini, a livello nazionale) e pochissime le donne che fanno notizia (solo il 21% dei protagonisti delle notizie è donna, a livello internazionale, e il 14% a livello nazionale).

ancora da leggere e tagliare, ma lo faccio per strada mentre vengo! baci, dà

Striscia di Gaza: ancora degli incidenti nell'area

Alcuni razzi anticarro sono stati sparati a Gaza città contro il quartier generale della Sicurezza preventiva, un organo della sicurezza palestinese estraneo al Ministero degli interni dell'Anp. Tre persone sono rimaste leggermente ferite. Intanto, le Brigate al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno categoricamente smentito di aver condotto l'assalto di ieri a degli studi televisivi a Khan Younis, come invece sostenuto da al Fatah e da giornalisti e tecnici presenti sul luogo nel momento dell'ingresso di un gruppo di uomini armati che ha sparato alle attrezzature.

Abu Mazen concede una proroga di tre giorni prima di convocare un referendum

Ramallah, 6 giugno - Abu Mazen ha prorogato di tre giorni, a partire da oggi, il termine per un accordo interpalestinese sul documento dei prigionieri prima di convocare un referendum. Lo ha annunciato Yasser Abed Rabbo, citato dall'Ap. Il Comitato esecutivo dell'Olp, riunitosi questa mattina a Ramallah, ha approvato il documento dei prigionieri e ha autorizzato Abu Mazen a convocare, se necessario, il referendum.

Mediazione siriana per superare le divisioni interpalestinesi

Beirut, 6 giugno - Stando al quotidiano libanese As Safir, citato dall'Ansa, la Siria potrebbe ospitare una riunione dei vertici di tutti i gruppi palestinesi per ristrutturare l'Organizzazione per la liberazione della Palestina, di cui Hamas e Jihad islamica non fanno parte. Di questo potrebbero aver discusso ieri l'ex premier palestinese Abu Ala (Ahmed Qorei), inviato da Abu Mazen a Damasco con un suo messaggio personale indirizzato al presidente siriano Bashar al Assad. E' potrebbe essere stata la Siria a chiedere al presidente dell'Anp di concedere ancora alcuni giorni di tempo al Dialogo nazionale palestinese prima di convocare un referendum sul documento redatto dai prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane. Yasser Abed Rabbo, che rappresenta Abu Mazen ai colloqui, ha dichiarato questa mattina che il Comitato esecutivo dell'Olp, riunito a Ramallah, sta esaminando l'ipotesi di prolungare di alcuni giorni il Dialogo nazionale "in risposta agli appelli telefonici di leader arabi che hanno sollecitato il presidente (Abu Mazen) a dare più tempo ai dialogo".

MEDIO ORIENTE FALLITI COLLOQUI INTERPALESTINESI, ABU MAZEN PRONTO A REFERENDUM

Dopo il fallimento delle trattative interpalestinesi, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen (Mahmud Abbas) – che ieri aveva avuto un lungo colloquio telefonico con il primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh – presenterà oggi la data del referendum sul “piano di pace” elaborato dai leader palestinesi detenuti in Israele. Lo hanno confermato fonti del suo ufficio di Ramallah. La scelta di “consultare il popolo” riguarda il cosiddetto ‘Documento di riconciliazione nazionale’ (chiamato anche ‘Documento dei prigionieri’, proprio perché preparato da esponenti palestinesi in carcere) che prevede la fine degli attentati anti-israeliani e il riconoscimento implicito dello stato di Israele. Un’ipotesi che Finora Hamas – al potere dopo la vittoria elettorale di gennaio – ha sempre respinto. Malgrado la scadenza dell’ultimatum imposto da Abu Mazen entro la mezzanotte di ieri, i dirigenti di Hamas si erano dichiarati disponibili a proseguire il dialogo. Stamani, tuttavia, il quotidiano israeliano ‘Haaretz’ scrive che Hamas inviterà i palestinesi a boicottare il voto.

FALLITI COLLOQUI INTERPALESTINESI, ABU MAZEN PRONTO A REFERENDUM - 2

MESSICO IMMIGRAZIONE: GOVERNO CHIEDE A USA “RESPONSABILITÀ CONDIVISE”

IRAK ANCORA VIOLENZE, MENTRE PREMIER DECIDE LIBERAZIONE PRIGIONIERI

BOLIVIA RIFORMA AGRARIA: GOVERNO CREA ‘COMMISSIONE D’APPOGGIO’ AI CONTADINI

Il governo di La Paz ha istituito una commissione ‘ad hoc’ per dotare di sementi, attrezzi, infrastrutture e finanziamenti le comunità indigene e contadine incluse nella nuova riforma agraria voluta dal presidente Evo Morales: “Stiamo lavorando a un progetto integrale di sviluppo sostenibile del settore agricolo per evitare gli errori del passato” ha annunciato il direttore dell’Istituto di riforma agraria (Inra), Saúl Salazar, precisando che si ricorrerà a crediti particolari per sostenere i beneficiari delle terre statali – comunità e non singoli individui - nelle province di Santa Cruz, Beni, Pando e La Paz. Entro i prossimo 8 mesi, ha aggiunto Salazar, “il governo provvederà a ridistribuire altri 2 milioni di ettari di appezzamenti”, oltre ai 2 milioni e mezzo che Morales ha iniziato ad assegnati lo scorso fine-settimana a indigeni e ‘campesinos’ poveri dell’est del paese, attraverso i cosiddetti ‘Titulos de propriedades comunitarias de origines’ (Tco). La precedente riforma, risalente al 1953, “è fallita proprio per mancanza di appoggio tecnico ed economico” ha ricordato il direttore dell’Inra. Nonostante l’opposizione dei grandi imprenditori il presidente ha celebrato sabato nella provincia di Santa Cruz, il ‘motore economico’ della Bolivia, l’avvio “di una vera rivoluzione agraria” per “porre fine al latifondo e restituire le terre ai loro originali proprietari”. Entro la fine del suo mandato, nel 2011, Morales si propone di assegnare 20 milioni di ettari di terre, di cui il 75%, secondo statistiche ufficiali, è oggi in mano a latifondisti e speculatori. La misura è stata fortemente respinta dalla ‘Confederación agraria nacional’ (Confeagro) che ha minacciato di ripristinare ‘comitati di auto-difesa’ delle terre.

CILE PROTESTE STUDENTESCHE: ANCORA ARRESTI E FERITI, VESCOVI INVITANO A DIALOGO

Decine di feriti tra dimostranti e poliziotti, 266 arresti e scuole paralizzate: è il bilancio del secondo sciopero generale, in meno di una settimana, convocato dagli alunni degli istituti secondari che hanno portato questa volta in piazza a Santiago anche i rappresentanti di diverse organizzazioni sociali e dei sindacati. Gli scontri più gravi tra dimostranti e agenti sono avvenuti la scorsa notte nella zona di Plaza Italia, nel centro della capitale, e sono proseguiti in altri quartieri con barricate e copertoni incendiati e saccheggi di negozi; cortei, ma senza incidenti, sono stati realizzati anche a Valparaíso, Iquique, San Antonio e Puerto Montt. La presidente Michelle Bachelet ha definito “non necessario” il nuovo sciopero contro la ‘Ley organica constitucional e Enseñanza’ (Loce), la legge voluta dall’ex-dittatore Augusto Pinochet nel 1990, che ha favorito finora le scuole private a discapito di quelle pubbliche. Già la scorsa settimana, Bachelet aveva accettato parzialmente le istanze dei ‘pinguinos’ – come vengono chiamati per le loro uniformi gli alunni delle secondarie – promettendo lo stanziamento di 192 milioni di dollari addizionali per la riforma dell’istruzione, ma non è bastato a fermare la mobilitazione. Tra oggi e domani, ha annunciato il capo dello Stato, il governo invierà al Parlamento un progetto di legge “per consacrare il diritto di tutti i cittadini a un’educazione di qualità”. Anche la Conferenza episcopale cilena si è pronunciata sulle proteste lanciando un appello al dialogo: “Quello che sta succedendo dimostra un profondo malessere che affonda le sue radici nello scandaloso divario sociale che minaccia la nostra convivenza...Tutte le parti sono chiamate ad affrontare in modo obiettivo la problematica che oggi ci preoccupa, alla ricerca della verità e di una soluzione concreta, con un atteggiamento di rispetto e fiducia” si legge in una nota dei vescovi.

Cile: sciopero studenti; oltre 250 arresti, decine di feriti

SANTIAGO DEL CILE - Scuole medie paralizzate in Cile, per la seconda volta in meno di una settimana, nell'ambito di una giornata di sciopero nazionale e di protesta organizzata per chiedere una riforma dell'istruzione, giornata conclusasi con 254 arresti e decine di feriti, tra cui 17 "carabineros".

Secondo i manifestanti, allo sciopero di ieri hanno aderito in tutto il Cile oltre un milione tra alunni e insegnanti. Le lezioni erano sospese nella maggioranza dei licei pubblici e delle scuole a finanziamento misto (pubblico e private), come pure in 35 università. Ci sono stati cortei a Santiago, Valparaiso, Iquique, San Antonio e Puerto Montt.

Gli studenti, che considerano insufficienti le misure proposte finora dalla presidente cilena Michelle Bachelet, denunciano il carattere di classe delle scuole private e chiedono la gratuità dei trasporti pubblici e dell'esame di ingresso all'insegnamento superiore.

Al movimento di protesta che agita il Cile da un mese si sono uniti il sindacato dei professori (100.000 aderenti) e la federazione degli studenti universitari, come pure il sindacato dei lavoratoti portuali e quello dei dipendenti del ministero dell'istruzione.

La presidente Bachelet, che affronta la prima crisi dal suo insediamento tre mesi fa, ha annunciato ieri la presentazione imminente di un progetto di legge per riformare la Costituzione e "consacrare il diritto di ciascun cittadino a un'istruzione di qualità". "Gli studenti hanno fatto sentire le loro rivendicazioni, che ho definito giuste e legittime, per un'istruzione di migliore qualità e l'hanno fatto in maniera pacifica", ha dichiarato il capo dello stato, definendo tuttavia "inutile" lo sciopero.

Nonostante l'appello per una "mobilitazione pacifica" lanciato dai liceali, vi sono stati numerosi incidenti nel centro di Santiago, dove estremisti hanno eretto barricate con pneumatici, cui hanno dato fuoco. Gruppi fuori controllo hanno saccheggiaro una libreria, una farmacia e un negozio di elettronica, dove hanno rubato televisori e lettori Dvd. Vi sono stati inoltre scontri tra i manifestanti, che lanciavano sassi, e le forze dell'ordine, che cercavano di disperderli con gli idranti e i candelotti lacrimogeni.


Gr 13:00

Iran

L'Alto rappresentante dell'Unione Europea, Javier Solana, è giunto ieri sera a Teheran, dove incontrerà oggi le alte cariche dello Stato per convincerle a trattare la delicata questione nucleare e sospendere l'arricchimento dell'uranio. Solana porta in Iran quello che e’ stato deifinito una sorta di pacchetto di offerte messo a punto da Gran Bretagna, Francia e Germania e approvato lo scorso venerdì da Vienna e da Stati Uniti, Russia e Cina. Se l'Iran rinuncia all'arricchimento in proprio dell'uranio, gli verrà permesso di entrare nell'Organizzazione mondiale del commercio e gli saranno revocate le sanzioni commerciali adesso in vigore. Questo permetterebbe a Teheran di acquistare da "Boeing" e "Airbus" pezzi di ricambio e componenti per rinnovare l'obsoleta flotta aerea. Potrà anche acquistare tecnolgia Usa per il rilancio dell'agricoltura. Nel pacchetto anche contributi per piani energetici a scopo civile. Nell'offerta Ue sono presenti anche misure deterrenti: se l'Iran non accetta, scatta la risoluzione dell'Onu, preludio di nuove sanzioni internazionali, che né Russia né Cina potrebbero questa volta contrastare.

MO

Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen) fisserà tra poche ore la data di un referendum sul 'piano di pace' presentato dai leader detenuti in Israele in seguito al fallimento dei negoziati interpalestinesi. Lo ha annunciato l'ufficio di Abu Mazen. Hamas rimane contrario e cerca di impedire il referendum, una istituzione secondo il premier islamico Ismail Haniyeh non prevista dalla costituzione. Il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri ha accusato Abu Mazen di volere attuare "una specie di putsch" contro la legittimità del governo di Hamas, conquistata alle politiche di gennaio.

Turchia: esplosione in base militare

Una persona è rimasta uccisa e altre tre sono rimaste ferite nell'esplosione avvenuta in una base militare nella provincia occidentale turca di Sakarya. Lo riferiscono fonti ufficiali. Al momento non si dispone diulteriori dettagli.

Siria: detenuti politici in sciopero della fame

Come annunciato nei giorni scorsi, 14 attivisti ed intellettuali siriani inizieranno sabato prossimo uno sciopero della fame per protestare contro il loro arresto e le difficili condizioni in cui versano durante la loro detenzione. Si tratta dei detenuti politici del penitenziario di Adra (ad est di Damasco), che hanno annunciato di volersi astenere dal cibo per una settimana.

Sgomberata Reggia

Continua l'ondata repressiva dell'ultimo anno a Torino. Dopo accoltellamenti, cariche a manifestazioni e botte ai presidi di Venaus continuano gli sgomberi in questa Torino post olimpionica. Passato il periodo di elezioni, il Sindaco Chiamparino continua nella logica degli sgomberi. Oggi, 6 giugno 2006 è toccato alla Reggia, stabile occupato mesi fa in seguito agli sgomberi dell'Alcova, Rosalia, Selva e Casotto.

ITALIA

Crolla il tetto, operai feriti Incidente ieri mattina in un capannone al Poggino. Uno degli infortunati trasferito a Roma DUE operai sono rimasti feriti, uno dei quali in modo grave, a causa di un infortunio sul lavoro avvenuto ieri mattina nell'area industriale di Viterbo, in località Poggino. I due operai stavano eseguendo degli interventi di manutenzione sul tetto in eternit di un capannone in via dell’Industria, inutilizzato da tempo, di proprietà del centro di riabilitazione Villa Buon Respiro, una struttura sanitaria del gruppo Tosinvest Sanità, quando una delle lastre di copertura ha ceduto sotto il loro peso, facendoli precipitare al suolo da un'altezza di circa 4 metri. Uno dei due operai, Gianni Troili, ha riportato gravi lesioni alla schiena ed è stato trasportato a bordo dell’eliambulanza Pegaso del 118 al San Camillo di Roma. L'altro, ferito in modo più leggero, è stato ricoverato nell'ospedale Belcolle di Viterbo. La struttura (nella foto), dopo il crollo del tetto, è stata dichiarata inagibile dai Vigili del Fuoco di Viterbo. Gli ispettori della Asl, inoltre, hanno disposto la rimozione e lo smaltimento in una discarica speciale dell'intera copertura in eternit del capannone. Sulle cause dell'infortunio sono in corso accertamenti da parte dell'ufficio del lavoro. In particolare gli ispettori dovranno valutare se l’incidente è stato provocato da cause accidentali, o se esistono delle responsabilità.

Vaticano contro i pacs

Il Vaticano, e nello specifico attraverso il Pontificio Consiglio per la Famiglia diretto dal cardinale Lopez Trujillo torna a scagliarsi contro i Pacs. Nel documento 'Famiglia e procreazione umana' si sottolinea che 'e' l'eclissi di Dio' alla radice della 'profonda crisi della verita a ispirare leggi che tendono a riconoscere coppie formate 'da omosessuali che rivendicano gli stessi diritti riservati a marito e moglie'.

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA

Iran

L'Alto rappresentante dell'Unione Europea, Javier Solana, è giunto ieri sera a Teheran, dove incontrerà oggi le alte cariche dello Stato per convincerle a trattare la delicata questione nucleare e sospendere l'arricchimento dell'uranio. Solana porta in Iran quello che e’ stato deifinito una sorta di pacchetto di offerte messo a punto da Gran Bretagna, Francia e Germania e approvato lo scorso venerdì da Vienna e da Stati Uniti, Russia e Cina. Se l'Iran rinuncia all'arricchimento in proprio dell'uranio, gli verrà permesso di entrare nell'Organizzazione mondiale del commercio e gli saranno revocate le sanzioni commerciali adesso in vigore. Questo permetterebbe a Teheran di acquistare da "Boeing" e "Airbus" pezzi di ricambio e componenti per rinnovare l'obsoleta flotta aerea. Potrà anche acquistare tecnolgia Usa per il rilancio dell'agricoltura. Nel pacchetto anche contributi per piani energetici a scopo civile. Nell'offerta Ue sono presenti anche misure deterrenti: se l'Iran non accetta, scatta la risoluzione dell'Onu, preludio di nuove sanzioni internazionali, che né Russia né Cina potrebbero questa volta contrastare.

MO

Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen) fisserà tra poche ore la data di un referendum sul 'piano di pace' presentato dai leader detenuti in Israele in seguito al fallimento dei negoziati interpalestinesi. Lo ha annunciato l'ufficio di Abu Mazen. Hamas rimane contrario e cerca di impedire il referendum, una istituzione secondo il premier islamico Ismail Haniyeh non prevista dalla costituzione. Il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri ha accusato Abu Mazen di volere attuare "una specie di putsch" contro la legittimità del governo di Hamas, conquistata alle politiche di gennaio.

Turchia: esplosione in base militare

Una persona è rimasta uccisa e altre tre sono rimaste ferite nell'esplosione avvenuta in una base militare nella provincia occidentale turca di Sakarya. Lo riferiscono fonti ufficiali. Al momento non si dispone diulteriori dettagli.

Siria: detenuti politici in sciopero della fame

Come annunciato nei giorni scorsi, 14 attivisti ed intellettuali siriani inizieranno sabato prossimo uno sciopero della fame per protestare contro il loro arresto e le difficili condizioni in cui versano durante la loro detenzione. Si tratta dei detenuti politici del penitenziario di Adra (ad est di Damasco), che hanno annunciato di volersi astenere dal cibo per una settimana.


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