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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

MO:scontri durante corteo anti-Muro

Incidenti e feriti durante una manifestazione contro la costruzione della Barriera di separazione nel villaggio cisgiordano di Bil'in. La protesta e' degenerata in scontri fra dimostranti e esercito israeliano. Il sito online di Haaretz riferisce che un dimostrante israeliano e' stato ferito al volto e ricoverato in ospedale; contusi un altro dimostrante e 2 agenti della Guardia di frontiera. Secondo un deputato comunista israeliano, gli agenti hanno usato i gas lacrimogeni senza motivo.

BAGHDAD, NUOVA OPERAZIONE MILITARE USA A SADR CITY

A due giorni dal raid nel sobborgo di Sadr City che aveva già causato tensioni tra il governo statunitense e il primo ministro iracheno Nouri al-Maliki, i militari Usa hanno lanciato fatto una seconda irruzione nel quartier generale dell’Esercito del Mahdi, la milizia fedele al leader sciita radicale Moqtada al-Sadr. Secondo il colonnello Christopher Garver, “sono in corso operazioni correlate alla ricerca del soldato” americano disperso da lunedì scorso. Testimoni e funzionari della Milizia parlano di un’ingente presenza di truppe Usa di terra, sostenute dall’aviazione, nella parte nord-orientale del quartiere durante la preghiera islamica del venerdì. Scontri tra i miliziani e i soldati americani sono tuttora in corso. Intanto le autorità hanno imposto il divieto di circolazione automobilistica nella città settentrionale di Mosul dopo il ritrovamento di 12 corpi senza vita, tra cui quelli di quattro poliziotti. A Mussayab, 60 chilometri a sud di Baghdad, una donna è stata uccisa da colpi di mortaio esplosi contro la casa di un parlamentare sunnita, Abdul Nasir al-Janabi. È di 24 poliziotti, un civile e 18 ribelli uccisi infine il bilancio degli scontri tra ribelli e poliziotti avvenuti ieri nei pressi di Baquba, la capitale della provincia di Diyala a nord della capitale.

OAXACA, INSEGNANTI DECIDONO DI TORNARE IN CLASSE

I 70.000 maestri dello stato di Oaxaca riuniti nel ‘Sindicato Nacional de Trabajadores de la Educación’ hanno deciso attraverso una votazione di cessare lo sciopero avviato lo scorso 22 maggio e di rientrare in classe, dove troveranno ad attenderli circa 1,3 milioni di allievi di ogni ordine e grado. La votazione, alla quale hanno partecipato poco più dei due terzi degli iscritti al sindacato, si è conclusa con 31.078 voti a favore della fine dello sciopero e 20.387 contrari. È probabile che già da lunedì prossimo possano ricominciare le lezioni, a patto che il governo federale firmi un impegno a garantire misure di sicurezza minime per il rientro al lavoro degli insegnanti. Il ministero dell’Interno, che ha espresso grande soddisfazione per questa decisione, si è detto pronto a fornire queste garanzie. La ‘Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca’ (Appo), il gruppo di una settantina di sigle in cui era confluito il sindacato degli insegnanti, ha per suo conto fatto sapere di accettare la decisione dei maestri, ma che ciò nonostante la lotta sociale per chiedere le dimissioni del contestato governatore conservatore Ulises Ruiz vanno avanti. Proprio oggi sono in corso manifestazioni di protesta e blocchi di strade, mentre molte barricate continuano a rimanere in piedi nel centro della città di Oaxaca, ormai profondamente provata sia dal punto di vista economico sia da quello della sicurezza. Ieri, proco prima della votazione dei maestri, un autobus è stato dato alle fiamme. Incidenti provocati dai paramilitari hanno provocato la morte di almeno 5 maestri nei 5 mesi e 5 giorni di sciopero, mentre decine sono stati i feriti e i contusi. Lo stato di Oaxaca è uno dei più poveri tra i 32 della federazione messicana.

UNIONE EUROPEA CHIEDE ESECUZIONE MANDATI DI CATTURA CONTRO EX-GERARCHI DITTATURE

Il Parlamento Europeo ha esortato le istituzioni del Guatemala a “cooperare pienamente” per fare luce sulle violazioni dei diritti umani commesse durante la lunga guerra civile (1960-’96) portando di fronte alla giustizia i responsabili di efferati crimini contro la popolazione civile. In una risoluzione approvata a larga maggioranza, il governo del presidente Oscar Berger è sollecitato ad applicare i mandati di cattura internazionale emessi lo scorso 7 luglio dalla ‘Audiencia Nacional’ di Madrid contro l’ex-dittatore Efraín Ríos Montt e altri sette ex-gerarchi dei regimi militari per accuse di “genocidio, torture, terrorismo e sequestro”. Nel documento, l’Europarlamento ricorda che l’83% delle vittime del conflitto – almeno 200.000 morti e 45.000 ‘desaparecidos’, ma un bilancio esatto non sarà forze mai possibile – erano indigeni di etnia Maya; tra i civili assassinati figuravano inoltre “cittadini belgi e spagnoli, soprattutto sacerdoti”, ma – sottolinea l’Assemblea dei 25 - nessuno degli accusati delle stragi è mai stato processato e alcuni hanno continuato ad esercitare importanti cariche politiche, come Ríos Montt, già capo del Parlamento nell’ultima legislatura ed ex-candidato, sconfitto, alla presidenza (nonostante un esplicito divieto costituzionale) alle elezioni del 2003. I mandati di cattura della magistratura spagnola riguardano, oltre a Ríos Montt, anche gli ex-presidenti ‘de facto’ Oscar Humberto Mejía e Fernando Romeo Lucas García (deceduto), l’ex-ministro della Difesa Angel Anibal Guevara, l’ex-direttore della polizia German Chupina, l’ex-ministro dell’Interno Donaldo Alvarez Ruiz, l’ex-capo dello Stato maggiore dell’esercito Benedicto Lucas García e quello del ‘comando 6’ della polizia Pedro García Arredondo. Sulla base del “principio della giurisdizione universale, che prevale sugli interessi nazionali”, il 22 febbraio scorso la ‘Audiencia Nacional’ si era dichiarata competente a indagare le denunce presentate nel 1999 contro gli ex-gerarchi dal Premio Nobel per la pace 1992, la dirigente indigena Rigoberta Menchú.

CILE: MANDATO D'ARRESTO PER PINOCHET

Il giudice cileno Alejandro Solis ha emesso oggi un mandato d'arresto per l'ex dittatore Augusto Pinochet, dopo averlo formalmente incriminato per la vicenda Villa Grimaldi, relativa a 36 deasaparecidos, 23 casi di tortura e un omicidio. Il giudice Solis ha respinto la tesi dell'accusa, secondo la quale Pinochet, che ha 90 anni, non e' in grado di sostenere il processo a causa delle condizioni di salute.

Brasile: elezioni; Lula 23 per cento sopra Alckmin per Ibope

L'attuale presidente Luiz Inacio Lula Da Silva è sempre saldamente in sella ai sondaggi di opinione che lo danno a due giorni dal voto di ballottaggio per la presidenza del Brasile 23 punti percentuali sopra il suo avversario socialdemocratico Geraldo Alckmin. L'ultimo sondaggio Ibope sulle intenzioni di voto per domenica dà Lula vincitore col 58% dei voti e Alckmin fermo al 35%. Il 4% degli elettori si sono detti ancora indecise, mentre astensioni, schede bianche e nulle dovrebbero ammontare al 3%.

NORDCOREA: USA, SI' A BILATERALI SE TORNERA' A TRATTATIVE

Gli Stati Uniti sono disponibili a trattative bilaterali con la Corea del Nord se Pyongyang tornera' alle trattative a sei e mettera' fine al proprio programma nucleare. La posizione di apertura nei confronti del regime comunista e' arrivata dall'ambasciatore americano in Giappne, Thomas Schieffer. Fino a oggi i rappresentanti di Pyongyang e quelli di Washington si sono incontrati a margine dei negoziati a sei (Russia, Cina, Giappone, Corea del Nord, Corea del Sud, Stati Uniti) sul nucleare. "Saremmo lieti di discutere con loro in incontri bilaterali o in un sistema multilaterale, se loro torneranno a queste trattative. Se vogliono risolvere la crisi c'e' ampio spazio per farlo. E speriamo che ne approfittino", ha spiegato Schieffer. Pyongyang abbandono' i negoziati a sei sul nucleare nel novembre dello scorso anno per protestare contro le sanzioni prese da Washington in relazione a una vicenda di riciclaggio di denaro che avrebbe avuto come destinazione finale il regime di Kim Jong Il.

Siparietto


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

GOVERNO-GUERRIGLIA ELN, PASSI AVANTI VERSO NEGOZIATO DI PACE?

Si è conclusa con un “passo avanti”, ma senza l’atteso annuncio di un “accordo di base”, la quarta e ultima tornata di colloqui preliminari tra il governo e i guerriglieri dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) ospitata all’Avana, Cuba. Le parti si sono accordate, almeno sulla carta, ad iniziare un vero e proprio processo di pace, dando conclusa la “fase esploratoria”, avviata nell’isola caraibica, sotto gli auspici delle autorità cubane, il dicembre dello scorso anno. “Siamo riusciti a procedere verso il negoziato, stabilendo due temi fondamentali verso un accordo di base: creare un ambiente favorevole alla pace e promuovere la partecipazione della società civile” si legge in una dichiarazione congiunta diffusa al termine del colloqui. Ma, secondo la stampa colombiana, ci si attendeva “qualcosa di più concreto” come un “accordo umanitario” che includesse, ad esempio, la questione dello sminamento delle aree infestate dagli ordigni della guerriglia. Il prossimo incontro tra le parti dovrebbe essere alla fine di novembre o all’inizio di dicembre, probabilmente sempre a Cuba; nel frattempo dovrebbe essere stilata un’agenda che contenga le condizioni poste da entrambi fronti: il governo chiede all’Eln principalmente la fine degli attacchi contro la popolazione civile, “altrimenti – ha detto l’alto commissario per la pace Luis Carlos Restrepo - il processo non potrà mai avanzare”; altra condizione imprescindibile, per Bogotá, è il rilascio dei circa 500 ostaggi in mano alla seconda guerriglia colombiana. Il gruppo - nato nel 1964 e forte di circa 4.000 uomini – vuole prima di tutto che il governo “ammetta l’esistenza di un conflitto sociale, politico e armato e non una campagna terroristica” come ha ribadito il capo militare dell’Eln, Antonio García.

Afghanistan. Foto shock, l'esercito tedesco sospende due soldati coinvolti nello scandalo

Le Forze armate tedesche hanno sospeso dal servizio due dei soldati fotografati mentre prendeno a calci alcuni teschi presi da fosse comuni in Afghanistan. Lo ha annunciato il ministro della Difesa di Berlino, Josef Jung, all'indomani della diffusione di altre foto che mostrano i macabri giochi di un gruppo di sei soldati da parte della televisione Rtl.

Il ministro ha precisato che al momento sono stati identificati tre dei soldati coinvolti negli episodi che risalgono a un periodo compreso tra il 2003 e il 2004. Secondo il deputato dei Verdi Hans-Christian Stroebele, che cita alcuni militari, sarebbero centinaia le foto dello scandalo della profanazione dei resti umani in Afghanistan. La Germania ha attualmente dispiegati nel Paese circa 2mila 800 soldati.

BOMBA CONTRO MINIBUS, BAMBINI E ANZIANI UCCISI

A pochi giorni dal bombardamento della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) guidata dalla Nato nel sud del paese, dove decine di civili avrebbero perso la vita, almeno 14 persone – perlopiù anziani e bambini – sono morte e tre sono rimaste ferite nell’esplosione di una bomba al passaggio di un minibus nella provincia meridionale di Uruzgan. Le vittime erano dirette verso la capitale provinciale Tirankot per partecipare a delle celebrazioni. A riferire la notizia è stato un portavoce delle autorità locali, Abdul Qayom Qayom, il quale non ha saputo precisare se l’esplosione sia stata provocata da un ordigno azionato a distanza o inesploso oppure da un attacco suicida dei talebani.

Corea del Sud. Si dimette il capo dei servizi segreti

Il direttore dei servizi di informazione sudcoreani Kim Seung gyu ha presentato oggi le dimissioni. Nei giorni scorsi avevano già lasciato il proprio incarico anche il ministro della Difesa, Yoon Kang ung, e quello dell'Unificazione, Lee Jong seok.

Nel motivare la sua decisione, Lee aveva lamentato i rovesci ultimamente subiti dalla 'politica del sorriso' verso il Nord faticosamente portata avanti da Seul negli ultimi otto anni.

Da parte sua Yoon non aveva fornito motivazioni ma si era dimesso al rientro da una serie di colloqui a Washington con il collega Donald Rumsfeld.

La nomina dei successori è prevista nell'ambito di un rimpasto di governo in programma all'inizio di novembre per la necessità di sostituire il ministro degli Esteri e del Commercio Ban Ki moon, che con il prossimo anno diventerà il nuovo segretario generale dell'Onu.

ITALIA

BASE MILITARE USA A VICENZA, COMUNE DICE SI',PALLA PASSA A GOVERNO

La nuova base militare Usa a Vicenza supera il primo ostacolo: il Comune, con i soli voti della maggioranza di centrodestra, ha detto sì al raddoppio della caserma Ederle, nel sito dell'aeroporto Dal Molin. Ma il via libera di Palazzo Trissino è in realtà un rilancio della palla a Roma, al ministero di Arturo Parisi, che dovrà dare l'ok finale al piano del Pentagono, valutando impatto sociale e ambientale su Vicenza.

I vertici militari Usa sono intenzionati all' unificazione nella città veneta di tutti i 5.000 paracadutisti della 173/A brigata aviotrasportata. In questo momento circa 2.600 soldati si trovano a Vicenza, nella caserma Ederle, gli altri sono dislocati in un'altra base in Germania. Una richiesta che, secondo lo stesso Parisi, appare rispondente con lo spirito di amicizia esistente tra Italia e Stati Uniti e in continuità con la natura della precedente presenza militare americana. Contro la massiccia presenza militare a stelle e strisce si schierano i partiti della sinistra e i movimenti.

E' stata respinta (per 20 voti contro 17) la richiesta di referendum cittadino sull'argomento. Una domanda posta dal centrosinistra e dai 1500 rappresentanti dei Comitati per il "no" che hanno "assediato" pacificamente il palazzo municipale, sulla scorta dei dati dei primi sondaggi svolti in città. In particolare quello di inizio ottobre dalla Demos del prof. Ilvo Diamanti, secondo il quale il 61% dei vicentini sarebbe contrario alla nuova base, e l'84% vorrebbe comunque esprimersi con un referendum. Tra le ragioni dei contrari, spiccano le preoccupazioni per la sicurezza, aumentate nelle scorse settimane da un servizio del settimanale "l'Espresso" che parlava della futura "Ederle 2" come della più grande fortezza americana in Europa, con piattaforme lanciamissili.

VERONA: MOBILITAZIONE QUESTA SERA CONTRO BORGHEZIO

Giornata di mobilitazione oggi a Verona contro la presenza, prevista per la serata, del leghista Borghezio nel cuore di Veronetta, quartiere multietnico della città. In mattinata c'è stato un volantinaggio all'università, che proseguirà nel pomeriggio nel quartiere di Veronetta per invitare alla presa di posizione di piazza contro Borghezio

ROMA, SCIOPERO DEI LAVORATORI DELL'ATESIA

audio

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA


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gror06100627 (last edited 2008-06-26 09:55:28 by anonymous)