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'''FRANCIA'''

La periferia di Parigi di nuovo in fiamme. Gruppi di giovani hanno appiccato il fuoco ad alcune auto e si sono scontrati con pattuglia della polizia, lanciando pietre e oggetti. Un esponente nel sindacato della polizia ha riferito che un 13enne sarebbe stato fermato per aver incendiato un'auto e aver tentato di far altrettanto con un autobus. Fermato anche un altro giovane.

'''IRAQ'''

Agguati e attentati dinamitardi hanno caratterizzato in Iraq la fine del più sanguinoso Ramadan dall’inizio della guerra contro il regime di Saddam. L'episodio più grave è avvenuto su una strada a nord di Baghdad. I pullman che portavano nella capitale delle reclute della polizia disarmate sono stati bloccati dai guerriglieri che hanno fatto una strage. E il mese di ottobre è risultato il più sanguinoso dall’inizio dell’anno anche per gli americani: cinque soldati statunitensi sono stati uccisi fra sabato e domenica in svariati attacchi avvenuti a Baghdad. Quattro sono morti per colpi di arma da fuoco, uno con una bomba rudimentale. Sommandoli ai 5 caduti di sabato, il bilancio delle vittime statunitensi in tre settimane è di 84

'''AFGHANISTAN'''

La provincia occidentale di Herat, ieri, è stata teatro di violenti scontri fra fazioni rivali. Le persone rimaste uccise sono 32. Ad annunciarlo è un responsabile della polizia locale. Le violenze sono cominciate quando un capo locale, Amanullah Khan, ha violato il territorio controllato da un altro leader.


'''SUDAN'''

I ribelli del National Redemption Front (NRF) hanno accusato le milizie Janjaweed di aver attaccato ieri alcuni villaggi nell'area di Nena, nel Darfur settentrionale, uccidendo numerosi civili e stuprando due ragazze di 16 e 18 anni. Numerose fonti hanno confermato l'arrivo nella regione di contingenti armati di Janjaweed e truppe governative, che si teme possano lanciare un'offensiva su larga scala nei confronti dei due gruppi ribelli, unitisi nel NRF, che lo scorso maggio hanno rifiutato di firmare gli accordi di pace. Gli scontri in Darfur, che dal febbraio 2003 hanno provocato più di 300 mila vittime, stanno investendo anche la parte orientale del vicino Ciad.


'''MESSICO'''

Dopo aver annunciato la fine dello sciopero, in corso da cinque mesi, e il ritorno di migliaia di maestri nelle scuole per questa mattina, durante la notte il sindacato dei lavoratori del settore educativo ha fatto marcia indietro, precisando che una nuova consulta dei maestri si terrà nei prossimi giorni per votare ancora sul prosieguo della protesta. Lo riferisce oggi la stampa locale, precisando che i risultati del nuovo voto potrebbero essere resi noti il prossimo 26 ottobre. Nella mattinata di ieri, dopo una riunione durata 14 ore, il sindacato dei maestri aveva annunciato la sospensione dello sciopero e l'approvazione delle proposte conciliatorie del governo con 25 mila voti favorevoli contro 17 mila contrari. Ma poco dopo l’annuncio, spaccature interne sono emerse all’interno del movimento che sostiene lo sciopero dei maestri. L’’Assemblea popolare dei popoli di Oaxaca’ (Appo) - un’alleanza composta da gruppi sociali, attivisti politici, membri dell'opposizione, oltre che dagli stessi insegnanti - ha contestato il sindacato colpevole di aver manipolato il voto (tra i 25.000 voti a favore del ritorno in classe infatti solo 11.000 volevano farlo già da lunedì, gli altri avevano vincolato il loro assenso a date differenti) e dopo accese discussioni e accuse di tradimento, il sindacato è stato costretto ad annullare le precedenti dichiarazioni, a confermare lo sciopero e a indire una nuova consultazione interna nei prossimi giorni. Poco dopo, il governo federale messicano in una nota invitava a mettere fine al conflitto sociale in corso. Oaxaca, capitale dell’omonimo stato della federazione messicana, è presidiata da quasi 5 mesi da insegnanti, contadini e studenti che vogliono miglioramenti sociali e le dimissioni del governatore, il conservatore Ulises Ruiz. Un conflitto sociale già costato la vita a 5 persone



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FRANCIA

La periferia di Parigi di nuovo in fiamme. Gruppi di giovani hanno appiccato il fuoco ad alcune auto e si sono scontrati con pattuglia della polizia, lanciando pietre e oggetti. Un esponente nel sindacato della polizia ha riferito che un 13enne sarebbe stato fermato per aver incendiato un'auto e aver tentato di far altrettanto con un autobus. Fermato anche un altro giovane.

IRAQ

Agguati e attentati dinamitardi hanno caratterizzato in Iraq la fine del più sanguinoso Ramadan dall’inizio della guerra contro il regime di Saddam. L'episodio più grave è avvenuto su una strada a nord di Baghdad. I pullman che portavano nella capitale delle reclute della polizia disarmate sono stati bloccati dai guerriglieri che hanno fatto una strage. E il mese di ottobre è risultato il più sanguinoso dall’inizio dell’anno anche per gli americani: cinque soldati statunitensi sono stati uccisi fra sabato e domenica in svariati attacchi avvenuti a Baghdad. Quattro sono morti per colpi di arma da fuoco, uno con una bomba rudimentale. Sommandoli ai 5 caduti di sabato, il bilancio delle vittime statunitensi in tre settimane è di 84

AFGHANISTAN

La provincia occidentale di Herat, ieri, è stata teatro di violenti scontri fra fazioni rivali. Le persone rimaste uccise sono 32. Ad annunciarlo è un responsabile della polizia locale. Le violenze sono cominciate quando un capo locale, Amanullah Khan, ha violato il territorio controllato da un altro leader.

SUDAN

I ribelli del National Redemption Front (NRF) hanno accusato le milizie Janjaweed di aver attaccato ieri alcuni villaggi nell'area di Nena, nel Darfur settentrionale, uccidendo numerosi civili e stuprando due ragazze di 16 e 18 anni. Numerose fonti hanno confermato l'arrivo nella regione di contingenti armati di Janjaweed e truppe governative, che si teme possano lanciare un'offensiva su larga scala nei confronti dei due gruppi ribelli, unitisi nel NRF, che lo scorso maggio hanno rifiutato di firmare gli accordi di pace. Gli scontri in Darfur, che dal febbraio 2003 hanno provocato più di 300 mila vittime, stanno investendo anche la parte orientale del vicino Ciad.

MESSICO

Dopo aver annunciato la fine dello sciopero, in corso da cinque mesi, e il ritorno di migliaia di maestri nelle scuole per questa mattina, durante la notte il sindacato dei lavoratori del settore educativo ha fatto marcia indietro, precisando che una nuova consulta dei maestri si terrà nei prossimi giorni per votare ancora sul prosieguo della protesta. Lo riferisce oggi la stampa locale, precisando che i risultati del nuovo voto potrebbero essere resi noti il prossimo 26 ottobre. Nella mattinata di ieri, dopo una riunione durata 14 ore, il sindacato dei maestri aveva annunciato la sospensione dello sciopero e l'approvazione delle proposte conciliatorie del governo con 25 mila voti favorevoli contro 17 mila contrari. Ma poco dopo l’annuncio, spaccature interne sono emerse all’interno del movimento che sostiene lo sciopero dei maestri. L’’Assemblea popolare dei popoli di Oaxaca’ (Appo) - un’alleanza composta da gruppi sociali, attivisti politici, membri dell'opposizione, oltre che dagli stessi insegnanti - ha contestato il sindacato colpevole di aver manipolato il voto (tra i 25.000 voti a favore del ritorno in classe infatti solo 11.000 volevano farlo già da lunedì, gli altri avevano vincolato il loro assenso a date differenti) e dopo accese discussioni e accuse di tradimento, il sindacato è stato costretto ad annullare le precedenti dichiarazioni, a confermare lo sciopero e a indire una nuova consultazione interna nei prossimi giorni. Poco dopo, il governo federale messicano in una nota invitava a mettere fine al conflitto sociale in corso. Oaxaca, capitale dell’omonimo stato della federazione messicana, è presidiata da quasi 5 mesi da insegnanti, contadini e studenti che vogliono miglioramenti sociali e le dimissioni del governatore, il conservatore Ulises Ruiz. Un conflitto sociale già costato la vita a 5 persone

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