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'''MOGADISCIO: COLPI SPORADICI, PRIMI BILANCI DEI COMBATTIMENTI DI IERI'''

Sono circa 30 le persone morte e oltre un centinaio quelle rimaste ferite nei violenti combattimenti avvenuti ieri a Mogadiscio, principalmente nella zona centro-settentrionale della città, ma con almeno un paio di attentati anche in quella sud. Il bilancio degli scontri che per l’intera giornata hanno occupato le milizie locali e i soldati etiopi è stato fornito alla MISNA da fonti sanitarie che lavorano nei due principali ospedali di Mogadiscio, il Keysaney nel nord della città e il Medina Hospital nel Sud. Intanto le forze armate etiopi hanno chiuso la strada che collega Mogadiscio con Afgoye (una trentina di chilometri più a sud) dopo che ieri su quest’asse si sono verificati due attentati ai danni delle truppe etiopi.

'''BOLIVIA'''

 Sono stati rilasciati i 58 poliziotti presi in ostaggio dalla popolazione di Yacuiba, nel dipartimento meridionale di Tarija, che da giorni occupa l’impianto di gas ‘Margarita’ appartenente a una filiale della ‘Shell’ per una disputa sulle royalties tra le province di Gran Chaco e O’Connor. Il ministro degli Interni, Alfredo Raha, ha raggiunto un accordo con i movimenti civici locali che ha consentito il rilascio degli agenti, inviati sul posto per contenere le dimostrazioni, degenerate in violenti scontri che hanno già provocato una vittima e decine di feriti. Oggetto della contesa il controllo del più grande giacimento di gas del paese, ovvero i 25 milioni di dollari di royalties versati dalle multinazionali che lo gestiscono.

'''IDROCARBURI: APPROVATI NUOVI CONTRATTI CON MULTINAZIONALI'''

Il Parlamento di La Paz ha approvato all’unanimità i 44 nuovi contratti petroliferi – 37 di sfruttamento, 7 di esplorazione – firmati alla fine di ottobre tra il governo e 12 multinazionali del settore, nell’ambito del programma di nazionalizzazione degli idrocarburi lanciato il 1° maggio 2006 dal presidente Evo Morales. In una sessione congiunta del Senato, dominato dall’opposizione, e della Camera dei Deputati, controllata dal ‘Movimiento al socialismo’ (Mas, governo), il ‘Congreso’ ha avallato la legittimità degli accordi, rimasta in sospeso per mesi. In base alle nuove regole, le compagnie straniere presenti nel paese andino accettano di versare l’82% dei profitti allo Stato boliviano, contro il precedente 18%; per il governo gli introiti dovrebbero così salire da 500 milioni di dollari a 1,1 miliardi. Già a novembre, il Parlamento aveva dato il suo primo avallo ai contratti in una seduta giudicata ‘illegale’ dall’opposizione perché il governo si era avvalso di due deputati conservatori supplenti per ottenere la maggioranza; in seguito, si comprovò che alcune intese erano state rinegoziate senza la consultazione del governo. L’ultima polemica è stata provocata dalla decisione del Senato di rivedere ulteriormente i contratti con l’introduzione di modifiche, respinte dalla Camera.

'''POSADA CARRILES, MANIFESTAZIONI A CUBA'''

Manifestanti riuniti oggi a L'Avana hanno chiesto agli Stati Uniti di "rimettere il boia in prigione" durante una manifestazione organizzata in protesta della decisione di un tribunale statunitense di liberare dietro cauzione il leader anticastrista Luis Posada Carriles. Circa 5.000 giovani, radunatisi nella simbolica Tribuna anti-imperialista che si trova nei pressi della sede diplomatica di Washington nella capitale cubana, hanno denunciato "la doppia morale" degli Usa che hanno deciso di rilasciare l'uomo che secondo Cuba ed il Venezuela è il mandante di un attentato ad un aereo cubano che nel 1976 causò la morte di 73 persone.
Con striscioni e cartelli, i dimostranti hanno criticato la decisione della magistratura statunitense e gridato slogan del tipo "Qui si trova la gioventù cubana, vicino a Fidel e a Raul!". Intanto a Bayamo, 800 chilometri ad est di L'Avana, 50.000 persone hanno manifestato contro la liberazione del più celebre degli anticastristi definito il 'Bin Laden d'America latinà, che ha 79 anni e che dopo l'uscita dal carcere si è ritirato presso la sua famiglia a Miami.

DI CELMO,LIBERAZIONE BURLA A UMANITA'
Giustino di Celmo, padre di Fabio, il turista italiano morto nel settembre 1997 in un attentato a Cuba di cui le autorita' locali ritengono sia responsabile il leader anticastrista Luis Posada Carriles uscito ieri di prigione, ha dichiarato all'ANSA di L'Avana che la decisione ''e' una burla all'umanita' intera''.
''Non c'e' giustizia in quel grande paese che pretende dominare il mondo e dare l'esempio'', ha assicurato Di Celmo, che ha 85 anni e che e' di casa nell'isola caraibica dopo la tragica morte, in un attentato nell'Hotel Copacabana della capitale cubana, del figlio di 32 anni. Intanto, intervistato dalla televisione cubana durante una Tavola rotonda informativa, il linguista statunitense Noam Chomski ha sostenuto che il processo a Posada Carriles, ''uno dei principali terroristi internazionali'' e' stato ''un imbroglio''.

'''MO: re Giordania in Israele, offrirà piano arabo di pace'''

Il re di Giordania, Abdullah II, sarà in Israele nelle prossime settimane per una visita il cui obiettivo è convincere Israele ad accettare la proposta araba di pace per il Medio Oriente. Secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Maariv, l'invito al sovrano è stato presentato dal primo ministro Ehud Olmert nel corso di un colloquio telefonico. Abdullah resterà in Israele per un paio di giorni e, forse, terrà un discorso alla Knesset, il parlamento israeliano.

Nei giorni scorsi il re, alla guida di un Paese considerato importante nel ruolo di mediazione nello scacchiere mediorientale, aveva indicato come un'occasione storica il piano di pace arabo rilanciato il mese scorso a Riad nel corso del vertice della Lega Araba. Esso prevede il riconoscimento di Israele da parte di tutti gli Stati della Lega in cambio del ritiro israeliano da tutti i territori occupati nella guerra del 1967, la creazione dello Stato palestinese e una "giusta soluzione" per i profughi palestinesi.

Re Abdullah ne ha parlato ad Amman, in virtù di un incarico di mediazione conferito a Giordania ed Egitto dal vertice di Riad, con una delegazione guidata da Dalia Yitzik, presidente della Knesset, che in questo periodo ricopre anche la funzione di capo dello Stato.
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'''GLI USA: LO SCUDO SPAZIALE PROTEGGERA' ANCHE TUTTA ITALIA'''

Il previsto 'scudo spaziale' antimissile che gli Stati Uniti progettano di installare in Polonia e Repubblica Ceca garantirà anche la piena copertura dell'Italia. Washington fa chiarezza sull'effettiva potenza del suo previsto 'terzo sito' di difesa balistica e incassa l' appoggio degli altri paesi alleati della Nato sulla sua controversa proposta, ma, per il momento, non riesce a convincere la Russia.
Il tema dello 'scudo spaziale' è stato affrontato per la prima volta ad "alto livello" a Bruxelles, sia in sede di Consiglio Nordatlantico, sia di Consiglio Nato-Russia. Al termine dei lavori il Segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, ha espresso soddisfazione, ma è stato costretto a constatare la chiusura di Mosca.
"Tutti gli alleati concordano sul fatto che la proliferazione missilistica costituisce una minaccia ha detto Scheffer durante una conferenza stampa al quartier generale della Nato a Bruxelles -. Gli alleati sono convinti che il sistema Usa non avrà alcun impatto sull'equilibrio strategico dell'Europa".
Il sistema prevede l'installazione di un massimo di dieci intercettori in Polonia e l'installazione di una sofisticata base radar nella Repubblica Ceca. I 26 paesi della Nato, ha proseguito Scheffer, "sono convinti che dieci intercettori non costituiranno alcuna minaccia alla Russia".
Da parte sua, il direttore dell'Agenzia americana per la difesa anti-missilistica, Harry Trey Obering, ha voluto rassicurare quei paesi dell'Europa meridionale preoccupati di rimanere fuori dalla portata del previsto 'scudo'. "Il sito proposto in Polonia coprirà tutta l'Italia - ha detto il generale Obering rispondendo a chi gli chiedeva se il sistema garantirà anche la copertura del Paese -, coprirà gran parte dell'Europa del Sud, cominceremo a perdere copertura in paesi come la Grecia e ovviamente la Turchia".
Il generale americano ha quindi voluto ribadire la sua risposta: "Ma coprirà tutta l'Italia", sottolineando che proteggerà anche la Spagna.
Per la Russia, però, i problemi sono altri. "I russi pensano che ci sia un collegamento tra i missili in Polonia e la capacità strategica della Russia, ma questa percezione non è condivisa né da me, né dagli alleati della Nato ha spiegato Scheffer -. Inoltre, ci sono differenze nella percezione della minaccia della proliferazione dei missili balistici".
Se da una parte, infatti, "molti" alleati concordano sul fatto che la proliferazione missilistica (anche da parte dell' Iran) comporta una "minaccia crescente" per l Europa, Mosca non la pensa allo stesso modo.
La Russia, inoltre, guarda al futuro e si chiede se da dieci gli intercettori in Polonia (gli altri due siti interessati dal progetto sono l'Alaska e la California) non possano diventare 30, 50 o cento. Una preoccupazione, questa, alla quale Washington risponde sottolineando che comunque ci sarà sempre un sistema di controlli e verifiche.

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Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

Siparietto


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

MOGADISCIO: COLPI SPORADICI, PRIMI BILANCI DEI COMBATTIMENTI DI IERI

Sono circa 30 le persone morte e oltre un centinaio quelle rimaste ferite nei violenti combattimenti avvenuti ieri a Mogadiscio, principalmente nella zona centro-settentrionale della città, ma con almeno un paio di attentati anche in quella sud. Il bilancio degli scontri che per l’intera giornata hanno occupato le milizie locali e i soldati etiopi è stato fornito alla MISNA da fonti sanitarie che lavorano nei due principali ospedali di Mogadiscio, il Keysaney nel nord della città e il Medina Hospital nel Sud. Intanto le forze armate etiopi hanno chiuso la strada che collega Mogadiscio con Afgoye (una trentina di chilometri più a sud) dopo che ieri su quest’asse si sono verificati due attentati ai danni delle truppe etiopi.

BOLIVIA

  • Sono stati rilasciati i 58 poliziotti presi in ostaggio dalla popolazione di Yacuiba, nel dipartimento meridionale di Tarija, che da giorni occupa l’impianto di gas ‘Margarita’ appartenente a una filiale della ‘Shell’ per una disputa sulle royalties tra le province di Gran Chaco e O’Connor. Il ministro degli Interni, Alfredo Raha, ha raggiunto un accordo con i movimenti civici locali che ha consentito il rilascio degli agenti, inviati sul posto per contenere le dimostrazioni, degenerate in violenti scontri che hanno già provocato una vittima e decine di feriti. Oggetto della contesa il controllo del più grande giacimento di gas del paese, ovvero i 25 milioni di dollari di royalties versati dalle multinazionali che lo gestiscono.

IDROCARBURI: APPROVATI NUOVI CONTRATTI CON MULTINAZIONALI

Il Parlamento di La Paz ha approvato all’unanimità i 44 nuovi contratti petroliferi – 37 di sfruttamento, 7 di esplorazione – firmati alla fine di ottobre tra il governo e 12 multinazionali del settore, nell’ambito del programma di nazionalizzazione degli idrocarburi lanciato il 1° maggio 2006 dal presidente Evo Morales. In una sessione congiunta del Senato, dominato dall’opposizione, e della Camera dei Deputati, controllata dal ‘Movimiento al socialismo’ (Mas, governo), il ‘Congreso’ ha avallato la legittimità degli accordi, rimasta in sospeso per mesi. In base alle nuove regole, le compagnie straniere presenti nel paese andino accettano di versare l’82% dei profitti allo Stato boliviano, contro il precedente 18%; per il governo gli introiti dovrebbero così salire da 500 milioni di dollari a 1,1 miliardi. Già a novembre, il Parlamento aveva dato il suo primo avallo ai contratti in una seduta giudicata ‘illegale’ dall’opposizione perché il governo si era avvalso di due deputati conservatori supplenti per ottenere la maggioranza; in seguito, si comprovò che alcune intese erano state rinegoziate senza la consultazione del governo. L’ultima polemica è stata provocata dalla decisione del Senato di rivedere ulteriormente i contratti con l’introduzione di modifiche, respinte dalla Camera.

POSADA CARRILES, MANIFESTAZIONI A CUBA

Manifestanti riuniti oggi a L'Avana hanno chiesto agli Stati Uniti di "rimettere il boia in prigione" durante una manifestazione organizzata in protesta della decisione di un tribunale statunitense di liberare dietro cauzione il leader anticastrista Luis Posada Carriles. Circa 5.000 giovani, radunatisi nella simbolica Tribuna anti-imperialista che si trova nei pressi della sede diplomatica di Washington nella capitale cubana, hanno denunciato "la doppia morale" degli Usa che hanno deciso di rilasciare l'uomo che secondo Cuba ed il Venezuela è il mandante di un attentato ad un aereo cubano che nel 1976 causò la morte di 73 persone. Con striscioni e cartelli, i dimostranti hanno criticato la decisione della magistratura statunitense e gridato slogan del tipo "Qui si trova la gioventù cubana, vicino a Fidel e a Raul!". Intanto a Bayamo, 800 chilometri ad est di L'Avana, 50.000 persone hanno manifestato contro la liberazione del più celebre degli anticastristi definito il 'Bin Laden d'America latinà, che ha 79 anni e che dopo l'uscita dal carcere si è ritirato presso la sua famiglia a Miami.

DI CELMO,LIBERAZIONE BURLA A UMANITA' Giustino di Celmo, padre di Fabio, il turista italiano morto nel settembre 1997 in un attentato a Cuba di cui le autorita' locali ritengono sia responsabile il leader anticastrista Luis Posada Carriles uscito ieri di prigione, ha dichiarato all'ANSA di L'Avana che la decisione e' una burla all'umanita' intera. Non c'e' giustizia in quel grande paese che pretende dominare il mondo e dare l'esempio, ha assicurato Di Celmo, che ha 85 anni e che e' di casa nell'isola caraibica dopo la tragica morte, in un attentato nell'Hotel Copacabana della capitale cubana, del figlio di 32 anni. Intanto, intervistato dalla televisione cubana durante una Tavola rotonda informativa, il linguista statunitense Noam Chomski ha sostenuto che il processo a Posada Carriles, uno dei principali terroristi internazionali e' stato un imbroglio.

MO: re Giordania in Israele, offrirà piano arabo di pace

Il re di Giordania, Abdullah II, sarà in Israele nelle prossime settimane per una visita il cui obiettivo è convincere Israele ad accettare la proposta araba di pace per il Medio Oriente. Secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Maariv, l'invito al sovrano è stato presentato dal primo ministro Ehud Olmert nel corso di un colloquio telefonico. Abdullah resterà in Israele per un paio di giorni e, forse, terrà un discorso alla Knesset, il parlamento israeliano.

Nei giorni scorsi il re, alla guida di un Paese considerato importante nel ruolo di mediazione nello scacchiere mediorientale, aveva indicato come un'occasione storica il piano di pace arabo rilanciato il mese scorso a Riad nel corso del vertice della Lega Araba. Esso prevede il riconoscimento di Israele da parte di tutti gli Stati della Lega in cambio del ritiro israeliano da tutti i territori occupati nella guerra del 1967, la creazione dello Stato palestinese e una "giusta soluzione" per i profughi palestinesi.

Re Abdullah ne ha parlato ad Amman, in virtù di un incarico di mediazione conferito a Giordania ed Egitto dal vertice di Riad, con una delegazione guidata da Dalia Yitzik, presidente della Knesset, che in questo periodo ricopre anche la funzione di capo dello Stato.

ITALIA

GLI USA: LO SCUDO SPAZIALE PROTEGGERA' ANCHE TUTTA ITALIA

Il previsto 'scudo spaziale' antimissile che gli Stati Uniti progettano di installare in Polonia e Repubblica Ceca garantirà anche la piena copertura dell'Italia. Washington fa chiarezza sull'effettiva potenza del suo previsto 'terzo sito' di difesa balistica e incassa l' appoggio degli altri paesi alleati della Nato sulla sua controversa proposta, ma, per il momento, non riesce a convincere la Russia. Il tema dello 'scudo spaziale' è stato affrontato per la prima volta ad "alto livello" a Bruxelles, sia in sede di Consiglio Nordatlantico, sia di Consiglio Nato-Russia. Al termine dei lavori il Segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, ha espresso soddisfazione, ma è stato costretto a constatare la chiusura di Mosca. "Tutti gli alleati concordano sul fatto che la proliferazione missilistica costituisce una minaccia ha detto Scheffer durante una conferenza stampa al quartier generale della Nato a Bruxelles -. Gli alleati sono convinti che il sistema Usa non avrà alcun impatto sull'equilibrio strategico dell'Europa". Il sistema prevede l'installazione di un massimo di dieci intercettori in Polonia e l'installazione di una sofisticata base radar nella Repubblica Ceca. I 26 paesi della Nato, ha proseguito Scheffer, "sono convinti che dieci intercettori non costituiranno alcuna minaccia alla Russia". Da parte sua, il direttore dell'Agenzia americana per la difesa anti-missilistica, Harry Trey Obering, ha voluto rassicurare quei paesi dell'Europa meridionale preoccupati di rimanere fuori dalla portata del previsto 'scudo'. "Il sito proposto in Polonia coprirà tutta l'Italia - ha detto il generale Obering rispondendo a chi gli chiedeva se il sistema garantirà anche la copertura del Paese -, coprirà gran parte dell'Europa del Sud, cominceremo a perdere copertura in paesi come la Grecia e ovviamente la Turchia". Il generale americano ha quindi voluto ribadire la sua risposta: "Ma coprirà tutta l'Italia", sottolineando che proteggerà anche la Spagna. Per la Russia, però, i problemi sono altri. "I russi pensano che ci sia un collegamento tra i missili in Polonia e la capacità strategica della Russia, ma questa percezione non è condivisa né da me, né dagli alleati della Nato ha spiegato Scheffer -. Inoltre, ci sono differenze nella percezione della minaccia della proliferazione dei missili balistici". Se da una parte, infatti, "molti" alleati concordano sul fatto che la proliferazione missilistica (anche da parte dell' Iran) comporta una "minaccia crescente" per l Europa, Mosca non la pensa allo stesso modo. La Russia, inoltre, guarda al futuro e si chiede se da dieci gli intercettori in Polonia (gli altri due siti interessati dal progetto sono l'Alaska e la California) non possano diventare 30, 50 o cento. Una preoccupazione, questa, alla quale Washington risponde sottolineando che comunque ci sarà sempre un sistema di controlli e verifiche.

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

Kabul: Hanefi non ha rispettato la legge

Hanefi è sotto interrogatorio per non aver rispettato la legge, così l'Ambasciata afghana a Roma, in un comunicato, a proposito del collaboratore di Emergency agli arresti per il suo ruolo nella vicenda Mastrogiacomo.

"A proposito del caso del sig. Rahmatullah Hanefi non sarebbe leale dimenticare che l'Afghanistan ha una vera democrazia e avanzata Costituzione con adeguata chiarezza nelle norme di legge e la protezione dei diritti e dei privilegi di tutti gli individui. Tutti sono innocenti fino ad una provata colpevolezza - scrive l'ambasciata - il sig. Hanefi è sotto interrogatorio per non aver rispettato la legge. Tuttavia questi interrogatori procedono in accordo con le disposizioni delle leggi afghane. L'ambasciata assicura l'opinione pubblica che l'esito finale delle interrogazioni del sig. Hanefi sarà rivelato appena il procedimento legale avrà terminato il suo percorso dovuto".

Nella nota, l'Ambasciata afghana a Roma esprime poi la sua "sincera gratitudine a Emergency" e si augura che la sua attività umanitaria "riprenda le funzioni il prima possibile".

"L'Ambasciata, da parte del governo e del popolo afghano, esprime la sua sincera gratitudine a Emergency ed al suo staff per i suoi nobili e umanitari servizi a uomini, donne, bambini malati, feriti e vittime innocenti a partire dall'anno 1999, tempi duri e difficili per il Paese", si legge nel comunicato.

"Il governo ed il popolo afghano - continua il testo - si augura che questa attività umanitaria, che fino ad oggi ha curato più di 1.500.000 uomini, riprenda le sue funzioni il prima possibile.

Cuba: manifestazioni Avana e Bayamo

Manifestazioni all'Avana e Bayamo per protestare contro la decisione Usa di liberare il leader anticastrista Luis Posada Carriles.Circa 5.000 giovani hanno denunciato gli Usa che hanno rilasciato l'uomo che secondo Cuba ed il Venezuela e' il mandante di un attentato ad un aereo cubano che nel 1976 causo' la morte di 73 persone. Giustino di Celmo, padre di Fabio, il turista italiano morto nel 1997 in un attentato a Cuba, ha dichiarato che la decisione 'e' una burla all'umanita' intera'.

Kirghizistan: polizia disperde folla

La polizia ha usato gas lacrimogeni e ordigni assordanti per disperdere alcune migliaia di dimostranti dell'opposizione radunati a Bishkek. I manifestanti si sono riuniti vicino al palazzo del governo nella capitale kirghiza per chiedere le dimissioni del presidente Kurmanbek Bakiev ed elezioni anticipate. Lo riferiscono le agenzie. Testimoni riferiscono anche di aver udito degli spari. La folla e' fuggita nel panico e sul posto sono arrivate ambulanze a sirene spiegate.

ITALIA


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gror070420 (last edited 2008-06-26 09:50:48 by anonymous)