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'''MAI PIÙ SOLDI PUBBLICI AL RE…'''

Niente denaro statale per il re Gyanendra e tutti i membri della dinastia reale in Nepal: dopo aver ridotto drasticamente le sue prerogative politiche, nel presentare la legge finanziaria il governo ha deciso di privare sovrano, regina e principi dell’indennità pubblica che finora ammontava a 18,7 milioni di rupie all’anno (oltre 208.000 euro). I vertici politici intendono inoltre ridimensionare la quota di personale al servizio della monarchia, presente nel paese da 238 anni, dislocando presso ministeri o altre istituzioni pubbliche metà delle 700 persone attualmente impegnate a servire il re. Già lo scorso anno l’indennità pubblica dovuta alla casa reale era stata notevolmente ridotta. Al potere dal 2001 dopo lo sterminio della famiglia reale compiuto dal principe Dipendra, (che poi si tolse la vita) Gyanendra – fratello del re ucciso – perse ogni sostegno popolare nel febbraio 2005 quando, con un colpo di mano, licenziò il governo e assunse il controllo diretto della nazione. Nell’aprile 2006, dopo settimane di sommosse popolari guidate dall’opposizione e appoggiate dai ribelli maoisti – dal 1996 in guerra soprattutto per eliminare la monarchia – il sovrano fu costretto a cedere il potere, mentre nel paese tornava la pace e a novembre veniva firmata l’intesa con i guerriglieri, che entravano così a far parte del governo. Le elezioni dell’Assemblea Costituente previste per il prossimo novembre decideranno definitivamente il futuro della monarchia.

'''‘GUERRA SPORCA’: "NESSUNA PROVA" CONTRO EX-PRESIDENTE ECHEVERRÍA'''

Il massacro di un numero ancora imprecisato di studenti da parte delle forze di sicurezza nella ‘Plaza de Tlatelolco’ di Città del Messico il 2 ottobre 1968 fu un atto di “genocidio”; sulle responsabilità dell’allora presidente della Repubblica Luis Echeverría Álvarez, accusato di aver ordinato la strage, tuttavia “non ci sono prove” e non è possibile processarlo: lo ha deciso il giudice Jesus Guadalupe Luna prosciogliendo Echeverría, agli arresti domiciliari dalla fine del 2006, primo capo dello Stato ad essere perseguito per "genocidio" in relazione alla cosiddetta ‘guerra sporca’, come è stata chiamata la campagna di repressione condotta dai governi succedutisi tra la fine degli Anni ’60 e l’inizio degli Anni ’80 contro i movimenti studenteschi e sociali di sinistra. La Procura generale della Repubblica ha ora dieci giorni di tempo per ricorrere contro la decisione del giudice: in caso contrario Echeverría tornerà un uomo libero, avendo già ottenuto l’esonero dal processo chiesto nei suoi confronti per un altro massacro, quello passato alla storia come “strage del Corpus Domini”, del 10 giugno 1971, costato la vita a decine di universitari per mano dello squadrone degli ‘Halcones’ (falconi), agenti di polizia in borghese. Per la presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, Rosario Ibarra, il pronunciamento del giudice Luna è frutto di un “accordo” tra il Partido Revolucionario Institucional (Pri, opposizione) di Echeverría e il ‘Partido Acción Nacional’ (Pan, governo) del presidente Felipe Calderón, “affinché non vengano puniti i crimini del passato, in cambio dell’approvazione della riforma fiscale; un accordo – ha sottolineato - di un’immoralità assoluta”.

'''Afghanistan: uccisi militari GB e Olanda'''

Il soldato della forza della Nato in Afghanistan ucciso ieri sera durante un'operazione miliare nel sud del Paese, epicentro dell'insurrezione dei taleban è di nazionalità britannica. Lo riferisce un comunicato del ministero della difesa britannico. Anche un militare olandese di stanza in Afghanistan è morto ieri. L'attacco in cui il soldato britannico è rimasto ucciso e due suoi compagni feriti è avvenuto vicino alla città di Gareshk, nella provincia di Helmand.
Sale così a 64 il bilancio dei britannici morti dall'inizio dell'intervento della coalizione internazionale.

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MAI PIÙ SOLDI PUBBLICI AL RE…

Niente denaro statale per il re Gyanendra e tutti i membri della dinastia reale in Nepal: dopo aver ridotto drasticamente le sue prerogative politiche, nel presentare la legge finanziaria il governo ha deciso di privare sovrano, regina e principi dell’indennità pubblica che finora ammontava a 18,7 milioni di rupie all’anno (oltre 208.000 euro). I vertici politici intendono inoltre ridimensionare la quota di personale al servizio della monarchia, presente nel paese da 238 anni, dislocando presso ministeri o altre istituzioni pubbliche metà delle 700 persone attualmente impegnate a servire il re. Già lo scorso anno l’indennità pubblica dovuta alla casa reale era stata notevolmente ridotta. Al potere dal 2001 dopo lo sterminio della famiglia reale compiuto dal principe Dipendra, (che poi si tolse la vita) Gyanendra – fratello del re ucciso – perse ogni sostegno popolare nel febbraio 2005 quando, con un colpo di mano, licenziò il governo e assunse il controllo diretto della nazione. Nell’aprile 2006, dopo settimane di sommosse popolari guidate dall’opposizione e appoggiate dai ribelli maoisti – dal 1996 in guerra soprattutto per eliminare la monarchia – il sovrano fu costretto a cedere il potere, mentre nel paese tornava la pace e a novembre veniva firmata l’intesa con i guerriglieri, che entravano così a far parte del governo. Le elezioni dell’Assemblea Costituente previste per il prossimo novembre decideranno definitivamente il futuro della monarchia.

‘GUERRA SPORCA’: "NESSUNA PROVA" CONTRO EX-PRESIDENTE ECHEVERRÍA

Il massacro di un numero ancora imprecisato di studenti da parte delle forze di sicurezza nella ‘Plaza de Tlatelolco’ di Città del Messico il 2 ottobre 1968 fu un atto di “genocidio”; sulle responsabilità dell’allora presidente della Repubblica Luis Echeverría Álvarez, accusato di aver ordinato la strage, tuttavia “non ci sono prove” e non è possibile processarlo: lo ha deciso il giudice Jesus Guadalupe Luna prosciogliendo Echeverría, agli arresti domiciliari dalla fine del 2006, primo capo dello Stato ad essere perseguito per "genocidio" in relazione alla cosiddetta ‘guerra sporca’, come è stata chiamata la campagna di repressione condotta dai governi succedutisi tra la fine degli Anni ’60 e l’inizio degli Anni ’80 contro i movimenti studenteschi e sociali di sinistra. La Procura generale della Repubblica ha ora dieci giorni di tempo per ricorrere contro la decisione del giudice: in caso contrario Echeverría tornerà un uomo libero, avendo già ottenuto l’esonero dal processo chiesto nei suoi confronti per un altro massacro, quello passato alla storia come “strage del Corpus Domini”, del 10 giugno 1971, costato la vita a decine di universitari per mano dello squadrone degli ‘Halcones’ (falconi), agenti di polizia in borghese. Per la presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, Rosario Ibarra, il pronunciamento del giudice Luna è frutto di un “accordo” tra il Partido Revolucionario Institucional (Pri, opposizione) di Echeverría e il ‘Partido Acción Nacional’ (Pan, governo) del presidente Felipe Calderón, “affinché non vengano puniti i crimini del passato, in cambio dell’approvazione della riforma fiscale; un accordo – ha sottolineato - di un’immoralità assoluta”.

Afghanistan: uccisi militari GB e Olanda

Il soldato della forza della Nato in Afghanistan ucciso ieri sera durante un'operazione miliare nel sud del Paese, epicentro dell'insurrezione dei taleban è di nazionalità britannica. Lo riferisce un comunicato del ministero della difesa britannico. Anche un militare olandese di stanza in Afghanistan è morto ieri. L'attacco in cui il soldato britannico è rimasto ucciso e due suoi compagni feriti è avvenuto vicino alla città di Gareshk, nella provincia di Helmand. Sale così a 64 il bilancio dei britannici morti dall'inizio dell'intervento della coalizione internazionale.

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