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ESTERI

Nel mondo lavorano 1,2 miliardi di donne, ma il 50% e' precario

Nel mondo lavorano 1,2 miliardi di donne, il 18,4% in piu' rispetto a 10 anni fa ma sempre meno degli 1,8 miliardi di uomini impiegati in attivita' produttive. E' quanto emerge dall'ultimo 'Global Employment Trend for women' dell'Ilo publicato oggi a Ginevra alla vigilia della festa delle donne e da cui emerge anche che il 51,7% (contro il 56,1% di 10 anni fa) delle donne sono occupate in impieghi 'vulnerabili', ovvero senza garanzia di continuita': in pratica precarie. Precari anche gli uomini, al 48,7% contro il 50,7% di 10 anni fa.

Il rapporto, che parte dal 1997 fino al 2007, registra comunque che se sono aumentate le donne lavoratrici e' anche aumentato il tasso di disoccupazione: 81,6 milioni le donne senza lavoro contro i 70,2 milioni di 10 anni fa. Tra gli uomini i disoccupati sono saliti ancora di piu': 108,3 milioni dai 94,6 precedenti. E' invece sceso il tasso di disoccupazione, al 6,4% per le donne (da 6,5%) e al 5,7% (da 5,8%) per gli uomini.

Lo studio arriva alla conclusione che le aree in cui si e' verificato una maggiore partecipazione femminile al lavoro sono anche quelle piu' sviluppate economicamente. Un esempio e' il Nord Africa dove solo 2 donne su 10 in eta' lavorativa sono attive contro 7 uomini su 10. Tuttavia la partecipazione femminile al lavoro non aiuta questi paesi a uscire dalla poverta: nell'Africa sub-sahariana, tra le zone piu' povere del mondo, infatti si registra il tasso di attivita' lavorativa femminile piu' alta del mondo, pari al 62,6%.

SPAGNA

KOSOVO

Georgia-Russia: Kosovo, Abkhazia vuole riconoscimento

Mosca - Un'altra tessera del domino sta traballando sotto il colpo dell' "effetto Kosovo" nella piccola repubblica ex sovietica della Georgia: l'Abkhazia ha seguito a distanza di due giorni l'esempio dell'Ossezia del sud e ha chiesto il riconoscimento della sua indipendenza all'Onu, alla Russia, all'Ue e all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce).

A incoraggiare la mossa, stando al governo georgiano, è stata ieri la decisione di Mosca di abolire le sanzioni votate nel 1996 dalla Csi (la Comunità di stati indipendenti nata sulle ceneri dell'Urss) contro la repubblica autonoma ribelle. Decisione, secondo la stampa russa, dettata da motivi sia politici - ammonire l'Occidente sulle conseguenze del riconoscere l'indipendenza kosovara -, sia per questioni economiche. La Russia, secondo i giornali moscoviti, vorrebbe coinvolgere la confinante Abkhazia nell'organizzazione delle olimpiadi invernali di Soci del 2014.

UNA "MAREA UMANA" CONTRO VIOLENZA DEI PARAMILITARI E I CRIMINI DI STATO

Vestita in alcuni casi di nero in segno di lutto e di bianco, simbolo della pace, una ‘marea umana’, come l’hanno definita i media colombiani, si è riversata ieri per le strade di oltre 20 città del paese - mentre si svolgevano manifestazioni anche in decine di altre località nel mondo - per dire “Basta alla violenza e ai crimini di stato” ed esigere dai paramilitari di estrema destra la piena assunzione di responsabilità per decine di migliaia di morti e milioni di ‘desplazados’ (sfollati) provocati da un conflitto interno che dura ormai da oltre 40 anni. Con in mano le foto dei loro cari scomparsi, decine di migliaia di persone, tutte in bianco o in nero, hanno marciato nella sola capitale Bogotá: moltissime le donne, le più colpite dalle conseguenze della guerra, come ha testimoniato la ‘Red Nacional de Mujeres Desplazadas’. “La Esperanza, il nostro villaggio nel dipartimento di Antioquia, era un luogo tranquillo ma poi il 21 luglio 1996 arrivò il comandante paramilitare Ramón Isaza, appoggiato dai soldati, e cominciò a portarsi via la gente, mio marito, i miei fratelli, 15 miei familiari... Li abbiamo cercati ovunque, lo abbiamo chiesto anche a Isaza dove fossero ma lui ci ha risposto che loro non seppellivano la gente, la gettavano nei fiumi” è stata la toccante testimonianza di Flor Gallego, contadina giunta dal nord-ovest. “È un omaggio nazionale e internazionale a tutte le vittime dei paramilitari e degli agenti statali” ha detto Ivan Cepeda, figlio del senatore del ‘Partido Comunista’ Manuel Cepeda ucciso dai ‘paras’ nel 1994.

ATTENTATI A MOSSUL, SALE BILANCIO ESPLOSIONI DI IERI A BAGHDAD

Un attentatore suicida si è lanciato oggi a bordo di un’auto-bomba contro una stazione della polizia nella zona di Ras al-Jada, settore occidentale di Mossul, 400 chilometri a nord di Baghdad, uccidendo tre o quattro persone - secondo fonti diverse di stampa locale - tra cui due poliziotti e una bambina; alcune decine i feriti. Dopo l’attentato, altri due ordigni sono esplosi nel centro della stessa città provocando almeno un morto: la prima bomba è deflagrata di fronte alla casa di un poliziotto nel quartiere di Nabi Scitt, senza fare vittime; mentre un gruppo di persone si radunava sul luogo dello scoppio una seconda bomba è detonata ferendo anche 14 persone. E' salito intanto il bilancio degli attentati di ieri nel quartiere centrale di Karrada a Baghdad: 68 morti e 120 feriti secondo l'agenzia ‘Aswat al-Iraq’; secondo la tv irachena ‘al-Sharkiya’ all’esplosione del primo ordigno sarebbe seguita quella innescata da un attentatore suicida che si è fatto saltare in aria tra la folla.

ITALIA

SFRUTTATE NEL NOME DI DIO

Ma se lavora è meglio privarla dei diritti, costa meno. Sarà per questo che una sua azienda, l’ORP (Opera Romana Pellegrinaggi), che gestisce la linea capitoli- na dei bus turistici di “Roma Cristiana” preferisce tenere le hostess di bordo tutte rigorosamente precarie Fino un anno fa, prima che le lavoratrici dei BUS 110 e Archebus, dell’azienda Trambus Open (la stessa che fornisce i bus anche alla ORP), iniziassero la loro lotta per la stabilizzazione e contro la discriminazione di genere (gli autisti maschi avevano un contratto di lavoro dipendente, le hostess un contratto a Partita IVA ed erano appaltate ad una cooperativa), le hostess dei BUS Roma Cristiana lavoravano tutte “stabilmente” in nero. Quando, nel giugno 2007, alle hostess di Trambus Open fu riconosciuto il diritto ad un contratto subor- dinato a tempo indeterminato, l’ORP sembrò volersi mettere parzialmente in regola assumendo le hostess tramite lavoro interinale (precarie ma almeno con una forma contrattuale prevista dall’ordinamento italiano). Ma il “pentimento” è durato poco. Infatti, in tutti questi mesi l’ORP ha continuato ad assumere e sfruttare, insieme alle 20 lavoratrici (circa) in affitto, altre 20 hostess (circa) completamente in nero. IN NERO, cioè sot- topagate e senza alcun diritto per malattia, infortunio, MATERNITA’, pensione. Insomma i dirigenti dell’azien- da del Vaticano, l’ORP, non trovano nulla di immorale nello sfruttare a nero delle lavoratrici e, evidentemente, pensano di dover rispondere solo alle leggi divine se hanno deciso di non rispettare così spudoratamente quelle italiane. In verità, qualche deroga la devono aver ricevuta anche per i comandamenti cristiani se “padre Cesare”, dirigente dell’ORP, in una recente intervista a “La repubblica”, ha potuto candidamente dichiarare che su Roma Cristiana tutte le lavoratrici hanno contratti regolari. E la giunta del Comune di Roma che dice?! I bus e gli autisti sono “gentilmente” forniti dall’azienda comuna- le Trambus Open. Possibile che nessuno si sia mai chiesto quali condizioni di lavoro erano “offerte” a queste lavoratrici. O, l’unità tra laici e cattolici che tanto piace all’ex sindaco Veltroni è quella all’insegna della preca- rietà e sfruttamento?! E’ ora che le gerarchie Vaticane, anziché lanciare precetti morali al mondo intero, inizino a fare pulizia totale di ogni forma di precarietà e sfruttamento nelle proprie aziende. Iniziando dalle hostess dei bus di Roma Cristiana che hanno diritto tutte ad un contratto regolare e una retribuzione dignitosa. E’ ora che in questa città si smetta definitivamente di sfruttare impunemente il lavoro delle donne!

Siparietto


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gror080307 (last edited 2008-06-26 10:05:40 by anonymous)