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KABUL: VITTIME CIVILI IN ATTENTATO SUICIDA

Almeno sei civili sono stati uccisi e altri 18 sono rimasti feriti in un attentato suicida avvenuto questa mattina sulla strada per l’aeroporto di Kabul: secondo fonti della polizia locale il probabile obiettivo dell’attentatore, che ha usato un’auto-bomba, sarebbe stato un convoglio di soldati della coalizione internazionale a guida americana, rimasti illesi. L'esplosione è avvenuta in un momento di traffico intenso su una delle strade più frequentate della capitale: “Sono stati colpiti dieci veicoli civili. I feriti sono stati trasportati d’urgenza negli ospedali, da cui attendiamo notizie” ha detto il capo della polizia criminale di Kabul, generale Alishah Paktiawali. Fonti di agenzia internazionali riferiscono che l’attacco sarebbe già stato rivendicato da un portavoce dei talebani: quest’ultimo avrebbe annunciato la distruzione di due veicoli militari e l’uccisione di un numero imprecisato di soldati stranieri; il comando americano non si è ancora espresso sull’accaduto.

Iraq: scontro truppe USA e insorti nel sud, civili uccisi

BAGHDAD - Truppe americane e insorti iracheni hanno ingaggiato uno scontro a fuoco dopo un attacco a colpi di razzi partito da una zona controllata dall'Esercito del Mehdi, la milizia del leader radicale sciita Moqtada Sadr. Lo ha detto oggi la polizia irachena, secondo cui nella battaglia sono stati uccisi due civili. Una portavoce militare americana ha confermato che ieri sera soldati americani hanno risposto dopo che la loro base a Kut era stata attaccata con il lancio di quattro razzi. Non ha invece confermato la morte dei due civili.

CONTRACTORS/MERCENARI: QUANDO L'IMMUNITÀ SFIORA L'IMPUNITÀ…

Armati e ben equipaggiati, agiscono senza sorveglianza e senza dover rendere conto delle loro attività: persino il Consiglio dei diritti umani dell'Onu li definisce "mercenari", accusandoli di violazioni dei diritti umani. Sono le guardie di sicurezza, anche chiamati 'contractors', reclutati da un numero crescente di società in zone di conflitti come l'Afghanistan, l'Iraq e la Colombia; nella maggior parte de casi sono ex-militari o poliziotti. "Ma una volta coinvolti in un conflitto armato di bassa intensità o in una situazione di post-conflitto, diventano di fatto soldati privati dotati di equipaggiamento militare" ha sottolineato il gruppo di lavoro dell'Onu sull'uso dei mercenari, di fronte al Consiglio dei diritti umani riunito per la sua VII sessione a Ginevra fino al 28 marzo. "Quando queste guardie sono responsabili soltanto di fronte al datore di lavoro, l'immunità si può trasformare molto facilmente in impunità" affermano gli esperti, riferendosi al fatto che in molti casi, la legislazione del paese ospitante accorda l'immunità a questi 'soldati privati'. "Una grande parte di responsabilità – aggiungono – ricade sugli stati d'origine di queste società transnazionali che esportano i loro servizi". Il gruppo di lavoro sull'utilizzo dei mercenari è stato creato nel 2005 per studiare l'impatto delle società militari o di sicurezza sul rispetto dei diritti umani.

Serbia: Tadic scioglie parlamento, elezioni 11 maggio

BELGRADO - Il presidente della Serbia, Boris Tadic, ha decretato oggi lo scioglimento del parlamento, in tempo utile per convocare le elezioni legislative anticipate l'11 maggio prossimo secondo quanto preannunciato nei giorni scorsi dopo la crisi del governo di Vojislav Kostunica.

"Il presidente della Repubblica ha firmato un decreto con il quale ha disposto lo scioglimento del Parlamento convocando al contempo le elezioni legislative, da tenersi l'11 maggio, stesso giorno in cui sono già indette le elezioni locali", si legge in una nota diffusa dal gabinetto presidenziale.

La crisi che ha provocato la fine della legislatura nella maggiore repubblica ex jugoslava (dopo appena un anno) è conseguenza della rottura deflagrata la settimana scorsa in seno alla coalizione di governo tra le forze liberali vicine a Tadic e i nazional-conservatori del premier Kostunica.

All'origine del contrasto, una diversa visione dei rapporti con l'UE (da condizionare al riconoscimento esplicito dell'integrità territoriale serba secondo Kostunica; da portare avanti in ogni modo, secondo i liberali) dopo la secessione unilaterale dalla Serbia, il 17 febbraio, della provincia a maggioranza albanese del Kosovo: avallata dagli Stati Uniti e da molti governi europei, ma respinta come illegale da Belgrado, oltre che dalla Russia e da diversi Paesi non occidentali.

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