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ITALIA

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NOTIZIE BREVI

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ANZIANA PALESTINESE UCCISA A KHAN YUNIS

Un’anziana palestinese è stato uccisa nelle prime ore di oggi in un raid lanciato dalle forze speciali israeliane nella zona di Khaza'a, a est di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza: lo riferisce l’agenzia palestinese ‘Maan’; per il momento non ci sono conferme da fonti israeliane. Secondo la ‘Maan’, i soldati israeliani avrebbero aperto il fuoco contro alcune abitazioni civili, danneggiando anche le coltivazioni presenti nella zona. La donna è arrivata già morta al ‘Nasser Hospital’ di Khan Yunis: è stata identificata come Yosra Qzeih Abu Roq, 70 anni. Fonti di stampa internazionali parlano invece di scontri a fuoco tra israeliani e miliziani palestinesi, che avrebbero coinvolto anche i civili. Per il momento non sono reperibili altri particolari sull’accaduto. Fonti israeliane riferiscono intanto che due razzi palestinesi lanciati da Gaza sono esplosi oggi alla periferia di Ashquelon, senza provocare vittime.

RIPRENDONO A GIBUTI COLLOQUI PER LA PACE

I negoziati di pace tra rappresentanti del governo di transizione somalo (tfg) e esponenti dell’opposizione in esilio ad Asmara riprenderanno questo prossimo fine settimana a Gibuti. Lo ha annunciato il rappresentante del Segretario Generale dell’Onu in Somalia, Ahmedou Ould Abdallah, precisando che l’incontro prevede “una sessione di colloqui per sabato e un incontro con la delegazione del Consiglio di Sicurezza”, in viaggio attraverso diversi paesi africani, il giorno seguente. In una lettera aperta agli esponenti della diaspora somala Abdallah ha chiesto sostegno per i negoziati in corso e espresso “ringraziamenti a tutti coloro che, dal Kenya alla Norvegia alla Svezia” ci esprimono sentimenti di solidarietà per la mediazione che stiamo conducendo”. L’atteggiamento delle parti in lotta in Somalia “sta cambiando – prosegue il rappresentante – e ci sono segnali incoraggianti per una ripresa di negoziati che si concluda con accordi che riportino stabilità e pace nel paese”.

ABOLIZIONE MONARCHIA, UNA SCELTA DEMOCRATICA ANCHE PER LE DONNE

“L’abolizione della monarchia è un bene per le donne nepalesi, ed anche per gli altri esclusi, perché stabilisce l’illegittimità di un sistema e un modo di pensare in cui ci sono esseri umani superiori agli altri. In una Repubblica, invece, tutti i cittadini sono uguali”: così dice alle MISNA Anu Prasai coordinatrice del progetto Sharma della Fondazione Pangea. “C’è poi la soddisfazione di aver visto la partecipazione di così tante donne, un terzo dell’Assemblea Costituente, in un momento fondamentale della storia del paese” continua l’interlocutrice che guida un programma di istruzione e microcredito destinato alle donne nelle zone rurali. Negli ultimi dieci mesi, il governo ad interim nepalese nato con l’accordo di pace del 2006 con l’inclusione dell’ex ribellione maoista, ha varato numerosi provvedimenti in favore delle donne, dei dalit e delle minoranze etniche, ricorda Prasai. Tra i più significativi la legge sulla cittadinanza che permette anche alle madri di registrare i figli all’anagrafe; fino a poco tempo fa solo i patri e i fratelli potevano farlo con la conseguenza che le femmine non venivano registrate, poiché recarsi all’anagrafe significava lasciare le montagne o i campi per un viaggio verso il primo grande centro abitato, uno sforzo che si faceva solo per i maschi, lasciando migliaia di donne senza cittadinanza e diritti. “La normativa non risolve la discriminazione femminile ma è un passo avanti” dice Prasai che aggiunge “l’altra importante normativa è stato introdurre nell’Assemblea costituente una quota del 33% di donne, scelte tra i partiti in proporzione ai voti. Un meccanismo simile si vuole conservare anche nel prossimo Parlamento, e ciò aiuterà le donne a esercitare concretamente il loro potere. Anche se ci si impegnava in politica, infatti, era raro che le donne fossero candidate o sostenute dai partiti”. Simili quote sono state approvate anche per i dalit, (fuori casta), che sono stati il 9% dell’Aula, e per le minoranze etniche. Non è chiaro, ancora, come questi sistemi saranno incorporati ora nella prossima legge elettorale; il metodo più probabilmente sembra sia l’obbligo per i partiti di introdurre un 33% di candidature femminili nelle liste e altre percentuali per dalit e minoranze. Tutti provvedimenti che collidono con la visione della monarchia, indiscutibile e radicata sui privilegi, che il sovrano Gyanendra si era ostinato a difendere.

Disarmo: bombe grappolo, approvata convenzione per bando

DUBLINO - Con un fragoroso applauso è stata adottata all'unanimità la convenzione per la messa al bando delle bombe a grappolo. Fra i 111 stati firmatari figura anche la Svizzera, ma non gli Stati Uniti, che sono tra i pricipali fabbricanti di questi armamenti. La responsabile della delegazione elvetica a Dublino, ambasciatrice Christine Schraner, ha parlato di un passo decisivo e di un momento storico.

La convenzione contro le bombe agrappolo prevede innanzitutto che i paesi aderenti non possano in alcuna circostanza usare, produrre, acquistare, stoccare otrasferire ad altri paesi questo tipo di armi, in tutte le loro varianti: e infatti il documento dedica molto spazio alla minuziosa definizione di cluster bomb e delle loro componenti. In più, c'é l'obbligo di distruggere l'arsenale di bombe a grappolo eventualmente in possesso del Paese aderente, entro un tempo massimo di otto anni da parte della ratifica del Paese stesso.

Molto rilevante è anche la parte dedicata alla bonifica di aree disseminate di ordigni: spetta al Paese aderente, che in quell'area ha operato, di ripulire la zona mettendo in atto tutte le misure necessarie alla protezione ed informazione dei civili a rischio.

Gli stati aderenti alla convenzione devono inoltre assistere le vittime delle bombe a grappolo ed essere attivi nella cooperazione internazionale volta a mettere al bando gli ordigni e aiutare le vittime.

Entro 180 giorni dalla ratifica, il Paese aderente deve riferire al segretario generale dell'Onu sullo stato di applicazione della convenzione. Cinque anni dopo l'entrata in vigore del documento, l'Onu convocherà una conferenza per verificare lo stato dell'applicazione.

La convenzione approvata a Dublino verrà firmata il 3 dicembre prossimo ad Oslo. Entrerà in vigore dopo sei mesi dopo che trenta Paesi che l'avranno ratificata. Resta aperta ai Paesi che non hanno aderito, se vorranno farlo in futuro. I firmatari si impegnano anche ad "incoraggiare" chi non ha aderito a farlo e scoraggiare in generale l'uso di cluster bomb da parte di questi Paesi.

Gli stati aderenti potranno partecipare ad azioni di cooperazione militare con stati che non aderiscono. Ma in nessun caso lo Stato membro della convenzione potrà, nell'ambito di questa cooperazione produrre, usare, stoccare ed espressamente richiedere l'uso di munizioni a grappolo "quando la scelta di quali munizioni usare sia sotto il suo esclusivo controllo" (come, ad es. quando il comandante unico di un'operazione militare multinazionale è di uno stato membro).

ITALIA

DECURTATI 20 MILIONI DI EURO DA PREVENZIONE VIOLENZA SESSUALE, PER COPRIRE MANOVRA GOVERNO SU ICI

milioni di euro per la prevenzione e il sostegno alle donne che hanno subito violenza sessuale. Il Pd insorge ed il ministro delle pari opportunità Mara Carfagna assicura che lei stessa chiederà fondi contro la violenza sulle donne. Per contrastare il «doloroso» fenomeno - dice - «servono norme che garantiscano misure di protezione integrale contro la violenza di genere, pene severe e processi più veloci. I fondi che chiederò di stanziare serviranno per il sussidio all'attuazione di una normativa che attualmente è allo studio dei tecnici».

decurtato per la copertura del taglio dell'Ici. La senatrice del Pd, Vittoria Franco, responsabile del governo ombra per le Pari opportunità, ha annunciato che oggi stesso avrebbe presentato un'interrogazione: «È davvero molto grave - ha detto - che per coprire il taglio indiscriminato dell'Ici a vantaggio anche delle fasce più abbienti il governo abbia tagliato i fondi a tutta una serie di politiche sociali». Le deputate del Pd Emilia De Biasi, Manuela Ghizzoni e Carmen Motta giudicano «incredibile» la decisione del governo. Barbara Pollastrini, ex ministro per i Diritti e le Pari opportunità, promotrice di quel piano nazionale contro la violenza alle donne, si dichiara «indignata, ma anche amareggiata per i livelli di cinismo che, con questa destra, può raggiungere la politica».

del ministro Carfagna: «Questa decisione è infamante - afferma la presidente dell'associazione che segue le donne vittime di violenza, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli - mi sento di dire che siamo di fronte al funerale delle donne visto che le risorse che dovrebbero finanziare i diritti di chi subisce uno dei crimini più orrendi, appunto lo stupro, vanno per l'Ici, a vantaggio magari di proprietari che vanno in giro con una Maserati o una Ferrari». La presidente di Arcidonna, Valeria Ajovalasit, definisce questa una «vergognosa mossa finanziaria che offende i milioni di donne che nel corso della loro vita hanno subito violenze».

Nucleare: Wsj, improbabile in Italia Secondo il quotidiano economico pesano costi e tempi (ANSA) - ROMA, 30 MAG - Le centrali nucleari 'promesse da Berlusconi e' improbabile che verranno mai costruite': lo afferma il Wall Street Journal. Tre - scrive Henry Sokolski, direttore esecutivo del Nonproliferation Policy Education Center - le ragioni fondamentali ne impediranno la realizzazione: costi di costruzione alle stelle; i tempi di realizzazione, da 10 a 20 anni; le resistenze della popolazione. Oltre al fatto gli ingenti investimenti in un Paese che 'ha il terzo debito pubblico del mondo'.

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