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'''La recessione bussa alle porte dell'Europa, Borse a picco'''

Giornata drammatica per le principali Borse europee. I listini sono stati travolti in apertura dal crollo dei mercatiasiatici, con Tokyo che ha ceduto oltre il 9% e dalla flessione dello 0,5% del Pil della Gran Bretagna nel terzo trimestre che ha ufficialmente certificato la recessione dell'economia britannica. La sterlina perde sul mercato delle valute, con il maggior calo da 37 anni ad oggi.

I segnali di recessione si moltiplicano: dal settore bancario a quello dell'auto, dai servizi al manifatturiero, i conti societari riflettono risultati spesso inferiori alla attese e fioccano profit warning . Risultato, gli indici del Vecchio Continente viaggiano sui minimi degli ultimi 5 anni. Pessimi i segnali da Wall Street, con i futures della Borsa americana che scommettono su un'apertura negativa: i futures sul Dow Jones perdono 15 punti, quelli sullo S&P cedono 0,8 punti, mentre quelli sul Nasdaq sono invariati.

In Europa
A Francoforte il Dax cede il 10%, seguito a Parigi dal Cac40 -8,9%; a Londra Ftse100 -7,8%, e a zurigo lo Smi a -6,9%. Piazza Affari a Milano arretra di oltre il 7%.

Ennesima raffica di sospensioni
Fra i titoli congelati a Milano - alcuni riammessi ma sempre colpiti dagli ordini di vendita - Tenaris, Intesa SanPaolo, Eni, Telecom Italia, Bulgari, Tenaris e Impregilo. Tutti i comparti, dai cementiferi al lusso passando per gli industriali, sono sotto stress ma particolarmente nell'occhio del ciclone ci sono i titoli bancari, energetici e quelli dell'auto

Petrolio ancora giù
In calo anche il greggio, scambiato poco sopra i 63 dollari al barile, sempre su timori di recessione e nonostante la decisione dell'Opec di tagliare la produzione di 1,5 milioni di barili a partire dal prossimo primo novembre.

Fra i comparti, a picco le auto con l'indice Euro Stoxx che cede l'11%, dopo i profit warning
lanciati da Peugeot, Renault, Daimler e Volvo. In forte calo anche i finanziari e gli energetici. Sui minimi degli ultimi due anni il cambio euro dollaro, scivolato sotto quota 1,26 a 1,255.
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'''POPOLI INDIGENI D’AMERICA A SANTA CRUZ PER APPOGGIARE PRESIDENTE'''

Delegazioni in rappresentanza di 18 popolazioni indigene americane, riunite a Santa Cruz per partecipare a un “Incontro internazionale di solidarietà con la Bolivia”, hanno espresso il loro sostegno alla politica di cambiamento avviata dal presidente Evo Morales. Le discussioni del forum si stanno sviluppando intorno ad alcuni temi affidati a commissioni e si concluderanno domani con una “Dichiarazione speciale”. Dell’incontro stanno dando ampia notizia i mezzi di informazione sudamericani riferendo anche i commenti delle varie delegazioni presenti a Santa Cruz. “Per noi che partecipiamo si tratta di un modo per appoggiare in prima persona un processo che speriamo possa essere replicato anche nei nostri paesi” ha detto Javier Gora, in rappresentanza degli indigeni peruviani. Per Domingo Hernández, rappresentante dei popoli Maya, la Bolivia si è trasformata “in un esempio di lotta per tutti gli altri popoli, dimostrando come in democrazia si possano spezzare le catene dell’oppressione e dell’imperialismo”. Una trasformazione che non si fermerà, ha assicurato il vice-presidente boliviano Álvaro García Linera ai convenuti: “Siate sicuri che lasceremo per il futuro, per questo paese, per l’America e per il mondo intero, un esempio di governo indigeno che ha saputo amministrare e distribuire la ricchezza in maniera equa e giusta”. L’incontro si tiene a pochi giorni dall’approvazione di una legge per la convocazione di un referendum, il 25 gennaio, sulla nuova Costituzione. Se approvata, la Costituzione – la prima nella storia della Bolivia a essere sottoposta al voto popolare – darà vita al nuovo modello di stato proposto dal primo presidente indigeno del paese e riassunto così nel primo articolo: “La Bolivia si costituisce come stato unitario sociale di diritto plurinazionale comunitario, libero, indipendente, sovrano, democratico, interculturale, decentralizzato e con autonomie. La Bolivia si fonda sulla pluralità e il pluralismo politico, economico, giuridico, culturale e linguistico in un processo di integrazione del paese”

'''Turchia: Ankara, 25 militanti Pkk uccisi nel nord dell'Iraq'''
 

ANKARA - Lo Stato maggiore turco ha reso noto che 25 terroristi del Partito dei lavoratori curdi (Pkk) sono stati uccisi in una serie di raid contro le loro postazioni nel nord dell'Iraq la scorsa settimana.

Secondo quanto riferito ai giornalisti dal portavoce dello Stato maggiore, Metin Gurak, i caccia turchi hanno bombardato le basi del Pkk sulle montagne di Qandil, al confine tra l'Iran e l'Iraq, il 17 ottobre scorso. Nei raid sono rimasti feriti anche numerosi militanti del gruppo che gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche. L'offensiva di Ankara contro il Pkk è ripresa in modo massiccio dopo che il 4 ottobre scorso, in un'imboscata, erano stati uccisi 15 soldati turchi.

'''Nato: Usa: difficile accordo su ingresso Georgia e Ucraina'''
 

WASHINGTON - E' "difficile" che il vertice ministeriale della Nato del prossimo dicembre si chiuda con un accordo sull'ingresso nell'Alleanza di Georgia ed Ucraina, dal momento che alcuni Paesi europei sono di parere contrario: lo ha affermato il nuovo ambasciatore statunitense presso la Nato, Kurt Volcker.

Volcker si è però detto ottimista sull'impegno europeo per un allargamento dell'Alleanza: "Credo che l'Europa resti fedele a questo progetto: sarebbe un errore considerare il dibattito in corso come una mancanza di fiducia, è più una questione di procedure".

Se gli Stati Uniti sono favorevoli all'assegnazione in tempi brevi dello status di candidati a Tbilisi e Kiev, Francia e Germania temono un aggravamento delle tensioni con Mosca, soprattutto dopo il recente conflitto che ha visto opposte Russia e Georgia.



'''INDIGENI OTTENGONO INCONTRO CON PRESIDENTE, MANIFESTAZIONI A BOGOTÀ'''

La lunga marcia della ‘resistenza e della dignità’ convocata dalle popolazioni indigene del dipartimento sud-occidentale di Cauca ha ottenuto un primo successo: secondo notizie riferite dagli stessi indigeni e confermate da un comunicato ufficiale della presidenza colombiana, una folta rappresentanza dei dimostranti – da martedì in marcia lungo la strada che collega le città di Popayán e Cali – incontrerà domenica a Cali il capo di stato Alvaro Uribe. “Uribe ci ha assicurato la sua presenza ed è chiaro che accettiamo di parlare con lui, perché è questo ciò vogliamo; ci stiamo già preparando per l’incontro” ha detto Feliciano Valencia, uno dei capi della protesta. “Ci vedremo con l’intenzione di discutere in maniera amichevole” ha aggiunto Daniel Pinacué, uno dei responsabili del Consiglio regionale indigeno del Cauca (Cric), riferendo le parole di Uribe con il quale si era sentito telefonicamente. Intanto, il gruppo in marcia - formato da circa 25.000 persone alle quali si vanno man mano aggiungendo indigeni di varia provenienza – si è fermato a Villa Rauca dove sono stati definiti cinque punti da portare sul tavolo della discussione. In base a un documento da loro stessi diffuso, gli indigeni chiederanno: l’effettiva restituzione di 15.000 ettari di terra promessi nel 1999 e nel 2005; un meccanismo di interlocuzione con il parlamento in merito al Trattato di libero commercio con gli Stati Uniti che comunque rinnegano; una revisione del Codice delle miniere, dello Statuto rurale e del Piano per l’acqua, norme tutte quante approvate dal governo senza consultare le comunità locali; l’intervento di una commissione internazionale che apra un’inchiesta sui crimini commessi contro gli indigeni; l’approvazione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, che contempla il rispetto delle risorse naturali nei territori dei nativi. Da Villa Rauca, gli indigeni hanno inoltre invitato all’incontro di Cali, alcune personalità internazionali: i premi Nobel per la pace Rigoberta Menchú e Adolfo Pérez Esquivel, i presidenti di Bolivia e Paraguay, Evo Morales e Fernando Lugo, e il giudice spagnolo Baltasar Garzón. Gli dimostranti hanno ricevuto la solidarietà dei 400.000 dipendenti pubblici che nel resto del paese, a Bogotà in particolare, hanno partecipato alle manifestazioni nell’ambito di uno sciopero generale di 24 ore indetto dal maggior sindacato del paese, la ‘Central unitaria de trabajadores’ (Cut) e da altre sigle sindacali. Le organizzazioni dei lavoratori hanno reclamato l’attuazione di nuove norme salariali e protestato contro la chiusura di alcuni ospedali e contro il trattato di libero commercio sottoscritto con gli Stati Uniti; hanno inoltre deplorato le aggressioni dei giorni scorsi contro gli indigeni di Cauca costate la vita a tre persone che sarebbero state uccise a colpi di arma da fuoco.
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'''FIAT: A TERMINI IMERESE OTTO OPERAIE SUL TETTO CONTRO IL LICENZIAMENTO'''

Otto operaie sono salite sul tetto, alto una quindicina di metri, della fabbrica Ergom, azienda controllata dalla Fiat a Termini Imerese. Le lavoratrici fanno parte del gruppo di 23 persone alle quali la Ergom non hanno intenzione di rinnovare i contratti in scadenza a dicembre. Altri tre operai si sono invece arrampicati su un silos, alto circa 30 metri, sempre all'interno dello stabilimento. Davanti ai cancelli si sono radunati tutti i 153 lavoratori che dalle 6 sono in sciopero, in segno di solidarietà nei confronti dei colleghi precari. Sentiamo Erika, una delle operaie sul tetto della fabbrica.

'''RAZZISMO: AGGRESSIONE DI UN GIOVANE ALBANESE A COGOLETO (GE)'''

«Sporco albanese, prima o poi ti ammazzo», erano le ripetute minacce di un giovane italiano nei confronti di un coetaneo di origine albanese, che ora
è in coma nella neurochirurgia dell’ospedale San Martino di Genova, dopo essere stato colpito alla testa con un manganello telescopico. L'aggressione è avvenuta mercoledì sera a Cogoleto in provincia di Genova dopo un primo battibecco è scattata un colpo alle spalle quando il giovane albanese, per evitare problemi, aveva deciso di non cedere alle provocazioni e andarsene, insieme agli amici. Il colpo sferrato con il manganello gli ha sfondato il cranio. Il giovane albanese aveva precedentemente denunciato più volte ai carabinieri il suo agressore per «minacce razziste». Vittima e aggressore si conoscevano, per aver frequentato lo stesso oratorio. L’imputazione, considerando la gravità delle ferite e l’uso dell’arma impropria potrebbe diventare quella di tentato omicidio. Sentiamo l’avvocato Gabriele Contardo che rappresenta la famiglia del giovane aggredito

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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

Siparietto


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In primo Piano

La recessione bussa alle porte dell'Europa, Borse a picco

Giornata drammatica per le principali Borse europee. I listini sono stati travolti in apertura dal crollo dei mercatiasiatici, con Tokyo che ha ceduto oltre il 9% e dalla flessione dello 0,5% del Pil della Gran Bretagna nel terzo trimestre che ha ufficialmente certificato la recessione dell'economia britannica. La sterlina perde sul mercato delle valute, con il maggior calo da 37 anni ad oggi.

I segnali di recessione si moltiplicano: dal settore bancario a quello dell'auto, dai servizi al manifatturiero, i conti societari riflettono risultati spesso inferiori alla attese e fioccano profit warning . Risultato, gli indici del Vecchio Continente viaggiano sui minimi degli ultimi 5 anni. Pessimi i segnali da Wall Street, con i futures della Borsa americana che scommettono su un'apertura negativa: i futures sul Dow Jones perdono 15 punti, quelli sullo S&P cedono 0,8 punti, mentre quelli sul Nasdaq sono invariati.

In Europa A Francoforte il Dax cede il 10%, seguito a Parigi dal Cac40 -8,9%; a Londra Ftse100 -7,8%, e a zurigo lo Smi a -6,9%. Piazza Affari a Milano arretra di oltre il 7%.

Ennesima raffica di sospensioni Fra i titoli congelati a Milano - alcuni riammessi ma sempre colpiti dagli ordini di vendita - Tenaris, Intesa SanPaolo, Eni, Telecom Italia, Bulgari, Tenaris e Impregilo. Tutti i comparti, dai cementiferi al lusso passando per gli industriali, sono sotto stress ma particolarmente nell'occhio del ciclone ci sono i titoli bancari, energetici e quelli dell'auto

Petrolio ancora giù In calo anche il greggio, scambiato poco sopra i 63 dollari al barile, sempre su timori di recessione e nonostante la decisione dell'Opec di tagliare la produzione di 1,5 milioni di barili a partire dal prossimo primo novembre.

Fra i comparti, a picco le auto con l'indice Euro Stoxx che cede l'11%, dopo i profit warning lanciati da Peugeot, Renault, Daimler e Volvo. In forte calo anche i finanziari e gli energetici. Sui minimi degli ultimi due anni il cambio euro dollaro, scivolato sotto quota 1,26 a 1,255.

NOTIZIE BREVI

ESTERI

POPOLI INDIGENI D’AMERICA A SANTA CRUZ PER APPOGGIARE PRESIDENTE

Delegazioni in rappresentanza di 18 popolazioni indigene americane, riunite a Santa Cruz per partecipare a un “Incontro internazionale di solidarietà con la Bolivia”, hanno espresso il loro sostegno alla politica di cambiamento avviata dal presidente Evo Morales. Le discussioni del forum si stanno sviluppando intorno ad alcuni temi affidati a commissioni e si concluderanno domani con una “Dichiarazione speciale”. Dell’incontro stanno dando ampia notizia i mezzi di informazione sudamericani riferendo anche i commenti delle varie delegazioni presenti a Santa Cruz. “Per noi che partecipiamo si tratta di un modo per appoggiare in prima persona un processo che speriamo possa essere replicato anche nei nostri paesi” ha detto Javier Gora, in rappresentanza degli indigeni peruviani. Per Domingo Hernández, rappresentante dei popoli Maya, la Bolivia si è trasformata “in un esempio di lotta per tutti gli altri popoli, dimostrando come in democrazia si possano spezzare le catene dell’oppressione e dell’imperialismo”. Una trasformazione che non si fermerà, ha assicurato il vice-presidente boliviano Álvaro García Linera ai convenuti: “Siate sicuri che lasceremo per il futuro, per questo paese, per l’America e per il mondo intero, un esempio di governo indigeno che ha saputo amministrare e distribuire la ricchezza in maniera equa e giusta”. L’incontro si tiene a pochi giorni dall’approvazione di una legge per la convocazione di un referendum, il 25 gennaio, sulla nuova Costituzione. Se approvata, la Costituzione – la prima nella storia della Bolivia a essere sottoposta al voto popolare – darà vita al nuovo modello di stato proposto dal primo presidente indigeno del paese e riassunto così nel primo articolo: “La Bolivia si costituisce come stato unitario sociale di diritto plurinazionale comunitario, libero, indipendente, sovrano, democratico, interculturale, decentralizzato e con autonomie. La Bolivia si fonda sulla pluralità e il pluralismo politico, economico, giuridico, culturale e linguistico in un processo di integrazione del paese”

Turchia: Ankara, 25 militanti Pkk uccisi nel nord dell'Iraq

ANKARA - Lo Stato maggiore turco ha reso noto che 25 terroristi del Partito dei lavoratori curdi (Pkk) sono stati uccisi in una serie di raid contro le loro postazioni nel nord dell'Iraq la scorsa settimana.

Secondo quanto riferito ai giornalisti dal portavoce dello Stato maggiore, Metin Gurak, i caccia turchi hanno bombardato le basi del Pkk sulle montagne di Qandil, al confine tra l'Iran e l'Iraq, il 17 ottobre scorso. Nei raid sono rimasti feriti anche numerosi militanti del gruppo che gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche. L'offensiva di Ankara contro il Pkk è ripresa in modo massiccio dopo che il 4 ottobre scorso, in un'imboscata, erano stati uccisi 15 soldati turchi.

Nato: Usa: difficile accordo su ingresso Georgia e Ucraina

WASHINGTON - E' "difficile" che il vertice ministeriale della Nato del prossimo dicembre si chiuda con un accordo sull'ingresso nell'Alleanza di Georgia ed Ucraina, dal momento che alcuni Paesi europei sono di parere contrario: lo ha affermato il nuovo ambasciatore statunitense presso la Nato, Kurt Volcker.

Volcker si è però detto ottimista sull'impegno europeo per un allargamento dell'Alleanza: "Credo che l'Europa resti fedele a questo progetto: sarebbe un errore considerare il dibattito in corso come una mancanza di fiducia, è più una questione di procedure".

Se gli Stati Uniti sono favorevoli all'assegnazione in tempi brevi dello status di candidati a Tbilisi e Kiev, Francia e Germania temono un aggravamento delle tensioni con Mosca, soprattutto dopo il recente conflitto che ha visto opposte Russia e Georgia.

INDIGENI OTTENGONO INCONTRO CON PRESIDENTE, MANIFESTAZIONI A BOGOTÀ

La lunga marcia della ‘resistenza e della dignità’ convocata dalle popolazioni indigene del dipartimento sud-occidentale di Cauca ha ottenuto un primo successo: secondo notizie riferite dagli stessi indigeni e confermate da un comunicato ufficiale della presidenza colombiana, una folta rappresentanza dei dimostranti – da martedì in marcia lungo la strada che collega le città di Popayán e Cali – incontrerà domenica a Cali il capo di stato Alvaro Uribe. “Uribe ci ha assicurato la sua presenza ed è chiaro che accettiamo di parlare con lui, perché è questo ciò vogliamo; ci stiamo già preparando per l’incontro” ha detto Feliciano Valencia, uno dei capi della protesta. “Ci vedremo con l’intenzione di discutere in maniera amichevole” ha aggiunto Daniel Pinacué, uno dei responsabili del Consiglio regionale indigeno del Cauca (Cric), riferendo le parole di Uribe con il quale si era sentito telefonicamente. Intanto, il gruppo in marcia - formato da circa 25.000 persone alle quali si vanno man mano aggiungendo indigeni di varia provenienza – si è fermato a Villa Rauca dove sono stati definiti cinque punti da portare sul tavolo della discussione. In base a un documento da loro stessi diffuso, gli indigeni chiederanno: l’effettiva restituzione di 15.000 ettari di terra promessi nel 1999 e nel 2005; un meccanismo di interlocuzione con il parlamento in merito al Trattato di libero commercio con gli Stati Uniti che comunque rinnegano; una revisione del Codice delle miniere, dello Statuto rurale e del Piano per l’acqua, norme tutte quante approvate dal governo senza consultare le comunità locali; l’intervento di una commissione internazionale che apra un’inchiesta sui crimini commessi contro gli indigeni; l’approvazione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, che contempla il rispetto delle risorse naturali nei territori dei nativi. Da Villa Rauca, gli indigeni hanno inoltre invitato all’incontro di Cali, alcune personalità internazionali: i premi Nobel per la pace Rigoberta Menchú e Adolfo Pérez Esquivel, i presidenti di Bolivia e Paraguay, Evo Morales e Fernando Lugo, e il giudice spagnolo Baltasar Garzón. Gli dimostranti hanno ricevuto la solidarietà dei 400.000 dipendenti pubblici che nel resto del paese, a Bogotà in particolare, hanno partecipato alle manifestazioni nell’ambito di uno sciopero generale di 24 ore indetto dal maggior sindacato del paese, la ‘Central unitaria de trabajadores’ (Cut) e da altre sigle sindacali. Le organizzazioni dei lavoratori hanno reclamato l’attuazione di nuove norme salariali e protestato contro la chiusura di alcuni ospedali e contro il trattato di libero commercio sottoscritto con gli Stati Uniti; hanno inoltre deplorato le aggressioni dei giorni scorsi contro gli indigeni di Cauca costate la vita a tre persone che sarebbero state uccise a colpi di arma da fuoco.

ITALIA

FIAT: A TERMINI IMERESE OTTO OPERAIE SUL TETTO CONTRO IL LICENZIAMENTO

Otto operaie sono salite sul tetto, alto una quindicina di metri, della fabbrica Ergom, azienda controllata dalla Fiat a Termini Imerese. Le lavoratrici fanno parte del gruppo di 23 persone alle quali la Ergom non hanno intenzione di rinnovare i contratti in scadenza a dicembre. Altri tre operai si sono invece arrampicati su un silos, alto circa 30 metri, sempre all'interno dello stabilimento. Davanti ai cancelli si sono radunati tutti i 153 lavoratori che dalle 6 sono in sciopero, in segno di solidarietà nei confronti dei colleghi precari. Sentiamo Erika, una delle operaie sul tetto della fabbrica.

RAZZISMO: AGGRESSIONE DI UN GIOVANE ALBANESE A COGOLETO (GE)

«Sporco albanese, prima o poi ti ammazzo», erano le ripetute minacce di un giovane italiano nei confronti di un coetaneo di origine albanese, che ora è in coma nella neurochirurgia dell’ospedale San Martino di Genova, dopo essere stato colpito alla testa con un manganello telescopico. L'aggressione è avvenuta mercoledì sera a Cogoleto in provincia di Genova dopo un primo battibecco è scattata un colpo alle spalle quando il giovane albanese, per evitare problemi, aveva deciso di non cedere alle provocazioni e andarsene, insieme agli amici. Il colpo sferrato con il manganello gli ha sfondato il cranio. Il giovane albanese aveva precedentemente denunciato più volte ai carabinieri il suo agressore per «minacce razziste». Vittima e aggressore si conoscevano, per aver frequentato lo stesso oratorio. L’imputazione, considerando la gravità delle ferite e l’uso dell’arma impropria potrebbe diventare quella di tentato omicidio. Sentiamo l’avvocato Gabriele Contardo che rappresenta la famiglia del giovane aggredito

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