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Striscia di Gaza: sono già 588 le vittime del terrorismo
Quello della striscia di Gaza si sta rivelando di ora in ora come uno dei più vergognosi e incredibili massacri terroristici a cui il mondo assiste impassibile. Secondo le ultime informazioni mediche palestinesi, sono ora 588 le persone che hanno perduto la vita a seguito dell'aggressione terroristica israeliana e più di 2.000 le persone ferite. Non c'è più un posto sicuro a Gaza, Tutti sono terrorizzati e traumatizzati.
Haaretz, giornale della sinistra israeliana, riferisce che da 600 a 700 mila abitanti della striscia non hanno più acqua corrente, molti da una settimana. La striscia ha una popolazione di circa 1,5 milioni di anime. Circa un milione di persone è priva di elettricità. Le linee telefoniche sono spesso distrutte. Non c'è la possibilità di chiamare soccorsi. Gaza: strage rifugiati scuola Onu Almeno 40 le vittime in attacco israeliano
Sono almeno 40 i palestinesi uccisi da un attacco israeliano a una scuola gestita dall'Onu a Jabaliya, nel Nord della Striscia di Gaza. Secondo quanto riferito da fonti mediche, i morti si trovavano dentro e nei pressi di una scuola dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, dove centinaia di persone si erano rifugiate nel tentativo di sfuggire ai combattimenti in corso nell'area.
Le truppe israeliane proseguono nella loro avanzata su Gaza City e stamani i carri armati sono entrati prima dell'alba a Khan Younes, la principale citta' nel Sud della Striscia.
Si tratta della prima incursione dell'esercito israeliano nella striscia di Gaza dall'inizio dell'offensiva di terra. Duri scontri sono avvenuti anche a Deir el-Balah e Bureij, nella zona centrale della Striscia dove, secondo quanto riferito da fonti mediche palestinesi, almeno 10 persone sono state uccise. Altri scontri sono avvenuti nel campo profughi di Jabaliya, a Nord di Gaza City.
Gaza: strage famiglia con 7 bambini Bombardata una abitazione a Gaza City
Almeno 12 membri di una stessa famiglia, tra i quali 7 bambini da uno a 12 anni, sono stati uccisi da un bombardamento israeliano a Gaza City. Lo hanno riferito fonti mediche e altri testimoni. I proiettili hanno distrutto la loro abitazione.
Sono soprattutto i civili a morire
Stando all'Associated press, che cita fonti israeliane, un'ottantina di palestinesi sono stati rapiti dalle forze militari ebraiche nella striscia di Gaza, trasferiti in Israele dove vengono interrogati. L'agenzia di informazioni ha anche riferito che le truppe israeliane hanno preso il controllo di un edificio di sei piani nel quartiere di Shajaiyeh, a Gaza città, da dove controllano l'area. Gli abitanti del palazzo sono stati rinchusi nelle loro abitazioni e i loro telefoni portatili sequestrati.
Tra le 18 vittime di questa mattina 16 erano civili. Durante una visita compiuta da un giornalista dell'Associated press, ieri, presso l'ospedale Shifa di Gaza città, il maggiore dell'intero territorio, non c'era un solo membro di Hamas tra i ricoverati, nonostante tutti i letti fossero occupati e feriti venissero soccorsi per terra, nei corridoi.
Israele dice no alla nuova proposta di tregua (Mix di agenzie)
Israele ha rifiutato l'ennesima proposta di cessate il fuoco. La diplomazia europea, e quella francese in particolare, si sono impegnata a fondo nelle ultime ore nel tentativo di fare pressioni su Israele affinchè fermi l'offensiva terrestre scatenata contro Hamas nella Striscia di Gaza e consenta così di stabilire un cessate il fuoco. Richieste cadute nel vuoto.
Livni ha respinto la proposta europea per lo stazionamento di osservatori internazionali nella Striscia di Gaza subito dopo l'eventuale conclusione di un cessate il fuoco. «L'obiettivo ora di Israele non è la tregua - ha detto - ma far cessare il tiro di razzi contro il sud di Israele. Noi combattiamo il terrorismo e non faremo accordi con i terroristi».
Le dichiarazioni della Livni sono state precedute da quelle del ministro della difesa Ehud Barak, il quale ha afAnteprimafermato che il suo paese ha bisogno ancora di qualche giorno «per raggiungere i suoi obiettivi finali» e quindi Israele ha poco tempo a disposizione per agire prima che le pressioni internazionAnteprimaali per la cessazione dell'offensiva divengano insostenibili. Abu Mazen, da parte sua, ha escluso un suo ritorno nella Striscia di Gaza in seguito ad una eventuale sconfitta di Hamas. «È impensabile che noi lavoriamo per una sconfitta di Hamas, per poi rimpiazzarla», ha detto.
Intanto proseguono le operazioni militari nella Striscia, tre persone sono rimaste uccisi stamani nel corso di un raid aereo dell'aviazione militare israeliana che nella Striscia di Gaza ha centrato con un razzo una scuola dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Lo hanno riferito fonti dell'Onu a Gaza City, secondo le quali le scuole sono piene di persone che vi cercano rifugio dai bombardamenti e dai violenti scontri armati in corso tra miliziani di Hamas e militari israeliani.
ESTERI
Ribelli dell'Ogaden contro le compagnie petrolifere (MIsna)
I ribelli dell'Ogaden hanno lanciato un avvertimento alle compagnie petrolifere, in particolare a quella malaysiana Petronas, perchè non operino nel territorio dell'Ogaden, (Fronte di Liberazione dell'Ogaden, Onlf) nella parte orientale dell'Etiopia confinante con la Somalia. I ribelli, che lottano per l'indipendenza dell'Ogaden, hanno lanciato il loro avvertimento con un comunicato ricevuto a Nairobi, in cui chiedono alle compagnie petrolifere in generale, ed alla Patronas -che sembra stia per riprendere le operazioni- di «esercitare senso di responsabilità, e stare lontane dall'Ogaden finchè la nostra popolazione sarà vittima di genocidi, e non avrà diritto all'audeterminazione». La guerriglia in Ogaden preoccupa molto il governo di Addis Abeba, soprattutto perchè si tratta di una regione popolata da somali, confinante con la Somalia, di cui si teme non solo la volontà indipendentistica, ma la potenziale forte permeabilità alla penetrazione dell'integralismo islamico, soprattutto nell'attuale situazione della Somalia. Nell'aprile del 2007 l'Onlf lanciò un attacco contro un campo petrolchimico gestito da cinesi: ci furono oltre 70 vittime, e la successiva repressione dell'esercito governativo fu spietata.
ITALIA
Deve decidere il ministero per gli 80 migranti fermi a Jesolo
Si attende entro le prossime ore la decisione da parte del Ministero dell'Interno sulla sorte degli 80 giovani immigrati provenienti da Lampedusa che dovrebbero trovare ospitalità da domani nel Centro della Croce Rossa di Jesolo. Dopo un primo sì all'accoglienza, il sindaco della località veneziana, Francesco Calzavara, aveva ieri espresso le proprie perplessità al ministro, sostenendo che erano mutate le caratteristiche del gruppo da ospitare, in origine indicato come formato da adolescenti e da molte donne. Fonti della Prefettura di Venezia affermano che «la situazione è in evoluzione», ribadendo che una decisione in proposito è comunque imminente. Calzavara ha escluso stamane all'ANSA l'ipotesi che qualora venisse scartata l'opzione Jesolo, i profughi possano essere dirottati in un'altra località veneta. «Per come si sono svolte le cose - afferma, facendo riferimento alla telefonata avuta ieri con il ministro Maroni - tenderei ad escluderlo
Assolto per l'omicidio della ex moglie confessa: "L'ho uccisa io"
Il 2 gennaio un uomo, Denis Occhi, si è presentato in questura a Ferrara e ha dichiarato: «Voglio confessare l'omicidio di mia moglie». Giada Anteghini, 27 anni, era stata aggredita il 25 novembre 2004 nella casa che divideva col nuovo compagno e massacrata durante il sonno nella camera accanto a quella dove dormiva la figlia di 6 anni che aveva avuto con Occhi. La donna, entrata subito in coma per la gravità delle ferite alla testa, è morta 14 mesi più tardi. Al processo di primo grado l'uomo era stato condannato a 20 anni, ma la Corte d'appello, a febbraio del 2008, aveva rovesciato la sentenza e lo aveva assolto. Il marito assassino, pur confessando l'omicidio non potrà più essere processato per questo fatto, per il sacrosanto principio secondo il quale non si può essere giudicati 2 volte per lo stesso reato.
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In primo Piano
Israele dice no alla nuova proposta di tregua (Mix di agenzie)
Israele ha rifiutato l'ennesima proposta di cesssate il fuoco, mentre sono di stamattina La diplomazia europea, e quella francese in particolare, si è impegnata a fondo nelle ultime ore nel tentativo di fare pressioni su Israele affinchè fermi l'offensiva terrestre scatenata contro Hamas nella Striscia di Gaza e consenta così di stabilire un cessate il fuoco. Abu Mazen, da parte sua, ha escluso un suo ritorno nella Striscia di Gaza in seguito ad una eventuale sconfitta di Hamas. «È impensabile che noi lavoriamo per una sconfitta di Hamas, per poi rimpiazzarla», ha detto. Livni ha respinto la proposta europea per lo stazionamento di osservatori internazionali nella Striscia di Gaza subito dopo l'eventuale conclusione di un cessate il fuoco. «L'obiettivo ora di Israele non è la tregua - ha detto - ma far cessare il tiro di razzi contro il sud di Israele. Noi combattiamo il terrorismo e non faremo accordi con i terroristi».
Le dichiarazioni della Livni sono state precedute da quelle del ministro della difesa Ehud Barak, il quale ha affermato che il suo paese ha bisogno ancora di qualche giorno «per raggiungere i suoi obiettivi finali» e quindi Israele ha poco tempo a disposizione per agire prima che le pressioni internazionali per la cessazione dell'offensiva divengano insostenibili.
Intanto proseguono le operazioni militari nella Striscia, tre persone sono rimaste uccisi stamani nel corso di un raid aereo dell'aviazione militare israeliana che nella Striscia di Gaza ha centrato con un razzo una scuola dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Lo hanno riferito fonti dell'Onu a Gaza City, secondo le quali le scuole sono piene di persone che vi cercano rifugio dai bombardamenti e dai violenti scontri armati in corso tra miliziani di Hamas e militari israeliani.
Rinnovato il non-ingresso dei giornalisti nella striscia
E' arivata anche la notizia del rinnovo della messa al bando dei giornalisti stranieri dalla Striscia, inclusi i pochi che erano ancora presenti dopo l'attacco israeliano.L’organizzazione non governativa svizzera Presse Embleme Campagne (Pec) ha intanto accusato lo stato di Israele di aver deliberatamente preso di mira e distrutto alcuni uffici dei mezzi d’informazione locali: lo scorso 28 dicembre, ricorda la Pec, i locali dell’ ‘Al-Aqsa Tv’, emittente di Hamas, sono stati distrutti da un’incursione aerea; il 30 dicembre sono stati bombardati gli uffici del quotidiano ‘Al-Resalah’, a Gaza City, mentre ieri è toccato a quelli della radio ‘Sawt Al-Aqsa’. “Di che cosa ha paura Israele?” si chiede Robert Fisk in un articolo sul quotidiano inglese “The Indipendent”, sottolineando che l’utilizzo del pretesto della “zona militare chiusa” per impedire ai media di parlare dell’occupazione della terra palestinese va avanti da anni. “L’ultima volta che Israele ha fatto questo gioco, a Jenin nel 2000 – aggiunge Fisk, riconosciuto come uno dei giornalisti più esperti di Medio Oriente - è stato un disastro. L’argomento del modo in cui viene coperta l’offensiva militare in corso a Gaza è al centro anche di un interessante articolo di William Cook, docente di Storia all’Università di La Verne nella California meridionale. Secondo Cook, che ha significativamente intitolato il suo intervento “Gaza: propaganda, percezione e realtà”, Israele è riuscito, attraverso un’attenta propaganda, a portare il mondo dalla propria parte, nascondendo la realtà dei dati statistici e le verità dell’occupazione. “Al mondo - scrive Cook sul sito d’informazione ‘Palestine Chronicle’ - è stato detto, e viene detto di nuovo in questi giorni, che il popolo di Israele è vittima dei razzi di Hamas che cadono ‘a pioggia’ sui suoi villaggi. Proviamo a considerare la realtà, invece della propaganda: Israele presenta Sderot come l’esempio sofferente di questa azione terroristica e organizza visite guidate per i giornalisti e i diplomatici, incluso Barack Obama. Ma fate solo un passo dentro Gaza e vedrete una reale devastazione, con resti di razzi finiti nei campi o che hanno colpito un edificio senza fare vittime. Sia a Gaza che in Cisgiordania sono evidenti le conseguenze delle incursioni militari, le case demolite dai bulldozer israeliani, i terreni agricoli piallati e gli alberi da frutto sradicati; oltre alla più subdola icona della brutalità umana, il ‘Muro della Paura’ eretto da Ariel Sharon”
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Ribelli dell'Ogaden contro le compagnie petrolifere (MIsna)
I ribelli dell'Ogaden hanno lanciato un avvertimento alle compagnie petrolifere, in particolare a quella malaysiana Petronas, perchè non operino nel territorio dell'Ogaden, (Fronte di Liberazione dell'Ogaden, Onlf) nella parte orientale dell'Etiopia confinante con la Somalia. I ribelli, che lottano per l'indipendenza dell'Ogaden, hanno lanciato il loro avvertimento con un comunicato ricevuto a Nairobi, in cui chiedono alle compagnie petrolifere in generale, ed alla Patronas -che sembra stia per riprendere le operazioni- di «esercitare senso di responsabilità, e stare lontane dall'Ogaden finchè la nostra popolazione sarà vittima di genocidi, e non avrà diritto all'audeterminazione». La guerriglia in Ogaden preoccupa molto il governo di Addis Abeba, soprattutto perchè si tratta di una regione popolata da somali, confinante con la Somalia, di cui si teme non solo la volontà indipendentistica, ma la potenziale forte permeabilità alla penetrazione dell'integralismo islamico, soprattutto nell'attuale situazione della Somalia. Nell'aprile del 2007 l'Onlf lanciò un attacco contro un campo petrolchimico gestito da cinesi: ci furono oltre 70 vittime, e la successiva repressione dell'esercito governativo fu spietata.
ITALIA
Deve decidere il ministero per gli 80 migranti fermi a Jesolo
Si attende entro le prossime ore la decisione da parte del Ministero dell'Interno sulla sorte degli 80 giovani immigrati provenienti da Lampedusa che dovrebbero trovare ospitalità da domani nel Centro della Croce Rossa di Jesolo. Dopo un primo sì all'accoglienza, il sindaco della località veneziana, Francesco Calzavara, aveva ieri espresso le proprie perplessità al ministro, sostenendo che erano mutate le caratteristiche del gruppo da ospitare, in origine indicato come formato da adolescenti e da molte donne. Fonti della Prefettura di Venezia affermano che «la situazione è in evoluzione», ribadendo che una decisione in proposito è comunque imminente. Calzavara ha escluso stamane all'ANSA l'ipotesi che qualora venisse scartata l'opzione Jesolo, i profughi possano essere dirottati in un'altra località veneta. «Per come si sono svolte le cose - afferma, facendo riferimento alla telefonata avuta ieri con il ministro Maroni - tenderei ad escluderlo
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